Oltre Magazine n. 7 - Novembre-Dicembre 2022

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In questo numero di Natale vi portiamo interessanti argomenti da sfogliare sotto l’albero. Iniziamo con i dati sull’andamen to e l’evoluzione della mortalità in Italia tra il 2020 e il 2022, pro seguiamo con Morire all’italiana, il nuovo libro del prof. Asher Co lombo presidente dell’Istituto Cat taneo, che studia riti e credenze legate alla morte nel nostro Paese e concludiamo con i cambiamen ti nella funeraria registrati dalla NFDA dopo la pandemia.

Lascito e testamento: scopriamo l’importanza di scrivere le proprie volontà. In tema di statistiche, ri prendiamo una ricerca italiana che svela quanto il consumo di ci bo-spazzatura contribuisca all’in sorgenza di malattie gravi e morti premature.

Parliamo di lutto e di come af frontarlo grazie alla scrittura, di cadaveri non reclamati, del più antico cimitero per animali al mondo in Egitto e di come viene festeggiato il 2 novembre in Italia e nel mondo.

L’ultimo saluto a Elisabetta II, la so vrana che ha regnato per 70 anni sul trono d’Inghilterra, e un breve ricordo di Angela Lansbury, nomi nata Dama della corona britannica proprio dalla stessa Regina.

Infine, le aziende: grande suc cesso per l’evento esclusivo della Infortunistica Tossani per festeg giare i 70 anni di attività insieme a collaboratori ed amici e interes santi novità in casa Prima Bottega con la nuova edizione di Scrigno del Cuore.

Tanti auguri di buone feste dalla redazione di Oltre Magazine.

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STATISTICHE

L’evoluzione della mortalità in Italia post pandemia

IN LIBRERIA

Morire all’italiana STATISTICHE Post pandemia e servizi funerari: i dati NFDA

NEWS AZIENDE

I primi 70 anni dell’Infortunistica Tossani

NEWS PRODOTTI Scrigno del Cuore ora ancora più prezioso

LEGALE, FISCALE Faccio testamento: scelgo di scegliere

IN MEMORIA

Il lungo addio a Sua Maestà

IN MEMORIA Addio Signora in giallo!

ATTUALITà

Il triste destino dei non reclamati

PSICOLOGIA

Quando la scrittura allevia il dolore

CIMITERI PER ANIMALI

Il più antico cimitero per animali

PARLIAMO DI...

I pericoli del cibo spazzatura

CURIOSITà

Il giorno dei morti nel mondo

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Oltre Magazine Periodico di informazione dell’imprenditoria funeraria e cimiteriale

Bimestrale Anno XXII - n°7 Novembre-Dicembre 2022

NUMERO 7 NOVEMBRE-DICEMBRE 2022 3 OLTRE MAGAZINE
SOMMARIO
4 12 18 24 30 34 50 52
12 34 IN EVIDENZA 74 58 64 68 40 74

L’evoluzione della mortalità in Italia post pandemia

Analisi storica e considerazioni sui periodi dal 2020 al 2022 rispetto alla media del 2015/2019.

Ci si ripromette di confrontare la mor talità del Paese prima e dopo gli anni 2020, 2021, caratterizzati da effetti della pandemia e di trarne alcune considerazioni.

Di grande utilità si sono dimostrati i dati messi a disposizione dall’ISTAT, in Tab. 1, con l’evoluzione di morta lità mensile nel periodo 2015-2019, 2020, 2021, 2022 (fino a giugno, al momento della redazione in questo scritto). L’elaborazione di questi dati ha

consentito di rappresentare cosa sia successo nelle variazioni numeriche di mortalità in Italia e per ciascuna regione, in un periodo di due anni e mezzo, per effetto della anomalia data dalla pandemia connessa con il Covid, raffrontati con il dato storico 2015-2019.

Si sono quindi calcolati i rapporti percentuali di variazione anno su anno per i tre confronti seguenti: - Tab. 2.a Variazione annua 2020 su media 2015-2019 - Tab. 2.b Variazione annua 2021 su

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statistiche 
NUMERO 7 NOVEMBRE-DICEMBRE 2022 5 OLTRE MAGAZINE
Foto di ManuelUnsplash

Liguria 6,3% 0,3% 0,9% 14,4% 1,3% -0,9% 1,4% -2,3% 2,0% -3,0% 1,6% 8,6% 2,7%

Emilia

Romagna 16,8% 7,8% 19,6% 17,4% 4,4% 5,4% 0,1% 4,4% 9,5% 4,6% 6,4% 10,9% 9,2%

Toscana -1,6% -1,1% 14,2% 23,6% 7,3% 7,2% -0,8% 11,9% 13,8% 7,2% 5,1% 9,7% 7,8%

Nel 2021, l’incremento di mortalità è stato più contenu to, anche se sensibile, cioè del 9,8% (+63.415= 709.035645.620).

Umbria 4,0% 20,7% 16,7% 14,3% 2,8% 5,3% 8,9% 12,7%

Marche 14,9% 11,5% 24,9% 23,2% 5,3% 8,3% 3,1% 15,1%

Lazio 9,5% 4,4% 13,3% 21,3% 8,0% 6,7% 3,1% 7,7%

Il Nord ha avuto un incremento del 8,2%, il Centro del 8,6%, il Mezzogiorno del 12,9%. La regione con l’incremento mas simo di mortalità percentuale è stata la Puglia, con il 18,5%. Il primo semestre del 2022 registra un incremento di mor talità contenuto (I semestre 2022 su I semestre storico), pari al 6,5% (+ 21.645= 356.680 – 335.035). Cosicché in prima approssimazione si può notare che l’effetto di mortalità aggiuntiva rispetto al dato storico è stata per l’Italia nel suo complesso di 185.586 defunti, in due anni e mezzo. L’analisi dei defunti per classi di età compiuto dall’Istituto Superiore di Sanità permette di evidenziare che la maggior parte di questa mortalità aggiuntiva si è addensata soprat tutto nelle classi anziane.

Abruzzo 4,8% 7,4% 21,0% 14,1% 4,9% 9,6% 4,0% 7,7%

Molise 11,5% 18,7% 32,7% 20,1% 9,1% 12,7% 7,4% 11,6%

Campania -2,1% 5,6% 23,0% 29,2% 14,2% 13,6% 4,9% 15,2%

Puglia 11,7% 16,1% 31,4% 44,5% 20,8% 17,7% 15,1% 22,8%

Basilicata 4,3% -0,1% 8,1% 16,8% 8,6% 14,2% 6,6% 8,5%

Calabria -4,3% 0,5% 12,1% 20,1% 14,2% 21,2% 14,1% 29,5%

Sicilia 10,0% -0,8% 2,3% 17,2% 12,1% 18,9% 11,9% 35,4%

Sardegna 12,9% 1,7% 1,2% 14,8% 4,6% 10,7% 14,2% 18,4%

Nord 13,1% 1,6% 19,7% 20,7% 4,9% 2,2% -0,6% 2,7%

Centro 6,1% 4,8% 15,4% 21,7% 7,0% 6,9% 2,3% 10,5%

Mezzogiorno 5,4% 5,2% 15,9% 25,3% 13,2% 15,9% 10,3% 22,6%

9,1% 3,4% 17,6% 22,5% 8,0% 7,6% 3,6% 10,9%

Tab. 2.c – Italia, Variazioni Decessi I semestre 2022 su media I semestre 2015-2019

Piemonte 6,7% -0,1% -0,5% 8,3% 4,5% 3,7% 3,8%

Valle d'Aosta -2,0% -14,5% -16,5% -6,9% -3,5% 9,7% -5,9%

Lombardia 10,0% 1,6% 2,5% 9,3% 8,2% 6,0% 6,3% Bolzano 0,8% -1,2% -0,2% 6,8% 18,2% 22,7% 7,0% Trento -7,1% 3,3% -5,4% 1,2% 6,0% 5,0% 0,0%

Veneto 9,7% 0,4% 5,1% 8,0% 10,0% 7,8% 6,8%

Friuli-Venezia

Giulia 9,0% -3,4% -3,7% -0,1% 2,2% 2,3% 1,2%

Liguria 4,3% 3,0% -1,5% 5,1% -0,7% 0,3% 1,8%

Emilia

Romagna 6,0% 2,1% -1,8% 7,0% 5,4% 0,3% 3,2%

Toscana 5,2% 3,6% 6,0% 12,2% 6,4% 4,5% 6,2%

Umbria 0,5% 2,3% 4,3% 13,6% 9,7% 0,7% 5,0%

Marche 5,1% 1,7% 6,0% 19,5% 7,9% 8,6% 7,8%

Lazio 3,1% 5,6% 4,7% 3,0% 2,1% -1,3% 3,0%

Abruzzo -3,1% 3,7% 5,9% 9,7% 17,2% 6,6% 6,1%

Molise -9,9% 7,4% 8,0% 0,6% 12,8% 5,4% 3,3%

Campania 12,4% 7,1% 11,1% 9,1% 5,1% 8,8% 9,2%

Puglia 0,2% 10,6% 12,5% 16,5% 14,4% 10,8% 10,3%

Basilicata 8,8% 1,8% 18,0% 9,8% 13,7% 0,4% 8,9%

Calabria 6,6% 5,9% 14,9% 13,4% 17,6% 7,9% 10,8%

Sicilia 19,1% 9,8% 9,5% 7,1% 2,6% 6,9% 9,8%

Sardegna 17,9% 20,7% 13,8% 15,1% 16,7% 14,5% 16,5%

Nord 7,7% 0,9% 0,8% 7,5% 6,5% 4,6% 4,7%

Centro 3,8% 4,1% 5,3% 9,2% 5,0% 2,1% 4,9%

Mezzogiorno 10,0% 9,0% 11,3% 10,8% 9,6% 8,6% 9,9%

Italia 7,7% 4,3% 5,2% 8,9% 7,2% 5,4% 6,5%

(*) Dati in grassetto: valori reali; Dati in corsivo: proiezioni ISTAT

NUMERO 7 NOVEMBRE-DICEMBRE 2022 8 OLTRE MAGAZINE
Italia
Tab. 2.c Italia, Variazioni Decessi I semestre 2022 su media I semestr Provincia g e n n a i o f e b b r a i o m a r z o a p r i l e m a g g i o g i u g n o I s e m e s t r e
STATISTICHE

La mortalità attesa nei primi anni post pandemici andrà a calare

Una bufera di vento fa cadere anzi tempo la maggior parte delle foglie secche di un albero. Successive folate di vento, non necessariamente delle bufere, faranno cadere meno foglie del previsto, in quanto già cadute prima.

È un esempio che ben fa compren dere l’effetto che gli esperti di settore si attendono nel breve termine, circa l'evoluzione di mortalità sia nel nostro Paese, come in altri esteri interessati dalla pandemia. Questa riduzione di qualche anno inciderà sulle previsioni di crescita di medio e lungo termine elaborate negli scorsi anni dall’ISTAT.

È noto, infatti, che le proiezioni di mortalità elaborate dall’ISTAT, sia per il livello nazionale che per quello regionale, prevedevano incrementi anche consistenti di mortalità in un arco di tempo sufficientemente lungo. Per l’analisi di dettaglio si ve dano i dati delle elaborazioni sul sito dell’ISTAT periodo 2021-2070 (1 ). L’effetto della pandemia, ai fini delle nostre analisi, è quindi un calo ri spetto al futuro dato atteso di morta lità, a valori prossimi a quelli storici

della media 2015/2019 a fin circa il 2026, per poi riprendere, la mortalità, a crescere costantemente e signifi cativamente negli anni ‘30, ‘40 e ‘50 del Duemila, per avere infine un calo negli anni ’60 (Fig. 1).

La spiegazione di questi fenomeni è abbastanza chiara analizzando la numerosità rimasta delle singo le classi di età nel progredire degli anni e valutando, nel contempo, la variabilità di un indicatore statistico chiamato “probabilità di morte” alle singole classi di età.

Per dirla con parole più semplici: è noto che la mortalità di una cer ta classe di età di popolazione sia calcolabile come prodotto della numerosità della popolazione di quella classe per la probabilità di morte media di quella classe Sommando la mortalità di tutte le classi di popolazione si perviene alla mortalità totale di una certa popola zione.

Le classi di popolazione non sono statiche, ma ricevono apporti incre mentali di immigrati o decrementali di emigrati. Ricevono altresì aumenti di popolazione dati da nascite, a loro volta influenzate dal tasso di ferti lità di quella classe e zona, nonché diminuzioni date dai decessi che  (1) https://demo.istat.it/previsioni2017/index.php?lingua=ita

Fig. 1 – ISTAT Previsione Mortalità Italia da 2021 a 2070

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avvengono in quella classe demo grafica (o coorte, come si è soliti chiamarla).

La ricaduta della pandemia è stata quella di aumentare sensibilmen te la probabilità di morte di alcune classi anziane nei periodi pandemici (2020, 2021) e, corrispondentemente di ridurre le popolazioni delle classi di popolazione più anziane di quegli anni, per effetto dell’alta numerosità di defunti.

L’effetto sulla curva che rappresenta l’andamento di mortalità (Fig. 1) è quindi quello di ritrovare dopo il 2022, per alcuni anni, classi demo grafiche con numerosità inferiori a quelle preesistenti alla pandemia, non sufficientemente alimentate dalla crescita naturale corrisponden te al baby boom degli anni ’50 e ’60 del Novecento. Cosicché, a parità di probabilità di morte storica, l’effetto è

Molise -9,9% 7,4% 8,0% 0,6% 12,8% 5,4% 3,3%

Campania 12,4% 7,1% 11,1% 9,1% 5,1% 8,8% 9,2%

un calo dei decessi di quelle classi di età.

