Oltre Magazine n. 6 - Novembre-Dicembre 2025

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Il numero di Natale che conclude il 2025, porta molte novità dalle aziende, qualche anticipazione per il prossimo anno e focus accurati sul mondo del funerario.

Iniziamo con la prima uscita dell’Aspettando TANEXPO, appuntamento fisso in vista della fiera di Bologna, che dà spazio alle tante aziende presenti alla kermesse che si terrà dal 7 al 9 maggio 2026.

Proseguiamo con le News

Aziende: Art Funeral Italy, qualità artigianale per innalzare lo standard delle imprese; Biemme Special Cars, il valore umano ed economico del rito funebre; Tossani, da oltre 70 anni eccellenza dell’Infortunistica; Officine Meccaniche Ciroldi, tra tradizione e innovazione; Rotastyle, le ultime novità da presentare in fiera.

Parliamo inoltre della morte digitale con un’analisi legale del fenomeno; un importante studio delle Università di Verona, Napoli ed Essex dimostra cosa insegna la morte in ambito manageriale; torniamo a parlare di intelligenza artificiale applicata al marketing; ci interroghiamo in merito alla gestione pratica del funerale tra burocrazia e tutela delle volontà.

Infine: musica per il lutto, il requiem che può aiutare a regolare le emozioni; Re Giorgio, l’ultimo saluto al sovrano della moda affidato a Impresa San Siro Milano del gruppo Hofi, Biemme Special Cars e Art Funeral Italy di Paolo Imeri.

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NEWS AZIENDE

Art Funeral Italy. Qualità artigianale che fa la differenza

NEWS prodotti Biemme Special Cars. Riscoprire il rito

NEWS AZIENDE

Infortunistica Tossani. Da oltre 70 anni qualità ed eccellenza

NEWS AZIENDE Ciroldi. Tradizione e innovazione

NEWS AZIENDE

Rotastyle. Un bacio in tutte le lingue del mondo

FIERE

Aspettando TANEXPO

ATTUALITà

Gestione pratica del funerale

ATTUALITà Management e cimiteri

LEGALE, FISCALE

La morte nell’era digitale

MARKETING AZIENDALE

IA: l’era del Machine Learning

PSICOLOGIA Il requiem IN RICORDO DI... Lutto nel mondo della moda 4 16 22 42 48 54 38 10 31 26 60

Qualità artigianale che fa la differenza

di Raffaella Segantin

Dotarsi di prodotti a firma Paolo Imeri significa innalzare lo standard dell’impresa funebre.

Il mondo funerario è già in gran fermento per l’edizione 2026 di TANEXPO, in programma a Bologna dal 7 al 9 maggio 2026, e le aziende produttrici stanno rivisitando o perfezionando nuovi articoli e collezioni da presentare in fiera.

Per avere qualche anticipazione di ciò che potremo toccare con mano al Salone, abbiamo recentemente incontrato uno dei protagonisti di spicco della kermesse bolognese: Paolo Imeri con Art Funeral Italy, vera punta di diamante tra i produttori di cofani ed urne cinerarie, ec-

cellenza nella creazione di manufatti di altissima qualità e di indiscusso pregio artistico, tanto da essere spesso stato scelto per accompagnare nell’ultimo viaggio molte celebrità.

A questo proposito ci è giunta la notizia che anche la famiglia Armani ha optato per uno dei vostri cofani per le esequie del grande stilista. Ci vuole dare qualche dettaglio?

«Il cofano che ha accolto le spoglie di Giorgio Armani – ci spiega Paolo Imeri - si chiama Elata, un modello dalle forme sinuose ed eleganti 

che riprende alla perfezione lo stile della maison Armani (vedi foto copertina rivista). È stato prodotto con tavole numerate per continuità di vena, in legno massello di afrormosia, essenza esotica impiegata per complementi d’arredo lussuosi ma austeri, la cui principale caratteristica è il colore bruno-olivato tendente al giallo dorato. La figurazione presenta una tessitura fine e una fibratura quasi regolare che dopo la levigatura dona piacevoli rigature lucide e opache conferendo una trama unica che può ricordare un tessuto.

Per darle un’idea di quanto sia prezioso, le dirò che questo stesso cofano con all’interno l’opera d’arte intitolata

Now dell’artista Maurizio Cattelan raffigurante John F. Kennedy (il cui corpo non fu mai mostrato al pubblico) è esposto presso il Guggenheim Museum a New York e al Musee d’Arte Moderne di Parigi».

Un pezzo di assoluto valore, non c’è che dire! Ma so che i vostri prodotti sono rivolti ad un’ampia platea, non solamente ai cosiddetti VIP. È così?

«Sicuramente! È un errore ritenere, come qualcuno potrebbe pensare, che le nostre creazioni siano destinate ad una cerchia ristretta di clienti facoltosi. Certo, capita che vengano scelti da VIP, in quanto oggetti raffinati. Noi lavoriamo avendo ben

chiaro l’obiettivo che ogni impresario funebre possa dotarsi di uno o più pezzi delle nostre collezioni da proporre alle famiglie. Ci tengo a tranquillizzare tutti coloro che temono, ancora prima di informarsi, che i nostri articoli siano esosi: non è così! La qualità che garantiamo si accompagna a costi più che accessibili».

Ma mi dica, Signor Imeri, perché secondo lei un impresario dovrebbe acquistare prodotti Art Funeral Italy?

«La ringrazio per la domanda che mi dà modo di chiarire un po’ di cose. Potrei iniziare dicendo che sono belli e fatti bene. Ma sarebbe riduttivo. Stiamo assistendo ad una sfrenata cor sa al ribas so, dove il comparto si rivolge con sempre maggior frequenza ad un pro dotto stan dardizzato, per lo più di impor tazione, di livello spes so scadente che oltretutto

non sempre risponde alle norme di legge. Siamo una delle ormai rare aziende del settore funerario a realizzare cofani con passione e carattere, totalmente costruiti in loco a mano, avvalendoci di maestranze di comprovata esperienza e capacità. Basti pensare che il design è affidato a Tino Resmini, le cui doti da vero fuoriclasse sono ben conosciute nell’ambiente. L’impresario funebre che acquista i nostri manufatti ha l’opportunità di proporre un’alternativa al prodotto di serie e soddisfare la domanda di coloro che sono alla ricerca di qualcosa di esclusivo e personalizzabile. È anche un modo per elevare la qualità del servizio della propria impresa e, ultimo ma non meno importante, di tutelare la tradizione artigianale italiana per cui siamo famosi nel mondo».

Che rapporto ha con le onoranze funebri?

«Gli impresari rappresentano l’ultimo ma fondamentale tassello per il completamento di ciò che facciamo Sono infatti loro che, condividendo la nostra filosofia e i nostri progetti, si fanno portavoce presso i clienti del valore dei nostri prodotti e di tutto quello che ci sta dietro.

È un lavoro di squadra dove non siamo solo neficio perché, scegliendo cofani italiani le costruiti do tutte le normative anche la loro impresa si rappresenta al meglio acquisendo

maggiore credibilità e prestigio».

Ci vuole ora parlare delle vostre ultime linee?

«Stiamo mettendo grande impegno nella collezione Piccolo Principe, che si ispira al famoso romanzo di Antoine de Saint-Exupéry. Abbiamo ottenuto la licenza ufficiale dalla Fondazione istituita dagli eredi in memoria dell’autore che ci ha concesso i diritti di utilizzo dell’opera, permettendoci di lavorare e distribuire manufatti a tema in tutta Europa (Svizzera e Gran Bretagna comprese). Mi ha stimolato l’idea di elaborare un testo letterario così affascinante. La storia del Piccolo Principe narra infatti dell’amicizia di uno strano bambino proveniente da un lontano pianeta e di un aviatore, entrambi dispersi nel deserto. È un racconto poetico e simbolico popolato da personaggi bizzarri, è il diario di un viaggio interiore denso di metafore e di significati: si parla del rapporto tra il mondo dell’infanzia e quello de gli adulti, dell’importanza di saper guardare oltre a ciò che si vede, di amicizia, di amore, di dolore e, più in generale, del senso della vita. Alla fine della favola il bambino viene morso dal serpente a cui in

un precedente incontro aveva chiesto di aiutarlo a tornare a casa. Il Piccolo Principe muore, ma forse no, il suo corpo non c’è più, si intuisce che è volato sul suo asteroide a prendersi cura degli affetti che là aveva lasciato. In questo racconto la morte è concepita come l’essere restituiti ad una dimensione altra, un passaggio inevitabile a cui il Piccolo Principe va incontro con fiducia

Di questa serie stiamo producendo cofani e urne con dettagli grafici ripresi dalle illustrazioni originali del libro. Sono pezzi insoliti, colorati, gradevoli alla vista che, allo stesso tempo, intendono trasmettere un pensiero positivo nei confronti della morte».

Qualche altra novità?

«Altro prodotto di punta che verrà esposto a TANEXPO è la collezione Zeta, una linea di urne cinerarie

ricavate da un solo blocco di legno. Ciò ha reso possibile realizzare pezzi dalle sfaccettature irregolari con uno sviluppo ad elica, creando un effetto di movimento verso l’alto che allude all’elevazione dell’anima al cielo. Tra le varie declinazioni della linea Zeta abbiamo creato una serie speciale con intarsi di ritagli di pagine della Bibbia. Si tratta di un’opera di recupero di antichi volumi del sette-ottocento, messi da parte perché deteriorati. Da questi estraiamo le pagine meglio conservate sottoponendole ad un processo di lavorazione assai delicato e complesso. Una volta completato il trattamento vengono inserite nell’urna. Un progetto unico nel suo genere, non solo nel concetto, ma anche nella tecnica perché gli intarsi sono effettuati con un procedimento tale da creare un altorilievo, affinché mantengano le loro caratteristiche materiche che al tatto possano suscitare emozioni».

Paolo Imeri con Art Funeral Italy ha orgogliosamente scelto di andare controcorrente rispetto alle tendenze di un mondo sempre più globalizzato. Ogni proposta è frutto di una approfondita ricerca che unisce arte, cultura e pietas dimostrando una sensibilità e un rispetto non comuni nei confronti di chi ci lascia e della sofferenza dei suoi cari. Oggetti che contribuiscono ad onorare i pro-

pri defunti e ad recare un piccolo conforto sapendo di aver dato loro il meglio. Fino all’ultimo. 

Tecnologia italiana, standard globali. Impianti progettati e costruiti per eccellere, in Italia e all’estero.

Riscoprire il rito

di ufficio stampa Biemme Special Cars

Il valore umano (ed economico) della cerimonia funebre nell’epoca che nega la morte.

