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TRIBUNALE DELLA PEDEMONTANA ...un’ipotesi fuori dal tempo!

Sulla spinta di alcuni colleghi che non hanno mai accettato la intervenuta chiusura del Tribunale di Bassano, ha ripreso vigore l’ipotesi di apertura del cosiddetto Tribunale della Pedemontana, con evidente riferimento al territorio interessato dal nuovo tratto autostradale che collega la A4 con la A27, territorio che dovrebbe costituire, appunto, il circondario del nuovo tribunale. Un’ipotesi culminata in un disegno di legge presentato da alcuni parlamentari e di cui il Parlamento dovrebbe occuparsi a breve. Si tratta di un’ipotesi che si colloca fuori dal tempo in cui viviamo, come già hanno sottolineato tutti i Presidenti degli Ordini del Triveneto, l’Unione Trivenete dei Consigli dell’Ordine, l’Associazione Nazionale Magistrati, Il Presidente della Corte d’Appello e il Procuratore generale di Venezia, i Presidenti dei Tribunali di Padova, Vicenza e Treviso.

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Vediamo, anzitutto, le ragioni per le quali un amministratore locale, un imprenditore, un cittadino vorrebbe un Tribunale più vicino alla sua sede o alla sua residenza. Ragioni davvero poco chiare, al di là degli slogan. Si dice che assicurare al cittadino un accesso alla giustizia “prossimo”, cioè vicino, sarebbe di per sé un valore di assoluto rilievo, per le imprese ed anche per le fasce più deboli; si dice, a leggere gli interventi dei fautori delle riaperture, che circondari più piccoli sarebbero più efficienti, garantendo quella tanto ricercata celerità dei procedimenti e quella efficienza capace di dare “risposte al territorio” che merita, ovviamente, di “essere ascoltato”. Si parla addirittura di un “tribunale per le imprese”.

Una considerazione preliminare. Si può forse convenire sul fatto che in un mondo perfetto sarebbe preferibile che il Tribunale (ma, perché no, anche la Corte d’Appello…) siano vicine alla nostra sede o alla nostra abitazione.

Così come si può convenire sul fatto che sarebbe preferibile avere l’ospedale, la scuola, l’università sotto casa.

Ma ad una condizione, ossia che in quel tribunale vi fossero giudici e cancellieri in numero sufficiente, in quell’ospedale esistessero le professionalità idonee a curarmi, che in quella scuola o in quell’università vi fossero un numero di frequentanti e di insegnanti idoneo ad assicurare la qualità dell’insegnamento. Il problema è che, come sappiamo, le risorse – per il tribunale come per la sanità o per la scuola - sono limitate e che bisogna decidere come e dove impiegarle. È necessario effettuare una scelta, operando un bilanciamento fra i valori legati alla prossimità ed altri valori che vengono inevitabilmente in gioco, valori legati alla qualità dell’amministrazione della giustizia.

Proprio sulle risorse è necessario essere chiari, perché si sente dire da più parti che l’apertura del nuovo tribunale non avverrà a “risorse invariate”, ossia che vi sarà un incremento nelle dotazioni, in particolare del personale. L’affermazione non risponde alla realtà per una ragione assai semplice. Nel nostro Paese, rispetto al personale presente in pianta organica, mancano fra 1200 e 1500 magistrati e circa 13.000 addetti a vario titolo alle funzioni di cancelleria. Nonostante gli sforzi profusi, non riusciamo a coprire queste carenze, nel senso che i concorsi che pure vengono indetti con frequenza, non riescono a coprire questi posti che rimangono vacanti. E si tratta di una situazione endemica, non estemporanea, per cui anche ampliando le piante organiche ciò non avrebbe effetto, quanto meno nel medio periodo. Il che significa che se il nuovo tribunale verrà aperto, ciò determinerà una redistribuzione delle risorse che già operano presso altre sedi. Sedi queste ultime che vedrebbero così accentuate le difficoltà in cui già versano per essere private di risorse oggi assolutamente indispensabili e già insufficienti ad assicurare un servizio dignitoso. Oggi nel Veneto, manca mediamente il 10/12% dei magistrati e circa il 30% del personale di cancelleria. Per non parlare degli uffici UNEP dove, per esempio, a Padova manca il 77% del personale e nonostante le suppliche rivolte all’universo intero non c’è stato verso di avere anche un solo ufficiale giudiziario in più.