Puglia 0,2% 10,6% 12,5% 16,5% 14,4% 10,8% 10,3%

Basilicata 8,8% 1,8% 18,0% 9,8% 13,7% 0,4% 8,9%

Calabria 6,6% 5,9% 14,9% 13,4% 17,6% 7,9% 10,8%

Sicilia 19,1% 9,8% 9,5% 7,1% 2,6% 6,9% 9,8%

Ed ecco spiegato il perché dell’atteso calo temporaneo di defunti dopo il 2022, nell’ipotesi che le ondate pandemiche si smorzino e terminino nel giro massimo di un paio di anni.

Sardegna 17,9% 20,7% 13,8% 15,1% 16,7% 14,5% 16,5%

Nord 7,7% 0,9% 0,8% 7,5% 6,5% 4,6% 4,7%

Centro 3,8% 4,1% 5,3% 9,2% 5,0% 2,1% 4,9%

Mezzogiorno 10,0% 9,0% 11,3% 10,8% 9,6% 8,6% 9,9%

Italia 7,7% 4,3% 5,2% 8,9% 7,2% 5,4% 6,5%

Invece il trend calante ipotizzato all’inizio degli anni ’60 del Duemila è con nesso alla riduzione di popolazione nel nostro Paese, soprattutto nelle classi anziane. Il fenomeno è collegato strettamente al rilevante calo demografico atteso, che è possibile invertire (con i tassi di fecondità attuali) solamente con forti immissioni di immigrati. In Tab. 3 è rappresentata la proiezione mediana di mortalità per l’Italia fino al 2070, elaborata dall’ISTAT. 

Tab. 3 – ISTAT, Italia, Defunti anni 2011-2070 (*)

Tab 3 ISTAT, Italia, Defunti anni 2011 2070 (*)

Anno Defunti Anno Defunti Anno Defunti

Anno Defunti Anno Defunti Anno Defunti

2011 593.404 2021 708.740 2031 691.292 2041 738.142 2051 802.018 2061 825.841

2012 612.883 2022 700.656 2032 695.624 2042 743.696 2052 808.799 2062 821.031

2013 600.744 2023 695.666 2033 699.655 2043 749.534 2053 815.093 2063 815.522

2014 598.364 2024 688.618 2034 704.011 2044 755.300 2054 820.573 2064 808.198

2015 647.571 2025 682.762 2035 708.244 2045 761.018 2055 825.333 2065 799.781

2016 615.261 2026 679.723 2036 712.971 2046 767.430 2056 828.713 2066 791.112

2017 649.061 2027 678.650 2037 717.623 2047 773.962 2057 830.925 2067 780.427

2018 633.133 2028 679.864 2038 722.468 2048 780.750 2058 831.843 2068 769.555

2019 634.432 2029 682.711 2039 727.610 2049 787.898 2059 830.996 2069 758.172

2020 746.146 2030 687.106 2040 732.975 2050 795.005 2060 829.084 2070 746.313

(*) Dati in grassetto: valori reali; Dati in corsivo: proiezioni ISTAT

(*) Dati in grassetto: valori reali; Dati in corsivo: proiezioni ISTAT

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Morire all’italiana

Il rapporto con la morte nella nostra società tra valori tradizionali e nuove sensibilità.

È uscito da poche settimane il volume a cura del Prof. Asher Colombo, docente di Sociologia all’Università di Bologna, dal titolo Morire all’italiana - pratiche, riti, credenze (Bologna, Il Mulino 2022).

Si tratta del primo studio condotto in Italia sulla morte da un punto di vista sociologico, in cui l’esperienza individuale viene inserita nel con testo più ampio della collettività per delineare un quadro di pensiero e di comportamenti propri del nostro Paese, che potremo definire “cultura funebre italiana”.

L’argomento morte e tutti gli aspetti ad essa correlati stanno riscuotendo in questi ultimi decenni un cer to interesse da parte degli studiosi dopo che per molto tempo sono stati incredibilmente ignorati. Si può dire che nelle società occidentali, accomunate da un certo grado di benessere economico, la morte sia stata volutamente negata. Parlarne

era, e lo è tuttora nella maggior parte dei casi, giudicato sconveniente o quanto meno imbarazzante. Suc cede a tutti i livelli: la si nasconde al malato, si ha timore, se non terrore, a trovarsi al cospetto di un cadavere, ci si tiene per quanto possibile lontani da situazioni e dai luoghi dove la sofferenza e la morte sono, per così dire, “di casa”. Coloro che subiscono un evento luttuoso lo vivono per lo più in maniera privata all’interno di una ristretta cerchia di familiari e di amici intimi, cercando di tornare alla routine quotidiana il prima possibi le. Persino il lessico si è ingentilito coniando tutta una serie di termini che indicano la morte senza mai citarla direttamente, come scompar sa, passaggio, addio, fine vita, ultimo viaggio…

Se fino a qualche tempo fa la morte era accettata e considerata par te stessa del quotidiano e l’intera comunità partecipava in maniera sia emotiva che pratica al decesso di

uno dei suoi membri, ora è evidente come le cose siano profondamen te mutate. Le persone sempre più frequentemente muoiono in ospe dale o nelle case di cura, spesso sole, e anche la veglia del defunto non si tiene più nelle case riducendosi ad una breve visita all’obitorio o alle sale del commiato. Ed è proprio il luogo in cui avviene il decesso ad aver probabilmente segnato uno step determinante in questo processo di negazione a cui hanno fatto seguito una serie di corollari e di pratiche che si sono via via sempre più allon tanate da una tradizione consolidata. È in questo contesto di distacco psicologico e sociale dalla morte che nasce un rinnovato interesse da par te della comunità scientifica a stu diarne gli effetti e i comportamenti che coinvolgono il singolo individuo come pure la collettività. Il libro Morire all’Italiana riporta e illustra i dati raccolti in una serie di interviste mirate condotte con grande

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accuratezza da un selezionato grup po di ricercatori appartenenti a sei diverse università italiane (Bologna, Bergamo, Milano, Napoli, Torino e Urbino). L’indagine si è articolata in due fasi distinte ma complementa ri: la compilazione di un questio nario con domande standardizzate e un pacchetto di interviste vere e proprie che, pur suggerendo una serie di punti ben precisi, hanno la sciato ampio margine all’intervistato di raccontare le proprie esperienze.

Il questionario

Il questionario di 133 do mande è stato organizzato in otto sezioni:

1. Le visite al cimitero. Il cimitero è il luogo isti tuzionale deputato alla conservazione delle spoglie mortali dei defunti. Visitare le tombe dei propri cari ha l’importante funzione di mantenere vivo il ricordo e i legami tra le generazioni. Lo scopo di questa sezione è stato quello di individuare l’utilizzo che i vivi fanno delle “città dei morti” consentendo anche di valutare il ruolo di centralità o piuttosto il decli no dei cimiteri nella società contemporanea.

2. Le cerimonie e i riti funebri. Cerimonie e riti sono momenti fondamentali che scandiscono la vita di una comunità. Obiettivo delle domande di questo capitolo è stato quello di raccogliere infor mazioni sulle decisioni che ri guardano il commiato, che vanno dai luoghi scelti per la cerimonia ai cambiamenti che possono avve nire nell’ambito delle formule con suete dei riti. Alcuni quesiti hanno riguardato le forme e i modi in cui viene data la notizia del decesso e come viene manifestato il cordo

glio, alla luce anche delle nuove modalità comunicative rappresen tate dai social media.

3. L’esperienza della morte. Questa parte rappresenta uno dei punti

cardine dell’intero questionario. Una interessante serie di domande dirette volte ad ottenere precise in dicazioni sull’approccio dell’inter vistato con la morte, e al contempo in grado di rilevare differenze significative tra le generazioni e i diversi contesti sociali.

4. L’organizzazione del funerale. È una fase che coinvolge diversi attori: le famiglie, le agenzie di pompe funebri e i celebranti in primo luogo, ma anche eventuali confraternite, società di crema zione e associazioni varie. Ad oggi non vi sono molti dati in merito: questa sezione è stata concepita per poter accedere ad informazio ni su questi aspetti specifici.

5. La cremazione. Nell’evoluzione delle società contemporanee la cremazione sta prendendo sem

Asher Colombo insegna Sociologia generale nel Dipartimento di Scienze politiche e sociali all’Università di Bologna ed è presidente dell’Istituto di studi e ricerche Carlo Cattaneo. Tra i suoi libri pubblicati di recente, “La soli tudine di chi resta. La morte ai tempi del contagio” (Il Mulino 2021) e “Morire all’italiana. Pratiche, riti, credenze” (Il Mulino 2022).

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Il Professor Asher Colombo 

pre più piede. Una alternativa alla sepoltura che però comporta una serie di ulteriori decisioni: quel le relative alla destinazione delle ceneri. Le domande di questo capitolo sono state formulate con l’intento di comprendere le ragioni di questo successo e se esistano differenti motivazioni tra genera zioni alla base della scelta crema zionista.

6. Il lutto. Quando si parla di lutto vengono evidenziati due fenome ni distinti: il lutto sociale e il lutto privato. Il primo implica l’ade sione a norme comportamentali codificate e condivise, come ad esempio vestirsi di nero o osser vare particolari condotte per una durata di tempo prestabilito. Qui si è cercato di capire se e come nella nostra società, che come abbia mo accennato tratta la morte con grande distacco, queste norme siano mutate e in che misura. Per quanto attiene invece la sfera del lutto privato, agli intervistati sono state poste domande che riguar

dano soprattutto la memoria del proprio caro. Un campo delicato e finora inesplorato che, accanto ai modelli tradizionali, presenta tante e diverse sfaccettature, come, ad esempio, la conservazione di og getti particolari o l’organizzazione di spazi domestici dedicati.

7. Le disposizioni prima della morte. Quanto è diffuso tra gli italiani il pensiero della propria morte? Esiste la consuetudine di prepararsi in anticipo alla propria dipartita sia in modo mentale e/o spirituale che pratico? Sono queste le questioni trattate nella presente sezione per verificare se sia una pratica comune o meno lasciare indicazioni sul proprio funerale e/o stilare un testamento.

8. Le credenze sull’aldilà. L’idea di quello che ci aspetta dopo la morte è una materia di indagine poco sondata e quanto mai complessa dove si intrecciano fede religiosa, sia cattolica che di altri credi, con altre forme di pensiero e di con vinzioni personali che vanno dalla

reincarnazione alla negazione totale di una qualsivoglia forma di vita dopo la morte. Le risposte a questi quesiti hanno spalancato la porta su un mondo interiore fino ad ora poco conosciuto e trattato dagli studiosi.

L’intervista

Le interviste hanno rappresentato un compito sicuramente più impegna tivo rispetto alla somministrazione del questionario, poiché l’intento è stato quello di dare vita ad un vero e proprio racconto personale dove le emozioni in certi casi hanno giocato un ruolo rilevante. Le tematiche trat tate sono le medesime del questiona rio, ma le varie domande sono servi te agli intervistatori solo come guida per introdurre i diversi argomenti lasciando l’interlocutore libero di spaziare nella sua storia. Trattandosi di racconti personali difficilmente codificabili in una rigida griglia di valutazione, per poter inquadrare le singole esperienze in un contesto di dati generali, le relazioni sono state soggette ad un lavoro di analisi 

NUMERO 7 NOVEMBRE-DICEMBRE 2022 15 OLTRE MAGAZINE Foto di Studio3321Dreamstime

molto molto attento ed approfondito.

La metodologia adottata

Il questionario è stato sottoposto ad un campione di 2.005 cittadini, mentre le interviste hanno riguar dato 405 soggetti. Gli interlocutori coinvolti sono stati profilati per fasce d’età, grado di istruzione, oc cupazione, area geografica e livello di urbanizzazione del comune di residenza, garantendo una coper tura uniforme di tutto il territorio nazionale. Per le interviste è stato considerato un altro fattore impor tante: quello familiare e generazio nale. Si è cercato, infatti, di rivolgersi a più persone appartenenti allo stesso gruppo familiare e possibil mente di diverse generazioni, per poter valutare al meglio se e come sia cambiato il pensiero della morte negli anni. Ogni intervista è stata corredata da una scheda informa tiva in cui sono stati annotati i dati dell’intervistato e della sua famiglia fino a due generazioni preceden ti, le caratteristiche del colloquio e le componenti emotive che sono emerse durante la conversazione o le cose palesemente taciute.

Da questa scrupolosa ricerca scatu risce un quadro omogeneo nel suo insieme, ma allo stesso tempo fra zionato laddove vengono valutate le diverse componenti (età, area di residenza, grado di istruzione ecc.) I vari capitoli di questo volume illu strano i risultati dei punti che sono stati oggetto di indagine.

Presentate in anteprima a Bologna durante la scorsa edizione di Tanexpo, le evidenze di questo stu dio saranno argomento di prossimi articoli di Oltre Magazine. Coloro che fossero interessati all’acquisto del volume Morire all’italiana posso no rivolgersi alle principali librerie sul territorio o ai consueti siti on line per l’acquisto di libri. 

