Il Giornale dei Biologi - N. 5 - Maggio 2020

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Maggio 2020 | Anno III - N. 5 | www.onb.it

Edizione mensile di AgONB, Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Registrazione n. 52/2016 al Tribunale di Roma. Direttore responsabile: Claudia Tancioni. ISSN 2704-9132

Il Giornale dei

SALUTE ED ECONOMIA NELL’ITALIA CHE RIPARTE Riprendono le attvità commerciali in tutto il Paese nel rispetto delle norme sulla sicurezza sanitaria dei cittadini


t i . b n o . w w w o t i s l u s v T b n O i g o a l d o i r B a i u e G d e n i d r O ’ l e d p o su l’Ap

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Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

Ordine Nazionale dei Biologi


Sommario EDITORIALE 3

Lorsignori di Vincenzo D’Anna

38 SALUTE

PRIMO PIANO 6

Covid-19, la curva epidemica si sta piegando dal lato giusto di Daniele Ruscitti

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Malattia di Kawasaki. In Italia colpisce annualmente 14 bimbi ogni 100mila di Marco Modugno

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Qualità dell’aria e Covid-19 di Daniele Ruscitti

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Impronta digitale microbica: tale madre tale figlio? di Chiara Di Martino

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Nessun rischio dall’uso di farmaci ipertensivi di Daniele Ruscitti

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Premio GreenCare 2020 ad Alessia D’Angelo

È la cellula madre a decidere se la cellula figlia si dividerà di Sara Lorusso

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Siglato il nuovo atto costitutivo dell’Ecba

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Le malattie professionali tabellate del 2020 di Pasquale Santilio

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Trovato un gene che causa difetti metabolici di Carmen Paradiso

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Panico, ansia, traumi: come il cervello collega eventi distanti nel tempo di Chiara Di Martino

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Leggere le emozioni con un radar a onda continua di Sara Lorusso

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Il gene che controlla l’attività elettrica cerebrale di Marco Modugno

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Malattie neurodegenerative da Trento una chiave genetica di Domenico Esposito

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Scoperto il gene ZNF398. Consente alle staminali di restare sempre giovani di Domenico Esposito

38

Sport e calvizie: come l’attività fisica incide sulla perdita di capelli di Biancamaria Mancini

40

Il mondo si è fermato, ma non la filiera agro-alimentare di Maria Carlotta Rizzuto

24 BIOLOGIA DEL PALAZZO 12

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78

Coronavirus, il ruolo dell’Oms. Ecco com’è andata di Riccardo Mazzoni Zero burocrazia e riforme strutturali. L’Italia alla prova della ripartenza di Riccardo Mazzoni

INTERVISTE 16

Anna Bagnato e la ricerca sul tumore alle ovaie di Carmine Gazzanni

18

Il “silenzio assordante” del mare in quarantena di Carmine Gazzanni

Attualità

Scienze

Contatti


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Riprogrammare le cellule per ringiovanire di Carla Cimmino

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Intelligenza artificiale e dermatologia di Sara Lorusso

BENI CULTURALI 64

In Vaticano, scoperta una nuova opera di Raffaello di Pietro Sapia

65

L’Urlo di Munch “deumidificato” di Felicia Frisi

STORIA E RICERCA 66

Il Corpus Hippocraticum e il suo contributo al progresso scientifico di Barbara Ciardullo

68

La medicina nell’antichità di Barbara Ciardullo

46 AMBIENTE 46

I patriarchi verdi del nostro Paese di Gianpaolo Palazzo

48

Deforestazione e Amazzonia, così cresce il rischio pandemie di Giacomo Talignani

70

Tifosi di cartone, drive-in e proteste a distanza: l’Europa torna a far gol di Antonino Palumbo

50

Smart working, un alleato per la salute dell’ambiente di Gianpaolo Palazzo

72

L’ultimo ballo (in TV) di Air Jordan di Antonino Palumbo

52

Il condizionatore funziona senza elettricità di Gianpaolo Palazzo

73

Riaprono palestre e piscine: ecco le regole di Antonino Palumbo

53

L’Ecologia molecolare per salvare la meiofauna di Pasquale Santilio

74

BREVI

54

Il mondo caldissimo che avremo nel 2070 di Giacomo Talignani

56

Save the Queen di Felicia Frisi

SPORT

LAVORO 76

Concorsi pubblici per Biologi

SCIENZE

INNOVAZIONE

78

Prevedere l’insorgenza e l’impatto della demenza di Sara Lorusso

58

Il futuro dell’ultravioletto per sanificare le mascherine di Giacomo Talignani

82

Esposizione ripetuta a taglie diverse e soddisfazione del corpo di Sara Lorusso

60

In spiaggia con i distanziatori ecosostenibili di Felicia Frisi

86

Le basi genetiche della malattia di Alzheimer

61

Comunità energetiche per il low-carbon di Felicia Frisi

62

Un micro-orto a seimila km dalla Terra di Pasquale Santilio

di Giada Fedri

ECM 90

Rischio biologico da Covid-19

di Giorgio Liguori e Marco Guida Attualità

Scienze

Contatti


EDITORIALE

Lorsignori di Vincenzo D’Anna Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

A

ll’atto della mia elezione come pre- tiche e parlamentari. Un ritardo che è certo sidente del Consiglio dell’Ordine imputabile ai profili bassi assunti, in epoche Nazionale dei Biologi e fino ad oggi, passate, dall’Onb, nella non adeguata rapuna domanda è inciampata quotidia- presentanza degli interessi della categoria. namente nei miei pensieri di primo rappre- Ma non solo. Certamente è mancato lo spirisentante e responsabile politico di una vasta to identitario, il sentimento di appartenenza comunità associativa: che ruolo dobbiamo alla nostra comunità, che tuttora è ancora reclamare affinché i Biologi e le scienza bio- scarso tra i cinquantamila iscritti all’Onb, logica abbiano il giusto riconoscimento e lo dicono chiaramente anche i sondaggi di l’apprezzamento che è loro dovuto? opinione che abbiamo commissionato. Sono Una scienza, la Biologia, che si avvale di ancora molti gli iscritti che si rifiutano di nuove scoperte in vasti e scorendersi disponibili a dare nosciuti orizzonti, che si seun giudizio, un suggerimengnala con cadenza continua, to, una critica costruttiva. Benché sia sempre più all’attenzione della opinione La lamentazione e la compubblica, per i problemi che miserazione inconsolabile è nota e meritoria l’azione risolve e le speranze di ulteancora l’elemento distintivo svolta dai Biologi, riori progressi scientifici che della espressione caratteriasuscita nel mondo intero. Spele dei Biologi Italiani. Sono non progredisce di pari ranze di poter allungare e mimigliaia i Biologi che diserpasso la conoscenza gliorare la vita della comunità tano l’obbligo di iscriversi al umana; di curarne le malattie proprio ordine, esercitando dei loro meriti con diagnosi e terapie genespesso abusivamente l’attivitiche personalizzate; di protà professionale, sottraendo nell’opinione pubblica teggere dalla devastazione di a tutti noi risorse economiorigine antropica l’ecosisteche e il peso della rapprema mondiale, riducendo l’impatto negativo sentanza innanzi alle autorità. dell’ambiente inquinato sul patrimonio geNonostante una politica di costante apernetico dell’umanità, un danno epigenetico il tura e di dialogo attraverso gli strumenti cui progressivo ampliarsi minaccia il basila- di comunicazione e informazione realizzati re principio biologico di conservazione delle nell’ultimo biennio, ci sono in giro ancospecie e della biodiversità. ra molte consorterie, associazioni e gruppi E tuttavia, ancorché sia sempre più nota chiusi che sembrano addirittura distinti e die meritoria l’azione svolta dai Biologi, non stanti dalla vita e dalla conoscenza delle molprogredisce di pari passo la consapevolezza teplici attività poste in essere dal Consiglio e la conoscenza dei loro meriti, sia nella opi- dell’Ordine. Una frammentazione inspieganione pubblica sia presso le istituzioni poli- bile, dopo i profondi mutamenti realizzati Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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nell’Onb, che crea dispersione, disarmonia, lia i Biologi ospedalieri tra i beneficiari del lontananza e disincanto, indebolendo la ca- premio di produzione per la lotta al Covid pacità negoziale con il decisore politico. riconosciuto ai medici e finanche ai tecnici Nei recenti webinar ai quali ho parteci- di laboratorio! La saga delle dimenticanze si pato, si sono aperte valide interlocuzioni conclude con il procedimento di legge a socon molti di questi gruppi di colleghi ed è stegno alla Scuola, nel quale viene introdotstato avviato un fecondo dialogo che sta svi- to ed approvato dal Senato un emendamenluppandosi e approderà certamente a inte- to da parte della opposizione leghista, che se. Nel frattempo, al di là delle nostre col- riconosce solo a medici, farmacisti e inferpe e della diffusa incuria che serpeggia tra mieri l’abbuono, automatico, dei cinquanta le fila di migliaia di colleghi, dentro e fuori crediti ECM per l’anno in corso. all’Onb, si deve registrare una disattenzione Unica parentesi positiva, per i nostri e una scarsa conoscenza da parte delle istitu- iscritti, è quella di essere stati inseriti nel zioni politiche e socio-sanitarie delle istanze DPCM del 9 marzo 2020, in modo che la dei Biologi. Una distrazione che non trova categoria possa rientrare tra quelle per le giustificazioni e che va colmata nel più breve quali si può procedere con le assunzioni tempo possibile. Non è più accettabile per la per scorrimento di graduatoria, per avviso nostra categoria, ormai parificata alle altre pubblico oppure concorso per assunzionell’ambito delle professioni sanitarie, che si ni ordinarie e straordinarie previste per la possa disconoscere un criterio di pari digni- lotta al Covid-19, oltre ai posti emersi dalla tà e considerazione tra tutte le categorie che nuova programmazione dei fabbisogni. Una operano nel comparto della sanità. parentesi certo felice che sta consentendo a In queste settimane sono centinaia di Biologi in tutta stato costretto più volte a inItalia di poter entrare nelle tervenire pubblicamente per fila del Sistema Sanitario. Ma In queste settimane protestare innanzi a dimennon possiamo né dobbiamo ticanze e disparità, in danno accontentarci. sono stato costretto dei Biologi, emerse in provOccorre una strategia di più volte a intervenire vedimenti di legge. Legislaoculata protesta critica che zione adottata dal Governo, indichi al decisore politico pubblicamente per attraverso la decretazione la strada dell’equiparazione protestare innanzi a d’urgenza, che non lascia dei Biologi alle altre catemolto spazio ad interventi gorie, forse più note e nudimenticanze e disparità, da parte dell’Ordine. Norme merose, con maggiore peso adottate per fronteggiare il politico ed elettorale, ma in danno dei Biologi Covid-19, ma che non hanno non più meritevoli della notenuto conto dell’impegno stra. Come realizzare questa e dei meriti di tutte le figure professionali strategia sarà materia di discussione per le impegnate sul fronte del contrasto alla epi- iniziative da intraprendere nel programma demia. C’è stata una lunga fila di omissioni. che il Consiglio dell’Ordine si accinge a deSi è cominciato con il reiterare l’annosa di- finire nell’ultimo scorcio della consiliatura. sparità del mancato riconoscimento di bor- Uno scorcio ancora consistente, ma che non se di studio agli specializzandi non medici, durerà in eterno se il futuro lo aspetteremo aggiungendo solo per i medici altre quattro- inermi, accettando supinamente uno stato mila borse di studio. Eppure le provvigio- di semi clandestinità per la nostra comunità. ni governative, stanziate per fronteggiare la Non si può certo attendere che le castagne crisi economica conseguente alla chiusura dal fuoco le tolgano in futuro gli Ordini delle attività produttive, ammonta ad oltre Regionali che prenderanno vita attraverso il un centinaio di miliardi di euro, dei quali decentramento amministrativo che, a metà alcune decine per il Sistema Sanitario Na- dell’anno 2022, prenderà vita. zionale. È ben strano che non si reperiscano In questo arco di tempo, bisogna insistefondi per colmare questa annosa ed odiosa re e stare col fiato sul collo ai governanti e disparità tra professionisti. Si è proseguito alle istituzioni ministeriali preposte ad adotconsentendo agli specializzandi medici, al tare i provvedimenti legislativi necessari. Interzo anno di corso, di poter partecipare ai somma, non bisogna demordere né coltivabandi e agli avvisi per copertura di posti nel re complessi di sudditanza nei confronti di SSN, con disuguaglianze per tutte le catego- nessun’altra categoria né degli interlocutori rie non mediche. Ed ancora la disparità di politici. In fondo, qualcuno dovrà pur dare non citare nel cosiddetto Decreto Cura Ita- la sveglia a Lorsignori. 4

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INAUGURAZIONE DELLA SEDE REGIONALE DI EMILIA-ROMAGNA E MARCHE DELL’ONB BOLOGNA* 25 settembre 2020 Ore 10:30 Interventi: Sen. dott. Vincenzo D’Anna

Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

Dott. Pietro Sapia

Consigliere tesoriere dell’Onb e delegato regionale di Emilia-Romagna e Marche

Dott. Massimo Zerbini

Commissario della delegazione di Emilia-Romagna e Marche

Autorità convenute

*Via Corticella 89/2

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PRIMO PIANO

di Daniele Ruscitti

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nche se la curva epidemica si sta piegando dal lato giusto e tutti i dati relativi all’apertura del 18 maggio non trasmettono messaggi preoccupanti, gli italiani dovranno aspettare ancora qualche giorno per capire se la tempesta è davvero passata. L’ipotesi di una ricaduta e di un secondo pesantissimo lockdown, trattengono i giudizi positivi sui numeri registrati rispetto ad una pandemia che in Italia ha già provocato più di 33mila morti, colpendo più di 230mila persone. «I dati ci dicono che la curva si sta piegando dal lato giusto, anche se a livello globale siamo ancora in piena pandemia, ma a leggere i dati di oggi possiamo dire che il Paese ha retto l’apertura del 4 maggio - spiega il ministro della Salute, Roberto Speranza - Avremo bisogno di aspettare ancora un po’ di giorni perché si consolidino i dati relativi all’apertura del 18 maggio». E questo «perché il tempo di incubazione medio del virus è tra 5-6-7 giorni». Speranza auspica che il vaccino contro Covid-19 «arrivi il prima possibile anche perché la ricerca globale sta facendo uno sforzo senza precedenti. Ma non c’è scritto da nessuna parte che c’è una data certa per il vaccino. Quindi fino ad allora dobbiamo tenerci pronti per una eventuale seconda ondata. Un giorno, sconfitto il coronavirus, aver dotato il Paese di posti letto aggiuntivi in terapia intensiva ci avrà resi più forti». Inoltre, garantisce il ministro, nel giro di pochi mesi avremo una autonoma produzione italiana di mascherine, che ci consentirà di essere pienamente autosufficienti e indipendenti dal mercato internazionale. Anche l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, professore ordinario di Igiene all’Università di Pisa e alla guida della task force anti-covid della Regione Puglia, predica prudenza. Perché ora «è impre-

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vedibile quello che può essere l’esito di la di marzo la escluderei perché ora siamo questa riapertura con poche cautele. Po- preparati. Potremo vedere un aumento dei trebbe non sviluppare nulla, soprattutto casi, una ripartenza della circolazione del in quelle regioni in cui la circolazione del virus, ma l’impatto sulla salute pubblica virus, come nelle isole, è molto bassa, così non sarà paragonabile a quello che c’è stato come potrebbe aver riacceso dei focolai a marzo. Gli ospedali sono pronti, la sorveepidemici ma di questo ce ne accorgere- glianza sul territorio funziona abbastanza mo a metà giugno, bene, non è paragonon prima». nabile la situazione in Intanto le ria- Il Ministro Speranza: “Fino cui siamo ora rispetto perture continuano, a qualche mese fa: a quando non arriva dopo quelle di paleeravamo sguarniti, stre, centri sportivi e il vaccino, teniamoci pronti non eravamo prepapiscine (25 maggio), per una seconda ondata” rati. Abbiamo impail 3 giugno sul tavolo rato tante cose sia su la mobilità tra le recome cercare il virus gioni e da metà giugno cinema e teatri. «Il che come curarlo. La situazione è complemese di giugno è un mese chiave, decisivo tamente diversa». per fare davvero il punto della situazione e Messaggi di prudenza che si insericapire quale sarà la nostra nuova normalità, scono in un quadro sanitario generale che quale strategia possiamo portare avanti. Al vede in Italia, su una popolazione residenmomento è assolutamente d’obbligo usare te di quasi 51 milioni di persone con più qualche precauzione e cautela, ma io una di 18 anni di età, oltre 14 milioni di perripresa di circolazione del virus come quel- sone convivono con una patologia cronica


SALUTEPIANO PRIMO

COVID-19, LA CURVA EPIDEMICA SI STA PIEGANDO DAL LATO GIUSTO Migliorano tutti gli indicatori ma c’è grande prudenza: giugno è un mese chiave

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Guanti e mascherine? Mai per terra

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e di questi 8,4 milioni sono ultra 65enni. per cento dei casi la sopravvivenza a 5 anni È questo il contesto in cui si è diffusa l’e- senza segni della malattia. Stefania Gori, pidemia da Sars-Cov-2, con gli anziani presidente della Fondazione Aiom, segnala sorvegliati speciali perché dai dati emerge che «in Italia nel 2019 le diagnosi di tumore che già dopo i 65 anni e prima dei 75, più sono state 371 mila, mille al giorno, grazie della metà delle persone convive con una anche alla prevenzione secondaria, ma duo più patologie croniche fra quelle indaga- rante il lockdown la pandemia ha bloccato te e questa quota auscreening, controlli menta con l’età fino a periodici e moltissimi La paura del contagio interessare complesesami diagnostici per sivamente i tre quarti individuare il tumoha bloccato gli screening re, come ad esempio degli ultra 85enni, di cui la metà è affetto per altre patologie e rischia mammografie e Tac, da due o più patolo- di rallentare la prevenzione con una diminuzione di 20 mila nuove gie croniche. diagnosi in due mesi. C’è inoltre un altro aspetto sul quale rifletter. La paura del Un dato molto preoccupante – prosegue contagio rischia di vanificare gli importanti Gori – in linea con quanto già registrato risultati ottenuti finora grazie alla preven- in alcuni paesi europei, come ad esempio zione anche secondaria, con il pericolo l’Olanda, e da poco pubblicato su Lancet concreto nel lungo periodo di un aumento Oncology, che nel lungo termine rischia di della mortalità soprattutto per alcune neo- compromettere la sopravvivenza, perché la plasie come il cancro al seno che, se indi- diagnosi preventiva cambia il destino delle viduate precocemente, consentono nel 90 persone».

uanti e mascherine non devono mai essere gettati per terra. L’Iss ha aggiornato le indicazioni per lo smaltimento in ambito domestico e sul luogo di lavoro. Se si è positivi o in quarantena obbligatoria mascherine e guanti monouso, come anche la carta per usi igienici e domestici (fazzoletti, tovaglioli, carta in rotoli) vanno smaltiti nei rifiuti indifferenziati, possibilmente inseriti in un ulteriore sacchetto. Per le attività lavorative i cui rifiuti sono già assimilati ai rifiuti urbani indifferenziati mascherine e guanti monouso saranno smaltiti come tali. L’utilizzo massivo dei dispositivi di protezione individuale “determinerà un aumento significativo dei volumi di rifiuti ed un possibile impatto ambientale che necessita di adeguate politiche di governo del ciclo dei rifiuti” spiega il ministro della Salute, Roberto Speranza. “La ripresa progressiva delle ordinarie attività quotidiane e lavorative deve avvenire nel rispetto delle necessarie misure precauzionali tra cui il distanziamento sociale e l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale”.

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PRIMO PIANO

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Qualità dell’aria e Covid-19 Al via studio epidemiologico Iss-Ispra per cercare eventuali connessioni

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o studio delle possibili connessioni tra l’epidemia di all’insorgenza di sintomi e gravità degli effetti riscontrati tra i Covid-19 e l’esposizione a inquinanti atmosferici, ricasi di Covid-19. chiede approcci metodologici basati sull’integrazione «L’emergenza sanitaria della Pandemia di Covid-19 è di diverse discipline: l’epidemiologia ambientale e una sfida per la conoscenza sotto molteplici punti di vista e quella delle malattie trasmissibili, la tossicologia, la virologia, non solo quelli oggi centrali sul fronte dei vaccini e delle tel’immunologia, al fianco di competenze chimico-fisiche, merapie” ricorda il presidente dell’Istituto superiore di sanità, teorologiche e relative al monitoraggio ambientale. Per dare Silvio Brusaferro, sottolineando però che “altri importanti delle risposte alle numerose ipotesi emerse sul possibile lequesiti di ricerca richiedono sforzi congiunti. Un esempio è game tra Covid-19 e inquinamento atmosferico, l’Istituto sulo studio odierno che mira ad esplorare il possibile contributo periore di sanità (Iss) e l’Istituto superiore per la protezione dell’inquinamento atmosferico alla suscettibilità all’infezione e la ricerca ambientale (Ispra) con il Sistema nazionale per la da Sars-CoV-2, alla gravità dei sintomi e degli effetti sanitaprotezione dell’ambiente (Snpa) hanno avviato uno studio epiri dell’epidemia», questione oggi molto dibattuta in tutto il demiologico a livello nazionale per valutare se e in che misura mondo. i livelli di inquinamento atmosferico siano «Su questo tema - continua Brusaferro associati agli effetti sanitari dell’epidemia. - assieme a Ispra-Snpa, stiamo proponenL’inquinamento atmosferico do l’avvio di uno studio epidemiologico L’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di infezioni delle basse vie respira- aumenta il rischio di infezioni nazionale”. “Il presunto legame tra Cotorie, particolarmente in soggetti vulneravid-19 e inquinamento è argomento divedelle basse vie respiratorie nuto quotidiano nel dibattito mediatico bili, quali anziani e persone con patologie pregresse, condizioni che caratterizzano e non solo, suscitando da più parti teorie nei soggetti vulnerabili anche l’epidemia di Covid-19. Le ipotesi ed ipotesi che è giusto approfondire ed più accreditate indicano che un incremena cui è doveroso dare una conferma, per to nei livelli di PM rende il sistema respiratorio più suscettibiquel che ci riguarda, tecnico-scientifica. Anche per questo le all’infezione e alle complicazioni della malattia da coronaabbiamo aderito con entusiasmo alla proposta di collaboravirus. Nel realizzare lo studio, si terrà quindi conto del fatto zione dell’Iss, con cui già dal 2019 condividiamo gli obiettivi che la diffusione di nuovi casi segue le modalità del contagio di un Protocollo di Intesa sui temi che riguardano i rapporti virale e quindi si muove principalmente per focolai (cluster) tra ambiente e salute - ha dichiarato il Presidente di Ispra e all’interno della popolazione e si seguiranno approcci e metoSnpa Stefano Laporta. “Metteremo a disposizione le nostre di epidemiologici per lo studio degli effetti dell’inquinamento competenze in materia di qualità dell’aria e di modellistica atmosferico in riferimento alle esposizioni sia acute (a breve ambientale, per comprendere gli eventuali effetti associati termine) che croniche (a lungo termine), con la possibilità di all’epidemia di CoViD-19. Un esempio concreto per fare rete controllo dei fattori socio-demografici e socio-economici assoe integrazione, un’azione congiunta che crediamo potrà supciati al contagio, all’esposizione a inquinamento atmosferico, portare anche percorsi futuri». (D. R.)

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PRIMO PIANO

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Nessun rischio dall’uso di farmaci ipertensivi Uno studio fuga i dubbi sulla correlazione con il Covid-19

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farmaci più utilizzati per la gestione dell’ipertensione ar«Ad ogni caso di Covid-19 sono stati appaiati casualmenteriosa (Ace-inibitori e sartani) non sono responsabili di te 5 controlli della stessa età, sesso e comune di residenza. Le una maggiore esposizione al rischio di infezione da Coinformazioni sull’uso di farmaci e sui profili clinici dei pazienvid-19 o dell’aggravamento dei suoi sintomi. A sostenerlo ti sono stati ottenuti dalla banca dati regionale di assistenza è uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università sanitaria, mentre per tutto il campione è stato utilizzato un di Milano-Bicocca, in collaborazione con l’Istituto nazionale indice di prognosi, con uno score da 0 a 4, dove il valore più dei tumori di Milano (Int) e l’Agenzia Aria (Azienda regionale alto indica uno stato clinico peggiore – spiega il professor Gioper l’innovazione e gli acquisti ), che è stato pubblicato sulla vanni Corrao del Dipartimento di Statistica e Metodi Quantirivista scientifica New England Journal of Medicine. Una ritativi dell’Università di Milano-Bicocca - La nostra analisi ha cerca, svolta in Lombardia, mettendo a confronto un totale evidenziato che i pazienti contagiati dal virus hanno un pundi 6272 casi di pazienti affetti da grave infezione respiratoria teggio più alto nello score e e fanno un uso più frequente di determinata dal virus Sars-Cov-2 con 30.759 persone sane. farmaci antipertensivi, e sono più affetti da malattie cardiova«Gli antagonisti del recettore dell’angiotensina, i cosidscolari. Questo suggerisce che le manifestazioni cliniche del detti sartani, e gli Ace-inibitori sono tra i contagio si manifestano prevalentemente farmaci più utilizzati al mondo come tratin individui clinicamente fragili, e tra queLa ricerca italiana è stata tamenti di prima scelta per il controllo di sti in pazienti affetti da malattie cardioipertensione, scompenso cardiaco, malatvascolari e metaboliche. Tuttavia, farmaci pubblicata sulla rivista tie renali croniche e altre patologie cardiocome Ace-inibitori e sartani non sembrano scientifica New England vascolari. Questi farmaci sono capaci di avere alcun ruolo diretto nel favorire un aumentare l’espressione dell’enzima Ace2, maggior rischio di sviluppo o aggravamenJournal of Medicine considerato una porta d’ingresso per i vito dell’infezione». rus della famiglia Coronavirus e, da qui, è Lo studio ha incluso delle sotto-analisi nata l’ipotesi che i pazienti curati con queste terapie potessein modo da prendere in considerazione eventuali differenze ro essere maggiormente a rischio di infezione da Covid-19 – per sesso o per età (soggetti con più di 60 anni contro soggetti commenta Giuseppe Mancia,professore emerito all’Università con meno meno di 60 anni), ma in entrambi casi i risultati degli studi Milano-Bicocca – Lo studio ha invece mostrato che sono stati confermati, senza quindi evidenziare differenze sinon c’è nessun elemento di evidenza specifico a indicare che gnificative tra i diversi gruppi. Inoltre, è stata indagata anche chi è in cura con questi farmaci abbia un rischio diverso di l’ipotesi che il rischio per i pazienti in terapia con antipercontrarre il virus rispetto a chi non è in trattamento. È emerso tensivi non fosse solo un aumento della probabilità di essere che, rispetto al gruppo dei controlli, i pazienti affetti da Cocontagiati dal virus, ma di sviluppare la sintomatologia in forvid-19 fanno un uso maggiore del 10-13% di Ace-inibitori e ma più severa a causa dell’esposizione ai bloccanti del sistema sartani, ma anche di altri antipertensivi, come betabloccanti e renina-angiotensina. L’analisi ha smentito anche quest’ultima diuretici, e di altri farmaci come gli antidiabetici». ipotesi. (D. R.) Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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PRIMO PIANO

Premio GreenCare 2020 ad Alessia D’Angelo Conferita alla biologa la Medaglia di Riconoscenza Civica

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Associazione Premio GreenCare riconosce e sottolinea il valore di chi è impegnato nella cura, creazione, tutela e valorizzazione delle aree verdi negli spazi urbani. L’obiettivo è sensibilizzare gli amministratori pubblici e i semplici cittadini ad una maggiore attenzione e cura nei confronti delle aree verdi metropolitane, polmoni di ossigeno per i cittadini, ma anche importanti luoghi di aggregazione e svago. La Medaglia di Riconoscenza Civica è stata assegnata alla per l’anno 2020 è stata assegnata alla biologa Alessia D’Angelo, promotrice attiva della richiesta di sospensione di errati interventi sul verde urbano che avrebbero interessato numerosi alberi della specie Quercus ilex, leccio, quercia sempreverde mediterranea scelta spesso per le alberature in ambiente urbano perché presenta la caratteristica di adattarsi facilmente ad una vasta gamma di terreni e per essere una specie idrostabile, presentando elevata risposta fisiologica in carenza idrica. L’intervento, programmato erroneamente per fine aprile 2020 a Bagnoli, Napoli, avrebbe compromesso la nidificazione dell’avifauna e rischiato di danneggiare la chioma dei lecci che in primavera hanno crescita vegetativa, rendendo le piante suscettibili ad attacchi di patogeni. Inoltre i lecci appartengono alla famiglia delle fagacee, specie note per essere allergeniche, un intervento meccanico cosi invasivo avrebbe sollecitato la presenza di pollini nell’aria, causando le ben La biologa Alessia D’Angelo.

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note forme di rinite, congiuntivite e asma, sintomi che in piena emergenza coronavirus non era opportuno stimolare nella popolazione. Non appare un caso che sia stata una biologa ecologa a farsi promotrice come professionista e come cittadina della richiesta di sospensione di tale intervento chiedendo di rinviarlo in stagione opportuna, con una visione d’insieme in zoologia, botanica e allergologia che ha permesso un dialogo preciso ed efficace con Associazioni e Municipalità. Ricordiamo che la definizione di ecologia classica nasce nel 1866 ad opera dello scienziato e filosofo tedesco E. Haeckel, e da allora il suo carattere transdisciplinare ha assunto sempre maggior consapevolezza e completezza. Oikos logos lo studio della casa, lo studio quindi delle complesse relazioni che legano gli organismi e gli habitat è cresciuto di pari passo con le azioni e gli impatti antropici che modicano continuamente l’ambiente stesso. Il titolo di Ecologo è stato in passato troppe volte confuso e messo al pari di un ecologista, un paladino ambientale mosso da entusiasmo ed empatia, invece il Biologo Ecologo è un professionista che integra una visione d’insieme capace di fare da trait d’union in diversi campi e gruppi di lavoro spaziando dalla microbiologia alla legislazione vigente in campo ambientale. Con questo riconoscimento alla biologia, si auspica una sempre maggior presenza in ambito pubblico e privato della preziosa figura del Biologo Ecologo.


PRIMO PIANO

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Siglato il nuovo atto costitutivo dell’Ecba In Olanda è stato rinnovato lo statuto dei Biologi d’Europa

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l 7 febbraio 2020, ad Amersfoort, in Olanda, è stato firmato il duto da Harm Jaap Smit e vede il biologo Corrado Marino come vice nuovo atto costitutivo dell’Ecba, l’Associazione dei Biologi delle presidente con delega alla biologia clinica e alla sanità. Comunità Europee. La storia dell’Ecba inizia nel 1975, quando Questa nomina è scaturita dal lavoro progettuale di Marino le associazioni di biologi dei diversi paesi della CEE si sono assoesposto al meeting ECBA, tenutosi in Febbraio ad Utrethc, e ad altri ciate con lo scopo di sviluppare delle relazioni multilaterali tra i diversi suoi interventi programmatici illustrati a Bruxelles. «Il lavoro da lui stati europei per consentire un progresso equilibrato delle scienze bioegregiamente svolto – riporta il comunicato dell’Ecba - deriva da punlogiche, affinché queste potessero essere presentate in modo chiaro e tuali programmi intessuti grazie alle indicazioni della Dirigenza del comprensibile a industriali, accademici e al grande pubblico. All’Ecba nostro Ordine Professionale. Un’attività aperta verso la conoscenza aderiscono scienziati, accademici, industriali, referenti istituzionali e dell’importanza della Scienza ad ogni livello, sia scolastico educativo liberi professionisti provenienti da Paesi come Austria, Cipro, Belgio, sia mediatico; una maggiore coesione tra le svariate attività professioGermania, Spagna, Grecia, Irlanda, Italia, Norvegia, Portogallo, Svenali della costellazione europea dei Biologi e dei laureati in Scienze; zia, Turchia e Francia. una capacità di intervento sulla Commissione Europea per una più coL’iniziativa è nata da tre input. Quello del professor Haupt del erente e rapida esecuzione delle normative sulle qualifiche professioVerband Deutscher Biologen (VDBiol) della nali e sulla libera circolazione dei professionisti Repubblica federale di Germania, che ha conin Europa; una attività culturale e scientifica con tattato Dax Copp dell’Institute of Biology (lOB) L’associazione raccoglie biologi convegni da organizzare nelle capitali Europee del Regno Unito, esplorando le prospettive di provenienti da diversi Paesi anche per portare all’attenzione dei responsabili una più stretta integrazione delle attività tra le politici e della pubblica opinione la nostra cateeuropei e afferenti diversi associazioni di biologi in Europa. goria professionale e la sua incisiva valenza nel In questo incontro, avvenuto nella prima- settori di impiego della biologia tessuto economico e produttivo. L’Ordine dei vera del 1974 a Londra, si seppe che l’Ordine Biologi – prosegue il comunicato - potrà erigere Nazionale dei Biologi era in procinto di spostare il proprio vessillo in Europa, trasferire ai Collele sue attenzioni verso Bruxelles nel tentativo di unificare le associaghi europei quanto di importante ha saputo fare e ancora farà in Italia. zioni di biologi professionisti su base europea. Queste iniziative hanno I Colleghi italiani potranno ricevere informazioni e input in campi di facilitato la promozione di un’associazione di biologi in Europa. Dopo attività finora ancora non percorsi. L’Ordine Nazionale dei Biologi – un ulteriore incontro a Milano nell’autunno 1974, la “European Comconclude - si avvarrà nelle proposizioni progettuali anche di giovani munities Biologists Association (ECBA)” è stata formalmente fondata Colleghi che vorranno dare il proprio contributo, per apportare in nell’ottobre 1975 a Bonn (FRG). Europa una ventata di innovazione scientifica e normativa». L’Associazione, che vuole rappresentare la biologia e le bioscienze Negli anni, l’Associazione ha organizzato numerosi seminari a livello internazionale, ha lavorato per il sostegno del ruolo dei biologi su argomenti relativi alla biologia. Sono inoltre in progetto proin ambito europeo e per la promozione e la cooperazione tra le diverse grammi di studio dedicati agli studenti delle scuole primarie e seassociazioni rappresentative della categoria. Il Consiglio direttivo, orcondarie, al settore biomedico, dell’alimentazione, della sostenibigano supremo formato da delegati delle associazioni membri, è presielità e dell’energia. Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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CORONAVIRUS, IL RUOLO DELL’OMS ECCO COM’È ANDATA

Le accuse di Trump sulla sudditanza alla Cina, la difesa dell’Onu L’allerta pandemia durerà ancora a lungo Palazzo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Ginevra).

di Riccardo Mazzoni

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a polemica sul ruolo dell’Oms nell’affrontare la pandemia del Coronavirus è destinata a durare per anni, tra i colpevolisti come Trump che la accusano di aver ritardato l’allarme per sudditanza al governo cinese, e chi invece, a livello internazionale, difende il suo operato. Cerchiamo di ricostruire i fatti con una ricostruzione il più possibile obiettiva, riepilogando la cronologia di questi mesi terribili. Era partita bene l’Oms, quando a settembre aveva pubblicato un rapporto intitolato “Un mondo a rischio”, che parlava di una possibile, imminente epidemia su scala mondiale avvertendo i governi sulla possibilità di un’emergenza sanitaria globale. Il rapporto era chiaro: “C’è una minaccia molto reale di una pandemia in rapido movimento altamente letale, di un agente patogeno respiratorio che potrebbe uccidere da 50 a 80 milioni di persone e spazzare via quasi il 5 per cento dell’economia mondiale”. Allarme caduto purtroppo nel vuoto e nel mancato

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recepimento da parte di molti governi nazio- ciato la prima morte solo l’11 gennaio, e resta nali, ma poi è proprio l’Organizzazione mon- dunque il motivato dubbio che in quel mese diale della Sanità ad essere finita nel mirino cruciale l’interlocuzione tra Oms e Cina sia per le falle, i ritardi e le opacità nella gestione stata, per usare un eufemismo, quantomeno del Covid-19. Il nove aprile, nel mezzo del- lacunosa. Solo il 28 gennaio, inoltre, l’Oms si la bufera e mentre il contagio si diffondeva è decisa, dopo ben cinque rapporti tranquilpericolosamente nel mondo, è dovuta scen- lizzanti, a correggere da “moderata” ad “eledere in campo la stessa Onu per difendere vata” la minaccia dell’epidemia cinese per il il direttore generale dell’Oms Ghebreyesus resto del mondo. E la definizione di “pandall’accusa dell’amministrazione americana demia” per definire l’emergenza è stata data solo l’11 marzo, quandi essersi piegata agli do era noto ormai da interessi della Cina che l’ondata aiutando Pechino a A settembre scorso, l’Oms settimane epidemica interessava insabbiare le prime notizie sulla pande- aveva avvertito i governi sulla tutto il globo. sull’uso mia. Accusa tutta da possibilità di un’emergenza dei Anche test diagnostici, dimostrare, ma ci sono sanitaria globale la posizione iniziale fatti e circostanze che dell’Oms fu inizialfanno oggettivamente mente quella di racriflettere sul funzionamento della macchina dell’Oms: alcuni medi- comandarli solo ai casi sintomatici conci di Taiwan, ad esempio, la informarono – a clamati, per poi correggersi consigliando loro volta inascoltati - di aver scoperto che il ai governi di effettuare test generalizzavirus si trasmetteva da uomo a uomo. E’ or- ti a tutta la popolazione, a partire dagli mai accertato, poi, che in Cina il primo caso operatori sanitari. Ebbene: i Paesi come clinicamente diagnosticato risale al 2 dicem- la Corea del Sud o Taiwan che sono anbre, ma che il governo di Pechino ha annun- dati per la propria strada con l’uso siste-


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Come la Chinatown pratese ha dato scacco al Covid-19

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matico dei tamponi e il tracciamento dei contatti sono quelli che stanno uscendo meglio, e con i minori danni anche economici, dalla pandemia. Infine, anche sull’uso delle mascherine le linee guida dell’Oms non sono state all’altezza di un’organizzazione che ha il compito istituzionale di tutelare la salute del mondo, sostenendo che in caso di persone senza sintomi non c’è il rischio di contagio e che le mascherine non deve portarle nessuno, se non gli operatori sanitari che hanno in cura malati di Coronavirus, ignorando così il tasso di trasmissione dagli asintomatici. Un altro passo falso, insomma. Ora Mike Ryan, capo del programma di emergenze sanitarie dell’Oms, durante uno dei briefing sul Coronavirus, ha avvertito che sarà necessario fare ancora un lungo cammino per arrivare alla cosiddetta “nuova normalità”. Non si parla ancora, dunque, di revocare l’allerta pandemia. L’Oms non abbasserà il livello di allarme fino a quando – ha detto - “non disporremo di un significativo controllo del virus, di solidi sistemi di sorveglianza e di sistemi sanitari più forti”.

l governo di Pechino è sul banco degli imputati per il Coronavirus: 122 Stati membri dell’Onu si sono detti favorevoli a un’inchiesta per fare luce sulle circostanze e sulle modalità in cui la pandemia si è originata e diffusa dalla Cina al resto del mondo, non ritenendosi soddisfatti né delle indagini condotte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità né delle dichiarazioni ufficiali del presidente Xu Jinping, che ha offerto due miliardi di dollari per la lotta mondiale contro la pandemia; promettendo di mettere a disposizione di tutti il vaccino, se saranno gli scienziati di Pechino i primi a svilupparlo. Ma se la Cina è sotto accusa, c’è un’enclave cinese in Italia, quella di Prato, che ha saputo invece dare il buon esempio. All’inizio della pandemia Prato, dove vive la seconda comunità cinese d’Europa, era considerata la città più esposta al rischio Covid a causa dei 2500 cinesi che dovevano rientrare proprio in quei giorni dal Capodanno celebrato in patria Gli allarmi si sono moltiplicati di pari passo con le polemiche. Ebbene, Prato è stata finora uno dei capoluoghi che stanno uscendo meglio dall’emergenza sanitaria. Questo piccolo miracolo ha però una spiegazione empirica molto precisa, che deriva sia dai forti legami di solidarietà che caratterizzano le comunità cinesi sparse nel mondo, sia dall’antica vocazione all’obbedienza: c’è una catena di comando che ha funzionato alla perfezione e ha organizzato una ferrea cintura sanitaria per evitare i contagi. Quando il virus è arrivato in Italia la Chinatown pratese, che brulica sempre di gente dalle sei del mattino fino a mezzanotte, ha letteralmente chiuso i battenti, diventando d’improvviso, da un giorno all’altro, un quartiere fantasma. Questo perché c’è stata una regia tempestiva ed oculata dell’emergenza: decine di famiglie sono state spedite in quarantena sull’Appennino, in case prese in affitto all’Abetone e a Fiumalbo, e i cinesi rientrati dal Capodanno sono stati sottoposti a una doppia quarantena: la prima nello Zhejiang, dove il governo regionale aveva adottato misure rigorose che impedivano l’espatrio, e la seconda appena rientrati nelle abitazioni pratesi, applicando l’autoisolamento volontario. Senza dunque aspettare le indicazioni delle autorità italiane, i cinesi di Prato hanno importato dalla madrepatria le rigide misure di sicurezza che laggiù hanno alla fine dimostrato di funzionare: quarantena generalizzata e a turno, ogni tre giorni, un condomino va a fare la spesa per gli altri nuclei familiari in isolamento. Non solo: si rientra in casa lasciando fuori scarpe e vestiti e si riducono al minimo i contatti col mondo esterno, comprese le visite ai parenti, sostituite dalle videochiamate su Wechat. I cinesi di Prato, insomma, hanno giocato d’anticipo sul virus attraverso sacrificio, disciplina, solidarietà, autoisolamento e igiene scrupolosa, un atteggiamento responsabile che ha contribuito a fugare tra i pratesi i timori sul fatto che le migliaia di rientri dalla Cina potessero trasformare la città laniera in una zona rossa come quelle lombarde. R.M.

