N. 1 / 2021
Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Pavia
AMBIENTE E SANITà L’intervista a Fiorella Belpoggi, Direttrice Scientifica dell’Istituto Ramazzini di Bologna L’utilizzo dei fanghi in agricoltura è argomento di grande attualità. In regione Lombardia il fenomeno è particolarmente presente: solo a Pavia vi sono almeno 300 aziende che ne fanno ricorso, utilizzando anche fanghi ricevuti anche da altre regioni.
DANIELA MINO
Per fare chiarezza sull’argomento ospitiamo, in questo numero, l’intervista alla Dott.ssa Fiorella Belpoggi, Direttrice Scientifica dell’Istituto Ramazzini di Bologna, che collabora da anni con il National Toxicology Program dell’US National Institute of Environmental Health Sciences per l’elaborazione dei dati sperimentali di saggi di cancerogenesi a lungo termine, condotti al Centro di Ricerca sul Cancro “Cesare Maltoni” (CRCCM). L’obiettivo principale di questa collaborazione è rendere disponibili per la comunità scientifica i dati degli studi pubblicati, e quindi consentire la valutazione qualiquantitativa del rischio. Al CRCCM sono stati condotti numerosi studi su un vasto numero di agenti, e i risultati ottenuti nel corso di questi anni hanno costituito la base scientifica normativa a livello nazionale ed internazionale. In questa intervista la dott.ssa Belpoggi ci illustra quali sono le problematiche correlate all’impiego dei fanghi in agricoltura e le possibili ricadute sulla salute e sull’ambiente Che sostanze contengono i fanghi di depurazione? E perché vengono utilizzati in agricoltura?
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«I fanghi prodotti dal processo di depurazione delle acque reflue urbane sono stati introdotti dagli anni ’90 in agricoltura per le loro proprietà fertilizzanti. Essi infatti contengono sostanze organiche e minerali come azoto, fosforo e potassio, indispensabili per la crescita dei vegetali. Inoltre, Il riutilizzo agronomico dei fanghi è una valida soluzione al problema dello smaltimento dei fanghi stessi, comportando così un beneficio non solo agronomico ma anche economico. Nonostante l’Unione Europea consideri l’impiego dei fanghi di depurazione in agricoltura più rispettoso per l’ambiente di altri tipi di smaltimento, esistono criticità che dall’inizio di questo metodo ad oggi si sono fatte sempre più evidenti per la presenza, insieme a sostanze utili come concimi, anche di composti organici nocivi per la salute, come metalli pesanti e microrganismi patogeni». Ma non vengono effettuati controlli? «Le autorità competenti svolgono regolarmente controlli e analisi affinché i valori limite dei composti tossici vengano rispettati. Ma è evidente che la situazione è molto difficile da tenere sotto controllo, soprattutto perché è impossibile attuare una misura di prevenzione efficace sulla quantità e la qualità dei contaminanti. I fanghi, infatti, derivano da attività molto diverse, sparse su tutto il territorio, e spesso i contaminanti si possono sversare nelle acque reflue urbane sia accidentalmente sia per frode, al fine di evitare smaltimenti molto costosi». Che cosa è cambiato nelle nostre città negli ultimi anni e, di conseguenza, anche nella produzione dei fanghi di depurazione?