SOTTOBANCO.2

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Edizione Speciale A.S. 2011/12

Giornalino Scolastico – Istituto Comprensivo n° 7 – Via Vivaldi, 76 – 40026 Imola (BO) – Anno 2 – N. 1 Giugno 2012

In collaborazione con:

La Scuola e la Vita

"Sotto il banco c’è sempre qualcosa da raccontare: c’è il panino di Antonio, o a volte una mela; ci sono gli appunti del compito di storia e i biglietti anonimi, e bisogna fare attenzione a non confondere gli uni con gli altri. Sotto il banco i libri di scuola e i fumetti d’avventura; ci sono le scritte a pennarello di qualcuno che sotto quel banco è passato prima di noi. Sotto il banco c’è un pezzo di vita di ognuno: frammenti che arrivano, partono o semplicemente passano come in una stazione di metrò. Sotto il banco c’è più libertà per sognare e per immaginarsi un mondo più a misura di sé. In tanti, ne sono certo, abbiamo un sotto il banco dentro di noi. Sotto il banco, soprattutto”. Non siete d’accordo anche voi?

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Supplemento a Il Nuovo Diario Messaggero n. 22 del 9 giugno 2012

Dirigente Scolastico Prof.ssa Manuela Mingazzini

Al secondo squillo della campanella tutti sono pronti a proiettarsi fuori, nell’aria frizzante di una bizzarra primavera. Appena usciti dal cancello, alunni di tutte le età assaporano la “riconquistata libertà”, nel fermento generale fatto di chiacchiere, urla e schiamazzi, di richiami e appuntamenti che si rincorrono nel vento…… Sembra che la vita aspetti i ragazzi al di là della scuola, stringendo promesse per i loro sogni, i loro desideri e le loro speranze! /D VFXROD ULQFRUUH OD YLWD, spesso con fatica, poiché non è facile rimanere fedele al proprio compito di “trasmettere” cultura sedimentata utilizzando linguaggi e strumenti sempre nuovi e adatti alle nuove generazioni, ai cosiddetti nativi digitali. Non è facile nemmeno assolvere un altro compito importante, condiviso con le famiglie: quello di educare i giovani in una società complessa in cui proliferano modelli di ogni genere. &RQWLQXD 3DJ

L'8 giugno la scuola Primaria di Ponticelli festeggerà il suo primo CENTENARIO: dalle ore 17 gli alunni, i docenti e il personale ata della scuola festeggeranno insieme alla cittadinanza della frazione. Sono invitati inoltre: l'attuale Dirigente Scolastica, gli ex Dirigenti Scolastici e il personale ata che ha prestato servizio in questa scuola negli anni passati, gli ex alunni, gli ex docenti e altre autorità che vor100 sono gli anni che comranno intervenire. pie la scuola primaria di PontiGli alunni allieteranno con canti, balli e musica la giornata, mentre il celli. Comitato Sagra di Maccheroni di Vi chiederete: “Come ha fatto Ponticelli preparerà da mangiare per la scuola a resistere a ben due tutti! guerre mondiali e agli svariati Buonissime torte verranno invece capricci del tempo? – sfornate dalle mamme degli attuali La risposta è semplice: grazie alunni della scuola. alla bravura dei costruttori e Nella stessa occasione si svolgerà una mostra di oggetti e foto riguardanall’ottima qualità dei materiali ti la scuola e la sua frazione e saranno disponibili le copie del libro proedili utilizzati. dotto grazie ad un lungo lavoro di ricerca su Ponticelli che le insegnanti E ora passiamo alla sua storia. e gli alunni hanno elaborato durante questo anno scolastico. Le fondamenta affondano in Come ogni anno la Polisportiva di Ponticelli regalerà una tuta personaun terreno di proprietà del Silizzata a ogni alunno della classe 5°. gnor Ing. Eugenio Marabini, All'ingresso sarà predisposto un libro/firma sul quale i presenti potranno acquistato dal Comune di Imolasciare la loro firma in ricordo della loro partecipazione all'evento (con la al prezzo di £ 4.900. qualche pensiero dedicato alla nostra cara vecchia scuola). Il progetto iniziale risale al 1904, ma la prima pietra venne posata solo nel 1909. Finalmente nel 1912 le porte della scuola si aprirono ad una 1° premio letterario per racconti brevi… marea di bambini desiderosi di imparare a leggere, a scrivere una premiazione collettiva e a far di conto. Sabato 24 marzo, giornata nazionale della lettura nell’aula magna dell’Istituto Paolini - Cassiano di Imola si è svolta la premiazione del L’edificio era costituito da due concorso letterario “Per un pacco di libri” promosso dalla libreria di Papiani dotati di servizi igienici e lazzo Monsignani, in collaborazione con il settimanale “Il Nuovo Diario al pianterreno c'erano due Messaggero”. ampie aule fornite di settanta Regola fondamentale dei racconti brevi richiesta era l’incipit “Così banchi, stufe e spogliatoi. siamo diventati amici”. (Continua a Pag. 2) Tutta la classe 5^ A della Scuola Primaria Pedagna ha partecipato al concorso ottenendo ottimi risultati, un gran riconoscimento dalle autorità presenti nell’aula. Anche le compagne della Scuola Secondaria di Primo grado Luigi Orisni si sono classificate: Debora Golfi di classe 1^E ha ricevuto il 3° premio e Sofia Zani di classe 3^D una menzione speciale per il suo bel testo. Tutti gli alunni erano presenti alla premiazione con i propri genitori: è stata consegnata loro una pergamena e alcuni libri con quali ricorderanno quanto la lettura e la scrittura siano importanti e belle nella crescita personale e collettiva. Classe 5^A Pedagna

BUON COMPLEANNO!

NOI… PER UN PACCO DI LIBRI!!!


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La scuola è un po’ come una grossa tartaruga, non sa reagire con immediatezza, fatica a stare al passo con i tempi, forse perchĂŠ ha un grosso carico culturale e valoriale da portare con sĂŠ. Qualcuno sostiene che OD VFXROD QRQ q SL LQ JUDGR GL SUHSDUDUH DOOD YLWD. Se mi si chiedesse che cosa ne penso, risponderei, nonostante tutto, che la scuola è un ambiente importante per preparare alla vita, ma non può fare da sola. Oggi è possibile attingere informazioni ovunque: nei luoghi di socializzazione frequentati nel tempo libero, oppure tramite siti web e social network che ci consentono di comunicare con l’universo-mondo. In tale contesto, alla scuola spetta il particolare compito di fornire le chiavi dei saperi, ovvero gli strumenti piĂš che le nozioni, che sono attingibili ovunque, e l’impegno, condiviso con le famiglie, di educare al rispetto, alla convivenza, alla legalitĂ . La scuola è infatti il luogo nel quale si affrontano e si sperimentano per la prima volta le regole di una comunitĂ . Nonostante la cornice un po’ vetusta e gli innegabili ritardi nel “sintonizzarsiâ€? con i ragazzi d’oggi, la scuola è comunque GHQWUR OD YLWD ne è parte integrante. Ne siamo testimoni noi adulti, che in un angolo privilegiato del nostro essere conserviamo intatti immagini e ricordi della nostra esperienza scolastica, dei nostri sogni giovanili, delle nostre speranze nel futuro. Un futuro negato ad una ragazzina innocente, Melissa, mentre si recava a scuola, circostanza che porta ad associare all’orrendo ignobile gesto anche un significato di spregio per la Scuola come Istituzione e per i giovani che frequentandola preparano il proprio domani. Ăˆ necessario contrapporre all’assurda inumanitĂ di questo episodio, ricondotto da qualche commentatore a un senso diffuso di “vuoto di futuroâ€?, un impegno umano e sociale, nonchĂŠ educativo, a ridare pienezza e concretezza di significato a parole come rispetto, convivenza, solidarietĂ , tolleranza e legalitĂ . 3URI VVD 0DQXHOD 0LQJD]]LQL

Alle Orsini è giunto al 4° anno di realizzazione il progetto di produzione di audiolibri di narrativa per ragazzi

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Âł/D QDUUDWLYD SHU UDJD]]L OHWWD GDL UDJD]]L´ Grazie al finanziamento della Fondazione della Cassa di Risparmio di Ravenna, giunto oramai al 4° anno consecutivo, la nostra Biblioteca Scolastica Book City si è arricchita non solo di audiolibri prodotti da ragazzi, insegnanti e genitori, ma anche di 50 libri per ragazzi con allegato Cd audio. Ne beneficiano tutti quegli alunni della scuola primaria e secondaria di I grado che presentano disturbi specifici di apprendimento, disabilitĂ cognitive o che semplicemente hanno reali difficoltĂ di lettura, ma amano leggere o dimostrano interesse per un buon libro. Nei primi anni abbiamo adottato la politica del “fai a teâ€?: attori professionisti, educatori, genitori, nonni, personale ausiliario e ragazzi interessati hanno prestato un po' del loro tempo e soprattutto la loro voce per produrre 20 audiolibri disponibili al prestito e in parte pubblicati nel sito: http://www.ic7.imola.scuolaeservizi.it/secondaria/audiolibri.htm. Queste attivitĂ , coordinate dalla prof.ssa Russo Tiziana, si sono svolte al pomeriggio come attivitĂ di potenziamento pomeridiano. A partire dallo scorso anno scolastico si è pensato di aumentare la disponibilitĂ acquistando alcuni audiolibri in commercio adatti alla fascia d'etĂ . Durante un corso di aggiornamento per insegnanti svoltosi nel corrente anno scolastico dal titolo “Io l'ho letto e tu?â€?, finanziato dal Circondario Imolese, su richiesta degli insegnanti presenti, sono state illustrate le diverse fasi e i software open-source necessari alla produzione cosĂŹ che tale pratica diventi condivisa e trasferibile ad altre realtĂ . La produzione di audiolibri è stata inserita a partire da quest'anno nella programmazione curricolare dalle docenti che curano l'attivitĂ alternativa; in questo modo sono in via di ultimazione......nuovi cd audio. Una volta acquisito un patrimonio sufficientemente consistente è nostro obiettivo istituire una sorta di “valigia itineranteâ€? che si sposterĂ a richiesta delle classi interessate non solo del nostro Istituto Comprensivo, ma anche in quelle del Comprensorio Imolese; saranno disponibili al prestito anche per le Associazioni locali che si occupano di volontariato con i ragazzi ospedalizzati.