Biemme Special Cars, azienda leader per le auto funebri nota per la qualità, il pregio e la sicurezza delle proprie vetture, porta alla luce una tematica attuale e di grande rilevanza per il settore: la riscoperta del rito funebre, sia esso laico o religioso, e la sua importanza nella nostra epoca moderna così “lontana” dal concetto di morte.

L’azienda analizza il tema da un punto di vista innovativo, lanciando un messaggio molto attuale per la sua aderenza a un mondo digitale e globalizzato.

La celebrazione del rito funebre diventa quindi uno stimolo a integrare tecnologia e innovazione all’interno di quello che può sembrare un rituale ormai “vecchio stile”.

Il rito funebre di cui parla Biemme Special Cars è infatti multietnico, elegante ma sobrio; la celebrazione diventa un ponte che unisce passato e futuro.

Tutto questo senza dimenticare l’innato valore di questo passaggio sia dal punto di vista umano che economico, oltre che tappa ineluttabile per ogni individuo. 

La riflessione

Viviamo in un tempo che ha smarrito il linguaggio della morte. La nascondiamo dietro porte chiuse, la affidiamo a formule impersonali, la evitiamo nelle conversazioni come un tabù scomodo. In una società che celebra la giovinezza, la produttività e l’immagine, la morte è diventata un incidente di percorso da gestire in fretta, non un passaggio da comprendere.

Eppure, proprio in questo silenzio forzato cresce il bisogno di restituire dignità, senso e forma al momento del commiato. Il rito funebre religioso o laico non è solo una tradizione, ma una necessità profondamente umana: quella di trasformare il dolore in memoria, la perdita in racconto, il lutto in un gesto collettivo di amore.

Il rito come spazio di umanità condivisa

Il funerale è il primo passo per accettare l’assenza. È un linguaggio simbolico che permette ai vivi di elaborare la perdita e di dare un significato alla fine. Oggi, in una società sempre più multietnica e plura-

lista, cresce l’esigenza di cerimonie laiche, capaci di accogliere credenze diverse e di mettere davvero al centro il defunto e la comunità che lo accompagna.

Un rito laico non è un “non-rito”: è una celebrazione più intima, più

autentica, più aderente alla persona che si saluta. Ogni parola, musica, ricordo o gesto diventa parte di un racconto unico, che restituisce identità e presenza a chi se ne va e offre ai familiari un’occasione reale di condivisione e di elaborazione collettiva del lutto.

Riscoprire anche il valore economico del rito

Rivalutare la cerimonia funebre significa anche riconoscere il valore del lavoro e della professionalità di chi la rende possibile: onoranze funebri, celebranti, musicisti, fioristi, operatori e tutti coloro che contribuiscono a dare forma a un momento così delicato.

Nella società attuale siamo disposti a spendere somme importanti per un matrimonio o un battesimo, eventi che celebrano la vita, ma per un funerale, spesso, prevale l’idea che “basti il minimo indispensabile”. Questa

sproporzione economica racconta più di ogni altra cosa il rapporto distorto che abbiamo con la morte: la vogliamo nascondere, allontanare, ridurla ad una formalità.

Eppure, dare valore anche materiale al momento dell’addio significa riconoscerne la funzione umana e sociale. Significa ammettere che il rito del congedo merita la stessa cura, la stessa bellezza, la stessa attenzione con cui celebriamo i momenti della nascita o dell’unione. Non è una questione di lusso, ma di rispetto.

Restituire spazio

alla morte per restituire senso alla vita

Riscoprire la cerimonia funebre in ogni sua forma, religiosa o laica, è un gesto di civiltà; è il modo in cui una comunità riconosce la continu-

ità tra vita e morte, tra chi resta e chi se ne va. È un atto di amore verso il defunto, ma anche verso sé stessi e verso il proprio tempo.

Riconoscere la fine come parte del ciclo naturale, darle spazio e parola, è il primo passo per vivere con maggiore consapevolezza. In questo senso, il rito non è un residuo del passato, ma un gesto profondamente contemporaneo: un atto di resistenza al silenzio e alla fretta, un modo per ricordarci che siamo fragili, e dunque vivi.

In un’epoca che rimuove la morte, tornare a celebrarla è un atto di coraggio.E forse, di amore.

Biemme Special Cars sarà nuovamente presente a TANEXPO dal 7 al 9 maggio 2026 per presentare a tutti i visitatori le ultime novità. 

Biemme Special Cars aveva inizialmente presentato questo progetto in fiera a TANEXPO nell’edizione 2018. In quella occasione, l’azienda padovana aveva illustrato l’importanza del rito funebre grazie a un video proiettato su un maxischermo all’interno del proprio stand. Grande l’interesse suscitato negli operatori del settore che avevano seguito la presentazione numerosi e attentamente.

A distanza di qualche anno Biemme ribadisce la rilevanza di riscoprire la cerimonia funebre come rito multietnico, sobrio ed elegante sia esso religioso o laico.

Da oltre 70 anni qualità ed eccellenza

Intervista alla signora Francesca Marchesini Tossani, alla guida dell’importante Azienda Infortunistica di Bologna.

La Infortunistica Tossani è un’azienda storica che non ha bisogno di presentazioni: da oltre 70 anni si occupa di risarcimento e cura del danneggiato, con grande attenzione agli assistiti e garantendo un servizio preciso, affidabile e completo.

Abbiamo intervistato la signora Marchesini Tossani che, con grande talento, capacità imprenditoriale e impegno è da molti anni alla guida dell’Azienda e ci ha raccontato

quali sono le sfide e i progetti della Tossani, svelandoci nel contempo qualche anticipazione sulla prossima partecipazione alla fiera TANEXPO, che si terrà dal 7 al 9 maggio 2026 a Bologna.

Signora Marchesini Tossani, può farci un breve riassunto della lunga storia della Infortunistica Tossani?

«L’Infortunistica Tossani è nata oltre settanta anni fa da una intuizione di mio marito, il professor Michele 

Tossani. Nel 1952, infatti, rimase personalmente vittima di un incidente nella sua Bologna e si rese conto, in quel contesto storico, di come le persone che avevano subìto un danno non avessero alcuna tutela reale, attesi i lunghi tempi della giustizia e i relativi costi per le spese legali. Decise pertanto di essere lui a salvaguardare e garantire queste tutele, mettendosi a disposizione delle vittime per intervenire, confrontarsi e trattare con le Compagnie di Assicurazione, al fine di ottenere per loro il giusto risarcimento ed evitare cause civili, oltre che ad anticipare i costi e le spese: nasceva così un nuovo tipo di impresa, l’Infortunistica

Da quel momento è stato un crescendo di assistiti e aperture di uffici in tutta l’Emilia Romagna fino ad arrivare, nel corso degli anni novanta, alla gestione di circa 10.000 sinistri all’anno in tutta Italia e ad essere oggi la società di infortunistica più antica ed autorevole. Questo, nel nostro caso, significa essere costantemente e incessantemente i garanti del servizio di qualità operativa più alto».

Quali sono le eccellenze della Infortunistica Tossani che la mettono tra le prime aziende nel proprio settore?

«Sicuramente la gestione dei sinistri stradali rappresenta la più completa espressione dell’ottima performance del nostro servizio ai danneggiati. Questo perché, nonostante i nostri professionisti siano comunque molto preparati in ogni ambito del diritto relativo alla responsabilità civile, contrattuale ed extra contrattuale, la normativa stringente in materia di danni da circolazione stradale ci consente di offrire ai nostri assistiti un servizio molto qualificato non solo nel merito sostanziale e tecnico delle

liquidazioni, così come avviene pure nell’ambito degli infortuni sul lavoro o della responsabilità professionale, ma anche sotto il profilo della rapidità e tempestività dei risarcimenti, persino nel caso di eventi stradali gravi e tragici come i sinistri con decessi, nei quali dopo alcuni mesi riusciamo, nell’ 80-90% dei casi, a fare ottenere la giusta liquidazione del danno ai familiari della vittima primaria».

Quali sono le sfide che un’Azienda come la vostra deve affrontare nella nostra società?

«Sfida prioritaria è l’essere sempre caratterizzati dalla presenza, nel proprio organico, di professionisti capaci. E per tali non intendo solo preparati sotto l’aspetto tecnico-giuridico, quasi come fosse un astrattismo, bensì anche esperti, ovvero in grado - nell’interesse degli assistiti - di saper mediare, comprendere, adattarsi ai cambiamenti dei princìpi di diritto.

Sempre e comunque con un sguardo attento ai valori storici da cui gli stessi sono nati, affinché non sia consentito alle nostre controparti, le Compagnie di Assicurazioni appunto, di distorcerne l’interpretazione. Inoltre, sempre in riferimento ai nostri collaboratori, la loro capacità professionale perderebbe di significato se non fosse anche caratterizzata dall’attitudine personale ad essere empatici con gli assistiti, riconoscendo le loro emozioni e trasmettendo, nel contempo, un messaggio di preparazione, ma anche di comprensione umana, educazione e disponibilità ad aiutarli e sostenerli in ogni modo. 

Michele Tossani

La vera sfida per il futuro, quindi, è per noi sempre la stessa, ovvero saper continuare a mantenere, nonostante il passare dei decenni, un servizio fatto di professionalità tecnica, unita all’attitudine alla comprensione, in modo da saper aiutare, realmente, anche sul piano umano, chi si rivolge a noi di Tossani. Senza questo, quale che sia l’investimento aziendale, piccolo oppure grande, non si va verso nessun futuro, almeno per come noi lo vogliamo».

Anche quest’anno parteciperete alla fiera TANEXPO: può darci qualche anticipazione?

«Partecipiamo a TANEXPO ormai da svariati anni e da sempre i nostri stand e le nostre esposizioni si sono contraddistinte per la loro imponenza e per un certo stile dal forte impatto scenico. Quest’anno, con la nostra presenza, intendiamo trasmettere ai nostri partners delle onoranze funebri un messaggio di continuità territoriale e di autorevolezza, con sobrietà, stile ed elegan-

za: il migliore viatico. Inoltre, per questa edizione abbiamo intenzione di dedicare, prima dell’evento, intere giornate formative preparatorie ai nostri consulenti che saranno presenti presso lo stand».

Quali sono i progetti futuri per la Infortunistica Tossani?

