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È ricco di contenuti questo nu mero di Oltre che arriva dopo i mesi estivi. Si comincia con la se conda parte dell’analisi sulla crisi dei cimiteri: la soluzione per evi tare il collasso potrebbe arrivare da innovazione, pianificazione e Cimarketing.occupiamo
di identità di ge nere dopo la morte: è possibile difendere i diritti della comunità LGBTQ+? Un approfondimento sulla legge in America, in Europa e in InaugurataItalia.
la nuova casa fune raria di Cecina, realizzata da T.G. Italiarreda, azienda leader nell’ar redo funebre, per colmare la mancanza di strutture adeguate ad ospitare feretri e famiglie nella cittadina Visitiamotoscana.ilFarkasréti
Temető di Budapest, uno dei più importan ti cimiteri della città, e il tempio crematorio del Cimitero Monu mentale di Milano.
Breve incursione nell’imbalsama zione tra curiosità e storia: la nuo va moda dell’extreme embalming e l’antica tecnica della mummifi cazione egizia.
È stata presentata alla stampa l’e dizione 2022 del festival “Il ru more del lutto”, ideato da Maria Angela Gelati e Marco Pipitone, in programma dall’8 ottobre al 2 no Infine,vembre.il
saluto a Piero Angela, l’amato divulgatore scientifico scomparso il 13 agosto scorso, che ha lasciato un’importante eredità per le future generazioni grazie al suo lavoro di studio e in formazione con Super Quark.
ATTUALITà
Cimiteri, come evitare il collasso
LEGALE, FISCALE
Identità di genere dopo la morte
CASE FUNERARIE Una struttura grandiosa
CIMITERI D'EUROPA
Passeggiando sul “Prato del lupo”
LUOGHI DI CREMAZIONe
Il Tempio Crematorio di Milano intervista a...
Una scelta per vincere la concorrenza!
CURIOSITà Extreme embalming, la nuova tendenza
CULTURA
L’ imbalsamazione nell’antico Egitto
PARLIAMO DI...
Riportare i corpi alla fantascienza?vita:
EVENTI Curare per ricostruire
IN MEMORIA
Un’avventura straordinaria
CULTURA Restauro alla Certosa di Bologna
ATTUALITà Ologrammi nel futuro del funerario?
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Oltre Magazine
Anno XXII - n°6 Settembre-Ottobre 2022
32022SETTEMBRE-OTTOBRE6NUMEROOLTRE MAGAZINE SOMMARIO www.oltremagazine.com
Periodico di funerariadell’imprenditoriainformazioneecimiterialeBimestrale
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2432 IN EVIDENZA 66 7266607642
comeCimiteri,evitareilcollasso
di daniele fogli
Cosa fare per rimettere in moto la macchina cimiteriale: innovazione, pianificazione e marketing.
Occorre ripensare profondamente al ruolo del cimitero nelle città di questo secolo, comprendere i bisogni del lutto e integrarli con altri bisogni della nostra società.
Per tornare ad essere rilevanti per le loro comunità, i cimiteri devono creare spazi e memoriali progettati per attrarre le famiglie. Occorre innovazione cimiteriale, pianificazione urbana ed econo mica per i cimiteri e, infine, un innovativo - per l’Italia - sistema di
marketing cimiteriale Ovvero la capacità di conoscere cosa serve, di progettare e costruire cosa occorre; di saper vendere quel che si rende disponibile alla popolazio ne. Non uffici burocratici di polizia mortuaria, ma uffici vendite di aree sepolcrali. Vere e proprie “immobiliari del Necessitanomorto”. progettisti capaci di interagire significativamente con chi gestisce i cimiteri e li amministra an che economicamente: i progetti non devono più essere una elaborazione
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ATTUALITà
Dreamstime-Jesitadi UkoFoto
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avulsa dalla realtà. L’approccio architettonico e urbani stico deve essere collaborativo: la vorare a stretto contatto con i gestori dei cimiteri, gli uffici di polizia mor tuaria che “vendono i posti salma” e gli operatori sul campo, significa essere in grado di acquisire “l’intelli genza del sito”.
Significa anche avere una compren sione approfondita della comunità, dei dati demografici e delle preferen ze della popolazione e dei modelli di sepoltura e commemorazione. Un esempio potrà rendere più com prensibile l’approccio: da almeno due secoli in Italia si seppellisce in terra secondo una maglia regolare, quella dei campi d’inumazione, det tata dalle norme napoleoniche. Il cittadino sta sempre più allon tanandosi da opzioni seriali, come questa, per la scelta della propria sepoltura. Sia essa la maglia regolare inumativa, sia la serialità dei copri tomba.
Non a caso – soprattutto partendo dalla Gran Bretagna – sta diventan do significativa la percentuale di coloro che optano per la “sepoltura verde”: sia come scelta di sepoltura individuale (spesso nel bosco), sia come scelta ecologica spinta (rifiu to di feretri dipinti con vernici non naturali, foderati con imbottiture sintetiche, Parallelamenteecc.).sempre più a gran voce viene chiesto di creare foreste urbane e piantumazione di alberi nelle città e nei loro dintorni, sia per motivi di decarbonizzazione, sia come scelta di luoghi di vita ameni a poca distanza dall’ambito lavorativo e di residenza.
Per uno strano scherzo del destino è oggi possibile trasformare la crisi cimiteriale italiana in una oppor tunità urbana Partendo dai cimiteri delle grandi città del Nord Italia, dove la rapi dissima crescita della cremazione ha reso disponibili importanti aree
interne ai cimiteri prima destinate a campo di inumazione, si possono usare proprio queste aree per desti narle ad un nuovo sistema inuma tivo (o anche tumulativo ipogeo) a forte prevalenza di verde, associato all’utilizzo delle zone di rispetto cimiteriale anch’esse attrezzate come parchi urbani, vere e proprie foreste a diretto contatto con le zone Maabitative.questo rende necessaria preven tivamente la modifica delle regola mentazioni statali che obbligano la sepoltura inumativa per file e righe: quasi fosse la presentazione al co spetto del Creatore di file irregimen tate di morti…
Occorre aprire i cimiteri alla vita urbana, rendendoli non solo luoghi di memoria storica della collettività, luoghi di elaborazione del lutto personale, ma anche spazi di vita di una comunità che anzi ché respingerli, possa farne parte del proprio tempo di vita.
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E, al tempo stesso, la pianificazione urbanistica cimiteriale deve essere accompagnata da una attenta pia nificazione economico finanziaria circa la sostenibilità della gestione delle aree cimiteriali e l’introduzione di modalità innovative di sepoltura delle urne cinerarie, contrastando la tendenza all’affidamento familiare di queste ultime.
Occorre accantonare fondi per la garanzia delle spese future di man tenimento cimiteriale.
Molti cimiteri italiani hanno termi nato la loro vita operativa, spesso hanno cessato di produrre introiti al gestore (Comune o chi per esso) per nuove concessioni cimiteriali, ma hanno mantenuto a pieno i costi di Sumantenimento.questoaspetto occorre puntare i riflettori e varare rapidamente una riforma legislativa della normativa cimiteriale, affinché i cimiteri italia ni possano avere un futuro che non
sia, come oggi purtroppo si intrav vede, di abbandono quasi certo.
Le tecnicalità possono essere varie:
1) si può puntare sul sistema ame ricano, canadese, australiano dei trust cimiteriali, cioè dei fondi “terzi” specializzati per la gestione di una parte degli introiti dati dal la “vendita” dei posti nei cimiteri e, con gli interessi che derivano da questi fondi vincolati, provve dere al mantenimento cimiteriale;
2) si può rivedere il sistema di con tabilizzazione dei ricavi cimite riali individuando quanta parte di essi destinare alla copertura della operatività e quanta parte alla realizzazione di infrastrut ture e ancora una terza parte al mantenimento futuro cimiteriale, azzerando nel contempo le vec chie concessioni perpetue e ripri stinando per queste – se ancora di interesse – nuove concessioni temporalmente definite, ma con
buona parte degli introiti destinati alla manutenzione futura;
3) oppure si può rendere obbligato ria la manutenzione cimiteriale da parte dei Comuni, come per i parchi ed i giardini (ma la mo numentalità cimiteriale italiana costa ben di più che i giardini…), mettendo a carico della fiscalità generale questi costi, ad esempio aumentando la componente di tassazione per i servizi indivisibili comunali;
4) o, infine, tassando l’uso della disponibilità di posti cimiteriali, questione che politicamente po trebbe far saltare qualche persona sulla sedia su cui è seduta, ma che, se nessuno fa nulla, prima o poi dovrà succedere.
È giunto il momento di decidere cosa fare del sistema cimiteriale ita liano e occorre far presto, perché si è veramente vicini al collasso.
Foto di Linda Gerbec - Unplash
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ATTUALITà
Foto di Feng Yu - Dreamstime
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legale, fiscale
dopodiIdentitàgenerelamorte
È possibile garantire i diritti della comunità LGBTQ+?
La situazione legislativa in America, in Europa e in Italia.
Garantire la piena effettività del dirit to all’identità di genere e all’espres sione di genere anche dopo la morte: è possibile?
L’articolo 21, che fa parte del capi tolo “Uguaglianza” della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, vieta la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale. Gli sviluppi degli ultimi anni testi moniano una crescente consapevo
lezza riguardo i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgen der (LGBTQ+) all’interno dell’Unione Europea. Insomma, i diritti della co munità LGBTQ+ sono positivamen te tutelati sempre di più, anche se vi sono alcuni settori in cui ciò non si può affermare con forza. Nuovi cambiamenti tuttavia stanno avve nendo, e, dunque, anche nel “nostro” settore è importante domandarsi:
A CURA di Avv. Alice Merletti E di Avv. Elena Alfero
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cosa succede quando una persona transgender muore? La protezione dell'identità si estende oltre la vita?
La risposta, ritengo, debba essere positiva. O almeno dovrebbe, ma purtroppo non è sempre così. Vedia mo come mai.
In America
La tutela dei tuoi diritti spesso dipende da dove ti trovi, chi sei e a che leggi sei sottoposto. Ciò che può essere scontato per un Paese, non lo è per un altro (l’attualità ci ha dato ampie prove di questo, ahimè!). Guardiamo ad esempio oltreoceano. Beninteso, lo facciamo pur in un periodo in cui proprio oltreoceano alcuni diritti sinora garantititi per dono inammissibilmente di tutela di minuto in minuto.