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Gli attuali alunni di Ponticelli giocano a fare i "piccoli archeologi" trovando disseminati qua e lĂ , nel giardino della scuola, dei pezzi di stufa, sui quali vi sono dei bellissimi decori Per bere e lavarsi si attingeva acqua da un pozzo costruito sotto la scuola e dal 1935 fu dotata anche di corrente elettrica e di un apparecchio radio, donato dal PodestĂ di Imola, ai fini della propaganda politica. Durante la seconda Guerra Mondiale la scuola fu colpita dalle granate e rimase in parte senza coperto (soffitte e solai) e anche gli interni furono molto danneggiati, tanto che per alcuni anni non fu utilizzabile. Il Comune di Imola non si demoralizzò e, alla fine della guerra, chiese alla signora Querci Elsa in Petrarca di ospitare provvisoriamente le classi di Ponticelli nella sua villa, sita in Via Cipolla n°4. In seguito la scuola venne ristrutturata e riaperta e nel 1976 fu ampliata sul retro, mentre nel 1985 fu esteso il giardino. Ora siamo arrivati al 2012 e potete ammirare il bellissimo parco sul quale, oltre ad esserci gli ombrosi e maestosi alberi ad alto fusto, vi sono anche una rampa per i disabili e una lunghissima scala d’emergenza che speriamo di non usare mai a tale scopo! Cinque sono le classi presenti, 113 gli alunni e due i bidelli: i dinamici Riccardo e Antonella che, su tutto, ogni mattina scandiscono l’ora dell’ingresso, dell’intervallo, della mensa e dell’uscita. Buon Compleanno cara, vecchia e forte scuola di Ponticelli! *OL DOXQQL GHOOD FODVVH A GL 3RQWLFHOOL


3 ,O 1RVWUR FRUWR OXQJR PHWUDJJLR Ricordo ancora nitidamente quel pomeriggio crepuscolare di ottobre: mi ero recata a scuola con solo una biro e due miseri fogli scarabocchiati di appunti… solo due ore dopo: SOGGETTO, BRAIN STORMING, STORY BOARD, SCENEGGIATURA, RIPRESE, ǯ SCENOGRAFIA … Tutto dicembre fu occupato da una disperata ricerca d’informazioni e foto utili Dz dzǤ estrapolate da qualunque saggio, libro, fumetto, opuscolo, documento sulla Resistenza Imolese Il programma Cineforum consisteva nel far vedere trovato nella Biblioteca Scolastica Book City o alla BIM. A gennaio riuscimmo a mettere a fuoco 3 film a tema musicale. un buon soggetto e formulare uno story board con il numero di scene e il tipo d’inquadrature. A Le pellicole proiettate erano: metà febbraio ci recammo sul luogo scelto per iniziare le prime riprese : la THE BLUES BROTHERS: un film con una neve non ancora sciolta, giaceva come colonna sonora fantastica ma anche assai comico. un corpo sporco ed esanime sui lati di Parla di 2 fratelli musicisti di cui uno exVia Cairoli e alla destra del grosso carcerato. Questi vogliono ricreare il loro vecchio portone in legno con affisso a fianco la gruppo blues,che da tempo si era sciolto, per targa commemorativa ad Amedeo ricavare dai concerti del danaro che servirà per Ruggi. Sulla sinistra una porta in vetro salvare dalla bancarotta un vecchio orfanotrofio in con soprastante la fiera targa di “Osteria cui erano stati ospitati. I nostri Blues Brothers ce la Bella e la Bestia”. Il primo giorno di la faranno ma andranno in prigione assieme al riprese ho avuto la fortuna di incontrare loro gruppo. Questo e’ stato il film più uno dei protagonisti del nostro filmato apprezzato. nonché della stessa resistenza imolese: SHINE: un film di genere biografico che parla Elio Gollini. Egli ci parlava con bocca della vita di un pianista (David Helfgott) che ha impastata di sagacia e parole che si un brutto rapporto con suo padre perché gli vuole stropicciavano le ali come farfalle e col soffio dell’alito prendevano il volo, la saliva era la loro impedire di andare in America dove imparerà a acqua , la loro sussistenza, ne erano imbevute. Il sentir raccontare la storia da chi la storia l’ha suonare un difficilissimo brano di Rachmaninov. effettivamente fatta è stato assolutamente differente che dal leggerla in qualsiasi libro che trattasse In questo film vengono espressi l’odio, l’amore, la dello stesso argomento, perché a volte lo scritto pare un indicatore impercettibile di lontananza, di fatica, l’impegno e altri sentimenti provati dal un non so che di sospeso ed impalpabile, forse un po’ troppo immobile per i gusti umani che protagonista; nel finale si evidenzia come la ricercano cambiamenti segnati da quel particolare aggiunto o meno sulla punta di un ricordo pazzia può convivere con la normalità. improvvisato che può emergere solo in una conversazione. Al secondo giorno di riprese fui messa dietro la telecamera e lì restai SARANNO FAMOSI: il film parla delle vicende fino all’ultima ripresa: ero libera di proporre inquadrature mie, ma di alcuni ragazzi alunni dell’ istituto High School soprattutto mi dovevo mostrare abile ad attenermi a ciò che mi dicevano di of Performing Arts di New York. É suddiviso in fare Mauro e Marco (i due operatori della Palazzina grazie ai quali siamo capitoli che corrispondono all’età dei ragazzi. Il riusciti a concretizzare il nostro progetto video), e ripetere ad ogni nuova film é stato veramente poco interessante per la accensione della telecamera. MOTORE e lì mi rispondevo da sola banalità dei vari avvinementi. ,spingendo il pulsante del rec; PARTITO , CIAK ! La chiusura secca equivaleva alla chiusura del rito “scaramantico”, una specie di benedizione L’attività di “Cineforum” è stata piacevole prima di lanciare in qua e là occhiate fugaci, ma altamente critiche al set perché i film sono stati nel complesso piuttosto esterno e prima di tornare a fissare lo schermo della telecamera: la “vista belli, ed anche interessante perché ci ha permesso sacra dello spettatore” . Urlavo STOP con tutta l’energia che riuscivo a racimolare in gola (avevo di conoscere generi musicali diversi da quelli che notato il puntuto difetto del bum in scena o della luce che spuntava in un angolo o della sua troppa siamo più abituati ad ascoltare. intensità o l’attore che copriva la parte focale dell’inquadratura) AZIONE! Spettava a me di Abbiamo anche potuto verificare quanto sia conseguenza anche la chiusura della telecamera. Ancora lo STOP usato come interruzione : attraente e coinvolgente l’accoppiata musical’attore che fissava la telecamera o che si muoveva togliendo la scena ad un altro su cui in quel immagini. Ci piacerebbe che questa attività momento era concentrata la ripresa o che confondeva le parole o non si ricordava più cosa dire. venisse riproposta anche con altri generi tipo Mentirei se dicessi che quello di cameraman e in parte di regista è un avventura, fantascienza, ecc. lavoro tranquillo: non lo è affatto, lo potrei più descrivere come un lavoro Angelo Galavotti 1^A di carisma, di critica, di concentrazione, un lavoro in cui è vietato essere passivi, bisogna continuamente immaginare la visione dello spettatore e che forse vorrebbe scivolare con lo sguardo sulla bozza che sta disegnando Trombetti mentre racconta di Amedeo Ruggi o guardare a fondo quasi come scavare negli occhi e nelle rughe di Salieri mentre ci spiega realmente cos’è essere stato partigiano mentre fissa in macchina, mentre fissa gli occhi di chi dietro lo schermo guarda silenzioso con gli occhi catturati da quell’uomo così caparbio, dai capelli brizzolati ,pettinati all’indietro . Sei lì , di fronte al vecchio partigiano. Il film riuscito è il film in cui il pubblico s’immedesima, in cui il pubblico entra nel set, la stessa cosa deve accadere sentendo la storia dentro di noi, perché, di fatto, cosa vuol dire appartenenza a una nazione? Che si parla quella stessa lingua da quando si è nati? O sapere cosa ha vissuto la tua nazione per diventare quella che è ora: Italia, Paese indipendente democratico con tutti i difetti che l’opinione pubblica ne attribuisce, ma come si è giunti a questo? Finché tutto ciò giace nei tomi polverosi delle biblioteche nessuno ne sente la vicinanza eppure in quelle stesse strade, in cui stiamo oggi camminando nel centro a fare shopping o a passeggiare allegramente con gli amici, tipo settant’anni fa c’erano militari armati che erano autorizzati ad uccidere chiunque si opponesse alla loro autorità, stranieri o collaborazionisti di uno straniero che volevano fare di questo Paese una dittatura che equivale ad incatenare una nazione e tutta la popolazione al volere uno solo con cui la guerra sarebbe continuata chissà fino a quando… ma c’era chi non lo voleva un Paese schiavo, dilaniato dalla violenza e così combatteva perché questa nazione diventasse patria di uomini liberi non di schiavi, di pensatori non di automi, di uomini di scienza non del partito. Ci sembra un’idea lontana come ci sembrava lontana a noi l’idea che saremo riusciti a fare un video come questo e che rivedendolo io sarei tornata dietro la macchina a riprendere, chi con le cuffie del fonico alle orecchie, chi con il bum in mano e chi a ritornare a dire le battute imparate a memoria. Ricordo ancora nitidamente quel pomeriggio crepuscolare di ottobre quando il giorno della prima mi sembrava tanto lontano… dal 28 marzo ormai è passato un mese, il nostro lungo-corto metraggio è stato inviato al concorso video per cui abbiamo lavorato duramente per sei mesi di fila. SOFIA ZANI classe 3 D


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er me l'amicizia è un legame stretto,pieno di sentimenti ed emozioni che rimangono nel cuore tutta la vita. La differenza che c'è tra il legame con i familiari e il legame con gli amici è che con i familiari passi dei bellissimi momenti della vita però con gli amici,ti puoi confidare,si possono raccontare le proprie esperienze che agli adulti non interessano molto. A loro più che altro interessa che voti prendi a scuola, se vieni promosso o bocciato, ma non c'è solo questo nella vita. L'amicizia è uno dei valori fondamentali dell'uomo ciò che ha importanza: è bello confidarsi con gli amici,soprattutto alla mia età. Per gli adulti è importante l'amicizia, ma non essenziale come tra i ragazzi perché tra adulti si parla del lavoro, dei figli, e qualche volta si va a mangiare al ristorante con i propri bambini,per farli conoscere così si divertono insieme;questo è quello che pensano loro ma non sempre accade. Alla mia età è importante avere tanti amici perché aiutano a crescere, non solo diventare più alti di statura, anche maturare e prendersi le proprie responsabilità. Con gli amici si impara ad essere generosi:c'è stato un episodio di generosità importante al compleanno di una mia amica. Dato che eravamo solo femmine ci siamo confidate e ci siamo dette i nostri problemi con gli altri compagni di classe, così che ci siamo aiutate una con l'altra. Ad essere amici si impara anche a confrontare punti di vista diversi, secondo me per essere tali non bisogna per forza avere le stesse idee,pensarla nello stesso modo. Siamo tutti diversi e magari abbiamo idee diverse è un modo per conoscerci meglio,dando ognuno le nostre opinioni. Si impara ad essere leali:quando un'amicizia è finita se ne capisce l'importanza. Ad esempio con una delle mie ex migliori amiche è successa una cosa simile. Non si è dimostrata leale: mi mentiva sempre ed era la leader del gruppo,era vanitosa e si credeva la più bella e simpatica del mondo. Così l'ho cominciata a trattare come faceva lei con me per farle capire come ci si sentiva: dopo un po' di insulti abbiamo deciso che non eravamo fatte per essere amiche .La lealtà è importante per essere buoni amici. Si impara anche a condividere le esperienze,una volta io e mia cugina siamo andate al mare insieme. E' stato emozionante,ma è durato per poco. Le giornate passavano in un lampo!A ripensarci credo che solo con lei mi sarei potuta divertire così tanto! Ho tanti amici o almeno ne ho abbastanza per ridere, scherzare e confidarmi. Faccio amicizia facilmente perché non obbligo nessuno a diventarlo e non comando gli altri. Mi faccio amici non per comandarli o sfruttarli ma per confidarmi e capire i loro gusti per scambiarci opinioni. Amanti 2^E

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mio parere l'amicizia è un legame che due o più persone possono avere fidandosi reciprocamente l'uno dell'altro, ma non solo. L'amico ti aiuta nei momenti difficili, cosa che una persona normale non fa. L'amicizia è una delle esperienze più importanti che l'uomo può fare. Altri valori, per me, sono l'amore, il rispetto e la fedeltà, sia nei miei confronti sia da parte mia nei confronti degli altri. L'amicizia è molto importante per gli adolescenti perché aiuta a crescere facendoti capire che, oltre alla famiglia, hai persone che ti possono aiutare nei momenti difficili. Anche per gli adulti è necessaria perché a loro puoi confidare segreti, parlare quando sstai male, con loro puoi divertirti. Si trascorre tanto tempo insieme: in vacanza, al parco, facendo una passeggiata ed in molte altre altre occasioni. Il fatto che mi ricordo meglio riguarda l'Agosto di qualche anno fa. Luca, il mio migliore amico, e la sua famiglia, sono venuti a trovarci per una settimana in Sardegna, dove trascorriamo le vacanze ogni anno. In quella settimana ci siamo divertiti moltissimo: abbiamo navigato con la barca. Ogni giorno, tornati dal mare, ci fermavamo un'oretta in piscina e quasi tute le sere ci riunivamo per cenare insieme. Quella settimana è stata molto divertente e me la ricorderò a lungo. Con l'amico impari a confrontare i punti di vista che, secondo me, non devono essere gli stessi. Per essere amici bisogna averne solo alcuni in comune. E' necessario essere leali, elemento fondamentale in un'amicizia: senza questa due persone non possono restare amici. Essere generosi, inoltre. L'ultimo episodio che mi è capitato è stato portare lo zaino tutti i giorni fuori e dentro la scuola ad Alessandro:aveva la scapola fratturata. Grazie al mio carattere socievole e simpatico, ho molti amici: molti sono miei compagni di calcio, altri li ho all'interno della scuola ed alcuni sono miei vicini di casa. Fortunatamente, non ho difficoltà a conservare le amicizie perché non litigo spesso e, quando succede, mi chiarisco subito. Quando si litiga è meglio parlare piuttosto che stare arrabbiati e rischiare di rompere, per questo, un'amicizia.