«Il nostro più importante progetto futuro è da un lato, la continuità di risultato, espressione che può sembrare paradossale se rapportata al concetto stesso di progetto, tuttavia per noi fondamentale, perché soltanto il mantenimento della nostra posizione primaria di mercato può essere la base di partenza per il futuro, dall’altro lato, anche la nostra Azienda, per quanto grande e conosciuta, ha obbiettivi di crescita prefissati ed ambiti che, almeno per i prossimi due anni, possono sintetizzarsi nell’espressione “espansione ponderata”. Infatti, il nome e il brand Tossani hanno raggiunto livelli di notorietà tali che consentirebbero all’Azienda di assorbire agevolmente

altre fette di mercato in breve tempo, con una politica di marketing e comunicazione dedicata. Proprio per questo, sarà un’espansione ponderata in quanto non vogliamo essere frettolosi ed imprudenti, poiché riteniamo che, in via preliminare, si debba essere sempre certi di sapere mantenere lo stesso altissimo livello di qualità e di servizio che oggi offriamo ai nostri assistiti. Garantire il servizio di oggi, applicato ad un esponenziale ulteriore aumento di assistiti, presuppone la selezione di altro personale altamente qualificato, non facile da reperire velocemente nel mercato del lavoro attuale, oltre che una implementazione e rivisitazione delle procedure di gestione aziendale sinistri.

Pertanto, vogliamo che la nostra ulteriore futura crescita sia razionale, graduale e calibrata, proprio per mantenere sempre ferma la priorità dell’alto livello di qualità del servizio che garantiamo, da molti decenni, ai nostri assistiti». 

il Natale arriva tutto l’anno!

nostri

Dal 1978 sviluppiamo soluzioni e prodotti innovativi per il settore funerario. Con un catalogo di oltre 2.000 articoli certificati a filiera italiana e distribuzione capillare con consegna rapida in Italia e all’estero, siamo in grado di evadere qualsiasi vostra richiesta. In qualità di “innovatori” da anni abbiamo aperto il nostro shop online potenziando la vendita classica in ambito web, offrendo ai nostri clienti la possibilità di “ordini smart” tramite l’utilizzo del nostro Carrello Elettronico con listino prezzi aggiornato in tempo reale, scontistiche dedicate e storico ordini facilmente consultabile. Se non siete ancora registrati, contattateci all’indirizzo coc-mez@coccatoemezzetti.it per ricevere le vostre credenziali d’accesso. E... Buon Natale a tutti!

Tradizione e innovazione

Officine Meccaniche Ciroldi Spa rappresenta un esempio di successo imprenditoriale italiano basato su una solida gestione famigliare ora giunta alla terza generazione.

Da anni opera nel settore dell’incenerimento e della cremazione umana e di animali da compagnia, con una gamma prodotti articolata in grado di soddisfare le richieste di mercati diversi.

Negli ultimi anni la sfida per l’azienda è stata non solo di consolidare la propria posizione di leader di mercato nazionale nel settore della cre-

mazione umana con oltre il 60% di quota di mercato, ma anche quella, sulla spinta della terza generazione, di una costante crescita nel mercato europeo, dove l’azienda ha ottenuto significativi successi con numerose installazioni in Polonia, nei Paesi Baltici, nei Paesi Balcanici e più recentemente in Finlandia.

Nel campo della cremazione umana l’azienda ha sviluppato tre modelli di forno crematore, Zeus 1000, Zeus 1100 e Zeus 1200 in grado di offrire prestazioni e soluzioni tecniche differenziate in base alle diverse esigenze operative di clienti pubblici

e/o privati nel mercato Europeo.

Nel settore della cremazione degli animali da compagnia l’azienda ha rinnovato i propri prodotti offrendo soluzioni entry level per operatori funebri che approcciano per la prima volta il settore pet, ma anche forni multi-camere per professionisti con esigenze operative più importanti per un utilizzo intensivo degli impianti.

Il background della Ciroldi si basa su un forte know-how ed una competenza tecnica consolidata con un dipartimento tecnico organizzato 

di ufficio stampa Ciroldi spa

Un bacio in tutte le lingue del mondo

di Raffaella Segantin

Originali soluzioni artistiche per un pubblico internazionale.

Rotastyle si sta preparando con rinnovato impegno alla prossima edizione di TANEXPO.

Le aspettative sono alte e siamo certi che ancora una volta non verranno deluse, poiché è risaputo che l’azienda bergamasca con la sua effervescente designer Cinzia Rota, dotata di sensibilità e talento non comuni, è costantemente alla ricerca di nuove soluzioni capaci di trasformare un articolo funerario in un oggetto d’arte, “l’arte del prezioso ricordo”.

Ma come è stato possibile raggiungere questo obiettivo? Ecco cosa ci racconta la stessa Cinzia Rota.

«Le nostre linee più pregiate sono state realizzate partendo dalle mie riflessioni sul senso della vita e della morte, due concetti che sembrano in antitesi ma che di fatto non lo sono in quanto intimamente connessi nel ciclo naturale che regola ogni esistenza. È un fil rouge comune che lega tutte le mie creazioni. Ho trovato spesso ispirazione 

L’ARTE DEL PREZIOSO RICORDO

nella natura: dall’effimera bellezza dei fiori di ciliegio, al volteggio leggero di una farfalla, dalla caducità delle foglie d’autunno al soffione del dente di leone i cui semi si staccano dalla pianta portati via dal vento… Altre volte sono stata influenzata dalla poesia o dall’arte figurativa (la collezione Riflessi d’Acqua, ad esempio, è stata concepita perché affascinata dalla bellezza dei dipinti delle ninfee di Monet). Tutti i soggetti a cui do vita scaturiscono da un percorso interiore, da un sentimento che fatico a contenere e che sento l’urgenza di esprimere. L’idea il più delle volte è frutto di una osservazione casuale che poi, con l’aiuto del mio staff, diventa una linea declinata in una serie di articoli coordinati».

Che cosa ci presenterete a TANEXPO 2026?

«La fiera di Bologna è per noi un grande stimolo per studiare nuovi prodotti e soluzioni ed alzare così l’asticella della no-

stra azienda. Essere uno degli stand di maggior richiamo del salone di Bologna comporta una certa responsabilità. Ci indirizziamo ad una clientela esigente, desiderosa di presentare alle famiglie proposte diverse ed esclusive. Coloro che si rivolgono a noi non cercano solo qualcosa che sia bello e qualitativamente ineccepibile, ma che racchiuda anche un pensiero capace di suscitare una suggestione e, soprattutto, che sia unico. Per questo puntiamo molto sulla personalizzazione. Prendendo spunto da Parole nel vento, una delle nostre ultime collezioni dove su vari articoli viene ripor-

tato un toccante verso di una celebre composizione di Pablo Neruda, vogliamo offrire la possibilità di impreziosire i manufatti con scritte scelte dal cliente. Non solo, ma per accontentare i numerosi acquirenti esteri la frase “ti manderò un bacio con il vento…” che ora utilizziamo su cofani, urne, imbottiture e accessori, potrà essere incisa, intarsiata, impressa o ricamata (a seconda degli oggetti) in più lingue. A questo proposito abbiamo coniato anche uno slogan per invitare i visitatori sul nostro stand: “Vieni a TANEXPO... ti manderò un bacio in tutte le lingue del mondo”. Una scelta affinché manufatti di forte impatto emotivo siano disponibili

per un pubblico internazionale, perché certi messaggi sono universali».

E riguardo ai prodotti, quali le novità firmate Rotastyle? «Accanto alle classiche collezioni, che per l’occasione si arricchiranno di ulteriori varianti, TANEXPO sarà la piazza ideale per presentare le nostre ultime proposte. Stiamo lavorando ad una nuova serie di urne. L’urna Terra, dalla forma cubica, è caratterizzata dal disegno di un evanescente volto di donna i cui capelli sono rappresentati da un ramo di foglie, metafora del ritorno alla terra, di una trasformazione che ci riporta all’origine del tutto. La rosa, simbolo della bellezza della vita, è invece la protagonista assoluta dell’urna Elizabeth dove un grande esemplare in pregiata madreperla dalle tonalità e dalla luminosità cangianti occupa un’intera faccia dell’urna regalando un impatto visivo unico. Anche nelle urne Il Volo e Il Bacio ricorrono temi a me cari. Nella prima vediamo una piccola farfalla che si libra sopra ad un tralcio di rose; è realizzata inserendo alcuni punti luce in madreperla su un’incisione laser per un effetto elegante e prezioso. Nell’urna Il Bacio viene ripresa la simbologia

del soffione accompagnato da citazioni poetiche. Nel nostro spazio espositivo ci sarà anche altro ma per ora preferisco non svelare tutto e tenere in serbo qualche sorpresa».

Nelle ultime edizioni nel vostro stand non abbiamo visto solo articoli funerari, ma anche arredi. Sarà così anche al prossimo TANEXPO?

«Certamente! – afferma con decisione Cinzia Rota. – Quello delle onoranze funebri è un settore che si sta sempre più rinnovando e professionalizzando e ciò non si riferisce solo alla cura dei servizi, ma anche all’immagine della propria impresa. Per rispondere a questa esigenza, da qualche anno ci siamo specializzati anche nella produzione di complementi d’arredo appositamente studiati per rendere più accoglienti ed eleganti le sedi delle varie agenzie o gli spazi comuni di case funerarie. Si tratta di mobiletti, consolle, tavolini bassi, sedie, panche, orologi da parete, fioriere e altro ancora. Pezzi che riprendono i soggetti iconici della nostra maison quali la rosa, i fiori di ciliegio, le gocce di rugiada come pure l’incisione di frasi evocative. Presentano un’estetica in linea con lo stile che ci contraddistingue e la qualità dei materiali è naturalmente garantita. Sono proposte che hanno incontrato fin da subito un grande favore del pubblico, poiché sono elementi semplici ma che possono cambiare la percezione di un luogo rendendolo più ospitale e dove le persone in lutto si possono sentire maggiormente accolte». Tradizione artigianale made in Italy, design contemporaneo e valore simbolico. Questi i punti cardine di una azienda a carattere familiare che si è fatta largo nel panorama dell’arte funeraria conquistando un posto di assoluto rilievo a livello internazionale. Prodotti che uniscono qualità e pregio estetico che non si limitano ad assolvere ad una precisa funzione, ma che, carichi di significati emblematici, diventano un mezzo per esprimere l’amore per i cari che ci hanno lasciato. 

Via Ghiaie, 6 - 24060 - Presezzo (BG) Tel. 035.461214 - info@rotastyle.it www.rotastyle.it

ASPETTANDO TANEXPO

PRIMI IN SALDATURA

Saldatori professionali di nuova generazione

A.F. Marini, azienda leader nel settore della saldatura, dal 1982 è sinonimo di soluzioni tecniche innovative dedicate al settore funerario e cimiteriale.