Il commento dell'autore

Asher Colombo commenta brevemente i risultati dell’importante ri cerca: «Complessivamente emergono tanti aspetti interessanti. Si trat ta di un quadro unitario con tendenze generali che vanno però de clinate a seconda del contesto territoriale, generazionale e religioso, che fanno una grande differenza. Direi che il dato che emerge mag giormente è l’influenza della religiosità sulla cultura funebre. In Ita lia questa influenza è molto forte: il 95% dei funerali viene celebrato con rito religioso, anche per quelle persone che in vita si dichiaravano agnostiche o atee»

Un’altra differenza importante si riscontra tra Centro Nord e Sud e Iso le: «È una frattura molto netta anche se emergono aspetti che sono controintuitivi. Ci si immagina un Nord più moderno e un Sud tradi zionale, ma alcuni aspetti della cultura funebre vanno nella direzione opposta: ad esempio nel Nord le visite al cimitero sono più frequenti rispetto al Sud. Questo tranne che nella giornata del 2 novembre, dedi cata ai morti, quando “si deve” andare al cimitero ed onorare i defunti per una questione di rispettabilità pubblica. Inoltre, al Nord la parteci pazione ai funerali è più alta che al Sud e anche questo è in controten denza»

Infine l’urbanizzazione: «Un altro grande fattore di divaricazione è il livello di urbanizzazione: nelle grandi città il rapporto con la morte è diverso rispetto ai piccoli centri, dove persistono ritualità di un certo tipo. La cultura del mondo rurale, anche se oggi è molto lontana da noi, continua a fare sentire la sua influenza anche a distanza di ge nerazioni. Alcuni aspetti come la preparazione alla morte o la conser vazione degli oggetti dei defunti, le visite al cimitero e l’usanza di fare le condoglianze di persona invece che per telefono, sono molto più diffusi in aree con una tradizionale cultura rurale»

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“NOI SIAMO I MIGLIORI, NOI SIAMO I PIÙ ESPERTI, NOI SIAMO I PIÙ GRANDI, NOI SIAMO I PIÙ... NOI, NOI, NOI, NOI, NOI, NOI,... BLA, BLA, BLA, BLA, BLA...” IL NOSTRO SUCCESSO È UN LAVORO DI SQUADRA . GRAZIE A TUTTI VOI! QUESTI SONO I FATTI CHE CONTANO !

Post pandemia e servizi funerari: i dati NFDA

Due anni dopo la prima ondata Covid, è in forte crescita il tasso di cremazione che supererà il 50% delle richieste nel 2035.

A due anni e mezzo dall’inizio della pandemia di Covid 19 si comincia no a fare bilanci sull’impatto che l’emergenza sanitaria ha avuto sulla popolazione.

Come per i dati forniti dall’Istat in merito alla mortalità in Italia, pa ragonando i numeri del periodo 2015-2019 con quelli del 2020-2022

primo semestre (articolo Daniele Fogli, nda), anche fuori dall’Italia è facilmente rilevabile come la morta lità della popolazione mondiale abbia subito un enorme incremento.

La NFDA americana, National Funeral Director Association, ha di recente pubblicato un report dove analizza i dati dell’impatto del Covid 

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STATISTICHE
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di Freaktography
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19 sui servizi funebri. Il rapporto su Cremazione e Inumazione mostra come quasi la metà dei membri delle imprese associate abbia iniziato a offrire la possibilità di richiede re disposizioni per cremazioni e inumazioni online. Un altro dato che emerge è la crescita del tasso di cremazione su tutto il territorio nazionale che si prevede supererà il 50% delle richieste entro il 2035.

I dati analizzati sono stati raccolti nei due anni e mezzo di pandemia proprio dalla NFDA e pubblicati nel nuovo “Cremation and Burial Report ” del 2022 dove si ha un primo quadro realistico di come sia cambiato negli ultimi anni il mondo delle profes sioni funerarie. Come si legge dal report, “le morti collegate al Covid 19 negli Stati Uniti hanno portato a un aumento nel numero di decessi di 543.000 unità nel 2021 e ci si aspet ta che ne causerà altre 289.000 nel 2022”. Questo repentino incremento ha generato una mole di lavoro mai vista prima per le case funerarie e per tutti i professionisti che lavorano nel settore dei servizi funebri, come già scritto più volte, provocando di fatto un impatto enorme sui lavo ratori e sulle stesse strutture. Come un martello pneumatico, la prima e la seconda ondata di pandemia si sono abbattute sulla popolazione e di conseguenza hanno trascinato i lavoratori del settore in uno tsunami di mansioni senza orari sottoponen doli a forte pressione psicologica e stress.

Il report NFDA individua una serie di aree in cui il ruolo della pandemia nel cambiamento della professione e dei servizi è stato più evidente: il contributo fondamentale della tecnologia nei servizi funebri, l’in cremento nelle disposizioni online, l’aumento della proprietà dei cre matori da parte delle case funera rie, la carenza di manodopera

Tecnologia e servizi funebri

Il ruolo della tecnologia nell’offer ta dei servizi pubblici è diventato fondamentale proprio durante la diffusione della pandemia. Secon do il report NFDA il 74.4% delle case funerarie ha registrato un aumento delle famiglie che hanno richiesto i loro servizi e di conseguenza, se prima alcune case funerarie già of frivano lo streaming online per poter partecipare alle celebrazioni, ora più della metà degli iscritti alla NFDA ha inserito questo servizio per i propri clienti in modo da poter garanti re un normale svolgimento delle cerimonie in qualsiasi situazione, mantenendo il rispetto di eventuali restrizioni. Questi servizi online, come anche i funerali virtuali ed altri tipi di cerimonie, sono una parte fondamentale delle offerte che le case funerarie potranno dare ai loro clienti e continueranno a crescere anche in futuro, sempre secondo il report dell’associazione.

Le disposizioni online

La tecnologia si rivela utile anche per quanto riguarda le disposizioni. Sempre in un’ottica di limitazioni

e restrizioni dettate dalla pandemia ed altre situazioni estreme, le case funerarie hanno inserito tra i loro servizi la possibilità di dare dispo sizioni per la cremazione online. Il 40% degli iscritti offre questo servi zio ai propri clienti e un altro 28.2% pianifica di farlo entro i prossimi 5 anni. Inoltre, nel report NFDA “Consumers Awareness & Preferen ces ” (Consapevolezza e preferenze dei consumatori) è riportato che tra i clienti che si avventurano online nella pianificazione di funerali o celebrazioni alla memoria, il 53.7% dichiara di aver avuto bisogno di un impresario funebre e il 10% che non lo ha richiesto, ammette di non aver avuto il servizio personalizzato che avrebbero ricevuto se lo avessero fatto.

Crematori di proprietà

La crescita più importante nei riti funebri negli Stati Uniti riguarda le cremazioni, che hanno raggiunto 1.91 milioni di unità nel 2022 e per le quali è previsto un incremento fino a 2.26 milioni nel 2030. Questo au mento di richiesta ha portato molte case funerarie a decidere di investire in questa pratica costruendo o ac quistando i propri forni crematori.

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STATISTICHE
Foto di K Mitch HodgeUnsplash

Circa il 39% delle case funerarie del Paese ha dei crematori di proprietà e un altro 12% ha in programma di aprirne uno nei prossimi 5 anni Specialmente nelle zone del sud est, dei grandi laghi e medio atlantiche, con la maggior concentrazione di popolazione over 65, la cremazione è la pratica maggiormente richiesta.

Manodopera

Anche se il tasso di lavoratori nel settore dei servizi funebri è previ sto in aumento del 4% tra il 2020 e il 2030, le aziende sono sicure che assumere manodopera idonea sarà sempre più difficile. Questo perché la professione si sta trasformando insieme alla maggiore richiesta di cremazione. Il numero di americani che non si identifica con nessuna religione sta crescendo, i prezzi della cremazione sono più bassi, la con sapevolezza sull’ambiente e l’inqui namento sono in crescita e trovare

personale qualificato da inserire nel lo staff di una casa funeraria diventa sempre più difficile.

Nel 2021 le case funerarie ameri cane hanno segnalato che il 41% dei clienti ha scelto la cremazione diretta, il 35% la cremazione con cerimonia funebre e solo il 24% ha scelto un funerale con cofano aperto e cremazione. Per questo motivo l’associazione prevede che il tasso di richiesta per le cremazioni salirà oltre il 50% entro il 2035.

Il modo di celebrare la scomparsa dei propri cari sta cambiando e l’im patto che la pandemia ha avuto sulle scelte dei clienti si comincia a vedere dopo due anni dalla prima ondata.

La velocità con cui la malattia si è diffusa ed ha causato decessi ha portato a dover rivedere molte prati che, prima di tutto per una questio ne sanitaria ma anche per questioni tecniche: c’era la necessità di oc

cuparsi dei defunti in fretta quando il numero in arrivo ogni giorno in ospedali e obitori era altissimo. Ma non solo. L’impatto che la diffusione del Coronavirus e le sue conseguen ze hanno avuto sulla popolazione, è stato anche psicologico: l’improvvi sa fragilità dell’essere umano davanti a una nuova malattia ha minato fortemente molte certezze portando la popolazione a rivedere i propri credo. «Stiamo vedendo adesso i dati che riflettono l’impatto e l’influenza che ha avuto la pandemia sul modo in cui le persone ricordano e vivono il lutto dei propri cari» ha dichiarato Randy Anderson, presidente NFDA. Il dato che emerge più forte dopo i due anni di pandemia è quindi l’in cremento nella scelta della crema zione, sia diretta che con cerimonia, un dato che gli operatori del settore dovranno tenere in considerazione per gli sviluppi del lavoro nei prossi mi anni. 

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"il 41% dei clienti ha scelto la cremazione diretta" STATISTICHE
Foto di Anze FurlanDreamstime
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I primi 70 anni dell’Infortunistica Tossani

L’azienda ha festeggiato l’importante traguardo con un evento imponente a cui hanno partecipato collaboratori e amici da tutta Italia.

Un evento da sogno quello organizzato dalla Infortunistica Tossani lo scorso ottobre per festeggiare i primi 70 anni di attività

Una serata in cui tutto è stato cu rato nei minimi particolari e dove l’ispirazione fiabesca della cornice e dei dettagli ha regalato agli ospiti la sensazione di trovarsi all’interno di una favola, di quelle dove le fate volano leggere con le loro bacchette regalando un tocco magico a ogni oggetto, sala e angolo del palazzo. Già dalla disposizione delle candele

sul viale alberato che porta a Palazzo Albergati a Bologna, storica dimora di epoca barocca della omonima famiglia e location dell’evento, era facile percepire il senso di magia che avrebbe poi pervaso tutta la serata. Proiettata sulla facciata dello splendi do palazzo, ad accogliere gli invitati, l’immagine dorata del numero 70 e del logo Tossani, a ricordare l’impor tante traguardo raggiunto dall’infor tunistica bolognese.

L’evento, a cui sono stati invitati gli amici più cari e i collaboratori

dell’Infortunistica Tossani arrivati da tutte le parti d’Italia, è iniziato con un piacevole aperitivo nelle cantine del palazzo. Gli ospiti sono stati accolti in un’atmosfera rilassata all’interno delle numerose sale dove un tempo veniva prodotto il vino e dove sono ancora visibili le bellissime botti in legno dove veniva messo a fermen tare. Tra assaggi di fritture, piccole zuppe mono porzioni e formaggi tipici accompagnati da composte di frutta, i convenuti hanno potuto sorseggiare champagne e cocktail

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news aziende

in attesa dell’arrivo della Presiden te, la signora Francesca Marchesini Tossani.

La padrona di casa, in un meravi glioso abito nero e fucsia, è stata accolta da un caloroso applauso e si è intrattenuta con gli intervenu ti salutando tutti e soffermandosi a conversare con loro. Il momento dell’aperitivo si è concluso con l’in trattenimento di tre giovani tenori che hanno incantato i presenti inter pretando alcuni classici della lirica.

La cena, che si è tenuta in uno splen dido salone al primo piano a cui si accede tramite un percorso di sale affrescate e salottini dall’arredamento d’epoca, è stato il momento culmine dell’evento. Gli invitati sono stati fatti accomodare a tavoli raffinati, ognu no con un tema attinente la filosofia dell’infortunistica Tossani, e hanno potuto gustare un ottimo menù di 4 portate accompagnate da vino bian co e rosso. A presentare l’evento, Roberta Capua che con professio nalità e simpatia ha introdotto i vari momenti della serata. È stato durante la cena che la signora Francesca Marchesini Tossani ha potuto rin

graziare i presenti e i suoi collabo ratori: «Grazie a tutti, vi voglio bene. Questa è la serata dedicata al 70° anniversario dell’Infortunistica Tossani, una tappa importante, una tappa e non il traguardo, di un percorso intrapreso da mio mari

to, l’indimenticabile Prof. Michele Tossani. - ha dichiarato - Lui è stato l’ideatore e il creatore dell’infortu nistica, il pioniere che ha saputo aggiornare l’orizzonte di tutela dei diritti umani». Da alcuni anni è proprio la signora Marchesini Tossani ad aver ereditato l’impegno iniziato dal marito portando avanti «con orgoglio e determinazione i valori che hanno sempre contrad distinto l’operato della Tossani»

La signora Marchesini Tossani ha ringraziato tutti i suoi collaboratori e dipendenti: «Hanno sempre creduto in me e con il loro lavoro di squadra, che è una vera missione, in questi anni siamo riusciti a espanderci in tutta Italia aprendo molte nuove agenzie». Infine ha voluto ringrazia re «tutte le persone che mi hanno supportata e mi sono state vicine aiutandomi, con la loro presenza e il loro affetto, nei momenti difficili» Durante l’evento è intervenuto anche Super Max88, Maximilian Sontacchi, campione italiano 600 paralimpico da tempo supportato

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dalla Infortunistica Tossani nel suo percorso sportivo, che ha dichiarato di voler continuare a gareggiare con il numero 70 sul casco.

A intrattenere i commensali durante la cena, si è esibito Alessandro Risto ri insieme alla sua band, proponendo un repertorio anni ‘60/70 che ha fat to ballare gli ospiti e al termine della cena la signora Marchesini Tossani ha festeggiato il traguardo raggiunto con il taglio della torta, avvenuto tra fuochi d’artificio e applausi. L’evento si è concluso sorseggiando il “caffè Tossani”, una miscela creata apposi tamente per l’infortunistica Tossani da VladiGal Mister Coffee che è stata anche omaggiata a tutti i parteci panti insieme a un libro fotografico su Bologna, e con la selezione musi cale del dj Nicola Zucchi.