Pelliconi Alex 2^E

I valori sono qualità positive a cui l' uomo

aspira nella propria vita. Secondo me quelli più importanti sono la lealtà, la generosità, l' amore, l' autostima ed il coraggio, ma il valore fondamentale per me è l' amicizia, un legame che si instaura fra due o più persone e che non si scioglie mai: con un amico si può litigare, gli si può vivere lontano, ma non lo si dimentica mai. Una volta una mia grande amica mi fece un torto grave. Litigai con lei perché la lealtà per me è importante, ma restammo amiche, perché se un' amicizia è stata lunga e forte, di certo non può finire per un litigio. Penso che soprattutto alla mia età sia molto importante avere degli amici, perché un amico è colui con cui si possono condividere i propri valori, altre volte è proprio la persona da cui questi valori si acquisiscono, aiutandosi a crescere a vicenda ed a migliorare. Crescere con un amico non vuol dire soltanto passare con lui gli anni più belli della propria vita, ma anche diventare più maturi e responsabili, saper affrontare le difficoltà della vita ed imparare a risolverle con lealtà e onestà, confrontando i propri punti di vista, che non sempre coincidono, imparando che non è sempre necessario pensare allo stesso modo. Non sono soltanto i ragazzi ad aver bisogno di crescere, ma anche gli adulti, perché tutti possono vivere esperienze significative ed imparare qualcosa di nuovo: un amico è la persona giusta con cui farlo. Un' esperienza importante vissuta con una mia amica è accaduta durante un campo estivo. Inizialmente lei era molto timida e non voleva giocare, ma poi io le feci capire che le sarei sempre stata accanto, che non l' avrei mai lasciata sola e che questa era un' occasione per stare insieme. A quel punto si convinse e si divertì moltissimo. Al termine del campo estivo mi disse che quella era stata l' estate più bella della sua vita, perché l' aveva passata interamente con me, la sua migliore amica. Io ho molti amici, anche di altre classi, perché ho un carattere aperto, gentile e socievole, ma sono pochi quelli a cui mi sento strettamente legata. Quando si ha un' amico veramente speciale, si inizia quasi a considerarlo come un proprio fratello, perché la relazione e simile: ci si può litigare all' infinito, ma quel legame non si spezzerà mai. De Crescenzo Marika 2^E


5 Loris Lorenzi, dirigente tecnico-operativo, nonché vicedirettore di Con.Ami, incontra la 5^A della scuola primaria Pedagna per discutere di…

ACQUA…IN BOCCA,GENTE! Mercoledi 4 aprile il vicedirettore di Con.Ami, Loris Lorenzi ha incontrato gli alunni della 5^A della scuola primaria Pedagna per spiegare l’importanza dell’acqua. Il vicedirettore ha iniziato spiegando che l’acqua è una delle risorse indispensabili per la vita dell’uomo, ma soltanto il 3% è dolce e può quindi essere potabilizzata. Dopo aver illustrato gli usi principali dell’acqua in Italia è arrivato a spiegare quelli dell’EmiliaRomagna. Per far fronte alle necessità della regione vengono prelevati oltre 2100 metri cubi annui di acque di origine superficiale e dalle falde. Gli approvvigionamenti idropotabili di falda costituiscono il 60% dei prelievi. La falda è l’acqua che circola nel sottosuolo che si forma in seguito alle precipitazioni meteoriche che, infiltrandosi in profondità, incontrano vari strati di terreno fino ad arrivare allo strato impermeabile, formando depositi di acque sotterranee. L’uomo nel tempo ha costruito pozzi, strutture cioè che penetrano in profondità, prelevando l’acqua dalle falde. Uno dei pozzi più importanti del circondario imolese è quello di Ponte Santo. Un'altra risorsa importante è l’acqua superficiale del fiume Santerno che,collegato al depuratore,la fornisce all’acquedotto. L’acquedotto di Imola è l’unico in Italia a possedere due reti di distribuzione acquifera:uno per usi industriali e uno per usi civili. Il circondario imolese possiede tre bacini:uno a Mordano, uno a Bubano e uno a Borgo Tossignano che l’uomo ha costruito per aver una risorsa d’acqua nei periodi di siccità. Nel bacino di Bubano inoltre si trova il più grande impianto di pannelli fotovoltaici gallegianti d’Europa da 600mila kilowatt ora all'anno. Oltre ad essere un’ importante risorsa di acqua potabile e di elettricità il bacino viene anche sfrut-

tato per praticare sport acquatici. Dopo che Loris Lorenzi ha fornito queste informazioni tecniche e specifiche con chiarezza e semplicità, ha fatto riflettere gli alunni sul confronto tra l’acqua dell’Hera e quella minerale;da questo confronto è chiaro il messaggio che l’acqua dell’Hera viene continuamente controllata e per questo sarebbe meglio bere quella del rubinetto. Gli alunni, molto interessati, hanno poi posto alcune domande di approfondimento a cui il vicedirettore è stato felice di rispondere. LA SALMONELLA La salmonella è un batterio che colpisce l’ uomo. Non cresce e non si sviluppa nei corsi d’ acqua, ma è provocato direttamente dall’ uomo. Non e letale, ma crea comunque disagi per la salute. L’ ACQUA DA BERE… Perché spendere soldi per acquistare acqua confezionata da bere quando quella del fiume Santerno è sana e potabile? L’ acqua del Santerno è però “dura” , calcarea e ricca di calcio, quindi sconsigliata per chi soffre di problemi renali. L’ACQUEDOTTO ROMANO Gli acquedotti costruiti dagli antichi romani, otre 2000 anni fa, erano talmente a regola d’arte e funzionali che, ancora oggi, sono in uso. L’ELEVATO CONSUMO DI ACQUA PER USO CIVILE Ogni persona, in media, consuma giornalmente 160 /180 litri d’acqua. Sono davvero troppi! Come fare per buttarne via meno? Usare la doccia piuttosto che la vasca per lavarsi, innaffiare le piante alla sera, non giocare con l’acqua, chiudere il rubinetto mentre ci si lava I denti, lavare I piatti con l’acqua già utilizzata (ad esempio per cucinare). %DVWD GDYYHUR SRFR« 5^A della scuola primaria Pedagna

UN VIAGGIO NEL PAESE E DEI M MOSTRI OSTRI SELVAGGI SELVAGGI Gli alunni assistono entusiasti allo spettacolo luci e ombre I bambini di 5^A della scuola Primaria Pedagna si accomodano nella saala multimediale insieme ad alcune classi di 1^ della scuola Secondaria di pririumo grado per assistere allo spettacolo di luci ed ombre della compagnia “Luna Crescente”, dal titolo “ Nel paese dei mostri selvaggi”, storia tratta dal libro illustrato di Maurice Sendak. Gli “attori”, Corrado Gambi e Paola Camerano, hanno incantato tuttii i ragazzi sia con la narrazione che con la proiezione delle ombre. aLa storia narra di un bambino di nome Max, molto capriccioso che, trare vestito da lupo, crea il caos in casa. Dopo essere stato definito dalla madre “mostro selvaggio” viene spedito in castigo senza cena nella propria camera.. re Tra le mura della stanza, inizia a viaggiare con la fantasia… fa crescere una foresta lussureggiante e inizia ad esplorare il luogo fino a giungere nel

paese dei mostri t i selvaggi l i ddove viene i proclamato l t il mostro t più iù selvaggio l i di ttutti tti e quindi i di re. Poco dopo i mostri cominciano a litigare e Max ritorna alla realtà capendo tutti i sacrifici che la sua famiglia fa. Dopo la visione di questa bellissima interpretazione la classe ha riflettuto sul fatto che a volte, pur di aver le attenzioni, si regredisce, si fanno capricci e ci si rifugia in un mondo tutto fantastico senza capire le scelte che i genitori o i grandi fanno. La vita è come un puzzle, tutti i pezzi s’incastrano alla perfezione e formano un’immagine; a volte sembra che un pezzo non abbia senso in quella posizione ma poi, quando il puzzle viene terminato, si capisce che quello era il posto giusto di ogni singolo pezzetto. Classe 5^A Pedagna


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Ciao Antonio, ti scrivo per dirti che è stato molto interessante conoscerti. All’incontro del 22 marzo mi aspettavo di trovarmi davanti ad una persona totalmente diversa da quello che invece sei tu. I tuoi libri trattano argomenti profondi, che fanno pensare. Ad esempio, “Come i pini di Ramallah” o “Il ragazzo col fucile”. Mi aspettavo una persona seria o che di sorrisi ne facesse davvero pochi. Tu invece mi sei apparso allegro, comico, spiritoso ed una persona abbastanza imprevedibile. Imprevedibile perché ogni tanto, durante la tua visita, spiegavi cose che nessuno si aspetterebbe di sentire; penso a quell’episodio che tu hai raccontato a tutti, solitamente ritenuto imbarazzante. Credo che lo ricordi anche tu: hai spiegato che i tuoi libri contengono capitoli corti in modo che quando si va in bagno a fare quella “cosa lunga”, un capitolo tira l’altro e si finisce col leggere praticamente tutto il libro. “Batti il muro” è un libro che mi sarebbe piaciuto leggere davvero molto. Questo ho pensato quando lo illustravi. E' scioccante pensare che sia accaduto nella vita reale. Soprattutto mi piace il fatto che Stefania, vittima della sua infanzia, sia venuta proprio da te a confidarsi, a chiederti di scrivere un libro e che non sia andata da altri scrittori. A proposito, io mi chiamo Fernanda, ho 13 anni e sono in 2 media; la nostra scuola già la conosci. Adoro lo sport che pratico, la pallavolo. Sono amica di tutte le persone che incontro; con qualcuno di più, con qualcun’altro di meno. Come si fa nei testi scolastici, dovrei raccontarti il mio carattere; penso che forse sarebbe meglio di no. Sono impaziente, particolarmente impulsiva, credo simpatica, sincera e, per mia sfortuna, molto diretta. Mi piacerebbe diventare tua amica e vorrei chiederti dei consigli, nuove tecniche per scrivere e mettere in pratica nei temi visto che io non penso di esserne particolarmente portata. Un abbraccio