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a premessa è doverosa: trovarsi a governare un’emergenza come quella del Coronavirus non è stato facile per nessun governo al mondo, come dimostrano le difficoltà che stanno incontrando democrazie sperimentate e solide come Stati Uniti e Gran Bretagna. È stato uno tsunami a cui tutti erano impreparati e che sta mettendo a dura prova la tenuta dei sistemi sanitario, amministrativo ed economico. In Europa ne è uscita meglio la Germania, che ha potuto contare su fondamentali più solidi. L’Italia ha invece pagato prima il progressivo smantellamento della sanità di base, a cui si sono aggiunti gli errori forse inevitabili della gestione della prima emergenza, e poi la persistenza di una burocrazia ossessiva ed invasiva che ha reso difficile il funzionamento degli aiuti a un Paese in ginocchio dopo due mesi di lockdown. Il profluvio di decreti, Dpcm, ordinanze, direttive, comitati tecnici e task-forces ha prodotto un imbuto decisionale, comunicativo e funzionale che ha finito per penalizzare la stessa volontà politica del governo. Non è ammissibile, ad esempio, che dopo cento giorni dall’inizio dello stato d’emergenza nazionale ci fossero sono ancora quattro milioni di italiani che aspettavano i sostegni del decreto Cura Italia, tra cassintegrati in deroga e autonomi in attesa dei 600 euro. Il governo ha accelerato le procedure col decreto Rilancio, che però necessita di ben 98 decreti attuativi e contiene ben 622 rimandi ad altre leggi, tra le quali un decreto Regio del 1910. Ci sarebbero voluti da subito sussidi a fondo perduto, non prestiti alle imprese già indebitate, peraltro intralciati dalla pretesa di diciannove documenti e dalla ritrosia dei funzionari di banca ad elargirli per il timore di incorrere in inchieste penali. Certo, lo stanziamento è stato imponen-

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ZERO BUROCRAZIA E RIFORME STRUTTURALI. L’ITALIA ALLA PROVA DELLA RIPARTENZA Gli italiani hanno saputo gestire la pandemia del Covid-19. Ora il Paese si sta riavviando

te e all’altezza del momento: 80 miliardi di Gli italiani in questi mesi terribili haneuro in grado, si è detto, di movimentarne no dimostrato grande senso di responsa400, ma il fattore tempo era cruciale, ed è bilità, a parte qualche eccesso nelle prime stato purtroppo disatteso, mentre altri Pa- movide della riapertura: pur sfibrati dalle esi sono stati in grado di far piovere soldi autocertificazioni, dai controlli ossessivi freschi sui conti correnti in pochi giorni e dai codici Ateco non chiedevano tandall’inizio del blocco to, chiedevano solo produttivo. di poter tornare alla Il Covid-19 ha messoa dura vita normale magaPrendiamo la cassa integrazione: prova la tenuta dei sistemi ri con poche regole alla lacuna dei fondi chiare e con qualche sanitario, amministrativo mancanti per la cig di soldo in tasca per poluglio e agosto, con i ter riaprire le attività. ed economico titolari delle aziende Invece si sono trovati costretti dal governo divisi tra garantiti e a non licenziare, si aggiunge un altro grave non garantiti, con milioni di imprese e di problema: per molti lavoratori gli anticipi famiglie, di commercianti, di artigiani e di dell’Inps arriveranno solo a inizio luglio. partite Iva che non hanno visto un euro. Si tratta di ritardi drammatici per famiglie Prima è toccato a medici e infermiegià in estrema difficoltà che stentano ad ri – a cui è come premio sono arrivate arrivare a fine mese. Ritardi che purtrop- solo briciole - combattere il virus a mani po, decreto dopo decreto, hanno conti- nude, e lo stesso destino viene purtroppo nuato ad accumularsi. riservato agli operatori economici, molti


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dei quali hanno coraggiosamente riaper- vitale dei nostri centri storici. E attenzioto ma rischiano di trovarsi davanti a un ne: il dato forse più drammatico è che in bivio drammatico: chiudere o fallire. Ci queste settimane l’usura è aumentata del vuole liquidità vera e non solo promessa 50%: chi ha lavorato una vita rischia di per non far chiudere le aziende e per ri- vedersi “confiscare” la propria impresa mettere in circolo i consumi, ma in tutti i dalla criminalità a causa dei ritardi dello decreti non c’è alcun Stato nel far arrivare incentivo a spendere i sussidi. Ora sarà importante evitare per il consumatore Ora che siamo in finale attraverso de- la desertificazione produttiva piena fase due, è giutrazioni per la spesa. sto far rispettare le del Paese e la morte C’è il bonus monoregole di sicurezza, pattino, è vero, ma ma serve buonsenso, delle piccole aziende forse quei 120 milionon sceriffi o un’inni avrebbero potuto fornata di sessantaessere impiegati molto meglio, e c’è il mila improvvisati assistenti alla vigilanza bonus per le ristrutturazioni, cosa buona pescati tra i percettori di reddito di cittache diventerà ottima se verrà esteso an- dinanza e disoccupati. La sicurezza è una che alle seconde case. cosa seria, e già si sono verificati spiacevoMa prima di tutto bisogna evitare la li eccessi durante i controlli operati dalle desertificazione produttiva del Paese e la forze dell’ordine. Si devono dunque far rispettare le morte di milioni di piccole imprese, dei negozi storici che costituiscono la linfa norme di precauzione, ma non si può

caricare sul negoziante, sul barista, sul ristoratore anche l’onere dei controlli. È l’autorità che fa le leggi e deve farle rispettare. I commercianti hanno dovuto già caricarsi sulle spalle le spese per la sanificazione, ora non possono anche rischiare maximulte: oltre il danno, si aggiungerebbe la beffa. Chi vuol bene all’Italia non può che auspicare che il decreto Rilancio sblocchi davvero la situazione, e che i soldi a pioggia stanziati dal governo arrivino a destinazione. Poi ci vorrà molto altro: un piano strategico di investimenti e un forte progetto riformatore per non disperdere in altri rivoli assistenziali i finanziamenti che arriveranno dall’Europa. Ma intanto va tamponata subito l’emergenza economica perché in autunno non si trasformi in rabbia sociale. Per far questo non servono gli approcci ideologici: la maggioranza, ad esempio, ha trovato l’accordo per una sanatoria di 600 mila immigrati: scelta politicamente legittima ma che non risolve affatto i problemi del lavoro sommerso e non rilancia nemmeno l’agricoltura. Gli imprenditori agricoli avevano chiesto a gran voce i voucher e i corridoi verdi per far rientrare gli immigrati stagionali già utilizzati nei precedenti raccolti, e ora stanno pagando di tasca loro i voli charter per trasportarli in Italia e non far marcire i prodotti. Bisogna quindi cambiare passo: in Italia c’è prima di tutto un eccesso di leggi, troppe, illeggibili, che configurano un eccesso di potere, spesso incomprensibile e per questo ancora più insidioso. Zero burocrazia dappertutto, soprattutto per cantieri e infrastrutture, che sono il vero volano per la ripartenza del Paese, e più fiducia a cittadini e imprese. È il momento che chi governa dimostri di essere all’altezza degli italiani e del modo con cui hanno saputo affrontare la pandemia. (R. M.). Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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INTERVISTE

ANNA BAGNATO E LA RICERCA SUL TUMORE ALLE OVAIE Ogni anno circa 5.300 donne sono colpite da questo carcinoma

di Carmine Gazzanni

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na donna che lavora e studia con le donne e per le donne. Anna Bagnato, responsabile dell’Unità di modelli preclinici e nuovi agenti terapeutici dell’Istituto nazionale dei tumori Regina Elena, grazie anche al fondamentale supporto dell’Airc da anni porta avanti la sua battaglia contro il tumore ovarico: «I numeri – spiega la biologa – ci dicono che circa una donna su tre sarà colpita da un cancro nel corso della vita. Un impegno eccezionale che non può permettersi battute d’arresto, per contrastare tutti i tipi di cancro che, solamente nel 2019, in Italia hanno colpito circa 175 mila donne». E non ci si può permettere battute d’arresto neanche nel pieno di una crisi pandemica come quella che stiamo vivendo. Ma anzi l’emergenza «smaschera la vulnerabilità dell’intera comunità e soprattutto delle persone più fragili, esposte a rischi maggiori. E di fronte a questi pericoli solo la ricerca scientifica può prevenire e curare». Dunque è fondamentale continuare a sostenere la ricerca? «Assolutamente sì. Le pazienti beneficiano oggi dei risultati che i ricercatori hanno ottenuto grazie a lunghi anni di studi. La ricerca è l’unica possibilità per un futuro sempre più libero dal cancro». Il suo team è quasi tutto al femminile: donne che lavorano per le donne? «Il mio team, formato prevalentemente da ricercatrici, studia i meccanismi che regolano la crescita e la progressione di un tumore che colpisce ogni anno circa 5.300 donne: il carcinoma ovarico. Solamente il 40% delle donne con carcinoma ovarico curate in Italia supera il quinto anno dalla diagnosi. Purtroppo in questo tumore la diagnosi precoce è ancora difficile e spesso presenta un alto tasso di recidiva e di resistenza ai farmaci. Per superare questi problemi, con il sostegno della Fondazione AIRC, stiamo cercando di sviluppare nuove combinazioni

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terapeutiche capaci di ridurre la resistenza molecolari delle future linee di ricerca volte ai farmaci. La campagna dell’Azalea della allo sviluppo di nuove terapie molecolari nel Ricerca della Fondazione AIRC, attiva per carcinoma ovarico». tutto il mese di Maggio, intende sottolineaI mesi di lockdown che abbiamo vissure una volta di più la centralità della ricerca to e la lenta ripartenza hanno inciso anche scientifica nella battaglia contro il cancro nella ricerca sul cancro? delle donne». «Nei mesi di lockdown abbiamo deciPerché questa scelta? Ci si è “trovata” so di riprogrammare l’attività di ricerca nei oppure sono intervenute anche altre ragio- laboratori dell’Istituto che si trovano in un ni? “open space”, dove non sempre si può lavo«La passione per la ricerca inizia tra i rare mantenendo il distanziamento sociale. banchi del liceo per proseguire con la laurea Per questo motivo abbiamo deciso di ridurin Scienze Biologiche re sensibilmente le e la specializzazione presenze, rallentando in Patologia Gene- Le pazienti beneficiano oggi la ricerca senza ferrale all’Università dei risultati che i ricercatori marla. Ci siamo trova“Sapienza” di Roma. ti a prendere decisioni hanno ottenuto grazie L’esperienza formadifficili su quali espetiva più importante rimenti essenziali cona lunghi anni di studi è sicuramente quella tinuare, e quali riprovissuta nei due anni grammare nei tempi in Maryland, ai National Institutes of He- successivi all’emergenza. A turno alcune alth di Bethesda, accanto all’endocrinologo ricercatrici del mio team hanno frequentato Kevin J. Catt, che in quel periodo pubblicò i laboratori proseguendo i loro esperimenti, studi importanti sull’endotelina, un pepti- per portare avanti in particolare il progetto de con noto effetto vasocostrittore, di cui di ricerca volto ad identificare nuove vulsi stavano scoprendo alcune funzioni sulla nerabilità nelle cellule di carcinoma ovariregolazione ormonale. In quegli anni ho co farmaco-resistenti per sviluppare nuove condotto importanti studi sulla famiglia dei strategie terapeutiche. La ripresa delle attirecettori accoppiati a proteine G, di cui fa vità di ricerca in laboratorio ha richiesto una parte il recettore dell’endotelina, per fattori nuova organizzazione del lavoro. Noi stiadi crescita autocrini e paracrini dell’ovaio. mo affrontando la fase due della pandemia Quegli studi hanno rappresentato le basi osservando tutte le indicazioni normative


INTERVISTE

Nell’immagine grande, un modello di utero con ovaie in 3D. Nel riquadro, Anna Bagnato.

per raccogliere e diffondere informazioni a beneficio dei pazienti oncologici e dei loro caregiver, ma affinché la ricerca sul cancro non si fermi, abbiamo bisogno del continuo sostegno di tutti. Quest’emergenza ha fatto comprendere la centralità della ricerca scientifica, perché nella ricerca risiede la possibilità di identificare nuovi percorsi di cura. Credo che proprio in questo periodo questa convinzione, che in noi ricercatori è connaturata, è ampiamente condivisa dall’intera comunità». della Regione Lazio e del Ministero della Per via del distanziamento sociale Salute. Tutto il personale presente in labo- com’è cambiato - e cambierà - nel lavoro in ratorio utilizza i Dispositivi di Protezione laboratorio? Individuale (DPI) e continua a mantenere «Questo momento di estrema diffile distanze di sicurezza, evitando assembra- coltà mi ha fatto ancor più capire la vera menti e mettendo in atto tutte le misure di natura delle ricercatrici del mio gruppo: i contenimento di esposizione al virus. Nella loro sguardi sopra le mascherine rivelano fase 2, abbiamo cercato di ripartire subito a la passione, la tenacia ed il coraggio con pieno ritmo mettendo il nostro massimo im- cui s’impegnano a dare il meglio di sé nel pegno: è un dovere nei confronti dei pazien- portare avanti il proprio lavoro. Non si sono ti oncologici e dei sostenitori della ricerca fermate, continuando a lavorare anche da finanziata da AIRC». remoto, dimostranViviamo oggi una do continuamente di incredibile emergenza Purtroppo in questo tumore “esserci” e di poter che, tuttavia, ha per- la diagnosi precoce è ancora contare su di loro anmesso di comprendeche in questo periodo difficile e c’è un alto tasso dove il tempo sembra re l’importanza della ricerca scientifica e sospeso, consapevoli di recidiva dei finanziamenti a che la ricerca non si questa dedicati. Crepuò fermare perché il de che faremo tesoro di tale situazione? cancro non aspetta». «Quest’emergenza smaschera la vulneUna sorta di voglia di ripartire il prima rabilità dell’intera comunità e soprattutto possibile… delle persone più fragili, esposte a rischi «Che è condivisa da tutti noi ricercatori. maggiori. E di fronte a questi pericoli solo la Ed esprime pienamente i valori e gli ideali di ricerca scientifica può fornirci strumenti di tutta la comunità scientifica, sempre volta a prevenzione e di cura. Tutti noi ricercatori porre il paziente oncologico al centro della sappiamo bene che il paziente oncologico ricerca e della cura. Con la riorganizzazione affronta una sfida particolarmente difficile del lavoro attuata in laboratorio, dobbiamo in quest’emergenza e rimane ancora di più fare lo sforzo di ripartire subito per trovare al centro delle nostre ricerche. Per questo più in fretta risposte e nuove terapie». mettiamo la nostra competenza e il nostro Quali sono i consigli per un paziente massimo impegno al servizio della società oncologico al tempo del coronavirus?

«La diffusione dell’infezione da Covid-19 ha messo in allarme i pazienti oncologici, che sono le persone più fragili, maggiormente esposte al rischio di infezioni e di complicanze. Durante questa emergenza i pazienti oncologici devono restare al centro della cura. Per questo motivo gli Istituti oncologici si sono riorganizzati, tenendo sempre al centro la sicurezza del paziente, programmando visite di follow-up e di screening su base individuale, o mediante il progetto di consegna a domicilio di farmaci oncologici e biosimilari, per limitare i rischi per i pazienti. Inoltre in quest’emergenza, gli strumenti digitali possono consentire la presa in carico del paziente e garantire la continuità di cura. Il nostro Istituto ha reso disponibile in teleassistenza (IFOconTeOnline) un servizio gratuito di consulenza a distanza, per mantenere con sistemi innovativi, la relazione con il paziente oncologico».

Chi è

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nna Bagnato nasce a Reggio Calabria, il 16 maggio 1960. Dopo la laurea in Scienze Biologiche presso l’Università Sapienza di Roma nel luglio 1984; fino al 1989 è ricercatrice presso l’Istituto Nazionale Cancro Regina Elena (IRE) di Roma. Per due anni ha lavorato in Maryland, ai National Institutes of Health di Bethesda, accanto all’endocrinologo Kevin J. Catt. Fino al 2008 è stata capogruppo del laboratorio di patologia molecolare all’Ire, diventando poi oggi responsabile dell’Unità di modelli preclinici e nuovi agenti terapeutici dell’Istituto nazionale dei tumori Regina Elena, e uno dei nomi più attivi tra i ricercatori supportati dall’Airc.

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INTERVISTE

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n biologo. Un fotografo. Un nuotatore subacqueo. Tutte queste cose insieme. O, più semplicemente, «un amante del mare che, dopo più di mille immersione, ancora riesce a provare una sensazione indescrivibile ogni volta che sono in profondità». Le foto di Pasquale Vassallo fanno ormai il giro del mondo da anni. In ogni parte del globo conoscono una delle tecniche più complicate, di cui lui è indiscutibilmente uno dei più bravi: lo split, ovvero la capacità di immortalare momenti, situazioni, animali marini, mostrando per metà il mondo sottomarino e per metà quello terrestre. «È una modalità che mi piace molto – racconta Vassallo, con un’incredibile umiltà – in questo modo riesco a far capire come ogni cosa sia sempre e comunque parte di un tutto». In questa quarantena lei ha avuto la possibilità di immergersi nonostante il lockdown. Che “mare” ha trovato? «Splendido. Attenzione, però: non vorrei essere frainteso. Per ripulire il mare ci vorrebbe una quarantena lunga quarant’anni. Ciò che però mi ha notevolmente sorpreso è la pulizia soprattutto da un punto di vista di inquinamento acustico». Cioè? «Sicuramente il mare era più pulito con lo stop alla produzione industriale e a quella dei ristoranti. Ma è “silenzio assordante” di alcuni luoghi a lasciare senza fiato. Le racconto un episodio». Prego. «In questo periodo ho fatto diverse immersioni nella variopinta Marina Corricella, a Procida, nell’area marina protetta “Regno di Nettuno”: la consistente riduzione dell’inquinamento acustico e del traffico da diporto, il mare delle isole di Ischia, Vivara e Procida si mostra in ottima salute. Sentivo solo il rumore degli uccelli, nessuna barca, nessun rumore “artificiale”. È stato meraviglioso. E questo spiega perché nelle ultime

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IL “SILENZIO ASSORDANTE” DEL MARE IN QUARANTENA Intervista al fotoreporter Pasquale Vassallo, una vita tra mare, natura e biologia

settimane abbiamo letto di delfini che si sono ne. Ma molto spesso capita che trovo decisaavvicinati ai porti, di tonni ritrovati in posti mente altro, anche di inaspettato. E questa è in cui non si vedevano da anni. Gli anima- la meraviglia che si nasconde nel mio lavoro e li, nel silenzio della natura, si sentono meno che mi spinge ad immergermi sempre». spaventati. Io per primo sono riuscito a fotoQual è l’obiettivo dei suoi scatti? Solo grafare in questi giorni il pesce luna: ero sulla bellezza estetica o c’è dell’altro? motovedetta della Guardia costiera quando «Ovviamente non voglio fermarmi al l’abbiamo visto. Sono mero scatto. Non c’è subito sceso in acqua solo bellezza estetica. e l’ho immortalato. E Ciò che però mi ha sorpreso Provo sempre a domi creda: non è facile cumentare un evento. è la pulizia soprattutto essendo un animale Ho realizzato diverse da un punto di vista di molto veloce e sopratfoto per documentare, tutto molto sensibile ai ad esempio, la conserinquinamento acustico rumori. Merito, come vazione degli animali e detto, della notevole la loro capacità di aderiduzione dell’inquinamento acustico». guarsi ad ambienti e situazioni nuove. AnLei ora sta lavorando in varie Aree Ma- che, paradossalmente, con l’inquinamento: rine Protette. Quando decide di immergersi ho spesso trovato infradito con granchi che e, soprattutto, cosa pensa di trovare ogni depongono uova o molluschi che si riparano volta? sfruttando le lattine. Ovviamente tutto que«In realtà non so mai cosa posso trovare sto non dovrebbe mai e poi mai accadere, ma quando mi immergo. Certo: scelgo dei posti, è incredibile la capacità di questi animali di degli orari determinati perché posso immagi- dare sempre una risposta». nare che ci sia questo pesce o questa situazioUn approccio biologico, dunque.


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Pasquale Vassallo.

«Assolutamente sì. Io ho sempre avuto la possa insegnarci qualcosa nel rapporto uopassione per la fotografia e per le immersio- mo-natura? «Guardi, a me piace essere ottimista, lo ni, ma prima fotografavo ciò che mi piaceva, spesso non conoscendo a fondo il perché di sono sempre stato. E credo che l’uomo abquella situazione. Ora, invece, conosco ciò bia già avuto prova di cosa voglia dire avere che fotografo ancor prima di scattare. Pro- comportamenti diversi nel rapporto con la prio questa volontà mi ha spinto a conclude- natura. Non guardiamo soltanto alle responre gli studi in Biologia. sabilità delle grandi In questo modo cerco istituzioni, ma cominSe non fosse per di dare anche una vaciamo da noi stessi, lenza scientifica al mio cominciamo dai nostri i biologi, i fotografi come comportamenti: sono lavoro, che prima mi me non saprebbero questi innanzitutto mancava». che devono cambiare. Però diciamo la cosa fotografano Se ancora non capiaverità: il suo lavoro mo che, ad esempio, fotografico arricchisce anche la conoscenza scientifica a sua volta… i cotton-fioc che usiamo per la nostra igiene «(ride) Le rispondo con le parole che mi personale, se buttati nel gabinetto finiscono disse una volta un mio professore di Biologia: in mare e creano enormi problemi agli ani“Se non fosse per i fotografi, noi biologi non mali, significa che c’è ancora tanto da fare. conosceremmo molte cose di cui parliamo”. Da qui, da queste piccole e cattive abitudini, A me piace aggiungere, però, anche che se dobbiamo partire». Ultima domanda: la prossima immersionon fosse per i biologi, i fotografi come me ne quando è prevista? non saprebbero cosa fotografano». «Domani, ovviamente». (C. G.) Crede che questo periodo di quarantena

Chi è

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otografo subacqueo, laureato in produzioni marine presso l’Università di Napoli “Federico II”, studioso dell’ecosistema marino, Pasquale Vassallo nasce a Napoli nel 1970. Ha imparato sin da piccolo ad amare il mare e ad immergersi in apnea alla ricerca di polpi e ricci. Con il passare degli anni, la passione per il grande blu, si è evoluta in pura esplorazione del mondo sommerso. Le sue foto ed i suoi articoli sono stati pubblicati su importanti riviste nazionali e internazionali, tra queste: National Geographic, Tauchen, Dive Master, Discovery Magazine, Le Figarò, GeoMagazine e molte altre. Numerosi i premi e riconoscimenti in tutto il mondo, tra cui il prestigioso “Plongeur d’Or” nel 2011 di Marsiglia.

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SALUTE

di Marco Modugno

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a Società italiana di pediatria (Sip), ha pubblicato sul suo sito una raccolta dati, realizzata da Alessandra Marchesi e Isabella Tarissi de Jacobis, di Pediatria Generale e Malattie Infettive dell’Ospedale Bambino Gesù, e Mariacristina Maggio, della Clinica Pediatrica Università di Palermo, sulla possibile insorgenza della Malattia Kawasaki in bambini colpiti da Covid-19. Si è parlato molto della sindrome di Kawasaki (MK) in queste settimane, una malattia assai rara, molto comune nei bambini giapponesi, ma che colpisce in tutto l’emisfero. In Italia annualmente si contano 14 casi ogni 100mila bambini. Circa l’80% è sotto i 5 anni, con un picco di incidenza nei primi 2 anni di vita. È più comune nei maschi, ed ha un tasso di contagio più elevato tra fine inverno ed inizio primavera. Fu descritta per la prima volta nel 1967 dal Giapponese, Tomisaku Kawasaki, pediatra da cui ha preso il nome. «Si tratta di una malattia che causa un’infiammazione della parete di alcuni vasi sanguigni, in particolare delle arterie coronarie, che possono dilatarsi in alcuni tratti causando aneurismi, perciò è fondamentale eseguire una ecocardiografia. L’infiammazione si limita da sola nel tempo - rassicurano le dottoresse - la malattia può guarire da sola, ma senza una terapia adeguata i vasi del cuore vengono colpiti più frequentemente nel 15-25% dei casi». Si presume che alla base della MK ci sia una causa scatenante infettiva- si legge nella FAQ della Sip – data la presenza di diversi batteri e virus, nei bambini con MK, ma nessuno responsabile della malattia. I soggetti con una predisposizione genetica sono molto più colpiti, lo testimonia il fatto che è più frequente nella popolazione asiatica, con una maggiore incidenza nei fratelli, soprattutto nei gemelli.

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MALATTIA DI KAWASAKI IN ITALIA COLPISCE ANNUALMENTE 14 BIMBI OGNI 100MILA Lo studio della Società italiana di pediatria spiega le caratteristiche di una patologia rara

Inoltre abbiamo casi di MK in figli di ge- specifico - assicurano le studiose- né di nitori a loro volta colpiti nell’infanzia. La laboratorio né strumentale, è per forza di MK si manifesta con febbre alta per oltre cose clinica, basandosi su febbre alta per 5 giorni, variamente associata a congiun- oltre 5 giorni associata ai sintomi elencati. tivite bilaterale, alterazioni delle labbra Si parla di forma tipica in presenza di e della bocca (arrossamento, secchezza) 4/5 sintomi, incompleta se presenta 2/3 eruzione cutanea, sintomi e atipica se ci arrossamento del sono sintomi diversi. palmo delle mani e Circa l’80% degli affetti dalla Trarre una diagnosi della pianta dei piedi malattia ha meno di 5 anni, di MK è molto come/o gonfiore di mani plicato dato che quecon un picco di incidenza e dei piedi, arrossasti sintomi non sono mento e desquamatipici solo di questa nei primi 2 anni di vita zione dell’area del malattia pediatripannolino, tumefaca. L’evoluzione nei zione dei linfonodi del collo (monolatera- bambini con MK è molto variabile, nei le). I sintomi hanno durata variabile, an- casi dove l’ecocardiografia non mostra che molto breve, in alcuni casi si associano danni delle coronarie o interessamento del altre manifestazioni della malattia come cuore, anche in età adulta non sembrano (irritabilità, diarrea, vomito, dolori addo- avere problemi cardiaci maggiori rispetto minali, interessamento del fegato, delle ar- a chi non ha avuto la sindrome. ticolazioni, della parete e delle valvole del Gli studi però suggeriscono che la macuore). La diagnosi, non essendoci un test lattia possa produrre un’alterazione del


SALUTE © Immersion Imagery/www.shutterstock.com

metabolismo dei grassi e che i pazienti col- causato da una occlusione trombotica di piti da MK - sottolinea la ricerca pubblica- un’arteria ristretta o dilatata, proprio per ta sul sito della Sip - abbiano una pressione questo si adotta la terapia con ASA e antiarteriosa più elevata, per cui è opportuno coagulanti con lo scopo di prevenire quemonitorare questi bambini nel tempo. sta occlusione. Per la cura della Sindrome Dove c’è stato un interessamento di Kawasaki, la terapia adotta l’uso di fardelle coronarie le maci volti a diminualterazioni si modiire l’infiammazione, Tra i sintomi c’è febbre alta, riducendo i sintomi ficano nel tempo: il 50/67% degli aneupiù acuti. congiuntivite bilaterale, rismi coronarici Lo scopo princiscompare entro 1-2 eruzioni cutanee e tumefazioni pale è quello di preanni dall’inizio della venire la comparsa ai linfonodi del collo malattia, soprattutto degli aneurismi cose aneurismi piccoronarici. 1) Immuli e se il bambino non aveva compiuto noglobuline endovena (IVIG): rapprel’anno di età al momento della diagnosi sentano il trattamento “protettivo” per di MK. Le arterie coronariche in cui per- eccellenza per le coronarie: si eseguono sistono le anomalie possono rimanere di- entro il 10° giorno di malattia, dietro conlatate o restringersi, diventando tortuose senso dei genitori e dopo aver eseguito un prelievo per epatite B, epatite C e HIV. 2) o occludersi. La principale causa di morte nella Cortisone (Metilprednisolone): Si esegue MK è appunto l’infarto miocardico acuto in casi selezionati (età, indici di flogosi,

interessamento cardiaco) è la somministrazione di un bolo di cortisone dopo la prima infusione di Immunoglobuline. 3) Aspirina (ASA): A dosaggio maggiore (antinfiammatorio), 4 volte al giorno, fino a 48 ore dalla scomparsa della febbre; a dosaggio minore (antiaggregante), una volta al giorno, per 8 settimane dall’inizio della malattia in pazienti senza alterazioni coronariche, per tempo indefinito nei bambini con interessamento delle coronarie. Nei bambini con aneurismi delle coronarie è necessario associare un farmaco anticoagulante. Non è possibile poter prevenire con anticipo la Kawasaki, poiché a tutt’oggi sono ancora sconosciute le cause – affermano le dottoresse – però si può intervenire con immediatezza in presenza di alcuni sintomi: “In caso di febbre persistente e altri sintomi, far valutare immediatamente il piccolo da un pediatra - consigliano le tre studiose. Nei bambini con diagnosi certa di MK e in trattamento con aspirina, evitare contatti con persone affette da varicella o da influenza per il rischio di sindrome di Reye. Nei bambini trattati con immunoglobuline per la MK i vaccini contro morbillo, rosolia, parotite e varicella devono essere posticipati di dieci mesi dopo la somministrazione delle IVIG. È consigliato vaccinare contro l’influenza i bambini che hanno avuto la MK e che assumono aspirina. Per quanto riguarda l’attività sportiva, non ci sono restrizioni per i pazienti senza dilatazione coronarica o con dilatazione transitoria dopo la sospensione dell’aspirina. Per gli altri pazienti l’idoneità all’attività sportiva dovrebbe essere fornita da Centri con provata esperienza: le restrizioni sono legate ai risultati dei test di funzionalità cardio-vascolare- concludono- oltre che alla terapia in corso (anticoagulanti, antiaggreganti piastrinici). Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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SALUTE

di Chiara Di Martino

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ale madre, tale figlio. L’antico detto popolare sembra essere valido anche quando si parla di microbioma intestinale, cioè quelle comunità microbiche nell’intestino vitali per la digestione umana, il metabolismo e la resistenza alla colonizzazione da parte di agenti patogeni. Nei neonati e nei bambini fino a tre anni d’età, la sua composizione cambia frequentemente. Ma da dove provengono questi microbi? Fino a poco tempo fa, gli scienziati erano stati in grado di analizzare il microbioma intestinale tra le 500 e le 1.000 diverse specie batteriche che hanno principalmente un’influenza benefica: tanto per fare qualche esempio, stimolano il sistema immunitario, mantengono la regolare funzionalità intestinale, agiscono da barriera contro le infezioni, attivano diverse funzioni metaboliche utili per la salute, assorbono nutrienti e minerali. Solo più recentemente i ricercatori sono stati in grado di identificare singoli ceppi all’interno di una singola specie usando potenti strumenti genomici e supercomputer che analizzano enormi quantità di dati genetici. Dagli Stati Uniti, in particolare dalla University of Alabama at Birmingham, arriva un nuovo tassello per lo studio di queste “comunità”: i ricercatori hanno infatti utilizzato il loro metodo “fingerprint” per scoprire che un mosaico individualizzato di ceppi microbici viene trasmesso al microbioma dell’intestino infantile da una madre che partorisca attraverso il parto vaginale. Per arrivare a questo risultato, hanno analizzato i database metagenomici esistenti di campioni fecali da coppie madre-bambino, confrontandoli con la medesima trasmissione nel topo. Si parla di “impronta digitale” perché l’insieme dei microrganismi presente nel tratto gastrointestinale può essere considerato il nostro secondo codice genetico: differisce da persona a persona in base all’a-

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limentazione, allo stile di vita e ad eventuali luppo e integrativa dell’ateneo statunitense. farmaci assunti. Lo studio ha utilizzato uno strumento «I risultati della nostra analisi dimostra- bioinformatico di tracciamento dei ceppi no che molteplici ceppi di microbi materni precedentemente sviluppato presso la UAB, (anche quelli presenti in minore quantità chiamato “Window-based Similarity Sinnella comunità fecale materna) possono es- gle-nucleotide-variant o “WSS”. La coppia sere trasmessi durante madre-figlio non è inla nascita per stabilire fatti il primo oggetto una diversa comunità Dalla University of Alabama di ricerca del gruppo, microbica dell’intestiche ha già esplorato at Birmingham, arriva un no infantile - ha afferquesta trasmissione nuovo tassello per lo studio in altre relazioni: nel mato Casey Morrow, professore emerito del 2017, hanno scoperto di queste “comunità” Dipartimento di Bioche i microbi fecali logia cellulare, evoludi un donatore - usati tiva e integrativa dell’UAB -. La nostra ana- per trattare i pazienti con infezioni ricorrenlisi fornisce nuove intuizioni sull’origine dei ti da Clostridium - sono rimasti nei riceventi ceppi microbici nella complessa comunità per mesi o anni dopo il trapianto. Nel 2018, microbica del bambino». Alla ricerca hanno hanno dimostrato che i cambiamenti nel lavorato anche Hyunmin Koo, del Diparti- tratto gastrointestinale superiore attraverso mento di genetica e genomica dell’UAB, e la chirurgia dell’obesità hanno portato alla Braden McFarland, assistente professore al nascita di nuovi ceppi di microbi. Nel 2019, Dipartimento di biologia cellulare, dello svi- hanno analizzato la stabilità di nuovi ceppi


SALUTE

IMPRONTA DIGITALE MICROBICA: TALE MADRE TALE FIGLIO? Come avviene la trasmissione del microbioma intestinale

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La “nuvola” di microbi

L’ © Manjurul Haque/www.shutterstock.com

In un secondo studio, usando un set di negli individui dopo i trattamenti antibiotici e, all’inizio di quest’anno, hanno scoperto dati di nove donne presi in momenti diversi che i gemelli adulti, di età compresa tra 36 durante la gravidanza, è emerso che in sette e 80 anni, condividevano un certo ceppo o donne si sono verificate variazioni di ceppi più ceppi per periodi di anni e persino de- nelle singole specie. cenni, dopo aver iniziato a vivere separati gli «I risultati dei nostri studi supportano uni dagli altri. una riconsiderazione Una tendenza del contributo di diOra va riconsiderato il confermata anche da versi microbi materni quest’ultimo studio, contributo di diversi microbi alla comunità microin cui sono stati trobica enterica infantimaterni alla comunità vati diversi modelli le - ha detto Morrow individuali specifici di microbica enterica infantile -. La costellazione di condivisione del cepceppi microbici che po microbico tra maabbiamo rilevato nei dri e bambini. Tre coppie madre-bambino neonati ereditati dalla madre era diversa in hanno mostrato solo ceppi correlati, mentre ogni coppia madre-bambino. Dato il ruolo una dozzina di bambini presentavano un riconosciuto del microbioma nelle malattie mosaico di microbi correlati e microbi non metaboliche come l’obesità e il diabete di correlati. È possibile che questi ultimi pro- tipo 2, i risultati del nostro studio potrebvenissero comunque dalla madre, ma in lei bero aiutare per spiegare ulteriormente la non erano il ceppo dominante e per questo suscettibilità del bambino alle malattie metaboliche riscontrate nella madre». non erano stati rilevati.

impronta digitale microbica è talmente unica da poter essere utilizzata, potenzialmente, anche… dalla polizia scientifica: uno studio del 2015 dell’Università dell’Oregon ha infatti studiato la “nuvola personalizzata” di microbi lasciata da ogni essere umano, talmente univoca da poter condurre al legittimo “proprietario”. Il team di ricerca ha studiato l’aria di una stanza sanificata in cui si trovavano 11 persone. «Ci aspettavamo di rilevare il microbioma umano nell’aria attorno a ciascuno, ma siamo rimasti sorpresi dal riuscire a identificare la maggior parte degli occupanti della stanza - ha spiegato all’epoca il primo autore dello studio James Meadow - provando per la prima volta che ciascuno emette la propria nuvola personalizzata di microbi». Lo studio ha dato risultati entro le 4 ore dal passaggio di una persona in una stanza ed è stato condotto analizzando microbi presenti nel corpo, per esempio lo streptococco che si trova in bocca, il propionibacterium e il corynebacterium che invece abitano sulla pelle. Il lavoro ha evidenziato come la chiave per l’identificazione del singolo individuo sia la diversa combinazione di questi batteri.

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SALUTE

È LA CELLULA MADRE A DECIDERE SE LA CELLULA FIGLIA SI DIVIDERÀ L’importante scoperta all’Università del Colorado sulla persistenza della memoria dei fattori di crescita

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er quarant’anni, ricordano i ricercatori della University of Colorado (UC) di Boulder, ogni studente ha imparato che il fondamentale processo della divisione cellulare si programma nella prima fase di vita della cellula stessa. È quello il periodo in cui si stabilisce quando e se una cellula nata dalla divisione della cellula madre a sua volta genererà altre cellule. Ma uno studio sviluppato da un team dell’Università del Colorado e pubblicato sulla rivista Science apre nuove importanti frontiere su ciò che sappiamo del ciclo cellulare. «Abbiamo visto qualcosa di diverso rispetto a ciò che da tempo è scritto nei libri sull’argomento», ha spiegato Sabrina Spencer, autrice senior dello studio e ricercatrice del dipartimento di Biochimica dell’università e del BioFrontiers Institute. I ricercatori hanno scoperto che in realtà è la cellula madre a determinare se le sue cellule figlie si divideranno. Una scoperta arrivata tramite l’utilizzo di moderne tecnologie di imaging nell’indagine del ciclo cellulare, che ha ricadute importanti sull’individuazione di terapie farmacologiche per il cancro. Per la ricerca sarebbe decisamente importante comprendere appieno le cause che determinano la proliferazione cellulare e, soprattutto, il momento in cui questa viene decisa. Ne deriverebbe la possibilità di personalizzare le cure farmacologiche di contrasto al cancro agendo anche sulla tempistica della cura stessa. L’altro punto rilevante dello studio è relativo alla percezione dei fattori di crescita e alla loro memoria impressa nella cellula: le cellule, è stato scoperto, possono immagazzinare memoria della disponibilità

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dei fattori di crescita. «Abbiamo scoperto che anche bloccando la segnalazione operata dai fattori di crescita - ha dichiarato Mingwei Min, primo autore e ricercatore presso il dipartimento di Biochimica dell’UC e il BioFrontiers Institute - le cellule possono percepirla e possono ricordare quell’informazione per molte ore, fino al ciclo della cellula figlia». Il ciclo cellulare è regolato in tutte le sue dimensioni e qualsiasi interruzione o errore nel processo può avere effetti importanti. Le cellule scelgono di dividersi in base alla quantità di mitogeni (fattori di crescita) che percepiscono nel loro ambiente. È la disponibilità di mitogeni a spingere la duplicazione e la proliferazione cellulare. «Le cellule tumorali possono entrare nel ciclo cellulare anche se non ci sono fattori di crescita – ha spiegato Spencer – e

questo è parte del motivo per cui proliferano così tanto: il ciclo cellulare diventa sregolato e la crescita continua incontrollata». Una delle innovazioni presentate dallo studio riguarda il metodo con cui è stato osservato il processo. Se precedentemente era sempre stato necessario isolare i fattori di crescita per sincronizzare il ciclo cellulare, in questa ricerca sono state utilizzate tecniche di microscopia timelapse e tecnologie di tracciamento dello sviluppo cellulare: così è stato possibile filmare le cellule in attività in un tempo libero. L’operazione sarebbe stata impensabile fino a dieci anni

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SALUTE

Capire quando viene decisa la proliferazione cellulare aiuterebbe a personalizzare le cure farmacologiche di contrasto al cancro agendo anche sulla tempistica della terapia

si, tanto meno è risultato probabile che le cellule figlie si siano divise. Nello specifico, quando i fattori di crescita sono stati rimossi per più di nove ore, nessuna delle cellule figlie si era divisa. Se dunque le cellule rilevano continuamente la segnalazione del fattore di crescita, e non solo nella prima fase dopo la divisione, i farmaci antitumorali potrebbero avere una finestra più ampia per rilasciare effetti terapeutici. (S. L.).

Il ciclo cellulare nelle scuole

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fa, quando pochissimi laboratori potevano tracciare le cellule e comunque per non più di due ore. Il gruppo - sono coautori della ricerca anche Yao Rong e Chengzhe Tian, del medesimo istituto - utilizzando un metodo computazionale di tracciamento, è invece riuscito a tracciare migliaia di cellule in un arco temporale di 48 ore. L’attività di una singola cellula è stata fissata in centinaia di immagini sequenziali. La sperimentazione condotta nei laboratori dell’Università del Colorado ha offerto un tassello importante del funzionamento di questo meccanismo. Gli scienziati

hanno verificato che le cellule figlie non hanno deciso in autonomia se dividersi, ma hanno stabilito se impegnarsi o meno in un nuovo ciclo cellulare immediatamente dopo la divisione della cellula madre. «Questo significa - ha aggiunto Spencer che la scelta è stata assunta nel precedente ciclo cellulare, perché le cellule figlie erano già nate. Possiamo ricavare che, probabilmente, tutto il rilevamento dell’ambiente avviene nel ciclo delle cellule madri». Il passo successivo è stato interrogarsi sul “quando” la cellula madre decide se le sue cellule figlie si divideranno. Per rispondere al quesito i ricercatori hanno rimosso e sostituito i fattori di crescita per diverse ore e in diverse fasi del ciclo della cellula madre. Hanno così scoperto che quanto più a lungo i fattori di crescita sono stati rimos-

l progetto “AIRC nelle scuole” mette a disposizione una serie di strumenti e materiali per parlare di cellule e cancro utilizzando il linguaggio più adatto all’età degli studenti. Sul sito dedicato (http:// scuola.airc.it/) è possibile scaricare gratuitamente i kit a disposizione, specifici per le scuole di ogni ordine e grado. Per la scuola dell’infanzia, per esempio, il kit “Mangioco” comprende una lezione strutturata in collaborazione con un pedagogista, immagini da colorare e alcuni giochi. Per la scuola secondaria di primo grado, invece, sono disponibili proposte di semplici esperimenti per scoprire il metodo scientifico e praticare la chimica in cucina. Per gli studenti delle scuole superiori, invece, nella sezione dedicata alla biologia, è possibile accedere a materiale esplicativo specifico sul ciclo cellulare e il cancro.

