Orgia Intellettuale | Numero 8 | dicembre 2014 – gennaio 2015

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(r)Esistenza Copernicana DICEMBRE 2014 — GENNAIO 2015 Numero 8

A PAGINA 6 » A PAGINA 9 » Elezioni Regionali: Qualche riflessione sondaggio nel Copernico sull'ISIS

A PAGINA 16 » La mafia uccide solo d'estate: incontro con Pif


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ORGIAINTELLETTUALE DICEMBRE 2014 — GENNAIO 2015

Numero 8

orgiaintellettuale.info facebook.com/orgiaintellettuale redazione@orgiaintellettuale.info

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arissimi lettori, in questo primo numero dell’anno troverete articoli, come sempre, interessanti, sentiti e fatti con tutto l’impegno di ciascun membro della redazione di Orgia Intellettuale. Articoli che spaziano le tematiche più disparate, perché quelli passati sono stati mesi difficili, controversi, nuovi per la maggior parte dei paesi del mondo. Sono stati mesi che hanno visto innovazione, ma anche tanta –troppa– ingiustizia sociale, violazione, e potrei andare avanti all'infinito, ma credo di aver reso l’idea. E la redazione, come ogni numero, vi riporta ciò che ha da dire al riguardo, informando e rendendo il lettore partecipe. Sono numerosi gli articoli che offrono una visione sul mondo, sulla cultura, la letteratura e le arti, ma non sono da meno quelli sull’attualità copernicana. Commenti e informazioni su ciò che succede fra le pareti della nostra scuola, sono le voci di

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corridoio, sono ciò che in tanti pensano ma non dicono. Sono articoli da leggere senza alcun pregiudizio nei confronti dello scrittore, provando a capire il suo punto di vista e vedendone la ragionevolezza. Vista l’occasione dell’uscita di questo numero, in prossimità delle vacanze natalizie, vorrei invitarvi a prendere un minuto e finire di leggere questo editoriale fino alla fine. Passerete delle ottime vacanze, anche se sarete sommersi da infinite quantità di compiti, vi divertirete, passerete del tempo con amici e famigliari e vi farete dei buoni propositi da rispettare per l’anno nuovo. Ecco. Io vi chiedo di pensarci un attimo. E di usare queste risoluzioni per cercare di ragionare su voi –noi– stessi. →


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Vorrei riportare una citazione, che è stata usata così tanto, da diventare un cliché, ma che nonostante ciò non perde il suo significato: "All in all it's just another brick in the wall - All in all you're just another brick in the wall" (Pink Floyd). Ecco, facciamoci un piccolo esame di coscienza e cerchiamo di non perdere di vista cos’è veramente importante e cosa non lo è. Cerchiamo di non essere l’ennesimo mattone nel muro, cerchiamo di lavorare per migliorarci sempre e costantemente. Cerchiamo di far sì che il nostro piccolo non sia circondato da una bolla oscurata. Quindi nei propositi dell’anno nuovo, oltre a voler dimagrire, trovare l’amore, studiare di più, cerchiamo

anche di crescere. Cerchiamo di trovare il modo di diventare persone consapevoli che sanno cosa sta accadendo nel mondo, o anche solo nel loro piccolo. Persone che sanno cos’è che vogliono dalla vita, perché nessuno ci aveva avvisato quanto sarebbe stato difficile, persone che sanno sostenersi sulle proprie gambe, o almeno ci provano. Detto questo, godetevi questo numero e godetevi le vostre vacanze natalizie, prime o ultime da liceali che siano. Un sentito buon natale e felice anno nuovo a tutti quanti! n — Selma Inane p er la redazione

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In questo numero Elezioni Regionali

Ebola

La redazione di orgia intellettuale ha fatto un sondaggio tra le classi quinte del nostro liceo per verificare se il preoccupante dato dell'astensionismo a livello regionale, emerso dopo le elezioni di novembre, corrisponda a quello della realtà copernicana. pagina 6 »

Questo articolo, inviatoci da un nostro lettore, si propone di fare un'analisi sulla diffusione del virus ebola, mettendo da parte gli allarmismi e le congetture per guardare solo ai fatti e alle evidenze scientifiche.

La mafia uccide solo d'estate: incontro con Pif

ISIS

pagina 20 »

"All’inizio non lo capii quel suo modo di prendere L'ISIS: che cos'è e come mai fa paura. Una raccolta quasi con leggerezza le tragedie palermitane degli di fatti, nomi e un invito alla riflessione e al non anni ’80 e ’90. Poi compresi. Un modo per mettere accontentarci di un'opinione superficiale ed a nudo, per una volta, il modo ridicolo e brutale incompleta. di ragionare e agire di quei mafiosi. A quell’epoca erano poco più di contadini capaci di uccidere, ora sono i manager e avvocati più in gamba del paese." pagina 16 » pagina 9 » Hanno contribuito a questo numero Impaginazione Goffredo Piani Stefano Rossi Disegni ed altri elementi grafici Chiara Gamberini Lorenzo Bergonzoni Martina Piazzi Disegno di copertina Chiara Gamberini Disegno di ultima pagina Lorenzo Bergonzoni Testata Lucrezia Zanardi

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Attualità Copernicana Forme di protesta — pagina 10 » Attualità Riflessioni scontate sulle Regionali — pagina 6 » Disegno — pagina 7 » ISIS — pagina 9 » Ebola: parliamone un po' — pagina 20 » Cultura » Letteratura Kamchatka — pagina 13 » Noi siamo infinito — pagina 14 » Cultura » Poesie Pensieri e parole — pagina 12 » Cultura » Film La mafia uccide solo d’estate — pagina 16 » Il giovane favoloso — pagina 18 »


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Redazione Arcangelo Massari Ayoub El Alouani Cecilia Fantini Chiara Gamberini Daria Vaccari Elisa Frigato Elsa Casanova Emanuele Vicinelli Goffredo Piani Karina Chichifoi Lorenzo Bergonzoni Natan Baleotti Raffaello Balica Rebecca Fogacci Riccardo Scandellari Selma Inane Serena Piazzi Stefano Rossi Caporedattori Chiara Gamberini Elisa Frigato Lorenzo Bergonzoni Selma Inane Stefano Rossi

Cultura » Musica Random Music Pills [Swashbuckled] — pagina 30 » Cultura » Fumetti Manga Kissa [Lovely Complex] — pagina 28 » Cultura » Arte Non potendo aspettare - Telemaco Signorini — pagina 8 » Il bacio - Francesco Hayez — pagina 15 » Cultura » Fotografia Veramente — pagina 23 » Riflessioni pomeridiane: articoli di riflessione sulla società Lo Spirito del Natale Futuro — pagina 11 » Funny Corner: sezione di svago e divertimento Labirinto — pagine 10, 17 » Sudoku — pagina 22, 31, 32 » Vignette comiche — pagina 33 » Altro I progetti del Copernico — pagina 32 »

Docente referente Prof.ssa Anna Maria Incorvaia

COME LEGGERE I CODICI QR Novità abbastanza recente sono i codici QR, quei simpatici quadrettoni che compaiono ogni tanto in qualche articolo. Ogni codice QR rappresenta un link a un contenuto internet: un video, un sito, un'immagine, ecc. Li utilizzeremo spesso nei nuovi numeri. Se hai un cellulare non troppo vecchio puoi, passando il telefono sul codice, visitare questo link direttamente sul telefono. Mentre alcuni (pochi) telefoni hanno questa funzione "di serie", su altri è necessario

installare un applicazione di terze parti per leggere i codici. Se hai un iPhone, la redazione consiglia l'applicazione gratuita "Scan" scaricabile dall'App Store. Se hai un cellulare Android puoi utilizzare "QR Code Reader" scaricabile da Google Play. Ricordiamo che è necessario essere collegati ad internet per usufruire dei QR. Apri l'applicazione scaricata e passa il telefono sul codice! Sotto al QR troverai anche un link visitabile da computer.