I traguardi e i protagonisti

Nel 2022 la Infortunistica Tossani ha voluto festeggiare il suo 70° anno di attività con una serie di eventi importanti che l’hanno confermata come una delle realtà più solide e

prestigiose sul territorio nazionale L’anniversario arriva dopo un per corso che l’ha portata ad espander si in modo capillare in tutta Italia e a giugno scorso è stata premiata durante la fiera TANEXPO 2022, dove ha partecipato con uno stand imponente su due piani chiamato “palazzo Tossani”, con il TANEXPO Award Best Stand per “l’efficacia di trasmettere i valori dell’azienda”.

La Infortunistica Tossani deve i suoi successi anche e soprattutto a chi ci lavora e vive l’azienda come una se conda famiglia: « Ci abbiamo messo l’anima perché crediamo in questa azienda, ai successi degli ultimi anni, all’espansione che abbiamo avuto grazie anche alla signora Tossani che ha creduto in noi. Era giusto festeggiare questi 70 anni che rappresentano il nostro passato, pre sente e futuro» ha commentato Pina Montereale, Responsabile Generale di Direzione e anima dell’azienda. Alberto Cappai, responsabile mar keting, ha spiegato come «una festa così importante non è stata fatta per manie di sfarzo ma per rendere

tangibile e far toccare con mano il grande animo che ha la Tossani»

Luigi Cappai, responsabile com merciale Sud e Isole che ha iniziato a lavorare con l’Infortunista Tossani 4 anni fa, ha aggiunto: «Ho trova to un’azienda meravigliosa, una grande famiglia. Il rapporto che si è instaurato va oltre quello lavorati vo. La nostra presidente ha davvero investito tanto in questa azienda, energia e passione sono state le co lonne portanti che hanno consen tito alla grande famiglia Tossani di crescere e rafforzarsi sul territorio» Infine Luigi Peron, responsabile area Centro Nord Italia, ha conclu so: «La Tossani è storia: un’azienda nata nel secondo dopoguerra, che ha contribuito non solo alla crescita e all’innovazione della propria città, ferita dal secondo conflitto mon diale, ma di tutto il Paese. Parteci pare a questo progetto è per me un onore, ed è stato facile assumermi la responsabilità di ricoprire questo ruolo datomi dalla nostra presidente Francesca Marchesini Tossani» 

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Scrigno del Cuore ora ancora più prezioso

Il cofano più famoso di Prima Bottega si rinnova e diventa Gioiello.

Non si sono ancora spenti gli echi della conquista del premio TANEXPO Award per l'Innovazione assegnato a pieno titolo a Prima Bottega durante l’ultima edizione della manifestazione tenutasi a Bologna lo scorso mese di giugno, che già nell’azienda si stan no dedicando a nuovi entusiasmanti progetti.

Nella sede della manifattura d’inno vazione abruzzese fervono quindi le idee, fioriscono le proposte e si

moltiplicano i bozzetti. Uno studio e una ricerca continui per essere sem pre all’altezza della sua fama e delle aspettative di un mercato che ha ravvisato nel brand Prima Bottega una garanzia di prodotti unici per estetica e qualità, in grado di fare quella differenza tale da potersi affermare e prevalere sulla concor renza

Se escludiamo articoli prettamente tecnici o tecnologici, è noto quanto sia difficile produrre innovazione 

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NEWS PRODOTTI
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in un settore come quello funerario, dovendo oltretutto porre grande at tenzione a rispettare valori culturali condivisi. A Prima Bottega e al suo staff di creativi, guidato da Gianlu ca Pacini, va riconosciuto il merito di riuscire a muoversi in maniera eccellente in questo ambito così particolare e complesso con risultati encomiabili. Ogni nuova creazione è una sfida, ma soprattutto è un successo, perché realizza qualcosa che non c’era ma di cui esiste un forte bisogno

È di questi giorni il lancio di una nuova versione di Scrigno del Cuo re, il cofano iconico della maison abruzzese: un modello decisamen te scintillante, in cui i cuoricini estraibili sono stati ricoperti da piccoli diamanti di cristallo per un effetto di ancora maggiore impatto.

È lo stesso Gianluca Pacini a raccontarci la novità «Come ha giustamente rilevato, Scrigno del Cuore è l’emblema di Prima Bottega, il nostro primo e più apprezzato concept che ha avuto an che il merito di innescare un proces so di rinnovamento nella cerimonia funebre, rendendola più personaliz zata e partecipativa. Possiamo dire che Scrigno del Cuore si connota come il nostro marchio di fabbrica; per questo ci tengo ad apportare no vità per renderlo un oggetto sempre più attuale e accattivante, in grado di soddisfare una platea più ampia. E così dopo la versione Scrigno del Cuore laccata madreperla, lacca ta bianca e laccata rosa, oltre che nell’esclusiva variante completa mente in oro, da oggi sarà possibile avere anche l’edizione “gioiello”».

Ce la può descrivere? «Direi che le foto parlano da sole! Abbiamo rivestito di brillantini i cuo ri. Se ne possono trovare in diverse misure: ovviamente per coprirli con

gli elementi più piccoli ne vanno impiegati un numero maggiore. Com’è noto la caratteristica di Scrigno del Cuore è quella che, una volta scritto il messaggio per il proprio caro su una sagoma in cartoncino durante la com memorazione funebre, questo vada a sostituire il cuore presente nel cofano da tenere poi come ricordo della persona amata. Va da sé che il cuoricino adornato di strass diventa un oggetto più bello e prezioso da conservare rispetto a quello senza decorazioni. Stiamo studiando anche un nuovo packaging della scatolina dove riporlo. Se le famiglie hanno sempre gradito questo piccolo dono ricco di grande significato, sono certo che adesso sarà ancora più apprezzato».

Prevedete di applicare i brillantini anche ad altri elementi? «Già da ora questo meraviglioso effetto non si limita solo ai cuori, perché

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NEWS PRODOTTI

abbiamo adornato di diamantini anche il crocifisso e le maniglie E stiamo considerando di estende re l’offerta gioiello anche alle urne Scrigno del Cuore. Poi abbiamo in mente anche tanto altro, ma ora non voglio anticipare nulla! Invito quindi

i lettori di Oltre Magazine a non per dere i prossimi numeri della rivista».

Ma sentiamo anche le "due France sche", colonne portanti delle vendite di Prima Bottega, ed entrambe parte attiva del progetto.

«Noi due - ci racconta Francesca Faedi - abbiamo sempre il polso della situazione per quanto riguarda le istanze dei clienti. Oramai siamo identificati come la “Manifattura d’Innovazione” e chi si rivolge a noi si aspetta sempre di trovare qual cosa di nuovo e di unico. Essendo il trait d'union tra la produzione e il cliente ci sentiamo costantemen te coinvolte in prima linea nei vari progetti e spesso siamo noi stesse a stimolare la creazione di cose nuove. In questo caso con Gianluca abbiamo lavorato in grande sinto nia di idee arrivando ad un risultato che siamo sicure ancora una volta stupirà il mercato, sia per l’originalità e sia perché è un ulteriore modo per l’impresa funebre per distinguersi ed emergere rispetto alla concorrenza».

Un’azienda che non si ferma mai Prima Bottega! «Proprio così - conferma Francesca

Colantoni - Gianluca Pacini ama ripetere ai titolari delle imprese fune bri che “l’immobilismo è l’arma letale che uccide le Onoranze” come pure che “è follia fare sempre le stesse cose aspettandosi un risultato diver so”. Fedeli a questa regola anche noi non ci adagiamo sui nostri successi, ma, ad ogni risultato, continuia mo ad innovare con entusiasmo e caparbietà impegnandoci costan temente nello studio di prodotti e di soluzioni inedite. Un bene per il mercato ma anche la soddisfazione di fare un buon lavoro».

E non finisce qui! Come ci hanno accennato sia Gianluca Pacini che le responsabili commerciali, ci sono in serbo altre novità che non vediamo l’ora di vedere. 

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Faccio testamento: scelgo di scegliere

Fare testamento è l’unico modo per disporre del proprio patrimonio dopo la morte, ma solo il 12% degli italiani lo fa.

In Italia il testamento non va molto di moda. Le persone che decidono di fare testamento sono meno del 12% della popolazione.

Una percentuale di molto inferiore, per esempio, al 48% della Gran Breta gna e, viceversa, più vicina a quella della Francia ove il 22% pensa al futuro del proprio patrimonio. Quasi come se in Italia la decisione di cosa fare dei propri beni dopo la morte

non ci riguardasse. Ciò che forse non tutti sanno è che non facendo testamento ed in assenza di parenti entro il sesto grado, l'intero patri monio va allo Stato (art. 586 codice civile). Ben inteso, nulla contro la possibilità di devolvere allo Stato ciò che durante la vita si è accumulato, ma sarebbe opportuno che questa fosse una scelta consapevole o, in difetto, che le persone affrontassero il tema decidendo con ponderazio ne. Ebbene, l’art. 587 del codice 

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Foto di Alvaro SerranoUnsplash

civile disciplina il testamento, così definendolo: “Il testamento è un atto revocabile con il quale taluno dispo ne, per il tempo in cui avrà cessato di vivere, di tutte le proprie sostanze o di parte di esse”

Il testamento è dunque l’atto che il nostro ordinamento ci mette a disposizione per poter disporre dei nostri beni dopo la morte. Le due caratteristiche principali del testa mento sono la libertà (nessuno può essere costretto a fare testamento o a vincolarsi ad un contenuto specifico) e la revocabilità (il testamento può essere sempre revocato: insomma si è liberi di cambiare idea). Attraverso un lascito testamentario si ha la pos sibilità di decidere come destinare quanto si possiede. Questo però non significa che non ci siano dei limiti e delle forme specifiche, che il nostro legislatore ha previsto. Infatti, vi è

piena libertà di disporre dei propri beni per testamento solo in man canza di familiari prossimi; se inve ce il testatore ha parenti stretti, può disporre per testamento solo di una parte del proprio patrimonio. Questo poiché il legislatore ha ritenuto di dover tutelare i parenti più prossi mi garantendo a loro una quota del patrimonio, quota che dunque, non può – in generale – essere limitata o omessa.

Il nostro ordinamento giuridico, poi, prevede tre forme ordinarie di testamento:

IL TESTAMENTO OLOGRAFO: è la forma di testamento più semplice. Per redigerlo è sufficiente scrivere di proprio pugno le disposizioni di ultima volontà su qualunque foglio, datarle e sottoscriverle.

IL TESTAMENTO PUBBLICO: pre

vede la presenza di un Notaio. Per redigere un testamento pubblico è opportuno recarsi da un Notaio, il quale, alla presenza di due testimo ni – metterà per iscritto le volontà dichiarate.

IL TESTAMENTO SEGRETO: è un tipo di disposizione poco frequen te. Si tratta di un testamento di cui il Notaio e i testimoni ignorano il contenuto. Alla presenza di due testi moni il Notaio riceve il testamento, che può essere sigillato dal testatore stesso o dal Notaio al momento del ricevimento.

Venendo alle tipologie di disposi zione, come detto, il testamento può prevedere lasciti di qualunque tipo di bene: una somma di denaro, un bene mobile, un immobile o una quota parte di esso, il TFR, l'intero patrimonio o una sua percentuale, 

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LEGALE, FISCALE
Foto di Harli MartenUnsplash

Da oltre quarant’anni siamo un’azienda che investe nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni e prodotti innovativi specifici per il mondo del funerario, realizzati con tecnologie rispettose dell’ambiente.

Un traguardo impegnativo, ambizioso e non facile da raggiungere, ma capace di spronarci e donarci orgoglio,

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ITALIANO

una polizza assicurativa, azioni etc… Vediamo ora, entrando nel vivo del tema qui trattato, chi possono essere i destinatari di un testamento. Ebbene, destinatari di un testamen to possono essere tutte le perso ne fisiche nate o concepite prima dell’apertura della successione e le persone giuridiche, quali ad esem pio, associazioni, enti di ricerca, di assistenza e di pubblica utilità. Sul punto è da segnalare che negli ultimi dieci anni le donazioni te stamentarie a favore di organizza zioni no profit sono aumentate del 10-15%, secondo i dati raccolti dal comitato in collaborazione con il Consiglio nazionale del Notariato

Il destinatario del testamento deve però, lo si ricorda, anche in ipotesi di Enti, essere esattamente indicato e quindi individuabile con precisio ne, pena la nullità della disposizio ne: la legge, infatti, stabilisce che la disposizione testamentaria a favore di persona incerta o a favore di

persona da nominarsi da un terzo, sia nulla. Il lascito che si fa natu ralmente può essere vincolato a un particolare utilizzo del bene. Si vuol dire che devolvendo un bene ad un Ente si può vincolare la trasmis sione della titolarità del bene ad un determinato utilizzo (es. lascio un immobile e voglio che sia adibito a sede dell’Ente). Sul punto è bene fare una precisazione, il testatore deve essere consapevole che vincolando un bene ad un determinato utiliz zo pone il beneficiario davanti ad un bivio, ove non sia possibile per l’Ente destinare il bene a quello spe cifico fine (per limiti statutari o di impossibilità pratica), il lascito dovrà essere rinunciato. Dunque, occorre - anche in questo caso - soppesa re bene le modalità con le quali si decide di testare a favore di qualcu no. Ecco perché gli Enti caldeggiano sempre in tali ipotesi di valutare insieme all’Associazione eventuali condizioni per l’utilizzo di beni che

si vogliano lasciare.