Ciao Antonio! Mi chiamo Linda, ho 12 anni e frequento la scuola secondaria di I grado "Luigi Orsini". Ti ho conosciuto all'incontro svoltosi nella nostra scuola. Ti scrivo per dirti che mi piace molto leggere i tuoi libri e vorrei dare un mio parere personale su quelli che ho letto. Mi è piaciuto in particolare "Batti il muro" e non pensavo che fosse una storia vera. Pensare che è partito tutto da una storia raccontata in una pizzeria tra colleghi. Quando ho iniziato a leggere questo libro non credevo sinceramente che fosse così interessante. La prof. ci ha detto che ci sarebbe stato l'incontro con un'autore ed io ho pensato che fosse un'occasione da non perdere : molte persone volevano partecipare e i libri in prestito erano tutti occupati da altri. Appena mi è capitata l'occasione di leggerlo, addirittura ho litigato con la mia compagna di banco Fernanda: riteneva che non fossi in grado di farlo in poco tempo. Passata una settimana ho iniziato dalla prima pagina, poi la seconda, la terza....era come se mi stessi divorando il libro: pagina dopo pagina diventava sempre più interessante. Molto interessanti i i commenti e le riflessioni che fa la protagonista circa l'accaduto. Grazie del regalo che ci hai fatto. Spero di rivederti presto. Linda Iosa 2^^E

Ferretti Fernanda 2^E

Carissima Linda e Fernanda, che belle parole mi avete scritto!Avere lettrici come voi mi riempie di orgoglio, anche perché dite cose sensibili e da lettrici FULWLFKH, non ingenue. Fernanda, per scrivere bene conosco solo un vecchio trucco: leggere, leggere, leggere. Linda, non litigare con la tua vecchia amica Fernanda per contenderle i miei libri: io voglio continuare ad annoverarvi entrambe tra le mie preziose lettrici! E tenetevi stretta quella insegnante così tenace che è la vostra prof! Siete grandi enTREmbe! A presto, ragazze!. Nino

INCONTRO CON L’AUTRICE LOREDANA FRESCURA Sabato 17 marzo incontro con l’autrice Loredana Frescura. L’incontro si tenne nell’aula multimediale. L’autrice indossava una maglia rosa floreale, un foulard rosa, i jeans, delle scarpe bianche col tacco, un bolerino grigio scuro decorato con delle rose grigie e portava al collo una catenina d’oro con appeso un cuore. L’autrice aveva i capelli neri, lunghi e ricci, gli occhi erano castani, era alta e magra. Prima che l’incontro avesse inizio, ci autografò i libri. L’autrice ci disse che leggere non era nella natura dell’uomo e che nessuno può obbligarci a farlo. Dopo di che iniziarono le domande

come, ad esempio: “Perché ha scelto quel tipo di narrazione per questo libro?” oppure “Quale libro preferisce tra quelli che ha scritto?” o “Da quanto si è appassionata alla lettura? Perché?” Dopo che l’autrice rispose alle nostre domande, ci lesse un pezzo del libro “COME CHECCO DETTO FINOCCHIO SI SALVò”. Qualcuno le chiese il significato della parola pornografia e l’autrice ci spiegò che pornografia è quando qualcuno rende pubblica una cosa privata. L’autrice ci spiegò che non dobbiamo vergognarci di usare le parole della nostra lingua perché le parole sono preziose. Dopo di che ci elencò alcuni dei titoli dei suoi libri tra cui “IL MONDO NEI TUOI OCCHI” che vinse un premio molto prestigioso, il premio Andersen.

L’autrice ci illustrò un po’ la storia del libro “Il mondo nei tuoi occhi” e ci disse inoltre che aveva girato un cortometraggio per fare appunto pubblicità a questo libro e dopo di ciò, ci mostrò il cortometraggio. Verso la fine dell’incontro, ci parlò un po’della sua vita privata: ci disse che di mestiere non fa solo la scrittrice ma che insegna in una scuola elementare e ci disse anche che nel 1995 partecipò ad un concorso del Battello a vapore e che il suo primo libro “Il mistero di Icaro” arrivò secondo. Quando l’ora terminò, ci ringraziò per la nostra presenza e ci strinse la mano.


7 Ciao Loredana, ti scrivo per raccontarti un po’ di me. Ho letto il tuo libro “Non rubatemi l’inverno”.Quando scorrevo le pagine, ho pensato che, come la protagonista va in cerca dei suoi genitori, anche io voglio andare a cercare i miei fratelli e la mia sorellina un giorno. Mi è piaciuto molto leggere la storia che tu hai raccontato. Sono Luciana, una bambina di tredici anni. Sono stata adottata,vengo dalla Colombia,un paese piccolo che si trova vicino all’Equatore, lì fa caldo. Non ho conosciuto mio padre, ma l’ho visto in una foto in cui era bellissimo, con lo stesso colore di pelle che ho io, magari più scuro. Ti direi di mia madre, ma è un tasto dolente per me!!! Ho una sorellina che, quando sono andata via, aveva due anni e non era figlia di mio padre, ma bensì di un brutto uomo, orrendo, cattivo, puzzolente di cui mia madre si era perdutamente innamorata e che io odiavo, odio oggi e odierò per sempre. Ho anche due fratelli che a quel tempo avevano quattordici e otto anni. Sono arrivata in questa nuova famiglia italiana e vivo in una villetta, ho quattro biciclette di cui due sono messe bene, mentre le altre due siamo andati a prenderle al mercatino dell’usato. Sono proprio belle, se le compri in un negozio spendi un sacco di più. Ho un fantastico cane, Rocky, lo adoro. Mi sono scordata di dirti che sono in Italia solo io. L’altra parte della mia famiglia, ed anche parte di me, è restata in Colombia.

È stato difficile per me: all’inizio piangevo molto. Ho passato sempre momenti faticosi e dolorosi nella mia vita: questo mi rende molto fragile e ci rimango tanto, tanto male quando mi succedono cose che agli altri bambini sono indifferenti. Non ho paura di dire la mia, sarò piccola, ma nella mia piccola testa ci sono cose importanti che non posso e non voglio tenermi dentro. A volte faccio la dura, ma invece sono buona e dolce come.....come.....come.....come.....un budino. Ho dovuto imparare a mangiare certi cibi italiani che non conoscevo. Invece il mango, la papaya e tanti altri frutti molto buoni, tropicali, purtroppo in questo clima italiano non crescono. Il pane e il formaggio colombiano erano buonissimi; in Italia non mi piace per niente né il pane nè il formaggio, soprattutto il parmigiano che gli italiani mettono dappertutto. Ho molti amici e pochi nemici. Da grande, quando avrò diciotto anni, andrò in Colombia, nel mio paese e cercherò quella parte di me che mi manca così tanto. Questa è una promessa e non mi arrenderò. Spero tanto che questo mio grande desiderio si avveri. Mi fa male pensare che io ho tredici anni, Paula Gemmy nove anni, Andres quindici anni e Carlos ventuno anni: io sono lontana e ucciderei fin da ora per rivederli. Li amo tanto!!! Cara Loredana, questa è una parte importante della mia vita. Penso di avere ancora molte cose da raccontare perché sono convinta che nel futuro riuscirò a raggiungere il mio obiettivo. Il tuo libro mi ha dato la carica necessaria. Saluti Luciana

Papiano 10 maggio 2012 Ciao Luciana! Grazie per la tua lettera e scusa il ritardo nella risposta. Leggo di te e ti vedo, o almeno ti immagino. Molto spesso le parole portano colori, sapori e forme e sentimenti e molto spesso sono più forti di qualsiasi filmato. Sei una grande , meravigliosa creatura. Credimi e credilo anche tu. La tua storia è faticosa e difficile, ma hai un sogno e hai vicino persone che ti amano. Nonché un Rocky, che non è da tutti. Molto ti è stato tolto e molto ti è stato dato. La tua naturale bontà è la tua arma migliore e quando avrai capito che essere arrabbiati serve a poco ( lo sono stata tanto anch’io ), allora avrai la bellezza di lasciarti amare da chi è lì vicino a te e non chiede altro, non aspetta altro che Luciana che apre le braccia. Anche la protagonista del romanzo, alla fine ( ricordi?) capisce questa piccola ma essenziale verità. A volte lasciarsi amare è più difficile che amare perché ci sembra che dobbiamo abbandonare quello per cui lottiamo. Invece non è proprio così. Lasciarsi amare è condividere il sogno con qualcuno che può aiutarci a realizzarlo ed evitare di buttare via energie nel malumore e nel dolore. Sono vicina a te nel dolore di una famiglia lasciata in un altro paese, nel dolore di uno sradicamento: di sapori nuovi, di colori diversi e di diverse abitudini. Ma sono con te anche nella gioia di aver trovato qualcuno che si preoccupa di una buona bici per te, di una villetta dove rifugiarti e dove trovare persone che ti aspettano e che si preoccupano che tu stia bene. Vedrai … il tuo sogno forse è anche il loro… (non so se glielo hai chiesto di accompagnarti a trovare i tuoi fratelli). Ci vuole tempo sai… un po’ di pazienza. Hai visto come sono gli alberi? Non è che crescono e diventano forti e maestosi in una notte. Forse ci sono possibilità di realizzare il tuo sogno prima dei diciotto anni…prova a parlarne con i tuoi…a proposito, come si chiamano? Usa la tua carica vitale per cose buone e se puoi condividile con le persone che ti amano; sono certa avrai sorprese positive. Scrivimi ancora se ti va. Io sono qui… Ti mando un sorriso e un abbraccio forte forte , un bell’osso a Rocky e un pensiero buono alla tua famiglia italiana e ai tuoi fratelli in Colombia. Con molto affetto. Loredana

Loredana Frescura è una scrittrice che noi alunni di 5^A della Scuola Primaria Pedagna e alcuni alunni della Scuola secondaria di I grado, abbiamo incontrato ed intervistato il 17 marzo. Appena entrati nell’aula multimediale dell’Istituto lei era già li che ci aspettava e non era per niente come noi la immaginavamo:è una donna alta, magra, viso ovale con due occhi color nocciola che ispirano simpatia e una massa di capelli riccissimi. Si è dimostrata da subito una persona aperta e disponibile, molto interessata alle nostre domande. Dall’intervista che le abbiamo fatto, abbiamo ricavato un po’ della sua vita quotidiana e del suo lavoro. Ci ha detto che scrivere libri è molto faticoso e noioso perché deve fare tanti sacrifici e non ha tanto tempo libero. Ci impiega circa un anno per terminare una storia e spesso si ferma per fare lunghe riflessioni, da vita ai suoi personaggi, ma ad un certo punto del libro i protagonisti stessi decidono il finale e non potrebbe essere altrimenti.

Lei ama molto scrivere, il cinema, la recitazione, la musica e passeggiare ma la sua vera passione è insegnare, infatti è una maestra della Scuola Primaria a Perugia, la città in cui vive. Ha iniziato a scrivere a 33 anni, nel 1995, e ha pubblicato circa 25 romanzi, soprattutto per adolescenti cercando di immedesimarsi in loro e di capire i loro pensieri ascoltandoli, osservandoli e documentandosi. Di solito trattano di fatti reali ed in ogni romanzo c’è qualcosa di lei, quindi chi legge i suoi libri, oltre ad entrare nella vita dei personaggi, coglie anche delle sfumature personali di lei. Alcuni titoli dei suoi libri sono: “Non mi piace il fatto che sei bella”, “Non sono Cenerentola”, “Il mondo nei tuoi occhi”con il quale ha vinto nel 2006 il premio Andersen con Marco Tomatis, “Nuvole da latte”, “Non rubatemi l’inverno”, “Scrivimi solo parole d’amore”, “Ti giuro che l’amore c’è” , ma il suo primo romanzo è stato “ Il segreto di Icaro”. Quasi tutti hanno in comune l’amore tra ragazzi e ragazze con tutte le varie problematiche.