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attualità

Riflessioni scontate sulle Regionali Attualità | di Emanuele Vicinelli

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tando ai dati ufficiali del ministero dell'interno, in Emilia Romagna solo il 37.7% degli aventi diritto al voto si è recato alle urne. È un dato particolarmente preoccupante, anche se una certa persona di un certo partito (Renzi, ndr) continua a pensare che quello dell'astensionismo sia un problema minore e che a contare siano solo ed esclusivamente le percentuali che portano a salire il candidato di turno. Preoccupante perché indica due cose: o che la classe votante è disinteressata alla scelta, o che è talmente sfiduciata dai politici da voler delegittimarli. In entrambi i casi la situazione è abbastanza critica da non poter essere etichettata come “problema secondario” o da essere messa in ombra da una vittoria di due candidati – per quanto netta possa essere. Noi della redazione di Orgia abbiamo deciso di vedere se il dato dell'astensionismo a livello regionale corrisponda alla realtà copernicana. Abbiamo preparato un piccolo sondaggio di quattro domande, che abbiamo poi portato a 80 persone di quattro quinte: tre classi hanno votato completamente, mentre nella quarta ha votato solo una parte, perché avevamo finito i foglietti. Le domande erano molto semplici: ci interessava capire quanti il 23 novembre hanno votato e quanti invece no, e le ragioni dietro a queste scelte. I risultati del sondaggio verranno pubblicati anche sul sito, per rendere tutto il più trasparente possibile. Ecco i dati, nudi e crudi. Il 57% dei maggiorenni di queste quattro quinte ha votato, il che è positivo se confrontato con il dato a livello regionale. Alle persone che hanno detto di aver votato sono state fatte altre due domande: abbiamo chiesto loro perché hanno votato e se si sono riconosciuti in un candidato o in un partito, o se hanno semplicemente votato “il meno peggio”, come sempre più

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spesso si sente dire. Più della metà ci ha risposto di aver votato il candidato/partito ai quali si sentivano più vicino. Solo un decimo dei votanti si è sentito realmente rappresentato da coloro per cui ha votato, mentre tutti gli altri hanno detto di aver votato il famoso “meno peggio”. Questo dato è preoccupante, ma non è altro che l'ennesima conferma di quello che i dibattiti politici, i confronti, le manifestazioni e questo grande astensionismo continuano a dirci: noi, italiani, non siamo soddisfatti dei politici che ci rappresentano. Punto. A coloro che hanno dichiarato di non aver votato è stato chiesto il perché. Il 15% di chi non ha votato ha dichiarato di non sentirsi sufficientemente informato per prendere una decisione consapevole, il 42% non si sentiva rappresentato da nessun partito o da nessun candidato, il 12% non era interessato o non aveva voglia di andare a votare e un altro 12% ha deciso di non prendere seriamente neanche questo sondaggio, quindi figuriamoci con che atteggiamento di maturità può aver affrontato queste elezioni. Le persone che rimangono non hanno votato o per una questione di impegni o perché non erano in possesso della cittadinanza italiana. La mia critica va a quel 12% che ha preso questo sondaggio, per quanto irrilevante sia, come gioco. Mettetevi in testa che essere cittadini NON è un gioco. NON è una cosa che va presa sottogamba, tanto per l'anima del cavolo. Voi avete il diritto/dovere del voto. Quindi usatelo. Con questo non voglio dire che dovete per forza andare a votare, visto che anche il decidere coscientemente di astenersi è espressione di questo diritto/ dovere. Possiamo discutere di quanto sia utile, ma è un altro discorso. Quello che non è espressione del suddetto diritto/dovere è dire di non essere andati a votare perché – e qui cito testualmente quanto scritto su

alcuni fogli del sondaggio – “c'era troppa fila”, oppure perché “sono tutti dei coglioni” o ancora perché “non ho votato lol”. E dire che il 12% di coloro che non hanno votato sono solo 4 persone, quindi potrebbe sembrare un dato non grave. In realtà lo diventa alla luce del fatto che quelle persone hanno 18 anni e che stanno prendendo sottogamba uno dei diritti più sacrosanti e intoccabili che esistano, per cui delle persone hanno perso e stanno tuttora perdendo la vita, ovvero il diritto di scelta. Da qui si torna sempre alla solita, banale e inflazionata riflessione: non hai votato, quindi non hai diritto di lamentarti. Ma sono sempre le solite parole scontate, che ormai sono diventate una costante dopo ogni elezione. L'altro problema emerso dal sondaggio è quello della mancanza di informazione, riguardo al quale non mi sembra ci sia molto da dire. Informarsi è fondamentale per conoscere e per capire. Capire è la base per scegliere consapevolmente, e scegliere consapevolmente è la base della democrazia. Sta alle persone stesse rendersi conto di essere informati in maniera non completa o superficiale, e decidere se vale la pena rimediare. Tutto il resto sono chiacchiere da bar. n

Oi Consulta i dati del sondaggio orgiaintellettuale.info/ qr/8/regionali


attualità

Contro la violenza, contro le discriminazioni di genere, contro i falsi idoli, contro gli stereotipi, contro il silenzio.

Denuncia contro ogni forma di violenza subita dalle donne, inflitta o autoinflitta, fisica o psicologica, causata dall'ignoranza e dagli stereotipi, spesso coperta dal silenzio. Martina Piazzi