La domanda che ricorre maggior mente riguarda la necessità di sen tirsi sicuri che la disposizione venga rispettata. Su tale aspetto, sempre il Legislatore ci viene incontro pre vedendo la figura dell’Esecutore Testamentario (artt. 700 e seguenti del codice civile): una persona di cui ci si fida che avrà il compito di garantire, appunto, che il testamento venga eseguito alle esatte condizioni dettate dal testatore. Insomma, gli strumenti ci sono tutti per aumen tare la percentuale di soggetti che testano.

Non ci rimane che farlo per non trovarci come il protagonista della nota novella di Verga …. “Disperato di dover morire, si mise a bastonare anatre e tacchini, a strappar gemme e sementi. Avrebbe voluto distruggere d'un colpo tutto quel ben di Dio che aveva accumulato a poco a poco.

Voleva che la sua roba se ne andasse con lui, disperata come lui.” 

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IN MEMORIA

Il lungo addio a Sua Maestà

Il tributo del mondo all’ultima grande regina, intramontabile icona del nostro tempo, destinata a lasciare un profondo segno nella storia.

"London Bridge is down" (Il Ponte di Londra è crollato). Con questa frase in codice lo scorso 8 settembre, è stata comunicata al Primo Ministro inglese la morte della regina Elisabetta II, seguita poi dall’annuncio ufficiale “The Queen died peacefully at Balmoral this afternoon” (la Regina è spirata serenamente a Balmoral questo pomeriggio).

Che la sovrana, novantaseienne, non fosse più in buona salute non era certo un segreto, ma nessuno si aspettava una accelerazione così repentina, dal momento che solo tre giorni prima era stata filmata mentre conferiva l’incarico alla premier Liz Truss. Pare sia stata una accidentale caduta a porre fine alla sua lunga vita, una notizia mai confermata, ma nemmeno mai smentita. L’annun cio della sua scomparsa è stato uno shock non solo per il popolo d’Oltre manica ma per l’intero pianeta. Ma chi era e cosa ha rappresentato

la Regina Elisabetta II per la Gran Bretagna e per il mondo?

Regina per caso

Elizabeth Alexandra Mary Windsor nasce il 21 aprile 1926, primogenita del Duca di York e nipote di Re Gior gio V, alla cui morte, avvenuta nel 1936, gli succede il figlio maggiore (zio di Elisabetta). Tuttavia, quest’ul timo si vede costretto ad abdicare per potersi unire in matrimonio con la pluridivorziata americana Wallis Simpson, rinunciando così ai suoi titoli. Non avendo figli, la successio ne passa di diritto al fratello Albert (il padre di Elisabetta) incoronato con il nome di Giorgio VI. Elisabetta diven ta quindi la prima in linea di succes sione destinata al trono.

Nel 1940, allo scoppio del secondo conflitto mondiale, la quattordicen ne Elisabetta tiene il suo primo an nuncio radiofonico, un incoraggia mento ai bambini evacuati e separati

dalle famiglie per evitare i bombar damenti delle città. Nel febbraio 1945 partecipa in prima persona alla guerra unendosi al Servizio Ausilia re Territoriale

Nel 1947 sposa il principe Filippo da cui avrà quattro figli: Carlo, Anna, Andrea ed Edoardo. Nello stesso anno Elisabetta compie la sua prima visita ufficiale, accompagnando i genitori in Sudafrica. Qui, nel giorno del suo ventunesimo compleanno, rilascia un discorso radiofonico in cui dichiara il suo impegno a dedicare la propria vita al servizio dell'Impero

Ed è sempre durante un viaggio ufficiale, questa volta in Kenya, che apprende della morte del padre, diventando così all’età di 25 anni Regina del “Regno Unito, Canada e altri Territori, Capo del Commonwe alth e Difensore della fede”.

L’incoronazione avviene nell'Abbazia di Westminster il 2 giugno 1953, con

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una pomposa cerimonia trasmes sa per la prima volta in televisione. “Non posso governare, ma posso fare qualcos’altro: darvi il mio cuore”, dirà durante il discorso ufficiale. Ed è con questo solenne impegno che ha inizio il regno più lungo della storia inglese, secondo al mondo solo a quello di Luigi XIV, il “Re Sole”, che però – va detto – fu messo sul trono a soli 5 anni!

Il Regno

Elisabetta II è stata un esempio di devozione e di impegno. Sempre sopra le parti, come richiesto dalla costituzione britannica, la sovra na ha regnato, non governato: per questo è riconosciuta come la regina di tutti, un simbolo di unità nazionale, il faro verso cui volgere lo sguardo nei momenti più bui. Il suo non schierarsi o esprimere giudizi le ha consentito di assolvere al suo ruolo di “consigliare, incoraggiare e avvertire”. A parte il tradizionale messaggio per gli auguri di Natale, raramente si è rivolta alla nazione. Lo ha fatto solo sei volte, in occa sioni gravi come la guerra in Iraq o la morte della principessa Diana e, l’ultima, durante la fase più acuta del Covid.

Sono stati lo spirito di abnegazione, il forte senso di autocontrollo, il saper anteporre sempre l’interesse pubbli

co, nonostante una vita privata non propriamente serena, a fare di lei una straordinaria monarca.

Fin dall’inizio del suo regno ha dovuto affrontare sfide epocali: il dopoguerra, la decolonizzazione di molti territori, le grandi trasforma zioni sociali ed economiche degli anni ’50 e ’60, e poi le contestazioni, i conflitti nell’Irlanda del Nord, la guerra nelle isole Falkland, il referen dum di separazione della Scozia, la Brexit, per non citare le movimentate vicende della casa reale… In questo mare in costante tempesta la sovrana è riuscita a infondere al Paese un senso di stabilità e a traghettarlo nell’era moderna, con uno spirito di continuità, adattando la monarchia ai tempi attuali.

Di lei ricordiamo soprattutto il suo sorriso, persona formale ma allegra e con un grande senso dello humor. Regale nei momenti giusti ma vicina alle persone e per questo, così popo lare e così amata.

Qualche curiosità

Innanzitutto i numeri, che, manco a dirlo, sono da record. Nei suoi 70 anni di regno, celebrati con il “Giu bileo di Platino” solo tre mesi prima, Elisabetta II ha conosciuto 14 presi denti statunitensi (da Eisenhower a Biden), oltre ad un’infinità di capi di stato di tutto il mondo, ha conferi

to l’incarico a 15 primi ministri (da Winston Churchill a Liz Truss), ha visto salire al soglio pontificio 7 papi, ha viaggiato in 120 Paesi per oltre 270 visite ufficiali e ha preso parte a centinaia di migliaia di cerimo nie. Padrona di casa d’eccezione, ha ospitato a Buckingham Palace più di 50.000 persone ogni anno. È stata interpretata in circa 100 produzioni tra film e serie televisive. L’effige del suo volto compare sulle banconote di ben 35 Paesi del mondo. Un regno da guinness dei primati anche per il suo matrimonio con il principe Filippo, durato 74 anni.

Non tutti sanno che, nonostante guidasse l’automobile non aveva la patente come d’altro canto non ave va il passaporto. Questo perché tali documenti vengono rilasciati a sua firma e quindi certificare se stessa non avrebbe avuto senso. Non si è mai fatta intervistare con l’unica eccezione nel 2018 quando, in occa sione del 65° anniversario della sua salita al trono, ha rilasciato un’inter vista alla BBC.

Sua Maestà festeggiava due com pleanni: il 21 aprile, giorno effettivo della sua nascita, in forma privata, e poi a giugno con una celebrazione pubblica. Tradizione che risale ai tempi di re Edoardo VII, che spostò la sua data natale dal mese di novembre alla primavera per assicurarsi

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maggiori probabilità che i festeggia menti potessero svolgersi con il bel tempo.

Amava la vita all’aria aperta; per questo era solita trascorrere i periodi di riposo nel castello di Balmoral, tra i boschi e le lande della Scozia. Aveva un’autentica passione per i cavalli ed era una amazzone provetta (ha montato il suo fell pony fino all’anno scorso). Allo stesso tempo nutriva un grande affetto per i cani, in partico lare quelli di razza corgi, da cui non si separava mai. Pare che a palazzo ci fosse uno chef addetto esclusiva mente alla preparazione dei loro pasti. Ed infine come non parlare del suo guardaroba dallo stile unico e inconfondibile? Tailleur dalle tinte pastello con cappellino e guanti co ordinati, accompagnati dall’imman cabile borsetta e scarpe nere erano il suo tratto distintivo. L’uso dei colori è la caratteristica più peculiare, tanto che, per celebrare i 60 anni di regno, Pantone le dedicò uno speciale campionario in cui era rappresenta ta ogni tonalità di abito che fino ad allora aveva indossato. C’è chi dice possedesse oltre 2.500 copricapi, e non era raro che il cappellaio di corte li rimodellasse per essere usati nuovamente. Un discorso particola

re lo merita la borsetta, perché non era solo un accessorio, ma un vero e proprio mezzo di comunicazione: il modo di portarla, di muoverla o di appoggiarla rappresentava spesso un messaggio in codice per il suo staff.

I giorni del dolore

La morte della regina Elisabetta ha scosso il mondo e ha gettato il suo Paese nello sconforto. Le manife stazioni d’affetto sono iniziate non appena è stato dato l’annuncio che le sue condizioni di salute erano criti

che. Una folla si è immediatamente radunata, nonostante la pioggia, davanti a Buckingham Palace così come pure ai cancelli del castello di Balmoral, in Scozia, dove si trovava al momento del decesso.

Dalla sua morte al funerale sono trascorsi dieci giorni di lutto e di cordoglio in cui abbiano assistito ad un incessante flusso di emozioni, di omaggi floreali e di toccanti messag gi. E poi quelle strane coincidenze, interpretate come inequivocabi li “segni celesti”: l’apparizione su Buckingham Palace di un doppio arcobaleno a pochi minuti dall’an nuncio della morte, una nuvola con le sembianze del suo profilo, il cielo coperto sopra Edimburgo che al pas saggio del corteo funebre si squarcia e fa cadere un raggio di sole proprio sopra al feretro. Normali fenomeni at mosferici? I sudditi di sua maestà non hanno dubbi: “ha voluto farci sapere che è arrivata, che ci ama e che andrà tutto bene!”

Il protocollo funebre

La gestione della dipartita e delle ese quie della Regina erano state studiate da tempo nei minimi dettagli, av

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valendosi anche del contributo della stessa monarca.

Così come in vita, anche da morta Elisabetta II ha affrontato diver si viaggi. Il fatto che il decesso sia avvenuto in Scozia ha fatto scatta re "l'operazione Unicorno", che ha previsto l’allestimento della camera ardente a Holyrood House, vicino al parlamento scozzese di Edimburgo, e successivamente il trasporto del fe retro nella cattedrale di St. Giles. Solo il 13 settembre, con un volo speciale della Royal Air Force, le sue spoglie mortali hanno raggiunto Londra, per trascorrere simbolicamente l’ultima notte a Buckingham Palace. Il giorno successivo la bara è stata nuovamente trasferita nel palazzo del Parlamento, nella Westminster Hall, dove ha potuto ricevere il tributo di una moltitudine impressionante di persone, che hanno affrontato file chilometriche con estenuanti ore di attesa pur di dare l’ultimo saluto alla loro amata regina

Terminata la cerimonia nell’abbazia di Westminster, il feretro ha conti nuato a viaggiare accompagnato in processione a Wellington Arch per raggiungere successivamente con l’autofunebre il castello di Windsor, dove la sovrana è stata sepolta.

Dal punto di vista organizzativo tutto è andato per il meglio, con un’unica piccola polemica relativa al carro funebre utilizzato in Scozia che non era di una casa automobilistica ingle se, come avrebbe richiesto la tradi zione, e che inoltre mostrava il logo dell’impresa funebre, fatto ritenuto una autentica caduta di stile.

L’impresa funebre

Sono due in realtà le imprese che si sono occupate della morte della Re gina. La Leverton & Sons è l’agenzia funebre ufficiale della famiglia reale, ma per tutte le fasi che si sono svolte in Scozia si è avvalsa della collabora

zione della William Purves

Sono entrambe aziende storiche. La Leverton & Sons è stata fondata nel lontano 1763 dal falegname John Leverton e ha incominciato a ser vire la famiglia reale nel 1991. Come hanno spiegato al Daily Telegraph, il loro rapporto si basa sulla fiducia, non esiste un contratto scritto. Sono già diversi i decessi blasonati di cui si sono presi cura: quello della princi pessa Diana, della regina madre e della principessa Margaret, della ba ronessa Thatcher ed infine, lo scorso anno, del principe Filippo.

Una lunga tradizione nel settore contraddistingue anche la William Purves, le più antiche pompe fune bri indipendenti della Scozia, giunte oggi alla quinta generazione. Anche in questo caso il fondatore William Purves, che ha dato il nome all’im presa, all’inizio dell’attività si occupa va principalmente della realizzazione di mobili.

Il feretro

Molte sono le curiosità che riguar dano il cofano destinato alla regina. Non si sa chi l’abbia costruito. Alla Leverton & Sons hanno afferma

to che era stato loro fornito già da diversi anni. Si sa comunque che è stato realizzato seguendo un preciso disciplinare che caratterizza le bare reali o di alcuni grandi perso naggi pubblici. Innanzitutto la scelta del materiale: il legno utilizzato è di quercia inglese, più pregiato e più resistente rispetto a quello di quercia americana, normalmente impiegato per le casse in massello. Poi il rive stimento in piombo, necessario per preservare il corpo più a lungo. Con queste caratteristiche il peso arriva a circa 100 kg, ragione per cui sono stati necessari otto portantini ben allenati. Anche il coperchio è stato creato ad hoc per contenere acces sori di inestimabile valore

Il cofano è stato poi avvolto nello stendardo reale, il vessillo suddiviso in quattro quadranti, ciascuno dei quali rappresenta una della quattro nazioni che insieme formano la Gran Bretagna. In cima i simboli per ec cellenza della monarchia: la corona, lo scettro e il globo d’oro sormonta to dalla croce, che raffigura il ruolo di difensore della fede del monarca. Anche il cuscino floreale è stato composto rispettando una precisa

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simbologia e i desideri espressi a tal proposito dalla stessa sovrana. Tra le rose, le dalie e le ortensie spuntavano rametti di quercia, espressione di forza e tenacia, di rosmarino, che rappresenta la memoria, e di mirto, segno d’amo re, perché proveniente dalla pianta cresciuta da un rametto che era nel suo bouquet da sposa. Tra i fiori, un biglietto con un messaggio persona le del figlio Carlo.