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Le malattie professionali tabellate del 2020 Due le liste esistenti, una per l’agricoltura e una per l’industria

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er poter parlare di malattie professionali tabellate, è geno solforato; N- esano e altri idrocarburi alifatici lineari e ciclifondamentale la presenza di due condizioni. La prici; Etere di petrolio; Acqua ragia minerale; Idrocarburi aromatici ma, richiede che la patologia sia sopraggiunta nel corso mononucleari; Esposizione a idrocarburi policiclici aromatici; dell’attività e sempre tenendo conto delle lavorazioni inCloruro di vinile; Derivati alogenati o nitrici degli idrocarburi dicate nelle stesse tabelle Inail. La seconda condizione è quella di alifatici; Derivati alogenati o nitrici degli idrocarburi aromatici; natura temporale (l.c sta per leghe e composti, nda). Terpeni; Amine alifatiche e derivati; Amine aromatiche e derivati; Per quanto riguarda il comparto dell’agricoltura, l’Inail ricoAmmidi; Acido cianidrico, cianuri, nitrili, isocianati; Chetoni e nosce le malattie provocate da: derivati alogenati; Aldeidi e derivati; Chinoni e derivati; Alcoli, • Arsenico e c.; Composti inorganici del fosforo; Compotioli e derivati alifatici e aromatici; Esposizione per la produziosti organici del fosforo; Derivati alogenati degli idrocarburi alitane di alcol isopropilico; Eteri e loro derivati; Acido carbammico, tici; Derivati del benzene e omologhi; Composti del rame; Deriacido tiocarbammico, carbammati, tiocarbammati; Esteri organivati dell’acido carbammico e tiocarbammico; Composti organici ci e derivati; Esteri organici dell’acido nitrico; Asma bronchiale dello stagno; Derivati dell’acido ftalico e ftalimide; Derivati del con le sue conseguenze dirette; Alveolite allergica estrinseca con dipiridile; Formaldeide; Zolfo e anidride o senza evoluzione fibrotica; Antracosi; Basolforosa; Olii minerali; Dermatite irritativa ritosi; Siderosi; Pneumoconiosi da polveri di Richiedono due condizioni: pietra pomice; Malattie da asbesto; Erionite; da contatto; Cloracne causata; Asma bronchiale; Alveoliti allergiche estrinseche con o Pneumoconiosi da talco (talcosi); Pneumoche la patologia sia senza evoluzione fibrotica; Radiazioni solari coniosi da mica; Pneumoconiosi da caolino; ; Rumore; Vibrazioni meccaniche trasmesse sopraggiunta durante l’attività Pneumoconiosi da polveri di silicati del tipo al sistema mano- braccio; Ernia discale lomargille; Polveri e fumi di alluminio; Metalli e la natura temporale bare; Sovraccarico biomeccanico degli arti duri; Bissinosi; Broncopneumopatia cronisuperiori; Ncylostoma duodenalis. ca ostruttiva; Polveri di legno duro; Polveri Quanto detto, vale anche per l’industria, le cui malattie prodi cuoio; Dermatite allergica da contatto causata da agenti non fessionali tabellate Inail 2020 sono quelle causate da: compresi in altre voci; Dermatite irritativa da contatto causata • Antimonio, l.c; Arsenico, l.c; Carcinoma del polmone; da agenti non compresi in altre voci; Dermatite follicolare da oli Berillio, l.c; Cadmio, l.c; Cromo, l.c; Manganese, l.c; Mercurio, minerali; Cloracne; Dermatite irritativa o mista da fibre di vetro; amalgame e c.; Nichel, l.c; Osmio, l.c; Piombo, l.c; Piombo tetraDermatite irritativa o mista da malta cementizia e calcestruzzo; etile e tetrametile; Selenio, l.c; Stagno, l.c; Tallio, l.c; Uranio e c.; Ipoacusia da rumore; Vibrazioni meccaniche trasmesse al sistema Vanadio, l.c; Zinco, l.c; Bromo e suoi composti inorganici; Clomano- braccio; Ernia discale lombare; Sovraccarico biomeccaniro e suoi composti inorganici; Iodio e suoi composti inorganici; co dell’arto superiore; Sovraccarico biomeccanico del ginocchio; Fluoro e suoi composti inorganici; Ossido di carbonio; Cloruro di Lavori subacquei ed in camere iperbariche; Radiazioni ionizzancarbonile o fosgene; Composti inorganici del fosforo; Composti ti; Radiazioni laser; Radiazioni infrarosse; Radiazioni u.v. comorganici del fosforo; Acido solforico; Solfuro di carbonio; Idroprese le radiazioni solari; Ancylostoma duodenalis. (P. S.).

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Trovato un gene che causa difetti metabolici Si chiama GALNT2 ed afflige sette persone in tutto il mondo di Carmen Paradiso

Grazie a questo studio sono state definite le caratteristiche genetica che hanno evidenziato un ritardo globale dello sviluppo, disabilità intellettiva con deficit del linguaggio, tratti autistici, epilessia, i chiama GALNT2 ed è il nuovo gene, scoperto da un team anomalie cerebrali, dismorfismi e riduzione dei livelli di colesterolo di ricercatori italiani, responsabile di una malattia rara. Una HDL. «La scoperta di un gene-malattia è sempre il punto di partenpatologia caratterizzata da un grave difetto del metabolismo za per ogni futuro intervento diagnostico e di presa in carico di quelè stata oggetto di uno studio, pubblicato sulla rivista scienla malattia – ha spiegato il dottor Antonio Novelli, responsabile della tifica Brain, realizzato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in UOC Laboratorio di Genetica Medica dell’Ospedale - La medicina collaborazione col Policlinico Universitario di Messina e altri centri di precisione, cioè lo sviluppo di protocolli mirati di terapia, non internazionali: in USA (Pennsylvania, Minnesota, California), Geresisterebbe se non si avesse la possibilità di partire da uno specifico mania, Danimarca, Finlandia ed Egitto. difetto genetico nei confronti della malattia e dalle vie metaboliche che vengono alterate dalla mutazione genica. Un percorso che a volLo studio è stato condotto sugli unici sette casi al mondo, noti al momento. Nel laboratorio di genetica dell’Ospedale Pediatrico te può consentire di sviluppare molecole o interventi di altra natura Bambino Gesù è stato isolato il GALNT2 la specificamente rivolti a contrastare l’effetto cui mutazione è la causa della patologia; da della mutazione». qui è derivato il nome della stessa: “GAL- La ricerca, condotta dall’ospedale La “GLANT2-CDG” rientra nel grupNT2-congenital disorder of glycosylation po delle malattie metaboliche ereditarie rare Bambin Gesù e dal Policlinico (GALNT2-CDG)”. Si tratta di una patologia dette “ Disturbi congeniti della glicosilazione di Messina, è stata pubblicata congenita a trasmissione ereditaria. Nelle pato(CDG)”, si tratta di malattie solitamente multisulla rivista Brain logie autosomiche recessive entrambi i genitori sistemiche. La glicosilazione prevede una serie sono portatori sani del gene mutato. Quindi la complessa di reazioni e coinvolge numerosi trasmissione deve avvenire da entrambi i genienzimi, uno per ogni specifico passaggio: è suftori. Uno degli esempi è dato dall’albinismo che si manifesta solo in ficiente che un unico enzima sia carente o funzioni male perché ne soggetti omozigoti per questa patologia. risenta il funzionamento di tutte quelle proteine per le quali la comNel caso della GALNT2-congenital disorder of glycosylation ponente zuccherina è importante. Poiché l’effetto della glicosilazio(GALNT2-CDG) i sette casi accertati provengono da famiglie, ne avviene su molteplici proteine responsabili di diverse funzioni di quattro, in cui è stata sia accertata che diagnosticata la patologia. una cellula, un disturbo di tale processo causa la compromissione di Inoltre, sono state effettuati gli esami clinici e le indagini genetiche molti organi. SNP-array e sequenziamento dell’esoma, anche su due pazienti di Il ritardo psicomotorio è uno dei segni più frequenti di queste patologie, oltre a disfunzioni del sistema immunitario, del sistema cui uno catalogato nella ricerca come controllo negativo. Il paziente endocrino e della coaugulazione. Ad oggi non esistono cure per quenon manifestava i segni della patologia pur essendo portatore di due varianti del gene GALNT2 e quindi non presentava i segni dell’alteste malattie, ciò che la medicina è in grado di fare è trattare i sintomi razione dell’attività proteica. e offrire consulenze genetiche alle famiglie.

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SALUTE

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n odore, un suono, anche una semplice parola: anche a distanza di molto tempo basta poco, a volte, per richiamare alla mente un brutto ricordo e, con lui, gli effetti originari sulla nostra psiche. Ansia, per esempio, ma anche attacchi di panico. Perché questo accade oggi sembra essere un po’ più chiaro grazie a uno studio dello Zuckerman Institute della Columbia pubblicato su Neuron. Tutto è iniziato da un racconto raccolto dallo psichiatra clinico (coautore dello studio) Mohsin Ahmed, assistente professore al Vagelos College of Physicians and Surgeons della Columbia: una donna cammina per strada, sente un botto; alcuni istanti dopo scopre che il suo ragazzo, che le camminava davanti, è stato colpito da un proiettile. Un mese dopo la donna si presenta al Pronto soccorso: i rumori emessi dai camion della spazzatura, dice, le stanno causando attacchi di panico. Il suo cervello sembrava avere formato una connessione profonda e duratura tra suoni forti e l’evento traumatico a cui aveva assistito. Cosa ha scoperto il gruppo di ricerca? Un meccanismo sorprendente attraverso il quale l’ippocampo, la parte del cervello situata nella regione interna del lobo temporale – considerata la “sede” della memoria - costruisce “ponti” nel tempo: lo fa sparando scariche di attività che sembrano casuali, ma in realtà formano un modello complesso che, nel tempo, aiuta il cervello ad apprendere associazioni. Rivelando i circuiti sottostanti l’apprendimento associativo, i risultati dello studio gettano le basi per una migliore comprensione dell’ansia e dei disturbi legati al trauma e allo stress, come il panico e i disturbi da stress post-traumatico, in cui un evento apparentemente neutro può suscitare una risposta negativa. «Sappiamo che l’ippocampo è importante nelle forme di apprendimento che implicano il collegamento di due eventi che

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PANICO, ANSIA, TRAUMI: COME IL CERVELLO COLLEGA EVENTI DISTANTI NEL TEMPO Uno studio dello Zuckerman Institute della Columbia pubblicato su Neuron

si verificano anche fino a 10-30 secondi di Nell’esperimento, gli studiosi hanno distanza - ha detto Attila Losonczy, ricer- “immortalato” parti dell’ippocampo ducatore del Mortimer B. Zuckerman Mind rante l’esposizione a due diversi stimoli: Brain Behaviour Institute della Columbia e un suono neutro seguito da un piccolo ma professore di neuroscienze al Vagelos Colle- spiacevole sbuffo d’aria, distanti circa 15 ge of Physicians and Surgeons, autore co-se- secondi. Gli scienziati hanno ripetuto quenior del documento -. Questa capacità è un sto esperimento attraverso diverse prove. fattore chiave per soNel corso del tempo, pravvivere, ma i mecsi è creata l’associaGli studiosi hanno canismi che nascono zione tra i due stimosi sono finora rivelati li. Usando la micro“immortalato” parti sfuggenti. Con lo stuscopia a due fotoni dell’ippocampo durante dio di oggi, abbiamo avanzata e l’imaging mappato i complessi l’esposizione a diversi stimoli funzionale del calcalcoli che il cervello cio, hanno registrato esegue per collegare l’attività simultanea eventi distinti che sono anche separati nel di migliaia di neuroni nell’ippocampo nel tempo». corso di ogni prova per molti giorni. «Con «L’opinione prevalente è che le cellule questo approccio, potremmo simulare, dell’ippocampo mantengano un livello di seppur in modo più semplice, il processo attività persistente per associare eventi di- che il nostro cervello subisce quando impastanti nel tempo – ha detto Ahmed -. La di- riamo a collegare due eventi» ha detto Losattivazione di queste celle interromperebbe sonczy. Per trovare un filo ancora più linecosì l’apprendimento». are alle informazioni raccolte, i ricercatori


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I numeri

L’ © Tero Vesalainen/www.shutterstock.com

hanno poi collaborato con neuroscienziati tenti e casuali – ha dichiarato il dottorando computazionali che sviluppano strumenti James Priestley, tra gli autori dello studio -. matematici per analizzare enormi quantità Per comprendere il meccanismo, abbiamo di dati sperimentali. dovuto cambiare il modo in cui stavamo «Ci aspettavamo di vedere un’attività analizzando i dati e utilizzare strumenti proneurale continua e ripetitiva persistente du- gettati per dare un senso ai processi casuali». rante il gap di quindici secondi, un’indica- Alla fine, il modello è stato individuato: invezione dell’ippocampo ce di comunicare coal lavoro che collestantemente tra loro, “Enormi” le potenzialità gasse il tono uditivo i neuroni risparmiano e il soffio d’aria - ha energia, forse codifilegate a questa scoperta cando le informazioni detto il neuroscienper mappare i circuiti nelle sinapsi, piutziato computazionale tosto che attraverso Stefano Fusi, ricercadell’apprendimento l’attività elettrica delle tore allo Zuckerman cellule. Un segno di e coautore senior del documento -. Ma quando abbiamo iniziato grande efficienza, da parte del cervello. Le ad analizzare i dati, non abbiamo visto tale potenzialità di questa scoperta per mappare i circuiti coinvolti nell’apprendimento assoattività». L’attività neurale registrata durante l’in- ciativo sono enormi, altrettanto quelle per tervallo era effettivamente scarsa. Solo un esplorare più profondamente i disturbi che piccolo numero di neuroni si era “acceso” e coinvolgono disfunzioni nella memoria assosembrava farlo apparentemente a caso. «L’at- ciativa, come il panico e il disturbo da stress tività sembra avvenire a intervalli intermit- post-traumatico. (C. D. M.)

emergenza sanitaria che coinvolge (anche) il nostro Paese ha messo a dura prova la stabilità psicologica di circa il 63% degli italiani, secondo un’indagine del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi. Quello che viene “misurato” oggi, però, è un fenomeno attestatosi in crescita negli ultimi anni, anche prima della pandemia e del conseguente lockdown, che ne hanno certamente acuito l’espressione. Un’indagine 2019 dell’Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico (Eurodap) aveva già registrato un forte aumento di italiani alle prese con ansia e attacchi di panico: ben il 79% dei soggetti che hanno risposto al sondaggio aveva avuto, nel mese precedente, manifestazioni fisiche frequenti e intense di ansia, mentre il 73% del campione ha dichiarato di percepirsi come una persona molto apprensiva. Il 68% ha riferito di vivere con disagio lo stare lontano da casa o dai luoghi familiari e il 91% ha dichiarato di avere non poche difficoltà nel rilassarsi. Secondo gli esperti, gli attacchi di panico si manifestano generalmente tra i 15 e i 35 anni, con un nuovo picco tra i 44 e i 55 anni.

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SALUTE

LEGGERE LE EMOZIONI CON UN RADAR A ONDA CONTINUA Una ricerca portoghese ha sottoposto dei volontari a un test di cattura dello stato d’animo a partire dal ritmo del respiro

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ire che un’emozione ci si legge in Ed è ormai noto che queste reazioni possano volto potrebbe diventare un’af- essere comunicate anche da alcuni indicatofermazione dal valore scientifi- ri biologici: ritmo cardiaco, affanno o preco incontrovertibile. Soprattut- cisi movimenti del corpo. Ma, attualmente, to se, come suggerisce un recente studio per misurare il comportamento attraverso le portoghese, toccherà a una tecnologia già variazioni di questi segnali fisiologici è nenota e comunemente cessario fare ricorso in uso l’interpretazioa una strumentazione La patologia porta perdita che prevede il contatne di ciò che il corpo, più precisamente il to con il corpo, basti del contatto con la realtà nostro respiro, prova pensare all’elettroene una costruzione a dire di noi e del nocefalogramma o all’estro stato d’animo. lettrocardiogramma. di una vita alternativa Uno studio sulla Inoltre, hanno fatto fattibilità dell’utilizzo notare gli autori dello del radar a onda continua per il riconosci- studio, proprio il contatto tramite sensori e mento delle emozioni è stato sviluppato nel la consapevolezza del funzionamento delle dipartimento di Elettronica, Telecomunica- strumentazioni potrebbe influenzare i risulzioni e Informatica dell’Università di Avei- tati della misurazione. ro, in Portogallo. La ricerca, di cui Carolina Non è la prima volta che gli scienziati Gouveia è l’autrice principale, è stata pubbli- pensano ai radar per rilevare gli stati emocata sul numero di aprile della rivista “Bio- tivi nelle persone. Alcuni studi recenti medical Signal Procesavevano già indagato sing and Control”. la materia, puntando L’indagine ha vegenerare algoritmi Gli autistici hanno difficoltà acapaci rificato la possibilità di “riconoscea rispondere alle domande re” le emozioni. Nel di sfruttare le onde continue nella rile2016, in occasione e a partecipare alla vita vazione del segnale dell’International o ai giochi di gruppo respiratorio dell’inConference on Modividuo, per poi bile Computing and strutturare una corriNetworking fu prespondenza quanto più solida tra il segnale sentato l’utilizzo del radar a modulazione corporeo e l’emozione provata. di frequenza (FMCW) nel monitoraggio Il punto di partenza dello studio è la del battito cardiaco durante la visualizconsapevolezza che le nostre emozioni sia- zazione di ricordi racchiusi in immagini no risposte adattive a eventi o stimoli esterni o musica, e collegando il segnale a sensache influenzano il nostro comportamento. zioni di gioia, tristezza o rabbia. In que-

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sto caso era stato utilizzato l’algoritmo di classificazione SVM (Support-Vector Machine), raggiungendo un livello di accuratezza del 72,3%. Due anni dopo, nel 2018, un team dell’università della California, al summit Asia-Pacific Microwave Conference promosso dall’ Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE), ha presentato un’applicazione basata sull’algoritmo k-nearest neighbors (KNN, un algoritmo tipico del machine learning, utilizzato nel riconoscimento dei pattern per classificare oggetti simili a un oggetto dato come target) e su un radar CW per la verifica del segnale respiratorio collegato a quattro emozioni: gioia, tristezza, paura e uno stato di neutralità. In questo caso il tasso di precisione è stato del 67,4%. Risalgono, inoltre, allo stesso anno altri studi basati sulla risposta allo stress, in cui l’algoritmo SVM è stato utilizzato per provare a distinguere tra stress psicologico


SALUTE

e fisico a partire dalla misurazione del respiro. La sperimentazione portoghese ha utilizzato invece una tecnologia diversa: il radar utilizzato è basato su una tecnologia chiamata Software Defined Radio (SDR), che permette, cioè, di realizzare apparati radio non soltanto grazie all’hardware ma che sono definiti dal software. Questa tecnologia è stata sfruttata per rilevare il respiro, verificando i cambiamenti del suo ritmo man mano che agli individui coinvolti venivano mostrati video collegati alle emozioni da indagare: comici, spaventosi oppure su un genere neutrale come quello del documentario. Per evitare contaminazioni, i nove partecipanti allo studio erano del tutto ignari del contenuto che avrebbero visionato e venivano testati in tre sessioni distinte, una per ciascuna delle emozioni da “misurare”, a distanza di una settimana l’una dall’altra. La sperimentazione, inoltre, ha elaborato i segnali raccolti con tre algoritmi diversi

SVM, KNN e Random Forest. I segnali respiratori dei volontari sono stati acquisiti utilizzando un sistema radar CW chiamato Bio-Radar, abbinato a un apparecchio di certificazione dell’acquisizione del segnale. L’obiettivo del team era verificare quanto i segnali misurati a distanza possano essere utilizzati per l’identificazione delle emozioni. I risultati, hanno spiegato gli autori della ricerca, sono stati positivi. Dei tre algoritmi utilizzati, quello più efficace è stato il Random Forest che ha permesso di raggiungere una validazione del 65,2%. A partire da questi risultati, la ricerca portoghese condivide alcuni spunti sull’utilizzo futuro del radar a onda continua. Gli scenari più interessanti appaiono quelli dell’assistenza a pazienti in cura psicologica: captarne con maggiore precisione le emozioni senza ricorrere a indagini invasive potrebbe essere d’aiuto nei processi della diagnosi e della cura di molti disturbi. (S. L.).

L’emotion AI

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a possibilità di riconoscere le emozioni è l’obiettivo di numerosi scienziati che sperano di poter applicare la rilevazione a distanza del nostro sentire a svariati campi. Un settore che su questo punto sta investendo molto è quello del marketing, per cui prende sempre più spazio il ricorso all’Emotion AI. L’obiettivo è sfruttare l’intelligenza artificiale per riconoscere e interpretare alcuni segnali di apprezzamento o disturbo di clienti e potenziali acquirenti. La cattura dell’emozione può avvenire attraverso la webcam. Ma le sperimentazioni di Emotion AI indagano anche le modulazioni sonore della nostra voce, per cercare di riconoscere in un’inflessione un segnale di potenziale interesse.

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SALUTE

IL GENE CHE CONTROLLA L’ATTIVITÀ ELETTRICA CEREBRALE

Si chiama Foxg1 e può modulare l’attività dei neuroni della nostro cervello

U

na ricerca guidata da SISSA (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati) di Trieste, Università di Trento e Istituto di Neuroscienze di Pisa, ha individuato il gene Foxg1 che ha la capacità di modulare l’attività elettrica dei neuroni della nostra corteccia cerebrale, elemento fondamentale per il funzionamento del nostro cervello, comportandosi come una vera e propria manopola molecolare. Le enormi capacità di questo gene erano già note ai ricercatori, tanto da venir considerato un “Master Gene” un gene maestro, capace di coordinare l’azione di centinaia di altri geni necessari per lo sviluppo del nostro sistema nervoso centrale anteriore. Come riportato da questo nuovo studio, - spiega la SISSA in un comunicato ufficiale - da questo gene dipende anche “l’eccitabilità” dei neuroni, ossia la capacità che essi hanno nel rispondere agli stimoli, comunicando tra di loro e svolgendo tutti i compiti loro assegnati. Lo studio dei ricercatori si è basato su esperimenti che sono stati condotti su modelli animali e cellulari dove il gene Foxg1 aveva un’attività artificialmente alterata: con un’attività che potremmo definire scarsa, volta a riprodurre una situazione tipica nei pazienti affetti da una rara variante della Sindrome di Rett, malattia che è clinicamente riconducibile ad alcuni aspetti dello spettro autistico; o altrimenti con un’ attività particolarmente eccessiva, situazione che si verifica in una specifica variante della Sindrome di West, con sintomi neurologici molto importanti come ad esempio una grave epilessia oppure un severo ritardo cognitivo. Grazie a queste osservazioni, le deduzioni avute dagli scienziati della ricerca hanno potuto avere le loro conferme, il difetto nella “manopola” si manifesta con un’alterata

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attività elettrica del cervello che comporta conseguenze importanti per l’intero sistema, in maniera molto speculare a quanto accade nelle due sindromi sopracitate. «Fare luce su questo meccanismo - dicono i ricercatori – ci permette di comprendere più profondamente il funzionamento del nostro sistema nervoso centrale sia quando è in salute che in caso di malattia, passo fondamentale per valutare possibili futuri interventi terapeutici per fronteggiare queste patologie». Questa ricerca condotta sul gene Foxg1, cronologicamente è quella più recente e si va a collocare all’interno di una serie di tre studi riguardanti questo particolare gene, che sono appunto stati recentemente pubblicati dai ricercatori della SISSA sulla famosa rivista scientifica di Neuroscienza “Cerebral Cortex”. Un progetto iniziato oltre cinque anni fa, che ha visto coinvolte in prima linea l’equipe del professor Antonello Mallamaci della SISSA assieme ai ricercatori del Università di Trento e l’Istituto di Neuroscienze di Pisa, con il sostegno della Fondazione Telethon, in prima linea per la ricerca di cure per malattie genetiche rare, della Fondazione Francese “Jerome Lejeune” ed infine della FOXG1 Research Foundation (FRF). «Sapevamo che questo gene era importante per lo sviluppo del sistema nervoso centrale anteriore» spiega Antonello Mallamaci,

Lo studio consentirà di approfondire il funzionameno del nostro sistema nervoso centrale


SALUTE

Da questo “Master Gene” dipende anche “l’eccitabilità” dei neuroni, ossia la capacità che hanno nel rispondere agli stimoli, comunicando tra di loro e svolgendo tutti i compiti che gli sono assegnati

professore di Biologia Molecolare presso la SISSA, che ha ricoperto il ruolo di coordinatore della ricerca. «Negli studi precedenti, in effetti, avevamo già messo in luce come fosse coinvolto nello sviluppo di particolari cellule del cervello, gli astrociti, come pure dei dendriti neuronali, che sono le parti delle cellule nervose che trasportano il segnale elettrico in arrivo alla cellula. Il fatto che fosse mutato in pazienti affetti da specifiche varianti delle sindromi di Rett e quella di West, in cui si assiste, rispettivamente, a un’insufficiente oppure ad un’eccessiva attività di questo gene, ci ha fatto esplorare la possibilità che il suo ruolo fosse anche un altro. E, da quanto emerso, sembrerebbe proprio così». Lo studio avrebbe infatti evidenziato come nell’attivazione dell’attività elettrica di Foxg1, venga seguito un circuito positivo, come spiega ancora il professor Mallamaci: «Se il gene è molto attivo si registra un aumento dell’attività elettrica nella corteccia cerebrale. In più i neuroni, quando sono attivi, tendono a farlo lavorare ancor di più. Un processo, insomma, alimenta l’altro. Se però il gene funziona in maniera abnorme, oppure si trova in un numero di copie diverso da due, come avviene nelle sindromi di Rett ed in quella di West, il punto di equilibrio cambia e il regime di attività elettrica è alterato. Tutto questo, oltre a farci capire i meccanismi della

Il prossimo passo sarà capire il funzionamento dei geni mediatori, ossia quelli regolati da Foxg1

patologia, ci dice che Foxg1 funziona proprio come regolatore chiave dell’attività elettrica della corteccia cerebrale». La ricerca non si ferma mai ed il team del professor Mallamaci è pronto ed ha già ben chiaro in mente quale sarà il prossimo obiettivo da raggiungere: occorre capire e comprendere il ruolo che svolgono i geni mediatori, ossia alcuni tra i moltissimi geni la cui azione è regolata dal gene maestro Foxg1. Questa analisi sarà molto importante per riuscire a comprendere in modo ancora più dettagliato come questo gene funzioni sia in condizioni normali che patologiche. «Posto che trovare una terapia per queste malattie è difficilissimo, lavorando così in profondità si potrebbe scoprire, per esempio, che la maggior parte dei problemi siano causati proprio da alcuni degli operatori che Foxg1 regola. E che quindi si debba concentrare la nostra attenzione su questi obiettivi, piuttosto che sul gene maestro, magari utilizzando dei farmaci che già esistono e che si sono visti essere utili per rimediare a quegli specifici difetti». Infine il professore Mallamaci si sofferma ad analizzare quali potrebbero essere gli aspetti futuri nel caso si volesse invece andare a correggere le anomalie a carico del gene Foxg1 con la terapia genica: «Bisogna capire quando intervenire ossia da che momento in poi gli effetti patologici dovuti alla mutazione di tale gene diventano irreversibili. Per sostituire la copia difettosa con quella corretta bisogna intervenire prima di quel momento, il che potrebbe supporre di dover effettuare una diagnosi e una terapia genica prenatale. I prossimi passi che compiremo - conclude il professor Mallamaci – saranno orientati proprio nella direzione di comprendere più a fondo tutti questi aspetti». (M. M). Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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MALATTIE NEURODEGENERATIVE DA TRENTO UNA CHIAVE GENETICA Un meccanismo molecolare per curare «nel giro di qualche anno» diverse patologie

studio realizzato dall’Università di Trento, da più di dieci anni studia quelle a base genetica. Proprio lei ha spiegato come il a premessa è d’obbligo: serviran- nuovo approccio terapeutico sia stato teno ancora tempo, ricerca e investi- stato finora soltanto sulle cellule di laboramenti. Ma da oggi i pazienti affetti torio. Una precisazione che serve a ribadire da malattie neurodegenerative, e i come, prima di cantare vittoria, si debba parenti che si prendono cura di loro, hanno porre in essere la fase preclinica, passaggio una speranza in più da coltivare. Tutto gra- indispensabile affinché qualcuno possa dezie ai ricercatori dell’Università di Trento, cidere di acquisire il brevetto e dare il via meritevoli della concessione di un brevet- ad una sperimentazione clinica. to valido in Europa Proprio Michela e negli Usa grazie Denti giudica il mecall’invenzione di un «promettenI ricercatori dell’Università canismo meccanismo che si te» e auspica che nel di Trento hanno ottenuto giro di qualche anno inserisce nell’ampia ricerca scientifica inpossa diventare una un brevetto valido in terapia nuova per vaternazionale sulle teEuropa e negli Usa rie malattie, sia rare rapie geniche. che diffuse, caratteOggetto delle ririzzate da «un’irrecerche compiute nei laboratori dell’ateneo di Trento i filamenti versibile e progressiva perdita di funzionaRna. Quello delle malattie neurodegenera- lità neuronale» e per le quali ad oggi non vi tive, oltre a rappresentare un dramma in- sono cure. Come detto, al centro degli studividuale, con l’invecchiamento generale di di Michela Denti e del suo team di ricerdella popolazione costituisce uno dei mag- ca del Dipartimento di Biologia cellulare, giori problemi di salute pubblica a livello computazionale e integrata Cibio dell’Ateglobale. Michela Denti, coordinatrice dello neo di Trento c’è il cosiddetto Rna, l’acido

di Domenico Esposito

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ribonucleico fondamentale nei processi di decodifica, regolazione ed espressione dei geni. L’acido ribonucleico è anche la molecola che recepisce e invia gli input per la produzione delle proteine. Ma in cosa consiste l’invenzione che è valsa all’ateneo di Trento la concessione di un brevetto? Michela Denti, professoressa di Biologia applicata, e le ricercatrici Giuseppina Covello e Kavitha Siva, hanno ideato una terapia molecolare a base di Rna per malattie neurodegenerative (denominate Taupatie), causate da anomalie della proteina Tau, codificata dal gene Mapt e correlata alla stabilità dei microtubuli, e dunque al buon funzionamento di alcuni processi della memoria. Bersaglio della terapia diventa proprio l’Rna messaggero della proteina Tau che è mutato nella malattia. Così facendo, spiega la dottoressa Denti, “il filamento di Rna si lega a quello complementare” e finisce per colpire con precisione solamente il tratto del filamento alterato a causa della mutazione dal quale si origina la malattia. Un approccio che è possibile grazie al seguente metodo: «Sviluppiamo molecole di Rna (siRNAs, short interfering Rna o


SALUTE AMBIENTE

© Chinnapong/www.shutterstock.com

Basti pensare alla malattia di Huntington, la distrofia miotonica, ma anche lo stesso morbo di Alzheimer - malattia complessa, scatenata da diversi fattori ad oggi non ancora totalmente chiari e senza cura © Kateryna Kon/www.shutterstock.com - che, al pari della demenza frontotemporale, fa registrare un accumulo sospetto di Rna interferente breve, oppure oligonu- proteina Tau nel cervello delle persone che cleotidi antisenso), che si basano su brevi ne sono affette. Giuseppe Caputo della Divisione sequenze di nucleotidi (tipicamente venti o meno) in grado di interferire con la sin- Supporto Ricerca scientifica e Trasferitesi delle proteine o con il processamento mento tecnologico di UniTrento ha spiedell’Rna messaggero. Li utilizziamo come gato: «Per il progetto di Michela Denti, strumenti terapeutici per ottenere alta ef- su cui l’Ateneo ha investito molto in terficienza e specificità nel trattare malattie mini di protezione brevettuale, abbiamo geniche. Dopo 20 anni di ricerche, questi richiesto a IP Booster, con il supporto di approcci stanno avendo un grande succes- Hit - Hub Innovazione Trentino, quattro so negli ultimi quattro anni come terapie servizi ad alto valore aggiunto relativi alla valutazione dell’iter per malattie genetiper garantire al meche rare e letali, come glio la protezione l’atrofia muscolare Al centro degli studi legale dei risultati spinale, la porfiria epatica acuta e l’ami- del team di ricerca c’è l’Rna, della ricerca; l’anadi competitors e loidosi ereditaria». fondamentale nei processi lisi concorrenza nel setL’obiettivo dei di decodifica tore della Rna thericercatori è quelrapeutics; la verifica lo di dare vita ad un delle potenzialità approccio mirato per una demenza ereditaria precoce, che in- dell’invenzione e del possibile posizionasorge entro i 60 anni di età, (la demenza mento nel mercato per poterla valorizzafrontotemporale con parkinsonismo legata re al massimo; infine la consulenza e il al cromosoma 17), ma il meccanismo mo- supporto nella negoziazione di accordi di lecolare potrebbe rivelarsi utile anche per trasferimento tecnologico che sono alla varie patologie dovute ad alterazioni della base del potenziale utilizzo economico dei risultati della ricerca pubblica». proteina Tau.

Com’è stata possibile la ricerca

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a professoressa Denti ha voluto ricordare chi ha sostenuto la ricerca: «Un investimento importante a mio favore è venuto dall’Università di Trento, che con la Divisione Supporto Ricerca scientifica e Trasferimento tecnologico mi ha accompagnata nella partecipazione a bandi di finanziamenti su base competitiva e a tutto l’iter per ottenere il brevetto». Importante anche il servizio di consulenza sugli aspetti applicativi della ricerca biomedica ottenuto dalla Fondazione per la Valorizzazione della Ricerca Trentina, nata per iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, in collaborazione con il Dipartimento Cibio di Biologia cellulare, computazionale e integrata dell’Università di Trento e con Hit - Hub Innovazione Trentino. Infine si è manifestata l’opportunità di usufruire di servizi avanzati per l’analisi della proprietà intellettuale offerti dalla Commissione Europea attraverso il progetto IP Booster, per esplorare il mercato potenziale e valutare il panorama competitivo sulla tecnologia della terapia Rna.

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SCOPERTO IL GENE ZNF398 CONSENTE ALLE STAMINALI DI RESTARE SEMPRE GIOVANI Lo identifica un team di ricerca dell’Università di Padova in collaborazione con l’Università di Torino

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SALUTE

I ricercatori hanno confrontato il comportamento delle cellule in presenza o assenza della proteina TGF-beta e isolato i primi geni che ne erano influenzati

“F

orever young”, per sempre giovani. Non si tratta solamente del ritornello di una nota canzone ma anche dell’effetto prodotto dal gene ZNF398, identificato per la prima volta da un team di ricerca guidato da Graziano Martello dell’Università di Padova, in collaborazione con l’Università di Torino. Nello studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications e finanziato dalla Fondazione Armenise Harvard, si evidenzia l’azione da conservante che il gene appena scoperto è in grado di esercitare sulle cellule staminali. La presenza di ZNF398 rappresenta infatti la cartina di tornasole per determinare un corretto funzionamento delle iPS, le cellule staminali pluripotenti indotte. Ma qual è la loro peculiarità? La caratteristica principale risiede nella capacità di dare origine a qualsiasi cellula, indipendentemente che si tratti ad esempio dei neuroni o di quelle del fegato. Le staminali pluripotenti indotte hanno origine a partire da cellule adulte del corpo mediante quel processo che prende il nome di riprogrammazione. Le staminali vengono per questo motivo considerate una fonte cellulare preziosa in particolare per le terapie avanzate di medicina rigenerativa. Per essere conservate, le cellule staminali vengono solitamente congelate; quando si tratta di riportarle ad una temperatura idonea risulta perciò fondamentale mantenerne la stabilità prima di riprogrammarle nelle cellule che si desiderano (ad esempio i neuroni). Ed è proprio in questo passaggio che si determina la portata della scoperta del gene ZNF398 ad opera del team di ricerca guidato da Graziano Martello. Fino ad oggi, infatti, i metodi impiegati per la stabilizzazione delle cellule staminali si erano basati su metodologie empiriche. Nello specifico, i ricercatori sanno da sempre che per conservare senza rischi le cellule staminali scongelate è necessario aggiungere ogni giorno una particolare molecola che prende il nome di TGF-beta, che esercita un’azione

da inibitore impedendo alle cellule di differenziarsi. Questo procedimento, però, prima dell’identificazione compiuta dall’Università di Padova in collaborazione con l’Università di Torino, veniva compiuto senza comprendere esattamente quali fossero le dinamiche che consentivano la conservazione delle staminali stesse. Al team di ricerca padovano, composto da giovani ricercatori tutti sotto i 40 anni, il merito di essere riuscito a svelare l’arcano: scoprire cioè come agisce la proteina TGF-beta che impedisce la differenziazione delle cellule. Piccolo indizio: c’entra il gene ZNF398, il famoso “Forever young” di cui accennavamo all’inizio. Quando la proteina TGF-beta viene somministrata, infatti, la reazione che scaturisce determina l’attivazione del gene di cui sopra, ribattezzato appunto ZNF398. Come ha spiegato Graziano Martello del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova, la scoperta è il risultato di cinque anni di lavoro. Il coordinatore dello studio ha precisato che il gene identificato è quello che da solo consente di mantenere le staminali indifferenziate. Ma com’è stato possibile arrivare a questa scoperta così importante per la medicina rigenerativa? I ricercatori hanno confrontato il comportamento delle cellule in presenza o assenza della proteina TGF-beta e isolato i primi geni che nelle staminali sembravano risultare influenzati dalla proteina. Ovviamente sono in tanti, adesso, a chiedersi quali implicazioni, e soprattutto, quali applicazioni potrà avere la scoperta compiuta dall’ateneo patavino in collaborazione con quello torinese. Sulla questione, il coordinatore del team di ricerca è stato molto chiaro: lo studio non servirà a curare una specifica patologia ma avrà un impatto su tutte le malattie che oggi vengono studiate grazie alle cellule staminali pluripotenti. Martello ha rimarcato come fino a dieci anni fa, a livello internazionale, fossero pochi i laboratori che lavoravano su queste cellule, mentre oggi un grande nume-

Una scoperta che aiuterà i laboratori mondiali

A

spiegare la metodologia utilizzata dal team di ricerca che ha portato alla scoperta del gene ZNF398 sono stati Irene Zorzan e Marco Pellegrini del Laboratorio di Biologia delle cellule staminali pluripotenti dell’Università di Padova che hanno condotto lo studio. I ricercatori hanno detto di essere partiti selezionando un campione di circa 4.000 geni, ridotti poi a 15 attraverso una serie di validazioni. Fatto ciò li hanno provati in maniera sperimentale uno a uno. Per ciascun gene sono serviti circa due mesi di lavoro, motivo per cui la fase di test è durata in tutto quasi due anni. Al termine degli esperimenti non c’erano più dubbi: ZNF398 era il gene che stavano cercando. Questa scoperta permetterà a molti laboratori in tutto il mondo di migliorare il processo di mantenimento delle staminali umane una volta scongelate. I risultati validati dallo studio pubblicato valgono anche nell’ambito della riprogrammazione delle staminali.

ro di progetti di ricerca si basa proprio sulle staminali. Questa scoperta consentirà quindi di conservare meglio le cellule staminali pluripotenti e controllarne adeguatamente la differenziazione, offrendo uno strumento potente ed estremamente affidabile. Il metodo usato dal team di Martello prende il nome di microfluidica, tecnologia che porta la firma del professor Nicola Elvassore del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova, che consente di coltivare le cellule in piccoli tubi di silicone biocompatibile e che di recente ha dato modo ai ricercatori patavini di creare per la prima volta cellule staminali pluripotenti primitive - ovvero simili a quelle degli embrioni - partendo da cellule adulte. A guidare il team dell’Università di Torino è stato Salvatore Oliviero, docente di Biologia molecolare presso il Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi e responsabile della piattaforma di analisi genomiche presso il Centro Interdipartimentale di Biotecnologie Molecolari e l’Italian Institute for Genomic Medicine di Candiolo, ente strumentale della Compagnia di San Paolo. (D. E.). Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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SPORT E CALVIZIE: COME L’ATTIVITÀ FISICA INCIDE SULLA PERDITA DI CAPELLI

Quali ormoni possono influenzare negativamente o positivamente la salute del follicolo pilifero

sto processo, rendendolo ancora più acuto. Tra questi fattori aggiuntivi si annoverano le abitudini di vita e le attività sportive. Ne parliamo con la dottoressa Debora ulla perdita dei capelli ci sono diversi miti da sfatare, una delle cre- Martinelli, una biologa con vasta esperiendenze più popolari sostiene che lo za nel campo tricologico che, in seguito sport possa rappresentare un vero ad una revisione scientifica relativa al ruopericolo per la caduta e l’assottigliamento lo dello sport nella calvizie, afferma che del fusto. quando si pratica un’attività sportiva viene Una delle cause più accertate per la prodotta una quantità maggiore di ormoni, perdita dei capelli nell’alopecia androge- compreso il testosterone, motivo per cui netica (AGA) è senza è facile pensare che dubbio la predisposiquesto possa accelezione genetica, ovverare, se non addiritLa calvizie ha eziologia ro la sensibilità pertura innescare, il promultifattoriale. Oltre alla cesso della calvizie. sonale agli androgeni: il testosterone in cir- genetica ci sono altri fattori Ci sono però alcuni aspetti che decolo si lega all’enzima che la influenzano vono essere chiariti 5-α-reduttasi di tipo sottolinea la dott. II, che lo processa ssa Martinelli, come trasformandolo in DHT, metabolita che presenta un’affinità quello secondo cui i picchi di ormoni proper i recettori androgeni tre volte superiore dotti durante uno sforzo non troppo eccesa quella del testosterone stesso, risultando sivo sono solo momentanei, considerato di conseguenza molto più attivo. Sappiamo che durano circa 2-3 ore e pertanto non però che la calvizie ha eziologia multifatto- hanno il tempo materiale per creare danni riale, quindi oltre alla genetica ci sono altri ingenti ai follicoli. Chiaro è che la situaziofattori che influenzano negativamente que- ne cambia drasticamente se lo sforzo fisico

di Biancamaria Mancini

S

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raggiunge livelli eccessivi e cronici. Inoltre, se insistere troppo sullo sforzo fisico può favorire già di per sé una produzione più elevata di androgeni rispetto ai normali livelli che l’organismo stesso è in grado di metabolizzare o degradare, tanto più la situazione si aggrava se a questo si aggiunge l’assunzione esogena di sostanze chimiche. In questi ultimi casi il livello di testosterone può aumentare di 10 volte, interferendo con la normale sintesi proteica cellulare, oltre ad innalzare l’attività della 5-α-reduttasi, che metabolizza una quantità molto elevata di DHT. Tutto ciò, a differenza del normale e sano sport, influisce concretamente sull’andamento della calvizie, comportando la perdita della maggior parte dei capelli anche per ragazzi molto giovani e dando origine ad un circolo vizioso da cui risulta poi difficile trovare una via d’uscita. Inoltre, uno sforzo eccessivo e prolungato nel tempo, comporta anche un aumento della produzione di cortisolo. In condizioni normali, il cortisolo è un ormone importantissimo per la regolazione di diversi processi come il ritmo circadiano, la quantità di glucosio nel sangue e il mante-


SALUTE AMBIENTE

Molecola cortisolo.