Specializzata nella produzione e vendita di articoli funerari, si distingue per l’affidabilità e la continua ricerca tecnologica. A TANEXPO 2026 presenterà con orgoglio i suoi due saldatori professionali di nuova generazione, unici al mondo per le loro caratteristiche. Potenti e senza fiamma libera, i nuovi saldatori sono stati progettati per operare in massima sicurezza nelle strutture adibite al pubblico. Dispositivi al servizio degli operatori in grado di coniugare l'efficienza delle prestazioni con i più elevati standard di sicurezza.

A.F. Marini conferma così il proprio impegno verso l’innovazione e la qualità, offrendo strumenti all’avanguardia che rispondono alle esigenze di un settore in costante trasformazione.

Lo staff di A.F. Marini vi dà appuntamento in fiera a Bologna per presentarvi dal vivo non solo i nuovi saldatori, ma anche tutta la vasta gamma di articoli, accessori e attrezzature per il lavoro quotidiano degli operatori.

Diamantificazione delle ceneri: la memoria che diventa luce

Tra le nuove possibilità del settore, la diamantificazione delle ceneri rappresenta una delle scelte più straordinarie e simboliche. È la trasformazione di parte delle ceneri del defunto in un diamante vero e proprio, attraverso un processo chimico-fisico che restituisce una forma tangibile, eterna e luminosa alla memoria di una vita.

Non un semplice esperimento tecnico, ma una nuova ritualità del ricordo. L’idea che dalla materia del corpo nasca una pietra preziosa racchiude un significato profondo: la continuità tra ciò che è stato e ciò che resta, tra il tempo vissuto e l’eternità del simbolo. In un’epoca in cui il lutto è sempre più intimo e personale, la diamantificazione offre un modo diverso di custodire la presenza di chi amiamo: non più solo in un luogo fisico, ma in un segno che si porta con sé.

Algordanza, nei propri laboratori in Svizzera - dove le ceneri vengono trasferite con regolare passaporto mortuario - compie questa trasformazione realizzando il Diamante della Memoria®. Una scelta dal valore simbolico enorme. Dove la tomba rappresenta il ritorno alla terra e la cremazione la liberazione nel cielo, la diamantificazione unisce le due dimensioni: la materia diventa luce, il corpo si trasforma in un segno eterno.

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Competenza e professionalità

La Coreplast s.r.l. è una azienda che progetta e realizza stampi in acciaio oltre ad effettuare lo stampaggio di materiale plastico ad iniezione.

Coreplast aspira a rafforzare la propria posizione di leader nella produzione e commercializzazione di accessori per il settore funerario e per fioristi, in Italia e in tutta Europa.

Grazie alla propria competenza e professionalità è in grado di offrire, a tutti gli operatori del settore funerario, l’assistenza per la realizzazione di un prodotto, personalizzandolo secondo le proprie esigenze.

È vasta la gamma di prodotti proposti, come gli accessori funerari e per la memoria che si uniscono ad un catalogo già consolidato di: interni per vasi circolari, ovali, a mezzaluna, rettangolari o quadrati, ossari, ricambi per vasi in metallo, griglie circolari e ovali. Durante la scorsa edizione, Coreplast aveva presentato i porta orchidee in plastica cristallo in svariati colori, i vasi porta fiori di diverse misure e colori e lumini fiamma in vetro e in plastica.

Vi state chiedendo quale sarà la novità di TANEXPO 2026? L’azienda sarà lieta di presentare in fiera a Bologna l’urna funeraria, disponibile non solo per le ceneri umane ma anche per quelle degli animali.

Un necrologio online per informare, ricordare, unire

Il Commiato (ilcommiato.it) è un portale digitale italiano per la pubblicazione di necrologi, annunci funebri, partecipazioni e anniversari, accessibile via PC, smartphone o tablet. Un servizio di informazione moderno e rispettoso con la pubblicazione di Necrologie per dare tempestiva notizia di chi ci ha lasciato, di chi lo piange, dove e quando si celebrano le esequie.

Grazie alla collaborazione con la tua agenzia, ogni necrologio pubblicato (30€ iva incl.) raggiunge amici, parenti e conoscenti ovunque si trovino, offrendo la possibilità di partecipare con un messaggio di cordoglio da 20€ +iva. Ilcommiato.it ospita anche anniversari e ringraziamenti.

Cosa offre:

• Pagina dedicata sul portale, corredata del logo, su cui pubblicare i necrologi, offrendo visibilità alla tua attività.

• Servizio rapido e facile da gestire, tramite un software fornito gratuitamente, che arricchisce l’offerta verso le famiglie.

• Visibilità online, dove le persone cercano notizie e condividono il ricordo.

Un modo nuovo per onorare chi ci lascia e per far crescere la tua presenza nel rispetto e nella memoria.

L’annuncio compare sulla pagina dedicata ad ogni agenzia, corredata da logo, immagine della sede e casa del commiato.

L’arte di dare vita alla pietra

La Bottega d’Arte La Principessa Marmi è una realtà siciliana che da oltre vent’anni rappresenta un punto di riferimento nell’arte funeraria e nella scultura lapidea. Fondata dall’artista Pio Salemi, con il prezioso supporto del padre scultore, l’azienda trasforma il marmo in opere che custodiscono ricordi ed emozioni, restituendo calore e vitalità a una materia considerata fredda e immobile.

La forza della produzione sta nella perfetta armonia tra tradizione artigiana e innovazione tecnologica. Grazie a collaborazioni di prestigio, l’azienda dispone di strumenti avanzati con cui crea manufatti di altissima qualità, curati nei dettagli e caratterizzati da un design moderno, espressione del Made in Italy.

L’intero processo produttivo è gestito internamente e seguito con attenzione da un team altamente qualificato di scultori, intagliatori, rifinitori e grafici. Lapidi, monumenti e cappelle, ma anche cornici, vasi, urne ed elementi d’arredo, tutti concepiti per unire eleganza, originalità e durata nel tempo.

Solida e in costante crescita, La Principessa Marmi guarda al futuro con passione e competenza, affrontando le nuove sfide senza perdere il legame con la tradizione artistica che da sempre la contraddistingue.

Ricordi impressi nella fotoceramica

Liferceramics di Bot Alexandra Carmen, azienda fotografica per l’arte funeraria con sede a Gardone Val Trompia (BS), realizza articoli funerari di fotoceramica rivolgendo la propria esperienza quindicennale ai migliori marmisti ed operatori del settore.

L’azienda offre articoli commemorativi in fotoceramica e fotocristallo con i migliori standard qualitativi.

Ciò che distingue Liferceramics è la lavorazione artigianale, visibile nella cura dei dettagli, del prodotto finito e nel servizio offerto, che include un tecnico fotografico dedicato per soddisfare ogni esigenza.

Le fotoceramiche sono realizzate interamente tramite lavorazione grafica e stampa digitale, con cottura finale a terzo fuoco (900°C per 8 ore), per preservare le immagini nel tempo.

La qualità è certificata secondo le normative internazionali:

• UNI EN ISO 10545-12:2000 assenza di piombo e cadmio

• DIN 51094:1996 resistenza ai raggi UV

• UNI EN ISO 10545-7:2000 resistenza all’abrasione superficiale

• UNI EN ISO 10545-9:2014 resistenza agli sbalzi termici

• UNI EN ISO 10545-11:2000 resistenza al cavillo superficiale

• UNI EN ISO 10545-12:2000 resistenza al gelo

Per una valutazione di collaborazione, la Dott.sa Alexandra Bot sarà lieta di illustrarvi personalmente il servizio offerto.

Con le nostre creazioni sosteniamo un linguaggio fatto di rispetto, discrezione e amore.

Innovazione laser per l'arte funeraria

Plastitech presenta a TANEXPO le sue più avanzate soluzioni per l'incisione e personalizzazione di targhe, urne, cofanetti, oggetti commemorativi e articoli del settore funerario.

Protagonisti dello stand saranno gli incisori Thunder Bolt e Thunder Aurora 8 Lite. Il Thunder Bolt, laser CO2 con sorgente RF da 30W e risoluzione fino a 2000 DPI, garantisce precisione micrometrica su acrilici, plexiglass, legno per targhe, cofanetti e oggetti commemorativi.

Il Thunder Aurora 8 Lite, tecnologia laser a fibra ottica, eccelle nell'incisione di metalli per urne cinerarie, placche, medagliette e accessori metallici. Offre potenza modulabile e versatilità per incisioni profonde e dettagli fotografici.

I sistemi Plastitech garantiscono massima affidabilità operativa e facilità d'uso, con software intuitivi che consentono di gestire progetti complessi in pochi click. Ideali per laboratori artigianali e aziende del settore che cercano qualità professionale a costi contenuti.

Due soluzioni innovative che uniscono tecnologia avanzata e tradizione artigianale per creare prodotti che onorino la memoria con dignità ed eleganza. Un appuntamento imperdibile per scoprire il futuro dell'incisione laser professionale.

Worklinestore sarà presente a TANEXPO con le sue più recenti soluzioni tecnologiche, pensate per rispondere alle esigenze del settore funerario e commemorativo, dall’artigianato alla produzione industriale. Protagonista dello stand sarà il Fresor V, pantografo CNC, ideale per lavorazioni di precisione su materiali diversi, capace di garantire versatilità e ottimizzazione del flusso di lavoro.

Grazie ai numerosi tool disponibili – mandrino da 1500 W, lama oscillante, sistema di lettura crocini e cordonatore opzionale – il Fresor V consente di realizzare incisioni, tagli e decorazioni con la massima accuratezza. Il piano aspirato a zone e il sistema di lubrificazione automatica completano una dotazione pensata per efficienza e affidabilità.

Accanto al Fresor V, anche macchine di ultima generazione come il Vajant 1300, laser CO₂ da taglio, l’Epilog Fusion Pro 36 e il Laser UV galvanometrico SPLUA, perfetti per marcature e incisioni di altissima qualità.

Uno stand rinnovato che offrirà un’esperienza accogliente e interattiva, con dimostrazioni dal vivo e campioni di materiali lavorati. A TANEXPO Worklinestore porterà innovazione, precisione e strumenti per migliorare ogni fase della produzione nel mondo del ricordo.

L’incisione incontra l’innovazione

Gestione pratica del funerale

Burocrazia della morte o tutela delle volontà?

Un sistema per garantire legalità e rispetto.

Talvolta, di fronte alla perdita di una persona cara, qualcuno si chiede: “Perché tutta questa burocrazia? Non sarebbe meglio rendere tutto più semplice e veloce?”

Il pensiero corre subito alla gestione pratica del funerale, alla cremazione o alla dispersione delle ceneri. Eppure, ciò che viene percepito come un peso burocratico, è in realtà un sistema di tutele pensato per garantire certezza, legalità e rispetto delle volontà del defunto.