Il funerale

Il 19 settembre si è celebrato il funerale nella Westminster Abbey, la cattedrale gotica che è stata sede dei momenti più importanti della vita di Elisabetta II: il suo matrimonio, l’incoronazione, l’addio all’amato consorte.

Un avvenimento epocale, l’evento mediatico più rilevante di sempre che si stima sia stato seguito nel mondo da oltre 4 miliardi e mezzo di persone. Una regia perfetta anche dal punto di vista televisivo con esclusive riprese dall’alto che ci hanno offer to uno sguardo su Londra davvero singolare.

Una cerimonia solenne che si è di spiegata nell’arco di 13 ore, scandita da momenti ben precisi e da rituali che affondano le radici nei secoli

Tutto è iniziato alle ore 6.30 locali quando è stata chiusa la camera ar dente. Da qui, accompagnato da una banda di musicisti appartenenti a reg gimenti scozzesi e irlandesi, il feretro ha raggiunto la chiesa trasportato su un antico fusto di cannone trainato da 142 marinai, una tradizione che risale al funerale della regina Vittoria quando i cavalli si imbizzarrirono e il compito fu affidato ai soldati. Durante il percorso il Big Ben ha battuto 96

rintocchi, uno ogni minuto per ogni anno della sua vita. Dietro al feretro i soli maschi della famiglia reale, con l’unica eccezione della figlia Anna, per espresso volere della Regina.

Portato a spalla da 8 artiglieri con movenze perfettamente coordinate, il feretro ha quindi varcato la soglia della chiesa accolto da un coro solen ne ed ha percorso la navata tra ali di folla in cui spiccavano sovrani, capi stato e leader mondiali di circa 200 nazioni. Sono stati 2.000 gli invitati alle esequie reali: oltre ai vip erano presenti veterani delle forze armate, persone che hanno ricevuto medaglie al valore e una folta rappresentanza di medici e infermieri che si sono distinti per il loro impegno durante la pandemia.

La cerimonia vera e propria, condotta dal Decano di Westminster Jamie Hawkey, è durata esattamente un’ora, e si è chiusa tra la commozione ge nerale con l’inno “God save the King” in omaggio al nuovo re Carlo III, a cui sono seguiti due minuti di silenzio.

E quindi un corteo pubblico ha ac compagnato le spoglie della sovrana a Wellington Arch: ancora una volta una marcia misurata scandita nuo vamente dai 96 rintocchi del campanile più famoso del Regno

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Unito a cui sono seguiti diversi colpi di cannone sparati a salve. Solo nel pomeriggio il feretro è giunto al ca stello di Windsor dove, oltre ad 800 ospiti scelti per una ulteriore com memorazione, l’attendevano anche i due cagnolini Muick e Sandy insie me ad Emma, il suo cavallo preferi to. Il feretro è stato quindi calato nella cripta della cappella di San Giorgio a fianco del principe Filippo, in una cerimonia strettamente privata. A segnare la fine di tutto, le note di una cornamusa suonata dal pifferaio di corte che, allontanandosi piano piano dal luogo di sepoltura, ha fatto in modo che la musica si affievolis se progressivamente fino a cessare, creando un momento di grande suggestione.

La sicurezza

L’occasione che ha riunito un nu mero rilevante di capi di stato e di governo e che ha convogliato nella capitale inglese oltre 1 milione di per sone, ha richiesto un ingente piano di sicurezza. È stata l’operazione più grande della storia del Regno Unito e sicuramente una delle più complesse e articolate che si siano mai viste. Sono stati 6.000 i militari coinvolti, 10.000 gli agenti di polizia, 36 i chilometri di transenne erette per delimitare la folla, giusto per dare qualche numero. Dal coordinamen to dei vip, alla cura delle persone in fila per accedere alla camera arden te, fino alla gestione degli omaggi floreali, nessun dettaglio è stato tralasciato. Un modello di organizza zione ed efficienza impressionante a cui sicuramente il resto del mondo si ispirerà in occasioni così speciali.

La scomparsa di Elisabetta II segna inevitabilmente la fine di un’epoca e questo funerale così imponente e partecipato è stato il tributo ad una figura unica che occuperà un posto rilevante nella storia per essere stata l’ultima grande regina. 

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Addio Signora in giallo!

Angela Lansbury, l’interprete della famosa serie tv, è scomparsa lo scorso ottobre dopo una lunghissima carriera al cinema e in teatro.

Macchina da scrivere, sguardo indagatore e corti ricci biondi: è così che milioni di telespettatori di tutto il mondo ricordano Angela Lansbury, l’attrice che per 12 anni ha interpre tato l’inarrestabile scrittrice di gialli e detective dilettante Jessica Fletcher, protagonista de La signora in gial lo, una delle serie tv più amate di sempre.

Angela Lansbury, irlandese britan nica nata a Londra nel 1925 e na turalizzata americana, è mancata lo scorso 11 ottobre a Los Angeles, pochi giorni prima di compiere 97 anni. Talentuosa, impegnata nel sociale e donna di importanti principi morali, la Lansbury se n’è andata come ha vissuto, con grande dignità e senza scalpore, nel sonno. La notizia della sua morte ha fatto il giro del mondo ed ha commosso milioni di fan e centinaia di attori

che hanno avuto la fortuna di lavorare con lei nella sua lunga e bril lante carriera. Nota ai più per la sua interpretazione dell’amata scrittrice di Cabot Cove, cittadina nel Maine dove risolve delitti insieme all’amico dottor Hazlitt e allo sceriffo Metzger, Angela Lansbury ha interpretato numerosi film sul grande scher mo, pièce teatrali e personaggi che l’hanno consacrata come una delle attrici più produttive e conosciute di Hollywood e Broadway.

La carriera

La Lansbury eredita la passione per la recitazione dalla madre attrice e studia, prima in Inghilterra poi in America dove si trasferisce con la famiglia dopo i bombardamenti nel 1940, in alcune scuole di arte dram matica. Nel 1942 passa i provini per la MGM e nel 1944 ottiene la prima candidatura all’Oscar per il ruolo

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della cameriera Nancy nel film Angoscia di George Cukor. L’anno dopo vince il primo Golden Globe per il ruolo di Sybil Vane nel film Il ritratto di Dorian Grey e inizia così una delle carriere più lunghe nella storia del cine ma e del teatro. Le sue capacità di interpretazione la portano a rivestire ruoli atipici: a 23 anni diventa la donna di 40 che seduce Spencer Tracy in Lo stato dell’unione; a 37 la madre malvagia di Laurence Harvey, che aveva 34 anni, in Va’ e uccidi ed è antagonista di Sophia Loren in Olympia

Tra i suoi film più famosi ed amati ricordiamo Assassinio allo specchio del 1980 dove interpreta Miss Marple, la famosa vecchietta detective di Saint Mary Mead protagonista dei gialli di Agatha Christie, Assassinio sul Nilo insieme a Peter Ustinov, David Niven e Bette Davis, e Pomi d’ottone e manici di scopa della Disney dove interpreta un’improbabile strega che cerca di contrastare l’arrivo dei tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale.

Ricca anche la sua carriera a teatro che le ha fatto guadagnare numerosi Tony Awards tra cui quello alla carriera nel 2022, e quella in televisione dove

dal 1984 al 1996 è stata l’amatissima Jessica Fletcher di Murder, she wrote, in italiano La Signora in giallo

L’impegno sociale e le onorificenze

Angela Lansbury si è sempre in teressata attivamente di tematiche sociali e il suo impegno per la ricerca contro il virus dell’Hiv è stato fonda mentale per la raccolta fondi, soprat tutto negli anni ’80.

Il suo impegno sociale insieme ai riconoscimenti per la sua importan te carriera di attrice le hanno fruttato due stelle sulla Hollywood Walk of Fame, una per il cinema e una per la televisione, e l’onorificenza di Dama di Commenda dell’Ordine dell’Impero Britannico (il più alto riconoscimento della corona ingle se) che le fu conferito nel 2013 dalla Regina Elisabetta II “per i servizi al teatro e al lavoro di beneficenza e filantropia”.

Il ricordo

Hollywood e Broadway hanno salutato con commozione l’attrice, ricordandone il talento e la gentilez za d’animo: «Il nostro doppio atto a Broadway sarà per sempre una delle gioie della mia vita… risplen derai per sempre nei nostri cuori» ha dichiarato Catherine Zeta Jones che ha lavorato con la Lansbury in A little night music. Anche Mia Farrow ha ricordato l’attrice con affetto: «È stato un onore aver lavorato con lei e averla conosciuta come amica. Gra zie carissima Angie». Infine David Suchet, storico interprete di Hercu les Poirot nella serie televisiva della BBC, ha commentato la scomparsa dell’amica: «Dame Angela Lansbury si è addormentata ed è andata nel “teatro nel cielo”. Ha incarnato la grazia e mostrato un talento naturale innato. Una delle più grandi attrici del mondo. Ho avuto il privilegio di conoscerla» 

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Il triste destino dei non reclamati

Un migliaio di corpi senza nome aspettano nelle celle frigo degli obitori un riconoscimento che probabilmente non avverrà mai.

Sono un migliaio i cadaveri non reclamati attualmente presenti in Italia, “parcheggiati” negli obitori degli istituti di medicina legale e nelle ca mere mortuarie degli ospedali, chiusi in anonime celle frigorifere in attesa che qualcuno venga ad identificarli.

Le storie dei cadaveri senza nome sono quasi sempre storie raccon tate a metà, accennate e ricostruite sommariamente attraverso i pochi effetti personali ritrovati accanto ai corpi senza vita o i pochi indizi rin venuti sulla scena del ritrovamento.

Orologi, indumenti, qualche acces sorio. Poco raccontano di quello che la persona era in vita e così questi “morti senza nome” vengono cata logati con dei numeri, in attesa che qualcuno venga a reclamarli.

Ci solleva la coscienza pensare che si tratti di clochard, senza fissa dimora che hanno scelto o si sono ritrovati a vivere un’esistenza fuori dagli schemi, quasi come se il vivere ai margini della società civile fosse un motivo valido per non meritare un riconoscimento o una degna 

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sepoltura. Una convinzione errata che, come sappiamo meglio di altri grazie alla professione che svolgia mo, chiunque merita un trattamen to rispettoso dopo la morte. Inoltre, è sorprendente e fa riflettere scoprire che gran parte di questi cadaveri senza nome non sono affatto clo chard o immigrati irregolari: tra di loro ci sono anche uomini e donne provenienti da background familiari e sociali perfettamente inseriti nella comunità.

La regione con il triste primato del maggior numero di cadaveri sen za nome è il Lazio con 253 corpi, seguita da Lombardia (131), Cam pania (91), Sicilia (74) e Veneto (61) (dati aggiornati a inizio 2022). Il fenomeno è comunque diffuso in tutto lo stivale, da nord a sud. Dare un nome a questi corpi sconosciuti non è semplice: il Commissario stra ordinario del Governo per le persone scomparse collabora con gli enti locali sulla base di linee guida per la circolazione delle informazioni, di sciplinari per le azioni operative ecc. Per dare la possibilità a chiunque di poter aiutare nel riconoscimento di qualcuno di quei volti senza nome, il governo italiano ha istituito un registro generale nel 2007. Il regi stro è consultabile online tramite la compilazione di un modulo che consente di inserire dettagli specifici di persone scomparse a noi cono sciute, in modo da poter confrontare le immagini delle salme presenti sul sito con la persona che stiamo cer cando o che è scomparsa. Ogni volta che un cadavere viene identificato il registro viene aggiornato.

Un altro aiuto per la ricerca delle persone scomparse e l’eventuale identificazione di corpi senza nome è il sito del LABANOF, Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense, che attraverso lo studio delle salme senza nome si prefigge l’obiettivo di

rivelare torture e violazioni dei diritti perpetrate ai danni di chi non può più chiedere giustizia per i torti subiti. Il LABANOF si occupa soprattutto di mi granti e immigrati, ma non solo. Sul sito del laboratorio, nella sezione “Archi vio sconosciuti”, si trova la documentazione in merito a numerosi cadaveri senza nome dal 1995 al 2022 con foto o ricostruzione al computer dei volti senza nome, immagini e descrizione degli indumenti e segni particola ri come colore di occhi e capelli e cicatrici. Scorrendo il triste archivio di schede è facile capire come molti dei presenti siano in realtà uomini e donne di origine caucasica che potrebbero benissimo provenire da città e famiglie italiane inserite nella società, sfatando il mito che i cadaveri senza nome appartengano soltanto a migranti arrivati dal mare o immigrati. La maggior parte degli scomparsi è di sesso maschile anche se, in alcuni casi e a causa delle pessime condizioni del corpo, è impossibile identificarne il sesso.

Le informazioni fornite dal LABANOF e recuperate durante le indagini sui luoghi di ritrovamento vengono sempre confrontate con quelle relative alle persone scomparse in collaborazione con associazioni come Penelope e a programmi tv come “Chi l’ha visto?” nella speranza di poter dare notizie a familiari e amici di chi ha fatto perdere le proprie tracce da tempo.