Non ha scritto solo storie per gli adolescenti ma anche per adulti come ad esempio il suo ultimo capolavoro “Ho attraversato il mare a piedi. Il vero amore di Anita Garibaldi”in cui narra della bambina e poi donna che è stata Anita descrivendo la sua vita. Con Loredana abbiamo trascorso una bellissima mattinata, piena di istruzione e stimoli e, come ci ha fatto notare, non si smette mai di imparare nella vita. 5^ A Scuola Primaria Pedagna


/a nostra Prof di motoria ci aveva preparato regolarmente nelle varie

specialitĂ , svolte ogni settimana , con duro impegno anche a casa. Il giovedĂŹ 12\04\2012 alle 8:00 di mattina , ero a Romeo Galli , campo sportivo di Imola , con la mia classe, per la fase d’Istituto. La Prof di matematica ci aveva distribuito i pettorali con i numeri individuali : io avevo il numero 13 . Entrati nello stadio , all’inizio delle gare vidi che si presentava con molta vegetazione: attorno al circuito di corsa , alberi che con ogni piccola foglia mossa dal vento sembrava che ti dessero un “imbocca al lupoâ€? . Pioppi , abeti , cespugli , erba fresca che , bagnati dalla pioggia del giorno prima , sembravano volessero il peso di un ragazzo sopra di loro , che si appoggiava e li accarezzavano delicatamente . Io e la mia classe siamo andati a sedere nelle prime file della tribuna . Alle 9:15 era il mio momento : corsa di resistenza . Dopo essere scesa dalle tribune , vidi le mie avversarie : mi sembrarono molto piĂš muscolose di me , molto piĂš alte , ma avevano sempre 11 anni come me . Avevo giĂ il cuore a mille , batteva e batteva , le gambe mantenevano la giusta forza, la fatica saliva fino al cervello . Dopo un po’ di stretching , eravamo in posizione di partenza . Il suono del fischietto fu il segnale di inizio : “Peeee Peeee !! “ Partite , avevamo fatto tutte uno scatto . Continuavo a ripetermi : “Vai , vai , vai , resisti , resisti !!! “ Dopo un paio di metri vidi la mia classe chi tifava per me ; da quel momento andai ancora piĂš veloce . Dopo 400 lunghi , faticosi metri con un ultimo sforzo sono arrivata ottava su dieci‌

Pensavo tra me e me che almeno non ero arrivata ultima, ma neanche tra le prime tre !! Ero sfinita , stanca e le gambe erano a pezzi‌ “Come potevano resistere le altre concorrenti della gara senza essere stanstanche ?â€?mi domandavo. Il prof poi ha detto di andare a posto nelle tribune . Successivamente , ho ammirato altri atleti di terza media che correvano come un fulmine , pietre contro pietre , l’una contro l’altra , durante il sorpasso , formavano fuoco e scintille in mezzo alle gambe, al contrario di me. Quando le gare furono finite , io ero senza medaglia , ma l’importante è che avevo giocato e avevo dato il meglio di me . Mi sono impegnata e, anche se non ho vinto, è stata una gara lo stesso splendida . Usciti dal Campo Sportivo Romeo Galli mi è venuta a prendere mia mamma : “Allora com’è andata la gara ? Che numero avevi ?? Che posizione sei arrivata ? “ mi ha chiesto. “E' andata abbastanza bene , ottava su dieci , avevo il numero 13 ed ha vinto il 78 “ ho risposto io. “Bene , dai , basta aver partecipato !! Ed essersi divertiti ! “ ha aggiunto mia mamma. Quando eravamo in strada per tornare a casa continuavo a ripetere : “Ottava su dieci , ma mi sono divertita !! “

Arrivata a casa mio padre mi ha fatto la stessa domanda di mia madre e io gli ho risposto allo stesso modo. “Brava e che bel numero , almeno non sei arrivata ultima!!! La prossima volta ci alleneremo piĂš duramente a casa , andremo in giardino e correremo lungo il campo da basket !! ok?? “ mi ha suggerito mio babbo. “ Ok!!â€? ho affermato io. Era stata tutto sommato una bellissima , faticosa giornata , con sole , vento fresco e tanti “in bocca al lupoâ€? dalle foglie degli alberi . Confesso che mi piacciono e mi impegno di piĂš nelle gare di ginnastica artistica perchĂŠ nello sport che pratico c’è sempre da imparare. 0LQDULQL 6RILD A(

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ra giovedĂŹ dodici aprile, la classe 1^ E doveva andare al Romeo Galli per svolgere i giochi della gioventĂš. Io, Debora Golfi, come tutti i miei compagni, ero in macchina. Mi recavo ansiosa al “campo di battagliaâ€?. Appena arrivata vidi la professoressa Altieri che urlava: -“Classe prima E!!â€?Era davanti al cancello di entrata: dava i numeri da attaccarsi alla maglietta per le gare. Ad un certo punto ci hanno fatto entrare. Abbiamo camminato fino ad arrivare alle tribune. Intanto pensavo: -“Mi sono allenata per questo e perciò non ho intenzione di arrendermi!â€?In effetti io mi ero preparata duramente sia per la corsa di resistenza che per la staffetta. La scelta delle specialitĂ l’avevano fatta i professori di educazione fisica. La prima specialità è stata proprio la staffetta. Indovinate un po’ chi c’era? Io, Debora Golfi in seconda corsia. Prima della staffetta ci avevano fatto fare un po’ di stretching in modo da riscaldare i muscoli. Quello è stato un giorno che non dimenticherò mai perchĂŠ come riscaldamento ci hanno fatto correre, ed io, perdendo l’equilibrio, sono andata addosso ad un’altra ragazza ed entrambe siamo cadute: io ho battuto la parte sinistra del corpo, invece lei solo le gambe. Prima della gara ero emozionatissima, mi faceva male la pancia e dopo la gara mi facevano male le gambe per lo sforzo fatto. Avevo paura di fare una figuraccia davanti a tutta la scuola per poi essere presa in giro dai miei compagni. -“Resistenza!!!â€?-“Oh, no!â€?- Ho pensato quando il professore ha urlato; dovevo andare in campo. Eccoci sulla linea di partenza: dieci ragazze di prima. Ecco il primo fischio, via!! Siamo partite alla carica: all’inizio ero una delle prime cinque, poi ecco, una, due, tre ragazze mi sorpassano, sono passata dalla quinta alla nona posizione, poi ho pensato, affaticata: -“La gara non è ancora finita, manca ancora un giro!â€?- Intanto ho rallentato e cosĂŹ mi sono trovata pari alla mia amica Desi Valdrè. Abbiamo tagliato il traguardo insieme (per ultime però). Il Romeo Galli è uno stadio grande e ampio; il pubblico non ti rassicurava affatto, anzi ti emozionava ancora di piĂš. Per fortuna era una bella giornata: il cielo era sereno anche se la temperatura era fresca. Il bel tempo mi rallegra. Tornando a casa, ho raccontato a tutti la bella e faticosa esperienza vissuta e ho pensato che la prossima volta dovrò allenarmi un po’ meno per non affaticarmi ai giochi della gioventĂš, e fare piĂš attenzione quando corro. 'HERUD *ROIL A(


8QD JLRUQDWD VSRUWLYD Appena arrivato allo stadio Romeo Galli, vidi alcuni miei compagni di classe con la prof. Altieri. La professoressa stava consegnando le “pettorineâ€?, con i numeri. A me diede quella con il numero quarantatre; me la misi dietro perchĂŠ facevo velocitĂ . Quando furono arrivati tutti, entrammo nello stadio e ci sedemmo in tribuna. Mi cambiai velocemente perchĂŠ io oltre velocitĂ ero anche nella staffetta di classe: era prevista alle 08:10, quindi subito. L’arbitro chiamò con il megafono tutti i grippi di 1° media. Scendemmo dallo stadio e ci posizio-

nammo nelle corsie: io ero il primo a partire e quindi presi il testimone. Ero nella fila quattro. Quando tutti erano a posto, l’arbitro si mise in bocca il fischietto. Stavo tremando di paura, avevo il cuore a mille. – Pronti, partenza, viaaa!!!- gridò. Corsi subito alla massima velocitĂ , ero giĂ primo, cercai di mantenere la posizione e gridai: - Op – alzai il braccio destro e diedi il testimone a Debora. Mi fermai e raggiunsi il traguardo; vidi Domenico arrivare penultimo. Salimmo in tribuna tutti delusi, Matilde e Martina ci fecero delle foto. Non mi scoraggiai, mi preparai per velocitĂ : c’era alle 10:30. Per passare il tempo parlai con i miei amici. Quando fu il momento io e Domenico andammo in bagno. Usciti, toccava subito a noi. Prima di correre abbiamo fatto stretching. Era caldissimo, perchĂŠ era una giornata molto soleggiata. L’arbitro ci chiamò per nome e ci mise in fila: io ero con i piĂš veloci. Dopo il fischio, tutto il pubblico gridava. Partii, stavo andando velocissimo, ma vidi tre persone davanti a me: cercai di superarle, ma niente, arrivai quarto. In seguito ci furono le premiazioni, tornando a casa, pensi che potevo fare di meglio. Lo riferii a mio babbo e mi rispose che arrivare quarto su tutte le prime delle Orsini non è poco e poi, una settimana fa a “Sprinta con l’Avisâ€? sono arrivato sesto su tutta Imola!!! /XFD %XEDQL

/H SURYLQFLDOL IHPPLQLOL / L L OL I L LO LOL si sono svolte a Bologna il 26 aprile 2012 presso lo stadio Barman, mentre quelle maschili si sono svolte, sempre a Bologna, il 2 maggio. Come alunna della nostra scuola, solo Margherita Salaroli, frequentante la classe 2°A , è potuta salire sul podio, poichÊ è arrivata 3° nella corsa ad ostacoli. Essendo l'unica salita sul podio abbiamo deciso di intervistarla; ha iniziato il suo discorso dicendo che non si aspettava di vincere, però, ha fatto il possibile per esaudire il suo desiderio. Ha dichiarato che quando ha vinto, per lei, è stata una vera felicità e che per vincere ci ha messo tutta se stessa. Inoltre ha parlato degli allenamenti e, pur essendosi allenata ogni giorno, è stato comunque faticoso. Margherita ci ha inoltre dato alcuni consigli, affermando che non bisogna scoraggiarsi mai e che è necessario il massimo impegno perchÊ, in ogni caso, non solo gli allenamenti contano. Oltre ai risultati ottenuti in queste gare, le provinciali, la nostra scuola ha vinto una svariata quantità di coppe. )DPHOL /HWL]LD 6RILD 0DULDQL *LXOLD =RWWL 0DUWLQD