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nimento del corpo in uno stato di semi-al- gen (vecchiaia) precoce con un conseguente lerta. Inoltre, in condizioni di stress acuto accorciamento del ciclo vitale del capello. Chiediamo alla dott.ssa Martinelli e temporaneo, la sua produzione permette di mantenere sotto controllo i processi bio- come fare a questo punto a poter evitare logici dell’organismo, influenzando la pro- accumuli troppo elevati di queste molecole dannose, e paradossalmente lei ci svela duzione di specifici ormoni. Nel caso in cui però i suoi valori diventi- che un aiuto prezioso può giungere prono troppo alti, e per un periodo prolungato, prio dallo sport! Infatti, se svolto nel modo l’effetto massiccio del cortisolo si ripercuote corretto non solo fa bene all’organismo in su diversi organi, tra cui il follicolo pilifero. generale, ma anche ai nostri capelli, rapInfatti un livello continuo di cortisolo mo- presentando un autentico toccasana anche nei periodi di stress. bilita il glucosio preDurante l’attivisente nel sangue che tà fisica infatti, viene aumenta la glicosilaUn aumento eccessivo e prodotta la serotonizione delle proteine, prolungato del cortisolo si na, il cosiddetto orne altera la struttura della felicità, molecolare, impedenripercuote su diversi organi, mone che svolge un’azione do loro di partecipare come il follicolo pilifero biologica davvero imai processi di rigeneportante in quanto razione. In seguito a serve a regolare speciuno stress cronico, il follicolo entra quindi in uno stato di disor- fiche funzioni come la temperatura corpodine metabolico, che si traduce in diversi rea e la pressione dei vasi sanguigni. Questo eventi a catena che portano ad uno stress nei follicoli piliferi è fondamentale perché ossidativo, ciò inibisce la proliferazione aumenta l’apporto di nutrienti e ossigeno, delle cellule fino ad interrompere la fase di permettendo al follicolo stesso di svolgere anagen (crescita attiva). L’interruzione pre- la sua attività nel modo migliore. Inoltre, la matura della fase di anagen innesca un telo- sensazione di benessere che ci conferisce la

produzione di serotonina sarebbe sufficiente a combattere lo stress eccessivo, ripristinando così i livelli ottimali di tutte le altre sostanze coinvolte. In conclusione, lo sport, se fatto nel modo giusto, non solo non danneggia i capelli ma anzi, contribuisce alla loro salute.

Bibliografia - Melinda A Novak et al. “Hair Loss and Hypothalamic–Pituitary– Adrenocortical Axis Activity in Captive Rhesus Macaques (Macaca mulatta)” Journal of the American Association for Laboratory Animal Science Vol 53, No 3 May 2014 Pages 261–266. - Daniel W. D. West Stuart M. Phillips “Associations of exercise-induced hormone profiles and gains in strength and hypertrophy in a large cohort after weight training” Eur J Appl Physiol (2012) 112:2693–2702.

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SALUTE

IL MONDO SI È FERMATO, MA NON LA FILIERA AGRO-ALIMENTARE Il lockdown del Paese non ha coinvolto le attività produttive per la loro natura essenziale di Maria Carlotta Rizzuto*

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educazione si ferma, se non passibile di essere esercitata in modalità e-lerning; lo sport, la religione, si arrestano, ammettendo soltanto quelle manifestazioni personali esternabili all’interno della propria abitazione. Lo smart working diviene, anche in assenza di accordi individuali, la modalità di espletamento della gran parte delle attività lavorative1. Il quadro disegnato dai d.P.C.M.2 è chiaro: misure restrittive al fine di evitare qualsiasi forma di assembramento. Eppure, alcune imprese, quelle che erogano “servizi essenziali e di pubblica utilità”, non hanno potuto bloccare le proprie attività, nonostante lo stato di emergenza Covid 19, sì che il criterio adottato ai fini della sospensione o continuazione, sembrerebbe quello della attribuzione della qualifica di essenzialità. Tra di esse, sicuramente, un ruolo cardi-

PhD, in «Teoria del diritto ed ordine giuridico europeo» presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro.

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ne è stato ricoperto dalle imprese agrico- ma deriverebbe, esclusivamente, dal colle e, in particolare, dalla produzione di legamento funzionale con le prime. In tal derrate alimentari. senso, basti riflettere sulle attività di fabOrbene, se una lettura superficiale bricazione di spago, corde, funi e reti, imdella sopraccitata eccezione la ricondur- ballaggi in legno, articoli in gomma. rebbe all’ovvietà dell’interesse perseguiLa definizione di “essenzialità” non to da queste ultime, là dove, come ovvio, può che divenire ancor più ardua in amla filiera agro-alimentare è indirizzata a bito agrario, là dove la stessa qualificaziosoddisfare l’interesse primordiale e vitale ne delle attività dirette e per connessione dell’uomo all’alimentazione3, un’analisi subisce continue rivisitazione sì da rendepiù attenta potrebbe, però, forse, esporre re sempre più labile il confine tra attività qualche elemento di criticità. agricole e industriali. In particolare, il significato etimologiEd, infatti, il concetto stesso di “cura co del termine “essentialis” garantirebbe del ciclo biologico”, adoperato per inuna siffatta qualificadividuare le attività zione esclusivamente agricole dirette 4, induce a ritenere esalle attività indispenLa cura del biologico, senziale qualunque sabili e necessarie. per sua stessa natura, attività funzionale Eppure, una tale non potrebbe sopportare a quest’ultima e il conclusione sembrecui mancato svolgirebbe, però, smeneventuali interruzioni mento potrebbe intita dal tenore dei terrompere il ciclo d.P.C.M., nei quali è stesso. In tale ottica, possibile individuare, probabilmente, due diverse attribu- anche l’eventuale attività di produzione zione di essenzialità. Per un verso, tale di energia rinnovabile si potrebbe conqualificazione è assegnata alle attività tese siderare essenziale, allorquando essa sia ad appagare bisogni improcrastinabili necessaria all’espletamento della attività dell’uomo, quali quello all’alimentazione; produttiva principale5. L’essenzialità di una attività, in amper altro verso, la essenzialità di alcune attività non sarebbe ad esse intrinseca, bito agricolo, sembrerebbe, dunque, co-


SALUTE AMBIENTE

alla produzione di energie rinnovabili, seppur con la limitazione dell’istallazione di nuovi impianti fotovoltaici. Numerose le ordinanze emanate al fine di consentire agli “agricoltori amatoriali” di esercitare la cura dei propri prodotti e animali6. Orbene, la statuizione, avente ad oggetto la continuazione dello svolgimento di tutte quelle attività che, direttamente o indirettamente, sono essenziali per garantire, per un verso, l’interesse collettivo dell’alimentazione e, per altro verso, la cura del ciclo biologico, fa affiorare, con maggiore pregnanza, gli elementi differenziali tra impresa agricola e commerciale non riconducibili ad un unicum. Al di là del bilancio di esercizio, del rischio di impresa, pur sempre presente e dal quale non si può prescindere, l’impresa agraria mira a tutelare ulteriori e più pregnanti interessi. Intrinsecamente indirizzata a soddisfare il bisogno dell’a© G-stock studio/www.shutterstock.com limentazione, essa è stata, con il tempo, investita della funzione di tutelare molteplici altri interessi, i quali sono stati stituire un giano bifronte: indispensabile considerati – in virtù della loro natura di per soddisfare l’interesse collettivo all’a- interessi collettivi o diffusi – prevalenti limentazione, ma altrettanto essenziale rispetto all’interesse individuale del sinper l’oggetto stesso dell’attività, volta golo imprenditore e da bilanciare con alla cura del ciclo biologico, il quale, l’interesse alla salute dei lavoratori7, i per sua natura, non parrebbe sopportare quali, nonostante l’emergenza sono stati eventuali interruzioni. Una conferma, in chiamati, comunque, ad espletare, pur tal senso, si rinviene, nella mancata diffe- con tutte le precauzioni e l’applicazione renziazione, tra le attività agrarie, di qua- dei protocolli di sicurezza necessari, le li fossero da considerare effettivamente attività lavorative indispensabili a garanessenziali ossia dirette alla produzione tire la continuazione del ciclo produttivo. La mancata interruzione, durante lo di beni di prima necessità. Il blocco, ad esempio, non ha riguardato le attività stato emergenziale, di attività diverse da florovivaistiche, concernenti la coltiva- quelle volte a garantire beni di prima necessità, trova fondazione e la vendita mento negli obiettivi di piante, fiori e seperseguiti, da tempo, menti, giacché fatte rientrare in quelle Si è tenuto a salvaguardare dai legislatori nazionali ed europei. I attività di produziol’interessa ambientale concetti di economia ne, trasporto e come quello alimentare, circolare, agricoltura mercializzazione di tutelando il ciclo vitale biologica, sviluppo “prodotti agricoli”, sostenibile – sempre di cui all’art. 1, compiù presenti nelle lema 1, lettera f), del Dpcm del 22 marzo 2020. Anche la viti- gislazioni – mirano a realizzare, in modo coltura ha proseguito nello svolgimento equilibrato, l’interesse ambientale e l’intedelle proprie attività, nonostante molte resse alimentare, secondo un indirizzo tebottiglie fossero rimaste invendute, le leologico destinato a preservare, nel comspedizioni tornassero indietro e le botti plesso, la tutela del “ciclo vitale”. In tal senso, proprio la scelta di manfossero ancora piene. Nessuna sospensione è stata applicata per le attività volte tenere aperte attività produttrici di beni

non essenziali, come quella florovivaistica, potrebbe suggerire un profilo funzionale dell’impresa agricola, più accentuatamente incentrato sulla cura del ciclo biologico inteso, come ciclo vitale dei prodotti, il quale, se reciso, sarebbe compromesso senza margini di ripresa. La intrinseca deteriorabilità di alcuni beni non può che richiedere una maggiore attenzione sui sistemi di protezione e fruizione di questi ultimi, i quali, una volta sottoposti ad un cattivo uso, non sarebbero più passibili di utilizzazione. La protezione del ciclo vitale in quanto tale – come categoria più ampia in cui un ruolo cardine è certamente ricoperto dalla cura di quello funzionale all’alimentazione e, dunque, alla vita di ogni essere umano – sposta, forse, l’attenzione sui possibili strumenti che il Legislatore potrebbe predisporre ai fini di una ripresa economica nazionale. Un percorso in tal senso è suggerito a livello comunitario: la promozione di un Green Deal, una serie di misure volte a rendere più sostenibili e meno dannosi per l’ambiente la produzione di energia e lo stile di vita dei cittadini europei. L’emergenza Covid, le numerose morti che, in ogni parte del mondo, si susseguono a ritmo incessante e si concludono, a detta del Foscolo, con una “illacrimata sepoltura”, portano con sé l’insegnamento che l’uomo sembra prostrarsi dinanzi ad un microrganismo, lo fa sentire “come d’autunno sugli alberi le foglie”, gli nega il valore incommensurabile della libertà e, probabilmente, segnerà un viatico per scelte politiche dei sistemi giuridici.

Bibliografia 1. La disciplina del lavoro agile, prevista nella legge n. 81 del 22 maggio 2017, statuisce, infatti, agli artt. 18 e ss. che debba sussistere il consenso del lavoratore. Sul lavoro agile si vedano A. ALLAMPRESE-F. PASCUCCI, La tutela della salute e della sicurezza del lavoratore “agile”, in Riv. giur. lav., 2017, 307; M. D’APONTE, La tutela della salute del lavoratore dopo il Jobs Act, Torino, 2018, 75 e ss.; R. CASILLO, La subordinazione «agile», in Dir. lav. merc., 2017, 19; R. GUARINIELLO,

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SALUTE Lavoro agile e tutela della sicurezza, in Dir. prat. lav., 2017, 2010; M. PERUZZI, Sicurezza e agilità: quale tutela per lo smart worker?, in Dir. sic. lav., 2017, 26. M. MENEGOTTO, Coronavirus: trasferte, lavoro agile e telelavoro, in Bollettino ordinario ADAPT, n. 7, 17 febbraio 2020. Ed, ancora, quale afferma che «il fulcro del d.P.C.M 8 marzo 2020 risiede nel superamento dell’accordo individuale, quale fonte di disciplina e organizzazione della modalità agile di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato, e, quindi, nel passaggio dalla consensualità all’unilateralità dell’applicazione del lavoro agile […]in un contesto per così dire “fisiologico”, il lavoro agile è concepito come strumento teso a conseguire finalità di work-life balance. Diversamente, nel quadro “patologico” dell’emergenza da COVID-19, esso viene individuato quale strumento privilegiato per il contrasto e il contenimento – in specie in ambito lavorativo – del diffondersi del virus, realizzando attraverso di esso un bilanciamento tra gli interessi costituzionali coinvolti: diritto alla salute (art. 32 Cost.) e diritto al lavoro (art. 4 Cost.)». 2. Il 23 febbraio 2020, a seguito dei primi focolai registratisi in Lombardia e Veneto, il Consiglio dei Ministri ha approvato il D.L. 6/2020, poi convertito in legge dalla L. n. 13/2020. Il summenzionato decreto ha dato il via libera anche all’adozione di tutti i successivi decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri miranti ad attuare misure di contenimento in caso di interventi riguardanti più regioni. 3. Sulle molteplici funzioni svolte dall’impresa agricola si veda A. QUARANTA, Energie rinnovabili: la multifunzionalità delle imprese agricole, in Ambiente & sviluppo, 3/2010, 732; L. COSTATO, A. GERMANÒ, E. ROOK BASILE (diretto da) Trattato di diritto agrario, Utet, Torino, 2011, 766; G. MAROTTA (a cura di), Nuovi modelli di agricoltura e creazione di valore, FrancoAngeli, Milano, 2013, 379, secondo il quale «in via di sintesi, si può dedurre che l’impresa agricola multifunzionale si caratterizza per tre aspetti essenziali: a) una spiccata tendenza alla diversificazione dei servizi che essa offre e all’allargamento delle funzioni che affiancano l’attività esclusivamente agricola; b) un forte radicamento con il territorio su cui insiste l’impresa; c) la conseguente potenzialità dell’impresa agricola a generare, attraverso la sua attività di impresa, “valore sociale”. Tutti e tre gli elementi descritti postulano un’accentuazione molto forte del posizionamento dell’impresa agrico-

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la in una ampia rete (network o filiera), che vede coinvolti non solo altri distinti soggetti imprenditoriali, ma anche istituzioni locali e associazioni sindacali e datoriali». 4. Il riferimento al ciclo biologico riprende una formula utilizzata dalla dottrina al fine di eliminare la necessaria presenza del fondo per la configurazione dell’impresa agricola. Ed, infatti, secondo tale corrente dottrinale l’agrarietà dell’impresa dipendeva non dalla presenza o meno del fondo ma dallo svolgimento di un ciclo biologico concernente l’allevamento di esseri viventi animali o vegetali, legato direttamente o indirettamente allo sfruttamento delle forze e delle risorse naturali che si risolve economicamente nell’ottenimento di frutti destinati al consumo sia come tali sia previa una o più trasformazione v. A. CARROZZA, Lezioni di diritto agrario, Giuffrè, Milano, 1988, 10; ID., Problemi generali e profili di qualificazione del diritto agrario, Giuffrè, Milano, 1975, 75 e ss.; A. GERMANÒ, Proprietà produttiva ed impresa agricola, in Dir. e giur. agr., 1/1994, 597; L. COSTATO, Relazioni, in S. MAZZAMUTO (a cura di) Impresa agricola ed impresa commerciale: le ragioni di una distinzione, Jovene, Napoli, 1992, 35 e ss.,.L’allargamento dei confini della nozione di fondo ha consentito di inserire nel novero delle attività agricole tutta una serie di attività che, benché definite come agricole a livello legislativo, erano state oggetto di dibattito in dottrina e in giurisprudenza poiché utilizzavano il fondo come mero supporto e non certo come oggetto: la serricoltura, già qualificata come agricola nella L. 3 maggio 1982 n. 203; la funghicoltura, L. 5 aprile 1985, n. 126; le agroenergie, D.lg. 29 marzo 2004, n. 99 e D.lg. 27 maggio 2005, n. 101. 5. L’art. 2135 cod. civ. utilizza ai fini della qualificazione di una attività come connessa il criterio di prevalenza il quale deve essere inteso in due diversi modi. In una prima accezione l’espressione è riferita alla produzione [la c.d. prevalenza per prodotto,]; mentre, secondo una seconda applicazione, il suddetto criterio è riferito alle attrezzature e alle risorse [la cd prevalenza per attività]. A sua volta, la prevalenza dei prodotti è stata intesa in due ulteriori significati, giacché per un verso, il criterio è stato ancorato a profili di tipo quantitativo, nel senso di qualificare le attività di trasformazione, manipolazione, commercializzazione dei prodotti agricoli come attività agricole per connessione solamente là dove la produzione del bene finale sia avvenuta mediante l’uso prevalente di prodotti della propria impresa

agricola rispetto a quelli acquistati da terzi. Per altro verso, il secondo significato, ossia quello di tipo reddituale-valoriale rinvia, invece, alla prevalenza dell’attività dalla quale derivi la maggior fonte di guadagno. In tale ipotesi, la condizione di prevalenza andrà verificata confrontando il valore normale dei prodotti agricoli ottenuti dall’attività agricola principale ed il costo dei prodotti acquistati da terzi; sarà necessario, però, che, sui prodotti acquistati dai terzi, intervenga, comunque, una attività di manipolazione o di trasformazione [Cass. civ., 10 aprile 2015, n. 7238, in Giustizia Civile Massimario 2015] e che i prodotti, così realizzati, rientrino nella tipologia di appartenenza dei beni ottenuti dalla trasformazione dei prodotti propri [Cass. civ., 22 aprile 2016, n. 8128, in Giustizia Civile Massimario 2016]. Sul criterio di prevalenza si vedano, ex multis, A. ROCCHI, L. SCAPPINI, La misurazione della prevalenza nelle attività connesse “di produzione” in agricoltura, in Il fisco, 9/2017, 852; M. BIONE, Imprenditore agricolo, Dir. priv., in EG, Roma, 16/2003, 7; F. PREZIOSI, Il regime fiscale delle attività agricole connesse, in Corr. trib., 2004, 3654; S. BARUZZI, Reddito agrario: prevalenza della materia prima in senso fisico quantitativo e non economico, in Il Fisco, 35/2017, 3378; S. BARUZZI, Reddito agrario: prevalenza della materia prima in senso fisico quantitativo e non economico, in Il Fisco, 35/2017, 3378. Sulle energie rinnovabili si veda per tutti M. GOLDONI, Utilizzazione di terreni agricoli per la realizzazione degli impianti energetici: aspetti giuridici, in M. D’ADDEZIO (a cura di), Agricoltura e contemperamento delle esigenze energetiche e alimentari, Giuffrè, Milano, 2012, 39. 6. La possibilità per gli hobbisti agricoli di potere esercitare la propria attività agricola amatoriale è stata concessa con l’ordinanza n. 11 del 24 marzo 2020 della Regione Sardegna; n. 36 del 14 aprile 2020, della Regione Toscana; n. Z00029 del 15 aprile 2020, della Regione Lazio; n. 209 del 17 aprile 2020 della Regione Puglia; n. 32 del 17 aprile 2020 della Regione Calabria e n. 17 del 18 aprile 2020 della Regione Sicilia. 7. In tal senso, si vedano il “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” del 14 marzo, il cui contenuto è stato integralmente recepito dal successivo Protocollo del 24 aprile 2020.


SALUTE

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Riprogrammare le cellule per ringiovanire

Da un articolo pubblicato su “Nature Communications” da Sarkar TJ et al. di Carla Cimmino

però parlano solo in parte della complessità dell’invecchiamento naturale, essendo questo proprio caratterizzato da un lento e progressivo accumulo di errori epigenetici. Inoltre, non è stato provato se l’effetto espressione transitoria di alcuni fattori di riprogrammaringiovanente può essere ottenuto con cellule umane invecchiate nazione nucleare, tende a promuovere il ringiovanimento turalmente e isolate da individui anziani. L’articolo di “Nature Comcellulare. L’invecchiamento è caratterizzato da una perdita munications” mette in risalto se l’espressione transitoria dei geni di rigraduale della funzionalità di molecole, cellule, tessuti, è programmazione nucleare riesce a migliorare i tipi di invecchiamento dato dall’accumulo di errori a livello epigenetico che dà come risulin cellule umane e di topo naturalmente invecchiate. tato: regolazione aberrante di geni, esaurimento di cellule staminali, Sono state paragonate l’espressione transitoria di fattori riprosenescenza e omeostasi de-regolazione di cellule e tessuti. Se si riprogrammanti sull’RNA di fibroblasti e cellule endoteliali di soggetti grammasse il DNA nucleare, si potrebbe riportare le cellule all’età umani anziani, con l’RNA delle stesse cellule isolate da giovani donatori. La riprogrammazione nucleare degli iPSC comprende iniziaembrionale. Alcuni esperimenti condotti sui topi hanno dimostrato che la riprogrammazione anche se transitoria, può migliorare alcuni zione, maturazione e stabilizzazione. Al termine di una riprogrammaaspetti associati all’avanzare dell’età e prolungazione epigenetica così dinamica e complessa, re la vita nei topi progeroidi. Sconosciuta è la dovremmo esserci iPSC pluripotenti e giovani. modalità secondo la quale tutto ciò potrebbe Non esiste la prova che un ringiovanimento Lo studio preso evidenzia che essere applicato all’uomo. Lo studio preso in cellulare multispettrale possa essere ottenuto i fattori di riprogrammazione considerazione in tale articolo, evidenzia che in modo autonomo da cellula umana in cellule l’espressione transitoria di fattori di riprogram- nucleare permettono di controllare umane isolate da individui naturalmente anzial’invecchiamento cellulare mazione nucleare mediata dall’espressione di ni. È stato quindi dimostrato, che la riprogrammRNA, permette di controllare l’invecchiamenmazione cellulare transitoria basata su mRNA, to cellulare, ripristina l’orologio epigenetico, può invertire molto rapidamente segni distintivi riduce l’infiammazione nei condrociti, rigenera le cellule invecchiate dell’invecchiamento nella fase di iniziazione, quando non è ancora avin cellule staminali muscolari umane. La riprogrammazione nucleare venuta la cancellazione epigenetica dell’identità cellulare. Si nota che delle cellule ha messo in evidenza che se questa è solo transitoria, le il processo di ringiovanimento si verifica nelle cellule di topo, inveccellule ritorneranno allo stato somatico iniziale. Quindi, se tale riprochiate naturalmente, le cellule malate ripristinano la funzionalità pergrammazione dura poco, non cancella quello che è il codice epigenetiduta e le cellule staminali invecchiate preservano la loro identità celco della cellula, che ne definisce l’identità cellulare. Ma non è noto se è lulare. Sono necessari però ulteriori studi per chiarire il meccanismo possibile riprogrammare in maniera sostanziale e modificare l’età della che guida l’inversione del fenotipo invecchiato durante la riprogrammazione cellulare, allontanandolo dal processo di dedifferenziazione. cellula stessa prima del Punto di Non Ritorno (PNR). I risultati di tale studio rappresentano un passo avanti per capire come Ocampo et al., (primi che hanno preso in considerazione tali studi) hanno dimostrato che la riprogrammazione transitoria può miglioinvertire l’invecchiamento cellulare e possono risultare indispensabili rare l’espressione fenotipica invecchiata nei topi progeroidi. Questi anche per lo studio di malattie correlate all’invecchiamento stesso.

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SALUTE

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E DERMATOLOGIA

Un algoritmo può affiancare gli specialisti nella diagnosi dei disturbi cutanei

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di Sara Lorusso

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obiettivo, ha spiegato il professore Jung-Im Na, del dipartimento di Dermatologia della Seoul National University, è fare in modo che l’intelligenza artificiale non si sostituisca all’indagine umana, ma ne supporti le attività per arrivare a diagnosi più rapide e più precise. È l’orizzonte entro cui si è sviluppata la ricerca sull’applicazione e l’allenamento di algoritmi nel riconoscimento di patologie della pelle, di cui Na è autore. Lo studio, pubblicato sul Journal of Investigative Dermatology, è incentra-

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SALUTE

Lo schema ABCDE

Il team coreano ha sviluppato una rete neurale convoluzionale, allenata a riconoscere i disturbi della pelle a partire da un set di immagini to sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale (AI) in dermatologia: un indirizzo non del tutto nuovo, ma in questo caso ad avere particolare rilevanza sono sia la grande quantità di disturbi cutanei usati per testare l’algoritmo sia la qualità dei risultati ottenuti, con un’adesione importante tra le diagnosi artificiali e quelle affidate all’esperienza dei medici del settore. Inoltre, a differenza di sperimentazioni precedenti, la ricerca è stata diretta ad applicare l’AI in un contesto reale, simile a quello di normali visite in studio. «Negli ultimi tempi - ha spiegato Na - ci sono stati notevoli progressi nell’uso dell’AI in medicina. Per problemi specifici, come la distinzione tra melanoma e nevi, l’AI ha mostrato risultati comparabili a quelli dei dermatologi umani. Tuttavia, affinché questi sistemi siano praticamente utili, le loro prestazioni devono essere testate in un ambiente simile alla pratica reale, che richiede non solo la classificazione della lesione maligna rispetto a quella benigna, ma anche la distinzione del cancro della pelle da numerosi altri disturbi tra cui condizioni infiammatorie e infettive». Il team coreano ha sviluppato un sistema di intelligenza artificiale basato su una rete neurale convoluzionale: si tratta di un’architettura di rete utilizzata soprattutto nelle applicazioni di visione artificiale e in cui viene esercitato l’apprendimento automatico. La rete è stata allenata a riconoscere i disturbi della pelle a partire da un set di 220.680 immagini relative a 174 malattie diverse su individui asiatici e caucasici. Al termine della procedura l’algoritmo è stato capace di diagnosticare 134 disturbi della pelle. Uno dei risultati più interessanti è stata l’applicazione nella classificazione multiclasse, che ha portato al suggerimento di strategie di trattamento appropriate rispetto al disturbo analizzato.

Le diagnosi artificiali sono state confrontate con quelle eseguite da 21 dermatologi, 26 specializzandi e 23 potenziali pazienti. All’avvio della sperimentazione le risposte dell’algoritmo sono risultate simili a quelle degli specializzandi, senza raggiungere l’adesione alle diagnosi fornite da dermatologi esperti. Dopo un periodo di funzionamento della rete, grazie all’assistenza dell’algoritmo, le diagnosi di malignità fatte dai clinici è migliorata in precisione dal 77,4% all’86,8%. Anche nei cittadini comuni la capacità di leggere la diagnosi maligna è stata supportata. Senza l’aiuto dell’algoritmo, hanno spiegato gli autori della ricerca, la metà delle neoplasie sarebbe sfuggita ai cittadini comuni coinvolti se questi non fossero stati visitati da specialisti. Lo studio firmato da Na e colleghi mette in guardia da facili esultanze circa la possibilità di sostituire l’esperienza teorica e clinica degli specialisti con la lettura artificiale. In particolare, al momento, l’algoritmo ha lavorato su precisi criteri di addestramento, specializzandosi nell’individuazione del disturbo in base a classificazioni binarie (per esempio, la selezione tra nevi o melanoma). Non è automatica, dunque, la risposta a diagnosi su caratteristiche del problema diverse da quelle su cui la rete si è alimentata. L’esempio riportato è quello di un ematoma dai contorni irregolari che potrebbe essere segnalato come carcinoma da un algoritmo addestrato a specializzarsi sulla malignità. Anche la qualità dell’immagine potrebbe pregiudicare l’identificazione del problema, senza contare che in una situazione reale lo specialista non si affida alla sola rappresentazione visiva del disturbo, ma analizza tutta una serie di informazioni legate all’anamnesi e al contatto fisico con la lesione della pelle. Resta, tuttavia, l’alta potenzialità dello strumento se utilizzato a sostegno e non

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enza mai sostituirsi al parere del medico, ciascuno di noi può costruire una routine di autovalutazione delle lesioni della pelle. È molto importante tenere sotto controllo macchie e segni, e imparare a riconoscere alcuni campanelli d’allarme. La fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro ricorda un semplice schema di osservazione, facile da tenere a mente e mettere in pratica a casa, meglio se in un ambiente ben illuminato. Basta ricordare la sequenza ABCDE: racchiude le caratteristiche di una macchia della pelle che dobbiamo saper riconoscere. ABCDE è dunque l’acronimo di asimmetria della macchia, bordo irregolare, colore molto scuro o variabile all’interno della macchia stessa, diametro maggiore dei nei comuni (circa 6 mm), evoluzione rapida nel tempo. In presenza di uno o più di questi segnali, ci ricorda il vademecum AIRC, è bene rivolgersi al proprio medico, che deciderà se richiedere un controllo specialistico.

in sostituzione della consulenza medica. Superando l’attuale limitazione collegata alla necessità che le immagini da analizzare siano di buona qualità, «prevediamo che l’uso del nostro algoritmo attraverso uno smartphone – ha aggiunto Na - potrebbe incoraggiare il pubblico a visitare gli specialisti per lesioni come il melanoma che altrimenti rischierebbero di essere trascurate». In ambito clinico l’aspettativa è invece diretta allo sviluppo di un simile processo di indagine tramite lettura artificiale a vantaggio delle diagnosi precoci e di cure sempre più mirate. Nel frattempo il team coreano ha reso disponibile sul sito Model Dermatology (https://modelderm.com/) una demo del sistema di AI allo scopo esclusivo di ricerca e non di diagnosi: gli autori, simulando di agire in un contesto ipotetico di telemedicina, sperano infatti che l’utilizzo faccia emergere, e dunque renda risolvibili, nuove problematiche dell’applicazione del sistema ai casi reali. Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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AMBIENTE

I PATRIARCHI VERDI DEL NOSTRO PAESE

Il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha pubblicato un elenco di oltre 3300 alberi monumentali

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iportano alla memoria miti, leggende, storie di luoghi e di popoli, profumano, suonano col vento, cantano con gli uccelli e gli insetti, hanno forme particolari. Segnano e segnalano, soprattutto, il nostro tempo che passa, cambiando secondo il ritmo circolare delle stagioni. In Italia, per il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, sono oltre 3.300 gli alberi censiti nell’elenco di quelli monumentali, accessibile, con una semplice richiesta, in formato Shapefile o Excel. Importabile nei più comuni programmi Gis (Geographic Information System), il file permette di visualizzare la loro distribuzione sul territorio italiano, assicurando un costante aggiornamento da parte della Direzione generale foreste del ministero, grazie alla collaborazione di Regioni, Province autonome e Comuni. Il nostro piccolo tour da Nord a Sud comincia con “S’Ozzastru”, cioè l’olivastro, quello precisamente di San Baltolu di Luras vicino al lago Liscia, in provincia di Sassari. Per molti sarebbe l’albero più

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antico d’Italia: supera i quattromila anni sia stata amata da alcuni dei cento cavalieri e ancora oggi ospita sotto i suoi rami nu- del suo seguito, che con lei avevano trovato merose pecore al pascolo. Le sue misure rifugio nel tronco. Risalendo lo Stivale, segnaliamo l’abete sono: altezza 14 metri e circonferenza della chioma 23 m. Il tronco, che ne misura bianco di Malga Fassole ad Avio (Tn). Ha circa 12, presenta nodi e piccole cavità, una caratteristica particolare: il portamencome deve avere un vero patriarca della to del fusto che, anziché essere dritto come di norma si presenta nell’abete bianco, si natura che si rispetti. Un altro pezzo da novanta è il famo- divide a circa due metri di altezza in otto sissimo Castagno dei cento cavalli, un al- grosse branche formando una specie di enorme candelabro. bero di castagno Il nome attribuitogli plurimillenario, nel Parco dell’Etna in L’iniziativa è stata promossa è “patriarca del monte Baldo”. Il legno territorio del comune in occassione della morto in alcune parti di Sant’Alfio (Ct) nel cui stemma civico è ricorrenza della “Giornata ospita molti insetti e funghi che lì trovano raffigurato. Misura Mondiale della Terra” i loro habitat ideacirca 22 m di circonli. Una chioma così ferenza del tronco, ampia e articolata, per 22 m d’altezza. Nel 2006 l’Unesco l’ha dichiarato Monu- inoltre, fornisce possibilità di rifugio a numento messaggero di pace, ricordando le merose specie di vertebrati, dai micromamtante persone che nel tempo l’hanno ammi- miferi agli uccelli. rato e quel mito secondo cui, in una notte La sequoia gigante di Faè a Longatempestosa, una regina di nome Giovanna rone (Bl) mostra ai visitatori i segni della


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frana proveniente del monte Toc, che il 9 ottobre del 1963 distrusse il territorio e moltissime vite umane. Una ferita longitudinale di cinque metri sul tronco ci fa capire, infatti, il livello raggiunto in quel luogo dall’onda d’acqua e fango proveniente dalla diga. Da allora è il simbolo del territorio devastato, ma anche rinato. È conosciuta come “Pianta santa” o “Pianta dell’Ajal” con un’età stimata di 170 anni, tale da far ritenere che sia stata una delle prime importate in Europa. A San Vito, Monte San Biagio (Lt) il leccio-sughera convive con un eterogeneo sottobosco, formato da specie tipiche degli ambienti mediterranei, quali lentisco, fillirea, mirto, biancospino e erica arborea. È stato scelto poiché rappresenta bene i molti ibridi di quercia presenti in Italia ed è raggiungibile con uno dei tanti sentieri all’interno della sughereta. I cipressi di Triboli a San Quirico d’Orcia (Si) sono una vera e propria icona del paesaggio toscano, vegetano isolati su un’altura facente parte di un gruppo collinare posto tra la Val d’Orcia

Sopra, la sequoia gigante di Longarone (Belluno). A destra, il fico del Bengala del Giardino inglese a Palermo. Fonte: Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali.

e la valle dell’Ombrone. Quella veduta, celebrata dai pittori della scuola senese, è stata proclamata dall’Unesco nel 2004 Patrimonio mondiale dell’umanità. Il nostro breve viaggio nell’Italia dei centenari e secolari si conclude con l’albero più rappresentativo della fitogeografia nel Parco Nazionale del Pollino: il pino loricato della Grande Porta a Terranova di Pollino (Pz). Presente in Italia solo in questa parte dell’Appennino calabro-lucano con circa duemila esemplari, è quanto rimane delle antiche foreste oro-mediterranee che nel Terziario coprivano la costa adriatica meridionale e i Balcani. L’esemplare che vegeta nel valico tra Serra di Crispo e Serra delle Ciavole è conosciuto come il “Solitario”, ha una circonferenza della base del tronco di 6,5 m, il cimale spezzato e una chioma dolcemente a bandiera. Nonostante i suoi 500 anni di età stimata,

mostra ancora intatta la caratteristica corteccia a squame di serpente e, come tutti gli altri, aiuta a restituirci quel rapporto con la natura, unica chiave di cui disponiamo per aprire la porta che ci separa dalla nostra desiderata tranquillità. (G. P.). Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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DEFORESTAZIONE E AMAZZONIA, COSÌ CRESCE IL RISCHIO PANDEMIE Distruggere gli habitat naturali di molti animali fa salire il rischio “spillover” di Giacomo Talignani

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Per invertire la rotta è necessario prenderci cura delle nostre foreste e fermare una deforestazione che compromettere le vite di migliaia di specie

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bbiamo spezzato la sottile linea necessitano di aiuti internazionali per non verde. Quella che per anni ha rischiare di scomparire. permesso una sintonia fra uomo Oltretutto, in questo contesto, come e foreste e che oggi è prepotente- raccontano appelli che rimbalzano dal Bramente in bilico. A causa della deforestazio- sile alla Bolivia, l’emergenza Covid-19 in ne, ci avvisano diversi studi internazionali, Sudamerica sta favorendo diversi taglialeoggi aumenta il rischio di nuove pandemie. gna e minatori che, approfittandosi della Se si distruggono gli habitat gli animali situazione complicata, stanno devastando sono costretti ad entrare nello spazio ur- ulteriormente il territorio amazzonico. Da banizzato e i rischi di inizio 2020 ad oggi, spillover, di salto da rispetto all’anno scoranimale all’uomo dei La Fao ci informa che il livello so, si conta già il +55 virus, si moltiplicano. per cento di deforedi deforestazione in Afria, Per evitare questo e stazione nell’Amazper invertire la rotta zonia Brasiliana che Sudamerica e Amazzonia di una crisi climatica continua ad essere è allarmente che accelera, è dunsventrata, bruciata e que necessario prendeforestata. Secondo derci più cura delle l’Inpe (National Innostre foreste e fermare una deforestazio- stitute of Space Research) nel solo aprile ne che rischia di compromettere le vite di 2020 oltre 405 chilometri quadrati della fomigliaia di specie, uomo compreso. resta pluviale sono stati deforestati, rispetAd oggi il nuovo rapporto Fao sulle to ai 248 dell’aprile 2019. foreste del mondo ci avverte che la defoRispetto a un anno fa nella parte brasirestazione sta rallentando in alcune parti liana la deforestazione è aumentata sino al del Pianeta ma preoccupa seriamente per 64 per cento. Questo, sostengono attivisti e i tassi registrati in associazioni ambienAfrica e in Sudametaliste, è strettamente Dai polmoni verdi dipende collegato alle polirica, soprattutto in Amazzonia. La Fao tiche del presidente la sicurezza alimentare e l’Unep nella giorbrasiliano Bolsonaro e il posto di lavoro nata mondiale della che favoriscono l’abbiodiversità hanno battimento degli aldi milioni di persone ricordato come dalle beri per riconvertire foreste dipendano la i terreni ad uso agrisicurezza alimentare di milioni di persone, colo, per sviluppare il settore minerario e come forniscano 86 milioni di posti di lavo- dell’allevamento di bestiame con lo scopo ro “verdi” e come delle persone che vivono di favorire l’economia del Paese. in condizioni di estrema povertà, il 90 per Le cifre preoccupanti per un Brasile cento dipenda proprio dalle foreste come che sta pagando un prezzo altissimo in termezzo di sussistenza, che sia per procurarsi mini di vittime per la attuale pandemia da cibo oppure legna. Persone che, come gli coronavirus, dovrebbero dunque far suoindigeni dell’Amazzonia, oggi tra defore- nare un campanello d’allarme per tutti noi, stazione e pandemia sono in ginocchio e ci ricorda uno studio appena pubblicato su

Frontiers in Medicine da un team di scienziati internazionale. Nell’analisi “Covid-19: The conjunction of events leading to the pandemic and lessons to learn for future threats” un gruppo di ricercatori francesi e spagnoli riconosce infatti nuovamente la pericolosità della distruzione degli habitat naturali e ribadisce che la chiave per contenere future epidemie non è temere “il selvaggio”, ma riconoscere invece che l’attività antropica è responsabile dell’emergere e del propagarsi della zoonosi e delle nuove pandemie. Gli scienziati avvertono anche che o lo sfruttamento della natura da parte dell’umanità cambierà oppure ci saranno pandemie più mortali rispetto a quella in corso. L’analisi spiega infatti che la distruzione di foreste e habitat dovrebbe preoccuparci seriamente: come avvenuto in Asia, proprio il Sudamerica è oggi uno dei continenti dove più facilmente potrebbe svilupparsi lo spillover. Altra zona a rischio, in futuro, potrebbe essere l’Africa, dove dal Congo alle zone centrali la deforestazione avanza. In generale però, ci dicono i dati del Global Forest Resources Assessment 2020 della Fao, per fortuna c’è qualche segnale di speranza in termini di disboscamento, che in tutto il globo sembra ora muoversi a ritmi più lenti rispetto al passato: siamo a 10 milioni di ettari all’anno convertiti in altri usi dal 2015, in calo rispetto ai 12 milioni di ettari all’anno dei cinque anni precedenti. Segnali che dovremmo cogliere e implementare per ripristinare quella sottile linea verde in difesa delle nostre preziosissime foreste che oggi contengono 60mila specie diverse di alberi, l’80 per cento delle specie di anfibi, il 75 per cento di quelle di uccelli o il 68 per cento delle specie di mammiferi della Terra. Come ha spiegato il ricercatore italiano Giorgio Vacchiano della Statale di Milano, «è importante proteggere foreste come l’Amazzonia attraverso una cooperazione internazionale. Le foreste, e soprattutto quelle tropicali, con un 1 milione di specie ancora da scoprire, sono enormi serbatoi di potenziali virus che potrebbero fare il salto, se noi continuiamo a mutarne gli equilibri. Non sappiamo, modificando con la deforestazione le relazioni uomo-animale, cosa potrebbe accadere, con il rischio di nuove e devastanti pandemie. Dobbiamo subito avviare gli strumenti per proteggerla». Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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SMART WORKING, UN ALLEATO PER LA SALUTE DELL’AMBIENTE

L’Enea registra come il telelavoro nella Pubblica Amministrazione abbia evitato 8mila tonnellate di CO2 in un anno del potenziale di mitigazione di consumi ed emissioni inquinanti conseguibili attraverso il lavoro a distanza e l’innovazione organizl lavoro è cavavoglie, raccontavano i zativa, ponendoli in relazione con gli effetti Toscani, e per l’Enea non solo valoriz- generati: dallo sviluppo urbano all’efficienza le persone, ma dà una grossa mano tamento della Pubblica amministrazione, al alla sostenibilità ambientale urbana. welfare fino alle tematiche di genere». In che modo? Basta leggere attentamente Lo smart working ha diminuito la mole pagine dell’indagine nazionale “Il tempo bilità quotidiana del campione esaminato dello Smart Working. La PA tra concilia- di circa un’ora e mezza in media a persona. zione, valorizzazione del lavoro e dell’am- Sono quattro i milioni di euro non spesi in biente” durata più di carburante, mentre i un anno. Allo studio chilometri risparmiati hanno aderito, con arrivano a 46 milioIl lavoro agile ha ridotto oltre 5.500 persone, ni. Dati rilevanti solo la mobilità di circa un’ora pensando alla Capitaventinove amministrazioni pubbliche e mezza a persona, per un le che, secondo l’Inrix 2018 Global Traffic che, già prima della risparmio di 4 mln di euro Scorecard, con quatpandemia, avevano trocentomila persone fatto partire il lavotra ministeri e ammiro agile a distanza. È stato anche realizzato un sondaggio, su base nistrazioni centrali e locali è la seconda al volontaria, scelto dal 60% del totale coin- mondo per ore trascorse in auto, il doppio volto, costituito per il 76% da donne e il di New York, il 12% in più di Londra, il 70% in più di Berlino, il 95% in più di 24% da uomini. «Viene presentata - raccontano Marina Madrid. Il beneficio, quindi, è duplice: più Penna e Bruna Felici, due delle ricercatrici tempo libero e meno traffico, con un taglio Enea che hanno curato l’analisi - una stima di emissioni e inquinanti che Enea stima in

di Gianpaolo Palazzo

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ottomila tonnellate di CO2, 1,75 t di PM10 e 17,9 t di ossidi d’azoto. «Del resto - aggiunge Marina Penna - le conclusioni dell’ultimo rapporto dell’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico n.d.r.) sono piuttosto chiare quando sostiene che saremo in grado di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2° C, rispetto ai livelli preindustriali, solo se mettiamo in atto modifiche senza precedenti delle nostre abitudini in tutti gli ambiti della società, quali l’energia, il territorio e gli ecosistemi, le città e le infrastrutture, nonché l’industria». Con il lavoro a distanza, la mobilità quotidiana si svolge, nella metà dei casi, in zone vicine alle abitazioni dei dipendenti pubblici, il 39% nel quartiere di residenza, mentre l’8% in luoghi più lontani. Coloro che si muovono nel proprio rione, usano, per la maggior parte, la bicicletta o vanno a piedi. Per spostamenti più lunghi, viene preferita l’automobile, piuttosto che il mezzo pubblico, anche per recarsi a pochi chilometri dal proprio appartamento. Solo il 15% delle persone intervistate sceglie bus, treni, metro o tram quando occorra raggiungere aree molto fuori mano.