Ma cosa accade a questi corpi dimenticati se non vengono reclamati o

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riconosciuti? Finiscono per rimanere chiusi in celle frigorifere per mesi o per anni. Ci sono corpi senza nome rinchiusi per 15 o 20 anni in attesa di essere riconosciuti o ritrovati dal le famiglie, fino a quando, a causa della mancanza di spazio all’interno degli obitori, vengono seppelliti in spazi adibiti ad ospitare proprio i cadaveri senza nome, con sopra una lapide che riporta solamente la data del rinvenimento. In altri casi invece si riesce a rintracciare e con tattare la famiglia, ma non ci sono i soldi per sostenere le spese per funerale e sepoltura e ci si affida alle associazioni private o a Onlus come la Caritas. Nel caso in cui il corpo da identificare sia di un senzatetto, uno degli effetti personali che potrebbe essere fondamentale per l’identi ficazione è proprio la tessera delle mense di queste associazioni che grazie alla registrazione di nome e fotografia, possono fornire un’iden tità al defunto. E sono sempre queste associazioni che spesso pagano le spese per i funerali.

Quando invece non è possibile arri vare ad una identificazione, i cada veri vengono inumati senza nome tramite il servizio delle municipa lizzate per la raccolta e lo smalti mento dei rifiuti. A Roma, ad esem pio, se ne occupa Ama che ogni anno è incaricata di inumare circa 200 corpi nello spazio dedicato ai cadaveri non reclamati nel cimitero di Prima Porta. A Napoli è il cimitero

della pietà di Poggio Reale che ospita questi defunti, seppelliti a spese del Comune. La situazione si ripete con lo stesso modus operandi nelle altre città italiane dove il Comune nel quale avviene il decesso si sobbarca l’onere della sepoltura. Tombe senza nome, con lapidi vuote. È questa la fine di molti morti non identificati: emarginati e invisibili in vita, dimen ticati e ignoti dopo la morte. 

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Quando la scrittura allevia il dolore

Il lutto è un processo naturale e dinamico che può essere facilitato attraverso lo strumento della scrittura autobiografica.

La perdita di una persona cara è sempre un’esperienza perturbante, che sconvolge l’equilibrio di coloro che restano in vita: familiari, amici, colleghi.

All’improvviso diventa difficile e doloroso gestire il proprio mondo emotivo, tutto il caos di emozioni contrastanti che ribolle dentro e pre me con violenza per uscire, spesso senza trovare una strada. Incredu lità, rabbia, dolore, nostalgia… sono soltanto alcune delle emozioni che una persona in lutto può ritrovarsi a provare anche contemporaneamen te. Questo caleidoscopio emotivo è ciò che finisce per destrutturare la vita quotidiana di chi sta vivendo un lutto e questa sensazione di instabi

lità, di confusione, genera a sua volta sofferenza e disagio.

Il lutto, nel momento in cui viene a mancare una figura importante, a cui siamo fortemente legati, è un processo naturale e dinamico che ha una sua evoluzione, ma può essere facilitato attraverso l’utilizzo di uno strumento soltanto apparentemente semplice: la scrittura autobiogra fica. Quando il tempo è reso come sospeso, congelato e inamovibile dalla sofferenza ancora inaccettabile, la narrazione sotto forma di diario può essere quella strategia efficace che “rimette in moto” la quotidia nità e il suo presente, permetten do all’individuo in lutto di entrare in contatto con il proprio mondo

interiore, mettendosi in ascolto anche del più lieve cambiamento che sperimenta giorno dopo gior no (Mencacci et al., 2015). Se è noto il valore della lettura, non soltanto come prezioso veicolo di appren dimento e conoscenza, ma anche come strumento di approfondimen to della conoscenza di sé e di assun zione di punti di vista alternativi sul mondo, nella società occidentale è, invece, andato perso il gusto e così la tradizione, delle narrazioni orali, che in passato tessevano il significato dei grandi eventi dell’esistenza: nascita, amore, malattia e morte.

La narrazione autobiografica, soprattutto durante un periodo di grande sofferenza psicologica e

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psicologia
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Foto di Marcos Paulo PradoUnsplash

spirituale come quello del lutto, lentamente restituisce senso all’esi stenza che sembra di colpo averne perduto uno, riannoda i ricordi che si sono confusi, intricati, sparpa gliati come tessere di un puzzle che qualcuno ha scombinato; tesse nuovamente la trama di una vita che si è come interrotta, spezzata. La scrittura di un diario personale permette all’individuo di districare la confusione in cui si sta dibattendo, riportando ordine laddove c’è caos e instabilità. Seguendo Mencacci e colleghe (2015, p. 208): «… quella dia ristica appare la forma più adeguata di scrittura […] immediata, minimale, per tutti coloro che, dall’adulto al bambino, vivono il lutto». La nar razione autobiografica è, dunque, una forma espressiva per esplicitare il proprio dolore e la propria rabbia, che può essere utilizzata a ogni età

e che sarà tanto più personale e ric ca quanto più l’individuo si sentirà coinvolto nel processo di dare voce alle proprie emozioni attraverso la parola scritta

Perché proprio la “parola scritta” può sortire quest’effetto catartico di liberazione dal fardello del dolo re? Innanzitutto, perché, scrivendo, si fissano i ricordi, le emozioni, le sensazioni e i pensieri, che diven tano incancellabili, qualcosa su cui possiamo tornare a posare lo sguar do tutte le volte che lo desideriamo o che ne sentiamo il bisogno. La pagina scritta rimane lì, pronta per essere di nuovo letta (a sé stessi o a qualcun altro, in silenzio o ad alta voce, in solitudine o in gruppo), ela borata, ripensata. In secondo luogo, perché l’atto dello scrivere è un atto mediato, più lento del discorso orale, che permette un’elaborazione più

approfondita di quanto desideriamo esprimere, anche quando la scrittura è di getto, furiosa, spezzata dal tur binare delle emozioni che si susse guono. Avviene sempre una scelta dei termini che si vogliono utilizzare per rappresentare quello che pro viamo. La scrittura è una forma di comunicazione molto efficace non soltanto per il contenuto che veicola, ma anche per il modo in cui lo fa: come, infatti, fanno notare Mencacci e colleghe (2015), persone diverse vivono il lutto in maniera diversa e diversi saranno i loro stili di scrit tura: si potranno trovare linguaggi concreti, telegrafici, sintetici, detta gliati, astratti o metaforici ecc. An che il tono dei loro diari sarà diverso, ma ognuno rispecchierà il mondo emotivo di colui che l’ha scritto e veicolerà il suo messaggio.

La narrazione autobiografica, così come la lettura consapevole, è una forma di libroterapia: è una terapia non farmacologica, una terapia

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PSICOLOGIA
Foto di Geoffroy Hauwen - Unsplash Foto di Marek Studzinski - Unsplash

della parola, che permette all’individuo che la sperimenta di incrementa re la propria autoconsapevolezza, di guardare con occhi nuovi la propria realtà, stabilizzando la percezione di se stessi anche in un momento di grandi cambiamenti (di ruolo, d’immagine ecc.) come può essere quello che segue la morte di una persona cara. La scrittura di sé rende più consapevoli delle proprie, contraddittorie emozioni e facilita il cambiamento (Mencac ci et al., 2015). In qualche modo, tenere un diario, fermare su carta i propri pensieri, anche sconnessi, anche slegati e appuntati di getto, apre un dia logo con se stessi, costringe l’individuo ad affrontare ciò che sta provando, a esprimerlo con sincerità, ma soprattutto permette di sostare nella propria sofferenza in solitudine, mettendosi realmente in ascolto di se stessi per poi trovare le parole che dipingano il quadro del proprio mondo emotivo, resti tuendogli senso e significato. Scrivere di sé, degli eventi che ci accadono e delle emozioni che risvegliano, è, dunque, un lavoro di introspezione che in caso di lutto non può che essere benefico. 

Linda Savelli :dottoressa in tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità e filosofa.

Bibliografia di riferimento:

Mencacci, E., Galiazzo, A. & Lovaglio, R. (2015). Dalla malattia al luttobuone prassi per l’accompagnamento alla perdita. Milano: Casa Editrice Ambrosiana.

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OSCAR MARTA

Il più antico cimitero per animali

Il luogo di sepoltura, che ospita gatti, cani e piccole scimmie, è stato scoperto vicino al porto di Berenice.

Gli animali domestici sono diventati parte integrante delle nostre vite. Quando il nostro fedele compagno viene a mancare lascia un vuoto enorme, ecco perché sentiamo l’e sigenza di prendercene cura anche nel delicatissimo momento del fine vita.

“Possiamo giudicare il cuore di un uomo dal modo in cui tratta gli ani mali” scriveva il noto filosofo tedesco Immanuel Kant e infatti i luoghi di sepoltura che accolgono gli animali da compagnia oggi sono parecchi:

che siano piccoli cimiteri o grandi giardini del ricordo, vogliono conso lidare un legame indissolubile anche nell’aldilà.

Ma quale è stato il primo cimitero per animali al mondo?

La risposta non poteva che venire dall’Egitto.

Gli antichi egizi e gli animali

L’antico popolo egizio aveva un rap porto complesso con gli animali: 

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PER ANIMALI
CIMITERI
Foto di Jenniferva - Pixabay
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la sacralità di alcune specie tramite la zoolatria era legata al rapporto uomo-animale in cui l’animale era vitale per l’uomo. Veniva venerato perché ad esempio produceva cibo o perché era associato ad un simbolo di fertilità o di protezione. Gli esempi di animali sacri secon do la tradizione sono diversi: il dio Sobek con la testa di coccodrillo, Horus con la testa di falco o Bastet, la famosissima divinità rappresen tata sotto forma di gatto, tanto per citarne alcuni.

Il passaggio dell’animale da sacro a domestico è avvenuto lentamente, generando un vero e proprio legame affettivo.

Generalmente gli animali da com pagnia nell’antico Egitto erano il gatto, in una specie decisamente più selvaggia rispetto a quella che conosciamo noi, il cane di piccola taglia e la scimmia

In particolare il gatto, simbolo sacro indiscusso della cultura egiziana antica, non è stato immediatamente reso domestico, ma ha instaurato un importante rapporto con l’uomo nel momento in cui ha iniziato a cibarsi dei topi e serpenti che infestava no i campi particolarmente fertili e rigogliosi della valle del Nilo. Per lo stesso motivo anche le città portuali erano ricche di gatti, in questo caso ugualmente apprezzati.

Con il tempo il gatto, particolar mente gradito per le sue abilità, è stato accolto nelle case e l’uomo ha cominciato a prendersene cura oltre che in vita, anche accompagnando lo nel passaggio verso l’aldilà.

L’affascinante luogo in cui è stato trovato, quasi per caso, quello che con ogni probabilità sembra proprio essere il primo cimitero per anima li al mondo, è Berenice, splendida cittadina adagiata sul Mar Rosso. Fondata da Tolomeo II nel 275 a.C, il suo nome voleva omaggiare la ma dre dello stesso faraone per la quale

egli provava profonda devozione.

La città, che si estende dalla collina al mare, era un importantissimo porto di scambio e commercio che colle gava l’Egitto con l’Etiopia, l’Albania e l’India. La posizione strategica aveva fatto sì che il porto di Bere nice restasse un importante snodo di scambio anche sotto il dominio dell’Impero Romano.

La scoperta

La scoperta dell’antico cimitero è avvenuta, come spesso accade, in modo del tutto casuale. A seguito di uno studio relativo al porto di Bere nice ed alle sue radici culturali, l’ar cheologa Marta Osypinska e il suo team hanno scoperto qualcosa di inaspettato. Durante uno scavo, nel 2011, è venuta alla luce una sepol tura che accoglieva diversi animali, soprattutto gatti, cani e scimmie. Dopo uno studio accurato, quella che fin dall’inizio non sembrava altro che una sempli ce sepoltura di massa, si è rivelata un vero e proprio cimitero per ani mali

A seguito di questa scoperta, si è ve nuti a conoscenza dell’importanza del legame emo tivo tra l’antico popolo egizio e i propri animali domestici. Proprio questo rapporto è stato il punto di partenza da cui si è sviluppata l’in tera scoperta, l’e lemento che ha escluso l’idea per cui gli animali fossero raccolti

Pet Sematary: il romanzo, il film e la canzone

Nel 1983 il mago dell’horror Stephen King pubblica uno dei suo romanzi più famosi, “Pet Sematary” dove riprende una vec chia leggenda americana e racconta la storia di una famiglia che si trasferisce in una cittadina del Maine e, dopo una serie di vicissitudini e morti tragiche, entra in contatto con il cimitero per animali indiano in cui, chiunque seppellisca il cadavere di un essere vivente (principalmente animali ma anche essere umani) viene perseguitato dalla reincarnazione demoniaca del defunto. La storia, tanto agghiacciante quanto irrea listica, divenne prima uno dei libri più letti dagli amanti del genere e poi lungometrag gio nel 1989. Nella colonna sonora del film, che ebbe grande successo al botteghino, era presente l'omonima canzone “Pet Sematary” registrata dalla punk rock band Ramones.

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CIMITERI PER ANIMALI

in una semplice fossa comune. Molti dei resti trovati nel cimitero, infatti, mostravano evidenti segni di traumi pregressi come ad esempio ossa rotte. Una zampa rotta con ogni pro babilità avrebbe precluso la caccia e quindi la possibilità di sopravvivere procurandosi il cibo ma i circa 585 tra gatti, cani e qualche scimmia ri trovati nel cimitero erano stati curati in vita dagli esseri umani. Risulta quindi evidente che ci fosse un legame affettivo: tutti gli ani mali presenti nelle sepolture erano trattati con grande cura; ognuno riposava all’interno del suo perso nale sarcofago o era agghindato con collari, bracciali o conchiglie La scoperta è stata resa ancor più straordinaria da alcune caratteristi che che differenziano questo sito da altri: in primo luogo si tratta di un cimitero che ospita soltanto sepol ture animali mentre altre necropoli accoglievano sia resti animali che umani; inoltre erano stati preparati

con la stessa cura riservata agli esseri umani.