Il The Respect After Death Act della California "consente la registra zione dell'identità di genere su un certificato di morte piuttosto che sul sesso assegnato alla nascita se vengono forniti una patente di guida aggiornata, un ordine del tribunale che approva un cambio di nome o di
genere, un passaporto o una direttiva anticipata, tra gli altri documenti" Washington - DC ha una legge simile e sempre più altri Stati stanno introducendo tali misure.
In Europa
In Europa la situazione si sta evol vendo con tempistiche diverse e in
modo irregolare all’interno dell’U nione europea: permangono diffe renze sostanziali fra gli Stati membri dell’UE. Gli ostacoli possono essere ampiamente attribuiti al persistere di intolleranza e atteggiamenti negativi nei confronti delle persone LGBTQ+. La maggior parte degli Stati ricono sce il diritto di inserire le generalità che, al momento del decesso, la persona ha o ha ottenuto. Dunque, i documenti che identificano tale persona con il genere e l'identità scelti devono sussistere prima che possano essere presentati a soste gno dell'aggiornamento dell'iden tità di genere su un certificato di morte. Di qui una considerazione: se le leggi dello Stato impedisco no di poter modificare l'identità del defunto nei documenti, questo potrebbe influire su ciò che può essere posto sulla lapide, nei registri del cimitero e delle pompe fune bri. Quindi, nei casi in cui l'identità trans di un defunto non possa es sere formalizzata nei documenti di identificazione legale e in cui la sua identità trans non è stata accettata, il dato anagrafico non corrisponderà
Foto di Christian Lue - Unsplash
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LEGALE, FISCALE
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con il sentire del defunto, potendo al più assurgere ad altro dato.
In Italia
Ed in Italia? La questione è stata affrontata dalle cronache locali e nazionali qualche anno fa (2020) quando a Pescara, sul manifesto funebre di Alessia, fu inserito il vecchio nome da uomo. Il caso fece scalpore all’epoca.
A livello normativo il DPR 285/90 prevede che sulla sepoltura siano riportati nome, cognome, data di nascita e di morte. I regolamenti cimiteriali (di cui ogni Comune si dota) prescrivono normalmente che nelle iscrizioni debbono essere incisi i dati fondamentali del de funto accompagnati, qualora vi sia spazio sufficiente, dagli elementi Dunque,facoltativi.anche
qui, se l’identità “sentita” dalla persona corrisponde ai dati anagrafici, il problema non si pone. In alternativa, occorrereb be ricorrere agli elementi facol tativi , ciò non di meno svilendo la natura del dato stesso e, peraltro,
come vedremo, lasciandolo in balia di coloro che dell’iscrizione si inte Vediamoresseranno.alcuni regolamenti: Torino: "L'iscrizione sulla sepol tura, in aggiunta alle generalità del deceduto, di frasi commemorative o di cordoglio è libera. Nel testo, da notificare anticipatamente agli uffici cimiteriali, non sono consen tite espressioni lesive della dignità del defunto e del decoro del luogo. I Servizi Cimiteriali vigilano sul contenuto delle epigrafi ed hanno facoltà di emendare, sentiti gli inte ressati, quelle espressioni suscettibili di offendere la comune sensibilità" Per generalità si intende l'insieme degli elementi specifici (nome, cognome, luogo e data di nasci ta, eventualmente paternità) che determinano l'identità di un indivi duo. Dunque, i dati che da anagrafe caratterizzano il soggetto. Tali ele menti sono obbligatori, in aggiunta come detto, potranno essere inseriti altri elementi identificati come frasi.
Milano: “Sulle sepolture deve essere iscritto, con modalità durature e non Foto di Waldemar Brandt - Unsplash
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LEGALE, FISCALE
facilmente alterabili, il nome, il co gnome e almeno indicata la data di morte della persona a cui la salma, i resti o le ceneri si riferiscono. L’i scrizione è subordinata al preventivo nulla osta, da parte degli uffici co munali. I nomi d’arte o i nomignoli sono consentiti, previo nulla osta degli uffici comunali, solamente sul secondo rigo e purché non contra stanti con l’austerità del luogo”. Anche qui: i dati anagrafici sono obbligatori.
Roma: “deve essere indicato il co gnome, nome, data di nascita e di morte della salma tumulata”
Napoli: occorre indicare “il nome e cognome, la data di nascita e di morte nonché la data d’interro ed il
numero d’ordine dei registri cimite riali” Insomma, occorre inserire i dati anagrafici. Dunque, non deve esser ci aporia tra anagrafe e le iscrizioni.
Dunque, se i dati anagrafici corri spondono allo stato in cui la persona si trova e si sente, il problema non c’è.
In ipotesi in cui i dati anagrafici non corrispondano naturalmente la questione si complica, poten do al più il dato assurgere a dato facoltativo
La ratio c’è: è un problema di gestione dell’anagrafe e registro ci miteriale, che devono associare un certo defunto ad una certa colloca zione. Il problema è contemperare le esigenze di stato civile con il volere della persona che non c’è più. Ma, c’è un altro ma. Chi può do mandare l’iscrizione e/o l’epitaffio? Di solito è il marmista su delega della famiglia che presenta il pro getto (per la lapide, la targhetta, etc.).
E qui tutto si sposta su chi ha diritto a siglare la delega. Se è il famiglia re, sulla base dei gradi di parentela definiti dal dpr n. 285/1990 e dei re golamenti cimiteriali, vi può essere il rischio che, ove il percorso di vita del deceduto non sia stato appog giato dalla sua cerchia famigliare, neppure eventuali ulteriori elementi facoltativi vengano presi in consi Siderazione.auspica pertanto che anche in relazione a questo aspetto - a ben vedere tutt’altro che marginaleintervenga prontamente una presa di posizione normativa in modo d’allineare il nostro ordinamento al sentire comune così come peraltro è avvenuto in altri settori del diritto.
E ciò proprio in considerazione del fatto che - lo ricordiamo - la pietas nei confronti dei defunti è tema, sotto altri aspetti, bene presente al legislatore italiano.
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Unagrandiosastruttura
di Tanja Pinzauti
È stata inaugurata a Cecina la nuova Casa Funeraria Santini, della famiglia Casalini. Alla realizzazione ha contribuito la T.G Italiarreda, azienda leader nell’arredo funebre da più di 30 anni.
È stata inaugurata il 9 luglio scorso la nuova Casa Funeraria Santini a Cecina, finanziata dall’Impresa Fune bre Santini (di cui prende il nome) e realizzata con il prezioso contributo di T.G. Italiarreda che si è occupata di fornire la consulenza tecnica, il coordinamento degli interventi e la fornitura degli arredi.
Abbiamo seguito i lavori di realizza zione della struttura anticipandone
alcune particolarità nel numero di Oltre di Maggio/Giugno, grazie alle informazioni che l’Architetto Gian carlo Tormene di T.G. Italiarreda ha voluto condividere con noi. Anche nel caso di questa struttura, l’e sperienza trentennale dell’azienda dell’Architetto Tormene, leader indi scussa nel campo dell’arredamento per il settore funerario, è risultata fondamentale per la riuscita del
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CASE FUNERARIE
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progetto, esaltando e arricchendo i locali interni ed esterni con arredi innovativi e pregiati.
La struttura
La realizzazione della casa funeraria è arrivata dopo un periodo di rifles sione di Stefano Casalini, titolare dell’Impresa Funebre Santini insie me al padre Osvaldo, che da tempo aveva notato la mancanza di strut ture adeguate ad ospitare i feretri e i familiari in attesa delle celebrazioni
Lafunebri.nuova
casa funeraria si sviluppa su 250mq di superficie, ad appena 50 metri dal cimitero cittadino. All’ester no è arricchita da vasche con piante e fiori che, seguendo il perimetro della struttura in mattoncini ros
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CASE FUNERARIE
si e il loggiato bianco, riprendono la pineta circostante inserendo lo stabile nell’ambiente naturale che lo
All’interno,circonda.
la casa funeraria ospita tre sale del commiato, una sala mo stra, una sala d’attesa e una sala per ospitare le diverse cerimonie a se conda della fede del defunto. Inoltre, l’Impresa Funebre Santini ha inse rito i propri uffici in un’ala dedicata, trasferendosi in pianta stabile nella nuova struttura.
Gli arredi
Gli arredi interni ed esterni presenti nella struttura, curati dall’Architet to Giancarlo Tormene e dalla sua azienda T.G. Italiarreda, sono di grande pregio e danno un tocco
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innovativo ma “green” all’edificio. Ogni elemento è stato pensato per integrare la struttura con il paesag gio esterno, richiamando la natura All’esterno,circostante.tra
le fioriere e il loggia to che dà sulle vetrate interne, sono stati posti dei piccoli salottini in midollino per consentire ai dolenti di vivere il momento della veglia in tranquillità, potendo beneficiare del contatto diretto con la natura per cercare pace in un momento tanto doloroso. Lo stesso concetto di pace e natura è stato portato anche all’in tero dei locali dedicati ai familiari del defunto, cercando di mantenere il contatto con la natura, impor tante elemento di sollievo per chi sta vivendo un evento fortemente Letraumatico.poltroncine
e le sedie nelle sale interne sono realizzate in plexiglass con lavorazione a “sandwich” (tecni ca sviluppata da T.G. Italiarreda per alcuni dei suoi elementi di arredo più richiesti) sulle quali si possono ammirare delle vere foglie di albe ro. Lo spazio tra una seduta e l’altra è inoltre colmato da complementi verdi che ricordano l’erba appena tagliata e sedendosi sulle comode poltroncine si ha l’impressione di accomodarsi nella tranquillità di un Ilprato.tema
del contatto visivo e fisico con la natura è ripreso anche sulle vetrate che danno sull’esterno della struttura e sulle pareti: immagini di paesaggi verdi, tramonti sul mare e fiori di campo aiutano a portare calma e serenità in chi li guarda, immergen do gli ospiti in un ambiente rilassato. Presenti in ogni stanza a “vegliare” su chi resta, delle statue di angeli dalle linee morbide e moderne. Nella sala delle cerimonie le poltrone blu e il fondale sulla parete principa le, che rappresenta un cielo stellato, sembrano voler avvicinare i dolenti
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alla dimensione ultraterrena, sia essa intesa come una vita dopo la morte o la laicità del cosmo da cui pianeti e stelle provengono.
L’ala dedicata agli uffici è moderna, pratica ed efficiente, realizzata con materiali e arredi sobri ed eleganti per poter fornire un ambiente ottimale per chi ci lavora ma anche per ospitare i clienti nel delicato momento in cui devono recarsi nella struttura per chiedere informazioni e prendere accordi con l’impresa.