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Guardando alla dimensione personale, il tempo “liberato” dagli spostamenti quotidiani ci lascia sviluppare relazioni sociali e dà più spazio all’affettività, alla cura di sé e delle proprie passioni. Chi, invece, deve © G-stock studio/www.shutterstock.com gestire gravi situazioni personali o familiari percepisce il tempo “liberato” come moNel settore sanitario le strutture che mento per l’accudimento, cui si aggiunge avevano investito su una rete di assistenza un senso d’isolamento per la mancanza di per pazienti con malattie croniche, capace dialogo con i colleghi. Per questo gruppo di d’intervenire anche da remoto, hanno di- persone, il lavoro a distanza ha una natura mostrato il valore aggiunto nell’abilità di ambivalente: da un lato limita le tensioni e tutelare contatti e cure. «Per uscire dall’e- appiana alcune difficoltà quotidiane, dall’almergenza sanitaria meglio di come ci siamo tro non offre opportunità all’individuo per entrati, lo smart working andrà compreso, riacquistare spazi di libertà o di benessere, mantenuto, potenziato e reso più efficace. anche minimi. Il passaggio da un’organizzazione “oroSoprattutto nelle grandi città - sottolinea Marina Penna - in assenza di misure, si logio” a una “organismo”, per usare la metafora del sociologo prospetta un massicFederico Butera, ancio ricorso al mezzo dunque, calibraprivato che offre una Allo studio hanno aderito 29 drà, to in modo da non percezione di sicurezza dal contagio. amministrazioni pubbliche, lasciare indietro nessuno. «Non c’è dubOpportunamente per un totale di circa bio - conclude Bruna governato a livello 5500 persone Felici - che il lavoro territoriale, il ricorso agile sia in grado di allo smart working migliorare la qualità consentirebbe, infatti, di moderare e modulare la domanda di dell’ambiente delle nostre città, la vivibilità spostamenti casa-lavoro in modo coordi- di aree urbane decongestionate dal traffico nato con la programmazione del trasporto e anche la rivitalizzazione di quartieri pepubblico locale, operazione particolarmen- riferici che sono normalmente svuotati dal te utile nelle fasi 2 e 3 dell’emergenza Co- pendolarismo lavorativo verso le aree degli vid-19, in cui dovremo trovare gli adatta- uffici e delle amministrazioni centrali, come accade, ad esempio, a Roma». menti per convivere con il coronavirus».

I dati sulla mobilità

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na stima approssimativa, estesa a tutti i dipendenti intervistati, del valore medio per le percorrenze giornaliere in auto o con altro mezzo motorizzato dà come risultato circa 29,8 km evitati a persona in ogni giorno di telelavoro e 18,6 nel lavoro agile. Prendendo in considerazione le percorrenze annuali, sono stati in media risparmiati 3.700 km per dipendente in un anno di telelavoro e 780 in quello agile. La differenza nei dati è legata alle caratteristiche organizzative. Il numero di giorni di telelavoro oscilla fra due e quattro alla settimana, mentre nel lavoro agile tra i tre e i cinque al mese. Inoltre, il telelavoro è risultato “a regime” con circa dieci mesi/anno per dipendente, laddove il lavoro agile è in fase di adozione con circa sette mesi/anno e una crescita, in media, del 148% (2015 - 2018). Nel valutare le potenziali ricadute ambientali delle due forme si deve tener presente che il numero di telelavoratori nella Pubblica amministrazione tende ad essere fra il 5 e il 10% dell’organico.

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Il condizionatore funziona senza elettricità Acqua, sale e sole per una tecnologia di raffrescamento passiva

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ella pubblicità, oltre al classico uomo sudato e in canotdi un milionesimo di metro: grazie alle sue proprietà idrorepellenti, tiera bianca, ci hanno provato con le suocere moleste, il non viene attraversata dall’acqua liquida, ma solo dal vapore. In quecapufficio arrabbiato, le belle donne, gli animali e le case sto modo, l’acqua dolce e salata non si mescolano, mentre il vapore dal clima perfetto dopo aver istallato questo piuttosto che d’acqua è libero di passare da una parte all’altra della membrana. In quel condizionatore. Spesso, però, per soddisfare la “fame” di aria particolare, la differente salinità nei due liquidi consente all’acqua piacevolmente fredda, dimentichiamo che quell’oggetto magico, capura di evaporare più velocemente di quella salata. pace di conciliare il relax o il sonno notturno, impiega fluidi refrigeQuesto meccanismo raffredda l’acqua pura, e può essere amranti con un alto impatto ambientale e richiede, inoltre, un elevato plificato grazie alla presenza di diversi stadi evaporativi. L’acqua fabbisogno di energia. Come si possono ridurre, allora, i consumi nel salata tenderà gradualmente a “raddolcirsi” nel tempo e dunque raffrescamento degli edifici? Un gruppo di studiosi del Politecnico l’effetto raffrescante ad attenuarsi; tuttavia, la differenza di salinità di Torino (SMaLL) e dell’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica tra le due soluzioni può essere continuamente e in modo sostenibi(INRiM) ha studiato un dispositivo capace di abbassare la temperatule ristabilita tramite l’energia solare». Le unità refrigeranti, spesse ra senza l’utilizzo della corrente elettrica, pubblicando i risultati della pochi centimetri, possono funzionare autonomamente oppure venir propria ricerca sulla rivista “Science Advances”. disposte in serie, come accade con le batterie, Il fresco si diffonde nell’ambiente sfruttanimpilandole per aumentarne gli effetti. Diventa Lo studio è stato condotto do sempre l’evaporazione di un liquido, come possibile, così, tarare la potenza secondo i gusti nei dispositivi tradizionali, ma sono semplicedi ciascuno. «In futuro - conclude Matteo Aldal Politecnico di Torino mente acqua e sale, invece che composti chiberghini - potremmo ottenere una capacità di e dall’Istituto Nazionale mici nemici dell’Ambiente. Al posto di pompe raffrescamento anche più elevata aumentando e compressori, che hanno bisogno di energia e la concentrazione della soluzione salina oppudi Ricerca Metrologica manutenzione, tutto gira attorno a fenomeni re ricorrendo ad un design modulare più spinpassivi, processi spontanei come la capillarità o to del dispositivo». l’evaporazione. «Far evaporare acqua per ottenere una sensazione di Il costo di produzione basso, appena qualche euro per ciascufreschezza è una soluzione nota da millenni, come il sudore che evano stadio, e la semplicità dell’assemblaggio favorirebbero l’installapora sulla pelle per raffrescarci o un fazzoletto imbevuto appoggiato zione in zone rurali, dove la scarsa presenza di tecnici specializzati sulla fronte nelle giornate più calde. La nostra idea - spiega Matteo può rendere difficoltose riparazioni e manutenzioni. Altri vantaggi Alberghini, dottorando del Dipartimento Energia del Politecnico e potrebbero esserci nelle zone ricche di acque ad alta concentraprimo autore della ricerca - permette d’ingegnerizzare questa tecnozione salina, come ad esempio quelle costiere, nelle vicinanze di logia, massimizzandone l’effetto e rendendola possibile in qualsiasi grossi impianti di dissalazione oppure in prossimità di saline. Per condizione ambientale». ora, comunque, la tecnologia non è ancora pronta per essere comL’acqua pura bagna una membrana impermeabile che la separa mercializzata, ma ulteriori sviluppi potrebbero farla affiancare agli da una soluzione di acqua e sale ad alta concentrazione. Dobbiamo impianti già esistenti, riducendo gli sprechi energetici, ma non l’efimmaginare quella membrana «come un setaccio con maglie granfetto rinfrescante. (G. P.).

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L’Ecologia molecolare per salvare la meiofauna La chisura delle spiagge ha favorità un arricchimento della biodiversità di Pasquale Santilio

ed Ester Eckert del Cnr- Irsa, il nostro approccio integrato di analisi faunistiche ed ecologiche con metodi tradizionali e con metodi basati su DNA prelevato in ambiente ha dimostrato che, anche in lcuni parchi e aree marine protette conservano spiagge comuna zona piccola come l’isola dell’Asinara, su un totale di circa 200 pletamente chiuse all’accesso di turisti al fine di tutelare la specie di invertebrati microscopici rinvenute nelle spiagge si regiconservazione dell’ambiente e a danno delle attività turististrano oltre 80 specie finora ignote. Questi alti livelli di biodiversità che, spesso considerate il volano dell’economia locale degli dimostrano quanto ancora poco sappiamo della vita che ci circonda, ambienti di questo genere. La risposta circa la vantaggiosità e necessoprattutto, per quanto riguarda animali microscopici che vivono sità di tale limitazione è in uno studio internazionale pubblicato sulla nella sabbia e nei sedimenti. In mancanza di tale conoscenza diventa rivista Communications Biology e coordinato dall’Istituto di ricerca impossibile studiare le molteplici funzioni ecologiche fondamentali sulle acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr- Irsa), in colquali, la trasformazione, il riciclo e il trasporto della sostanza organica ai vari livelli della rete trofica, svolte da tale specie e gli impatti laborazione con il Parco Nazionale dell’Asinara, l’Istituto di biomembrane, bioenergetica e biotecnologie molecolari esercitati su di loro dalle attività umane”. (Cnr- Ibiom), l’infrastruttura LifeWatch Italia, Prosegue Vittorio Gazale, Direttore del le Università di Sassari, di Modena e Reggio Parco dell’Asinara e coautore dello Il termine meiofauna, coniato studio Nazionale Emilia ed altri atenei stranieri. I ricercatori han“Dal punto di vista della gestione e conno dimostrato, utilizzando tecniche di ecologia dalla biologa Molly Mare, indica servazione ambientale, i risultati della ricerca molecolare, che la sabbia delle spiagge ospita in l’insieme di metazoi che abita i dimostrano come tenere alcune spiagge chiurealtà una sorprendente diversità faunistica cose al pubblico sia una scelta fondamentale per stituita da una miriade di microscopici e bizzarri sedimenti marini e d’acqua dolce mantenere elevati livelli di biodiversità, in paranimali, la cosiddetta meiofauna, la cui esistenza ticolare per permettere la diversificazione degli può essere minacciata dai turisti che, sempliceorganismi microscopici che vivono nella sabbia mente, camminano sulla sabbia. e nei sedimenti marini litorali. Anche spiagge con minima affluenza Il termine meiofauna, coniato nel 1942 dalla biologa marina turistica hanno dimostrato un cambiamento in vari parametri di ricMolly Mare, indica l’insieme di metazoi che abita i sedimenti machezza e composizione in specie, con un effetto maggiore in spiagge rini e d’acqua dolce. Comprende 22 dei 35 phyla animali di cui 5 ad alta affluenza di turisti”. sono esclusivi della meiofauna stessa: Gastrotrichi, Gnatostomuli“Studi come questo, conclude Diego Fontaneto del Cnr- Irsa, di, Chinorinchi, Loriciferi e Tardigradi. Possiamo distinguere una dove la ricerca di base viene applicata a sostegno delle decisioni pomeiofauna permanente, costituita dagli organismi che fanno parte litiche in campo ambientale, sono essenziali per fornire le basi di una corretta elaborazione di adeguati piani di gestione di parchi ed aree della meiofauna per tutta la durata del loro ciclo vitale e una meioprotette volti a limitare l’impatto umano in ambiente e potrebbero fauna temporanea, rappresentata dagli stadi giovanili di organismi che, giunti allo stadio adulto, andranno a far parte della macrofauna. essere usati per comprendere gli effetti ambientali della diminuzione “Dal punto di vista della biodiversità, spiegano Alejandro Martinez dell’impatto antropico a causa del lockdown”.

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ome sarà la Terra fra cinquant’anni? In diverse parti del mondo sarà un vero e proprio forno, con temperature paragonabili a quelle di un deserto. Dall’India al Pakistan, il surriscaldamento globale rischia di stravolgere nel 2070 la vita di 3,5 miliardi di persone costrette a vivere, in futuro, in zone paragonabili al deserto del Sahara per condizioni e temperature. Questo genererà, oltre alla scarsità di cibo e di risorse, sempre più rifugiati climatici, persone che saranno costrette a spostarsi altrove per trovare condizioni di vita migliori. Questo scenario, per certi versi apocalittico ma potenzialmente molto reale, soprattutto se non riusciremo ad arginare le emissioni e la conseguente avanzata della crisi climatica, è stato descritto da un rapporto apparso sulla rivista scientifica americana Proceedings of the National Academy of Science (Pnas) e redatto da diversi esperti internazionali. Secondo lo studio in quasi un quinto della Terra il clima sarà caratterizzato da caldo insopportabile e un terzo della popolazione mondiale si ritroverà a vivere in situazioni al limite della sopravvivenza dato che il caldo avrà impatti rilevanti su ecosistemi, economie e vita delle comunità. Nel documento curato da ricercatori cinesi, americani ed europei, viene descritto come ben prima della fine del secolo la temperatura media crescerà di oltre 3 gradi e «in alcune aree si potrebbe arrivare a 7,5, in assenza di azioni di mitigazione». Come se non bastasse, le temperature elevate si registreranno probabilmente in zone densamente popolate e fra le più povere al mondo, come ad esempio l’India, la Nigeria, il Pakistan, l’Indonesia e il Sudan, dove oggi vivono quasi due miliardi di persone e in futuro probabilmente molte di più. I territori dove oggi vivono e che vengono usati per le produzioni agricole e coltivare cibo

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IL MONDO CALDISSIMO CHE AVREMO NEL 2070 Il nuovo studio su Pnas sulla crisi climatica: l’aumento delle emissioni renderà la Terra invivibile con l’avanzare della crisi climatica e del anche quello di 2 gradi, sono infatti ancora surriscaldamento potrebbero trasformarsi lontani dall’essere centrati e nel 2100 poinfatti in territori praticamente inabitabili, tremmo comunque trovarci con una temdato che tra calore e siccità sarà sempre più peratura media globale a +3,2 gradi. complesso garantire l’approvvigionamento Chi oggi abita in zone con temperature a cibo e risorse idriche. temperate in futuro potrebbe vivere con 20 Già oggi, dati gradi di media, pari alla mano, purtroppo all’Africa settentrioTra cinquant’anni siamo lontani dalla nale, mentre chi si riduzione di emissioil surriscaldamento globale trova già in zone con ni di CO2 decisa per temperature elevate esempio negli accor- rischierà di stravolgere la vita potrebbe ritrovarsi di di Parigi del 2015. in aree con quasi 30 di 3,5 miliardi di persone Se in questo periodo gradi di media. di lockdown mondiaSecondo i dati le dovuto alla pandemia si è registrato un della ricerca Pnas, basata su una analisi calo del 17% delle emissioni, questo non delle temperature globali negli ultimi 6.000 significa e non basta per poter dire che sia- anni, la fascia di fluttuazioni climatiche ha mo sulla buona strada: gli obiettivi di con- una temperatura media annuale di 55.3 tenere il surriscaldamento a +1,5 gradi, e gradi Fahrenheit e le colture, gli allevamen-


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ti o i sistemi di irrigazione e produzione di 2070 questa condizione potrebbe riguardacibo sono sviluppati e progettati all’inter- re il 19% della superficie. no di questi vincoli di temperature. Fuori «I cambiamenti si manifesterebbero dalle normali condizioni ambientali ci si meno velocemente che con l’attuale panderitroverebbe ad operare e vivere in zone mia da Covid-19, ma sarebbero ancor più come il Sahara che oggi rappresentano deleteri perché alcune zone del Pianeta si meno dell’1% della riscalderebbero a lisuperficie terrestre velli a malapena accetLo scenario che si prospetta tabili per la sopravvima che in futuro diventeranno il 20%, porterà, in futuro, scarsità di venza umana, e non si se non riusciremo ad raffredderebbero mai cibo, di risorse e sempre più più» ha spiegato Marabbassare le emissioni climalteranti. ten Scheffern dell’Urifugiati climatici Il rapido aumenniversità di Wageto porterebbe infatti ningen, coordinatore il 30% della popolazione mondiale ad abi- dello studio assieme a Xu Chi dell’univertare in posti con una temperatura media sità di Nanjing. Secondo i ricercatori non superiore ai 29 gradi (condizione climati- solo milioni di persone sarebbero costretca che oggi è sperimentata sullo 1% della te a migrare, ma inoltre c’è il rischio che superficie delle terre emerse) mentre nel avvenga presto un possibile spopolamento

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delle aree costiere dovuto allo scioglimento dei ghiacci e il conseguente innalzamento del livello del mare. «Visto che le nostre scoperte erano così rilevanti - ha spiegato Xu Chi dell’Università di Nanjing - ci siamo presi un anno in più per verificare attentamente tutte le supposizioni e i calcoli. Inoltre, abbiamo deciso di pubblicare tutti i dati e i codici informatici, per trasparenza e per agevolare qualunque attività di follow-up da parte di altri studiosi. Avremo bisogno di un approccio globale per salvaguardare le generazioni future dalle significative tensioni sociali che il cambiamento previsto potrebbe causare». Non tutto però è perduto. Per Tim Lenton, coautore dello studio, climatologo e direttore del Global Systems Institute dell’Università di Exeter, «la buona notizia è che questi effetti si possono ridurre enormemente nel caso in cui la specie umana riesca a frenare il surriscaldamento globale. I nostri calcoli dimostrano che ogni grado al di sopra dei livelli attuali corrisponde all’incirca a un miliardo di persone che finiranno fuori dalla nicchia climatica. È importante dimostrare i benefici ottenuti dalla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra in termini di migliori condizioni di vita per gli esseri umani prima ancora che in termini monetari». (G. T.). Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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Save the Queen La campagna di Legambiente per salvare le api dall’estinzione

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a giornata mondiale delle api, che si è celebrata lo La campagna, realizzata in partnership con Frosta, in priscorso 18 ma maggio, ha dato il via alla campagna di ma linea sul fronte della sostenibilità ambientale e prima azienLegambiente “Save the Queen”. Lo scopo è quello da ad aderire a “Save the queen”, e con la partnership tecnica di sensibilizzare istituzioni e cittadini sul tema del ridella start-up Beeing, avrà un suo spazio virtuale specifico, schio di estinzione delle api. agricoltura.legambiente.it/save-the-queen, in cui si potranno Fino ad oggi, è stato soprattutto il calo nelle popolazioni trovare informazioni sulle api, ma anche diversi contenuti di dell’ape da miele domestica a far parlare di sé, ma la nuova approfondimento, foto e video. lista rossa europea indica che il 9% di tutte le specie di api del Inoltre, sarà anche possibile firmare la petizione per chienostro continente è a rischio di estinzione. dere alla Commissione europea di sostenere un modello agriLe api sono preziose impollinatrici, sentinelle ecologiche colo che permetta agli agricoltori sia di tutelare la biodiversità e bioindicatori della qualità dell’aria. Sono dieci le azioni che di ridurre drasticamente i principi attivi pericolosi utilizal centro della campagna che ha come simbolo l’ape regina: zati in agricoltura, arrivando alla loro totale eliminazione encreazione di una vera e propria rete di mappaggio capillare tro il 2035. La campagna è promossa da una coalizione di 90 nella penisola per individuare pesticidi e organizzazioni in 17 paesi europei con una metalli pesanti attraverso le api, realizzata compagine molto ampia che vede la preL’obiettivo è di raccogliere senza di svariate associazioni con un ruolo in collaborazione con la start up Beeing; adozione di arnie; più orti urbani; accordi attivo anche in Italia. Obiettivo della camun milione di firme specifici con aziende agricole per mettere pagna è la raccolta di un milione di firme per chiedere all’Ue in campo azioni per tutelare ed incremenentro settembre 2020 allo scopo di chiedetare la presenza di api ed insetti pronure alla Commissione Europea di adottare a riduzione dei pesticidi bi nei territori attraverso, ad esempio, la attraverso provvedimenti normativi una coltivazione di piante mellifere; campalegislazione più efficace nell’ambito della gne informative rivolte ai cittadini con percorsi didattici e tutela delle api e degli insetti pronubi, per raggiungere una attività di sperimentazione, coinvolgendo anche il mondo riduzione dell’80% dell’utilizzo di pesticidi entro il 2030 e la universitario e della ricerca; pressing sul mondo istituzionale loro totale eliminazione entro il 2035. per chiedere interventi e risposte concrete; creazione di una «Oggi più che mai – spiega Giorgio Zampetti, direttore gerete di Comuni amici delle api; creazione di una rete di Parnerale Legambiente – è importante difendere le api con azioni chi “Save the queen” messa in campo di azioni economiche di tutela non più procrastinabili, a partire dall’eliminazione a sostegno diretto di filiere agricole produttive virtuose; readei principi attivi nocivi come i neonicotinoidi, la diffusione lizzazione di una linea di miele Save the queen, selezionando dell’applicazione di criteri di produzione agroecologici orienapicoltori che operano nel massimo rispetto delle api e degli tati all’agricoltura biologica e l’adozione di un piano d’azione ambienti naturali per creare, così, una selezione di mieli itaper l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari che sia orientato liani di alta qualità. alla tutela della biodiversità». (F. F.)

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INAUGURAZIONE DELLA SEDE REGIONALE DI TOSCANA E UMBRIA DELL’ONB FIRENZE* 3 ottobre 2020 - Ore 10:30 Interventi: Sen. dott. Vincenzo D’Anna

Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

Dott.ssa Stefania Papa

Consigliere dell’Onb e delegato regionale di Toscana e Umbria

Dott.ssa Antonella Gigantesco Commissario della delegazione di Toscana e Umbria

Autorità convenute

*Via dei Brunelleschi, 4 www.onb.it

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robabilmente, finché non si troverà un vaccino, le mascherine faranno parte delle nostre vite per molto tempo. Diventeranno capi protettivi da indossare ogni giorno forse perfino per anni, azzardano alcuni studi internazionali. Oggi, come indicano le disposizioni di legge, per evitare i contagi legati alla pandemia da Covid-19 ci stiamo già abituando a portarle mentre facciamo la spesa, camminiamo, ci spostiamo, facciamo shopping: praticamente in ogni occasione, con conseguenti rischi per l’ambiente se non le sapremo gestire. Alcuni cittadini infatti, un po’ come accaduto per la plastica monouso, si stanno abituando a gettare in natura, una volta usati, guanti e mascherine. Se questa cattiva abitudine dovesse perdurare, con uno studio del Politecnico di Torino che stima che serviranno sino a 1 miliardo di mascherine al mese, se solo l’1% dei dispositivi di protezione finisse in natura ci ritroveremmo con 10 milioni di mascherine disperse nell’ambiente, pronte a inquinare i nostri mari. Un dramma, per gli oceani già soffocati da milioni di tonnellate di plastica. Ecco perché, per trovare un’altra via allo smaltimento e per cercare di evitare possibili danni all’ambiente, ultimamente si sta ragionando sulla possibilità del riuso delle mascherine dopo un processo di sanificazione. Fra i vari modi presi in esame per poter sanificare e di conseguenza riutilizzare le mascherine, uno dei più efficaci finora è quello dei raggi ultravioletti. Soprattutto quelli più energetici, come i raggi Uv-C, hanno effetti igienizzanti efficaci solitamente anche sui virus, anche se siamo ancora in fase di sperimentazione per capire se davvero possono essere in grado di “sconfiggere” sempre il virus Sars-Cov-2 responsabile dell’attuale pandemia. Ad esempio, ricercatori delle sedi di Brera, Merate e Padova dell’istituto nazio-

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IL FUTURO DELL’ULTRAVIOLETTO PER SANIFICARE LE MASCHERINE Il progresso delle tecnologie al servizio dell’ambiente e del mondo sanitario

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nale di astrofisica, in collaborazione con A Milano, negli ospedali Sacco e San l’Università di Milano, stanno mirano a svi- Raffaele, ma anche a Bergamo, in Piemonluppare dei dispositivi utili alla disinfezione te e in Veneto, sulla scia degli Stati Uniti che non solo potrebbero essere adatti per hanno sperimentato di recente robot “Light sanificare attraverso i raggi le mascherine, Strike” che è in grado, usando ultravioletma addirittura - cosa che è in fase di spe- ti allo xeno, di sterminare in pochi minuti rimentazione - per la virus, batteri, spore disinfezione dell’aria e funghi e anche il e l’inattivazione del Il Politecnico di Torino stima Sars-Cov-2. Secondo virus Sars-Cov-2. uno studio effettuato che, nei prossimi tempi, Al momento si nel Texas nel Biomeserviranno 1 miliardo stanno sperimentandical Research Instido gli effetti a secontute questo sistema di mascherine al mese da dell’esposizione è in grado di ridurre ai raggi, delle dosi, del 99,99% il carico delle lunghezze d’onda. Sistemi di sanifi- patogeno su superfici complesse. Funziona cazione, quelli attraverso i raggi Uv, che con luce ultravioletta ad alta intensità che potrebbero essere usati anche come disin- distrugge il Dna dei microrganismi. fezione per oggetti di uso comune, dalle Sempre dall’America arriva anche un banconote agli smartphone. sistema capace di sterilizzare e sanificare


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200 mascherine ogni otto minuti proprio menti radicali nel DNA e nell’RNA di vigrazie ai raggi Uv. E’ stato sviluppato da rus e di altri agenti patogeni. due team di ricercatori del DipartimenPotenzialmente, questo sistema, fatto di to di elettricità e ingegneria informatica una struttura di metallo ottagonale con di(ECE) della Lehigh University e del St. verse fonti di luce, irradiando di ultravioletti Luke’s University Health Network. Gra- è capace di decontaminare fino a 10mila mazie alle proprietà scherine al giorno. della luce ultravioBasati sugli ultraletta, che in questa Se solo l’1% dei dispositivi di violetti, ci sono poi difase di pandemia è protezione finisse in natura, versi progetti stanno stata usata in diversi pian piano diventanne ritroveremmo 10 milioni do realtà negli States, contesti, dagli ospedali sino agli aerocome al Rensselaer dispersi nell’ambiente porti, è stato creato Politechnic Institute l’ High-Throughput di Troy nello Stato di Symmetrical and Non-Shadowing Ultra- New York, dove è già stato avviato un sisteviolet Sterilization System (sistema di ste- ma automatizzato che attraverso l’uso degli rilizzazione ultravioletta simmetrica e non ultravioletti sta sanificando migliaia di maombreggiante ad alto rendimento) detto scherine, già riutilizzate dagli operatori. Anche in Italia ci si muove su questo “Bug Zapper”, capace di causare cambia-

fronte. Mentre i comuni (come Roma) cominciano a prevedere multe salate sino a 500 euro per chi getta a terra i dispositivi di protezione, dalla Lombardia alla Sicilia si stanno progettando nuove mascherine in grado proprio di ridurre l’impatto ambientale: per esempio modelli con filtri sostituibili o altri in “gomma”, altre ancora si potranno sterilizzare in microonde. Oppure, proprio con l’uso di ultravioletti UV-C e ozono, ci sono progetti di privati che permettono la sanificazione in un massimo di quindici minuti dalle mascherine ai guanti, passando per altri oggetti di uso comune. Superati ulteriori test, potremmo presto vedere in funzione questi macchinari: lo scopo è quello di unire scienza e tecnologia per aiutarci a proteggerci dal contagio e contemporaneamente proteggere l’ambiente. (G. T.). Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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In spiaggia con i distanziatori ecosostenibili Un brevetto dell’Enea al servizio della sicurezza nei lidi di Felicia Frisi

stuoie, sdraio, cuscini e altri arredi, in un’ottica di economia circolare, protezione dell’ambiente e tutela della biodiversità, offrendo nuove opportunità di sviluppo economico. acanze sì, vacanze no. Il coronavirus impone questo dilemQuesti prototipi di “separè” ecologici, alti circa 120 cm e larghi ma quando la stagione estiva è ormai alle porte. In gioco c’è 200 cm, sono dotati di telai in acciaio e fodera in plastica riciclata o in la salute dei turisti, da far conciliare con il settore balneare materiali naturali; a fine stagione l’imbottitura può essere semplicee la sua economia mai così in bilico negli ultimi decenni. mente svuotata sulla spiaggia dove torneranno a svolgere l’originaria Secondo le linee guida condivise tra Governo e Regioni, bisofunzione di protezione dall’azione erosiva provocata dalle onde. gnerà garantire una superficie di almeno 10 metri quadrati per ogni I dispositivi rappresentano inoltre una soluzione al problema ombrellone. Per stimolare il turismo nella Penisola, i 500 euro del bodella corretta gestione della Posidonia spiaggiata che occupa molta nus vacanze rappresenteranno un incentivo invitante. superficie, generando cattivi odori: se raccolti insieme ad altri rifiuti, infatti, i cumuli devono essere smaltiti, con costi ingenti per operatori Ma, intanto, bisogna fare presto per attrezzare correttamente i litorali. Dal mondo della ricerca arriva una soluzione green per ase amministrazioni locali che devono provvedere alla loro rimozione. sicurare il corretto distanziamento sulle spiagge La Posidonia oceanica è un importante innella fase post-emergenza Covid-19. L’idea è di dicatore dello stato di salute del mare in grado Per realizzare le barriere anche di ridurre i fenomeni di erosione costiera, utilizzare la Posidonia oceanica, una pianta marina che si deposita in grandi quantitativi sugli viene utilizzata la Posidonia produrre ossigeno, contribuire alla conservazioarenili mediterranei, per realizzare barriere di ne degli ecosistemi e della biodiversità. La loro oceanica, diffusa sugli sicurezza ecologiche. rimozione, oltre a sottrarre quantità elevate di L’innovazione è stata sviluppata dall’Enea sabbia alle spiagge, privandole della naturale arenili mediterranei (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’eprotezione dalle mareggiate, sottrae biomassa e nergia e lo sviluppo economico sostenibile) in nutrienti importanti per gli ecosistemi costieri, collaborazione con l’azienda Ecofibra Design and Technology. Consicon conseguente impoverimento della biodiversità. Un recente stuste in pannelli divisori imbottiti con Posidonia, raccolta ed essiccata, dio ha calcolato che la rimozione meccanica di Posidonia spiaggiata, per separare gli ombrelloni e creare dei percorsi di accesso all’acqua, la cosiddetta “banquette”, in 19 spiagge ha fatto perdere in 9 anni in linea con l’attuale normativa sanitaria. (2010-2018) un volume di sabbia di oltre 39.000 mc, equivalenti a cir«L’utilizzo durante la stagione estiva di questi dispositivi econoca 30.000 tonnellate di sabbia. mici, facilmente riutilizzabili e che possono essere realizzati anche con Al fine di promuovere l’importanza della Posidonia oceanica e materiali 100% naturali, consentirebbe di rendere fruibili in sicurezza valorizzare la “banquette”, dal prossimo giugno presso il Parco Nazionale del Circeo e il Monumento Naturale Palude di Torre Flavia superfici di costa altrimenti non balneabili e di ridurre la dispersione saranno realizzati due “laboratori a cielo aperto” nell’ambito del prodi aerosol a beneficio della ricettività turistica», spiega Sergio Cappucci del Laboratorio di Ingegneria sismica e prevenzione dei rischi natugetto BARGAIN, realizzato da ISPRA, Università di Tor Vergata ed rali dell’Enea, che ha inventato e brevettato il sistema utile anche per ENEA, con il contributo della Regione Lazio.

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Comunità energetiche per il low-carbon L’Italia coordina il progetto europeo eNeuron con Enea

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a low-carbon economy è la grande scommessa dei prossitrico come spina dorsale, caratterizzata dall’accoppiamento delle reti mi anni. Ridurre la CO2 in atmosfera è una missione da elettriche con quelle del gas, del riscaldamento e del raffrescamento, portare a termine per la salute del Pianeta, esposto a camsupportate dall’accumulo di energia nelle varie forme e tipologie, biamenti climatici che destabilizzano gli equilibri della vita inclusi i veicoli elettrici e i processi di conversione», spiega Mariaterrestre, come li abbiamo conosciuti fino a oggi. laura Di Somma, ricercatrice presso il Laboratorio Smart Grid e Reti Bisogna sviluppare strumenti innovativi per la gestione ottimale Energetiche del Centro Enea di Portici e coordinatrice del progetto. delle “comunità energetiche” e favorire la transizione verso un sisteA livello operativo, eNeuron si propone di sviluppare approcci ma a basso contenuto di carbonio. Questo è l’obiettivo prioritario di e metodologie innovativi per progettare e gestire le energy commueNeuron, il progetto europeo di Innovation Action (IA) coordinato nity in quattro siti pilota in Europa caratterizzati da un’elevata comdall’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo plementarità tra loro: in Italia nel quartiere Montedago ad Ancona, sviluppo economico sostenibile). in Polonia a Bydgoszcz (mediante il distributore di energia elettrica Le comunità energetiche sono generalmente costituite da un polacco “ENEA Operator”); in Norvegia nel laboratorio messo a insieme di soggetti che, all’interno di un’area geografica ben defidisposizione dal distributore di energia elettrica Skagerak; in Pornita, sono in grado di produrre, consumare e togallo nella base navale di Lisbona messa a scambiare energia con una governance locale disposizione da EDP Labelec e dalla Marina Gli altri partner capace di favorire l’utenza in un’ottica di autoPortoghese. consumo e autosufficienza, in linea con il qua«Questo progetto si inserisce nel quadro italiani sono l’Università dro normativo che si sta definendo in Europa delle policy europee e nazionali per lo sviluppo Politecnica delle Marche delle comunità energetiche, un tema sempre e in Italia. Il progetto eNeuron può contare su un fipiù attuale e strategico. In particolare, eNeue la Fondazione Icons nanziamento di 6 milioni di euro nell’ambito di ron contribuirà alla realizzazione di strumenti Horizon 2020 e coinvolge 17 partner pubblici per la pianificazione di sistemi energetici intee privati di 8 Paesi. Per l’Italia, oltre ad Enea, partecipano l’Univergrati in presenza di poli-generazione distribuita e con elevati livelli sità Politecnica delle Marche e la Fondazione Icons. di penetrazione di energia rinnovabile», sottolinea Giorgio Graditi, In una prima fase è prevista la realizzazione di una piattaforma vice direttore del Dipartimento Tecnologie Energetiche dell’Enea. attraverso la quale gli utenti del progetto e potranno partecipare at«D’altra parte questo progetto consentirà a ENEA di rafforzare tivamente alla gestione “comunitaria” dell’energia per soddisfare in il proprio ruolo a livello europeo nella ricerca in campo energetico, modo sostenibile ed efficiente il proprio fabbisogno energetico. In potendo contare sulle specifiche competenze del Laboratorio Smart una seconda fase, l’iniziativa si focalizzerà sull’uso ottimale e sosteniGrid e Reti Energetiche, specializzato in attività di studio, analisi, ribile dei vettori energetici multipli, considerando priorità sia a breve cerca e sviluppo di tecnologie, metodologie e dispositivi per applicache a lungo termine. zioni nel settore delle smart grid, delle reti energetiche e impegnato «Il progetto intende la comunità dell’energia come un’infra– conclude Graditi – in attività di ricerca per lo sviluppo di hub-enerstruttura integrata per tutti i vettori energetici e vede il sistema eletgetici multi-vettore e comunità energetiche locali». (F. F.) Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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Un micro-orto a seimila km dalla Terra È italiano il progetto per coltivare verdure nello spazio

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i chiama Greencube, è stato progettato da un team scienIl micro- orto Greencube, alloggiato in un ambiente pressutifico di studiosi italiani e sarà presente per la prima volta rizzato e confinato, sarà dotato di un sistema integrato di sensori a bordo di un mini satellite che verrà lanciato in orbita in hi- tech per il monitoraggio e controllo dei parametri ambientali, occasione del volo inaugurale del vettore ufficiale Vega- C della crescita e dello stato di salute delle piante e, sarà progettato dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Si tratta di un micro- orto a in modo da trasmettere a terra, in piena e totale autonomia, tutte 6mila Km dalla Terra destinato alla coltivazione di verdure fresche le informazioni acquisite, offrendo così la possibilità ai ricercaad uso e consumo delle future esplorazioni spaziali. tori di valutare la risposta delle piante alle condizioni di stress Il prototipo, alla cui realizzazione partecipano l’Enea, l’Uniestremo. versità Federico II di Napoli e l’Università Sapienza di Roma, nel Nardi ha concluso sottolineando che “Il confronto tra i riruolo di coordinatore e titolare di un accordo con l’Agenzia Spasultati degli esperimenti ottenuti nello spazio e a terra sarà deziale Italiana (ASI), misura 30x10x10 e si basa su colture idroponiterminante per la valutazione della crescita delle microverdure che a ciclo chiuso in grado di garantire, per i 20 giorni di sperimenin orbita e poterle utilizzare come alimento fresco ed altamente tazione, un ciclo completo di crescita di microverdure, selezionate nutriente nelle future missioni”. tra quelle più adatte a tollerare le condizioni Fabio Santoni, coordinatore del progetestreme extraterrestri. E’ un Cubesat 3U (tre to, ha evidenziato che: “Per quanto riguarda Si chiama Greencube unità da 10x10x10 cm). Dal 2003, anno in cui il contributo allo studio dell’Università la Saè stato messo in orbita il primo esemplare, pienza, Greencube si inserisce nello svilupe si basa su colture sono stati lanciati oltre 1200 Cubesat insieme po di una serie di nanosatelliti universitari, idroponiche a ciclo chiuso.Sarà messi a punto per soddisfare le crescenti nead altri nano- satelliti programmati. Luca Nardi, ricercatore del Laboratorio cessità di accesso rapido ed economico allo sperimentato per 20 giorni Biotecnologie Enea, ha dichiarato: “Il progetspazio da parte della comunità scientifica. to si inquadra nell’ambito della mission Enea Attualmente, il nostro laboratorio ha in orbidi trasferire, sia all’industria che alle pubbliche amministrazioni, i ta altri due satelliti e ne sta realizzando altri due nell’ambito di alrisultati della ricerca scientifica in un’ottica di sviluppo economico tre iniziative. La missione Greencube ci consentirà di sviluppare sostenibile, in questo caso attraverso competenze, infrastrutture ulteriormente le nostre capacità tecnologiche, permettendoci di e professionalità maturate nella coltivazione in ambienti chiusi e provare in orbita dei nuovi sistemi di acquisizione e comunicazioconfinati di ortaggi freschi per uso industriale e in ambienti estremi ne dati e un sistema di propulsione elettrica”. come lo spazio. Inoltre, il sistema di coltivazione in orbita consenIl satellite verrà realizzato in due sezioni: due unità saranno tirà di massimizzare l’efficienza sia in termini di volume che di condedicate al sistema di coltivazione e di controllo ambientale che, sumo di energia, aria, acqua e nutrienti e durante la missione verrà oltre alle microverdure e ai sensori, conterrà anche la soluzione affiancato da esperimenti di coltivazione a terra in apposite camere nutritiva e l’atmosfera necessaria; la seconda unità, invece, ospiper poter verificare gli effetti sulle piante oltre che delle radiazioni terà all’interno del “telaio” del satellite la piattaforma di gestione anche della bassa pressione e della microgravità”. e controllo del veicolo spaziale. (P. S.).