Dietro certi passaggi ci sono due funzioni fondamentali: quella sani-

taria e quella anagrafica. Vediamole da vicino.

Gli aspetti sanitari

• Constatazione del decesso: un medico (curante, ospedaliero o di guardia) certifica la morte, indicando la causa clinica (per fini statistici ISTAT) e attestando che non vi siano sospetti di reato o, per la movimentazione, rischi igienico-sanitari.

• Visita necroscopica: un medico necroscopo, dopo almeno 15 ore (salvo eccezioni), accerta definitivamente la morte. 

Questi passaggi non sono formalità, ma garanzie: servono a escludere errori, studiare le cause di morte per curare al meglio le persone e a impedire sepolture o cremazioni premature. Se c’è poi anche solo il sospetto di morte violenta, la salma resta a disposizione dell’Autorità giudiziaria finché non arriva il suo nulla osta.

Infine, per il trasporto della salma verso il deposito di osservazione o la casa funeraria, la legge richiede che non vi siano rischi per la salute pubblica (diversamente occorrono particolari cautele): il trasporto deve avvenire a cassa aperta, cioè in modo che eventuali segni di vita non siano impediti da chiusure precoci.

Gli aspetti anagrafici

Con il certificato medico di morte, un familiare (o, in ospedale, il personale della struttura) denuncia il decesso all’ufficiale di stato civile del Comune. Dopo la visita necroscopica, l’ufficiale registra la morte e rilascia:

• i certificati ed estratti di morte (per pratiche ereditarie, pensionistiche, ecc.);

• l’autorizzazione a inumazione, tumulazione o cremazione.

Occorre però avere presenti tre principi fondamentali:

1. Diritto alla sepoltura: ogni cittadino ha diritto a essere inumato in campo comune nel cimitero del luogo di morte o di ultima residenza. Gratuito in caso di indigenza, a pagamento negli altri casi. Può essere scelta altra modalità tra quelle previste dalla norma, cioè tumulazione in loculo o tomba, cremazione con conseguente destino delle ceneri.

2. Volontà del defunto: la scelta del defunto circa il destino delle proprie spoglie mortali prevale su quella dei familiari.

3. Jus sepulchri: se esiste un diritto di

sepoltura in una tomba di famiglia, la sepoltura può avvenire in quel luogo.

Autorizzazioni specifiche per la cremazione

a) Cremazione

Vista la sua irreversibilità, la cremazione richiede massima cautela. L’ufficiale di stato civile può autorizzarla solo se esiste la volontà del defunto (testamento, iscrizione a società di cremazione, dichiarazioni anche atipiche come e-mail o video) o chi per lui. In assenza di volontà contraria del defunto di essere cremato, la decisione spetta alla moglie e, se manca, ai parenti più prossimi, in ordine figli, genitori, fratelli, ecc.

b) Affidamento dell’urna

La legge 130/2001 consente solo l’affidamento familiare. L’affidatario

Foto di Liliia KanunnikovaDreamstime

deve dichiarare di custodire l’urna in un’abitazione propria, in luogo stabile e protetto (devono essere osservate le cautele di cui all’art. 343 del T.U. Leggi Sanitarie), non certo sul caminetto “come nei film”. E il contenuto dell’urna (le ceneri) è intangibile e l’urna deve essere sigillata.

c) Dispersione delle ceneri

È possibile solo con autorizzazione dell’ufficiale di stato civile e sulla base della volontà espressa dal defunto (testamento, iscrizione a Socrem con la chiara volontà di essere disperso, dichiarazioni equivalenti o comunque anche atipiche come e-mail o video, provabili). Se i documenti sono insufficienti, l’autorizzazione viene sospesa. La questione merita attenzione perché la dispersione abusiva o fatta in maniera diversa da quanto autorizzato è punita con la reclusione da sei a 12 mesi e con una multa salata (Art. 411 Codice penale). La volontà del defunto prevale: se aveva scelto la dispersione, i parenti non possono opporsi. La dispersione può avvenire in cimitero, in natura o su aree private (purché senza fini di lucro), ma non nei centri abitati.

d) Cremazione di resti mortali

Dopo almeno 10 anni di inumazione o 20 di tumulazione, se la completa scheletrizzazione non è avvenuta, i resti mortali possono essere cremati. Le ceneri possono essere sepolte, affidate ai familiari o conferite al cinerario comune. La dispersione resta ammessa solo se vi è prova, anche postuma, della volontà del defunto (quindi quasi mai …). 

Foto di Nelson NgDreamstime

Management e cimiteri

Da uno studio delle Università di Verona, Napoli e dell’Essex interessanti riflessioni su cosa insegna la morte.

Da uno studio delle Università di Verona, Università degli Studi di Napoli Federico II e della University of Essex che hanno condotto un progetto di ricerca sul mondo cimiteriale, nascono alcune interessanti riflessioni.

Negli anni di ricerca, gli studiosi coinvolti nel progetto hanno maturato il reale valore etico-politico del lavoro cimiteriale.

Da queste riflessioni emerge il ruolo fondamentale che il cimitero ha nell’elaborazione del lutto e nella costruzione di comunità.

Una disciplina che nasce dalla fine

Gli studi di management, così come oggi li conosciamo, nascono dalla morte. O meglio, dalla distruzione lasciata dalla Seconda guerra mondiale. Negli Stati Uniti, i reduci dell’esercito vittorioso occuparono le cattedre delle grandi Business School, portando con sé linguaggi e logiche appresi sul campo: tattica, strategia, mission, vision, target Parole nate per la guerra che, traslate all’economia, hanno alimentato la fiducia in una crescita illimitata, in una prosperità senza ombre. 

Cimitero monumentale San Michele di Venezia

È forse per questo che, quando come studiosi raccontiamo di lavorare nei cimiteri, il nostro pubblico accademico reagisce con sorrisi sorpresi, smorfie di imbarazzo o gesti apotropaici. Parlare di morte in un ambito che si è costruito sulla promessa di un futuro migliore sembra una stonatura; lo è meno in un tempo “fuor di sesto”, out of joint, come quello attuale in cui lo spettro di una Terza guerra mondiale ritorna e la morte e la distruzione scandiscono, con nuove e antiche formule, la contemporaneità.

Proprio lì, nell’incontro con l’unica certezza che accomuna ogni vita, si aprono prospettive preziose per comprendere l’organizzazione e il management.

I cimiteri

come aule di studio

Negli ultimi tre anni abbiamo attraversato cimiteri grandi e piccoli, celebri e anonimi: dal monumentale San Michele di Venezia al cimitero di Hart Island a New York, dalla necropoli di Glasgow, ai piccoli camposanti di Berchidda in Sardegna e di Wivenhoe nel Regno Unito. Ogni volta lo stesso paradosso: luoghi simili tra loro, eppure sempre diversi. Un isomorfismo che rassicura e, insieme, un’unicità che resiste.

In questa tensione abbiamo colto una prima lezione: la morte, come il lutto, ci ricorda che siamo tutti uguali e, allo stesso tempo, irripetibili. È una lezione poetica e organizzativa insieme: l’universale che abita

l’unico, la banalità che convive con l’originalità. Ed è in questi opposti che camminano fianco a fianco, in queste diverse facce di una stessa medaglia, che si consuma l’urgenza di riconoscere ogni vita, e quindi ogni morte, come degna di lutto. In risposta a una necropolitica che rende alcune vite sacrificabili in quanto “nude vite” nell’accezione di Giorgio Agamben, i cimiteri sono spazi comunitari che nell’assegnare un luogo, un nome, una traccia, pongono un argine alla distruzione di senso, puntellano la memoria collettiva sospesa in bilico sull’oblio della Storia.

Le mani invisibili

Non meno importanti di questi luoghi sono stati gli incontri con chi nei cimiteri lavora ogni giorno: operatori, il più delle volte se non sempre di sesso maschile, oltre che personale delle amministrazioni comunali e delle municipalizzate. Persone che con il loro lavoro quotidiano si prendono cura di noi, dolenti che restiamo, e anche di chi viene cancellato dal flusso delle onde e dalle scartoffie che pure danno ordine e vita (sociale). Un prendersi cura che è quello del contare, del dare nome, dell’aprire e chiudere le porte, del disporre nello spazio e nel tempo, del tagliare o mettere i fiori. Una cura pratica, con gesti sicuri e mani capaci, ma anche una cura dell’anima per coloro che restano, con attenzioni silenziose da parte di chi è abituato ad operare rispettosamente vicino ai dolenti nel momento più triste del loro percorso.

Proprio dagli operatori cimiteriali è arrivata forse la lezione più radicale: quella dell’invisibilità. Nei loro gesti – quando raccontano il lavoro di inumazione, quando descrivono le pratiche di tumulazione o cremazione – emerge la consapevolezza 

Foto di EdenmanusphotographyDreamstime

che nessuno dei dolenti ricorderà mai i loro volti. L’ultima immagine impressa nelle retine bagnate di lacrime non è la loro, ma quella di un muro di cemento che si chiude.

Eppure, proprio loro restano custodi concreti delle nostre fantasie disincarnate, mediatori silenziosi tra la vita che resta e ciò che non c’è più. È una postura umile e potente al tempo stesso, capace di illuminare il senso più profondo dell’organizzare: prendersi cura di ciò che altri preferirebbero non vedere, di quello che ci è (im)possibile dimenticare.

Oltre le parole chiave dell’economia

Chi si aspetta che gli studi di management parlino solo di costi, ricavi, bilanci e ritorno sugli investimenti può restare spiazzato. Certo, anche queste dimensioni contano: la sostenibilità economica delle sepolture, le alternative tra tumulazione e cremazione. Così anche l’impatto ambientale delle pratiche cimiteriali e funerarie ci interroga sui confini della perdita e del lutto, portando il nostro sguardo oltre l’umano, a confronto con la morte del mondo, dell’ambiente, e dunque nostra. Il contatto diretto con i luoghi e con le persone che animano il mondo cimiteriale ci ha insegnato che queste parole del management acquistano senso solo se abitate da ciò che di solito escludiamo: fantasmi, memorie, lutti.

La morte non è né ottimista né pessimista. È semplicemente certa. Ed è proprio da questa certezza che gli studi organizzativi possono ricevere una

Daniela Pianezzi, Prof.ssa Associata di Organizzazione Aziendale Università di Verona

Luigi Maria Sicca, Prof.re di Organizzazione Aziendale Università di Napoli Federico II e Scuola Superiore Meridionale

Melissa Tyler, Prof.ssa di Organizzazione Aziendale University of Essex (UK)

Necropoli di Glasgow, Scozia
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spinta a interrogarsi diversamente: per ripensare performance e crescita in termini di fragilità, invisibilità e cura.