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Passeggiandosul“Pratodellupo” di il Viaggiatore
Avevamo già avuto modo, in passa to, di parlare del Kerepesi Temető, il cimitero monumentale di Budapest, un vero e proprio parco funerario fa moso a livello mondiale, che si trova nella Fiumei út (via di Fiume) a Pest nel popolare ottavo kerület (quartie re) della capitale magiara.
A noi giuliani il nome della via, Fiu me, evoca nostalgie della bella città che era stata il porto, unico accesso al mare, della Corona ungherese. Città di origine romana (l’antica Tharsaticum) passata alla Jugoslavia (e successivamente, dopo la di sgregazione di questa, alla Croazia) aveva cambiato il suo nome in Rijeka che poi in lingua croata significa proprio “fiume” ( Rječina, Recsina in
ungherese) dato che il fiume Eneo nel suo basso corso ha segnato tra il 1924 ed il 1941 il confine tra Italia e Jugoslavia separando la città pre valentemente italofona di Fiume dal quartiere slavofono di Susak. Una città che mi è particolarmente cara perché vi si trova il santuario della Madonna del Tersatto, con una vista impareggiabile sul golfo del Quar naro, assai amato da mia nonna, istriana di Albona (oggi Labin). Noi, triestini di una certa età, ricordiamo ancora gli anziani fiumani che si erano rifugiati in Italia alla fine della guerra e che avevano frequentato le scuole ungheresi della città portuale. Tra di loro parlavano quella strana lingua ugro-finnica di cui capiva mo ben poco. C’era, vicino a casa,
Parliamo del Farkasréti Temeto che, con il Kerepesi, è il cimitero più importante della città di Budapest e dell’intera Ungheria.
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cimiteri d'europa
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252022SETTEMBRE-OTTOBRE6NUMEROOLTRE MAGAZINE Foto di Pénzes Kristóf
un’anziana signora che di solito con noi ragazzini parlava in dialetto istro-veneto ma quando si arrabbiava per le nostre monellerie incomincia va a sgridarci in ungherese. Risultato: si faceva di tutto per farla andare fuori dai gangheri solo per sentirla imprecare nella bella lingua di Sándor Petöfi, il poeta nazionale ungherese morto nel 1849 in battaglia e il cui corpo non fu mai ritrovato, e di tanti altri illustri personaggi come Magda Szabó o Sándor Márai, morto suicida in California ad 89 anni solo nove mesi prima che cadesse il muro di Berlino, causa del suo lungo e amaro esilio. A questo proposito mi sor ge spontanea l’associazione con il personaggio di Cacciaguida che nel XVII canto del Paradiso di Dante di chiara “Tu proverai sì come sa di sale/ lo pane altrui, e come è duro calle/ lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale” Peccato che Márai non abbia visto, dopo una vita triste lontano dalla sua terra, la rinascita della sua patria. Ma torniamo a Budapest. Il nome della città nasce dall’aggregazione di due zone: quella di pianura, Pest e quella collinare, Buda. Industriale, commerciale e frenetica la prima; in tima, residenziale e romantica la se
conda che conta circa un terzo degli abitanti della capitale. Qui, al numero 7 della Szentháromság utca (via della Trinità), si trova ancora la pasticceria Ruszwurm dove Sissi, imperatrice d’Austria nonché regina d’Ungheria, che amava più Budapest e gli unghe resi che Vienna e gli austriaci, soleva recarsi per degustare, ossessionata dalla dieta, una minuscola porzione di Dobos la famosa torta ungherese creata dall’omonimo pasticciere.
Anche a Budapest, come in tut te le grandi città, si riscontrano i medesimi problemi cimiteriali: aumento considerevole del numero degli abitanti, e quindi dei decessi, con conseguente capienza insuffi ciente per accogliere nuovi arrivati e scarsità di spazi disponibili per creare ulteriori aree cimiteriali. In questo caso poi si aggiungono altri fattori derivanti dal sistema politico d’anteguerra (reggenza nazionalista autoritaria dell’ammiraglio Miklós Horthy dal 1920 al 1944) e dagli anni di conduzione totalitaria dal 1949 al 1989, data del rovesciamento del si stema comunista, senza dimenticare il tragico intermezzo della rivoluzio ne antisovietica del 1956 duramente repressa. In questo contesto i piccoli
cimiteri comunali delle numerose località che formano la capitale, soprattutto dalla parte di Buda, ven gono demoliti. Quelli parrocchiali fanno la stessa fine ed in ogni caso non accolgono nuove sepolture in un Paese ufficialmente ateo.
Il cimitero di Kerepesi, aperto nel 1847, non riceverà più corpi a partire dal 1952, l’anno più buio della fero ce tirannide comunista condotta in Ungheria da Mátyás Rákosi, sini stro staliniano vilmente scappato in Unione Sovietica dopo la rivoluzione del 1956, dove morì nel 1971. Le sue ceneri, rientrate ignominiosamente in patria in una anonima scatoletta di legno nascosta dentro i gabinetti (luogo più che appropriato per un assassino del genere) di un volo di linea, si trovano oggi nel lotto 19 del cimitero di Farkasréti. Sembra un loculo abbandonato, completa mente anonimo, senza indicazioni di nome e di date. Nel 2007, gli anni della grande popolarità del gruppo di estrema destra della Magyar Garda, fu vandalizzato a più riprese. Era rimasta una targa con le sole iniziali. Scomparsa anche quella. Sic transit gloria mundi!
Un fatto è certo. Come la capitale un gherese è costituita da due entità ben distinte, anche i cimiteri di Kerepesi e di Farkasréti sono dei “fratelli forza ti” e la storia di Farkasréti è in realtà inseparabile da quella del cimitero di Pest.
Farkasréti significa “Prato del lupo” anche se di lupi da quelle parti non se ne sono mai visti. Il nome non è altro che la traduzione del toponimo germanico wolfswiese dallo stesso significato. Infatti per molti anni per le località si ricorreva comunemente alle definizioni in tedesco.
Farkasréti nasce come cimitero pubblico urbano (come il Kerepesi) e viene aperto il primo aprile 1894. Si trova sul versante sud-orientale della collina di Széchenyi e la sua
Foto di Pentakx - Flickr.com
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superficie odierna, frutto di varie estensioni succedutesi nel tempo già a partire dal 1914, è di una trentina di ettari. La sua posizione alla periferia della capitale, attorniato dalle colline semicircolari di Buda che lo proteg gono da venti ostili, consente una vista unica sulla città. Venne istituito perché in quel mo mento la disponibilità dei cimiteri più piccoli di Buda si stava esauren do e le condizioni igieniche erano assai precarie. Accadde così che i cimiteri di Tabán-Krisztinaváros, di Vizváros (città dell’acqua) del 1785 e di Németvölgy (valle tedesca) del 1885 furono progressivamente liquidati. Molte tombe dei vecchi cimiteri di Buda, come pure del Kerepesi dopo la sua chiusura, vennero trasferite al Farkasréti aumentandone la ricchezza artistica e decorativa.
Come spesso succede, la creazione del camposanto si fece tra mille polemiche e difficoltà. C’era chi voleva destinare lo spazio ad un’area ricreativa, vista la felice posizione, e chi sosteneva che lo sviluppo del quartiere ne avrebbe sofferto. Altri temevano che il terreno detritico ed argilloso potesse creare frane e met tere a repentaglio le falde acquifere.
Battaglie che ripresero vigore nel 1914 al momento del primo amplia mento. A tal proposito vennero ali mentate leggende dal sapore horror. Quella più comune riguardava le acque sotterranee ed il misterioso movimento del suolo che si crede va responsabile di una misteriosa scomparsa di bare. Un giornalista dell’Esti Hírek (notizie della sera), il primo tabloid ungherese, prese lo spunto da una bara non ritrovata durante un’esumazione per creare il caso del fenomeno di migrazio ne generale dei feretri, affermando inoltre che non solo i defunti pote vano spostarsi nel sottosuolo ma che anche le tombe potevano cambiare posizione a seconda di dove il ter reno era più umido (evidentemente Einstein non era ancora arrivato con la sua teoria della relatività!) Solo la perizia di Ferenc Shafarzik, il pio niere ungherese dell’idrogeologia, della mineralogia e della sismologia mise fine ai “terribili errori ed orro ri” di chi diffondeva quelle (pseu do) informazioni, scrivendo che a Farkasréti si possono osservare solo piccoli movimenti del suolo, che non ci sono inondazioni ma solo perdite intermittenti e che le sorgenti
di acqua amara si trovano sul lato opposto della Sashegy (la montagna dell’aquila), aggiungendo, peraltro, l’osservazione che in quel tempo non s’era trovato a Budapest alcun luogo geologicamente adatto a tutti gli effetti per un cimitero.
Farkasréti è uno dei tre cimiteri più importanti del patrimonio funera rio magiaro assieme al Kerepesi ed al Hászongárd Temető nella città di Cluj-Napoca (città della chiusa, attualmente rumena) centro più importante della Transilvania e sede di una prestigiosa università dove gli insegnamenti vengono impartiti ancor oggi in rumeno, ungherese, tedesco, inglese e francese. Cluj fu ceduta dopo il trattato del Trianon di Versailles del 1920 che privò l’Un gheria del 72% (232.000 kmq!!) del suo territorio (passati a Romania, Slovacchia, Regno di Serbia, Croazia, Slovenia, Austria, Russia) e del 64% dei suoi abitanti, tanto che una delle ragioni che spinsero l’Ammiraglio Horty a sostenere Hitler fu proprio la promessa di quest’ultimo e dell’Italia di far ritornare all’Ungheria, una vol ta vinta la guerra, i territori persi con il primo conflitto mondiale.
La svolta più importante per il “Prato del Lupo”, giunse nel 1952 quando Kerepesi fu dichiarato uffi cialmente chiuso ed ateo (ciò durò fino al cambio di regime del 1989).
Era possibile esservi sepolti solo col permesso, difficilissimo da ottene re, del Consiglio Metropolitano. Da quel momento la storia di Farkasréti è stata caratterizzata da uno sviluppo costante diventando il più raffinato dei cimiteri. A partire dagli anni ‘50 la sua immagine si è evoluta sia grazie a ristrutturazioni di alta qualità che al numero crescente di vecchi cime li trasportativi da altri camposanti
Inoltredismessi.qui era possibile organizzare anche funerali religiosi o cerimonie funerarie di altro genere, cosa che
Foto di Pénzes Kristóf
Dal cimitero si gode di una bellissima vista sulla città
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sarebbe stata inimmaginabile nel cimitero di Pest Comunque, fino agli anni ‘50 conservò un carattere locale: solo i residenti di Buda potevano esservi sepolti, mentre quelli di Pest erano ammessi solo se possedevano una tomba di famiglia.