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È arrivata Radio Bio l’emittente online dell’ONB

Sul sito internet www.onb.it e sull’app per smartphone Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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BENI CULTURALI

In Vaticano, scoperta una nuova opera di Raffaello Si tratta delle Allegorie “Giustizia” e “Cortesia”, realizzate cinque secoli fa di Pietro Sapia*

laborazione dei Patrons of the Arts in the Vatican Museum, ha evidenziato elementi riconducibili allo stile di Raffaello, come la scelta dei colori tipici della stagione del manierismo, o come la tecnica pittorica adottata, quella a tempera grassa e ad olio, che el Salone di Costantino della Città del Vaticano sono mette in risalto le trasparenze e le sfumature che caratterizzano state scoperte “Giustizia e Cortesia”, due figure il suo stile. Sotto le due Allegorie, inoltre, sono stati rinvenuti femminili dipinte a olio riconducibili all’ultima opedei chiodi, che avevano la funzione di ancorare alla parete la ra incompiuta e realizzata oltre cinque secoli fa da colofonia, ossia la pece greca stesa a caldo e poi ricoperta con Raffaello all’interno della Santa Sede. un sottile strano di intonachino bianco, che aveva l’intento di L’incarico gli era stato assegnato tra il 1518 e il 1519 da Leoriprodurre le caratteristiche di una tavola e di garantire di poter ne X Medici, che voleva decorare la sala del Palazzo Apostolico eseguire la pittura ad olio con maggiore sicurezza. destinata ai banchetti e ai ricevimenti con le autorità politiche. «Il riconoscimento dello stile, della tecnica, dell’attitudine Un’operazione enorme, da realizzare in un salone lungo diciotto metri, largo dodici e alto tredici, dove il pitalla sperimentazione proprie del genio di tore decise di sperimentare la tecnica dell’oRaffaello Sanzio, corroborato dal riscontro lio su muro, tipica della pittura su tavola. delle fonti storiche e dei risultati delle anaLa scelta dei colori tipici Sulle pareti dovevano essere riprodotti dei lisi scientifiche, hanno portato ad attribuire del manierismo e la tecnica finti arazzi raffiguranti episodi importanti al Divin Pittore le allegorie della Iustitia e della vita di Costantino, come la Visione utilizzata hanno permesso di della Comitas, le uniche due figure femminili dipinte ad olio tra gli affreschi del Sadella Croce o Adlocutio e la Battaglia di attribuire il lavoro all’artista lone di Costantino in Vaticano» fa sapere Ponte Milvio. Con la prematura scomparsa Vatican News. dell’artista, i lavori furono affidati a Giulio «I lavori di conservazione e pulitura Romano, Giovan Francesco Penni e ad altri condotti dal 2015 su tre pareti del grande ambiente - prosegue collaboratori della scuola di Raffaello, che terminarono l’opera la nota della mezzi d’informazioni della Santa Sede - consentono con la più sicura tecnica dell’affresco. infatti di cogliere nuovi dettagli dell’intero ciclo pittorico, ma L’attribuzione dell’opera all’artista non è stata semplice, soprattutto di godere appieno della sensazionale scoperta che poiché le colle e gli interventi di restauro avvenuti nel corso dei sarebbe stata al centro di un convegno internazionale programsecoli ne avevano alterato i colori. La lunga e complessa ristrutmato in Vaticano per lo scorso 20 aprile nell’ambito del cinturazione delle pareti, condotta dai Musei Vaticani con la colquecentenario della scomparsa del grande pittore. L’emergenza legata al coronavirus ha impedito lo svolgimento del simposio, * ma l’ormai prossima riapertura dei Musei Vaticani consentirà di Consigliere tesoriere dell’Onb, delegato nazionale per le regioni ammirare quelle che probabilmente sono le ultime testimonianEmilia Romagna e Marche. ze artistiche lasciate dall’Urbinate».

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BENI CULTURALI

L’Urlo di Munch “deumidificato” La spettroscopia infrarossa suggerisce come proteggere il dipinto

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dward Munch, con “L’Urlo”, ha creato un’icona dell’arte diverse aree dipinte con gialli di cadmio, una famiglia di pigmenti contemporanea. Sono diversi di dipinti con questo soggetcostituiti da solfuro di cadmio» spiega la ricercatrice. «L’originale to realizzati dal pittore norvegese che visse tra la seconda colore giallo brillante di alcune nuvole del cielo e del collo del sogmetà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. getto centrale, appare oggi sbiadito. Nella zona del lago, le dense ed Il capolavoro dipinto nel 1910 è la principale attrazione del opache pennellate di giallo di cadmio mostrano invece tendenza a museo di Oslo e finora è stato esposto raramente a causa delle sue sfaldarsi». delicate condizioni di conservazione, dovute non solo a cause amLe micro-analisi effettuate al sincrotrone (un particolare accelebientali, ma anche alla natura stessa dei pigmenti utilizzati e in conratore di particelle) hanno permesso di individuare che l’umidità è seguenza dei danni subiti dopo il furto avvenuto nel 2004 che lo ha una delle cause principali di degrado dei pigmenti gialli di cadmio sottratto al Museo per due anni. del dipinto. Infatti diversamente da quanto si pensava, la luce ha Una ricerca pubblicata sulla rivista Sciences Advances suggeriun impatto irrilevante sul deperimento di tali pigmenti rivelatisi più sce che la principale causa del degrado dei pigmenti gialli di cadmio, stabili alla fonte luminosa di quanto non siano i gialli di van Gogh utilizzati dall’artista, non è la luce, come si potrebbe supporre, ma nella serie dei Girasoli, ampiamente analizzati dallo stesso team Mol’umidità. La scoperta è frutto di un’indagine lab-Cnr. condotta da un team internazionale coordina«Lo studio del dipinto è stato integrato Finora è stato esposto to dal Consiglio nazionale delle ricerche. Gracon indagini sui provini pittorici di laboratorio zie all’utilizzo di metodologie spettroscopiche invecchiati artificialmente, preparati utilizzanraramente al museo non-invasive del Cnr Molab, e micro-analisi do una polvere storica ed un tubetto ad olio di di Oslo, dove è la principale giallo di cadmio appartenuto a Munch, aventi presso l’ESFR di Grenoble, si è giunti ad un risultato che suggerisce le condizioni ambientali composizione chimica simile al pigmento gial(e delicata) attrazione ottimali per esporre l’opera. Bisogna mantelo del lago del dipinto. Lo studio mostra che nere livelli di umidità relativa percentuale non il solfuro di cadmio originale si trasforma in superiori a circa il 45%, con il mantenimento dell’illuminazione ai solfato di cadmio in presenza di composti contenenti cloro ed in valori standard previsti per i materiali pittorici stabili alla luce. condizioni di elevata umidità relativa percentuale; ciò accade anche «L’artista», spiega Letizia Monico ricercatrice presso Istituto in assenza di luce», aggiunge Letizia Monico. di Scienze e tecnologie chimiche “Giulio Natta” del Cnr di PeruLa novità dello studio consiste anche nella integrazione di difgia, «ha miscelato diversi leganti, quali tempera, olio e pastello con ferenti tecniche d’indagine con un approccio che potrà essere utilizpigmenti sintetici dalle tonalità vibranti e brillanti per creare colori zato con successo per esaminare altre opere d’arte che soffrono di di forte impatto. Sfortunatamente, l’ampio utilizzo di questi nuovi simili problemi. materiali rappresenta una sfida per la conservazione a lungo termine Numerose le istituzioni coinvolte nella ricerca: l’Università dedelle opere d’arte del pittore norvegese». gli Studi di Perugia (Italia), l’Università di Anversa (Belgio), il Bard Ma come si presenta la superficie del dipinto sotto la lente scienGraduate Center di New York (USA), il sincrotrone tedesco DESY tifica? «La versione del 1910 mostra evidenti segni di degrado in (Amburgo) ed il Munch Museum (Oslo). (F. F.) Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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STORIA E RICERCA

di Barbara Ciardullo

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l contributo maggiore del Corpus è stato quello di avere creato, oltre che una scienza, anche una terminologia medica che rimane fondamentale nei secoli e perdura pure al nostro tempo (nomi di malattie e termini diagnostici ed anatomici). Infatti, nel Corpus Hippocraticum sono già sviluppati i rami basilari del sapere medico: dalla clinica alla dietetica, alla chirurgia, alla ginecologia, alla traumatologia, sino alla malattie mentali. Il “Corpus” presenta scritti specialistici e scritti divulgativi, tutti databili tra il V sec. ed inizi del IV sec. a. C.: leggendo queste opere, ci rendiamo conto come la scienza medica si sia servita della comunicazione scritta, oltre che dell’insegnamento orale, per informare e istruire coloro che si affacciavano e intraprendevano questa professione e per organizzare un archivio di casi esemplari. Gli scritti specialistici sono una sorta di prontuario delle malattie, a proposito delle quali vengono fornite sintomatologia, terapia e prognosi. Ad esempio nei trattati intitolati “Malattie, affezioni interne, malattie delle donne” introduce il quadro sintomatologico con una frase condizionale, cui seguono descrizione dei sintomi e poi la prescrizione terapeutica “se il malato si trova in queste condizioni bisogna fare…” ed, infine, la previsione sull’esito fausto o infausto. Insomma, la malattia è vista come un processo che si evolve nel tempo e a cui il medico deve rivolgere il proprio intervento. Tra gli scritti specialistici troviamo quello intitolato Epidemie, che significa “soggiorni in città straniere”, dove viene raccolto materiale clinico dell’attività di diversi medici: i libri I e III esprimono le storie cliniche individuali con cui Ippocrate procede alla descrizione della situazione climatica e patologica di un luogo nel corso dell’anno.

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IL CORPUS HIPPOCRATICUM E IL SUO CONTRIBUTO AL PROGRESSO SCIENTIFIC Panoramica sull’importante raccolta di scritti specialistici alla base del sapere medico

Alla base c’è la convinzione che vi cialistico è quello dal titolo Prognostico: sia un nesso tra i cambiamenti climatici, è interamente dedicato alla possibilità di la natura dei singoli pazienti e lo svilup- prevedere gli sviluppi e gli esiti della mapo delle diverse malattie. Inoltre, vi sono lattia. La prognosi deve essere comunicata riflessioni di carattere metodologico, che al malato in modo che costui si renda consono indicative proto della scienza ed prio della concezioesperienza del mediIl contributo maggiore ne ippocratica della co e, quindi, si affidi medicina, come: alle sue cure. Rispetdel Corpus è stato quello “Nelle malattie mito al tradizionale ridi creare un terminologia rare a due scopi: giocorso alla divinità, in vare o almeno non questo trattato manmedica che perdura danneggiare. L’arte ca qualsiasi richiamo consiste di tre cose: ad un rapporto con il la malattia, il malato e il medico; il medico divino: la capacità di argomentare in base è il servitore della medicina. alla valutazione di una natura comune agli E poi bisogna che il malato si oppon- esseri umani, accompagnata dalla valuga con volontà e caparbietà alla malattia tazione delle costituzioni individuali che insieme al medico”. Un altro scritto spe- sono variabili.


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Gli scritti divulgativi sono rivolti non nella medicina e denuncia l’errore di quei solo ad un pubblico specializzato di me- medici che si servono di elementi semplidici ma anche ad un pubblico più vasto ficatori come il caldo, il freddo, il secco e sono frutto di conferenze e convegni. o l’umido per spiegare la malattia. IppoMolti di questi scritti sono da ricollegare crate, risalendo alle origini della medicial dibattito tra le arti na, dimostra che essa e sulle arti, cioè sulha una storia ed una I testi, specialistici e la validità scientifica metodologia acquidelle singole tecniche divulgativi, sono tutti databili site con l’esperienza che si sviluppò alla e polemizza con i tra il V secolo e gli inizi fine del V secolo a.C. filosofi come EmpeTra gli scrittori divuldocle che affermano del IV secolo a.C. gativi ne approfoncome la conoscenza diamo il contenuto dell’uomo sia prelidi qualcuno. Nei trattati intitolati Sull’arte minare alla conoscenza medica: Ippocrae L’antica medicina Ippocrate difende la te, invece, sostiene che la medicina studia medicina contro coloro che la accusavano le relazioni causali tra dieta, che riguarda di essere troppo soggetto al caso: egli si la condizione di vita, e l’uomo. In un altro scaglia contro l’invadenza della filosofia scritto divulgativo dal titolo Sulle arie, le

acque e di luoghi, suddiviso in due parti: medica ed etnografica, Ippocrate evidenzia i diversi fattori ambientali, che sono importanti per la salvaguardia della salute come: orientamento delle città rispetto ai venti, al sole, alla qualità delle acque, costituzione climatica nel corso dell’anno. Il medico deve tenere presenti questi fattori per pronosticare e curare le malattie che possono sorgere durante l’anno. Inoltre, esamina le influenze ambientali sulla costituzione fisica e morale degli uomini e fa un paragone tra i popoli dell’Europa e dell’Asia, concludendo che le differenze sono dovute al clima ma anche all’ influenza degli usi e delle leggi. Altro scritto divulgativo è quello dal titolo Sulla malattia sacra, cioè l’epilessia, che tradizionalmente veniva attribuita all’intervento di una divinità e perciò veniva curata con purificazioni ed incantesimi. Ippocrate non solo denuncia l’incompetenza di coloro che credono ad una tale teoria ma anche la loro crudeltà e irreligiosità e si impegna ad inserire l’epilessia nell’insieme delle malattie naturali, perché anch’essa ha una sua causa, cioè un’infiammazione che interessa il cervello, e quindi è curabile. Infine, come scritto divulgativo è celebre il giuramento di Ippocrate: fino all’età moderna i medici hanno iniziato la loro professione pronunciando tale giuramento, che sanciva il suo ingresso all’interno della scuola di medicina. Con esso il medico si impegnava a rispettare i principi fondamentali della deontologia medica, come i doveri verso la professione stessa e nei confronti del malato. Inoltre, con questo giuramento il medico è tenuto al segreto professionale e al rispetto della privacy del paziente. Questo giuramento si rendeva e si rende necessario ancora oggi per combattere ciarlatani o colleghi privi di scrupoli. Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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STORIA E RICERCA

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La medicina nell’antichità I metodi empirici, magici e scientifici della scienza passata

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ella prima fase della medicina greca antica distinguiamo vere un’opera medica. Qui si nota il rapporto dialettico tra medicina due filoni: la medicina tradizionale e quella scientifica. La e filosofia, che accompagnerà lo sviluppo dell’arte medica per tutta prima, che era attraversata da metodi empirici e magici, l’antichità. Lo storico e pensatore Diogene Laerzio presenta Alcmeera praticata da guaritori dediti a stregonerie o esorcismi one come un autore vicino alla tradizione della fisiologia. La natura e a purificazioni. La credenza popolare era che la malattia fosse oridegli uomini come del cosmo può essere interpretata solo attraverso ginata da qualche aggressione demoniaca, per cui questi guaritori si segni e congetture: dunque, una conoscenza relativa ed approssimapreoccupavano di guarire con erbe, pozioni e pratiche magiche. Già tiva, ma fondata sull’attività razionale unita alla percezione sensibile. nell’Iliade omerica incontriamo due eroi-guaritori, Macaone e PodaAlcmeone applicò alla fisiologia le stesse spiegazioni portate avanti lirio, che dimostrarono una grande conoscenza dell’anatomia umana. dalla tradizione cosmologica di ambito filosofico. L’uomo è composto Questi eroi-guaritori venivano onorati in varie zone della Grecia, dove da coppie di elementi contrari e la sua salute consiste nell’equilibrio i fedeli giungevano per cercare guarigione; in queste stesse zone si svitra questi elementi, mentre la malattia è determinata da uno squilibrio. luppò una categoria di medici-sacerdoti, il cui maggiore rappresentanPer esprimere questo pensiero Alcmeone fa ricorso a metafore polite, secondo la tradizione, è stato Asclepio, figlio di Apollo che, succestiche: alla salute corrisponde l’isonomia, alla malattia invece la monarchia. sivamente, fu considerato il dio della medicina Secondo la tradizione, Alcmeone fu tra i primi ad ed il nume tutelare dei medici scientifici. effettuare ricerche sull’occhio e a scoprire la funLa credenza popolare era Il culto di Asclepio, introdotto ad Atene nel zione dei nervi ottici. Ma il vero fondatore della 420 a.C., trovò una grande diffusione nel monche la malattia avesse origine medicina antica è considerato Ippocrate, il cui do mediterraneo. In suo onore vennero costruiti nome è diventato celebre in tutta la storia della da aggressioni demoniache, medicina fino ai tempi nostri. A lui la tradizione santuari che, in definitiva, erano templi ed ospedali. La città di Crotone, sede di una delle più attribuisce una sessantina circa di scritti che costicurate dai guaritori autorevoli scuole mediche, ebbe due validi raptuiscono il cosiddetto “Corpus Hippocraticum”. presentanti della categoria dei medici: DemoceNon abbiamo molte notizie sulla sua vita, benché de ed Alcmeone; del primo ce ne parla lo storico Erodoto quando in come medico fosse famoso nell’Atene del V secolo e del VI secolo a. C.: un passo delle sue “Storie” afferma che, partito da Crotone per coninfatti, Aristotele nella sua opera Politica lo definisce “ il grande” di Cos, trasti col proprio genitore giunse ad Egina, i cui abitanti, dopo averun’isola delle Sporadi. Probabilmente era nato proprio a Cos intorno al lo visto esercitare la propria professione, lo assunsero ufficialmente 460 a. C. e la sua vita di estende forse fino al 370 a. C.: apparteneva alla come medico pubblico e, poi, anche gli stessi Ateniesi ed il tiranno di stirpe degli Asclepiadi, una famiglia aristocratica, che faceva risalire la Samo, Policrate. Diventato schiavo del re dei Persiani Dario, che avepropria genealogia al dio Asclepio e si vantava di discendere da Podalirio, va sconfitto in battaglia Policrate, fu interpellato per curare lo stesso re il medico che abbiamo incontrato nell’Iliade. I privilegi ed il prestigio di da una slogatura con metodi moderati e non traumatici. La guarigione cui godevano gli Asclepia di di Cos sono confermati in seguito da un’iscridi Dario gli arrecò grande prestigio presso la corte persiana. L’altro, zione nel santuario di Delfi datata al 360 a. C., in cui viene sottolineato che medico e filosofo di ispirazione pitagorica, è Alcmeone, vissuto nel viene assegnato ai rappresentanti di tale stirpe il diritto di avere precedenVI sec. a. C., il quale, secondo fonti storiche, è stato il primo a scriza nella consultazione dell’oracolo, cioè la promantèia. (B. C.).

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INAUGURAZIONE DELLA SEDE REGIONALE DI PIEMONTE, LIGURIA E VALLE D’AOSTA DELL’ONB TORINO* 20 giugno 2020 - Ore 10:30 Interventi: Sen. dott. Vincenzo D’Anna

Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

Dott. Valter Canavero

Delegato regionale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta

Dott. Alessandro Miceli

Commissario della delegazione di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta

Autorità convenute

*Via Alberto Nota, 3 Terzo Piano www.onb.it

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SPORT

di Antonino Palumbo

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a Germania è già andata in gol, tra tifosi di cartone e cori registrati. L’Italia attende un “sì” dal governo, al pari di un’altra dozzina di Paesi. Semaforo verde per la ripresa del calcio in Spagna, mentre Belgio, Francia, Olanda e Scozia hanno preferito chiudere definitivamente i campionati. Nazione che vai, pallone che trovi: gran parte dell’Europa prova a tornare in campo, dopo lo stop causato dal Covid-19. I più efficienti, manco a dirlo, sono stati i tedeschi. La Bundesliga è ripartita il 16 maggio con le solite certezze: il Bayern di Lewandowski davanti a tutti, il Borussia Dortmund in scia con i gol di Haaland, Lipsia irriducibile con quelli di Werner. Ricominciata anche la 1. Liga, in Repubblica Ceca, dove Teplice-Liberec 2-0 è stato il primo match dopo il lungo digiuno. La prima partita della Super Liga danese ha invece fatto ritrovare AGF Aarhus e Randers. Il tutto, ovviamente a porte chiuse, come in Germania e finché Covid-19 ci separerà. A proposito di Danimarca, curiosa l’idea della capolista Midtjylland, che ha allestito maxi-schermi nei parcheggi della MCH Arena: un vero e proprio drive-in dove seguire la partita ascoltando la cronaca via radio. Per ora i posti disponibili sono duemila, ma in caso di successo potrebbero aumentare. Si gioca in Ungheria, mentre non si è mai smesso in Bielorussia. Calcio d’inizio già riprogrammato anche in Polonia (29 maggio), Israele, Lituania e Serbia (30 maggio), Austria (2 giugno), Portogallo (4 giugno, ma non in B), Turchia (il 12), Norvegia (il 16), Russia (il 21). L’Italia è tra quei Paesi che ha preferito aspettare l’evolversi di una situazione complicata da errori e indisciplina, ma ha avuto l’ok dal Governo per tornare in campo dal 13 giugno per Coppa Italia e recuperi e dal 20 giugno per la Serie A. Tra le ipotesi avanzate dal ministro dello Sport, Vincenzo

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TIFOSI DI CARTONE, DRIVEIN E PROTESTE A DISTANZA: L’EUROPA TORNA A FAR GOL Lo sport professionistico cerca la normalità, con protocolli di sicurezza per la salute pubblica

Spadafora, anche l’inserimento nel decreto porali di gestione del giorno gara, limite al campionato di una diretta gol in chiaro. In numero di persone nello stadio (300, 60 dei precedenza, l’ultimo Dpcm aveva vietato quali per gruppo squadra ospiti), specifica qualsiasi tipo di evento, anche a porte chiu- delle categorie e dei gruppi ammessi, orgase, fino a domenica 14 giugno. La Serie A nizzazione viaggi e trasferte, gestione hotel dovrà concludersi entro il 2 agosto. Gran- e spogliatoi, arrivo squadre e arbitri, inde attesa anche tra i terviste, countdown club di Serie B, dove e inizio partita. Non La Germania è ripartita il Benevento di Pippo ci saranno bambiInzaghi è in testa con ni, mascotte, foto di con i gol del bomber 20 punti di vantaggio squadra e strette di Haaland. L’Italia sul Crotone, e di Serie mano. In panchina ci C. Il consiglio fedesi siederà distanziati e ricomincia a giugno rale vorrebbe infatti magari in tribuna, se rimandare in campo c’è accesso diretto al anche le squadre del terzo torneo professio- campo. Si tornerà negli spogliatoi separatanistico nazionale, malgrado il “No, grazie” mente, così come divisi saranno i calciatodei club e le proteste dei medici, per i quali ri sorteggiati per l’antidoping. Tempi duri il protocollo sanitario presenta asperità sia per i giocatori avvezze a proteste ravvicinate: arbitro e guardalinee dovranno godere economiche, sia logistiche. Il protocollo per la ripresa dell’attività, della distanza sociale di un metro e mezzo, inviato dalla Figc al governo, comprende la nel momento del dialogo. Chi gioca in casa divisione dello stadio in tre zone, fasce tem- andrà allo stadio con mezzi ospiti, mentre


SPORT

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Il 19enne Erling Haaland, nuova stella del Borussia Dortmund.

Un Giro in tono minore

S la squadra ospite utilizzerà più pullman. La Fisi ha chiesto il rinvio del Mondiale di Resta valido quanto deciso per gli allena- sci di Cortina dal febbraio 2021 al febbraio menti collettivi, con l’individuo colpito 2022. L’atletica studia nuove modalità per le da Covid-19 in isolamento e il resto della competizioni: gare in pista a corsie alternasquadra in ritiro per 14 giorni, con possi- te fino ai 400 metri, teli di nylon personali bilità di allenarsi. E le donne? Non sono sul cuscino del salto con l’asta e partenze state dimenticate: gli scaglionate negli 800 ultimi sei turni del metri con microchip massimo campionato La Liga spagnola riprenderà personalizzati, in corsi dovrebbero giocare se che di fatto divena giugno. Il basket NBA da metà luglio. tano a cronometro. Il Il governo spa- forse a luglio. Incertezza per tennis sembra ancora gnolo ha invece fissalontano dalla ripresa: la ripartenza della F1 to alla settimana dell’8 la pensano così anche giugno la ripresa della Roger Federer, che ha Liga. Attendono il “via libera” dal governo spiegato di non avere motivi per allenarsi, e la Premier League inglese (12 o 20 giugno?) l’azzurro Fabio Fognini. Il basket NBA pene i campionati di Azerbaigian, Finlandia, sa di ripartire a fine luglio al Disney World Grecia, Kazakhistan, Irlanda del Nord, Let- di Orlando. Sul fronte motori, resta a forte tonia, Romania, Slovacchia, Svezia, Svizzera rischio il GP di Silverstone, in programma il 26 luglio: la F1 non rientra infatti tra le eccee Ucraina. Fra le altre discipline sportive, annul- zioni per la quarantena di 14 giorni, imposta late sia l’Eurolega sia l’Eurocup di basket. a chi arriva nel Regno Unito.

ovrapposizioni “inevitabili”. E un Giro d’Italia penalizzato dalla coincidenza con la Liegi-Bastone-Liegi (4 ottobre), la Gand-Wevelgem (l’11), la Parigi-Roubaix (il 25) e la Vuelta a Espana (20 ottobre-8 novembre). Il ciclismo si prepara a ripartire, con la salute come priorità e una ripresa della stagione – stravolta dalla pandemia di coronavirus - legata all’evolversi della situazione sanitaria mondiale. Il Giro d’Italia è stato fissato dall’Unione ciclistica internazionale nell’arco temporale compreso tra il 3 e il 25 ottobre, escludendo però la partenza dall’Ungheria. La Milano-Sanremo si dovrebbe correre l’8 agosto, la Strade Bianche sette giorni prima, la Tirreno-Adriatico dall’8 al 14 settembre. Il 31 ottobre sarà il gran giorno del Lombardia. In tre mesi si cercherà dunque di recuperare il possibile, anche se gli atleti saranno costretti a scelte impegnative, fra cui quella tra la “Tirreno” e il Tour de France, previsto dal 29 agosto al 20 settembre. I Mondiali su strada restano in programma in Svizzera dal 20 al 27 settembre.

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SPORT

L’ultimo ballo (in TV) di Air Jordan

“The Last Dance”. La docu-serie dei record per il “dio” del basket

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he Last Dance, ovvero l’ultimo ballo. Nella più doNel racconto di The Last Dance lo sport diventa uno strumestica delle primavere, dove la TV e internet sono mento per riflettere sul valore del duro lavoro, dell’impegno e state vere e proprie ancore di salvezza per chi non è della determinazione per raggiungere i propri obiettivi, qualsiabituato a trascorrere giorni interni in casa, la serie asi essi siano. E pensare che lo stesso Jordan è stato riluttante Netflix ed ESPN ha rappresentato un vero e proprio evento a portare avanti il progetto, visto il lato insopportabile e arroanche per chi non segue il basket. Figuriamoci per chi la palgante del suo carattere che His Airness temeva potesse emerlacanestro la ama e non scorda le memorabili imprese di Migere dal materiale d’archivio. Nella narrazione, però, l’ultima chael Jordan e dei suoi Chicago Bulls negli anni Novanta. The parola spetta sempre a Jordan che riesce a risolvere anche le Last Dance: così coach Phil Jackson battezzò il campionato situazioni più delicate argomentando con le sue ragioni. 1997-1998. Sarebbe stato quello “l’ultimo ballo”, vista l’intenElogi, ma anche musi lunghi. Secondo Jackie MacMullan zione del general manager Jerry Krause di rifondare la squadra di ESPN, tra gli scontenti ci sarebbe Scottie Pippen. Definito, e licenziare l’allenatore. Un ballo indimenticabile, quello del sì, come compagno di squadra ideale e come il miglior numesesto scudetto della franchigia dell’Illinois e terzo consecutiro 2 di sempre, ma anche egoista in alcuni frangenti delicati vo, nell’ultima stagione di MJ23. per il team. A Horace Grant non è piaciuto Michael Jordan è l’eroe determinato, passare come la talpa dello spogliatoio per Episodio dopo episodio perfezionista ai limiti della cattiveria. Il il libro “The Jordan Rules” di Sam Smith, condottiero che vuole solo vincere, a comentre Craig Hodges non ha gradito la delo sport diventa uno sto di mettere pressione a squadra, allenascrizione di Traveling Cocaine Circus per i strumento per riflettere tore e dirigenza. Arrivando a far male, sia Bulls degli anni Ottanta. psicologicamente sia fisicamente. Un eroe Anche i musi lunghi, però, hanno consul valore del duro lavoro accanto al quale, di volta in volta, si muotribuito al dibattito e alla curiosità attorno vono una serie di coprotagonisti, con i loro a una serie inizialmente prevista per giupregi e qualche umano difetto, che in campo lascia il posto a gno, in tutto il mondo, quasi un gadget di fine stagione aspetstraordinarie abilità atletiche e tecniche. Doti che hanno visto tando le Olimpiadi.Ma che è stata anticipata nel periodo della MJ23 svettare tra tutti i campioni del basket moderno e non pandemia, a parziale “consolazione” per gli appassionati di solo: alto 198 cm per 98 kg di peso, fu ribattezzato “Air”, sport, basket e serie TV di ogni dove. Otto ore di prodotto in per la sua capacità di stare in cielo durante un salto per molti dieci episodi e record su record: battuta anche una certezza secondi, come se volasse (ma il manager David Falk lo legò anassoluta come “La casa di carta”. che alla prima linea di abbigliamento personalizzata Jordan). The Last Dance è infatti stato visto per almeno due minuti, Larry Bird, uno dei più grandi giocatori di basket di sempre, da 23 milioni e 800 mila utenti. Un dato che non comprende che condivise con Jordan l’oro olimpico a Barcellona 1992, gli Stati Uniti, dove sarà fruibile dal prossimo 19 luglio: facile dichiarò che “Michael è semplicemente Dio che sta giocando immaginare come The Last Dance sia destinata a ballare ana pallacanestro”. cora. (A. P.)

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SPORT

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Riaprono palestre e piscine: ecco le regole Il protocollo anti-covid del Governo per fare sport in sicurezza

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opo i runner, sono tornati ad allenarsi quasi in tutranno lontani almeno due metri fra loro, senza obbligo di mata Italia anche gli amanti del workout e del nuoto. scherina, avendo cura di stare a non meno di un metro quando Palestre piscine sono state riaperte dal 25 maggio non stanno svolgendo attività fisica. Chiaramente, chi va in in tutta Italia con alcune eccezioni: la Lombardia, palestra eviterà di condividere borracce, bicchieri e bottiglie e che ha optato per la chiusura almeno fino al 31 maggio, e la non scambiare con altri utenti asciugamani o accappatoi. Gli Basilicata dove non torneranno in attività prima del 3 giugno. attrezzi e le macchine che non possono essere disinfettati non Il mese prossimo sarà quello “buono” anche per il via lidevono essere usati. bera all’attività negli impianti sportivi comunali a Bologna e Ciascun frequentatore delle piscine avrà a disposizione Palermo, i cui amministratori si son presi più tempo rispetto una superficie di sette metri quadrati (sia in acqua, sia come al termine “ante quam non” (il 25 giugno, appunto) previsto superficie di calpestio), mentre dovrà esserci almeno un metro dal decreto del 17 maggio. L’attività è ripresa, ovviamente, e mezzo fra sdraio e lettini delle persone, se non sono concon regole molto scrupolose e più dettagliate rispetto a quelle viventi. Gli istruttori di nuoto dovranno avere la mascheriper le altre attività, dato che palestre, piscine e centri sportivi na anche se non a stretto contatto con gli utenti. Un punto, sono luoghi il contatto fisico può essere questo, che ha sollevato obiezioni e riserve maggiore. tra molti gestori di piscine, considerando È prevista la misurazione Sarà norma, d’ora in poi, prenotare il caldo che c’è normalmente a bordo vasca corsi e lezioni, in modo da evitare il più e il rischio che non si senta bene la voce della temperatura con possibile gli assembramenti e migliorare dell’allenatore. Alle piscine sono richieste termoscanner, per non far analisi chimiche, oltre alle batteriologiche la gestione degli spazi. Le novità cominceranno dall’ingresso: sia in palestra che in entrare chi ha più di 37,5° e, per tutti vale l’obbligo di disinfeziopiscina si entrerà con la mascherina. Obne degli attrezzi - da quelli in sala pesi ai bligatorio anche disinfettarsi le mani all’ingalleggianti in acqua - a ogni uso o a fine gresso e uscendo, grazie ai dispenser, spesso preferiti ai guanti. giornata se presi solo da un cliente. Il tutto, ovviamente, senza È prevista la misurazione della temperatura con termodimenticare le “classiche” norme di sicurezza igienica in acqua scanner, per non far entrare chi ha più di 37 gradi e mezzo. In di piscina: accurata doccia saponata su tutto il corpo prima di ogni caso, all’ingresso i clienti dovranno firmare un’autocertientrare in acqua, uso obbligatorio, della cuffia, divieto di spuficazione sulle proprie condizioni di salute (se hanno contratto tare, soffiarsi il naso e urinare in acqua; obbligo di pannolini il Covid, se hanno fatto la quarantena) e i gestori delle attività contenitivi per i bambini molto piccoli. conserveranno i dati per 14 giorni. In palestra saranno richieNovità e restrizioni anche per l’accesso alle docce: conste scarpe ginniche “ad hoc”. Negli spogliatoi si entrerà pochi sentito a “numero chiuso” o nelle palestre ridotto al minimo, per volta (ma alcuni potrebbero restare chiusi), si starà a un ad esempio per chi fa sport in pausa pranzo e dovrà tornare in metro di distanza e i vestiti andranno messi nelle proprie borufficio. Rientrare sudato o in tuta non fa parte delle abitudini se, lasciate negli armadietti. Durante gli esercizi i clienti staideali del buon professionista. (A. P.) Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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LA BIOLOGIA IN BREVE Novità e anticipazioni dal mondo scientifico a cura di Rino Dazzo

INNOVAZIONE Cervello: scoperta la molecola che aiuta la memoria

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el cervello umano è presente una molecola anti-età che aiuta a conservare intatte la memoria e le funzioni cognitive. L’hanno scoperta i neuroscienziati del Mit, autori di uno studio che potrebbe rivelarsi cruciale nella lotta alla demenza senile e all’Alzheimer. L’enzima Hdac1 (questo il nome della molecola) è infatti decisivo nella riparazione degli errori che si accumulano col passare degli anni nel Dna dei neuroni. La sua efficacia diminuisce con l’avanzare dell’età e di malattie come l’Alzheimer, ma è possibile potenziarlo. I ricercatori del Mit hanno provato a disattivarlo nei topi e hanno notato come gli stessi hanno manifestato problemi di memoria e di orientamento. Utilizzando un vecchio farmaco, l’exifone, i sintomi sono scomparsi. Piccola controindicazione: l’exifone era stato ritirato dal mercato per la sua tossicità al fegato, ora bisognerà studiare un farmaco simile.

AMBIENTE La matematica per prevedere lo sviluppo delle piante

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revedere con precisione la crescita di un vegetale e il suo comportamento è più facile. I ricercatori del Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin della Sapienza, coordinati da Sabrina Sabatini e in collaborazione con gli studiosi dell’Università di Utrecht, hanno realizzato un modello computazionale capace di riprodurre con esattezza le fasi di crescita di una particolare radice, quella della Arabidopsis thaliana. Nel loro studio hanno integrato evidenze sperimentali e biologia computazionale, identificando alcuni dei circuiti molecolari essenziali nella crescita della radice e sviluppando un programma in grado di predire il comportamento della pianta in vivo e in varie condizioni ambientali. Per la realizzazione del modello è stato fondamentale individuare i network attivi nel differenziamento cellulare e il ruolo degli ormoni.


BREVI

RICERCA Distrofia, individuate le cellule “scudo” dei muscoli

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on la loro attività impediscono la formazione di grasso che, infiltrandosi tra i tessuti muscolari, indebolisce i movimenti: sono le cellule ‘scudo’ dei muscoli e a scoprirle è stato un team internazionale composto anche da studiosi italiani del Laboratorio di cellule staminali del Centro Dino Ferrari del Policlinico di Milano, diretto da Yvan Torrente. Queste cellule sono presenti in modo massiccio nei muscoli sani mentre sono quasi totalmente assenti in quelli distrofici e questo dettaglio potrebbe rivelarsi essenziale nell’individuazione di un trattamento efficace per la distrofia muscolare. Il team, in particolare, studia da anni i meccanismi alla base della distrofia di Duchenne, la più grave tra le distrofie: aver identificato le cellule in grado di regolare la formazione di grasso nel muscolo scheletrico apre la strada a nuove metodologie di contrasto alla degenerazione dei tessuti.

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ONCOLOGIA Tumore al seno, ecco l’algoritmo che indica rischi e terapie

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n algoritmo in grado di calcolare il rischio di metastasi per le donne con tumore al seno e di orientare gli oncologi nella scelta della terapia più appropriata: lo hanno messo a punto i ricercatori dello Ieo (Istituto Europeo di Oncologia) di Milano, sotto l’egida di Pier Paolo di Fiore e Salvatore Pece e con il contributo della Fondazione Airc. Il sistema si basa su una combinazione di dati genetici come StemPrinter, un set di geni costituenti la firma molecolare del tumore, e clinici come lo stato dei linfonodi e la dimensione del cancro. Il modello, testato su più di 1800 pazienti dell’Istituto, si è rivelato in grado di stimare il rischio di recidive fino a dieci anni, un lasso più ampio rispetto ai parametri utilizzati comunemente nella pratica clinica, ed è anche il primo vero strumento capace di indicare il numero esatto e il grado di aggressività delle cellule staminali del tumore.

BIODIVERSITÀ Api, una specie su dieci in Europa è a rischio estinzione

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ono essenziali nel 75% delle colture agrarie, quelle che necessitano di impollinazione, eppure sono a rischio estinzione e non si fa ancora abbastanza per provare a scongiurare questa eventualità. Lo dimostrano i dati, impietosi e preoccupanti: una specie su dieci di api e farfalle europee è a rischio scomparsa, mentre una specie su tre vede la sua popolazione in costante declino. Inoltre, secondo uno studio dell’Università di Berna, la morte di api europee è aumentata fino al 40% negli ultimi anni, soprattutto d’inverno. Lo scorso 20 maggio si è celebrata la Giornata mondiale delle api, istituita nel 2017 dall’Onu per sensibilizzare sull’importanza di questi insetti, e per l’occasione l’Ispra ha pubblicato il Quaderno ‘Il declino delle api e degli altri impollinatori’ contenente le risposte alle domande più frequenti, dati, informazioni e concetti sulle politiche da attuare per salvarle.