Una lezione per i vivi

Guardare ai cimiteri come luoghi organizzativi significa scoprire che la morte è un tema tanto esistenziale quanto manageriale. Ogni tomba racconta una storia unica dentro una cornice comune; ogni operatore insegna con la sua invisibilità una diversa forma di leadership; ogni gesto di cura verso i resti è un promemoria sulla nostra vita insieme.

Forse è questa la lezione che i cimiteri offrono al management: ricordarci che i numeri e le strategie valgono solo se sanno dialogare con le assenze che ci attraversano. Perché a riempire di significato la parola “organizzazione” non sono le promesse di crescita, ma la consapevolezza della finitudine che condividiamo. Che pure è una promessa? Da dimenticare. E che fatica! 

• Dispositivo per salire le scale

• Ruote Quadro rimovibili, manovrabilità in spazi ristretti

• Copertura di trasporto rimovibile in tessuto plastico pesante e lavabile

Numeri d‘ordine

Foto di KlodienDreamstime

La morte nell’era digitale

Darkweb, challenge e suicidi: dal mercato online alla responsabilità delle piattaforme.

Con l’entrata in vigore del Regolamento (UE) 2022/2065 del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 ottobre 2022 relativo a un mercato unico dei servizi digitali e che modifica la direttiva 2000/31/CE - Digital Services Act (DSA) - l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) è diventata il Digital Services Coordinator per l’Italia.

È stato un cambiamento profondo, che ha trasformato l’Autorità da regolatore dei media tradizionali a garante della sicurezza digitale, investendola della responsabilità di far convivere libertà e tutela in un

contesto in cui la comunicazione, la pubblicità, la cultura e persino la sofferenza passano attraverso le piattaforme. Il Regolamento (UE) 2022/2065 non è solo una norma di ordine tecnico, ma una nuova Costituzione dello spazio digitale, fondata sull’idea che anche in rete valgano i principi di proporzionalità, responsabilità e dignità della persona. È all’interno di questa cornice che si colloca la sfida più delicata e più drammatica del nostro tempo: la lotta contro il mercato della morte online e contro la diffusione di contenuti autolesivi e suicidari 

Il fenomeno

Dietro questa espressione si cela un fenomeno complesso, che intreccia tecnologia, vulnerabilità e profitto. La rete, che nasce come spazio di condivisione e libertà, è divenuta nel tempo anche luogo di amplificazione della sofferenza, terreno di coltura di sfide mortali, di community che incoraggiano l’autolesionismo, di forum in cui si scambiano consigli su come morire. È accaduto più volte: giovani che hanno partecipato a challenge estreme, utenti che hanno acquistato sostanze letali attraverso marketplace anonimi, gruppi che diffondono manuali e video di istruzioni per togliersi la vita.

Le cronache giudiziarie italiane riportano casi in cui il nitrito di sodio, venduto come additivo alimentare, è stato utilizzato come strumento di suicidio. Le procure hanno aperto fascicoli per istigazione o agevolazione al suicidio ai sensi dell’art. 580 c.p., talvolta in concorso con soggetti che avevano diffuso i contatti dei fornitori o condiviso link di acquisto. Dietro ogni episodio di questo tipo si nasconde una rete di silenzi, un intreccio di responsabilità e omissioni e soprattutto la percezione, da parte dei più giovani, che il dolore possa essere spettacolarizzato, monetizzato, condiviso in diretta.

L’algoritmo della spettacolarizzazione

Il mercato della morte online non si alimenta solo di sostanze o servizi, ma di attenzione.

La logica algoritmica delle piattaforme privilegia ciò che suscita emozioni forti: rabbia, paura, stupore. I contenuti estremi generano click e i click generano valore pubblicitario. Così, la rappresentazione della morte - reale o simulata - diventa un prodotto da consumare. In questo contesto, la distinzione tra spettatore e vittima si dissolve e la dimensione

dell’intrattenimento ingloba quella della tragedia. Non sorprende, dunque, che molti adolescenti, esposti a una costante estetizzazione del dolore, finiscano per identificarsi con modelli di autodistruzione, talvolta percepiti come forme di ribellione o autenticità. È qui che il diritto è chiamato a intervenire, non solo per reprimere, ma per ricostruire un confine etico in uno spazio che tende a dissolverlo.

Cosa fa il DSA

Il Digital Services Act introduce per la prima volta un sistema europeo coerente di obblighi per i prestatori di servizi intermediari - dagli hosting provider alle grandi piattaforme. Pur non contenendo una sezione dedicata ai contenuti che promuovono il suicidio o l’autolesionismo, il regolamento li ricomprende nella categoria dei “contenuti illegali” e dei “rischi sistemici”. Gli articoli 34 e 35 impongono alle piattaforme di analizzare e mitigare tali rischi, adottando misure tecniche e organizzative proporzionate, mentre l’articolo 28 richiede garanzie specifiche per la protezione dei mino-

ri, imponendo un livello elevato di sicurezza, privacy e tutela.

Il compito di AGCOM, come Digital Services Coordinator, è quello di assicurare che queste norme trovino attuazione effettiva in Italia. L’Autorità può ordinare la rimozione o disabilitazione dell’accesso a contenuti illeciti, avviare indagini e procedure sanzionatorie, coordinarsi con la Polizia Postale, le Procure e il Ministero della Giustizia e - soprattuttoriconoscere soggetti qualificati come trusted flaggers, cioè segnalatori attendibili di contenuti illegali.

La Delibera n. 283/24/CONS, approvata da AGCOM, ha poi definito i criteri per il riconoscimento dei segnalatori e ha inaugurato una collaborazione strutturata tra enti pubblici, associazioni e piattaforme. Ma i primi accreditamenti riguardano ambiti economici (contraffazione, frodi, violazioni di marchio); manca ancora una rete dedicata alla salute mentale e alla tutela dei minori È qui che il potenziale del DSA incontra la realtà delle nostre emergenze sociali: creare un canale rapido e istituzionale per segnalare video, post, sfide o vendite di 

Foto
di Siarhei
YurchankaDreamstime

sostanze letali, con tempi di risposta inferiori alle ventiquattro ore, potrebbe salvare vite.

A questo scopo, sarebbe necessario coinvolgere non solo associazioni e ONG, ma anche i centri di salute mentale, gli ordini professionali degli psicologi, le strutture sanitarie e le scuole, in modo da unire le competenze digitali e quelle psicosociali in un’unica rete di protezione.

Parallelamente, AGCOM ha avviato consultazioni sui sistemi di age verification e age assurance, strumenti che consentono di verificare l’età degli utenti per impedire ai minori l’accesso a contenuti inappropriati. L’Autorità ha pubblicato linee guida sulla rappresentazione dei minori nei media e ha annunciato la creazione di un registro nazionale dei segnalatori attendibili per la salute psicologica, in coordinamento con il Ministero della Salute e il Ministero dell’Istruzione, in attuazione del Decreto Caivano. L’obiettivo è intercettare tempestivamente i segnali di pericolo, rimuovere in modo prioritario i materiali pericolosi e favorire una cooperazione più stretta con le piattaforme, che devono adeguarsi agli standard europei di trasparenza e sicurezza.

Il piano penale

Sul piano penale, la cornice dell’art. 580 c.p. continua a essere il perno normativo. L’istigazione e l’aiuto al suicidio, invero, puniscono chi determina altri al suicidio, ne rafforza il proposito o ne agevola l’esecuzione. Le condotte digitali — la gestione di gruppi, la condivisione di link, la diffusione di messaggi o video — possono integrare una responsabilità diretta o concorrente, se l’ambiente online ha avuto un ruolo determinante nella formazione o nel consolidamento del proposito suicidario. Anche la mancata vigilanza delle

piattaforme può assumere rilievo, specie dopo l’introduzione del DSA, che obbliga gli operatori a valutare e mitigare i rischi sistemici. L’inerzia o l’assenza di procedure efficaci di rimozione possono configurare una colpa organizzativa, rilevante anche sotto il profilo amministrativo e potenzialmente collegabile alla responsabilità da reato delle persone giuridiche ex d.lgs. 231/2001, qualora venga riconosciuto un nesso fra condotta omissiva e evento lesivo. L’esperienza europea offre esempi che l’Italia potrebbe replicare. Nel Regno Unito, l’Ofcom, autorità di regolazione dei media e delle comunicazioni, applica l’Online Safety Act 2023, che impone alle piattaforme la rimozione immediata di contenuti che incoraggiano il self-harm e prevede sanzioni fino al 10% del fatturato globale

In Germania, il Bundesamt für Justiz vigila sull’attuazione della NetzDG, una legge che prevede multe fino a

50 milioni di euro per i provider che non eliminano tempestivamente post che promuovono il suicidio o la violenza.Entrambi i sistemi si basano su una cooperazione costante tra autorità, piattaforme e soggetti di tutela e su un principio di fondo che l’Europa sta facendo proprio: la responsabilità digitale è una responsabilità condivisa e la tutela dei minori e dei soggetti vulnerabili non può essere lasciata alla sola autodisciplina dei gestori.

L’Italia può trarre da questi modelli un impulso utile. AGCOM potrebbe promuovere la nascita di un tavolo tecnico permanente tra istituzioni, forze dell’ordine e operatori sanitari, pubblicare report annuali sul rischio digitale per la salute mentale, individuare indicatori di pericolosità e introdurre sanzioni aggravate per chi non interviene su contenuti segnalati come autolesivi. La recente Legge 70/2024, che ha ampliato la disciplina sul bullismo e il cyberbullismo,

può fornire anche il contesto normativo per rafforzare le misure preventive nelle scuole, con sportelli di ascolto, protocolli di segnalazione e percorsi di educazione digitale. Una collaborazione istituzionale strutturata consentirebbe di chiudere il cerchio: dalla prevenzione, alla segnalazione, fino all’intervento sanzionatorio e penale.