Tra le due guerre qui si concentra rono chiaramente le sepolture degli abitanti di Buda anche se il luogo più importante rimaneva ancora Kerepesi Nel 1927, ad esempio, nel cimitero di Németvölgy, prediletto dall’élite della zona, ci furono 9 sepolture contro le 1551 di Farkasréti. Proprio in questo periodo la sua notorietà aumentò considerevolmente in quanto, pur essendo ancora legato al popolo di Buda, molte delle persone sepolte avevano attività di rilievo nazionale.
Molti monumenti furono distrutti a causa dei bombardamenti durante il secondo conflitto mondiale, tra cui una chiesetta, esempio tra i più rappresentativi di architettura ec clesiastica del periodo interbellico e probabilmente la più significativa dell’epoca nell’arte funeraria. Sulle
sue rovine sono stati costruiti dei colombari dove sono stati collocati i resti che si trovavano nella cripta della chiesa.
Di fronte all’ingresso principale della Németvölgy út 99 era stata inaugurata nel 1913 la statua del Buon Pastore distrutta anch’essa durante la guerra. Al suo posto si trova dal 1989 la famosissima Fenice, l’uccello più
famoso della mitologia greco-egizia, di Mihály Mészáros incarnazione mitica della rinascita, della resurre zione, della forza e della resistenza al tempo.
L’influenza dell’arte romana sull’arte funeraria del “Prato del lupo” è di importanza decisiva nelle tombe più antiche. Il nome “scuola” più che riferirsi ad uno stile o ad un gruppo di artisti si richiama ad un ristretto periodo dell’arte e della cultura di cui una delle caratteristiche principali era il modernismo conservatore e classicheggiante. Tibor Gerevich, di rettore dell’Accademia Ungherese di Roma e principale teorico della ten denza, trovò nella città eterna in Béla Ohmann uno scultore rappresentati vo dei borsisti ungheresi. Tant’è che il loro rapporto fu coronato dalla realiz zazione, da parte di quest’ultimo nel 1935, della tomba di uno dei membri della famiglia Gerevich.
Allora come oggi molti scultori soffrivano per la carenza di ordini ufficiali e si rivolgevano quindi a settori favoriti dal mecenatismo pri vato come quello funerario. Ricordo sempre con piacere un carissimo amico: lo scultore rumeno Sandi
Foto di HTCS CC BY-SA 3.0
La Fenice, simbolo di rinascita, posta all'ingresso principale
La tomba di Béla Bartók dello scultore Miklós Borsos
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3.0BY-SACC-JózsefVargaDrdiFoto
Calinescu “Arghira” oggi scomparso. L’avevo conosciuto una quarantina d’anni fa alla Cité Internationale des Arts di Parigi che frequentavo assi duamente e dove trovavo altri artisti di rilievo. Quando passavo a Bucarest andavo sempre a trovarlo ed egli, con la sottile ironia propria del suo popolo, mi diceva tra un bicchierino di ţuică (distillato di prugne rumeno omologo della Šljivovica serba e dello Szil vapálinka ungherese) e l’altro: «Vedi, Pietro, qui l’unico modo per campare è quello di fare monumenti funerari visto che i quattrini pubblici se li man giano tutti i funzionari corrotti». Nulla di scioccante alle italiche orecchie.
Fare una lista dei personaggi eccel lenti ospiti di Farkasréti sarebbe im presa ciclopica. Meglio che ciascuno vada alla scoperta dei monumenti passando almeno una mezza giornata in quel luogo facilmente raggiungibile in pochi minuti dal centro di Budapest (circa 3 km.) in tram, bus o taxi.
Cito solo il sito commemorativo più visitato di Buda: la tomba di Béla Bartók il grande compositore, pia nista ed etnomusicologo ungherese nato nel 1881 e morto di leucemia in esilio ed in grande povertà a New
York nel 1945. Le spese per il suo funerale, al quale parteciparono 10 persone, furono sostenute dall’ASCAP ( American Society of Composers, Authors and Publishers) un’associa zione non profit per la protezione dei diritti d’autore.
Il trasferimento delle sue ceneri dal cimitero Ferncliff di Hartsdale, NY a quello di Farkasréti costituisce pro babilmente l’evento più importante nella storia del cimitero. Le autorità avevano tentato in ogni modo di farlo trasferire a Kerepesi ma alla fine ha prevalso la volontà della famiglia. La cerimonia si è svolta alla presenza di una folla numerosa ma con una scar sa rappresentanza dello Stato. Erano presenti molti artisti tra i quali Miklós Borsos, il creatore della sua bellissi ma tomba, che unisce due simboli musicali: l’uccello e le corde di un liuto. Nel marzo 1998, lo splendido direttore d’orchestra, ungherese na turalizzato inglese, Georg Solti (nato György Stern) venne sepolto per sua volontà accanto a lui. Una magnifi ca coppia che rimarrà eterna negli annali della grande musica.
Per i più curiosi la più vecchia tomba, tuttora nel luogo di prima posa,
è quella dell’ingegnere di origine svizzera Ferenc Cathry Szaléz il realizzatore, nel 1864, della ferrovia a cremagliera Svábhegy e di ponti sul Danubio a Bratislava e ad Esztergom, sede del primate cattolico d’Ungheria.
Da ultimo non possiamo non men zionare la cappella funeraria la cui riqualificazione fu pianificata da Imre Makovecz nel 1975-77 ed inau gurata nel 1980. Si tratta di uno dei prodotti più significativi dell’archi tettura organica. La parte dominante dello spazio, simile ad una grotta, è costituita da una struttura in legno che evoca chiaramente il torace umano. Le nervature si aprono nella parte centrale del soffitto ricordando una spina dorsale e la bara è posta al centro del corpo simbolico. L’inter no può anche evocare la storia del Cristo risorto ed una delle sue più importanti prefigurazioni dell’Antico Testamento: Giona.
Da sempre uno stereotipo identifica questo cimitero come il “cimitero degli artisti”. È, sia ben chiaro, una visione riduttiva perché se è vero che di artisti ce ne sono molti, non mancano numerosi uomini politici, scienziati, professionisti, industriali, sportivi e, ovviamente, tanta gente Augurocomune.una
buona visita a chi vorrà farla e approfittare, già che ci siamo, del ristorante a poche centinaia di metri di distanza presso la Hóvirag út: il Budai Zöldövezet Étterem (ristoran te della cintura verde di Buda) dove si viene spesso accolti con un bel bicchierino di Baracz Pálinka, l’acqua vite di albicocche, bevanda nazionale ungherese, meglio se di Kecskemét, la vera capitale del distillato, situata ad un’ottantina di chilometri dalla capi tale nell’Alföld (letteralmente: grande pianura), ossia la pianura tra Danubio e il Tibisco.
“Egészségre és a viszonlátásra”: alla salute ed arrivederci!
Pixabay-KarinKarindiFoto
La cappella funeraria dell'architetto Imre Makovecz che evoca il torace umano
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di miranda nera
In questo articolo, che conclude il nostro percorso tra i luoghi di crema zione europei, parleremo del Tempio Crematorio del Cimitero Monumentale di Milano.
Realizzato nel 1875 e ampliato negli anni seguenti, è tra i più importanti d’Italia per la sua storicità e per il fat to che è stato il primo ad essere eret to nel nostro Paese. Per capire come è stato progettato e creato, facciamo un passo indietro nella storia della cremazione in Italia.
Quella della cremazione è una pra tica antichissima che lega cultural mente popoli molto lontani tra loro, sia dal punto di vista geografico che da quello temporale. Con ogni probabilità, uno dei primi popoli che aveva incominciato a servirsi della cremazione dei defunti come prati ca rituale fu quello dei Sumeri della bassa Mesopotamia. Questa pratica
luoghi
Breve storia della cremazione in Italia
Il CrematorioTempiodiMilanoÈ stato il primo forno in Italia, realizzato grazie alla generosità dell’industriale Keller. La salma del filantropo fu la prima ad esservi cremata.
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di cremazione
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si diffuse notevolmente, passando da privilegio dei sacerdoti a con suetudine per il popolo: prima per le classi dei nobili e successivamente per gran parte della popolazione. Da sempre la cremazione ha unito l’aspetto legato al carattere ritua le, in cui il fuoco era simbolo di purificazione, all’aspetto igienico sanitario
Per questo motivo infatti il popo lo dei romani, che se ne serviva ampiamente considerandola pratica comune, ne vietava spesso l’uso all’interno delle mura delle città. L’avvento delle religioni monoteiste però cambiò l’ottica delle popola zioni nei confronti della pratica della cremazione. Soprattutto la religione cristiana, forte della sua concezione di resurrezione della carne, influì molto sull’abitudine dei popoli di abbandonare la cremazione in favo re dell’inumazione, pratica approva ta perché non intaccava il corpo dei defunti. L’inumazione era all’epoca considerata l’unica pratica in linea con i valori religiosi cristiani.
Per tornare a parlare di cremazione si deve arrivare a un passato recente: la fine dell’800. Il reale dibattito sul tema era quello tra i fautori di uno stato liberale e laico che vedevano la cremazione come una pratica igienica e illuminata e la chiesa cattolica, che la vietava categorica mente considerandola un’usanza barbara. La religione cristiana aveva dato sacralità al corpo che sarebbe risorto insieme all’anima dopo il Giudizio Universale; per questo mo tivo aveva iniziato i propri discepoli al culto della morte tramite la pratica Ildell’inumazione.timorepiùgrande della Chiesa era che con la cremazione si avviasse un processo di laicizzazione della Nonmorte.a
caso il 12 maggio del 1886, con il decreto della Congregazione del Santo Ufficio, era stato posto il
divieto assoluto alla cremazione. Tale proibizione era stata conferma ta anche successivamente da Papa Leone XIII.
Il bisogno di edificare un cre matorio però non era solo legato all’aspetto ideologico e politico. In un momento storico in cui le città aumentavano la loro popolazione in modo repentino e il rischio di pandemia era sempre in agguato, la cremazione risultava essere una pratica coscienziosa per scongiurare possibili epidemie o situazioni di inquinamento delle falde acquife re delle grandi città.
