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A come Andromeda, U come Utopia: tra sogni, immaginazioni e realtà
N. 1 / 2021 Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Pavia
ETICA E MEDICInA
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A come Andromeda, U come Utopia: tra sogni, immaginazioni e realtà
GIOVANNI ANGELO LODIGIANI
Comitato Etico Pavia “A come Andromeda” fu un programma televisivo trasmesso dal Programma Nazionale nel 1972. In questa narrazione fantascientifica vicende umane, politiche, militari, scientifiche e spionistiche fanno da sfondo al primo contatto con un’intelligenza aliena stabilito dagli esseri umani, che porterà i diretti protagonisti a confrontarsi con una realtà inaspettata, mettendo a nudo le proprie coscienze e le loro debolezze.
Un invito ad avere consapevolezza del senso del limite. “Utopia”: Tommaso Moro intitolava così un racconto filosofico riguardante le condizioni di vita in un’isola sconosciuta, chiamata appunto Utopia e con condizioni di vita che sarebbero state caratterizzate dall’abolizione della proprietà privata e dell’intolleranza religiosa. In seguito il termine è stato esteso a designare, anche in generale, ogni ideale socio-politico-religioso di difficile o impossibile realizzazione. Dire utopia significa, a livello filosofico, porre il problema della valutazione del limite da oltrepassare. Fantascienza ed Utopia: quale nesso con le odierne problematiche sanitarie? In ambito biomedico e farmacologico, questi ultimi decenni sono stati caratterizzati da un progressivo incremento delle conoscenze scientifiche e tecnologiche. Nonostante l’amara constatazione dei danni, ai diversi livelli, del Covid-19, il progresso sta trasformando radicalmente la medicina, assegnandole la possibilità di interventi che migliorano sempre di più il rapporto malattia-cura. Un ulteriore conseguenza positiva è la sempre più efficace tutela della salute la quale, logicamente, concorre al progressivo allungamento della vita umana. Ma i continui progressi della medicina e della farmacologia evidenziano, in particolare, un incremento dei costi della gestione sanitaria e assistenziale. Questo immediato effetto economico si riflette nell’opinione pubblica come lievitazione delle aspettative che, peraltro, non tardano a trasformarsi in pretese. Un secondo elemento di forte incidenza sui costi sanitari, derivante fondamentalmente dal fenomeno precedente, è costituito dalla necessità da parte del medico di proteggere la sua prestazione dal rischio. È il noto fenomeno della medicina difensiva. È quindi legittima la domanda: per l’Istituzione che governa la sanità, è possibile una medicina che corrisponda sempre e bene a questo progressivo incremento quantitativo e qualitativo delle prestazioni e quindi al conseguente incremento dei costi relativi? O piuttosto, il costante incremento di fenomeni impropri non finisce per costringere la sanità a dibattersi tra realtà e utopia? La sanità digitale può rappresentare un cambiamento epocale, per garantire ai cittadini una medicina personalizzata che abbini efficacia ed efficienza e che consenta al nostro Servizio Sanitario Nazionale di rimanere sostenibile. Nondimeno, per muoversi in questo orizzonte di pensiero, almeno in Italia, è necessario prima comprendere e poi superare alcuni vincoli – se non addirittura pregiudizi – culturali, organizzativi e funzionali. Li appuntiamo, per brevità: frammentazione degli operatori e delle tecnologie; coinvolgimento sia dei clinici che dei cittadini/pazienti; cybersecurity, vale a dire tutte quelle attività finalizzate a ridurre i rischi di attacchi informatici nel senso più ampio del termine. Questi vincoli possono essere superati solo da un’alleanza reale tra scienza e politica, dove la prima fornisce ricerca e valutazioni che supportino i decisori a comprendere ed a scegliere le soluzioni migliori dal punto di vista tecnico ed organizzativo e dove la seconda supporta l’innovazione e lo sviluppo della tecnologia sanitaria digitale. Tutto questo, mantenendo umano l’umano, potrà diventare realtà o è semplicemente fantascienza o utopia?