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cultura » arte

Non potendo aspettare Telemaco Signorini

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attualità

ISIS Attualità | di Serena Piazzi

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SIS. Stato Islamico dell’Iraq e della Siria. Bastano solo quattro parole per definire il gruppo terrorista che sta seminando terrore e morte da Aleppo fino alla regione di Diyala, nell’est dell’Iraq, terre già di per sé devastate. Ma dire gruppo è troppo generico. Un gruppo è formato da persone. In questo caso le persone, la maggior parte tra gli 80 mila combattenti, sono giovani. Ragazzi come noi. Ragazzi provenienti da Londra, Berlino, Parigi. Ragazzi che parlano inglese e che, in cerca di lavoro, hanno trovato un’alternativa migliore, più interessante, dove poter sfogare finalmente la propria indole bellica. Ragazzi che sarebbero diventati qualcuno. Giornalisti magari. Come James Foley, decapitato il 19 agosto, seguito, subito dopo, il 2 settembre, da Steven Sotloff, giornalista anche lui. In rete sono disponibili i video dei due americani, in ginocchio con la tuta arancione di Guantanamo, sullo sfondo il deserto bianco, puro, così a netto contrasto con le lordure dell’Occidente (la democrazia, per esempio) profetizzate

dal boia arabo. Video che servono a fare propaganda. A spaventare un popolo già terrorizzato. Video scioccanti certo, almeno per noi, al sicuro dall’altra parte della barricata. Video che sono costati la vita anche a David Cawthorne Haines, britannico, e a chissà quanti altri. Persone che stavano facendo il loro lavoro, anzi, la loro passione. Che hanno rischiato molto, destreggiandosi nella polvere e nella sabbia del Medio Oriente, ma mettendo entusiasmo e ambizione in quello che facevano. I loro sforzi sono finiti nei servizi da trenta secondi che vediamo (forse) nei telegiornali e negli articoli delle prime pagine, quelle che saltiamo per andare a vedere lo sport. Ma torniamo ai ragazzi. Perché decidono di arruolarsi? Che cosa li spinge? Ogni caso è diverso, come gocce di un mare la cui superficie è ormai ricoperta dal petrolio. Religione. Conversione. Fanatismo. Ambizione. Sete di potere. Perdita della presa di coscienza della realtà. Soldi. Lo Stato Islamico è diventato

rapidamente il gruppo terroristico più ricco al mondo, grazie al business di petrolio, 3 milioni di dollari al giorno, e al riciclaggio di denaro, 96 milioni. Rabbia. Paura, perfino. In questi casi, la miglior difesa è l’attacco. Allora non ci resta che scappare. Girare le spalle e coprirci gli occhi e le orecchie. Fare finta che non succeda nulla, o meglio, che succeda ma che non ci riguardi. Oppure, guizzo di luce nell’oscurità, potremmo girare la testa dall’altra parte. Informarci. Ascoltare. Osservare. Leggere. Prendere coscienza di quello che ci sta intorno E magari, quando vedremo alla televisione un altro di quegli uomini con il fucile sulla spalla e la voce carica di odio, fermarci un attimo in più. Giusto per capire. n

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attualità copernicana | funny corner

Forme di protesta Riflessioni sullo pseudo-picchetto di venerdì 10 ottobre Attualità Copernicana | di Stefano Rossi

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nche quest'anno, seppur in modo abbastanza ridicolo (in quanto solo due lotti erano bloccati), come tutti gli anni il picchetto si è svolto regolarmente. A costo di risultare impopolare, vorrei dire la mia su questa "forma di protesta".

Se cercaste "picchetto" su Wikipedia, trovereste che esistono due tipologie di picchettaggio: «quello di tipo persuasivo, legittimo in quanto costituisce una libera espressione del pensiero, e quello violento o coercitivo, che è illecito civilmente e penalmente». Quindi, piazzarsi davanti agli ingressi della scuola e parlare con gli altri studenti, pur permettendo loro l'ingresso, può essere un modo non-violento per divulgare informazione. Al contrario, formare una catena per impedire alle persone di entrare a scuola, non porta a niente.

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Sempre sulla stessa pagina di Wikipedia, c'è una foto che mostra degli impiegati della BBC che picchettano. In quel caso, impedendo (in modo violento, ricordo) l'ingresso di tutti i dipendenti, gli scioperanti fanno un danno economico alla direzione della BBC; in questo modo, obbligano la direzione a scendere a compromessi con loro. Un po' come il boicottaggio, altra forma di protesta (questa volta assolutamente non-violenta) che consiste nello smettere in massa di acquistare prodotti di una determinata azienda per infliggere un danno economico ad essa. Pur non condividendo l'azione violenta del picchettaggio di cui ho parlato prima, riconosco che ha un senso. Al contrario, se ci si lamenta dei tagli alla scuola e delle poche ore di lezione, non ha alcun senso impedire ai propri compagni di scuola di entrare nella struttura; il

picchettaggio, in tal caso, non danneggia in alcun modo né il governo (che è l'unico organo in grado di porre rimedio ai tagli alla scuola), né la presidenza; gli unici ad esserne danneggiati sono i vostri compagni, che si vedono tolto il diritto (che sta tanto a cuore , almeno sulla carta, agli studenti manifestanti) di andare a scuola. Questo breve articolo era solo un invito a riflettere sui metodi che solitamente noi studenti utilizziamo per diffondere informazione. Sono sempre così efficaci? E soprattutto, ha senso ricorrere alla violenza per fare arrivare le proprie idee agli altri? Secondo me, no. Non ha mai senso ricorrere alla violenza; esistono modi molto più civili (e più efficaci) per diffondere un'idea tra gli studenti. n


riflessioni pomeridiane

Lo Spirito del Natale Futuro Riflessioni pomeridiane | di Lorenzo Bergonzoni

« Lento, grave, silenzioso, s'accostò il fantasma. Scrooge, in vederselo davanti, cadde in ginocchio, perché in verità questo degli Spiriti era circonfuso di ombra e di mistero. Un nero paludamento lo avvolgeva tutto, nascondendogli il capo, la faccia, ogni forma: solo una mano distesa sporgeva. Senza di ciò, sarebbe stato difficile discernere la cupa figura dalla notte, separarla dalle tenebre che la stringevano. » - tratto da "Canto di Natale", di Charles Dickens. È probabilmente da imputare al fatto che svariati conoscenti ed amici si siano divertiti a descrivermi come inquietante, che ho deciso di dare il nome che avete letto all'articolo e di ricollegarmi, con tanto di citazione, alla figura a cui rimanda. Ebbene si: pretenzioso, ma vero, per questo numero ho intenzione di fare per voi le veci dello Spirito del Natale Futuro... O quasi. Smilzo, pallido, alto e ingobbito dalla spinta scogliotica della mia spina dorsale, capita che mi aggiri funereo per i corridoi oramai infestati della nostra scuola ormai da tempo immemore. Quegli stessi corridoi nei quali, in prima superiore, arrivai alla conclusione di essere in preda alla depressione, accorgendomi di trovare nel film "Il Corvo" una pellicola tutto sommato allegra. Sei anni interi sono passati da quel momento, ed il settimo finirà

con l'appassire del Giugno venturo. Un'eternità, per una carriera da liceale, trovate? Io trovo. Decisamente. Questo sarà il mio ultimo Natale da studente del Copernico e mi concedo questo attimo per dirvi qualche parola, una voce cartacea, per quanto possa sembrare (e magari essere) presuntuoso. Mi rivolgo in primo luogo agli studenti che ora frequentano il biennio e che, ahimé, sono anche quelli che più difficilmente leggeranno queste righe, ma in fondo anche a tutti gli altri che non siano con me candidati all'espulsione mediante Esame di Stato. E ciò che vi dico è questo: studiate. Non il cinico studiate di un professore, e non quello accorato dei vostri genitori, nonni, parenti. Nemmeno quello caldo e supportivo di un amico. No. La mia esortazione è fredda, scritta nero su bianco su di un foglio di carta e per giunta da una persona che non conoscete (forse). Il mio vuole essere un