In un clima di grandi cambiamenti politici, religiosi e sociali, il 6 feb braio del 1874 era stata convocata la prima grande conferenza a carattere
scientifico sulla cremazione. A se guito di questo importante incontro, qualche anno dopo, nel 1888 con la Legge Crispina si era stabilito l’ob bligo per i comuni italiani a cedere gratuitamente uno spazio rivolto alla costruzione di strutture crematorie. Un grande passo avanti per il popolo laico, non approvato dalla chiesa che mantenne la sua linea fino al 1963, anno in cui una parte della sua posizione in merito cambiò, vietan do la pratica esclusivamente se usata come atto offensivo dei confronti della religione.
Il Tempio Crematorio di Milano
Sullo sfondo di un’epoca di impor tante trasformazione, l’Italia lottò in
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prima linea ospitando nella città di Milano il primo crematorio italiano Questa significativa testimonianza fu la rappresentazione tangibile del positivismo ottocentesco. Il crema torio innestato all’interno del Cimi tero Monumentale prese il nome di Tempio. Non a caso c’era il bisogno di sottolineare un legame con le cul ture classiche in cui la cremazione era pratica normalmente usata. La struttura, progettata dall’Archi tetto Carlo Maciachini, fu realizzata grazie alla preziosissima generosità dell’industriale Alberto Keller (18001874). Keller, liberale di origine svizzera, si era battuto da sempre per normalizzare la pratica della cremazione ed aveva finanziato la costruzione del Tempio nel Cimite ro Monumentale di Milano.
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La prima cremazione nel Tempio fu proprio la sua a due anni dalla morte, il 22 gennaio 1876. La cerimonia ebbe una grande rilevanza anche per la stampa dell’epoca. La cremazione di Keller avvenne con l’uso di un forno a gas progettato da Giovanni Polli e Clemente StrutturalmenteClericetti.ilcrematorio era posizionato su un piano rialzato alla fine dell’asse principale del cimi
tero. Il progetto originario del 1875 fu ampliato più volte e modificato nel corso degli anni fino alla forma attuale. Inizialmente era costitui to da un vestibolo delimitato da sei colonne doriche, affacciato su una scalinata d’accesso. Nel 1882, anno del primo ampliamento, si decise di utilizzare il vestibolo come spazio pubblico e di costruire un tempio centrale a pianta quadrata sul retro del
vestibolo. Inoltre, nello stesso anno, furono realizzate due gallerie cinera rie, un archivio e un locale tecnico. Il terzo ampliamento del 1896 aggiunse una sala di cremazione, uno spazio di preparazione della salma e un altro Ilforno.crematorio
Alberto Keller
Alberto Keller (1800 – 1874), nacque a Roma da una famiglia di origine svizzera, ma si trasferì a venti anni a Milano. Si occupava di indu stria e commercio della seta, era protestante e un grande sostenitore della cremazione. Fu infatti Keller a finanziare la costruzione del pri mo forno crematorio nel cimitero Monumentale di Milano, forno che venne inaugurato con la cremazione della sua salma nel 1876. Fino ad allora le sue spoglie erano state custodite nella cappella di famiglia. L’edicola a lui dedicata si trova al centro del Riparto nel lato sud-occi dentale dove un tempo erano sepolti i cristiani acattolici ed è stata re alizzata dal progettista dello stesso cimitero, Carlo Maciachini. È una costruzione neorinascimentale con un portico davanti alla facciata, arricchita da epigrafi e da decorazioni candelabre.
è una struttura impo nente e solida che rimane oggi come rappresentazione tangibile del sim bolo del progresso dell’uomo dall’ide ale laico. L’altissimo soffitto dell’area centrale, che arriva a 9,60 metri, è coronato da una cupola a quattro vele ribassate decorate a motivi geometri ci, che ha lo scopo di rendere per cettivamente ancor più maestoso lo spazio che sormonta. All’interno, il Tempio ospita e custo disce urne e lapidi dei suoi fautori affinché le generazioni future non dimentichino il loro impegno per una società liberale.
Il crematorio oggi non è più funzio nante ma rimane simbolo e memoria di un momento storico importante per l’evoluzione della nostra società.
Foto cortesia del Comune di Milano dove non diversamente specificato
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Una scelta per vincere la concorrenza!
di RAFFAELLA SEGANTIN
L’Impresa Versilia di Mantova, testimonial d’eccezione di Prima Bottega.
Onoranzeeccellenti.it è il portale creato da Prima Bottega a servizio delle famiglie che possono accedere ad un elenco di Imprese seleziona te a cui rivolgersi nel momento del bisogno.
Far parte di questa vetrina virtuale significa condividere i valori fon danti dell’azienda abruzzese il cui primo è lo speciale riguardo nei confronti della persona scomparsa e della sua famiglia: in questa ottica sono stati concepiti prodotti unici in grado di suscitare emozioni e di
coinvolgere attivamente i presenti alle esequie rendendo le cerimonie funebri particolarmente toccanti. Altrettanto rilevante, l’importanza della responsabilità sociale: l’acqui sto di ogni articolo di Prima Bottega garantisce infatti che una parte del ricavato sia devoluta ad un Ente di ricerca, scelto dalla famiglia, che si occupa di salute a beneficio della Sonocollettività.centinaia ad oggi le Onoran ze, distribuite su tutto il territorio nazionale, che hanno aderito alla
community onoranzeeccellenti.it, a testimonianza che nel nostro Paese non mancano di certo le imprese sensibili nei confronti dei clienti, con cui cercano di stabilire un rappor to basato sulla comprensione e la correttezza, e al contempo attente alla qualità e al pregio estetico dei prodotti.
L’impresa Versilia di Mantova si trova in cima alla lista per essere il cliente più assiduo di Prima Bottega. Abbiamo così pensato di sentire la loro esperienza direttamente dalla
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intervista a...
loro viva voce. È la Signora Fran cesca Amadei che da anni gesti sce con il marito Omar Spagnoli l’impresa di famiglia, a prestarsi per questa intervista.
Signora Francesca, ci vuole raccontare brevemente la storia dell’Impresa Versilia?
«Fu mio suocero Primo Spagnoli, personaggio di larghe vedute e di
felici intuizioni, a fondare l’agenzia nel 1970. Operando prima di allora nel mondo del commercio florea le, quando il fiore era ancora una componente essenziale dei funerali, ebbe l’idea di estendere la sua attività al settore delle onoranze funebri, di ventando via via negli anni il lavoro prevalente. Una grande persona che ci lasciato nel 2017, ma che ha saputo trasmettere la sua eredità al figlio
Gianluca Pacini insieme a Francesca Amadei
Omar riuscendo a coinvolgere ed entusiasmare anche me che prove nivo da tutt’altro ambiente».
Come siete strutturati oggi?
«Attualmente abbiamo 2 sedi, una a Mantova e l’altra a Castiglione delle Stiviere, per essere in grado di servire una vasta zona della provin cia, oltre ovviamente al capoluogo. Nel nostro staff sono presenti 12
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dipendenti, alcuni dei quali con noi da tantissimo tempo, altri addirit tura alla seconda generazione, figli di persone che sono oramai andate in pensione. Più che dipendenti mi piace definirli collaboratori: sono la nostra forza e la loro professionalità contribuisce in modo determinante al nostro successo».
Come avete conosciuto Prima Bottega?
«Per distinguerci dalle altre imprese del territorio che non si discostano da un’offerta standard che negli anni non si è mai rinnovata, abbiamo de ciso di puntare tutto sulla cura del cliente, cercando di rendere questo momento difficile il più sereno pos sibile. Per questo cercavamo anche dei prodotti adeguati. Ci siamo guardati un po’ in giro e siamo stati subito conquistati dalle proposte di Prima Bottega per la loro originalità e per l’ampia possibilità di persona lizzazione».
Con quali articoli avete iniziato? «Abbiamo cominciato con i fondali espandibili della collezione Affresco, e abbiamo fatto subito centro! Belli, versatili e di grande effetto sono capaci di creare ambienti di grande atmosfera. Sono disponibili in una varietà di soggetti pressoché illimitata, consentendo così di avere sempre quello che
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meglio si adatta alla personalità del defunto e ai gusti dei parenti. Utiliz zati nelle camere ardenti in ospedali e case di cura sono stati oggetto di autentico stupore. E le dirò, non solo le famiglie apprezzano questo in novativo allestimento ma riceviamo tanti complimenti anche dai sacer doti che mi hanno riferito di avere la sensazione di entrare in un museo. Per di più sono di facile installazio ne e agevoli da trasportare grazie al trolley che, oltre al pannello e alla struttura di sostegno, è concepito per contenere anche tutti gli acces sori nonché per trasformarsi in un comodo ed elegante tavolo firma con tanto di logo dell’impresa. Una serie di vantaggi non indifferente!»
E per quanto riguarda i cofani? «Dato l’ottimo riscontro dei fon dali abbiamo deciso di proseguire su questa linea dotando le nostre show room anche dei cofani fir mati Prima Bottega. Da Scrigno del Cuore a Preghiera, da Affresco a Sigillo d’amore, tutte le collezioni “concept”, analogamente ai fondali, sono state motivo di grandi soddi sfazioni sia per noi che per i clienti. Oltre all’esclusività del design mi preme anche sottolineare l’inecce pibile qualità del prodotto, rifinito in modo perfetto, scrupoloso nei singoli dettagli, come il fondo ester no in oro bocciardato o il rivesti mento interno in velluto o ancora l’imballaggio accurato. Sono parti colari importanti, espressione di un impegno e di vera passione per il proprio lavoro».
Sono dunque originalità e qualità i plus di Prima Bottega? «Sicuramente, ma non solo. Vorrei aggiungere la serietà , una parola che purtroppo sta diventando sem pre più rara e il grande rispetto per il cliente. Sono pronti a rispondere sempre in prima persona e in modo sollecito a qualunque problematica,
anche quando non è di loro diretta responsabilità. Sono stata in azien da e ho visto come lavorano e per questo sono sempre più convinta della bontà dei loro prodotti. Ho poi trovato in Gianluca Pacini un mio alter ego: visionario, eclettico, vul canico, un po’ come me! Per questo ci siamo intesi subito».
Trova riscontro nello slogan “Prodotti unici per le imprese che vogliono vincere la concorrenza” ? « Assolutamente sì, lo posso testi moniare in prima persona! Fin dal primo utilizzo dei fondali Affresco ho notato come la gente ne parlasse, ottenendo subito indiscusso ritorno di immagine. Si sa che il passapa rola è la migliore pubblicità e ho constatato senza ombra di dubbio, un aumento dei nostri servizi da quando abbiamo ampliato la scelta proponendo questi manufatti di indiscussa ricercatezza e stile che le famiglie non trovano nelle altre imprese. Il fatto che l’acquisto dei prodotti Prima Bottega comporti una donazione è poi un ulteriore elemento di apprezzamento e an che di conforto, considerando che la maggior parte dei decessi avviene proprio a causa di quelle malattie di cui l’azienda abruzzese si fa carico di sostenere le associazioni impe gnate nella ricerca per poterle curare al meglio e, in futuro, sconfiggere». Da questa bella chiacchierata con la signora Francesca, che ringraziamo per il tempo che ci ha voluto dedi care, traspare la grande passione con cui l’impresa Versilia affronta ogni giorno il proprio lavoro. E ciò grazie anche a Prima Bottega, un alleato affidabile che consente quel salto di qualità che caratterizza una moderna agenzia di onoranze funebri.