Ciò detto, anche sul valore della “prossimità” è necessario essere chiari. Anzitutto, il cittadino accede direttamente al servizio giustizia solo con riferimento ad alcuni diritti, legati in larghissima misura alla volontaria giurisdizione, mentre per ogni altra forma di tutela deve ricorrere all’intervento dell’avvocato. Se così è, dunque, se si vuole rispondere davvero alla domanda di giustizia prossima che proviene dai cittadini, sarà sufficiente istituire dei presidi relativi alla volontaria giurisdizione, perché è questo il servizio cui i cittadini accedono direttamente. Non solo. Ma un tempo la sede del Tribunale dislocata nel territorio aveva un senso in relazione ai tempi necessari, in allora, per raggiungere, per esempio il capoluogo di provincia. Oggi quei tempi si sono accorciati moltissimo, grazie a reti stradali e ferroviarie sempre più efficienti (fra cui, per quello che ci riguarda, proprio la nuova superstrada della Pedemontana…), per cui il Tribunale, anche se dislocato nel capoluogo, è comunque, per moltissimi utenti, più vicino oggi di quanto non fosse la vecchia sede poi soppressa. Ma, soprattutto, vi è una circostanza che oggi appare dirimente al fine di escludere in modo assoluto la necessità dell’apertura di una nuova sede, ossia la trattazione delle udienze da remoto. Oggi moltissime udienze civili vengono trattate in via cartolare o in videoconferenza e le sedi di tribunale sono spesso deserte, tanto da porre seri interrogativi nell’immediato futuro in ordine al loro utilizzo e alla necessità che conservino le dimensioni attuali. Anche solo pensare, quindi, di aprire una nuova sede appare francamente fuori dal tempo in cui viviamo. Ma è necessario essere ancora più chiari sulle altre esigenze sottese alla richiesta di apertura del Tribunale della Pedemontana, esigenze, a sentire i fautori, legate alla celerità e all’efficienza e, in fondo alla qualità del servizio giustizia. A leggere gli interventi di sindaci e imprenditori (ma anche di alcuni colleghi di Bassano) si percepisce l’idea che il Tribunale più vicino sarà migliore perché la giustizia sarà più rapida e più funzionale alle esigenze delle imprese (si sente parlare spesso di un “tribunale delle imprese”) e, con esse, alle esigenze del territorio. Le cose non stanno affatto in questo modo.

Va detto, anzitutto, come sia indubitabile che oggi la qualità del servizio giustizia sia legata anche alla specializzazione degli operatori, siano essi magistrati o avvocati. Lo scibile giuridico – anche qui è davvero banale ricordarlo – è ormai di tale ampiezza che non è più ipotizzabile che vi siano soggetti capaci di occuparsi di tutto. Le diverse materie ed i riti applicabili presuppongono una specializzazione non solo nelle tradizionali grandi aree (civile, penale, amministrativo, tributario…) ma anche all’interno delle stesse. Solo dei magistrati (e degli avvocati) specializzati potranno garantire la qualità della giurisdizione e nel contempo la sua celerità. Poiché è evidente che tanto più un magistrato e un avvocato sono conoscitori della materia di cui trattano, tanto più rapidamente la controversia verrà definita. Ora, se c’è una circostanza su cui non vi sono dubbi è che nell’ipotetico nuovo tribunale della Pedemontana tale specializzazione non sarà possibile in alcun modo assicurare. Sarà un tribunale in cui – nel migliore dei casi – saranno addetti una decina di magistrati, che faticheranno a comporre i collegi in ragione delle incompatibilità e ai quali non sarà, nella sostanza, possibile assegnare la trattazione solo di alcune tipologie di controversie. A tacere poi della difficoltà di coprire i posti assegnati a tale sede, visto che l’esperienza insegna come i posti vacanti presso i tribunali periferici siano sempre numerosi. L’ipotetico nuovo Tribunale di Bassano non sarà mai il “tribunale delle imprese”, come affermano gli slogan dei suoi sostenitori, non solo perché, tecnicamente, il Tribunale delle imprese si trova solo a Venezia e da lì non si muoverà di certo, ma perché se mai venisse aperto, il nuovo tribunale non sarà in alcun modo funzionale alle esigenze delle imprese stesse. Non sarà – perché non potrà esserlo – il luogo della giustizia rapida e di qualità.

Un’ultima considerazione. I tribunali di dimensioni estremamente ridotte, come sarebbe quello di Bassano che si vuole riaprire, sono i luoghi in cui più frequentemente si manifesta l’autoreferenzialità e il protagonismo, per assenza di controllo sociale. Il magistrato solo, che non può confrontarsi con colleghi che trattano le sue stesse questioni, può finire per assumere contegni e orientamenti legittimati solo dalla circostanza che in quel luogo è solo lui a decidere. E ciò può portare con sé rapporti connotati da opacità, generati dalla necessità di ingraziarsi la benevolenza di chi è arbitro unico dell’amministrazione della giustizia.

Tutti fenomeni che non abbiamo alcun bisogno di accentuare e men che mai di favorire. E che certo non rispondono né agli interessi delle imprese né a quelli dei cittadini.