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LAVORO

Concorsi pubblici per Biologi Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Analisi dei Sistemi ed Informatica “Antonio Ruberti” di Roma Scadenza, 8 giugno 2020 È indetta una selezione pubblica, per titoli e colloquio, per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca inerenti l’Area Scientifica “Biomatematica” da svolgersi presso l’Istituto di Analisi dei Sistemi ed Informatica “Antonio Ruberti” – UOS GEMELLI del CNR che effettua ricerca nell’ambito del progetto “MOSES – Modelling Shock in the Experimental Setting” per la seguente tematica: “Analisi bioinformatica degli effetti biologici dell’esposizione a campi elettromagnetici”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Bioscienze e Biorisorse di Napoli Scadenza, 11 giugno 2020 È indetta una selezione pubblica, per titoli e colloquio, per il conferimento di n. 01 Assegno di Ricerca “Post Dottorale” per lo svolgimento di attività di ricerca inerenti l’Area Scientifica “Scienze Biologiche” da svolgersi presso l’Istituto di Bioscienze e Biorisorse UOS di Napoli del CNR che effettua ricerca di base di biologia nell’ambito del Progetto di Ricerca dal titolo: “Studio degli effetti inibitori determinati da self-DNA e dei meccanismi molecolari ad essi connessi, utilizzando come organismo modello Caenorhabditis elegan” come da Contratto di Ricerca commissionato NO SELF DBA.AD006.035 CUP B68H20000100005 per la seguente tematica: “Investigate the inhibitory effects of extracellular self-DNA and the underlying molecular mechanisms using, as model organisms, Fungi, Caenorhabditis elegans and Drosophila melanogaster”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per la

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Protezione Sostenibile delle Piante di Portici (Napoli) Scadenza, 11 giugno 2020 È indetta una pubblica selezione per titoli, eventualmente integrata da colloquio, per il conferimento di una borsa di studio per laureati, per ricerche inerenti l’Area scientifica “difesa produzione primaria” da usufruirsi presso l’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR, Sede Secondaria di Portici, nell’ambito del progetto “Migliorcast” Miglioramento della competitività delle aziende castanicole mediante applicazione di tecniche innovative di gestione del prodotto in pre e post-raccolta CUP B78H19005230008. Tematica: “Messa a punto di metodiche innovative per la riduzione dell’attività dei miceti, principali cause di danno nei castagneti campani con particolare attenzione a Gnomoniopsis castaneae. Individuare i migliori mezzi tecnici (fitofarmaci, microorganismi benefici, estratti vegetali) efficaci nel controllo e contenimento delle principali patologie del castagneto con particolare attenzione al fungo causa del marciume bruno Gnomoniopsis castaneae, in modo da ottenere a raccolta un prodotto quanto più sano possibile”. Per informazioni, www.cnr. it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Bioscienze e Biorisorse di Palermo Scadenza, 15 giugno 2020 È indetta una selezione pubblica, per titoli e colloquio, per il conferimento di un assegno di ricerca professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca inerente l’Area Scientifica “Area 07 - Scienze agrarie e veterinarie - AGR/12 - Patologia vegetale “ da svolgersi presso l’Istituto di Bioscienze e BioRisorse di Palermo del CNR, che effettua ricerche su “Miglioramento delle specie e delle produzioni agroalimentari, forestali e industriali mediante strumenti genetici e biotecnologici” nell’ambito del progetto di ricerca POR FESR SICILIA 2014-2020 “Sicily-

Seeds - Metodologie e tecnologie innovative per il recupero, la moltiplicazione, la valorizzazione e l’utilizzo di piante spontanee commestibili della flora siciliana ” per la seguente tematica: “Analisi genetiche e sanitarie mediante metodi molecolari avanzati di specie vegetali spontanee commestibili della flora siciliana e dei patogeni ad esse associati”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante di Avellino Scadenza, 18 giugno 2020 È indetta una pubblica selezione per titoli, eventualmente integrata da colloquio, per il conferimento di n. 1 borsa di studio per laureati, per ricerche inerenti l’Area scientifica “chimica/ nutrizionale” da usufruirsi presso l’Istituto di Scienze dell’Alimentazione del CNR (ISA-CNR), di Avellino, nell’ambito del progetto “Migliorcast” Miglioramento della competitività delle aziende castanicole mediante applicazione di tecniche innovative di gestione del prodotto in pre e post-raccolta CUP B78H19005230008. Tematica: “Analisi chimiche, microbiologiche e nutrizionali su campioni di castagne fresche e processate mediante tecniche innovative”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria di Milano Scadenza, 19 giugno 2020 È indetta una selezione pubblica, per titoli e colloquio, per il conferimento di un assegno di tipologia professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca inerente all’Area Scientifica 07 Scienze agrarie e veterinarie - AGR/07 Genetica agraria, da svolgersi presso la sede di Milano dell’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del CNR che effettua ricerche nell’ambito del Programma di ricerca sPATIALS3 “Miglioramento delle produzioni agroalimentari e tecnologie innovative per un’alimentazione più sana,


LAVORO sicura e sostenibile”, Bando Call Hub Ricerca e Innovazione, progetto cofinanziato a valere sulle risorse POR FESR 2014‐2020 / Innovazione e competitività, CUP E48I20000020007, per la seguente tematica: “Identificazione di varietà di legumi con migliori caratteristiche nutrizionali e arricchite in composti a valenza nutraceutica”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria di Milano Scadenza, 19 giugno 2020 È indetta una selezione pubblica, per titoli e colloquio, per il conferimento di un assegno di tipologia professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca inerente alle Aree Scientifiche 07 Scienze agrarie e veterinarie - AGR/15 Scienze e tecnologie alimentari e 05 Scienze biologiche – BIO/11 Biologia molecolare, da svolgersi presso la sede di Milano dell’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del CNR che effettua ricerche nell’ambito del Programma di ricerca sPATIALS3 “Miglioramento delle produzioni agroalimentari e tecnologie innovative per un’alimentazione più sana, sicura e sostenibile”, Bando Call Hub Ricerca e Innovazione, progetto cofinanziato a valere sulle risorse POR FESR 2014‐2020 / Innovazione e competitività, CUP E48I20000020007, per la seguente tematica: “Impiego di tecniche molecolari nell’analisi genetica e nel fingerprintig genomico per la rintracciabilità, autenticazione e tracciabilità di matrici alimentari di origine vegetale e animale”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze dell’Alimentazione di Avellino Scadenza, 22 giugno 2020 È indetta una selezione pubblica, per titoli e colloquio, per il conferimento di un “Assegno Professionalizzante” per lo svolgimento di attività di ricerca inerente l’Area Scientifica “Biologia” da svolgersi presso l’Istituto di Scienze dell’Alimentazione del CNR nell’ambito del “PROGETTO DI FUNZIONAMENTO ISA” DBA.AD005.041 (CUP B36C19000060005), per la seguente tematica: “Identificazione e caratterizzazione di biomolecole per la realizzazione di biosensori ottici”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Chimica Biomolecolare di Napoli Scadenza, 23 giugno 2020 È indetta una selezione pubblica, per titoli e colloquio, per il conferimento di un assegno tipologia B) “Assegni Post Dottorali” per lo svolgimento di attività di ricerca inerenti l’Area Scientifica “Chimica e materiali per la salute e scienze della vita” da svolgersi presso l’Istituto di Chimica Biomolecolare Sede di Pozzuoli (NA)

del CNR che effettua ricerca scientifica nell’ambito del Progetto di Ricerca finanziato dalla GW Pharmaceuticals Lmt. (Project code: CoCRiN6/ GWDP19180) dal titolo “Effetti dei fitocannabinoidi (THC e / o CBD) e dei composti cannabimimetici intestinali putativi derivati dal microbiota, sulla plasticità sinaptica nei topi SYNII-KO, un modello di disturbo dello spettro autistico: collegamento tra cannabinoidi, dieta e microbiota intestinale e disfunzione mitocondriale in ASD” per la seguente tematica “ Effetti di metaboliti del microbiota intestinale sulla regolazione della plasticità sinaptica e del metabolismo energetico in modelli murini di obesità e autismo”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria di Milano Scadenza, 25 giugno 2020 È indetta una selezione pubblica, per titoli e colloquio, per il conferimento di un assegno di tipologia professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca inerente all’Area Scientifica 05 Scienze biologiche - BIO/04 Fisiologia vegetale e BIO/10 Biochimica, da svolgersi presso la sede di Milano dell’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del CNR che effettua ricerche nell’ambito del Programma di ricerca sPATIALS3 “Miglioramento delle produzioni agroalimentari e tecnologie innovative per un’alimentazione più sana, sicura e sostenibile”, Bando Call Hub Ricerca e Innovazione, progetto cofinanziato a valere sulle risorse POR FESR 2014‐2020 / Innovazione e competitività, CUP E48I20000020007, per la seguente tematica: “Potenziale allergenico e anti-nutrizionale delle proteine dei semi di cereali e legumi: analisi molecolare della variabilità in cultivar diverse e implicazioni per strategie biotecnologiche”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria di Milano Scadenza, 29 giugno 2020 È indetta una selezione pubblica, per titoli e colloquio, per il conferimento di un assegno di tipologia professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca inerente all’Area Scientifica 07 Scienze agrarie e veterinarie - AGR/15 Scienze e tecnologie alimentari, da svolgersi presso la sede di Milano dell’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del CNR che effettua ricerche nell’ambito del Programma di ricerca sPATIALS3 “Miglioramento delle produzioni agroalimentari e tecnologie innovative per un’alimentazione più sana, sicura e sostenibile”, Bando Call Hub Ricerca e Innovazione, progetto cofinanziato a valere sulle risorse POR FESR 2014‐2020 / Innovazione e competitività, CUP E48I20000020007, per la seguente tematica: “Caratterizzazione di semi, tessuti e germogli di

diverse specie/varietà di lino per il contenuto in composti bioattivi”. Per informazioni, www.cnr. it (concorsi). Università di Bologna “Alma Mater Studiorum” Scadenza, 4 giugno 2020 Procedura di selezione per la chiamata di un professore di seconda fascia, settore concorsuale 05/C1 - Ecologia, per il Dipartimento di scienze biologiche, geologiche e ambientali. Gazzetta Ufficiale n. 35 del 05-05-2020. Università del Piemonte Orientale di Vercelli Scadenza, 4 giugno 2020 Procedura di selezione per la chiamata di un professore di seconda fascia, settore concorsuale 05/I2 - Microbiologia, per il Dipartimento di scienze e innovazione tecnologica. Gazzetta Ufficiale n. 35 del 05-05-2020. Università Politecnica delle Marche di Ancona Scadenza, 4 giugno 2020 Procedura di selezione per la chiamata di un professore di seconda fascia, settore concorsuale 05/E1 - Biochimica generale, per il Dipartimento di scienze della vita e dell’ambiente. Gazzetta Ufficiale n. 35 del 05-05-2020. Università “La Sapienza” di Roma Scadenza, 11 giugno 2020 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato e definito, settore concorsuale 07/ D1, per il Dipartimento di Biologia ambientale. Gazzetta Ufficiale n.37 del 12-05-2020. Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona Scadenza, 11 giugno 2020 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di dirigente biologo, disciplina laboratorio di genetica medica, a tempo indeterminato, cui affidare il ruolo di direttore tecnico Qualified Person, per l’officina farmaceutica Cell Factory. Gazzetta Ufficiale n. 37 del 12-05-2020. Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona Scadenza, 11 giugno 2020 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di dirigente biologo, disciplina laboratorio di genetica medica, a tempo indeterminato, per il Centro di procreazione medicalmente assistita. Gazzetta Ufficiale n. 37 del 12-05-2020. Azienda Zero di Padova Scadenza, 18 giugno 2020 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di 10 posti di dirigente biologo, disciplina di biochimica clinica, a tempo indeterminato. Gazzetta Ufficiale n. 39 del 19-05-2020.

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SCIENZE

Prevedere l’insorgenza e l’impatto della demenza Uno studio britannico prova a validare per i Paesi a basso e medio reddito i modelli ideati per le aree più sviluppate

di Sara Lorusso

L

a demenza, dice l’OMS, è un termine ombrello, un sostantivo generico utilizzato per diverse malattie che sono per lo più progressive, colpiscono la memoria, modificano i comportamenti cognitivi e interferiscono significativamente con la capacità di una persona di mantenere una vita quotidiana attiva. Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza e può contribuire al 60-70% dei casi, ma vi sono altre forme, quali la demenza vascolare o la demenza a corpi di Lewy, i cui confini sono sempre molto indistinti. Nella maggior parte dei casi, inoltre, si tratta di forme diverse che spesso convivono. Tutte le principali ricerche per la creazione di modelli previsionali sullo sviluppo della demenza sono state finora condotte soprattutto in Paesi ad alto reddito (high income countries, in sigla HICs). Eppure è nei Paesi a basso e medio reddito (low and middle income countries, in sigla LMICs) che si concentra la maggior parte dei casi di demenza. Uno studio [1] sviluppato con il coordinamento di Blossom C.M. Stephan, epidemiologa con formazione in psicologia e statistica, ora all’Institute of Mental Health di Nottingham, e di Eduwin Pakpahan, esperto di modelli matematici e statistici per le scienze economiche e sociali, ricercatore presso il Population Health Sciences Institute della Newcastle University, ha indagato quei modelli previsionali pensati per le regioni più ricche del pianeta e ne ha valutato l’affidabilità in caso di applicazione su contesti decisamente più poveri. La ricerca sulla previsione del rischio di demenza nei Paesi a basso e medio reddito, pubblicata ad aprile su

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The Lancet Global Health, si è dunque basata sui modelli utilizzati finora per gli HICs e li ha trasportati su regioni LMIC. Per portare a termine la verifica, gli scienziati hanno utilizzato i dati provenienti dallo studio “10/66” [2]. Il 1066 Dementia Research Group è una comunità di ricercatori che svolgono ricerche basate sulla popolazione con l’obiettivo di indagare problematiche quali l’impatto della demenza, l’incidenza di malattie non trasmissibili e l’invecchiamento nei Paesi a basso e medio reddito.

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SCIENZE Ed è il nome stesso del gruppo a racchiudere l’orizzonte di ricermilioni entro il 2050. Stime recenti dicono che a livello globale ca: “10/66” si riferisce al fatto che due terzi della popolazione (il ogni anno quasi 9,9 milioni di persone sviluppano demenza, pra66%, appunto) affetta da demenza vive in LIMCs, eppure solo il ticamente un nuovo caso ogni tre secondi. Di queste, quasi il 60% 10% - forse anche meno - della ricerca basata sulla popolazione vive attualmente in Paesi a basso e medio reddito, così come la è finora stata condotta in queste regioni del pianeta. Il gruppo fa maggior parte dei nuovi casi (71%) dovrebbe verificarsi nelle stesparte dell’organizzazione senza scopo di lucro Alzheimer’s Disease se zone svantaggiate. International, ed è coordinato dall’Institute of Psychiatry, PsychoUn punto di forza dello studio di Stephan e colleghi, sottolinea logy and Neurosciences del King’s College di Londra. Sul sito deil commento, è la ricerca dei soli modelli di previsione del rischio dicato al progetto è accessibile un vasto dataset anonimo di inforche abbiano un’applicabilità su larga scala nei LMICs. Inoltre, il mazioni raccolte e sono stati condivisi i protocolli e i questionari campionamento della popolazione utilizzato nello studio - quello utilizzati nella ricerca. del progetto 10/66 - comprende anche aree rurali e gruppi di poSfruttando quei dataset, Stephan e colleghi hanno potuto conpolazione delle comunità più povere. templare nel proprio studio una platea di 11.143 persone, dai 65 Ad oggi sono stati sviluppati almeno venti modelli per la preanni in su (fino a 106 anni), nessuna delle quali al basale mostrava visione del rischio di demenza nei Paesi ad alto reddito, con cagià evidenti segni di demenza. Il campione era composto per il ratteristiche differenti per precisione predittiva, differenze meto62,6% da donne e per il 37,4% da uomini. dologiche, durata dei follow-up, fattori selezionati per definire la L’enorme mole di dati analizzata comprende abitanti di Cina, popolazione. Per individuare i modelli che sarebbe stato possibile Cuba, Repubblica Domenicana, Messico, Perù, Portorico e Venetraslare senza perdere coerenza, Stephan e colleghi hanno innanzizuela e un arco di tempo di valutazione dell’incidenza della dementutto circoscritto la selezione sulla scorta delle revisioni sistematiza compreso tra i 3 e i 5 anni. I dataset del progetto 10/66 hanche più recenti a cui gli studi precedenti erano stati sottoposti [6, no dato accesso a campioni che variano da 1.900 a 3.000 persone in tutti i Paesi, con un 80% della popolazione che ha risposto ai questionari distribuiti. Per il gruppo di Stephan è stato così possibile accedere a informazioni sulla famiglia e sulla condizione socio-sanitaria, in abbinamento a dati relativi alla salute fisica e neurologica. Nel dataset 10/66 sono comprese anche le risposte di chi ha accompagnato il paziente nella rilevazione - in genere si What are the symptoms? tratta di caregiver, coinquilini o familiari. Solo per la Cina, Difficulties Difficulty with Memory Changes in Confusion in non essendo stato possibile raccogliere campione di sanwith everyday words and loss mood and familiar gue, non era disponibile il valore del colesterolo. tasks numbers behaviour environments Dello studio 10/66 è stato utilizzato anche l’algoritmo diagnostico: si tratta di un modello che include i punteggi ottenuti in una serie di test cognitivi riconosciuti, quali il CSI-D (Community Screening Interview for Dementia) COGSCORE e il CERAD (Consortium to Establish a Registry for Alzheimer’s Disease). Una delle fasi principali dello studio britannico è stata quella relativa alla selezione dei modelli già utilizzati in zone HICs: non tutti avrebbero garantito un’adeguata coerenza della ricerca. E il motivo lo hanno spiegato in un commento [3] pubblicato nello stesso numero della rivista, Francisca Rodriguez, del German Center for Who is affected? What is the Neurodegenerative Diseases (DZNE), e Susanne Roehr, cause? dell’Institute for Social Medicine, Occupational Health Nearly 10 million new cases every year Conditions that affect the and Public Health di Leipzig. brain, such as Alzheimer's One every disease, stroke or head injury Una delle maggiori sfide nella previsione del rischio 3 seconds 2050 di demenza nei LMICs, spiegano le due scienziate, è che What does it cost? 152 molti metodi di valutazione utilizzati negli HICs non sono 2030 million 50 million people US$818 billion: disponibili nelle aree più povere. Basti pensare alle inforworldwide estimated costs to 2015 society in 2015 2015 82 mazioni ottenute tramite tecniche di imaging [4], che per million Set to triple 50 quelle zone sono troppo costose o inutilizzabili per l’asUS$2 trillion by 2050 million 2030 senza di personale qualificato. In scenari simili è necessario fare affidamento su strumenti di screening che sono Families and friends Majority of people who will facili da usare e da interpretare. develop dementia will be in provide most of the care low- and middle-income Secondo dati dell’OMS [5] nel 2015 la demenza ha Carers experience physical, countries emotional and financial stress colpito 47 milioni di persone in tutto il mondo (circa il 5% della popolazione anziana mondiale), una cifra che dovrebbe aumentare a 75 milioni nel 2030 e toccare i 132

Dementia

a public health priority

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SCIENZE Il team ha così verificato ciascun modello in ciascuno dei Paesi individuati (Cina, Cuba, Repubblica Domenicana, Messico, Perù, Portorico e Venezuela) utilizzando gli algoritmi di previsione originali. Al termine dello studio, 1.069 persone risultavano progredite nella demenza, con un tasso di incidenza di 24,9 casi per 1.000 persone all’anno. Il tasso più elevato si è avuto in Cina (207 casi; 25,3 ogni 1.000 persone all’anno). A seguire Repubblica Dominicana (165 casi, pari a 26,3 per 1.000 persone ogni anno), Venezuela (155 casi, pari a 29 su 1.000 persone all’anno), Portorico (153 casi; 27,4 ogni 1.000 persone La mappa estratta dallo studio di Stephan et al. mette in evidenza i tre modelli che hanno espresso maggiore precisione all’anno) e Messico (130 casi, nell’applicazione in paesi a basso o medio reddito. cioè 30,5 ogni 1.000 persone per anno). In coda, Cuba (182 casi, 7, 8]. I criteri per la scrematura sono stati quattro: l’esistenza di pari a 19,5 per 1.000 persone / anno) e Perù (77 casi, pari a 19,3 informazioni sufficienti per consentire il calcolo dei punteggi di riper 1.000 persone / anno). schio individuali, la corrispondenza tra le variabili predittive usate Ogni modello, applicato in un contesto socio-economico per e quelle disponibili nel set di dati dello studio 10/66, l’inclusione cui non era stato ideato, ha fornito risposte differenti. E non tutti nel modello di rischio di variabili semplici da ottenere (escludendo i modelli presi in considerazione hanno dimostrato di poter essere quindi i dati di neuroimaging), l’accuratezza predittiva del modello trasportati su regioni meno sviluppate. Nello specifico, la ricerca definita da un indice di concordanza ≥ 0,70. ha trovato compatibilità per i modelli ANU-ADRI, BDSI e BDRM Ne è derivata una selezione di cinque modelli esistenti mentre hanno funzionato meno i modelli CAIDE e AgeCoDe. da validare. In tutti i Paesi esaminati la capacità discriminatoria dei modelli Il modello CAIDE (Cardiovascular Risk Factors, Aging, and CAIDE (0,52 ≤ c ≤ 0,63) e AgeCoDe (0,57 ≤ c ≤ 0,74) è risultata Dementia Risk Score), basato su fattori di rischio cardiovascolare, scarsa. I modelli ANU-ADRI (0,66 ≤ c ≤ 0,78), BDSI (0,62 ≤ c ≤ invecchiamento e demenza era stato testato in Finlandia con lo stu0,78) e BDRM (0,66 ≤ c ≤ 0,78), spiegano i dati dello studio, hanno dio di Miia Kivipelto e altri. [9] invece mostrato livelli simili di capacità discriminatoria rispetto a Il modello AgeCoDe (Study on Aging, Cognition and Demenquelle delle coorti originali di sviluppo. tia) [10] è stato sviluppato da uno studio tedesco sull’invecchiaIn generale i modelli hanno costantemente funzionato meglio mento in relazione a capacità cognitiva e demenza, che ha indagato in Perù e peggio nella Repubblica Dominicana e in Cina. principalmente il morbo di Alzheimer. I tre modelli con la massima precisione predittiva per la deIl modello ANU-ADRI (Australian National University Almenza se utilizzati nelle aree LMIC si sono dunque rivelati il BDSI, zheimer’s Disease Risk Index) [11] propone una serie molto ampia il BDRM e l’ANU-ADRI. di fattori biologici e ambientali, che vanno dalla massa corporea In conclusione lo studio ha confermato che non tutti i modelli al colesterolo, dalla attività fisica svolta all’educazione, ed è stato di previsione della demenza sviluppati negli HICs possono essere testato sia negli Stati Uniti sia in Svezia. semplicemente replicati agli LMICs. Il modello BDSI (Brief Dementia Screening Indicator) [12] Tuttavia, hanno fatto notare gli autori, in attesa di nuovi indici era stato applicato su ultrasessantacinquenni in diverse indagini di rischio e nuove combinazioni di variabili per adattare i modelcondotte sulla popolazione statunitense. li alle aree del pianeta meno sviluppate, lavorare sull’esistente è Il modello BDRM (Rotterdam Study Basic Dementia Risk necessario ai fini delle politiche di previsione dell’insorgenza delModel) [13] era stato testato in Olanda su una popolazione di età la demenza e di assistenza agli individui che ne vengono colpiti. compresa tra i sessanta e i novantasei anni. Si potrebbe cominciare, suggeriscono, proprio dai modelli che si Tutti e cinque i modelli sono stati applicati con l’uso della resono dimostrati replicabili. gressione di Cox. Per l’accuratezza è stato utilizzato l’indice C di L’urgenza con cui gli autori chiedono di intervenire è il riflesso Harrell, un indice di concordanza per i modelli che producono di una condizione globale ancora oggi sottovalutata, ma che depunteggi di rischio, che è stato fissato a un valore di 0,70. Questo termina importanti ricadute sociali ed economiche ovunque nel limite è stato considerato indicativo di una capacità discriminatoria mondo. Al punto che l’OMS ha chiesto a tutti gli Stati di interveaccettabile. La calibrazione, infine, è stata valutata statisticamente nire redigendo il “Piano d’azione globale sulla risposta della sanità usando il test di Grønnesby e Borgan. pubblica alla demenza 2017-2025” affinché entro il 2025 almeno

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SCIENZE la metà dei casi di demenza sia diagnosticato, e di conseguenza affrontato, in almeno la metà dei Paesi. Una delle chiavi principali per rendere praticabili simili indirizzi è proprio il lavoro sull’informazione e la riconoscibilità dei casi. Nell’ottobre del 2018, in seguito al lancio del programma “Sustainable Development Goals” (SDGs) delle Nazioni Unite [14] la rivista The Lancet costituì una commissione dedicata a formulare una serie di proposte per declinare l’agenda dedicata al tema della salute mentale globale, cominciando proprio dall’abbattimento del divario nell’accesso alle terapie di intere popolazioni. Una sfida che tra gli obiettivi ha quello di ridurre l’enorme carico indiretto dei disturbi mentali. La commissione delineò un piano di azione basato su quattro pilastri [15]. In primo luogo, scrivono gli esperti, «la salute mentale è un bene pubblico globale ed è rilevante per lo sviluppo sostenibile in tutti i Paesi, indipendentemente dal loro status socioeconomico, poiché tutti i Paesi possono essere considerati Paesi in via di sviluppo nel contesto della salute mentale». In secondo luogo suggerivano di perseguire pratiche cliniche capaci di tenere conto della diversità e della complessità dei bisogni collegati al benessere mentale degli individui o delle popolazioni. Il terzo punto coincideva con la consapevolezza che ogni individuo è il prodotto unico delle influenze sociali e ambientali a cui è esposto fin dalla prima infanzia, che si innestano su processi genetici e del neurosviluppo. Infine, la commissione sottolineava come la salute mentale fosse un diritto umano fondamentale e, per questo, richiede un approccio basato sui diritti per tutti. A questi quattro principi si abbinava la proposta di alcune azioni mirate al trattamento del disturbo mentale con la stessa accuratezza e attenzione usata per le malattie fisiche, anche per ridurne l’impatto sociale ed economico, abbattere lo stigma sociale collegato, sostenere il ricorso alle tecnologie digitali per la cura e il monitoraggio. Questo a partire dalla premessa che la fattibilità di ciascuna sia collegata alla disponibilità di risorse umane e finanziarie di ciascun Paese e, spesso, delle varie aree di ogni Paese. Anche il gruppo guidato dalla professoressa Stephan, nella propria ricerca, ha dovuto porre alcune questioni sulla scarsa omogeneità di risposte tra le diverse regioni osservate. Sebbene tutti i siti fossero situati in LMICs, spiegano i ricercatori, i Paesi differiscono culturalmente e presentano differenze molto profonde rispetto ai profili di rischio della malattia, agli indicatori del tasso di mortalità e dell’aspettativa di vita, ai sistemi politici ed economici (compresa, quindi, la spesa sanitaria in bilancio). Anche tra il Perù e la Repubblica Dominicana, entrambi Stati dell’America Latina, emergono distanze notevoli. L’idea della salute mentale globale è basata ormai su un’ampia e consolidata letteratura. La ricerca scientifica ha negli anni dimostrato la forte associazione tra lo svantaggio sociale e la cattiva salute mentale [16]. Il World Mental Health Surveys, un progetto collaborativo dell’OMS, dell’Università di Harvard e dell’Università del Michigan, ha riferito che una persona su cinque con disturbo depressivo non riceve un trattamento adeguato nei Paesi ad alto reddito: il dato, nei LMICs scende a uno su ventisette [16]. Di qui, l’auspicio degli autori dello studio che la ricerca svolta possa almeno stimolare nell’utilizzo di modelli esistenti, seppur adeguati, per monitorare e prevedere l’insorgenza della demenza nei luoghi più disagiati del pianeta. In attesa che si possano sviluppare modelli specifici anche per quei territori del mondo.

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Esposizione ripetuta a taglie diverse e soddisfazione del corpo Uno studio sviluppato ad Oxford indaga l’impatto di una frequente visualizzazione di forme differenti sull’ideale fisico delle donne

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l rapporto con l’immagine che si ha del proprio corpo e di quello altrui è una delle problematiche rilevanti nella diffusione dei disturbi alimentari (DA), ed è anche uno degli aspetti più indagati dalla ricerca che lavora su queste malattie complesse. I disturbi dell’alimentazione, ricorda il Ministero della Salute [1], sono più frequenti nella popolazione femminile che in quella maschile: gli uomini rappresentano il 5-10% di tutti i casi di anoressia nervosa (AN), il 10-15% dei casi di bulimia nervosa. L’incidenza dell’anoressia nervosa è di almeno 8-9 nuovi casi per 100mila persone in un anno tra le donne, mentre per gli uomini è compresa fra 0,02 e 1,4 nuovi casi. Il rischio di anoressia nervosa nelle donne è stimato tra lo 0,3% e l’1% [2]. I disturbi alimentari sono, inoltre, sempre più riconosciuti come una causa importante di morbilità e mortalità nei più giovani. Proprio sulle donne e sull’incidenza della relazione con l’immagine corporea si è concentrata buona parte della letteratura sui DA. In particolare, un recente studio svolto ad Oxford ha indagato quanto l’esposizione a corpi di varie forme influenzi la costruzione dell’immaginario, del giudizio e della consapevolezza del proprio corpo. Il lavoro [3], coordinato da Helen Bould del dipartimento di Psichiatria

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dell’Università di Oxford, nel Regno Unito, è stato pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science. La ricerca di Bould e colleghi ha valutato sia la qualità sia la quantità dell’esposizione, cercando di approfondire alcuni aspetti del meccanismo di costruzione della propria immagine poco indagati, a partire proprio dal tempo e dalla varietà dei corpi a

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SCIENZE cui le donne vengono esposte. Con uno studio che ha coinvolto un centinaio di donne, i ricercatori hanno provato a colmare alcune lacune delle indagini precedenti basandosi sulla esposizione multipla e ripetuta in un preciso arco di tempo. Questo nella consapevolezza che la sperimentazione ha coinvolto solo donne (studentesse, ricercatrici) reclutate nel campus, dunque afferenti a un medesimo ambiente, senza possibilità concrete di generalizzare in maniera estesa i risultati ottenuti. Tuttavia, l’indagine è particolarmente interessante perché propone un metodo più complesso e articolato rispetto a numerosi studi analoghi sul tema. L’attualità della problematica sul versante della salute pubblica è rilevante. Già nel 2011 una ricerca dell’Università del Texas [4] sul rischio di insorgenza dei disturbi alimentari aveva verificato come l’insoddisfazione del proprio corpo ne fosse uno dei principali fattori predittori. In particolare le adolescenti che avevano mostrato un livello di insoddisfazione del proprio corpo superiore al 24% erano sottoposte all’emergere di disturbi alimentari quattro volte di più (con un 24% Esempi di stimoli visivi utilizzati nella ricerca: (a) “sottopeso”; (b) “né sovrappeso né sottopeso”; (c) “sovrappeso”. di incidenza rispetto al 6%). La stessa ricerca aveva segnalato una maggiore incidenza (di quasi 3,6 volte) dei disturbi alimentari nelle giovani esposizione a corpi più sottili porterà l’individuo a stabilire come donne che si cimentavano in diete autoimposte. “normali” dimensioni più piccole. Viceversa, un’esposizione proAnche il tema dell’obesità è ormai al centro di pratiche e polungata a corpi di taglia grande rende maggiore la dimensione litiche che cercano di affrontare quello che è riconosciuto come della taglia “normale”. un problema globale, dalle importanti ricadute di carattere sociaL’abitudine a proporre nella ribalta mediatica corpi minuti le ed economico. Di qui la necessità di lavorare su uno dei fattori e sottili, soprattutto quando il modello di riferimento è quello che incidono sul rischio, la percezione del corpo appunto. della donna, è considerata tra i principali fattori sponsor della Lo studio di Bould e colleghi parte da una premessa consodiffusa percezione distorta del corpo. Proprio i meccanismi di lidata secondo cui l’insoddisfazione del corpo è basata su due esposizione sono stati spesso indagati per valutare le reazioni che componenti: la percezione della propria dimensione e una comgli individui mettono in atto [6]. Uno studio dedicato al “volto ponente cognitiva dell’insoddisfazione verso la forma del corpo. mutevole dell’obesità” è stato sviluppato nel 2014 da Eric RobinDi qui, l’ipotesi di lavoro: modificando una delle due componenti son e Paul Christiansen del dipartimento di Scienze psicologiche dovrebbe, dunque, essere possibile agire sull’effetto. Se si potesse dell’Università di Liverpool: la ricerca espose i partecipanti a imcambiare la percezione della propria taglia, allora dovrebbe essemagini di maschi obesi o normopeso per valutare come questo re possibile modificare la soddisfazione percepita col cambiare cambiava successivamente i giudizi sugli uomini in sovrappeso. della stessa. In tre tipologie differenti di sperimentazione per valutare il giudiPer indagare questa possibilità il gruppo ha lavorato sull’ezio generale sull’obesità e i criteri di determinazione del sovrapsposizione continua delle partecipanti (5 minuti per due volte al peso “accettabile”, la maggiore esposizione all’obesità risultava giorno) a immagini di donne di dimensioni diverse. La ricerca è collegata a una maggiore accettazione dell’obesità [7]. Negli anni stata sviluppata usando il Morphed Photographic Figure Scale diversi studi hanno approfondito il tema [8, 9]: la percezione vi[5], un progetto realizzato da molti degli autori dello studio di siva è fortemente influenzata dall’esperienza e dagli stimoli che Oxford, con cui sono state costruite otto sequenze di immagini ci circondano. L’esposizione prolungata sollecita un meccanismo del corpo femminile, modificate usando tecniche di morphing per cui viene distorta la percezione nella direzione opposta dello per simularne in modo realistico i cambiamenti in base alla variastimolo [10]. zione possibile del peso corporeo. Uno studio del dipartimento di Psicologia della Macquarie La letteratura da tempo suggerisce che sia possibile cambiare University di Sydney ha indagato [11] il meccanismo sapendo la percezione della dimensione corporea altrui esponendo l’indiche nonostante la ricerca sull’argomento si sia concentrata semviduo da interrogare a corpi “target” di varie taglie: una maggiore pre su processi socio-cognitivi - ne è un esempio tipico l’interioIl Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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SCIENZE

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rizzazione dell’immaginario “ideale” diffuso dai media - le basi percettive del fenomeno rimangono in gran parte sconosciute. Quasi tutti gli studi hanno approfondito la dimensione corporea in sé, ma in realtà questo dato dipende tanto dal grasso in eccesso quanto dalla massa muscolare, che sulla salute hanno un impatto molto diverso. Tutta questa letteratura già prodotta mostra un limite importante nella dimensione sempre ridotta del campione usato di volta in volta come riferimento. Inoltre è molto facile che in queste tipologie di indagini il soggetto partecipante intuisca l’obiettivo della domanda e cerchi di rispondere sforzandosi di essere un “buon soggetto”, ipotizzando in autonomia la risposta migliore e falsando così il responso. Lo studio di Bould e colleghi ha provato ad aggirare queste limitazioni. Sono stati costituiti tre gruppi casuali di donne che hanno completato un test one-back ogni giorno, due volte al giorno, per una settimana. Il test, basato su stimoli visivi e comunemente utilizzato nelle neuroscienze cognitive per misurare la memoria di lavoro, è stato somministrato mostrando al posto del comune oggetto visivo neutro (per esempio un quadrato che compare in varie posizioni di una tabella) alcune immagini di donne modificate per apparire “sottopeso”, “sovrappeso” o “né sovrappeso né sottopeso”. Stando alla letteratura esistente, un allenamento ripetuto usando “sovrappeso” o “sottopeso” invece di immagini “normali” avrebbe portato i partecipanti a vedere le immagini dei corpi di altri come più piccole, e viceversa. Il risultato generale è stato che per 93 donne di età compresa tra i 18 e i 30 anni le immagini di altre donne sono state percepite come più grandi in seguito all’esposizione a corpi sottopeso (e viceversa). Il reclutamento delle partecipanti allo studio è avvenuto tramite call pubblica, passaparola o manifesti nel campus dell’Università di Oxford. A chi aveva risposto è stato poi chiesto di compilare un questionario per valutare l’esistenza dei criteri di

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inclusione. In particolare era necessario che le volontarie avessero un’età compresa tra 18 e 30 anni e un indice di massa corporea compreso tra 18 e 25 anni kg/m2, calcolato in base ai dati riportati dalle partecipanti. Sono state escluse tutte le donne che soffrivano (o avevano sofferto) di un disturbo alimentare o fossero sottoposte a trattamenti per disturbi mentali o assumessero farmaci capaci di agire sul sistema cognitivo o droghe. Tra i criteri di esclusione, inoltre, anche il consumo di più di 10 sigarette al giorno, la gravidanza in corso, l’essere dislessica o celiaca. C’è stata una prima fase di addestramento in cui ciascuno dei tre gruppi ha visionato delle immagini per stabilire la prospettiva visiva

di riferimento. Nel corso dei test successivi, la prima misurazione coincideva con la risposta delle partecipanti alla richiesta di indicare la dimensione del proprio corpo su una scala analogica visiva primaria (VAS) a 10 punti, da troppo sottile (0) a troppo grasso (10). Il risultato secondario rifletteva sulla stessa scala la soddisfazione verso la propria taglia: da molto soddisfatto (0) a molto insoddisfatto (10). Per misurare la dimensione corporea percepita negli altri, le partecipanti hanno valutato una serie di 90 immagini di corpi femminili [12], simili a quelle utilizzate nella sessione di allenamento, dovendo rispondere alla domanda: questa donna è sovrappeso, sottopeso o né sovrappeso né sottopeso? Ventiquattro di quelle 90 immagini erano state utilizzate nella sessione di addestramento (otto in ciascun gruppo). Di conseguenza ciascuna partecipante, durante le fasi di test è stata esposta a un set di immagini che in parte aveva già visualizzato. Un ulteriore test ha richiesto l’utilizzo di un avatar che, agendo sul tablet, poteva essere modificato in punti specifici dell’anatomia, quali busto o fianchi, per rispondere in modo più preciso sulla percezione delle dimensioni. L’operazione è stata effettuata sia sulla propria dimensione sia sulla dimensione ideale: sono state presentate due immagini, create per avere la stessa altezza della partecipante, ma l’una con un peso maggiorato del 10%, l’altra inferiore del 10%. Le partecipanti le hanno modificate secondo percezione e ideale. Per tutte le partecipanti inoltre, sono state raccolte informazioni sulla scala di soddisfazione della forma del corpo, su emozioni ed affetti, sull’umore e l’autostima, sul livello di istruzione e l’uso dei media. A garanzia di maggiore profondità del risultato, le partecipanti hanno anche valutato aspetti correlati alla dimensione percepita del proprio corpo, i vestiti per esempio. A tutte è stato chiesto di valutare un set contenente 60 immagini di abiti, tra co-


SCIENZE stumi da bagno, pantaloni, cappotti, tubini, assegnando un valore al livello di confort: nel contesto adeguato, quanto ti sentiresti a tuo agio con un vestito simile? Infine, per provare a valutare gli effetti dell’esposizione, durante la fase preliminare di addestramento, le partecipanti a un certo punto sono state lasciate sole ed è stata offerta una tazza di tè o caffè, con una ciotola contenente 100 g di biscotti, dolci e fiocchi di avena. Per ciascuna partecipante è stata poi misurata la quantità di cibo consumato. Il team di ricerca ha comunicato che al termine della sperimentazione non ha rilevato differenze tra i tre gruppi rispetto alle scelte dell’outfit o dei biscotti mangiati. Ma tutti i dati emersi hanno confermato l’influenza dell’esposizione rispetto alla definizione di un immaginario differente. Dopo la fase di addestramento con le immagini sottopeso, le donne hanno giudicato 6,43 immagini in meno come “sottopeso” e 6,41 immagini in più come “sovrappeso”. Al contrario, in seguito all’addestramento con immagini di corpi in sovrappeso, le donne hanno visualizzato 7,42 immagini in più come corpi “sottopeso” e 5,92 immagini in meno come “sovrappeso”. Quanto agli esercizi svolti con l’avatar, spiegano gli autori, l’addestramento con immagini sottopeso ha portato a rivelare una dimensione ideale più piccola del corpo, rispetto alle partecipanti che avevano seguito la fase preliminare tramite esposizione a immagini di corporature normali o in sovrappeso. In sostanza, la percezione delle dimensioni dei corpi è cambiata in base alle immagini mostrate durante l’addestramento. Il risultato che non ha rispettato le previsioni è, invece, quello relativo alla misurazione delle proprie dimensioni e del grado di soddisfazione rispetto alla propria corporatura, segnalato attraverso la modifica dell’avatar. Le partecipanti, ammette il gruppo di ricerca, contrariamente alle ipotesi iniziali, hanno creato avatar di dimensioni più ridotte dopo l’allenamento con immagini sottopeso. Probabilmente - questa l’ipotesi fatta - gli effetti dell’addestramento sulla percezione delle dimensioni dell’avatar hanno superato gli effetti dell’adattamento della percezione della propria dimensione. Condivisi i risultati, Bould e colleghi nel paper ricordano come siano urgenti azioni per intervenire sulla prevenzione dei disturbi alimentari e sulla prevenzione dell’aumento del peso. Una meta-analisi condotta nel 2011 [2] su 36 precedenti studi dedicati al tasso di mortalità tra gli individui con disturbi alimentari aveva verificato come fosse elevato il rischio di mortalità tra i pazienti, soprattutto nel caso di anoressia nervosa. Analoga preoccupazione è diretta all’obesità, condizione che si porta dietro un importante carico negativo sia sulla salute dell’individuo sia sul contesto sociale, soprattutto rispetto al peso economico del sistema sanitario e della cura familiare. Uno studio [13] condotto su quasi 20 milioni di persone distribuite in 186 Paesi ha rilevato che l’indice di massa corporea globale standardizzato per età è aumentato da 21,7 kg/m2 nel 1975 a 24,2 nel 2014 negli uomini e da 22,1 kg/m2 nel 1975 a 24,4 kg/m2 nel 2014 nelle donne. La ricerca era stata sviluppata dall’NCD Risk Factor Collaboration (NCD-RisC), una rete di scienziati che si occupano di salute, distribuiti nelle più prestigiose università e impegnati nella raccolta dei fattori di rischio delle malattie non trasmissibili per tutti i Paesi del mondo. Se il trend continuerà come accaduto per gli anni successivi al 2000, la probabilità di raggiungere l’obiettivo di un tasso globale accettabile

di obesità nel mondo – si legge nella ricerca dell’NDC-RiisC - è praticamente pari a zero. La previsione è, invece, peggiorativa: entro il 2025 la prevalenza globale dell’obesità raggiungerà il 18% negli uomini e supererà il 21% nelle donne; l’obesità grave supererà il 6% negli uomini e il 9% nelle donne. Poiché l’insoddisfazione del corpo è un obiettivo potenzialmente modificabile sia per la prevenzione che per il trattamento, è necessario agire in questa direzione. (S. L.).

Bibliografia [1] Disturbi dell’alimentazione, portale del Ministero della Salute, data ultimo aggiornamento 21.04.2020 (http://www.salute. gov.it/portale/donna/dettaglioContenutiDonna.jsp?lingua=italiano&id=4470&area=Salute%20donna&menu=patologie) [2] Arcelus J, Mitchell AJ, Wales J, Nielsen S. 2011 Mortality rates in patients with anorexia nervosa and other eating disorders: a meta-analysis of 36 studies. Arch. Gen. Psychiatry. 68, 724-731 [3] Helen Bould, Katharine Noonan, Ian Penton-Voak, Andy Skinner, Marcus R. Munafò, Rebecca J. Park, Matthew R. Broome and Catherine J. Harmer 2020 Does repeatedly viewing overweight versus underweight images change perception of and satisfaction with own body size? R. Soc. open sci.7190704 [4] Stice E, Marti CN, Durant S. 2011 Risk factors for onset of eating disorders: evidence of multiple risk pathways from an 8-year prospective study. Behav. Res. Ther. 49, 622-627 [5] Skinner Aet al. 2017 The morphed photographic figure scale: creation and validation of a novel set of realistic female body stimuli (https://osf.io/ugjha/) [6] Brooks KR, Mond JM, Stevenson RJ, Stephen ID. 2016 Body image distortion and exposure to extreme body types: contingent adaptation and cross adaptation for self and other. Front. Neurosci. 10, 334 [7] Robinson E, Christiansen P. 2014 The changing face of obesity: exposure to and acceptance of obesity. Obesity 22, 1380-1386 [8] Robinson E, Kirkham TC. 2014 Is he a healthy weight? Exposure to obesity changes perception of the weight status of others. Int. J. Obes. 38, 663-667 [9] Sturman D, Stephen ID, Mond J, Stevenson RJ, Brooks KR. 2017 Independent aftereffects of fat and muscle: implications for neural encoding, body space representation, and body image disturbance. Sci. Rep. 7, 40392 [10] Hummel Det al. 2013 Neural adaptation to thin and fat bodies in the fusiform body area and middle occipital gyrus: an fMRI adaptation study. Hum. Brain Mapp. 34, 3233-3246 [11] Hummel D, Rudolf AK, Untch KH, Grabhorn R, Mohr HM. 2012 Visual adaptation to thin and fat bodies transfers across identity. PLoS ONE 7, e43195 [12] Skinner Aet al. 2017 The morphed photographic figure scale: creation and validation of a novel set of realistic female body stimuli https://osf.io/ugjha/ (accessed 22 March 2019) [13] Collaboration NCDRF. 2016 Trends in adult body-mass index in 200 countries from 1975 to 2014: a pooled analysis of 1698 population-based measurement studies with 19.2 million participants. Lancet 387, 1377-1396.