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embalming,Extremelanuovatendenza
di Tanja Pinzauti
Il culto che spopola oltreoceano: cerimonie funebri con il defunto protagonista, intento nei suoi hobby insieme agli invitati.
Musica, buffet e drink per gli invitati; discorsi in memoria, video e bottiglie da stappare: i funerali americani ci hanno abituato, anche grazie alle trasposizioni nel cinema e in tv che riportano alcune di queste cerimonie, a un modo di salutare i defunti completamente diverso dal nostro. Sappiamo che negli USA, ma anche in alcuni paesi europei anglosassoni, quando una persona cara viene a mancare, i parenti e gli amici orga nizzano una veglia che si trasforma in una sorta di festa per salutare e ricordare la persona che non c’è più.
È un modo per celebrare i bei ricordi e non legare la dipartita solamente al lutto o ai momenti tristi che si posso no essere vissuti nel periodo pre cedente la scomparsa di qualcuno, magari legati a malattie o traumi.
Questo è possibile anche grazie alle tecniche di imbalsamazione regolar mente applicate negli Stati Uniti per trattare i cadaveri. Mentre in Italia il funerale viene organizzato entro po chi giorni seguenti il decesso, salvo rallentamenti quando è necessaria un’autopsia a causa di morti sospette o accertamenti, in America e negli
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CURIOSITà
Foto di Vladimir S. - Wikipedia
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stati in cui è consentita l’imbalsa mazione, i tempi sono più lunghi. Grazie a questa tecnica inoltre è possibile mostrare il corpo a parenti e amici proprio come quando era in vita, quasi fosse una statua di cera di un museo. E questo ha portato a una nuova moda che sta prendendo piede in alcuni stati americani, so prattutto tra la popolazione di alcune comunità: l’extreme embalming
Gli Stati Uniti sono un paese estre mo per molte cose: dal cibo colorato alle dimensioni delle auto, dalle case enormi ma realizzate in legno e car tongesso alle tazze di caffè da portare in ufficio. Fino alle cerimonie funebri proprio con l’extreme embalming Come dice anche il nome, si tratta dell’imbalsamazione estrema del corpo del defunto per potergli ren dere un aspetto simile a quello che aveva quando era ancora vivo.
L’extreme embalming viene scelto spesso dai familiari di persone che
se ne sono andate in giovane età o in maniera improvvisa oppure perso ne che sono rimaste attive e inse rite nella comunità fino all’ultimo. Generalmente si tratta di uomini o donne con una grande personali tà, conosciuti per le loro capacità o passioni, per il loro carisma o per la loro arte. Spesso sono persone che in vita hanno lavorato nel mondo della musica, del cinema o che erano relativamente famose nei social o nella loro comunità. In ogni caso avevano una immagine particolare, riconoscibile; spesso sono loro stessi, quando ancora in vita, a richiede re questa tecnica, altre volte sono i parenti a sceglierla per loro.
La tecnica
La tecnica per l’extreme embalming è molto simile a quella usata per la normale imbalsamazione delle salme ma utilizza sostanze chimiche diver se. Le onoranze funebri e case fune rarie che forniscono questo servizio
non rivelano i loro segreti ma quello che è risaputo è che i fluidi chimici utilizzati sul corpo sono diversi.
Mentre per la normale imbalsama zione vengono utilizzati formaldeide e alcool che mantengono il corpo flessibile, grazie anche alle tecniche di massaggio usate dagli imbalsama tori, nella tecnica per l’extreme ven gono utilizzati liquidi che rendano il corpo rigido in modo da prevenire imbarazzanti cadute. Grazie allo svi luppo dei prodotti per la presentazio ne del corpo e agli elementi chimici è possibile accomodare il defunto in pose dall’aspetto naturale e truccarlo in modo che qualsiasi segno ester no sparisca. L’effetto finale è quello di vedere il proprio caro intento a fare quello che gli piaceva di più, indossando i suoi abiti preferiti e con oggetti a lui cari intorno. Ecco che alcuni di questi corpi vengono sistemati su sedie, poltrone o anche in piedi. Qualcuno gioca con i video game, qualcuno è in sella alla
Foto di Blurf - Dreamstime
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curiosità
sua moto, altri giocano a carte seduti ad un tavolo, in attesa dei loro amici con cui fare un poker e bere una birra. Le donne vengono pettinate e truccate secondo i loro gusti quando erano in vita, anche lo smalto è abbi nato ad abiti e trucco. Ovviamente si tratta solo di un’il lusione, come se la persona fosse congelata in un attimo della sua vita vissuta, per sempre.
La moda
Ad amare questa nuova tecnica sono soprattutto famiglie che appartengo no a determinati gruppi particolar mente legati alla religione e all’idea che dopo la morte ci sia una vita ultraterrena e questa tecnica viene ri chiesta soprattutto nella zona di New Orleans e Porto Rico. L’idea stessa della festa nasce dalla credenza che il proprio caro abbia lasciato la vita terrena per raggiungere il paradiso o comunque una dimensione vicina a Dio. Alcune cerimonie di extreme embalming sono divenute celebri, come quella di un ragazzo porto ricano amante delle motociclette che è stato uno dei primi a essere presentato ai parenti in sella alla sua moto oppure personaggi più o meno noti della musica e dello sport, tra cui alcuni rapper e pugili, che hanno richiesto di partecipare alla propria celebrazione e che sono stati posi zionati sul luogo a loro più familiare: un palco e un ring.
La storia
La storia dell’extreme embalming in realtà non è così recente come si pensa. In passato personaggi poli tici o dello spettacolo sono stati im balsamati in modo più o meno du raturo: basti pensare a ex leader della politica come Vladimir Lenin o Iosif Stalin, entrambi imbalsamati e custo diti in cofani-teche per poter essere ammirati da nostalgici dell’U RSS, oppure a personaggi famosi come
Bruce Lee, attore ed esperto di arti marziali, e James Brown, icona del gospel, del soul e del funk che sono stati imbalsamati per alcuni giorni per consentire ai loro fan di portare il proprio saluto ai loro idoli.
La tradizione dell’imbalsamazione sembra poi avere le sue fondamen ta in una pratica in voga nell’800: quella di fare fotografie familiari insieme ai defunti. In epoca vittoria na le morti per malattia erano molto comuni, specialmente tra i giova nissimi. Erano numerosi i bambini e
gli adolescenti che, nati con qualche problema congenito o con una salute particolarmente debole, morivano prima dell’età adulta: per questo mo tivo le famiglie ricorrevano ai foto grafi per avere un’ultima immagine con i propri cari. Spesso si legge sugli articoli in rete che le salme venivano tenute ferme da appositi piedistalli; in realtà venivano adagiate in braccio ai genitori o su sedie e poltrone ed era merito del fotografo se risultavano naturali nelle immagini con la fami glia. Nelle foto, però, erano gli unici soggetti perfettamente a fuoco.
Foto Wikipedia
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CULTURA
L’nell’anticoimbalsamazioneEgitto
di LINDA SAVELLI
La tecnica della mummificazione era usata per consentire al defunto di mantenere il corpo integro nella vita dopo la morte.
Il culto dei defunti e la costruzione di un ricco mondo ulteriore rispetto a quello terreno appartengono a molte civiltà antiche, ma nessuna è riuscita ad emanare fascino e mistero quanto quella egizia, con le sue imponenti piramidi elevate nel deserto e le sue tombe sotterranee scavate nella roc cia di una vallata arida e suggestiva. Gli egizi di ogni estrazione sociale credevano fermamente nella vita dopo la morte e, ciascuno secondo le proprie possibilità, cominciavano già da giovani a pensare alla propria tomba, ma, soprattutto, alla propria imbalsamazione. Nell’immaginario egizio, affinché il defunto soprav
vivesse dopo la sua morte fisica, era necessario che il corpo non si corrompesse, in modo che l’ani ma (ka) potesse affrontare tutte le prove previste dalla Duat, l’ol tretomba. Osiride e altri 42 giudici, infatti, avrebbero pesato il cuore del defunto contro quello di una piuma sulla bilancia di Maat, la dea della giustizia, per assicurarsi che fosse puro e che il defunto si meritasse la vita eterna. Gli antichi egizi s’immaginavano la vita ultraterrena esattamente iden tica a quella sulla terra, pertanto si circondavano anche nella morte di tutte le suppellettili, gli oggetti e i
gioielli che avevano posseduto da vivi. La cosa fondamentale, però, era che il corpo, anche dopo la morte rimanesse integro, perciò avevano messo a punto con grande maestria una tecnica di imbalsamazione chiamata mummificazione.
La dellatecnicamummificazione
Grazie al clima caldo e secco del loro Paese, già agli albori della loro civiltà, gli egizi avevano scoperto che i cadaveri sepolti nella sabbia del deserto si mantenevano inte gri, perdendo i liquidi contenuti nel corpo, così studiarono una tecnica
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d’imbalsamazione che gli permettesse di mantenere integri anche i cadave ri chiusi nei loro bellissimi ed elaborati sarcofagi e deposti nelle loro tombe grandiose, circondati da oggetti di ogni tipo, dal più umile al più sontuoso.