messaggio glaciale, voglio porvi davanti alle parole di un losco figuro che di anni ne ha persi non uno, ma ben due. Nel freddo del mio "studiate", voglio che leggiate tutta la gelida disperazione che si prova nel vedere ciò che il futuro vi riserva... Voi, però, nonostante tutto, non siete Scrooge (e spero bene non vi chiamiate Ebenezer) e come tali, non vi viene posto di fronte un futuro per come esso rischia di essere. È chiaro che io voglia mettervi di fronte il peggior lato possibile della scuola, eppure non è quello l'unico cui state andando incontro. So bene che per molti di voi, scolari modelli, qui si sta parlando di aria fritta e me ne compiaccio per voi. Eppure, anche a voi prodi studenti prodigio questo appello è rivolto. Non lasciatevi scivolare tra le dita un anno, non è qualcosa che possa tornare facilmente. E se vi è già capitato, rimboccatevi le maniche e non lasciate che accada di nuovo. Per quelli di voi che invece sono giunti o superano il mio livello, benvenuti a bordo e buona permanenza. In ogni caso, nonostante chi voi siate o come stiate vivendo la vostra carriera scolastica, non lasciate questa mia lugubre parentesi un messaggio vano. Non lasciate che io rimanga il vostro Spirito del Natale Futuro. n

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cultura » poesie

Pensieri e parole Cultura » Poesie | di Lucia Comandini Mettiti a contare Mettiti a contare 1, 2, 3, 4... Le stelle sono infinito È indefinito il rapporto tra l'infinito e la realtà tra chi ha le stelle negli occhi e chi cerca di contarle Calcoliamo insieme, un po' per volta quante combinazioni l'infinito può compiere proviamo inoltre con qualunque altro fattore Chi ha l'infinito negli occhi ha più possibilità di chiunque, più probabilità di ognuno, razionale o periodico, limitato o nullo di trovare una soluzione al problema esistenza La realtà A chi non importa può fare altro non ti insegnerò io A chi non importa meglio andar altrove non ti obbligherò a seguirmi A chi non importa deve andare a fanculo perchè qui non è posto per te A chi non importa si può dire, fare, baciare, lettera o testamento se preferisci A chi non importa chiuda gli occhi, si volti, non ti forzerò a guardare A chi non importa si tappi le orecchie perchè non smetterò di gridare

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Aprite le porte Fate entrare la luce lasciatela insinuarsi negli spazi più stretti oppure esplodere negli ampi saloni Aprite le porte spalancate le finestre Fate entrare la luce perchè la lunga notte ormai è finita Fuoco La cosa più buona che abbia mai toccato la mia vita. Ma potrà mai essere vero o un'illusione? È una domanda che mi assilla: Solo un sogno, finzione Forse solo una scintilla. Io voglio il Fuoco. Luna 2 E il cielo è bellissimo nonostante il rumore di dentro, di fuori Blu intenso si muove lentamente mentre il baccano persiste e una striscia bianca mi sorride da lassù [Senza titolo] La matematica non ci limita ci fa tendere all'infinito o rimanere sullo 0

Offerta Porgi l'orecchio ascolta con attenzione e interesse ogni parola. Porgi la mano da aiuto a chi lo chiede e ai volti muti in cui si vede. Porgi l'altra guancia incassai colpi a testa alta e vai avanti con costanza Le sorelle Ed eccola infine la rassegnazione che avanza con sora consapevolezza ed insieme sollevano lo spirito e alleggeriscono lo stomaco Amica3 Non sei Einstein nè Amadeus, non un genio, questo sei. Non un genio, non un niente ma una perfetta mezza mente Mezzo genio mia metà, ci metti insieme e voilà! Chi può competer con noi due? Braccio e mente e mente e cuore Un mezzo e un mezzo di fantasia e intelletto che non ha rivale nè difetto n


cultura » letteratura

Kamchatka Recensione del libro "Kamchatka" di Marcelo Figueras Cultura » Letteratura | di Micol Gianoli

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ome ci si sente ad adottare una nuova e fasulla identità per sopravvivere? Cosa significa posare, la sera, la testa sul cuscino, ringraziando Dio perché un altro giorno sia trascorso senza problemi? Kamchatka, prima di divenire un romanzo, viene scritto inizialmente sotto forma di sceneggiatura dell’omonimo film Marcelo Piñeyro del 2003, che vince il premio per la migliore sceneggiatura al Festival del Cinema dell’Avana. Nel testo viene narrata, con tono ironico e toccante, la vita dei protestanti di sinistra nell’Argentina degli anni ’70. Figueras, attraverso gli occhi di un bambino di 10 anni, Harry, dipinge il Paese ai tempi del colpo di stato del 24 marzo 1976. È il periodo degli innumerevoli desaparecidos, un’intera generazione sterminata dalla dittatura militare argentina: oggi si stima che, su le 40.000 vittime sospettate, 30.000 siano proprio i desaparecidos. Le modalità di sequestro e di sparizione dei dissidenti furono ideate per due motivi. Il primo fu quello di evitare ciò che successe durante il golpe cileno del 1973, mosso dal generale Pinochet, dove le immagini scattate nel periodo di prigionia degli arrestati sollevarono l’indignazione della

popolazione e l’interessamento delle associazioni che difendevano il valore dei Diritti dell’Uomo. In Argentina, invece, la segretezza dei sequestri e delle uccisioni favorì per lungo tempo l’invisibilità del regime ad occhi esterni. Il secondo motivo fu quello di incutere terrore nel Paese, attraverso le mancate notizie della sorte degli arrestati. Molto spesso i sequestri assumevano l’aspetto di veri e propri rapimenti: squadre di militari in borghese arrivavano in una Ford Falcon verde scuro privata di targa nel cuore della notte, piombando nelle case e arrestando, talvolta, intere famiglie. Le vittime, una volta in prigione, venivano torturate per mesi in luoghi segreti di detenzione, e solo in rari casi liberate. È uno scenario angosciante, quello dipinto da Figueras. Per tale motivo Harry e il suo fratellino di 5 anni, il Nano, cercano di rifugiarsi nei libri e nei giochi a loro cari, e nelle loro abitudini. Harry è molto affezionato ad un libro di Houdini, che legge e rilegge in continuazione, e al suo Risiko, con il quale sfida sempre il padre. Kamchatka è infatti il nome del paese in alto a destra nel tabellone del Risiko. Il titolo, inoltre, data la terra fredda e desolata che descrive, lascia

intendere che tutti noi abbiamo bisogno di un luogo isolato dove rifugiarci, prima di affrontare il mondo esterno. Un posto qualunque, che, come lo definisce Hermann Melville, in Moby Dick, non è segnato su alcuna mappa, poiché i luoghi veri non lo sono mai. n

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cultura » letteratura

Noi siamo infinito Quando l'adolescenza viene scritta Cultura » Letteratura | di Natan Baleotti

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oi siamo infinito o, nel titolo originale, The Perks of Being a Wallflower (Ragazzo da parete), è un libro di Stephen Chbosky (scrittore e registra statunitense), che tratta la vita di un ragazzo “problematico” di nome Charlie. Charlie ha vissuto vicende che segnerebbero la vita di chiunque: la morte di un amico e della zia, le sue allucinazioni e il prendere psicofarmaci. Come se tutto questo non bastasse si trova ad affrontare il primo anno delle superiori.