GITA A RIMINI RIMINI – Una cittĂ bellissima dove si possono trovare resti archeologici di epoca romana ma anche un luogo turistico rinomato, è stata la meta della gita delle classi V e IV della scuola di Ponticelli. Il 27 aprile queste due classi sono andate a Rimini per approfondire le loro conoscenze sulla cittĂ romana, per divertirsi e svagarsi. Durante la mattinata sono andati a visitare i resti della Domus del Chirurgo, la villa di una persona che esercitava la professione del medico in etĂ imperiale. All’ interno c’erano tantissimi mosaici e tra i piĂš belli c'è quello che rappresenta una divinitĂ romana, Orfeo, nell’atto di suonare la lira e attorno ad esso si trovano degli animali tranquillizzati dal suo suono. La Domus possedeva un sistema di riscaldamento molto moderno e avanzato, un fuoco riscaldava l’aria che poi passava sotto il pavimento. Era persino presente un bagno, consistente in un buco sotto il quale scorreva l’acqua. Questo lusso era un privilegio perchĂŠ non tutti se lo potevano permettere. La gita ha riservato anche molti momenti di attivitĂ pratica, ad esempio quando i bambini hanno costruito, insieme ad una esperta, delle monete romane in cera e un mosaico. Per il pranzo sono stati ospitati da una scuola della zona dove hanno consumato un pasto al sacco . Le cose interessanti da vedere non erano ancora finite e nel pomeriggio hanno camminato fino a raggiungere l’Arco di Augusto. Si trattava di una delle tante porte di accesso alla cittĂ di RIMINI che fu trasformata in un arco commemorativo nel 27 a.C. quando finirono i lavori di restauro della via Flaminia. Nel tardo pomeriggio, sotto un caldo primaverile, gli scolari sono andati a visitare il ponte di Tiberio, eretto sul fiume Marecchia dall’ imperatore Augusto e poi terminato dal successore. In epoca fascista il fiume è stato deviato e oggi sotto il ponte scorre l’acqua di mare. Per rallentare la forza della corrente i romani costruirono anche dei frangigetto. In conclusione possiamo dire che le gite scolastiche sono utili perchĂŠ permettono di scoprire tante cose interessanti sulla storia e conoscere luoghi nuovi, vedendoli con i propri occhi. Classe 5^ di Ponticelli

9enerdĂŹ 20 Aprile io, la mia classe e la 3^C siamo andati al campo di transito di Fossoli e abbiamo visitato il museo monumento al deportato di Carpi. Questa visita era giĂ stata programmata da tempo e la nostra professoressa ci aveva anticipato che i vari edifici erano stati ristrutturati e usati,nel corso del tempo,adibiti a utilizzi diversi. Quindi l’aspetto originario del campo non coincide del tutto con quello odierno. Appena arrivati a Fossoli abbiamo visitato il campo di transito, accompagnati da una guida che ci ha portato in una baracca che era stata utilizzata come dormitorio per i deportati ebrei. All’interno vi era un plastico del campo. La baracca poteva contenere 150 persone,sistemate su letti a castello. Qui, le famiglie potevano restare ancora insieme e non venivano divise. Fra i prigionieri passati per Fossoli c’è stato anche Primo Levi (autore della celebre opera “se questo è un uomoâ€?). Il soffitto era stato ristrutturato,ma erano conservate delle travi della struttura originaria. La cosa che piĂš mi ha colpita della baracca è stato il momento in cui la guida ci ha parlato della rappresaglia,quando 7 soldati tedeschi erano stati uccisi a Genova da alcuni italiani e i soldati avevano preso 70 prigionieri dal campo di Fossoli (che è molto lontano da Genova) per fucilarli come rappresaglia,ma ne hanno uccisi 67 perchĂŠ uno di loro si era nascosto nelle latrine e non c’era tempo per cercarlo, e gli altri due al momento dell’esecuzione si scambiarono uno sguardo d’intesa e scapparono via. Questa cosa mi è rimasta impressa piĂš di altre per l’ingiustizia e per il coraggio che questi prigionieri hanno dimostrato e per la volontĂ di non arrendersi anche se sapevano di avere poche possibilitĂ di riuscita. Primo Levi in “se questo è un uomoâ€? ha scritto che nei campi di concentramento ci sono stati pochi suicidi proprio perchĂŠ i deportati speravano fino all’ultimo momento di essere salvati e l’unico modo di continuare a sopravvivere all’interno dei campi di lavoro era quello di dimenticare il passato e la vita che avevano prima. Dopo essere usciti dalla baracca siamo andati al museo del deportato. Appena entrati nel museo

I nostri alunni in gita A RIMINI

abbiamo visto una scritta: Âł H YRL LPSDUDWH FKH RFFRUUH YHGHUH H QRQ JXDUGDUH LQ DULD RFFRUUH DJLUH H QRQ SDUODUH 4XHVWR PRVWUR VWDYD XQD YROWD SHU JRYHUQDUH LO PRQGR , SRSROL OR VSHQVHUR PD RUD QRQ &DQWLDPR YLWWRULD WURSSR SUHVWR LO JUHPER GD FXL QDFTXH q DQFRU IHFRQGR ´ La guida ci ha spiegato che il significato di questa scritta è che il nazismo (il mostro) stava per governare il mondo ma lo distrussero. Però questa scritta dice di non cantare vittoria troppo presto perchĂŠ non è detto che il nazismo non possa tornare. Io mi domando come i nazisti abbiano potuto uccidere cosĂŹ tanti uomini innocenti. Non capisco proprio. Non capisco come la mente umana abbia potuto elaborare tutto questo e pensare di essere nel giusto. La prima stanza del museo è stata quella che mi ha colpita di piĂš. Su un muro c’era un disegno raffigurante degli uomini, quasi scheletri, privati di tutto: i vestiti,occhi,bocca a simboleggiare che i nazisti hanno tolto ai deportati non solo il cibo,l’acqua,le loro famiglie e la forza per camminare ma hanno anche cercato di annientare la loro personalitĂ e la loro anima, hanno cercato di renderli tutti uguali,una massa informe di nonpersone (come le ha definite Primo Levi). Mi ha impressionato anche la stanza con tutti i nomi incisi sul muro. Erano cosĂŹ tanti,eppure rappresentavano solo una minima parte di tutte le persone morte nei campi di concentramento. Mi ha dato l’impressione di essere cosĂŹ vicina a tutti quei morti, mi sembrava quasi di poterli toccare, di rivivere tutte le loro sofferenze, anche se attutite e smorzate. Nella baracca che abbiamo visitato all’inizio c’erano dei cartelloni e in uno vi era scritto “il lavoro rende liberiâ€?,la celeberrima frase posta all’ingresso del lager di Auschwitz e riferito al lavoro che i deportati effettuavano nei campi. Ăˆ paradossale questa espressione perchĂŠ i deportati non erano liberi per niente. Questa esperienza è stata nuova,utile, interessante e mi ha fatto rendere conto di questa realtĂ che non tutti i giorni ci capita di affrontare. 9DOHQWLQD *LRUJL &ODVVH A%


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UNA GIORNATA NELL’ERA ROMANA Un gruppo di alunni…indietro di 2000 anni

Venerdì 4 maggio le classi 5^A-5^B-5^C si sono recate a Rimini per visitare i monumenti e musei. Dopo circa un’ora e mezza di viaggio sono arrivate davanti ad un museo dove Ilaria, la guida ha spiegato loro quello che avrebbero visitato durante la giornata, ed anche le origini di Rimini. Rimini fu fondata dai romani nel 368 a.C., si affacciava sul mare ed era in pianura, al centro di essa piantarono la groma, che indicava il punto d’ incrocio delle due vie principali della città; viene delimitata per 600 anni da mura solo dal lato della Toscana perché il Mar Adriatico e il fiume Marecchia erano una muraglia naturale dall’ altro lato. A seguito delle invasioni dei Celti fu circondata del tutto, persino sulla spiaggia; per entrare in città c’erano quattro porte ad arco (solo due ci sono ancora oggi),nel 1994 una venne distrutta, ma ne scoprirono un’altra incastrata nel muro di una casa. Dopo questa breve spiegazione gli alunni, accompagnasti da Eleonora,un’altra guida, sono andati a visitare i resti dell’Anfiteatro che era stato fatto costruire dall’Imperatore Adriano nel II secolo a.C. a forma ellittica, tutto in mattoni rossi, poteva contenere dalle 10.000 alle 12.000 persone, inoltre i posti a sedere erano numerati e la gente doveva “pagare il biglietto” per entrare. Era il IV Anfiteatro più grande del mondo, suddiviso in 60 archi con due entrate principali disposte ai lati, all’ interno vi lottavano i gladiatori che venivano visti da un pubblico di soli uomini. D’inverno veniva coperto da un velaio gestito dai i marinai. Il popolo impegnato ad assistere a questi “spettacoli” trascorreva più tranquillamente il tempo libero. L’Anfiteatro ha subito molti cambiamenti nel corso dei secoli: nel II secolo a.C. viene inglobato nelle mura, nel Medioevo diventa un orto e nel 1600 viene usato lazzaretto. Successivamente gli scolari si sono recati all’Arco d’Augusto costruito nel 27 a.C, tutto in pietra d’ Istria, importata dalla Dalmazia. Non era un arco di trionfo, bensì una porta d’ingresso alla città, che dava il benvenuto a chi veniva da Roma: era un simbolo di pace. La facciata che si può osservare quando si entra dalla

città mostra, ai lati bucranio, a destra la faccia del dio Apollo e a sinistra quella di Giove, mentre nell’altro lato a destra la dea Roma e a sinistra Nettuno; sotto l’arcata, sono scolpiti dei fiori. Nel 1937 Benito Mussolini fece distruggere le due torri che erano di fianco all’arco per vederlo “più grandioso”; su una delle torri si pensa che sorgesse la statua d’Augusto su una quadriga in bronzo grazie al ritrovamento di una testa di cavallo. Gli scolari si sono spostati per raggiungere la Piazza Tre Martiri, nell’antichità il foro, che è il punto di incrocio delle due vie perpendicolari:il Cardo e il Decumano; un po’ più in là del centro si può osservare il Cippo dove era posta la pietra su cui Giulio Cesare si era eretto per tenere un discorso ai soldati, purtroppo, durante la seconda Guerra Mondiale è caduta dal Cippo ed è andata persa. La statua di Giulio Cesare che è ora in Piazza Tre Martiri è la copia della copia dell’originale che era stata rimossa dai vigili del fuoco dopo che vennero decapitati tre giovani durante le Seconda Guerra Mondiale. Un tempo nel Foro c’erano un teatro e un tempio, ora sotto terra, sono state ritrovate numerose statue. Quando 15 anni fa piazza dei Martiri fu ripavimentata venne scoperta la pavimentazione originale del foro che ora si può vedere attraverso l’asola archeologica.