Tuttavia, la dimensione più difficile da affrontare resta quella culturale. La morte digitale è diventata parte del nostro paesaggio comunicativo. I profili memoriali, i post di addio, i video condivisi poco prima del gesto estremo, i messaggi che restano online come tracce di una presenza che non c’è più: tutto questo alimenta un rapporto ambiguo con la morte, in cui la fine fisica non coincide più con la scomparsa sociale. In alcuni casi, la visibilità del dolore diventa contagiosa: l’emulazione si trasforma in identificazione e la condivisione del gesto diventa un rito pubblico. Il diritto non può ignorare questa trasformazione, ma deve governarla, trovando un equilibrio tra libertà di espressione e protezione della vita. AGCOM si trova così a dover agire su un doppio livello: tecnico e simbolico. Da un lato, come Digital Services Coordinator, deve far rispettare le regole del DSA, imponendo alle piattaforme sistemi di moderazione efficaci, controlli algoritmici trasparenti e procedure di rimozione rapide; dall’altro, deve contribuire a costruire una cultura della prevenzione, promuovendo consapevolezza, alfabetizzazione digitale e collaborazione interistituzionale. È un compito che va oltre la mera applicazione di sanzioni: significa farsi garante di una nuova forma di cittadinanza digitale, in cui la libertà di comunicare si accompagni alla responsabilità di non nuocere.

Foto di Peerapong
BoriboonDreamstime 

IA: l’era del Machine Learning

Secondo articolo dedicato all’intelligenza artificiale e alla sua applicazione al marketing delle imprese.

Riprendiamo in questo numero un tema a mio avviso particolarmente affascinante: l’intelligenza artificiale.

Si tratta di una tecnologia utile, accessibile, che trova applicazioni in diversi ambiti della comunicazione digitale e del marketing e che possiamo utilizzare anche per la promozione della nostra azienda nel settore funerario. Ma facciamo un passo indietro e vediamo come si è sviluppata ed evoluta nel tempo la

tecnologia che ha portato alla moderna intelligenza artificiale.

Nel primo articolo dedicato all’IA e pubblicato su questa rivista (Oltre Magazine maggio/giugno 2025) abbiamo introdotto alcuni concetti funzionali a descrivere l’obiettivo principale della intelligenza artificiale, ovvero la riproduzione di intelligenze di tipo umano all’interno di macchine di vario tipo.

Abbiamo ripercorso i punti salienti 

della storia delle IA e ci siamo lasciati con Eliza la “psicologa”: un chat bot capace di simulare il dialogo con gli esseri umani, in grado di fornire risposte plausibili, basate su pattern di parole collegate a risposte specifiche. Il limite di questo sistema è risultato facilmente intuibile: Eliza non possedeva intelligenza, selezionava piuttosto in modo deterministico, parole che potevano essere riferibili a risposte. Tutto era contenuto in un data set che un programmatore riusciva a descrivere ad un calcolatore.

Dopo questo esperimento, c’è stato un cambio di paradigma, che ha portato il mondo delle IA a compiere un salto verso le applicazioni di intelligenza artificiale così come le conosciamo oggi, ovvero nel momento in cui si è giunti alla possibilità di non dover dire ai sistemi come comportarsi, ma offrire loro la possibilità di osservare degli esempi di comportamento e dunque apprendere, sempre sulla base di un set di dati.

Il concetto di apprendimento è centrale in questo contesto, è ciò che ha portato ai sistemi che conosciamo oggi. Siamo arrivati agli anni Duemila e al Machine Learning

Intelligenza deterministica e Machine Learning

Ricapitolando il percorso compiuto dalle IA, la seconda parte del Novecento si è dedicata a un tipo di intelligenza detta “deterministica” poiché basata sull’immissione, all’interno del calcolatore, di conoscenza e regole per collegare determinati concetti. Il funzionamento di questo tipo di intelligenza artificiale è basato su schemi tecnici e immissione di dati inseriti nei calcolatori in modo che essi possano attingerne per dare delle possibili risposte a ipotetiche domande. C’è dunque un data set e abbiamo degli input, ai quali corri-

spondono determinati output.

Parole e frasi vengono collegate attraverso regole probabilistiche e logiche e sono “spiegate” alla macchina dal programmatore. A osservarlo bene però un sistema di questo tipo ha ben poco di intelligente: non è in grado di affrontare concetti che vadano fuori dal data set importato al suo interno.

Una delle peculiarità della conoscenza umana è invece rappresentata dalla capacità di muoversi ed esibire comportamenti in un contesto caratterizzato dall’incertezza. I sistemi basati sull’intelligenza deterministica hanno quindi portato alla nascita di supporti esperti, applicati a settori molto specifici, ma non sono mai riusciti a simulare un

tipo di interazione ed elaborazione autonoma che potesse simulare l’intelligenza umana.

Per una reale simulazione dobbiamo attendere la convergenza di tre fattori:

• potenza di calcolo aumentata,

• strumenti matematici e algoritmi più evoluti,

• la possibilità di attingere a una quantità enorme di dati.

Ciò avviene nei primi anni Duemila, creando il contesto che ha spianato la strada al Machine Learning

Da questo momento il paradigma cambia: si rinuncia alla possibilità di replicare la conoscenza e inserirla in un calcolatore e si pensa piuttosto alla simulazione, attraverso software

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sviluppati studiando e replicando l’elemento che caratterizza il funzionamento del cervello umano: il neurone. Si studiano e si realizzano “reti neurali” non biologiche, composte da nodi che simulano, utilizzando nuovi software, il comportamento basilare di un neurone vero e proprio.

Parliamo di un sistema in grado di attingere a dati complessi, capace di restituire relazioni altrettanto complesse tra questi dati tramite l’apprendimento. Si smette di inserire regole e pattern - quindi conoscenza - nel software e si spinge piuttosto l’acceleratore sull’addestramento: si individuano un gruppo di parametri che rappresentano la base dei nodi della rete neurale, capaci di generare altri collegamenti a valle, fino a cre-

are un numero esagerato di collegamenti, complessi. Il sistema dunque apprende da una enorme quantità di esempi e poi passa alla produzione di output

Nell’ambito del Machine Learning la tipologia più nota di modelli è denominata Deep Learning: tale forma di apprendimento automatico si basa sulle reti neurali di cui parlavamo nel paragrafo precedente ed è una tecnologia che segna un cambiamento profondo rispetto a quella usata per IA deterministica poiché contiene molti strati interni di nodi della rete neurale. Nonostante il cambio di passo però, che porta ad affinare in modo strabiliante le IA, anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una tipologia di intelligenza che differisce in modo sostanziale dal

cervello umano: i nostri neuroni infatti apprendono e producono connessioni ininterrottamente. Ciò vuol dire che impariamo costantemente e parallelamente, applicando inoltre anche ad altri contesti ciò che stiamo imparando, 24 ore su 24. Il Machine Learning invece apprende, si ferma e restituisce output. Le connessioni prodotte, per quanto più complesse rispetto ai tentativi precedenti, sono diverse da quelle caratterizzate da un cervello umano.

Nelle prossime pubblicazioni approfondiremo come questa tecnologia trovi applicazione in vari ambiti, soprattutto quello della comunicazione e del marketing digitale e, nel nostro caso, marketing digitale applicato al settore funerario. 

psicologia

Il requiem

La musica per i dolenti
che può aiutare a contenere il dolore e regolare le emozioni.

L’esistenza umana è resa più tollerabile e piacevole anche perché esiste la musica: ogni evento importante della nostra vita è punteggiato da composizioni sonore adeguate al momento.

Esistono canzoni per ballare e stare in compagnia; canzoni struggenti per un amore che finisce, un’amicizia che s’interrompe; brani per la vittoria in guerra e per le marce pacifiste; pezzi per festeggiare un matrimonio, una nascita, un battesimo, una laurea…

Come evento normativo e non soltanto naturale e biologico, anche la morte rientra in quegli accadimenti salienti che vengono punteggiati e sostenuti dalla musica, vera colonna sonora di tutto l’arco dell’esistenza individuale.

Se ciascuno di noi è libero di scegliere il tipo di musica che più gli piace e che meglio lo rappresenta e, dunque, anche durante il lutto per la perdita di una persona cara si accosterà ai brani che maggiormente gli sapranno fornire conforto e consolazione, la morte, come altri

eventi normativi importanti, esige un tipo di composizione adeguata alla cerimonia funebre che verrà celebrata per sancire il trapasso del defunto e prendere da lui commiato. Nella società occidentale questa forma musicale è rappresentata dal requiem

Cosa è il requiem

Si tratta di una composizione musicale legata alla Messa da Requiem della tradizione cattolica, cioè la Messa per i defunti; il termine requiem proviene dall'incipit latino con cui si apre tale Messa: "Requiem aeternam dona eis, Domine..." (Dona loro il riposo eterno, o Signore...). Nato nel contesto della liturgia funebre cattolica, il requiem aveva la funzione di accompagnare musicalmente il funerale, sottolineando

i passaggi drammatici della cerimonia, ma veniva anche utilizzato durante la celebrazione della Messa per il Giorno dei Morti, a ricordo delle anime dei defunti. A partire dal Rinascimento, il requiem come forma musicale viene a staccarsi dall’ambito liturgico-religioso, per divenire un tipo di composizione autonomo, eseguibile durante un concerto in teatro oppure durante una commemorazione pubblica.

Per il suo tono solenne e suggestivo, il requiem è una forma musicale altamente drammatica, capace di toccare le corde più profonde dell’animo umano e di suscitare forti emozioni in chi lo ascolta. Molto bella e molto completa la definizione di requiem offerta dallo psicologo e artista poliedrico serbo-americano Vladimir J. Konečni, il quale scrive in un

suo articolo “Per comprendere cosa rappresenta [il requiem] nel senso più generale, bisogna considerarlo come un'unica totalità di suoni strumentali e vocali che collega ineluttabilmente il compositore, gli esecutori e gli ascoltatori (a casa, in chiesa o nella sala da concerto) all'intero complesso contesto della finalità, del trapasso, dei defunti (che a volte sono stati vivi fino a poco tempo prima), dell'ignoto e dell'inconoscibile: un profondo enigma filosofico, psicologico ed emotivo esplorato attraverso qualcosa che banalmente si chiama musica.” (Konečni, 2020, p. 116, trad. mia).

La storia

Sembra che le prime preghiere per i morti, da cui poi avrà origine la Missa pro defunctis, si possano far risalire alle catacombe dei 

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protocristiani a Roma, come dimostrano alcuni graffiti ritrovati in questi luoghi sotterranei e difficilmente accessibili in cui si riuniva per officiare i suoi riti la prima comunità cristiana ai tempi delle repressioni imperiali. Ma se queste sono le origini, la Messa per i defunti vera e propria è franco-gallica (Konečni, 2020); nasce, infatti, con Carlo Magno, primo imperatore del Sacro Romano Impero.

Tra il XIII e il XIV secolo viene inserita la sequenza del Dies irae, la parte più drammatica del requiem, che suscita forti emozioni nell’ascoltatore: “[…] il Dies irae è iniziato e veniamo trasportati da un mondo di contemplazione claustrale a quello dell'Inferno dantesco”, dice Deane (1981), parlando del primo Requiem in Do Minore di Cherubini del 1817, rendendo bene l’idea dell’atmosfera di dolore, rabbia, senso di colpa e pentimento in cui precipita l’ascoltatore durante questo passaggio tonante.