Durante questo periodo turbolento la vita cambia completamente: incontra Sam, che lui stesso definirà “la persona migliore al mondo”. Oltre a Sam conoscerà il su fratellastro e i loro amici. Questi personaggi saranno fondamentali per la sua adolescenza e per l'intera trama della storia. Il libro è scritto a modo di diario o lettera, un diario le cui pagine vengnono inviate a un “Caro amico”. Le particolarità di questo libro sono molteplici: la capacità di raccontare la vera adolescenza con tutti i suoi problemi, dispiaceri e felicità, la scrittura fluida, facilmente comprensibile e d'impatto, la possibilità di mettersi nei panni del protagonista e l'aspetto interrogativo sui personaggi e sulla propria persona Se si entra nel vivo di questi aspetti si apre un mondo complicato che viene districato e semplificato dall'autore. Queste caratteristiche, a mio parere, l'hanno portato a diventare un bestseller in America. Le critiche sono state molto positive verso questo libro tranne in Italia, che ha avuto un approccio “tiepido” nei confronti questo libro. Come mai? Perchè oltre a parlare delle classiche tematiche adolescenziali vengono trattati argomenti quali omosessualità, droga, fumo e aborto. Ma le domande che vi pongo sono: perché criticare un libro che rispecchia la realtà che ci circonda ogni giorno? Perchè avere pregiudizi su questi fatti? È perché l'Italia è rimasta indietro oppure perchè a volte ci fingiamo puritani? n

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cultura » arte

Il bacio Francesco Hayez

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cultura » film

La mafia uccide solo d’estate Incontro con Pif | Cultura » Film | di Rebecca Fogacci Voto: ★★★★★ Genere Commedia, drammatico Regista Pif Cast Pif, Cristiana Capotondi Durata 90 minuti Anno 2013

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giugno 2014. Sera. Arrivo di fretta con un paio di amici in questo cinema parrocchiale in zona S. Donato, e non avrei mai pensato che così tante persone avrebbero voluto vedere quel ragazzino ormai brizzolato, magro ma con la pancetta che con la sua telecamera ci ha fatto scoprire nuovi mondi, idee, persone. “Sono occupati questi quattro posti?”. Lo sapevo che andava a finire così, dovrò far sedere mio padre per terra. Ma no, il tizio fa un cenno; Martina, Lorenzo e Francesco non ci pensano neanche un secondo a sedersi sui sedili verdi imbottiti che ci fanno già sudare al pensiero. D’altronde ci interessa poco, la gente inizia ad applaudire e finalmente capiamo perché: è arrivato PIF! Pierfrancesco entra sorridendo ed è già una bella sensazione vedere il ragazzo di Mtv dal vivo. Questa volta, però, non è un giornalista, a Bologna è venuto da regista. Il suo primo film è una denuncia alla criminalità organizzata dalla prima scena ai titoli di coda, e anche il titolo non scherza: “La mafia uccide solo d’estate”. Coraggioso il ragazzo! Ma perché proprio sulla mafia? La risposta è molto facile: non tutti ancora sanno, non tutti ancora capiscono, in pochissimi combattono, in troppi hanno perso la vita. La mafia, un argomento caro a Pierfrancesco che ci ha sempre →

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funny corner

convissuto, ma ha deciso che l’abitudine non fa per lui. Un ragazzo che a dieci anni sapeva, come tutti gli altri palermitani, esattamente chi era tra politica e mafia, tra Stato e Cosa Nostra. All’inizio non lo capii quel suo modo di prendere quasi con leggerezza le tragedie palermitane degli anni ’80 e ’90. Poi compresi. Un modo per mettere a nudo, per una volta, il modo ridicolo e brutale di ragionare e agire di quei mafiosi. A quell’epoca erano poco più di contadini capaci di uccidere, ora sono i manager e avvocati più in gamba del paese. Ma tranquilli, sono ancora in grado di uccidere. Un modo per non

abbattersi. Un modo per non perdere la speranza. Potrei, adesso, raccontarvi il film. Potrei descrivervi le scene che mi hanno fatto piangere, dal ridere e dalla commozione. La verità è che il film lo dovete assaporare voi stessi. Perché è un film che non ti lascia immutato. Ti risveglia la voglia di lottare. Di dare un contributo. Lo stesso contributo che quel ragazzo (che pare avere sfortuna con i microfoni e che ci mette poco a farci ridere con un “Meno male che Silvio c’è!”) ha voluto dare e continua a farlo. Opporsi alla mafia non è solo possibile, ma è DOVEROSO, “nelle cose che facciamo tutti i giorni, nessuno

ci ha chiesto di diventare degli eroi!”. Forse una visita al museo palermitano sull’antimafia che sta creando PIF stesso è una di quelle, ma vi assicuro che basta meno. Ma è quel poco che dà speranza a quegli occhietti che luccicano dietro le lenti degli occhiali quando grida “IO VOGLIO COMBATTERLA LA MAFIA!”. Mi rendo conto che questo sogno è doveroso sognarlo e se lo vogliamo tutti è anche possibile da realizzare. Perché possiamo vincere! E tu per combattere la mafia, oggi cos’hai fatto? n

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cultura » film

Il giovane favoloso Cultura » Film | di Selma Inane Voto: ★★★★☆ Io non ho bisogno di stima, o di gloria... o di altre cose simili. Io ho bisogno di amore, di entusiasmo, di fuoco, di vita... Genere Biografico, storico Regista Mario Montone Paese Italia Anno 2014 Cast Anna Mouglalis, Isabella Ragonese, Elio Germano, Michele Riondino Durata 137 minuti

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l Giovane favoloso è un film sicuramente difficile da giudicare, ma un ‘must see’ per poter vedere prender vita un poeta del calibro di Giacomo Leopardi. Si potrebbe provare un sentimento di amore/odio nei suoi confronti , ma guardando questo film si riscopre, si impara a conoscere nuovamente il personaggio del Leopardi. Un autore che viene propinato a studenti e alunni come poeta, filosofo, dimenticando che dietro a quei versi c’è una persona. Una persona che, in questo film, viene presentata come sarcastica, ironica, una mente brillante che nutre un amore sconfinato per la vita. Il film si apre con un Leopardi che è ancora bambino, perso nel suo mondo fatto di innocenza e giochi assieme al fratello Carlo e alla sorella Paolina. È il primogenito di Monaldo e Adelaide Leopardi, rispettabile famiglia di conti recanatesi . Sin dalla giovane età vengono introdotti alla religione cattolica da un