Finita la visita al foro gli alunni si sono recati al Ponte di Tiberio, uno dei più vecchi ponti ancora in utilizzo che nel 2021 compirà 2000 anni; anche se porta il nome di Tiberio è stato fatto costruire dal padre Augusto che morì prima dell’inizio dei lavori. E’ in pietra d’Istria, sostenuto da 5 arcate; su ognuna di essa c’è un clipeo che rappresenta un simbolo politico o religioso. Una leggenda narra che i romani, per rendere il ponte indistruttibile, strinsero un patto con il diavolo: lui lo avrebbe costruito ma in cambio voleva un’anima. Quando il ponte fu terminato i romani sacrificarono un cane e il diavolo, furioso, cercò di distruggere il ponte con un calcio ma non ci riuscì. Si dice che sul bordo sia rimasta l’impronta del suo zoccolo. Un avvenimento che valorizza questa leggenda è successo nella II Guerra Mondiale: per isolare la cità piantarono delle mine sotte le arcate che però furono trovate e tolte, tutte tranne una però il ponte non crollò comunque. Dopo una breve pausa pranzo in una scuola di Rimini, i piccoli storici hanno visitato l’ultimo sito archeologico: La Domus del Chirurgo. La Domus del Chirurgo è stata scoperta nel 1989, si affacciava sul mare e si pensa che sia andata in fiamme con l’arrivo dei Celti. La casa era a due piani, molto ricca e tutte le stanze erano pavimentate con mosaico; c’era una sala da pranzo, triclinium, una camera da letto, il cubiculum, dove il medico operava i suoi pazienti e un’altra stanza in cui il mosaico raffigurava il dio Orfeo circondato da animali. Questa domus possedeva anche una latrina e grazie ai ritrovamenti, 150 strumenti chirurgici, si pensa che il nome del chirurgo fosse Eutiches e che fosse un medico militare. Nello stesso scavo sono stati ritrovati resti di una casa imperiale e alcuni pozzi medievali. Gli alunni non potevano non vedere la raccolta degli oggetti e strumenti ritrovati quindi si sono spostati nel museo. Dopo questa interessante gita scolastica tutti gli alunni, stanchi ma soddisfatti, sono tornati a casa con qualcosa di bello da raccontare. Classe 5^A Scuola Primaria Pedagna


ra da tempo che aspettavo quella settimana, quei giorni, quei momenti: il viaggio d’istruzione in Francia. Trovo che la gita sia il momento piĂš bello per divertirsi assieme ai propri compagni di scuola; tutta la classe era motivata a partire, proprio per vivere e assaporare giorni di svago e visitare luoghi distanti dalla nostra cittadina. Era da tempo che preparavamo delle ricerche, grazie al professor Poli, sui luoghi che saremmo andati a visitare e, intanto, la voglia di partire aumentava. “Sveglia! E’ ora di vestirsi!â€? disse mia madre la mattina del 14 marzo. Io, come uno zombie, mi sono alzato, ho guardato l’orologio con un occhio solo (perchĂŠ intanto l’altro dormiva): le 4:45. Per un attimo ho pensato: “ma chi me l’ha fatto fare?â€?, successivamente però questo pensiero venne sovrastato dalla consapevolezza che 45 minuti dopo sarei salito sull’autobus e sarei partito per la Francia! Allora, eccitatissimo, sono corso giĂš dalle scale, ho mangiato la prima cosa che trovavo (panino ammuffito, bleah!), mi sono vestito, ho preso la valigia e sono partito. Il cielo era ancora scuro, però in lontananza si intravedeva uno squarcio di luce; appena salito sull’autobus ero “gasatoâ€?, non vedevo l’ora di vivere i “quattro giorni francesiâ€? insieme alle classi 3ÂŞA e 3ÂŞB. 5:30. Partenza: appena entrati in autostrada anche il sole era sorto ed io, nelle nove ore rimanenti di viaggio, avrei avuto il tempo di immergermi nelle ottocento canzoni presenti nel mio iPod. Sono fiero di essere riuscito ad ascoltare completamente una canzone di 45 minuti‌ Il viaggio in autobus è stato bello e quasi divertente perchĂŠ quei paesaggi liguri e francesi, in quella giornata priva di nuvole, dove il sole si rifletteva sull’acqua marina, facevano da sfondo alla bellezza della musica proveniente dalle cuffiette del mio iPod. Arrivati a Grasse, abbiamo pranzato e abbiamo visitato la profumeria “Gallimardâ€?. Durante la visita ci hanno raccontato che il 60% dei profumi francesi viene prodotto a Grasse. Successivamente siamo tornati in autobus e siamo arrivati la sera ad Arles. Gli alberghi erano distinti per maschi e femmine; il nostro era l’Hotel Atrium, anche se l’atrio non era il massimo. Proprio nell’atrio (sto cominciando a fissarmi con gli atri‌) abbiamo spartito le camere: io ero in stanza con Federico, Marco e Daniele. Il punto forte dell’hotel, per modo di dire, era la cucina: mai mangiato peggio in vita mia. Mettendo da parte l’ironia, dal mio punto di vista era discreta, tranne per alcuni piatti che erano insulsi, però tralasciamo, non voglio trattare questo tema soffermandomi troppo sui miei personali giudizi culinari. Dopo cena abbiamo fatto un giro notturno per Arles, che non mi ha entusiasmato. La nottata in stanza è stata divertente, ma non cosĂŹ divertente come ci aspettavamo. Il giorno seguente siamo stati in motobarca sul Rodano e abbiamo visitato la Camargue, non male come esperienza, però poteva meritare di piĂš se ci fosse stato il sole splendente. Il pomeriggio abbiamo visitato Arles, sinceramente devo dire che è stata deludente perchĂŠ è poco interessante come cittĂ , direi quasi che “non ha stileâ€?, frase forse non corretta per dire che rispetto ad altre cittĂ , non ha qualcosa di cosĂŹ significativo per farci stare tre ore ad ascoltare la guida. L’unico aneddoto che mi ha interessato della città è che ci ha vissuto parte della sua vita l’artista Van Gogh.

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GiovedĂŹ reputo che sia stata la giornata piĂš dispersiva e noiosa; in compenso però è stata la serata piĂš bella: battaglia di cuscini per delle ore, scherzi telefonici e caos totale, penso di aver reinventato il significato della parola “divertimentoâ€?. Alle sette e mezza di mattina suona la sveglia, nessuno aveva voglia di alzarsi. Alle 10 siamo arrivati ad Avignone e abbiamo visitato il palazzo dei Papi, la 3ÂŞB e la 3ÂŞD avevano la guida in francese, mentre la 3ÂŞA ascoltava la guida in inglese, io, assieme ad altri compagni, sono andato con la 3ÂŞA e ho ascoltato la spiegazione in inglese, visto che la lingua francese non la studierò piĂš i prossimi anni. Mi è piaciuto molto questo edificio, anche se ho avuto momenti di dispersione assieme ad altri compagni che si mettevano a fotografare delle piastrelle‌

Successivamente abbiamo ammirato il magnifico panorama, con il cielo limpido e terso, del Ponte di Avignone, veramente suggestivo. Nel tardo pomeriggio abbiamo concluso in bellezza la giornata visitando il Pont du Gard, ammirando il panorama del ponte alla luce del tramonto. L’ultima serata è stata divertente, però non paragonabile alla seconda. Ultimo giorno: visita alla cittadina collinare di Eze, decisamente bella. Dopo pranzo siamo partiti per Imola. Il viaggio di ritorno è stato dispersivo, tra la stanchezza e la tristezza causata dalla fine dell’avventura‌ Al momento dell’arrivo ero incredulo, stanco e triste, però rimanevo con la “risata facileâ€?, causata dal ricordo del divertimento vissuto in quei quattro giorni. Questa gita è stata proprio come mi aspettavo: ho fatto nuove esperienze, ho visitato dei luoghi suggestivi, mi sono divertito molto. I posti che mi hanno colpito di piĂš sono stati Eze, il Ponte di Avignone e il Pont du Gard. I ricordi significativi che mi sono veramente rimasti impressi sono: il paesaggio ligure con il cielo terso, il Pont du Gard illuminato dal tramonto e la seconda serata in camera‌ Ho vissuto quattro giorni di spensieratezza, beh, che c’è di meglio? 3LHWUR =DUUHOOL ² Â?%

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Ad un certo punto mi si accese una lampadina: come potevo essermi dimenticato che quel giorno era il fatidico giorno... Dovevo partire per la gita in Francia. Molto velocemente andai in bagno, mio vestii in modo casual, feci colazione e, armatomi di zainetto e valigia, mi piazzai davanti alla porta pronto a partire. Davanti alla scuola c'era già una folla “inferocita” e addormentata allo stesso tempo. Salutai i miei compagni e, dopo pochi minuti, caricammo i bagagli e salimmo su quel mastodontico essere denominato pullman. Mi sedetti vicino a Bando, mio grande amico. Il viaggio d'andata non fu un granché, nonostante i tentativi di Canto, Pasto e Bando di animarlo. Passato il confine, tutti erano felici e il “delirio” invase i nostri animi. Prima tappa del “Tour de France”: Grasse. Dopo aver pranzato all'aperto davanti a un bel panorama, ci siamo recati alla famosa profumeria Gallimard. La visita è stata abbastanza interessante, cioè, non mi sono mai interessato nella mia “lunga vita” alla modalità di fabbricazione dei profumi. Dopo aver aspettato che tutti uscissero o facessero gli ultimi acquisti, siamo montati sul pullman e, passate due-tre ore, siamo arrivati nella cittadina di Arles. Giunti davanti all'Hotel in cui dovevano stabilirsi i maschi, noi ragazzi siamo scesi, abbiamo preso le nostre rispettive valigie e siamo entrati nell'Hotel dove regnava un silenzio tombale. E' una cosa incredibile: siamo entrati e, a un certo punto, quello splendido silenzio era sparito, era stato schiacciato dalle nostra parole e chiacchiere. Io sono andato in camera con Bando, Pasto e Lanzo. Camera al quarto piano. Ascensore malfunzionante; ho già detto tutto. La nostra camera era alquanto deprimente, grande come una cuccia di un cane. C'era da una parte uno “sgabuzzino” contenente il water, una camera contenente la vasca e il lavandino; due letti separati, dove si erano stabiliti Lanzo e Bando, e un divano

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letto, dove ci stabilimmo Pasto ed io. Dopo esserci lavati ed abbigliati in modo elegante, ci siamo recati nella hall e, dopo aver accolto le ragazze, siamo andati a mangiare. Io non sono un critico di cucina, però la famosa e rinomata cucina francese di cui tutti parlano quella sera non l'ho gustata. Dopo essere andati a fare un giro per le suggestive vie di Arles, siamo rientrati in camera ed io, insieme ai miei compagni di viaggio, ho passato una notte in bianco; le emozioni e le varie sensazioni hanno “trapassato” la nostra voglia di dormire. Il giorno seguente ci siamo recati sulle rive del Piccolo Rodano e si è svolto un suggestivo viaggio in battello, da dove una guida francese ci ha fatto scorgere belle e rappresentative specie del posto: aironi, tori...Verso mezzogiorno, siamo andati a visitare una cittadina molto caratteristica del sud della Francia, Aigues Mortes, contornata da mura e con importanti fortificazioni del Medioevo. I professori ci hanno lasciato anche tre quarti d'ora liberi. Io e Pasto siamo andati a visitare una chiesa molto bella, scura e con finestre fatte a mosaico, cioè con molti pezzi di colori diversi. Pasto ha fatto anche un significativo acquisto, che ha segnato il resto della gita: ha comprato un cappello stile John Wayne. Come al solito, la sera

ioveva. La pioggia rendeva ancora più triste il luogo in cui ci trovavamo. Erano passati più di settant'anni eppure l'aria era così pesante ed opprimente. Quelle mura che abbiamo sfiorato superficialmente, tra quelle mura venivano ammassate centinaia di persone, persone come me, i miei genitori, i miei amici, i miei parenti; che avevano commesso il “grave” errore di essere nate. Non ho visto strumenti di violenza e nemmeno camere a gas, ho visto baracche vecchie e decadenti, eppure mi faceva male il solo pensiero di quelle persone chiuse in questo posto, come in carcere, che dovevano affrontare la più dura delle torture: l'attesa. Cosa avranno pensato, mentre lavoravano, mentre mangiavano, mentre dormivano? Avranno mai dormito? In quei posti non ci sarebbero dovuti andare nemmeno i più temibili briganti o i più violenti assassini, invece persone che sostenevano i propri ideali o che professavano la propria religione furono mandati a morire come vitelli al macello, e la cosa, per me, più aberrante, fu che nessuno fece niente. Nessuno “alzò la testa” e prese in mano la situazione; e i soldati, italiani o tedeschi non importa, cosa pensavano mentre “derubavano” tante persone della propria vita? Anche se Fossoli può essere definito “quattro case decadenti” il suo valore simbolico è molto alto. Nemmeno la comunità di Nomadelfa, istituita da Don Zeno, nel dopoguerra, per bambini orfani, che si stabilì nel campo di Fossoli ormai disabitato riuscì ad abbellire quel luogo ormai macchiato per sempre di una macchia indelebile. La nostra guida ha raccontato la storia dei 67 martiri di Cibeno, che mi ha fatto riflettere. Quale terribile odio poteva spingere soldati a massacrare civili? Un odio prettamente ed unicamente umano, perchè, per quanto io ci pensi, non conosco alcun animale in grado di esprimere, più dell'uomo, questo sentimento devastante. Sono rimasta triste ed amareggiata da questa visita. Perchè, perchè ci siamo spinti a tanto? I tanti “passi avanti”, le grandi rivoluzioni, le importanti scoperte, distrutte da un unico e, se posso aggiungere, assurdo ideale che nessuno è riuscito a contrastare. Dovremmo riflettere su questa terribile vicenda che interessa tutti, chi più e chi meno, chi direttamente e chi indirettamente. Quando sono ritornata nell'autobus, non ero più la stessa. Era come se un involucro di emozione e sensazioni avvolgesse il mio cuore. Ero frustrata triste e amareggiata; non so come definirmi. Nell'autobus una domanda si fece largo fra le altre che si affollavano nella mia mente: cosa vedrò al museo? Avevo la terribile paura di vedere cose che avrebbero scombussolato il mio autocontrollo emotivo già esageratamente sensibile. Arrivammo al museo per una prima visita con la guida. La frase posta all'entrata era già un piccolo riassunto del museo della 2° guerra mondiale. Frustrante è stato