Sicuramente il rapporto uomo-animale domestico in quel tempo era anco ra utilitaristico, Berenice come città portuale aveva bisogno di una grande quantità di gatti per tenere a bada i topi, ma comunque il trattamento post mortem è un evidente segno di profondo affetto e rispetto.

Ogni animale d’affezione, dopo la preparazione rituale al regno dei morti, avrebbe aspettato il proprio padrone per vivere felici anche nell’aldilà.

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Foto di Marta Osypińska
NUMERO 7 NOVEMBRE-DICEMBRE 2022 68 OLTRE MAGAZINE Foto di Freepik.com

I pericoli del cibo spazzatura

Secondo una ricerca italiana gli alimenti ultra-processati aumenterebbero il rischio di mortalità.

Per mantenerci in salute si sa, è necessario condurre uno stile di vita sano unito ad un’alimentazione nutriente, ricca di vitamine e in grado di sostentare il nostro organismo quotidianamente.

Fin qui nulla di nuovo. Ma proba bilmente farà riflettere il risultato della nuova recentissima ricerca, tutta italiana, pubblicata il 31 ago sto sull’autorevole British Medical Journal e condotta dal Dipartimen to di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, in provincia di Isernia, in collabora zione con Mediterranea Cardiocen

tro di Napoli, con il Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologi che dell’Università di Catania e con il Dipartimento di Medicina e Chirur gia - Centro ricerche in Epidemio logia e Medicina Preventiva dell’U niversità degli Studi dell’Insubria di Varese e Como.

Al Progetto epidemiologico Mo li-sani, questo il nome dello stu dio, hanno partecipato un totale di 22.895 persone, sia uomini che donne, selezionate non solo all’in terno del territorio molisano, ma in tutto il sud Italia. 12 sono stati gli anni di ricerca su cui si fonda

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lo studio firmato dalla dottoressa Marialaura Bonaccio, epidemiologa presso il Dipartimento di Epidemio logia e Prevenzione del Neuromed, che indaga sulla correlazione tra il consumo di cibo di scarsa qualità e di quello ultra-processato con il rischio di morte.

In generale, analizzando nel suo insieme l’alimentazione dei soggetti coinvolti, è emerso che sia la scarsa qualità degli elementi nutritivi ingeriti sia l’alto livello di lavora zione degli alimenti aumentano il rischio di mortalità, in particolare per patologie di tipo cardiovasco lare. Approfondendo maggiormente i dati, è poi però stato evidente come l’elevata manipolazione industriale dei cibi abbia un’incidenza di gran lunga maggiore sul rischio di mor talità.

Numeri alla mano, tra i 2.205 deces si verificatisi nei 12 anni di studio tra i soggetti coinvolti, 792 sono stati at tribuiti a malattie cardiovascolari, di cui 426 dovute a cardiopatia ische mica o malattie cerebrovascolari. Si è osservato inoltre che 820 decessi erano stati causati da malattie di tipo tumorale di vario genere mentre i restanti 593 erano invece avvenuti per altre cause. Se vogliamo analizzare questi dati nello specifico, non deve stupire nemmeno il numero alto di decessi causati da tumori, se si considera un’altra recente ricerca, questa volta condotta negli Stati Uniti, che asso cia il consumo di cibi industriali ed eccessivamente elaborati con l’au mento del rischio di cancro al colon sia negli uomini che nelle donne. Tornando alla studio italiano, per trarre alcune conclusioni, si è evi denziato che gli adulti che seguiva no un regime alimentare di bassa qualità unito ad un alto consumo di cibi ultra-elaborati erano a più si gnificativo rischio di mortalità, non

solo cardiovascolare, ma per tutte le cause quindi.

Il che significa che per mantenersi sani non è solo necessario assumere alimenti con un alto valore nutrizionale, che siano quindi fonte di vitamine, fibre e minerali che il nostro corpo possa assimilare al meglio, ma è anche fondamentale che tali alimenti non siano ultra-manipolati. Attenzione 

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PARLIAMO DI...
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quindi ad aggiungere al carrello della spesa pasti industriali, come quelli pronti per il consumo.

Il problema dei cibi ultra-lavora ti, spiega la ricerca, è che questi sono prodotti in parte o addirittura integralmente con sostanze che non vengono certamente utilizzate comunemente in cucina (come ad esempio proteine idrolizzate, grassi idrogenati e maltodestrine) e che contengono additivi come coloranti, conservanti, edulcoranti, esaltatori di sapidità, tanto per citarne alcuni. Insomma, tutte quelle sostanze che potrebbero certamente dare il giusto tocco di gusto al nostro snack prefe rito, ma che sono in realtà dannose per la salute.

La maggior parte degli alimenti ultra-lavorati sono prodotti ad alta densità energetica, ricchi di grassi e sale e poveri di fibre e micronutrienti, che possono comportare molteplici squilibri nutrizionali, oltre che un

conseguente rischio di ipertensione, diabete ed obesità.

Via libera quindi a yogurt, fette biscottate e a tutta quella lista di alimenti dietetici che vanno tanto di moda sulle riviste patinate ad inizio estate? Niente affatto! Già, perché spesso a questi alimenti viene sì eli minato lo zucchero, ma per poi spes so aggiungere dolcificanti artificiali. Secondo il sistema NOVA, che valuta gli alimenti in base al loro livello di lavorazione industriale, rientrano nelle classifiche dei cibi ultra-lavorati proprio anche alimenti all’apparenza “innocui” come yogurt alla frutta, al cuni cereali, prodotti da forno per poi passare, più intuitivamente, a creme spalmabili e bibite gassate e zucche rate. Questo perché i cibi ultra-pro cessati sono sottoposti a lavorazioni industriali che lasciano integro molto poco dell’alimento originale. Ecco quindi spiegato il motivo per cui una semplice bistecca è da preferi re, secondo il parere degli esperti, ai

lavorati vegani industriali.

I dati non mentono, se pensiamo che nel pianeta 11 milioni di decessi ogni anno, ovvero 1 persona su 5, avvengono a causa di una scorretta alimentazione, ecco spiegato il gran daffare che si danno molti Paesi del mondo per proporre ai propri cittadi ni progetti e campagne di comuni cazione che facciano riflettere sulla corretta educazione alimentare. In questo senso non può non tornare alla mente l’esempio green forse più famoso al mondo, quello di Michelle Obama, che con il suo orto a km zero nei giardini della Casa Bianca cerca va di sensibilizzare gli americani sul tema.

Ecco, quindi, che la sana “vecchia” dieta mediterranea, costituita da alimenti freschi, poco lavorati e sa pientemente combinati tra loro, torna ad essere la risposta per proteggere la nostra salute e ridurre il rischio di mortalità! 

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Il giorno dei morti nel mondo

Le tradizioni italiane e straniere per celebrare i defunti tra dolcetti, candele, riti religiosi e pagani e festeggiamenti.

Il 2 novembre è la festa dei morti in Italia e in molti Stati occidentali e in ogni Paese questa ricorrenza viene celebrata in modi diversi. Generalmente associata alla festa di Halloween che precede Ognissanti e che ha origini celtiche, quella dei morti è una festa molto sentita in tutto il mondo.

Lo scorso anno abbiamo scritto del famoso festival per i Dias de los Muertos messicani, una festa che per la sua importanza internazionale

è stata riconosciuta come patrimo nio culturale immateriale dell’uma nità dall’Unesco; quest’anno vedre mo come viene celebrato il giorno dei morti nel resto del mondo.

Nonostante la festa di Halloween che si tiene il 31 ottobre sia molto più famosa del Giorno dei Morti, grazie all’esposizione mediatica che ha avuto e continua ad avere per i suoi legami con il mondo dell’occulto, ma soprattutto per il risalto che le viene dato nei film horror e per essere 

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CURIOSITà
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Foto di Janko FerlicUnsplash

una festa piuttosto amata dai bam bini americani, il 2 novembre è una ricorrenza molto sentita. Le origini delle feste del 1 e 2 novembre sono celtiche e legate a Samhain, giorno in cui i morti tornano dall’oltretomba per far visita a parenti e amici, ma dopo la cristianizzazione di queste celebrazioni “pagane” in molte cul ture, specialmente quelle cristiane e cattoliche, il giorno in cui si ricor dano i morti è un momento im

portante da dedicare a tutti i propri cari che non ci sono più ma che si ritiene siano sempre presenti per “proteggere” i familiari da un’altra dimensione, che sia il paradiso per i credenti o una sorta di limbo per chi non è religioso. Ognuno nella vita deve affrontare la perdita di qualcu no che gli è caro: i nonni, i parenti, alcuni amici. Sapere che esiste un momento dedicato a chi non c'è più, un momento in cui poterli andare

a trovare nel luogo dove riposano o semplicemente accendere una can dela in loro memoria può essere un conforto per molti, soprattutto per chi si trova a perdere un figlio gio vane, un nipote o qualcuno che nel normale percorso della vita avrebbe ancora molti anni da passare con la propria famiglia.

Non sempre il ricordo e la celebra zione dei morti sono però praticati in modo triste e drammatico. Le famiglie sono composte anche da giovanissimi e bambini che proprio durante il giorno dei defunti han no i primi approcci con l’idea della morte. Per questo motivo si sono sviluppate tradizioni diverse, anche giocose, legate ai festeggiamenti.

In Italia

In Italia le tradizioni legate alla festa dei morti sono tante e diverse in ogni regione. Tanti anni fa i bam bini italiani facevano un po’ quello che fanno i bimbi americani per Halloween: la sera del 1 novembre andavano nelle case vicine a chie dere il “ben dei morti” che erano frutta secca e dolcetti come fave, castagne e fichi. La tradizione più famosa rimane quella delle “ossa di morto”, biscotti di origine siciliana che si trovano un po’ ovunque e che prendono il nome dal tipico aspet to bianco a bastoncino. In Sicilia il 2 novembre si mangiano anche la frutta Martorana, frutta di marza pane colorata, e i pupi di zucchero mentre i bambini buoni trovano i re gali portati dai defunti sotto al letto.

In Piemonte, Val d’Aosta e Trentino le campane suonano per richiamare i morti e si lasciano tavole apparec chiate e focolari accesi per rifocil larli al loro arrivo. In Abruzzo oltre a lasciare la tavola imbandita, vengo no accese tante candele vicino alla finestra quante sono le anime dei propri defunti. Inoltre un tempo si

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intagliavano le zucche e si illumi navano con lumini accesi, proprio come in America.

In Lombardia la notte tra l’1 e il 2 no vembre si mette in casa un secchio di acqua fresca per dissetare i propri cari che “tornano” a farci visita men tre in Friuli si mettono anche pane e un lumino per guidare e sfamare le anime dei defunti.

In Liguria si preparano bacilli e bal letti, fave secche e castagne bollite, per lasciarli come dono ai morti e per mangiarli durante il giorno di festa mentre in Umbria si cucinano gli stinchetti dei morti, biscotti simili alle ossa di morto.

Le tradizioni più particolari si tro vano nel Lazio e in Toscana. Nelle campagne fiorentine fino a 50 e 60 anni fa, i bambini andavano in fila indiana per i campi, portando solo delle piccole candele a illuminare il sentiero, guidati dal più grande: andare fuori al buio nella notte dei morti era una prova di coraggio. Il giorno di festa poi si mangiavano le ballotte, castagne lessate nell’ac qua, come dolce. A Roma invece, in passato, chi voleva passare del tempo con i propri defunti, si recava al cimitero o nel luogo di sepoltura e consumava un pasto “insieme” al proprio caro parlandogli e raccon tando esperienze e momenti vissuti. Questa tradizione deriva probabil mente da una pratica comune in epoca romana, quella di banchettare sulle tombe dei defunti durante le feste dedicate ai morti.

Nel mondo

Il Giorno dei Morti viene celebrato in tutto il mondo ma non sempre corrisponde al nostro giorno del calendario. In India ad esempio si festeggia tra ottobre e novembre, si chiama Diwali e le sorelle della famiglia preparano un bagno caldo e cibi tradizionali per i fratelli men

tre vengono accese delle lampade speciali per riportare alla vita il sole morente. Si accendono luci e cande le galleggianti e si fanno decorazioni floreali per festeggiare la luce che trionfa sull’oscurità.

In oriente le ricorrenze dedicate ai defunti cadono in periodi molto diversi dal nostro: in Giappone la festa si tiene nel periodo dell’O Bon, a luglio, e la tradizione racconta che il calderone che rappresenta gli in-

feri viene scoperchiato e le anime dei defunti tornano a fare visita ai vivi. Per accoglierle vengono accesi dei fuochi sulle vie dei cimiteri e le tombe vengono sistemate. Si prepa rano poi dolci tipici per i bambini e le lanterne votive di carta vengono lasciate sui fiumi. In Cina invece i morti si celebrano ad aprile, le tombe vengono pulite, cibo e bevande vengono lasciati sui luoghi di sepol tura e si legano piccole lanterne agli aquiloni per farle volare. 

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Espandibile CIELO dimensione 205 foglia oro bianco bucciardato

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Espandibile ASCENSIONE DI GESÙ dimensione 205 foglia oro liscio

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Espandibile ANGELO SX BIZANTINO dimensione 130, foglia oro liscio

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Espandibile LA CREAZIONE

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