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padre amorevole, con una sconfinata passione per la cultura e una madre severa, chiusa ad ogni emozione. Questo ambiente così controllato, dedito al solo studio all’interno della loro biblioteca contenete più di venti mila volumi, porterà il giovane leopardi a nutrire una certa avversione per la religione, per una vita in una casa dove si sente oppresso. Trova conforto solo nello scambio di lettere che ha con il celebre scrittore Pietro Giordani: infatti, in una di queste scrive ‘l'andamento e le usanze e gli avvenimenti e i luoghi di questa mia vita sono ancora infantili, io tengo afferrati

con ambe le mani questi ultimi avanzi e queste ombre di quel benedetto e beato tempo, dov'io sperava e sognava la felicità, e sperando e sognando la godeva, ed è passato nè tornerà mai più, certo mai più; vedendo con eccessivo terrore che insieme colla fanciullezza è finito il mondo e la vita per me e per tutti quelli che pensano e sentono’. E non è forse bisogno comune la libertà? l’indipendenza? Che Leopardi cerca e per la quale lotta per tutta la sua vita, cercando di sottrarsi al Padre, anche a Giordani, o all’amico Ranieri poiché si sente incompreso. oltre al bisogno di sentirsi capito, Leopardi deve affrontare, in quanto poeta, la costante critica, il fatto che tutti siano pronti a giudicarlo da un momento all’altro, senza comprendere però che ciò a cui egli auspica realmente è altro: ‘ non è un bisogno di stima, →


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del lato malato del personaggio. Che risulta piuttosto pesante se aggiunta a una sceneggiatura che tende a marcare determinati aspetti del suo pensare, determinate scene, creando così un risultato inverosimile. Nonostante ciò la sceneggiatura di Mario Martone è brillante, lascia il libero spazio al personaggio, permettendogli di mostrarsi, di svilupparsi, senza che gli siano forzate parole in bocca. È infatti apprezzabile il fatto che il regista abbia dato importanza ai lavori del poeta, dove l’attore protagonista Elio Giordano, ha dato prova delle sua bravura come attore interpretando, con grandissima maestria e passione, le poesie del Leopardi. È anche da apprezzare che la sceneggiatura richiami le sue opere, nello stile e nella struttura.

o di gloria..o di altre cose simili. È un bisogno di amore, di entusiasmo, di fuoco, di vita...’. Così si riscopre un autore. Si impara a comprende un personaggio tanto ambiguo. Un personaggio oppresso da una vita che gli ha ‘donato’ una malattia: la sindrome di Pott, una forma di tubercolosi, rendendolo di vittima di essa, sofferente e contorto. Questo suo rapporto con la malattia è cosa nuova. È un fattore della sua vita che, nei libri di testo, viene raramente approfondito, presentando così un Leopardi che è solo ‘gobbo, storpio, a causa del tempo passato chino sui libri’. A tal proposito, in una scena del film, Leopardi ha un’animata discussione con un paio di personaggi che attribuiscono questo suo pensare così laico, anticonformista e contorto alla sua malattia, al che il poeta si infuria e ribadisce che ha un ruolo secondario, che non ha mai influenzato e mai influenzerà il suo intelletto. Si presenta

qui, a mio parere, una contraddizione. Perché dare così tanto spazio alla malattia se l’autore stesso la rivendica come fattore secondario? Penso infatti che questo sia uno dei lati negativi del film, un’esagerata accentuazione

In questo film, le musiche giocano un ruolo chiave nella lettura del personaggio di Giacomo Leopardi. Composta dal noto musicista tedesco Sascha Ring, meglio conosciuto come Apparat, la colonna sonora del film è elemento portante dell’opera, accompagnando la crescita dei personaggi, evocandone le emozioni e rendendo il pubblico partecipe, spiazzandolo sin dall’inizio con una scelta musicale innovativa: infatti, Apparat, che solitamente si occupa di musica elettronica ha saputo dare modernità a brani classici, trovando anche lo spazio per qualcosa di indie. Portando così il romanticismo ai giorni nostri. n

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attualità

Ebola: parliamone un po' Attualità | di Marco Borghesi COS’È Ebola è una malattia virale portata dall’EVD (Ebola Virus Disease), che causa forti febbri emorragiche. DA DOVE VIENE Si diffuse la prima volta nel 1976 (per quanto ne sappiamo), in Sudan e in Congo. È dunque una malattia recente ma non una novità del 2014; per ora si conosce in cinque forme virali differenti. Dal 1976 ci sono state diverse ricomparse del virus in svariate nazioni, ma l’infezione partita verso marzo di

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quest’anno è senz’ombra di dubbio la più grande e pericolosa. Si pensa che questa malattia sia arrivata all’uomo da animali come scimpanzé e pipistrelli; sappiamo che la malattia è trasmissibile attraverso i fluidi corporei, umani o animali (appunto scimmie, pipistrelli, …). VIE DI TRASMISSIONE Ebola si trasmette per mezzo dei fluidi corporei, e sembra NON essere trasmissibile da insetti o per via aerea (per via aerea si intende per più di 5

metri attraverso l’aria). Ovviamente, se una persona infetta vi starnutisce contro, la malattia molto probabilmente vi verrà passata (dalla saliva che vi arriverà addosso); meno pericolosa potrebbe essere una stretta di mano (pochi hanno idea di quanto sia sicura la nostra pelle), purché, ovviamente, la mano non sia sudata. Sappiamo inoltre che il virus può resistere all’aperto per diversi giorni, e ciò rende pericoloso qualunque oggetto possa essere stato “contaminato”. →


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hiedo a chiunque fosse spaventato da Ebola di considerare questi 3 punti per rassicurarsi:

1) la mortalità elevata di Ebola (circa 1 caso su 2) ne sfavorisce la diffusione; 2) il virus, come detto, non si trasmette attraverso l’aria; 3) il virus si è diffuso sì in fretta, ma in paesi molto poveri e privi di igiene. La fonte di queste informazioni è il sito dell’OMS; invito tutti a darci un’occhiata in quanto ogni 2-5 giorni stilano un nuovo rapporto sull’ andamento di Ebola in Africa, rapporti molto interessanti.