Il primo a riportare dettagliatamente il processo di mummificazione è stato lo storico greco Erodoto (V sec. a.c.), che individua ben tre momenti in que sta tecnica: per prima cosa, il corpo del defunto veniva trasportato dai sacer doti nella “casa della purificazione”, dove poi veniva sistemato su un tavolo per le successive operazioni. In un secondo momento, mediante l’utilizzo
di uno o più uncini, si procedeva all’estrazione della materia cerebrale attraverso le cavità nasali (gli anti chi egizi ritenevano che la sede del pensiero fosse il cuore, non il cervel lo). Al posto del cervello il sacerdote versava poi nel cranio una miscela di oli e resine profumati. Infine, era la volta del resto del corpo: si pro cedeva all’estrazione degli organi interni praticando un’incisione sul lato sinistro dell’addome; polmoni, fegato, intestino ecc. venivano tutti estratti con la massima cautela, per essere in seguito a loro volta lavati e preparati in vista della loro chiusura nei vasi canopi
Il cuore, poiché ritenuto la sede dell’intelletto, spesso veniva lasciato al suo posto; nel caso venisse rimos so, era sostituito da un grosso amu leto a forma di scarabeo. A questo punto, affinché il corpo del defunto mantenesse la sua forma, dopo essere stato accuratamente lavato, veniva riempito di garze impregnate di essenze profumate e, per ultimo, ricucito. La fase più importante del processo di mummificazione però era la seguente, in cui il corpo eviscerato, lavato e profumato, veniva sottoposto a un processo di essiccazione con l’immersione della durata di settanta giorni nel sale di Natron, in grado di prosciugare il corpo da tutti i liquidi che sarebbero stati i responsabili della sua corru Unzione.volta che il cadavere era essiccato si poteva procedere alla sua fascia tura tramite bende di lino; anche la fasciatura seguiva un ordine particolare, non era mai casuale: il sacerdote iniziava a fasciare una a una le dita delle mani, poi le braccia, le gambe e i piedi, il fallo, nel caso il defunto fosse un uomo, e, infine, tutto il corpo. Tra le bende venivano inseriti gioielli rituali in punti stra tegici: più il defunto era facoltoso e più la sua mummia veniva adornata
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di amuleti di grande valore intrin seco e finemente realizzati. Questi gioielli per gli antichi egizi avevano un valore simbolico e religioso e non erano indossati in vita a scopo
Tuttoestetico.
il lungo e complesso proce dimento della mummificazione veniva effettuato da schiere di sacerdoti che, per quanto dotati di sofisticate conoscenze anatomiche e chimiche, erano figure religio se e accompagnavano il processo scandendo formule e cantando litanie propiziatorie. Questo forte interesse per la vita dopo la morte può erroneamente far pensare alla civiltà egizia come a una civiltà lugubre; in realtà, gli egizi credeva
no fermamente nell’Aldilà proprio perché amavano la vita terrena e ne sapevano apprezzare ogni aspet to, che speravano fosse riprodotto anche nella vita celeste. Una forte ritualizzazione esterna della mor te, scandita dal lungo processo di mummificazione, permetteva al popolo egizio di fornire significato a un fenomeno perturbante in grado di incutere timore e ansia. Al con trario degli antichi greci, che s’im maginavano i campi elisi popolati da ombre piene di nostalgia e rimpianti per la vita perduta, gli egizi avevano un’idea gioiosa dell’oltretomba, in cui la vita procedeva serenamen te. Si presupponeva anche che il defunto dopo la morte continuasse
il lavoro che aveva svolto in vita: per questo, però, poteva esserci un’in gegnosa soluzione… depositare nella propria tomba un piccolo esercito di 365 ushabti, statuine mummiformi con le sembianze del defunto, che avrebbero lavorato al suo posto per un anno, un giorno per uno, per poi ricominciare l’anno successivo… e così via per tutta l’eternità.
Bibliografia di riferimento:
Erodoto. (1984). Storie, vol.II. Milano: Rizzoli
Linda Savelli: dottoressa in tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità e filosofa.
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Riportare i corpi alla fantascienza?vita:
di Tanja Pinzauti
Dagli esperimenti di fine ‘800 a quelli di Yale sulle cellule cerebrali dei maiali: la ricerca degli studiosi sulla rivitalizzazione cellulare.
È possibile riportare un corpo alla vita? Per secoli, studiosi e scienziati di tutto il mondo si sono interrogati in merito a cosa accade al corpo umano dopo il decesso, se la morte arriva improvvisa e sui processi chi mici che trasformano i tessuti. Nel tentativo di “sconfiggere” la mor te, quasi nella speranza di rimediare a eventi catastrofici e ingiusti che si abbattono sulla popolazione come degli tsunami e guidati dalla curiosi tà di sapere, questi medici e scien
ziati del passato hanno eseguito numerosi esperimenti sui cadaveri non reclamati.
Tra la seconda metà del 1700 e la pri ma metà del 1800 una serie di teorie sulla possibilità di infondere nuova energia vitale nelle carcasse degli animali o nelle salme, dettero vita a sperimentazioni che portarono ad accesi dibattiti e ispirarono opere artistiche e letterarie come “Fran kenstein o Il Moderno Prometeo”, romanzo gotico e horror di Mary di...
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parliamo
Foto di Lab Kwanchaidt -Dreamstime
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Shelley. È proprio da questo romanzo che si è sviluppata poi la figura dei non-morti, esseri che in qualche modo tornano dal mondo dell’aldilà per spaventare gli uomini e semi nare terrore, sia in letteratura che, in seguito, nel cinema.
Ma il quesito iniziale è davvero rimasto legato al passato e a quei primi scienziati che si approcciava no allo studio della medicina pratica sperimentando le loro teorie rivolu zionarie su come riportare un corpo inanimato alla vita? La risposta è tanto semplice quanto sorprendente:
Seno.i
primi esperimenti importanti in merito risalgono infatti a due seco li fa, i moderni scienziati di oggi hanno ripreso gli esperimenti post mortem sui corpi degli animali. La differenza tra il passato e il presen te sta nel tipo di studio, nei risultati registrati e in quelli attesi e, soprat tutto, nello scopo finale di questi test. Nessuno al giorno d’oggi si sogne rebbe mai di cucire insieme lembi di diverse salme per “creare” un essere vivente nuovo; quello che si studia oggi sono le cellule e le loro risposte ai cambiamenti a cui sono sogget te nel processo di degenerazione, nonché la possibilità di rivitalizzarle ad alcune ore dal decesso.
Gli egalvaniciesperimentiFrankenstein
I primi esperimenti importanti in tema di rivitalizzazione dei tessuti arrivarono a seguito delle scoperte scientifiche di Luigi Galvani, fisico e anatomista famoso per aver scoperto l’elettricità animale e padre del gal vanismo. Mentre Galvani, durante i suoi esperimenti sulle rane, aveva scoperto la scintilla che fa contrar re i muscoli negli animali senza vita, il nipote Giovanni Aldini andò oltre. Affascinato dal quesito sulla
relazione tra vita e morte e sulla pos sibilità di riportare in vita le salme, Aldini eseguiva esperimenti sugli animali e sui cadaveri non reclamati usando gli elettrodi. I suoi esperi menti si limitavano a provocare spa smi muscolari nelle teste e negli arti delle cavie ma non avevano effetto sul cuore. Aldini si accorse presto di questo fondamentale insuccesso dei suoi studi e li abbandonò ma que sti esperimenti e le dichiarazioni di Erasmus Darwin, filosofo, medico e naturalista che sosteneva di esse re riuscito a rianimare la materia morta, ispirarono Mary Shelley nella stesura del suo romanzo horror più
I nuovi esperimenti e la cellulareriattivazione
A due secoli di distanza medici e scienziati stanno ancora studiando i processi degenerativi del corpo umano dopo che sono cessate le funzioni vitali, sperimentando, a livello cellulare e non più fisico, la possibilità di fermare e invertire i processi di decomposizione e riatti vare la vita.
L’esperimento riportato sul Nature
celebre “Frankenstein o Il Moderno Prometeo”
Dreamstime-ClaudiodivizidiFoto
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PARLIAMO DI...
oltre a sollevare
Journal ad aprile 2019 da alcu ni scienziati di Yale, si riferisce al ripristino della circolazione e dell’attività cellulare nel cervello di un maiale, quattro ore dopo la sua morte. Il risultato è stimolante e apre il dibattito in merito ai presupposti sui tempi e sulla natura irreversibile della cessazione delle attività ce rebrali dopo il decesso. Molte fun zionalità base delle cellule, che un tempo erano ritenute cessate secon di dopo l’interruzione della circo lazione sanguigna e dell’apporto di ossigeno, sono invece state osserva te durante l’esperimento. Questo sottolinea come sia stata “sottovalutata la capacità di ripristino della circolazione e di certe attivi tà cellulari e molecolari” secondo l’autore Nenad Sestan, professore di Neuroscienze, Medicina Comparati va, Genetica e Psichiatria. Gli scien ziati hanno sottolineato però come non abbiano riscontrato nessun tipo di attività elettrica organizzata asso ciata a percezione, consapevolezza e Questocoscienza.esperimento
quesiti in merito alla rivitalizzazione cellulare post mortem, riaccende l’interrogativo in merito a come e quando un essere vivente può effet tivamente essere dichiarato morto senza possibilità di “ritornare”.
Prendendo spunto da questo espe rimento, sono stati scritti nume rosi articoli in merito a quello che avviene all’interno del corpo e delle cellule dopo che sono cessati i parametri vitali È stato fatto una specie di elenco in base al passare del tempo dal momento in cui viene dichiarato il decesso: le trasforma zioni cellulari sono state descritte ad una ad una andando verso una situazione di irreversibilità scandita dal passare dei minuti. Il declino è decisamente molto veloce.
Nei primi 2 minuti il cuore smette di battere e la circolazione si ferma. Dopo 4 minuti dallo stop della circo lazione gli scarti prodotti dalle cellule non possono essere rimossi; senza ossigeno la normale funzione delle cellule si interrompe; i rifiuti causati dalle reazioni chimiche aumentano; il sangue si raccoglie e comincia a
stabilizzarsi. Entro i 7 minuti sale l’acidità causata dai rifiuti ed è entro i 10 minuti dalla morte che accade l’irreparabile: a causa dell’acidità dell’ambiente le membrane delle cel lule si spaccano e rilasciano enzimi che le consumano dall’interno; le cellule cerebrali si distruggono per prime, seguite da quelle del fegato; il corpo comincia a raffreddarsi con un ritmo di 1.5 gradi per ora fino ad arrivare alla temperatura presente nell’ambiente.
Anche se visto da fuori si tratta di un corpo ancora intatto e che non sprigiona odori, all’interno sta esplodendo una bomba a orologe ria. Eppure, nonostante questi pro cessi, entro le 24 ore le cornee e le valvole del cuore sono ancora “vive” e asportabili mentre i globuli bianchi sopravvivono per 3 giorni.
La medicina e la scienza hanno an cora molti dubbi da chiarire in me rito al quesito iniziale. Nel frattempo il nostro settore continuerà a pren dersi cura di chi lascia la vita terrena e delle loro famiglie, con rispetto e delicatezza.
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Curare ricostruireper
Presentata alla stampa l’edizione 2022 de Il Rumore del Lutto in programma dall’8 ottobre al 2 novembre.