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SCIENZE

Le basi genetiche della malattia di Alzheimer Nuovi studi sull’argomento hanno identificato nuovi loci sesso-specifici utili alla diagnosi precoce

di Giada Fedri

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a malattia di Alzheimer (AD) è una patologia neurodegenerativa progressiva ed irreversibile, circa 44 milioni di persone nel mondo ne sono affetti o soffrono di una forma di demenza correlata ad essa, con una previsione di incremento di circa 4,6 milioni di nuovi casi che potrebbe quasi raddoppiare entro il 2030 [1], se si considera il costante invecchiamento della popolazione mondiale e l’aumento dell’aspettativa di vita nei paesi più sviluppati. La maggior parte delle forme di Alzheimer è definita sporadica, che si manifesta quindi in assenza di ereditarietà generazionale e spesso esordisce dopo i 65 anni. In altri casi, i sintomi del morbo si manifestano in età più giovanile, definiti per questo pazienti ad esordio precoce, e le caratteristiche della malattia cambiano a seconda del momento della vita in cui essa si sviluppa. Si ipotizza che quanto prima la malattia si presenti tanto più il fattore genetico sia prevalente infatti, più della metà dei soggetti

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ad esordio precoce ha una base familiare, ereditaria. La trasmissione della patologia è di tipo autosomico dominante, il che significa che la mutazione genetica responsabile è trasmessa al 50% dei figli. Tuttavia, la predisposizione genetica della forma non mendeliana è considerevole anche per i pazienti con esordio tardivo, con una stima dell’ereditarietà del 60-80% [2]. Nonostante anni di ricerche abbiano svelato un gran numero di informazioni riguardo l’Alzheimer, la maggior parte delle cause rimane un mistero, in particolare nei casi di insorgenza sporadica, dove oltre alla combinazione genetica si associano i fattori ambientali e lo stile di vita. Uno degli obiettivi principali della ricerca sull’AD è quello di comprendere l’eziologia genetica e la sua relazione con la neuropatologia: l’esplosione di nuove tecniche per esplorare il DNA e la biologia molecolare negli ultimi due decenni ha illuminato molti degli enigmi relativi alla neurodegenerazione. I tentativi riusciti a metà degli anni © pathdoc/www.shutterstock.com ‘80 di sviluppare metodi per


SCIENZE purificare i depositi e gli agglomerati patologici dal cervello post-mortem di pazienti affetti da AD, hanno infatti permesso l’identificazione della proteina β amiloide (Aβ) come principale molecola costituente le placche a livello sinaptico, e la proteine tau come componente primaria dei grovigli neurofibrillari; permettendo inoltre il loro isolamento e sequenziamento. L’ipotesi che la malattia sia causata dal graduale accumulo e aggregazione di Aβ, ha guidato le prime scoperte genetiche e ha aiutato a dirigere gli studi verso la ricerca dei geni causali. Il primo gene identificato fu il precursore della beta amiloide (APP), proteina transmembrana che, clivata da particolari enzimi denominati secretasi, porta alla formazione e al deposito © Atthapon Raksthaput/www.shutterstock.com di specifici frammenti di Aβ. In condizioni normali, l’APP è costitutivamente prodotto da tutte le cellule [3] e come monomero, gioca un ruolo importante nella crescita APP sono responsabili solo del 5-10% dei casi di Alzheimer ad e nella riparazione dei neuroni, è quindi un fattore fisiologico e esordio precoce, ne aumentano il tasso di progressione e la gravità protettivo che potenzia la plasticità sinaptica. Quando mutato ine attualmente sono gli unici tre geni alla base dei test genetici prevece, è fortemente coinvolto nell’eziopatogenesi della malattia di dittivi. Alzheimer poiché porta ad una produzione anomala di frammenti E per quanto riguarda invece l’esordio tardivo? Finora il prindi β-amiloide sotto forma di aggregamenti fibrillari, tossici per i cipale candidato è il gene che codifica per l’apoliproteina E (ApoE), neuroni. Le mutazioni del gene APP sono responsabili del 2-3% appartenente alla famiglia di proteine che legano e trasportano dei casi di Alzheimer a trasmissione familiare, portano alla forma i lipidi, prodotte principalmente dal fegato e dai macrofagi nei precoce e quindi più aggressiva della malattia [4]: ad oggi sono tessuti periferici, dove mediano il metabolismo del colesterolo; e state identificate circa quaranta mutazioni missenso di APP che si dagli astrociti nel sistema nervose centrale, dove trasportano il coraggruppano quasi tutte in corrispondenza dei siti di clivaggio da lesterolo nei neuroni e nel cervello. Alcuni studi indicano che nei parte dalle secretasi β, γ o α [5], [6]. casi di AD, la proteina viene clivata da enzimi sconosciuti e che i Una curiosa scoperta fu la localizzazione del gene APP sul frammenti risultanti interagiscono con le proteine del citoscheletro cromosoma umano 21 [31] che spiegò lo sviluppo specifico della per formare le tipiche strutture neurofibrillari aggrovigliate [13]. neuropatologia simile all’AD, spesso accompagnata da declino coAPOE è un gene polimorfico, ha quindi diverse forme allelignitivo, nei pazienti con trisomia 21 (Sindrome di Down). Tali sogche, e le principali sono ɛ2, ɛ3 ed ɛ4. Studi precedenti hanno dimogetti mostrano infatti depositi di Aβ immaturi noti come placche strato come quest’ultima sia responsabile della formazione dei grodiffuse già nella seconda decade di vita e successivamente svilupvigli neurofibrillari [13] caratteristici del morbo, mentre APOɛ2 pano placche neuritiche (amiloidi) mature e grovigli neurofibrillari e APOɛ3, non sembrano essere connesse ad esso. Al contrario, ci indistinguibili da quelle riscontrate in pazienti con AD. sono prove che suggeriscono che l’allele ɛ2 possa avere un effetto Oltre alle mutazioni, anche le duplicazioni geniche sono state protettivo e ritardi l’età di insorgenza [14] mentre è ɛ3, il più coassociate a forme familiari della malattia ad esordio precoce [7], mune, sembra non aumentare né ridurre il rischio. in particolare di due geni autosomici dominanti: la Presenilina 1 ( A livello mondiale, si stima che il 14% della popolazione abbia PSEN1 ) e la Presenilina 2 ( PSEN2) [8]–[11], proteine che hanno il gene APOɛ4, mentre nei pazienti affetti da Alzheimer la percenla funzione di frammentare la proteina amiloide e per questo motuale raggiunge il 61%, indicando una chiara connessione tra la tivo il loro alterato funzionamento potrebbe causare l’accumulo di presenza dell’allele e l’AD. Infatti chi mostra due alleli ε4 ha fino Aβ. Quest’ultime sono componenti essenziali del complesso delle a 20 volte più rischio di sviluppare l’AD rispetto a chi esprime le γ-secretasi, che catalizzano la scissione delle proteine di membraaltre forme alleliche [15], per questi motivi è ad oggi il fattore di na, inclusa l’APP, incrementando la formazione di particolari framrischio più significativo per lo sviluppo di AD [16] con un effetto menti di Aβ e favorendone il loro accumulo [12]. Le alterazioni di dose-dipendente sull’età di esordio [17]. PSEN 1, ad oggi classificate come cinquanta diverse mutazioni, Nonostante l’evidenza accertata dell’APOɛ4 come fattore di rappresentano la causa più comune di origine genetica della malatsuscettibilità e di rischio per l’AD insorgenza tardiva [18], il suo tia di Alzheimer familiare ad esordio precoce (28-60 anni), mentre valore nella previsione della malattia in ambito clinico è limitato sono note solo 3 mutazioni di PSEN2, associate all’eziogenesi sia non solo a causa delle attuali potenzialità terapeutiche ma anche precoce che tardiva. Insieme, le mutazioni di PSEN1, PSEN2 e perché di per se non è né necessario né sufficiente a causare la maIl Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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SCIENZE

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lattia [16], [17]: fino al 75% delle persone eterozigoti per APOE ɛ4 non sviluppano AD durante la vita e fino al 50% delle persone affette non esprimono l’allele ɛ4 ad alto rischio [16]; inoltre, i casi correlati a tale allele rappresentano il 27,3% dell’ereditabilità della malattia che è in realtà stimata intorno all’80% [19]. Basti pensare che in alcuni casi di Alzheimer familiare ad esordio tardivo, le mutazioni non sono state trovate in nessuno dei tre geni. Ciò suggerisce che almeno un altro gene è responsabile, che per ora non è stato identificato. Enormi sforzi di ricerca a livello mondiale hanno rilevato loci di rischio genetico aggiuntivi per la forma geneticamente complessa di AD, è chiaro che comprendere il ruolo della genetica nella diagnosi e nella previsione del rischio nell’AD complesso ad esordio tardivo è molto meno semplice, proprio perché con l’avanzare dell’età aumenta la pressione di altri fattori esterni oltre alla pura predisposizione genetica, come l’ambiente e lo stile di vita, il che complica ulteriormente un quadro già fortemente intricato ed oscuro. Sono stati identificati altri possibili geni associati all’aumentata suscettibilità alla malattia, non ancora confermati ufficialmente, i principali candidati sono: SORL-1 e CH25H (coinvolti nel riciclaggio e nella trasformazione dell’APP); ACE (implicato nella regolazione della pressione arteriosa e nella degradazione di Aβ); GAB2 e la transferrina per il loro ruolo nella formazione degli aggregati di tau iperfosforilata [20]. La componente genetica stessa è complessa ed eterogenea, non esiste un singolo modello che spieghi le modalità di trasmissione della malattia, o come le mutazioni e i polimorfismi genetici possano interagire tra loro e a loro volta con i fattori ambientali. Sebbene la conoscenza delle cause genetiche e dei fattori di rischio dell’AD stia avanzando, sorge la domanda su come tradurre e trasporre queste intuizioni in migliori strumenti per incrementare la salute pubblica. L’implementazione più diretta è la ricerca di altri strumenti per la diagnosi a più ampio spettro. Studi di associazione genome-wide (GWAS) [20], [21] su larga scala e “l’International Genomics of Alzheimer’s Project” hanno notevolmente migliorato le conoscenze relative alle basi genetiche di AD ad

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esordio tardivo, identificando almeno 20 loci di rischio genetico aggiuntivi, tra cui la Clusterina (CLU), una proteina pleiotropica che potrebbe essere coinvolta nella patogenesi attraverso trasporto lipidico, l’infiammazione e influenza diretta sull’aggregazione Aβ e la sua clearance dal cervello e la proteina SORL1, coinvolta nel riciclaggio dell’APP [22]. Le varianti ereditate di SORL1 analizzate nei casi di AD, sono state associate significativamente alle forme ad insorgenza tardiva, anche se si discute se sia un valido candidato e se sia classificabile come fattore di suscettibilità piuttosto che come gene deterministico [22]. Le nuove tecnologie che sfruttano un’ampia copertura dei marcatori genetici attraverso studi di associazione a livello dell’intero genoma, metodi statistici avanzati e progetti di collaborazione per aumentare il numero di casi disponibili per lo studio, possono aiutare a superare alcuni degli ostacoli alla ricerca di ulteriori geni associati alla malattia. Un gruppo di ricerca dall’Università di Bonn ha proposto un interessante approccio di studio, basato sulla restrizione del campo di ricerca ad altri fattori predittivi dell’influenza della malattia oltre all’età, tra cui la razza [23], ipertensione arteriosa [24] e il sesso [25]. E’ proprio sulla selezione di quest’ultima categoria che si basa il nuovo lavoro, il principio è quello di focalizzare l’attenzione su un campo più limitato come l’analisi specifica di genere, partendo dal fatto che le donne hanno il doppio del rischio di sviluppare l’AD rispetto agli uomini, la progressione della malattia è più rapida e la neurodegenerazione è più veloce negli individui di sesso femminile [26]. Al contrario, gli uomini con AD hanno una mortalità più elevata rispetto alle donne. Partendo da questi ragionamenti, poche settimane fa il gruppo di ricerca ha identificato quattro nuovi loci: GRID1 , RIOK3 , MCPH1 e ZBTB7C , che mostrano un’associazione specifica tra il sesso e lo sviluppo del morbo di Alzheimer [27]. E’ il primo lavoro di sequenziamento dell’intero genoma associato all’analisi degli effetti specifici del sesso nell’AD. Il riscontro più convincente è nel gene ZBTB7C che codifica per un repressore trascrizionale delle metalloproteasi di membrana (MMP), già sospettate di essere coinvolte nella neuropatologia dell’AD[28], che ora dimostra conferire un aumento del rischio di AD nelle donne e protezione nei maschi. Questo nuovo gene, era già accusato di aumentare la suscettibilità all’ictus ischemico attraverso la modulazione dell’apoptosi neuronale [29]. MCPH1 invece, codifica una proteina di risposta ai danni al DNA, implicata anche nella condensazione dei cromosomi, nella regolazione dello sviluppo della corteccia cerebrale fetale e nella neurogenesi [30]. La scoperta interessante è che c’è una differenziazione della previsione in base al sesso, anche negli altri tre geni scoperti (MCPH1, RIOK3 e GRID1): specifici alleli infatti conferiscono un aumento del rischio nelle femmine e protezione nei maschi, effetto opposto a quello mostrato da ZBTB7C. Oltre all’identificazione di nuovo materiale di studio ed analisi, questa scoperta dimostra come lo stesso allele possa avere effetti diametralmente opposti in base al sesso, e apra nuovi orizzonti rispetto a quelli studiati finora.


SCIENZE Allo stato attuale, lo sviluppo di terapie ottimizzate alla riduzione degli effetti e dei sintomi della malattia si è concentrato principalmente sulle prime intuizioni dei meccanismi molecolari e sui percorsi coinvolti nell’AD. Da decenni la disputa su quale delle alterazioni, le placche di amiloide extracellulare o la degenerazione neurofibrillare costituisse il primum movens della malattia divide i ricercatori, che si sono focalizzati principalmente su queste due opzioni. La costante scoperta di nuovi aspetti genetici, le ipotesi di ulteriori processi che mettano in relazione i due contrassegni istopatologici, l’evidenza di possibili combinazione di più fattori genetici ed acquisiti, stanno fortunatamente condizionando lo sviluppo di nuovi quadri degenerativi e meccanismi molecolari alternativi, aprendo le porte a nuove macro-aree di studio. Man mano che la comprensione dei geni coinvolti nella malattia evolve, la capacità di identificare individui a rischio e di soggetti che potrebbero beneficiare di un trattamento più specifico e di una prevenzione precoce aumenta. Anche se c’è ancora molta strada da fare nel campo dell’AD prima che venga chiarito in modo netto e preciso il quadro patologico, c’è motivo di cauto ottimismo nella continua scoperta di nuovi protagonisti coinvolti nell’AD e nell’impatto che la profilazione genetica molecolare può avere nella decifrazione della biochimica di una patologia così complessa, nella sua previsione, prevenzione e cura. Bibliografia [1] P. M., B. R., A. E., W. A., R. W., and F. C.P., “The global prevalence of dementia: A systematic review and metaanalysis,” Alzheimer’s and Dementia. 2013. [2] M. Gatz et al., “Role of genes and environments for explaining Alzheimer disease,” Arch. Gen. Psychiatry, 2006. [3] C. Haass et al., “Amyloid β-peptide is produced by cultured cells during normal metabolism,” Nature, 1992. [4] A. Goate et al., “Segregation of a missense mutation in the amyloid precursor protein gene with familial Alzheimer’s disease,” Nature, 1991. [5] L. Bertram, “Alzheimer’s disease: one disorder, too many genes?,” Hum. Mol. Genet., 2004. [6] M. Cruts, J. Theuns, and C. Van Broeckhoven, “Locus-specific mutation databases for neurodegenerative brain diseases,” Hum. Mutat., 2012. [7] K. Sleegers et al., “APP duplication is sufficient to cause early onset Alzheimer’s dementia with cerebral amyloid angiopathy,” Brain, 2006. [8] M. Tabaton and E. Tamagno, “The molecular link between β- and γ-secretase activity on the amyloid β precursor protein,” Cellular and Molecular Life Sciences. 2007. [9] P. H. St. George-Hyslop et al., “The genetic defect causing familial Alzheimer’s disease maps on chromosome 21,” Science (80-. )., 1987. [10] C. Van Broeckhoven et al., “Mapping of a gene predisposing to early-onset Alzheimer’s disease to chromosome 14q24.3,” Nat. Genet., 1992. [11] R. Sherrington et al., “Alzheimer’s disease associated with mutations in presenilin 2 is rare and variably penetrant,” Hum. Mol. Genet., 1996. [12] M. Cruts and C. Van Broeckhoven, “Presenilin mutations

in Alzheimer’s disease,” Hum. Mutat., 1998. [13] Y. Huang, “Roles of apolipoprotein E4 (ApoE4) in the pathogenesis of Alzheimer’s disease: Lessons from ApoE mouse models,” in Biochemical Society Transactions, 2011. [14] E. H. Corder et al., “Protective effect of apolipoprotein E type 2 allele for late onset Alzheimer disease,” Nat. Genet., 1994. [15] P. Hauser and R. Ryan, “Impact of Apolipoprotein E on Alzheimer’s Disease,” Curr. Alzheimer Res., 2013. [16] L. A. Farrer et al., “Effects of age, sex, and ethnicity on the association between apolipoprotein E genotype and Alzheimer disease: A meta-analysis,” Journal of the American Medical Association. 1997. [17] E. H. Corder et al., “Gene dose of apolipoprotein E type 4 allele and the risk of Alzheimer’s disease in late onset families,” Science (80-. )., 1993. [18] M. A. Pericak-Vance et al., “Linkage studies in familial Alzheimer disease: Evidence for chromosome 19 linkage,” Am. J. Hum. Genet., 1991. [19] J. C. Lambert et al., “Meta-analysis of 74,046 individuals identifies 11 new susceptibility loci for Alzheimer’s disease,” Nat. Genet., 2013. [20] D. Harold et al., “Genome-wide association study identifies variants at CLU and PICALM associated with Alzheimer’s disease,” Nat. Genet., 2009. [21] S. Seshadri et al., “Genome-wide analysis of genetic loci associated with Alzheimer disease,” JAMA - J. Am. Med. Assoc., 2010. [22] E. Rogaeva et al., “The neuronal sortilin-related receptor SORL1 is genetically associated with Alzheimer disease,” Nat. Genet., 2007. [23] J. C. Howell et al., “Race modifies the relationship between cognition and Alzheimer’s disease cerebrospinal fluid biomarkers,” Alzheimer’s Res. Ther., 2017. [24] I. Skoog and D. Gustafson, “Update on hypertension and Alzheimer’s disease,” Neurol. Res., 2006. [25] J. L. Podcasy and C. N. Epperson, “Considering sex and gender in Alzheimer disease and other dementias,” Dialogues Clin. Neurosci., 2016. [26] R. Li and M. Singh, “Sex differences in cognitive impairment and Alzheimer’s disease,” Frontiers in Neuroendocrinology. 2014. [27] D. Prokopenko et al., “Identification of Novel Alzheimer’s Disease Loci Using Sex-Specific Family-Based Association Analysis of Whole-Genome Sequence Data,” Sci. Rep., 2020. [28] G. A. Rosenberg, “Matrix metalloproteinases and their multiple roles in neurodegenerative diseases,” The Lancet Neurology. 2009. [29] R. Du et al., “Integrative mouse and human studies implicate ANGPT1 and ZBTB7C as susceptibility genes to ischemic injury,” Stroke, 2015. [30] A. P. Jackson et al., “Identification of microcephalin, a protein implicated in determining the size of the human brain,” Am. J. Hum. Genet., 2002. [31] J. Kang et al., “The precursor of Alzheimer’s disease amyloid A4 protein resembles a cell-surface receptor,” Nature, 1987.

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ECM Questo articolo dà la possibilità agli iscritti all’Ordine di acquisire 10 crediti ECM FAD attraverso l’area riservata del sito internet www.onb.it.

Rischio biologico da Covid-19 Conoscere i pericoli ai quali il lavoratore è esposto e poterli classificare in base alla pericolosità è il presupposto fondamentale per la “messa in sicurezza” dell’individuo e delle sue attività

di Giorgio Liguori* e Marco Guida**

G

li agenti biologici costituiscono una presenza imprescindibile e costante dell’ambiente nel quale viviamo tant’è che, secondo alcuni AA, “l’uomo è specie animale che vive immersa nei microrganismi”. Nel tempo, gli esseri umani hanno imparato a convivere con la maggior parte delle specie microbiche, e queste con lui, trovando diverse soluzioni di pacifica convivenza: indifferenza (vita libera), commensalismo, saprofitismo, simbiosi. Se si considera poi che obiettivo primario di tutti gli organismi viventi è l’evoluzione in termini di miglioramento e diffusione della specie sul pianeta, con garanzia di progenie fertili, risulta chiaro che la conflittualità tra specie, costituendo tutt’altro che un vantaggio ai fini della sopravvivenza, non facilita tale percorso evolutivo. L’uomo impara da subito, appena dopo la nascita, a convivere con il microcosmo (colonizzazione) ed a concordare alleanze (commensalismo e simbiosi mutualistiche) così che molte specie, batteriche, micotiche, protozoarie, diventano gli “alleati” più fedeli nel

Professore Ordinario di Igiene generale e applicata, Dipartimento di Scienze Motorie e del Benessere, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”. ** Professore Ordinario di Igiene generale e applicata, Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Napoli “Federico II”. *

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difenderlo dagli insulti infettivi provenienti dall’esterno. Se si considera la molteplicità e la varietà dei microrganismi oggi conosciuti, risulta evidente come le specie patogene ne costituiscano solo una piccola parte, veramente “poca cosa” rispetto a quante presenti sul pianeta. La patogenicità ed il parassitismo, soprattutto quello obbligato, rappresentano dunque uno svantaggio ai fini del progetto di evoluzione di ciascuna specie vivente. Queste semplici considerazioni rappresentano il presupposto con il quale è stato affrontato anche dal legislatore il problema dei rischi infettivi (rischio biologico) sui luoghi di vita e di lavoro. Conoscere i pericoli, in questo caso gli agenti patogeni ai quali il lavoratore è esposto, poterli classificare in base ad un gradiente di pericolosità (patogenicità, contagiosità, disponibilità di presidi farmacologici) e valutare il livello di esposizione (anche solo potenziale) rappresentano i presupposti fondamentali per l’implementazione delle strategie, misure ed azioni orientate alla “messa in sicurezza” del lavoratore e delle sue attività. Cos’è la sicurezza? La mission dell’Igiene è diffondere la cultura della “Salute” quale bene fondamentale da tutelare e mantenere il più a lungo possibile. Uno stato di benessere psico-fisico e sociale che può essere reso migliore anche attraverso l’eliminazione, se realizzabile, la riduzione ed il contenimento dei molteplici rischi per la salute. Qual è la differenza tra pericolo e rischio? Mentre per pericolo si definisce una caratteristica “intrinseca” di un agente fisico, chimico o biologico capace di arrecare danno


ECM ad ospiti umani, per rischio va intesa invece la probabilità di venirne esposti in condizioni di vulnerabilità (assenza di misure di prevenzione e protezione). Quanto più il rischio è elevato, tanto più probabili saranno gli effetti (i danni) che ne deriveranno a seguito dell’esposizione. In altre parole, il danno, così come la sua gravità, dipendono dalle probabilità che hanno i percoli di “estrinsecarsi” se non individuati e contenuti. Il pericolo è una “caratteristica certa” che bisogna conoscere; il rischio è una variabile, la probabilità che il pericolo dia evidenza di sé provocando effetti negativi, una variabile da gestire nel modo migliore (risk management). Il Valore è dunque: Sicurezza uguale Salute. Sicurezza intesa come salubrità degli ambienti (sia outdoor che indoor), idoneità Tabella 1. di strutture, macchine, attrezzature, presidi, organizzazione del lavoro, ecc. Sicurezza intesa, anche e soprattutto, come conoscenza di pericoli-rischi e consapevolezza del ruolo che ciascun lavoratore, ciascuna persona, può giocare nel gestire la propria Salute. Ultima premessa funzionale a ciò che segue è che la Sicurezza sui luoghi di lavoro deve essere intesa ed elaborata come “professionalità”. “La sicurezza è questione culturale, di approccio alla professione. Spesso siamo noi stessi artefici della nostra sicurezza e dunque la garanzia della nostra salute. Non é ammissibile, né giustificabile affidare la sicurezza solo alla disponibilità ad investire risorse materiali. Non ci riusciremmo”. In tale ottica, la formazione e l’aggiornamento continuo sulle conoscenze dei pericoli e delle misure utili a ridurre/contenere i rischi derivanti dalla potenziale esposizione a questi, assume un ruolo decisivo ed irrinunciabile ed un preciso compito al quale il datore di lavoro Tabella 2. deve assolvere, caricandosi obblighi e responsabilità ed a cui il lavoratore deve approcciare in modo consapevole ed atteggiamento positivo. La valutazione del rischio biologico Da anni il rischio biologico è normato dal titolo X del D.Lgs 81/08 “Tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”, che ha aggiornato quanto promulgato con il D.Lgs. 626/94 (Titolo VIII Rischi da agenti biologici). In esso, gli agenti biologici potenzialmente pericolosi per i lavoratori vengono presi in esame secondo la capacità complessiva di provocare infezione, allergia o intossicazione; sulla base di tali caratteristiche vengono classificati in 4 gruppi, di cui il quarto assomma tutte le peculiarità negative (Tabella 1). Esistono evidenti criticità nel valutare il rischio biologico perché, al contrario di quanto accade per altri rischi (chimico, fisico, movimentazione dei carichi, ecc), numerose e interdipendenti tra loro sono le variabili che entrano in gioco dal momento dell’esposizione a quello dell’eventuale danno conclamato (malattia). Tra queste vanno distinte quelle proprie dell’agente biologico (carica infettante, patogenicità e

virulenza), quelle riferite all’ospite umano (età, sesso, costituzione, stato di salute, efficienza del sistema immunitario, ecc.), nonché ulteriori variabili correlate alle vie di trasmissione (contagiosità) e all’ambiente fisico (outdoor/indoor) e sociale (relazioni, comportamenti). La tabella 2 ne riassume le principali criticità. La principale criticità nell’applicare la metodologia è l’assenza di valori-soglia; altre di riscontro frequente sono l’insufficienza di dati epidemiologici e le analogie tra l’accertamento del rischio biologico ed quello relativo ad altre tipologie di rischio, ad esempio cancerogeno. Sempre ai fini della valutazione, altro aspetto essenziale è l’identificazione preliminare delle attività lavorative per le quali è previsto l’uso deliberato di agenti biologici (rischio noto) rispetto a quelle per le quali il rischio di esposizione è sporadico e/o imprevedibile (legato ad imprevisti/incidenti). Tra queste ultime vanno annoverate, ad esempio, le attività professionali che comportano un rischio di esposizione per manipolazione e impiego di materiali biologici potenzialmente contaminati oppure la presenza di microrganismi nell’ambiente stesso di lavoro Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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ECM (laboratorio biomedico e veterinario). In entrambi i casi, ma soprattutto per le attività e gli ambienti lavorativi per i quali non è previsto il contatto diretto con sorgenti di infezione (soggetti e animali malati), la sottostima del rischio reale è di per sé il rischio maggiore che si può presentare. Il laboratorio rappresenta una delle aree a maggior rischio di trasmissione di agenti infettivi. Secondo dati dell’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma di qualche anno fa, sarebbero oltre 5.000 i casi di infezioni segnalate in laboratorio, con una letalità media del 4% circa. L’aumento dei carichi di lavoro e l’introduzione di nuove tecnologie, verificatisi soprattutto nell’ultimo trentennio, hanno ampliato in modo significativo la necessità di integrare le tecniche di processazione dei campioni biologici con le procedure di sicurezza. Va precisato che la valutazione è solo un momento dell’intera filiera di “gestione del rischio” che è attività complessa ed articolata in fasi distinte che, in riferimento a quanto fin qui descritto, possono essere così riassunte: - individuazione dei pericoli - valutazione dei rischi - adozione delle misure e degli interventi efficaci per il contenimento (eliminazione/riduzione dei rischi, protezione dall’esposizione). Nel laboratorio biomedico, le modalità di trasmissione degli agenti biologici possono essere ricondotte alle seguenti 4 modalità: 1. inalazione 2. ingestione 3. inoculazione 4. contaminazione Per ciascuna di queste, il legislatore individua una serie di variabili che entrano in gioco ma delle quali, come mostrato nella Tabella 3, solo 4 devono essere considerate in ogni caso (voci in corsivo sottolineate). Per quanto attiene la tipologia degli agenti biologici ed i criteri adoperati per la loro classificazione, il legislatore considera, come già ricordato in premessa, le seguenti caratteristiche proprie di ciascun microrganismo: carica infettante, patogenicità e virulenza. Mentre la patogenicità definisce il meccanismo di azione con cui

Tabella 3.

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l’agente biologico può provocare danno in ospiti umani (ad esempio: produzione di tossine, distruzione di particolari cloni cellulari, ecc.), la virulenza rappresenta la severità del danno procurato. Si sa come ceppi diversi di una stessa specie microbica, dotati dell’identico meccanismo di azione patogena, possano invece avere variabile grado di virulenza e con differenze anche significative nella valutazione dell’impatto in termini di morbosità e mortalità (ad esempio, i virus influenzali) Le altre tre variabili presenti in tutte e quattro le modalità di trasmissione (formazione, sistemi di protezione, procedure di lavoro) attengono invece all’organizzazione e gestione delle attività lavorative, nonché a precisi obblighi e responsabilità a carico del datore di lavoro e del lavoratore. Sulla base di tali elementi e della classificazione delle modalità di trasmissione degli agenti biologici in 4 gruppi, il legislatore ha realizzato uno strumento con il quale essere in grado di “classificare oggettivamente” qualsiasi luogo di lavoro, e conseguentemente, ai fini della sicurezza, predisporre, organizzare ed intervenire su ambienti e strutture, impianti e attrezzature, procedure e organizzazione delle attività. Il punto essenziale resta la classificazione dei microrganismi (i pericoli) sulla base della quale consegue tutto l’approccio successivo. A tale scopo, tutti i microrganismi conosciuti per essere causa potenziale di infezione/malattia nell’uomo vengono ripartiti in classi (2-4 in Tabella 1) sulla base dei seguenti 3 criteri: 1. patogenicità, ovvero la possibilità di costituire rischio (serio, per quelli delle classi 3-4) per i lavoratori e causare malattie (gravi, per quelli delle classi 3 e 4); 2. contagiosità, ovvero la possibilità di diffondere tra i lavoratori e che, dunque, a seguito del caso primario (caso indice) possano verificarsene degli altri (focolaio epidemico, epidemia, pandemia). Anche in questo caso esiste un gradiente: classe 2 microrganismi con poca attitudine alla propagazione in comunità; classe 3 con probabilità di propagazione; classe 4, con elevato rischio di propagazione. 3. gestione farmacologia, ovvero la disponibilità di farmaci efficaci da impiegare ai fini profilattici (sieri e vaccini) e terapeutici (medicinali). Alla classe 4 appartengono i microrganismi per i quali tale tipo di approccio è impossibile perché non disponibili farmaci adeguati. (Tabella 1). Nell’allegato XLVII, parte integrante, del D. Lvo 81/08 (ex allegato XI del D Lgs 626/04) sono elencati (con riferimento a Genere e specie) tutti gli agenti biologici delle classi 2, 3 e 4, con indicati, per ciascuno con lettera maiuscola dell’alfabeto e 1-2 asterischi, a seconda dei casi, talune peculiarità. In particolare, alle lettere è attribuito il significato: A: agente biologico che può causare possibili effetti allergici; D: agenti che possono provocare effetti a distanza di anni; il datore di lavoro è tenuto a conservare l’elenco dei lavoratori esposti a tale agente biologico per almeno 10 anni dalla cessazione dell’ultima attività comportante la potenziale esposizione; T: agente che produce tossina/e; V: disponibilità di vaccino efficace. Il doppio asterisco è presente per taluni agenti classificabili per caratteristiche al Gruppo 3 (vi-


ECM rus dell’epatite B e C, virus HIV) ma nei confronti dei quali, non essendo ad oggi dimostrata la possibile trasmissione per via aerea, possono venir implementate le misure di biosicurezza previste per quelli appartenenti alla classe precedente (classe 2). Nell’allegato XLVII sono riportati in elenco unicamente gli agenti biologici di cui è noto che possono provocare malattie infettive in soggetti umani (classi 2-4). Poiché, come descritto, non è applicabile il concetto di dose (concentrazione integrata sul tempo di esposizione), anche per capacità di autoreplicazione dei microrganismi, il parametro che assume maggior significato ai fini preventivi e di valutazione del rischio è l’esistenza o meno di una carica infettante minima, cioè il numero minimo di unità biologiche in grado di infettare il soggetto con esito patologico; essa dipende poi anche dalle condizioni ambientali e dallo stato di salute del soggetto esposto (in particolare dalle sue caratteristiche immunologiche). (Figura 1) È bene ribadire che la classificazione degli agenti patogeni si basa sull’effetto esercitato dagli stessi sui lavoratori sani e non tiene conto dei particolari effetti a carico di quei lavoratori la cui sensibilità potrebbe essere modificata da altre cause quali malattie preesistenti, uso di medicinali, immunità compromessa, etc. Il legislatore dunque individua, per ciascuno dei 4 gruppi di microrganismi, livelli di rischio differente e, in relazione a questi, 4 livelli di bio-contenimento del rischio, da implementare quando possibile già in fase progettuale, alla luce di quanto emerso e riportato nel documento di valutazione del rischio biologico. Per ciascun tipo di laboratorio, classificati anch’essi in 4 classi corrispondenti a quelle degli agenti biologici cui il lavoratore è potenzialmente esposto, dovranno essere messe in atto misure di contenimento individuale (Dispositivi di Protezione Individuale - DPI), organizzative e di contenimento ambientale, secondo le indicazioni presentate in Tabella 4. In questo modo, sulla base dei criteri e della metodologia adoperati, risulta possibile distinguere per ciascuna tipologia di microrganismo, e relativo gruppo di appartenenza, il livello di rischio individuale e collettivo cui sono potenzialmente esposti i lavoratori (Tabella 5). In relazione a come effettuare la valutazione del rischio biologico, esistono criteri generali ed a riguardo anche l’Unione Europea si è espressa anche attraverso documenti tecnici molto recenti. L’orientamento, in tal senso, è che la valutazione della probabilità e della gravità di possibili lesioni derivanti da una situazione lavorativa “a rischio” costituisca il presupposto sulla cui base implementare le misure di sicurezza più idonee ed adeguate e programmare i tempi di intervento. La formula che viene generalmente impiegata è R = P x D nella quale: R indica il rischio, P la probabilità o la frequenza di accadimento dell’evento dannoso e D l’entità degli effetti da questo procurati. La formula conduce a 3 diversi livelli di rischio (alto, medio e trascurabile) in relazione ai quali viene formulato un giudizio e stabilita la priorità degli interventi da realizzare (fascia A - urgente; fascia B - nel medio periodo; fascia C - programmabile). Il valore del rischio (R) può variare da 1 a 9 in ragione del punteggio assegnato a D (da 1 a 3) e a P (da 1 a 3) in seguito ai rilievi effettuati in fase di verifica/sopralluogo presso l’ambiente di lavoro. Per quanto attiene D, i criteri di attribuzione dello score sono: 1 gli esposti sono in numero limitato e comunque gli effetti non comportano danni; 2 il fattore di rischio può coinvolgere un numero limitato di lavoratori e il danno è limitato e reversibile; 3 il fattore di rischio può coinvolgere un numero consistente

* solo per attività di sperimentazione su animali ** disponibile ° se l’infezione è veicolata dall’aria R = raccomandato F = facoltativo Tabella 4. Misure di contenimento individuale, organizzative ed ambientali da implementare in relazione alla classe di rischio.

di lavoratori e/o il danno essere irreversibile. I criteri con cui si assegna il punteggio all’indice P sono invece: 1. non sono noti episodi in cui si sia verificato un danno (rischio trascurabile); 2. il fattore di rischio può provocare un danno solo in circostanze occasionali. Non sono noti o sono noti solo rari episodi già verificatisi. Non esiste una correlazione tra l’attività e un migliore andamento infortunistico e/o di malattie professionali su un periodo significativo (3-5 anni); 3. il fattore rischio può provocare un danno, anche se non in maniera automatica o diretta. È noto qualche episodio che, per la tipologia considerata, ha dato luogo a danno. Esiste una correlazione tra l’attività e un migliore andamento infortunistico e/o segnalazione di malattie professionali su un periodo significativo (3-5 anni). Dalle possibili combinazioni, in applicazione alla precedente formula, si ricava l’indice R, vale a dire l’entità del rischio e dunque la fascia di priorità dell’intervento da implementare. Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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Tabella 5.

Dal punto di vista metodologico, e come indicato chiaramente nel D.Lgs. 81/08, il datore di lavoro, nel valutare il rischio biologico, deve pertanto tener conto di tutte le informazioni disponibili relative alle caratteristiche degli agenti e delle modalità lavorative, con particolare riferimento alla classificazione riportata nell’allegato XLVII o, in assenza di questa, sulla base delle conoscenze disponibili. Tali informazioni devono essere integrate adeguatamente con i dati inerenti il processo lavorativo in tutte le sue fasi, i lavoratori esposti, l’organizzazione della prevenzione, le misure di contenimento adottate ed il piano di emergenza, nell’eventualità di esposizione ad agenti biologici di classe III e IV. A tale scopo va predisposta una check-list sulla cui base esaminare, per ogni singola realtà lavorativa, tutte le variabili che possono entrare in gioco. Obiettivo dell’analisi della check-list è individuare la classe di rischio e conseguentemente valutare l’adeguatezza delle misure di prevenzione e delle procedure esistenti e, ove necessario, la necessità di ulteriori misure di prevenzione da adottare. La valutazione del rischio biologico è dunque attività “di cam-

Tabella 6.

po”, che va realizzata mediante sopralluoghi e rilievi effettuati preliminarmente e periodicamente durante lo svolgimento delle attività per verificare le effettive condizioni di lavoro della specifica realtà e comprenderne appieno le dinamiche. Non esistono modelli precostituiti né è lecito o possibile far riferimento esclusivamente a documenti “standard” (protocolli e procedure) oppure attenersi a quanto dichiarato da responsabili, preposti e lavoratori. Per valutare adeguatamente tipologia e livello di rischio legata ad una specifica attività, necessita che questa sia vagliata “in loco”, attraverso momenti di analisi e monitoraggio, considerando prioritariamente gli aspetti organizzativi, di distribuzione dei carichi lavorativi, delle mansioni e delle responsabilità. Tutto quanto fin qui esposto, richiama e rafforza il principio, per altro già espresso, secondo il quale la sicurezza deve essere, per ogni realtà e singolo lavoratore, innanzitutto elemento “culturale” fondato sui principi di conoscenza e consapevolezza, orientata alla prevenzione e finalizzata alla “professionalità”.

Foto 1. Storia naturale di una malattia.

Bibliografia essenziale

Tabella 7. Esempio di check-list per l’individuazione della classe di rischio ai fini della valutazione del rischio biologico.

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- D. Lgs. 9 aprile 2008 n.81. Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. GU n. 101 del 30.4.2008 - Suppl. Ordinario n.108. - INAIL. Il rischio biologico nei luoghi di lavoro; schede tecnico-informative. Milano, 2011. - Frusteri L, De Grandis D, Scarlini F, Pontuale G. Manuale per la valutazione del rischio biologico. EPC Editore, 2019. - Direttiva UE 2019/1833 della Commissione del 24.10.2019 che modifica agli allegati I, III, V e VI della Direttiva 2000/54/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio per quanto riguarda gli adattamenti di ordine strettamente tecnico. G.U. L279/54 del 31.10.2019.


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Anno III - N. 5 maggio 2020 Edizione mensile di AgONB (Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi) Testata registrata al n. 52/2016 del Tribunale di Roma Diffusione: www.onb.it

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Edizione mensile di AgONB, Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Registrazione n. 52/2016 al Tribunale di Roma. Direttore responsabile: Claudia Tancioni. ISSN 2704-9132

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Hanno collaborato: Barbara Ciardullo, Carla Cimmino, Chiara Di Martino, Domenico Esposito, Giada Fedri, Felicia Frisi, Carmine Gazzanni, Marco Guida, Giorgio Liguori, Sara Lorusso, Biancamaria Mancini, Riccardo Mazzoni, Marco Modugno, Gianpaolo Palazzo, Antonino Palumbo, Stefania Papa, Carmen Paradiso, Maria Carlotta Rizzuto, Daniele Ruscitti, Pasquale Santilio, Pietro Sapia, Giacomo Talignani. Progetto grafico e impaginazione: Ufficio stampa dell’ONB. Questo magazine digitale è scaricabile on-line dal sito internet www.onb.it edito dall’Ordine Nazionale dei Biologi. Questo numero de “Il Giornale dei Biologi” è stato chiuso in redazione giovedì 28 maggio 2020.

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i informano gli iscritti che gli uffici dell’Ordine Nazionale dei Biologi forniranno informazioni telefoniche di carattere generale nei seguenti orari: dal lunedì al venerdì dalle ore 9:00 alle ore 13:00. Tutte le comunicazioni dovranno pervenire tramite posta (presso Ordine Nazionale dei Biologi, via Icilio 7, 00153 Roma) o all’indirizzo protocollo@peconb.it, indicando nell’oggetto l’ufficio a cui la comunicazione è destinata. Si ricorda che, in virtù delle disposizioni di Governo attualmente in vigore finalizzate a contrastare la diffusione del Coronavirus, al momento, e fino a nuova comunicazione, non è possibile recarsi presso gli uffici dell’ONB per richiedere documenti o informazioni.

CONSIGLIO DELL’ORDINE NAZIONALE DEI BIOLOGI Vincenzo D’Anna – Presidente E-mail: presidenza@peconb.it Pietro Miraglia – Vicepresidente E-mail: analisidelta@gmail.com Pietro Sapia – Consigliere Tesoriere E-mail: p.sapia@onb.it Duilio Lamberti – Consigliere Segretario E-mail: d.lamberti@onb.it Gennaro Breglia E-mail: g.breglia@onb.it Claudia Dello Iacovo E-mail: c.delloiacovo@onb.it Stefania Papa E-mail: s.papa@onb.it

UFFICIO TELEFONO Centralino Anagrafe e area riservata Ufficio ragioneria Iscrizioni e passaggi Ufficio competenze ed assistenza Quote e cancellazioni Ufficio formazione Ufficio stampa Ufficio abusivismo Ufficio legale Consulenza fiscale Consulenza privacy Consulenza lavoro Ufficio CED Presidenza e Segreteria Organi collegiali

06 57090 200 06 57090 237 - 06 57090 241 06 57090 220 - 06 57090 222 06 57090 210 - 06 57090 223 06 57090 202 06 57090 214 06 57090 216 - 06 57090 217 06 57090 207 - 06 57090 239 06 57090 205 - 06 57090 225 06 57090 288 protocollo@peconb.it consulenzafiscale@onb.it consulenzaprivacy@onb.it consulenzalavoro@onb.it 06 57090 230 - 06 57090 231 06 57090 227 06 57090 229

Franco Scicchitano E-mail: f.scicchitano@onb.it Alberto Spanò E-mail: a.spano@onb.it CONSIGLIO NAZIONALE DEI BIOLOGI Erminio Torresani – Presidente Maurizio Durini – Vicepresidente Raffaele Aiello – Consigliere Tesoriere Immacolata Di Biase – Consigliere Segretario Sara Botti Laurie Lynn Carelli Vincenzo Cosimato Giuseppe Crescente Paolo Francesco Davassi Luigi Grillo Stefania Inguscio Andrea Iuliano Federico Li Causi Andrea Morello Marco Rufolo Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020

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Il Giornale dei Biologi | Maggio 2020


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