Detto questo, ho già concluso la parte scientifica dell’articolo. Volevo ora proporvi una riflessione: in televisione (in particolare nei telegiornali), ho notato di recente un brusco calo di notizie riguardanti l’infezione di Ebola in Africa (adesso si parla del caso di ebola in Italia); perché, secondo voi, questo calo? È forse cessato il pericolo Ebola? Ma se lo fosse, perché non dircelo? Ricordo che verso ottobre si parlava di questo virus praticamente ogni giorno… mancano forse novità da raccontarci? In un certo senso sì, e ora vi spiego con un esempio. Avvenimento molto importante (che purtroppo non

ha fatto notizia): rispettivamente il 17 e il 19 di ottobre Nigeria e Senegal sono stati dichiarati dall’OMS stati “NON INFETTI”, ossia, nonostante il virus fosse entrato nello stato, non si sono registrati nuovi casi per ben 42 giorni consecutivi. Pensateci bene, Nigeria e Senegal, a due passi dai focolai, sono riusciti a far fronte al virus: il virus è entrato, sì, in Nigeria per esempio sotto forma di una ventina di casi (dai quali sarebbe potuta nascere l’epidemia), ma è stato quarantenato in tempo. Ribadisco, tutto ciò è successo a ottobre. →

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Ora, avete mai sentito questa informazione alla TV? Io non l’ho mai sentita (potrei essermela lasciata sfuggire, ma non credo). Converrete con me che si tratta di un'informazione importantissima: sono solo 3 i paesi gravemente affetti da questa malattia (Sierra Leone, Guinea e Liberia), e questi due sarebbero potuti essere il quarto e il quinto: allora perché non parlarne, perché non informarci? La risposta a questa domanda e a quella precedente è fondamentalmente la stessa: pare evidente che i telegiornali a volte parlino più di ciò che fa notizia che della verità. Tenendo presente questo si può rispondere così: ultimamente si parla meno di Ebola perché, volendo fare notizia, ciò che faceva fare notizia ad Ebola era soprattutto la paura che incuteva nelle persone. Ecco perché non è mai stata riportata l’informazione che

vi ho raccontato prima: essa avrebbe rassicurato la gente, e dunque fatto calare la l’apprensione e l’interesse della gente per Ebola. Col tempo, questa paura sta sfumando, l’intera faccenda Ebola è passata in secondo piano. Per concludere, con questo articolo non volevo attaccare i telegiornali: gli ascolti non sono il loro unico scopo nella vita, sebbene ne siano attratti; inoltre se hanno delle colpe hanno anche dei meriti, ma volevo mostrarvi come le informazioni che ricevete possano essere incomplete, per farvi un forte invito: siate curiosi, informatevi, non prendete tutto quello che sentite come dato di fatto (nemmeno quanto vi ho detto io in questo articolo, potrei essermi sbagliato). Fornitevi di spirito critico capace di formulare opinioni proprie in merito ad ogni situazione; vi assicuro che ne guadagnerete ovunque. n

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Consulta i grafici della diffusione di Ebola orgiaintellettuale.info/ qr/8/ebola

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cultura » fotografia

Veramente Reportage fotografico | di Lucrezia Zanardi

« La fotografia non è pura duplicazione o un cronometro dell'occhio che ferma il mondo fisico, ma è un linguaggio nel quale la differenza fra riproduzione e interpretazione, per quanto sottile, esiste e dà luogo a un'infinità di mondi immaginari. » – Luigi Ghirri Quando ponete il vostro occhio in corrispondenza del mirino, quando girate la rotella dei tempi, o quando semplicemente osservate ciò che avete di fronte allo schermo del vostro cellulare, cosa vedete? Ma soprattutto: cosa sentite? Riempite questa rubrica fotografica, date valore ai luoghi del quotidiano, riconoscetene l’importanza attraverso il “sentire etico” dello sguardo. n

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cultura » fumetti

Manga Kissa [Lovely Complex] Cultura » Fumetti | di Cecilia Fantini

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alve a tutti! Mi chiamo Cecilia e scriverò per Manga kissa. Mi piacciono moltissimo i manga, ma sono anche una grande fan di anime e videogiochi. In questo articolo vi presenterò uno dei manga che io ho trovato più appassionanti: Lovely Complex, di Aya Nakahara! Manga shojo-scolastico, parla della storia d’amore fra due ragazzi.

Risa, ragazza dal carattere ridicolo e impacciato, è molto più alta rispetto alla media giapponese (1,72 m) e per l’appunto, il suo nome significa “ piccola sorgente”, mentre Otani, il protagonista maschile, è al contrario, molto basso (1,56 m) e il suo nome significa “Grande valle”. Tutti e due i nostri eroi sono alla ricerca dell’anima gemella! Il tipo ideale

per Risa è un ragazzo alto come lei, gentile, bello, intelligente... insomma il principe azzurro che ogni ragazza cerca

e spera di trovare. Otani, naturalmente, cerca una ragazza che lo accetti per la sua “bassezza”. Nel corso della storia, i due dovranno affrontare molte prove umane ed emotive, ma alla fine scopriranno qualcosa che non si sarebbero minimamente immaginati di trovare. A complicare la loro situazione c’è una promessa che Risa e Otani si scambiano: non si sarebbero mai fidanzati con una ragazza più alta (nel caso di Otani) o con un ragazzo più basso (nel caso di Risa). La nostra coppia, molto affiatata durante tutta la storia, non si fermerà davanti a nulla, nonostante tutte le avversità che la vita di due giovani studenti riserva. Entrambi hanno un carattere focoso e nient'affatto conciliante, con frequenti dispute che sorgono tra i due anche per futili motivi. A seguito di questa loro peculiarità che li trasforma →

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quale vado molto fiera e che spero possa appassionare quanto me, anche voi che mi leggete. Finirete il primo volume e vorrete immediatamente iniziare il secondo e poi il terzo e il quarto e il quinto… potreste divorarli in pochi minuti. E mentre voi sarete lì, davanti a quelle pagine bianche e nere, non potrete fare a meno di immedesimarvi nei protagonisti e nelle loro surreali vicende. Non vorrete davvero che finisca più! 17 volumi che vi occuperanno un pezzetto della vostra giornata, allietandola, magari anche qualcosa in più.

spesso in macchiette comiche, Risa e Otani verranno soprannominati dal loro professore e coordinatore di classe, gli “ All Hanshin Kyojin”: famosa coppia comica in Giappone (una specie di orientali “Stanlio e Ollio” ).

emozioni, battute divertenti e lacrime. C’è davvero di tutto in questo manga, del

Cecilia presenta “Lovelly complex”, con la sua prima recensione del mondo a fumetti nipponico e spera di avervi lasciato un nuovo interesse da gustare con la mia stessa passione. A presto con un nuovo argomento e fino ad allora Sayoonara! n

Malgrado questo rapporto conflittuale e involontariamente ridicolo, i due si rivelano molto simili per gusti e caratteri: arrivano sempre in ritardo a lezione, non sono bravi a scuola e finiscono sempre per fare i corsi estivi, dovendo recuperare le insufficienze. La cosa più importante e della quale vanno più fieri, però, è quella di essere entrambi fan sfegatati del famoso cantante rapper giapponese Umibozu. Amori inaspettati, dichiarazioni e/o rifiuti, la scelta dell’università, cosa si vuole fare da grandi, ex ragazze, vicine di casa, compagni di scuola alquanto strani, professori PARECCHIO attraenti, Natale, San Valentino, White-day… tutto questo e molto altro attende coloro che vorranno approfondire questo manga appassionante. Punto forte della storia non sono solo i protagonisti, ma anche tutta una cornice di comprimari che abbelliranno con le loro sfumature psicologiche e i loro caratteri peculiari, una serie di storie parallele. Conosciamo ormai come sono fatte le storie d’amore nei manga, ma nessuna vi farà ridere come questa! Ogni volume del manga è ricco di