non abbiamo dormito per niente: facevamo delle gran battute, ridevamo a crepapelle e, inoltre, abbiamo fatto uno scherzo memorabile a Lanzo, un'idea “brillante” di Pasto. Mentre dormiva Pietro ha preso il dentifricio e lo ha spalmato sulla guancia del del nostro amato compagno. La mattina dopo Lanzo, con un urletto, dice: “Cosa è successo alla mia guancia?”. Era tutto bianco sulla manica del pigiama e, incavolato con l'artefice dello scherzo, così incomincia a prendere a cuscinate sia me che Pasto. Una notte movimentata! Purtroppo, pensavo io, è arrivato l'ultimo giorno, quello meno desiderato in una gita. Il giorno più entusiasmante dal punto di vista del proprietario dell'Hotel. Siamo andati in visita al maestoso ed imponente Palazzo dei Papi che, dal nome, fa intuire chi vi risiedeva. Incantato io. Incantevole il palazzo. Come poi il Pont du Gard. Un ponte acquedotto maestoso, da dove si può scorgere una vista stupenda. L'ultima nottata, delirio completo. Tutti eravamo dispiaciuti di andare via da quel posto stupendo (non l'Hotel). I preparativi per la partenza, almeno per me, furono un disastro. Un completo disastro. Non so piegare una maglia! Che vergogna...il viaggio di ritorno è stato piuttosto noioso, nessuno sembrava aver voglia di animare gli animi (perdono per l'espressione). La tristezza e l'amarezza si facevano spazio nel nostro cuore. Prima di recarci in quel paese decaduto denominato Italia, abbiamo fatto una sosta ad Eze, un grazioso paesino abbarbicato su una collina, dove ho effettuato i miei ultimi acquisti. Arrivati a Imola, ero felice ma allo stesso tempo infelice. Ero felice perché tornavo a casa, casa dolce casa. Ero infelice perché questa gita era finita... Nell'ultimo quarto d'ora era come se fossi solo: non sentivo le grida, le parole, le chiacchiere; mi sentivo come un fiore in un campo arato. &RJOLDQHVH 0DWWHR &ODVVH A%

solo il pensiero di sapere che al mondo esistono persone ancora favorevoli al nazismo, la sola idea non mi fa arrabbiare o disprezzare tali persone, come invece ci si può aspettare, essa mi suscita soltanto compatimento. Si, compatisco queste persone! Entrati nel museo notai poche teche, ma gli oggetti che esse custodivano (il recinto dei campi di concentramento, i cucchiai ormai arrugginiti, i bastoni che servivano a picchiare milioni di persone innocenti, e ancor di più i numerosi graffiti) erano, per me, ad alto impatto emotivo. Devo ammettere che i miei occhi diventarono un po lucidi quando vidi certe foto! Quel museo l'ho soprannominato “il mio museo” perchè non credo che ci sia qualcosa di più suggestivo delle parole; e quel museo era fatto di parole che facevano breccia più delle camere a gas, nei cuori delle persone che leggevano. Leggere quei graffiti è stato come ritornare a quell'epoca nera ed entrare nel cuore delle persone che li avevano scritti. L'ultima sala era un omaggio a tutti gli italiani deportati nei campi di sterminio nazisti. Impossibili da contare. Il dipinto posto all'inizio del museo è stato per me il più triste (dico triste perchè non trovo parola che sappia descriverlo meglio). Persone, troppe da poter essere contate, ammassate, nude, emaciate, tutte uguali, e una caratteristica che le contraddistingueva: l'assenza della bocca. La bocca è la libertà di opinione, di parola, è anche la libertà di scegliere la propria religione. La bocca è la libertà. Loro non avevano la bocca! Ormai ciò che è stato fatto è impossibile da cancellare, e come dice Salvatore Quasimodo “abbiamo impregnato ancora una volta la Terra del sangue dei nostri fratelli”. Ma l'ultima cosa che possiamo, e che dobbiamo fare, è non ripetere mai gli errori del passato. Solo così potremo onorare i morti e far si che le loro atroci sofferenze non siano state vane. L'attività è stata molto ben organizzata e, anche se il tema era molto “violento”, l'ho trovato decisamente interessante. E' grazie alla scuola che riesco pian piano a formarmi uno spirito critico ed è grazie alla cultura ed al sapere che riesco ad essere libera. 1RHPL 'H 0DWWHR &ODVVH A %


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&RUVR GL IXPHWWR H GL )RWRJUDILD Le striscie e le foto che vedete in questo giornalino sono state realizzate durante i corsi di Fumetto tenuto dal disegnatore Trombetti Daniele e di Fotografia tenuto dal Dott. Angelini Gabriele

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Centro Ippico Casagobba

SCUOLA DI EQUITAZIONE AFFILIATA

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Tra amiche: -Lo vedi? Quello è il mio ex: l’ho scaricato ieri. L’altra: - Ah, sì! Da quale sito? Perché avete portato la torta di compleanno dal meccanico? Perché controlli le candele.

Il Cameriere al cliente: - Gradisce uno stuzzichino? Il cliente: - No grazie, uso il filo interdentale Per fortuna che non era una noce di cocco! Disse Newton dopo che una mela gli cadde sulla testa. A: - Hai visto il black out ieri sera? B: - No, non si vedeva niente

Il maestro interroga Pierino, ma questi non sa rispondere a nessuna domanda. Entra il bidello e il maestro dice: "Porti della biada per l'asino". E Pierino: "E un caffe' per me!".


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REDAZIONE

La nostra cooperativa… Abbiamo fondato una Associazione Scolastica Cooperativa dal nome

Direttore: MANUELA MINGAZZINI

Responsabile: MEDICI LORENZO

“Newspeaker. Tutti per il giornale, un giornale per tutti”. Perché? Perché vogliamo sperimentare come si lavora davvero, come si prendono le decisioni insieme, come si amministra il denaro e come si decide come impiegarlo. Prima abbiamo incontrato il Presidente della Cooperativa Editoriale Corso Bacchilega che ci ha raccontato come funziona , poi siamo andati a visitare la Redazione del Nuovo Diario Messaggero per conoscere i segreti dei “veri giornalisti”. Abbiamo anche noi un consiglio di amministrazione con presidente, un vicepresidente, dei consiglieri e un collegio dei sindaci che devono controllare che tutto funzioni regolarmente (3 persone), ovviamente un segretario. Dopo aver fatto l'assemblea generale di tutti coloro che hanno deciso di aderire al laboratorio, ascoltato le loro proposte, abbiamo sviluppato un progetto e abIn redazione al Nuovo Diario Messaggero biamo ricercato tutti gli strumenti necessari per uuna vera pubblicazione a vendita. E ce l'abbiamo fatta! Durante la “Giornata del socio onorario” abbiamo ottenuto l'iscrizione di molti soci onorari e abbiamo raccolto sponsor per un bel gruzzoletto; questo ci permetterà di pubblicare svariate copie del nnostro giornale da vendere ai ricevimenti dei genitori o alle feste. Con la cifra guadagnata rientreremo dei costi

Redazione Alunni Bonzi Simone, Castagnoli Luca, De Crescenza Marika, De Paola Greta, Ferretti Fernanda, Menni Emily, Monti Giulia, Saraceni Giovanni, Tabanelli Luca, Ventriglia Valeria Composizione della cooperativa scolastica “Newspeaker”

s o s t e n u

…al lavoro

sostenuti e ciò che rimarrà di guadagnato andrà in beneficenza: forse adotteremo un nuovo bambino con l'Associazione di volontariato no profit AVSI.... Le prof. Anna Garbesi e Tiziana Russo ci hanno seguito nel percorso e la Prof. Paola Vacchi ci ha aiutato nel layout del logo. Che ne dite del lavoro svolto???

La Dirigente Scolastica e tutto il personale AUGURANO a tutti gli alunni e ai loro Genitori

BUONE VACANZE!!!

Redazione Docenti MEDICI LORENZO GARBESI ANNA SORRENTINO ANGELA

Eccoci qua! Questi sono i soci effettivi dell'ACS Newspeaker!

STAMPA Il Nuovo Diario Messaggero via Emilia 77/79, Imola, BO 40026 ǣ 39 054222178 - Fax: 054229804

Presidente: Nicolò Baraccani Vicepresidente Alessia Benedetti Consiglieri: Ferretti Fernanda, Castagnoli Luca, Ricci Petitoni Chiara Cassiere: Tabanelli Luca, Xella Cassandra, Collegio dei Sindaci: Gasparri Thomas, Dolgetto Giuseppina Segretario: Avarello Riccardo Consiglio dei Probiviri: Sofia Dalfiume, Giulia Monti,Greta De Paola, Alessio Boschi. Soci effettivi di cooperativa: Nicolò Baraccani, Alessia Benedetti, Ferretti Fernanda, Castagnoli Luca, Ricci Petitoni Chiara, Tabanelli Luca, Gasparri Thomas, Dolgetto Giuseppina, Avarello Riccardo, Xella Cassandra, Giulia Monti Soci onorari di cooperativa Mondini Raul, Galavotti Angelo, Thomas Bedeschi, Ciafardini Nicola, Montefiore Debora, Savushkil Glaud, Filippone Federico, Luigi Sassi, Giovannini Matteo, Bandini Matteo, Marco Sangiorgi, Bonzi Simone, Sechi Giada, Marzari Mattia, Bonzi Gian Marco, Grandi Luca, Padovano Camilla, Menni Emily, Casadei Lorenzo, Fino Eleonora, Tinti Filippo, Rebecca Farina, Geraci Nicola, Cristofano Francesca Pia, Bkir Zaynab, Bianchi Letizia, Montefiori Alessandro, Sanzani Diego, Cavina Simone, Gentilini Davide, Marani Greta, De Paola Greta, Galassi Andrea, Visani Alessia, Liverani Thomas.

Docenti Tutor: Russo Tiziana e Garbesi Anna Si ringraziano per la disponibilità ad incontrare i ragazzi nei rispettivi laboratori: Marco Pelliconi, Presidente Cooperativa Editoriale Giornalistica Corso Bacchilega Giacomo Casadio, Resp. Cronaca Sportiva, Nuovo Diario Messaggero di Imola Gabriele Angelini, laboratorio di fotografia

Daniele Trombetti, laboratorio di fumetto


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