La musica, dunque, ha il grande potere di provocare un sommovimento delle emozioni nell’animo umano e, secondo Konečni, ci riesce perché possiede anche delle proprietà psicologiche, come il timbro, il tempo e l’uso della voce (Konečni, 2020). Essendo in grado di far fluttuare il livello di attivazione dell’individuo, la musica produce piacere nell’ascoltatore, attivando anche il suo senso estetico. Il requiem può, quindi, essere considerato anche alla stregua di uno strumento di elaborazione emotiva, che può aiutare a contenere il dolore, a regolare le emozioni complesse che emergono in relazione alla perdita, le quali possono essere percepite come minacciose dal dolente, mentre favorisce l'instaurarsi di un senso di consolazione. Opere come il Requiem in Re Minore op. 48 di Gabriel Fauré, famoso compositore francese

coevo di Debussy e di Ravel, vengono spesso utilizzate anche in contesti musicoterapici proprio per il loro carattere sereno e pacificatore. Il motivo per cui la composizione di Fauré può essere utilizzata in ambito musicoterapico emerge dalle parole stesse del compositore: "È stato detto che il mio Requiem non esprime la paura della morte e qualcuno l'ha definito una ninna nanna della morte. Ma è così che vedo la morte: come una liberazione felice, un'aspirazione alla felicità in alto, piuttosto che un'esperienza dolorosa" (come cit. in Orledge, 1979, p 115).

Musica come balsamo per l’anima, dunque, come strumento di regolazione emotiva esterno che l’individuo può imparare a utilizzare anche in autonomia per riportare l’attivazione interna a un livello accettabile, se non piacevole. 

Bibliografia di riferimento: Konečni, V. J. (2020). Requiem: Psychological, Philosophical, and Aesthetic Notes on the Music of the Mass for the Dead. Art and Design Review, 8, 114-126. https://doi.org/10.4236/adr.2020.82008.

Orledge, R., Gabriel Fauré, London, Eulenburg Books, 1979

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Normativa vigente a supporto e proposte di legge avanzate 15 OTT 2025 ● docente: Renata Santoro ●

GLI IMPIANTI DI CREMAZIONE PER ANIMALI DOMESTICI ◄

22 OTT 2025 ● docente: Salvatore Mineo ●

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► TARIFFE CIMITERIALI E DIRITTI DI POLIZIA MORTUARIA

● docente: Daniele Fogli ● 19 NOV 2025

NOVEMBRE

FOCUS SUI RIFIUTI DA CIMITERO E CREMATORIO ◄

Inquadramento normativo e identificazione dei codici EER relativi 3 DIC 2025 ● docente: Elisa Meneghini ●

DICEMBRE

E

Lutto nel mondo della moda

Un ricordo di Giorgio Armani, incontrastato artista di stile, ambasciatore della creatività italiana nel mondo.

Arbiter elegantiae per eccellenza, icona mondiale della moda, orgoglio indiscusso del Made in Italy, Giorgio Armani si è spento lo scorso 4 settembre all’età di 91 anni a causa di un’insufficienza epatica fulminante, intervenuta su un fisico già debilitato per una recente infezione polmonare.

“Maestro dello stile e della moda e simbolo del genio italiano nel mondo. Personalità schiva e riservata, dalla costante infaticabile creatività. Nei lunghi anni della sua carriera ha ridefinito, a livello internazionale, i canoni dell’eleganza e del lusso. La sua sofisticata semplicità, la sua cura per la qualità e l’attenzione ai dettagli, hanno ispirato e influenzato generazioni di stilisti”.

Con queste poche parole il presiden-

te Sergio Mattarella ha tratteggiato perfettamente il profilo del grande stilista. Perché Re Giorgio, come è stato affettuosamente soprannominato, era proprio tutto questo: un instancabile lavoratore, una persona misurata e di grande ingegno che ha saputo interpretare il proprio tempo con una nuova e rivoluzionaria visione della moda.

Gli inizi e il successo

Nato a Piacenza nel 1934, nel ’49 Giorgio Armani si trasferisce con la famiglia a Milano, dove, dopo il liceo, si iscrive alla facoltà di Medicina. La carriera universitaria viene però interrotta per la chiamata alla leva e tornato dal servizio militare decide di non proseguire gli studi. Trova la-

voro come vetrinista alla Rinascente, considerata allora il tempio della moda per antonomasia, ed è qui che emerge la sua vocazione per il mondo del fashion. Il suo naturale talento viene presto notato e nel 1965 Nino Cerruti lo vuole accanto a sé per realizzare la sua collezione maschile. In quel periodo conoscerà colui che diverrà il suo socio, oltre che compagno nella vita: Sergio Galeotti, figura determinante che lo incoraggerà e lo sosterrà verso un’autonomia professionale. Dapprima apriranno uno studio di consulenza a servizio di vari brand e nel 1975 verrà costituita la Giorgio Armani SpA che presenterà ufficialmente la sua prima collezione nella primavera/ estate 1976, segnando l’inizio di una leggenda che ha reso Milano “la 

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città internazionale della moda”, punto di riferimento assoluto per l’intero settore.

Lo stile e la filosofia di Armani

Giorgio Armani è stato l’artefice di un cambio di paradigma nel modo della moda facendosi interprete di uno stile minimalista che combina eleganza e comfort, privilegiando linee fluide, tessuti morbidi e tonalità neutre perché come spiegò lui stesso in un’intervista “…Ho scelto la strada del togliere anziché aggiungere, e di reagire all’anacronismo di uno stile che serviva da bandiera di una creatività fine a se stessa, anziché essere al servizio dei consumatori” Emblema di questa rivoluzione è la giacca destrutturata, un capo svuotato da sostegni e rinforzi interni per essere portato con naturalezza, agevolando i movimenti. Una vestibilità funzionale che tuttavia non va a scapito dell’eleganza, ma che, al contrario, la esalta. Indossato da Richard Gere nel famoso film American Gigolo nel 1980, il “blazer Armani” diventa un capo irrinunciabile e la filosofia dello stilista milanese, a partire da quegli anni, avrà un impatto significativo sia sull'alta moda che sul prêt-à-porter

Dopo American Gigolo le creazioni Armani sono state presenti in molti set hollywoodiani e da qui il passo al red carpet è stato una naturale evoluzione. La linea Privè dedicata all’alta moda ha vestito e continua a vestire le stelle del cinema nelle occasioni più importanti.

L’intento di Re Giorgio è sempre stato comunque quello di creare capi

per tutti e non solo per una ristretta élite facoltosa. Così nei primi anni Ottanta vengono lanciate le linee Emporio Armani e Armani Jeans (divenuto in seguito EA7), pensate per un pubblico giovane e dinamico Una moda democratica che propone indumenti informali e casual, che tuttavia mantengono sempre gli elementi fondamentali che caratterizzano l’estetica Armani. In quest’ottica sono state intraprese importanti collaborazioni con società sportive, realizzando divise per vari team e vestendo la squadra italiana in diverse edizioni delle Olimpiadi, compresa Milano/Cortina 2026.

Giorgio Armani ha sempre brillato anche per la sua etica professionale, ponendo grande attenzione alla sostenibilità ambientale, alla lotta contro lo sfruttamento del lavoro nonché ai bisogni della comunità Nel 2016 istituì la Fondazione Giorgio Armani con l’obiettivo di realizzare progetti di utilità pubblica e sociale. Una sensibilità non scontata 

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per cui si è distinto più e più volte con ingenti donazioni e seguendo le iniziative in prima persona. Ha saputo instaurare anche un rapporto corretto ed empatico con i suoi dipendenti che adesso ricordano commossi il loro “Signor Giorgio”.

La Fondazione Armani diventa ora un punto cruciale per il proseguo dell’attività della maison Nel suo testamento, dove tra l’altro non dimentica proprio nessuno comprese le famiglie dei venti collaboratori domestici che prestavano servizio nelle sue diverse proprietà, lo stilista, dimostrando anche una lungimiranza da grande imprenditore, designa la Fondazione quale principale erede della società Giorgio Armani

SpA per far sì che vengano salvaguardati i principi fondanti del brand ossia "la gestione delle attività in modo etico, con integrità morale e di correttezza"; "la ricerca di uno stile essenziale, moderno, elegante e non ostentato"; "l'attenzione all'innovazione, eccellenza, qualità e ricercatezza di prodotto". Segue una dettagliata programmazione di distribuzione di quote e di future vendite di pacchetti azionari mirati, il tutto affinché il marchio Armani non sia oggetto di dispersioni e mantenga inalterata l’immagine di eccellenza.

L’addio

Giorgio Armani se n’è andato lavorando fino all’ultimo alle nuove collezioni e alla sfilata di fine settembre programmata per festeggiare i 50 anni di attività, un evento che si è inevitabilmente trasformato in una toccante celebrazione del grande stilista.

La camera ardente è stata allestita nel Teatro di Via Bergognone, sede storica delle sfilate della maison, dove per due giorni la salma ha ricevuto l’omaggio di migliaia di visitatori. La sala buia, allestita con lanterne di carta illuminate da candele, ha creato un’atmosfera altamente suggestiva. Sul cofano (modello Elata di Art Funeral Italy in perfetto stile Armani per la sua sobria raffinatezza) un semplice mazzo di rose bianche. Lo schermo, al fondo della sala, proiettava l’immagine dello stilista accompagnata dalla sua citazione che riassume l’impegno e il pensiero di una vita: “Il segno che spero di lasciare è fatto di impegno, rispetto e attenzione per le persone e per la realtà. È da lì che tutto comincia”.

Il servizio funebre è stato gestito con la massima professionalità dalla Impresa San Siro Milano del Gruppo Hofi, che per trasportare il feretro ha scelto il nuovo ed elegante autofune-

bre Anthea su base Mercedes-Benz Classe E W214 prodotta da Biemme Special Cars. La cerimonia si è tenuta nella chiesa di San Martino a Rivalta, il paese di origine della famiglia. Per volere dello stesso Giorgio Armani, si è svolta in forma privata, alla presenza degli affetti più cari e dei più stretti collaboratori, in tutto una sessantina di persone. Ma nonostante la riservatezza non è mancata la partecipazione di tanti cittadini che al passaggio del carro funebre hanno lanciato petali di fiori bianchi.

A conclusione della funzione la salma è stata avviata alla cremazione e ora le ceneri di Re Giorgio sono custodite nella tomba di famiglia nel cimitero del borgo piacentino. 

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