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cultura » musica

Random Music Pills [Swashbuckled] Cultura » Musica | di Lorenzo Bergonzoni

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mmetto, questa volta, di aver scelto una canzone particolarmente strana, si. È più che evidente che questa canzone parli di pirati. Okay, tema interessante sotto certi punti di vista... Ma perché sceglierla? In primo luogo perché mi ha fatto decisamente sorridere ed in secondo perché l'intera band che l'ha partorita mi ha fatto molto sorridere: pensateci, sono un gruppo che ha prodotto ormai cinque album... Tutti quanti sui pirati! Per nessuna vera ragione! In sè e per sè il pezzo non è nulla di

innovativo: chitarra elettrica a manetta, virtuosismi vari, ritmo sostenuto, batteria tamburellante... E poi senti che, alla fin fine, c'è un pazzoide al microfono che si sgola dietro un trio di pirati. Ma cos-?! Ne deriva che nemmeno questo articolo è serio (insomma, perfino meno del solito), ma ci tenevo a farvi conoscere questa chicca musicale, e con lei la band di scapestrati che l'ha messa assieme.

si chiama Alestorm, letteralmente, "Tempesta di Ale" (l'ale è un tipo di birra) ed hanno definito il loro genere musicale come "Vero metal pirata scozzese" in quanto ogni membro originale della band era di provenienza scozzese. Non ho molto altro da dirvi questa volta, semplicemente spero che questa canzone vi strappi un sorriso come ha fatto con me e, come al solito, che vi piaccia. Ci vediamo al prossimo articolo, ARRRRRR! n

Il gruppo, come ho scritto sopra,

Testo originale Gather 'round and listen As I tell you now this tale The grim legacy of the pirates three And how their lives ceased to be I'll tell you now of Redrum* The ginger commodore He got a case of scurvy rot And then that bastard was no more

Testo tradotto Radunatevi attorno a me ed ascoltate Mentre vi racconto, ora, di questa storia, Dell' orribile lascito dei Tre Pirati E di come le loro vite sono finite. Vi racconterò ora di Redrum, Il commodoro fulvo. Si prese un caso di Scorbuto, E quell'infame poi più non fu.

This is the tale of Captain Crashride By his crew, condemned and damned And as if this wasn't bad enough They replaced him with a baldy man Now his soul haunts the sea Eternally he's doomed to wander Mayhaps you'll hear his deathly cry "C'mon son, buy a honda!"

Questa è la storia del Capitano Crashride, Dalla sua ciurma condannato e dannato. E come se non fosse stato abbastanza, Lo rimpiazzarono con un pelatone. Ora la sua anima infesta i mari, Eternamente è condannato a vagare Potrebbe capitarvi di sentire il suo mortale lamento: "Forza figliolo, compra un'honda!"

To the end of time we will sail the seas With cutlasses in hand We'll terrorize the land Though the hands of fate may strike us down We'll fight till we fall Swashbucklers** 'til we die

Fino alla fine dei tempi solcheremo i mari Con scimitarre in mano Terrorizzeremo la terra Anche se le mani del fato potrebbero ucciderci Combatteremo fino a cadere Scavezzacollo fino alla morte.

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funny corner

This is the tale of Admiral Nobeard The fattest pirate in the west He's never seen his balls before And he needs a bra to hold his breast Freared by friend and foe alike No sword or gun could wound his flesh But one day he met his fate: 'Twas*** on a pretzel he choked to death

Questa è la storia dell'Ammiraglio Nobeard Il più grasso pirata dell'Ovest Non ha mai visto i suoi testicoli Ed ha bisogno d'un reggiseno per reggersi il petto. Temuto da amici e nemici in egual modo Non c'era spada o pistola che potesse ferirne le carni Ma un giorno incontrò il suo destino: Fu ingoiando un pretzel che si strozzò a morte.

To the end of time we will sail the seas With cutlasses in hand We'll terrorize the land Though the hands of fate may strike us down We'll fight till we fall Swashbucklers til we die

Fino alla fine dei tempi solcheremo i mari Con scimitarre in mano Terrorizzeremo la terra Anche se le mani del fato potrebbero ucciderci Combatteremo fino a cadere Scavezzacollo fino alla morte.

* I nomi dei tre pirati hanno tutti un significato particolare. Il primo, Redrum, può letteralmente significare "rum rosso", ma letto al contrario recita "Murder" ossia omicidio. In più "Redrum" è una citazione al film Shining. Crashride può essere tradotto

come "cavalcata verso lo sfascio" (più o meno) e l'ultimo, Nobeard, significa semplicemente "senza barba". ** Sebbene io abbia tradotto questo termine con "Scavezzacollo" è bene tenere a mente che non c'è una vera e propria traduzione nella lingua italiana.

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"Swashbuckler" è colui che compie gesta mirabili sprezzante del pericolo, senza un fine particolare. *** "Twas": forma contratta di "It was"

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I1 progetti del Copernico 4 4 7 37 3 9 89 8 3

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Laboratorio di Storia della cultura: Arte, Filosofia, Scienza, Società «Tirocinanti, docenti, ex studenti, persone conosciute ragionando di queste cose si regalano e ci regalano anche quest'anno la possibilità di un incontro mensile nel primo pomeriggio sugli argomenti svolti con più fretta al mattino, in compagnia di tutti quelli che desideriamo invitare (anche gli esterni di qualunque età). Dialoghiamo con un poco di autoironia e senza voler convincere nessuno sulla cultura in cui siamo immersi cercando di osservarla da lontano, utilizzando la rete, video e ascolti di musica registrata e dal vivo. L'idea di base di questi incontri, le modalità di iscrizione e di partecipazione, gli argomenti, sono nella locandina allegata.» All'indirizzo del codice QR è consultabile la locandina del progetto; inoltre sempre lì scriveremo le date dei prossimi appuntamenti.

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Progetto Scu.Ter È arrivato al Copernico il progetto Scu.Ter. (scuola-territorio), che ha l'obiettivo di aprire una finestra sul mondo all'interno della scuola. Noi vorremmo provare a mettere in contatto voi, ragazze e ragazzi, con quello che accade fuori, stimolando da un lato la partecipazione e l'attivismo, dall'altro provando a semplificare e a rendere comprensibile quello che accade nel mondo. Per questo saremo dalle 9 alle 13 tutti i sabati nell'atrio del lotto 3! Vi aspettiamo con cuscini, giornali, cibo, musica e tante altre cose! - Gli operatori del progetto Scu.Ter. (Andrea Giagnorio, Noemi Valentini, Lucrezia Vita Finzi)

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Soup opera.

Autoarticolato.

Vignette comiche di Giorgio Franceschelli e Lorenzo Tomei

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Numero disponibile online!

Passami dopo avermi letto! Diffondete il verbo Copernicano tra compagni, amici e congiunti, le nostre parole sono per tutti e tutti sono invitati a partecipare! :)

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www.orgiaintellettuale.info/archivio-numeri

Riciclami! Se proprio vuoi sbarazzarti di questo bellissimo giornale, non buttarlo nell'indifferenziata. Passalo a qualcun altro o riciclalo. Pensa a quei poveri alberi che sono stati tagliati per stamparlo!

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