È un appuntamento consolidato che si rinnova di anno in anno e che di anno in anno si arricchisse di conte nuti e di novità.
Stiamo parlando de Il Rumore del Lutto, il festival ideato e diretto da Maria Angela Gelati, tanatologa, formatrice e giornalista, assieme a Marco Pipitone, critico musicale e fotografo e che si avvale della colla borazione dell’associazione Segnali di Vita
La manifestazione si svolge con il patrocinio delle principali Istituzio ni locali (in particolare Comune e Università di Parma), dell’Università
di Padova - Master Death Studies e si avvale del contributo di Fonda zione Cariparma, Ade Servizi e di molte prestigiose aziende del settore funerario che, comprendendone il valore, hanno voluto legare la pro pria immagine a questa singolare
Larassegna.XVIedizione, presentata alla stampa lo scorso 9 settembre nella sede della Croce Verde di Reggio Emilia, andrà in scena dall’8 ottobre al 2 novembre, preceduta da alcune anteprime a settembre e ad ottobre. Sede del festival è la città di Parma, ma non mancheranno incursioni
disseminate sul territorio nazionale.
Si tratta di un evento unico in Italia e in Europa specificatamente dedi cato agli aspetti culturali legati alla morte e all’elaborazione del lutto Tutto ha inizio nel 2007 da una riflessione di Maria Angela Gelati e Marco Pipitone che nell’imminenza delle giornate dedicate al ricordo dei defunti avevano notato come questa ricorrenza, a differenza di altre fe stività civili e religiose, fosse sempre vissuta solo nel privato e non avesse una dimensione pubblica.
«Perché non condividere un mo mento così emotivamente
di Raffaella Segantin
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EVENTI
importante? – si è chiesta la stessa Maria Angela, come ci racconta - mi sembrava assurdo che in una società aperta e disinibita come la nostra in cui le persone non hanno timore a parlare esplicitamente dei propri sentimenti e delle proprie esperienze di vita (cosa che di lì a breve avrebbe portato, com’è noto, all’esplosione del fenomeno dei social) ci fosse ancora questo blocco nei confronti del dolore della perdita e della morte in generale. Allo stesso tempo per me era importante incominciare a scalfire quella barriera sociale che impedisce alla morte di far parte del nostro quotidiano, quando invece non è altro che un aspetto della vita stessa».
Detto e fatto, potremo dire, perché già quell’anno fu tenuta a battesi mo la prima edizione della rasse gna… «Io e Marco ci demmo immediata mente da fare per cercare di creare qualcosa che andasse in questo senso, nonostante la tempistica fosse strettissima, per non dire proibitiva. Si trattò di un unico evento presen ziato da un pubblico selezionato, ma oramai il ghiaccio era rotto e quella prima esperienza rappresentò l’incubatore di un progetto molto più ampio ed articolato destinato negli anni futuri ad un grande successo».
Il Rumore del Lutto è una iniziativa mirata ad una ricerca interdisci plinare sul tema della morte allo scopo di creare spunti di riflessione e un approccio più naturale e meno traumatico con la fine nostra o dei nostri cari. Il festival è strutturato in una serie di spettacoli, concerti, performance teatrali, conversazioni, presentazioni di libri e dibattiti che spaziano in vari ambiti: dall’arte alla poesia, dal teatro alla musica, dal ci nema alla psicologia… Gli eventi, per lo più ad ingresso gratuito, si tengo no anche contemporaneamente in
più punti della città coinvolgendo l’intera comunità. Un format originale a cui si sono ispirate anche altre realtà culturali italiane e non solo.
E dopo l’ottimo riscontro delle ultime edizioni, la sezione Il Rumore del Lutto Experience coinvolgerà nuovamente le città di Reggio Emilia, Bolo gna, Carpi, Mantova, a cui si aggiungeranno anche Rimini, Prato, Venezia e Pordenone che ospiteranno alcune iniziative nell’ottica di sensibilizzare
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Maria Angela Gelati e Marco Pipitone durante la conferenza stampa presso la Croce Verde di Reggio Emilia
Alcuni momenti dell'edizione 2021
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un numero di partecipanti sempre Comemaggiore.ogni anno viene proposto un tema guida. “Curami” è il filo con duttore che orienterà le scelte del palinsesto degli eventi 2022
Perché il concetto di cura è stato usato in una forma verbale esortativa?
«Abbiamo scelto di declinare il verbo curare usando l’imperativo “curami” - ci spiega Marco Pipitone - proprio perché l’aiuto dell’altro è una con dizione imprescindibile, dopo un qualsiasi tipo di lutto, per ricostituire la cura del sé, della relazione, delle cose, del tutto».
«Curami è la parola chiave volta a costruire la comunità, dopo il tempo intrecciato tra vita reale e vita virtua
le - prosegue Maria Angela Gelati - Curami è la difesa del proprio tempo, la qualità del tempo di vita; il dare più vita ai giorni e non più giorni alla vita».
Ci dite qualcosa riguardo agli ospiti? «La lista è davvero lunga – afferma Marco Pipitone – ma un nome su tutti spicca nella sezione musicale: quello del cantautore Angelo Branduardi, che sulla morte ha composto una famosa ballata ( Ballo in fa diesis minore) ispira ta ai cicli medievali degli affreschi dedicati alla cosiddetta “danza macabra”». Per ulteriori informazioni è disponibile il sito internet ilrumoredellutto. com dove si può consultare l’intero programma degli eventi, costantemente aggiornato.
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straordinariaUn’avventura
Se n’è andato lo scorso 13 agosto il padre italiano della divulgazione scientifica, conosciuto e amato dal grande pubblico della televisione per la sua trasmissione SuperQuark in onda senza interruzioni dal 1981.
Piero Angela approda in RAI negli anni ’50 come cronista del Giornale Radio, ricoprendo successivamen te il ruolo di corrispondente estero per il Telegiornale per passare poi, nel 1976, alla conduzione del TG2. Appassionato da sempre di scienza, segue con entusiasmo lo sbarco dei primi astronauti sulla Luna a cui dedicherà la prima serie dei suoi documentari dal titolo “Il futuro nello spazio”, prodotta nel 1968, che segna l’inizio del suo lungo e proficuo per corso di divulgatore scientifico.
Sono centinaia i programmi da lui realizzati con la sua equipe, tutti all’insegna della semplicità dell’e sposizione per poter essere fruiti da
un pubblico vasto ed eterogeneo, senza tuttavia mai tradire il rigo re scientifico. Il progetto “Quark” (che nel 1995 diventerà SuperQuark) vede la luce nel 1981 e rappresenta una vera rivoluzione nel mondo del piccolo schermo per essere stata la prima trasmissione di tipo do cumentaristico ad andare in onda, con alti indici di ascolto, su una rete ammiraglia in prima serata. Un esito senza precedenti nel panorama tele visivo internazionale!
Il successo si basa su una formula del tutto innovativa e su un paradig ma comunicativo inedito: un mix che vede filmati di tipo naturalistico (i famosi documentari della BBC di David Attenborough) affiancati da una varietà di brevi spazi che tratta no le tematiche più disparate (dalla psicologia all’alimentazione, dalla medicina alla storia, dall’ambiente all’archeologia…) sempre affrontate in modo chiaro e mai pedante grazie
al confronto diretto con esperti e anche all’ausilio di simpatiche clip animate. La popolarità di una tra smissione come Quark sarà il volano per la realizzazione di tante puntate speciali e docufilm monografici su argomenti specifici, sempre ca ratterizzati da quell’immediatezza narrativa tale da rendere la visione Autoreaccattivante.anche di 30 libri, molti dei quali tradotti in diverse lingue, per le sue competenze e l’impegno profu so durante tutta la sua lunga carriera, Piero Angela ha ricevuto ben otto lauree honoris causa e numerosi altri riconoscimenti sia in Italia che all’estero tra cui il prestigioso Premio Kalinga conferito dall’Unesco per la divulgazione scientifica.
Non mancano le curiosità legate al personaggio: non tutti sanno che è stato dato il suo nome ad un asteroi de scoperto nel 1994 come pure ad
di Raffaella Segantin
Così Piero Angela ha definito la sua vita nelle parole di congedo rivolte al pubblico.
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in memoria
una lumaca di mare. Nel 2002 il noto giornalista si è prestato a diventa re un personaggio dei fumetti per il settimanale Topolino vestendo i panni di Piero Papera, conduttore del programma SuperQuack. Da sog getto eclettico qual era, a molti sarà sfuggito che oltre alla scienza aveva anche un altro grande amore: quello per la musica. Pianista di talento, si dedicava soprattutto al jazz e al suo attivo vi sono anche alcuni dischi.
Piero Angela è stato indubbiamente una figura fondamentale per la te levisione italiana esaltandone la sua funzione pedagogica e divenendo un punto di riferimento per tanti giovani a cui ha trasmesso la pas sione per la scienza, influenzando scelte di studi e di vita, indicando anche un metodo di analisi e di giudizio: quello del rigore scienti fico, della serietà e dalla continua Perricerca.questo
a rendere omaggio alla sua salma in Campidoglio - dove il 16 agosto si sono celebrati i funerali in forma laica - oltre ai familiari, agli amici, alle autorità e ai numerosi per sonaggi del mondo della televisione
e dello spettacolo, presenti numerosi nonostante il periodo di vacanza e la calura estiva, sono intervenuti anche tanti cittadini comuni. Gente proveniente anche da lontano, per cui Piero Angela era quasi uno di famiglia, che si è messa in fila ore prima dell’apertura della camera ardente per uno spontaneo momen to di cordoglio e di riconoscenza a
colui che ha reso accessibile un tipo di cultura fino ad allora appannaggio solamente degli studiosi. «Abbiamo scelto materie scientifiche all'univer sità proprio perché da piccoli era vamo appassionati di SuperQuark» racconta una giovane coppia in attesa di entrare in Campidoglio ad un cronista de La Repubblica Particolarmente toccante il ricordo del figlio Alberto pronunciato da vanti al feretro ricoperto da una bel lissima composizione di rose rosse. «Mio padre è riuscito sempre a unire pur mantenendo le sue opinioni. In questi giorni ci hanno sorpreso mes saggi, articoli, pieni non di dolore ma di amore, un sentimento che rimane e che si trasforma in valore. E i valori sono eterni», e ancora «Ci ha inse gnato tante cose, con libri e trasmis sioni, ma anche con l'esempio: negli ultimi giorni mi ha insegnato a non aver paura della morte. La sua sere nità mi ha davvero colpito. Se ne è andato soddisfatto, come quando ci si alza dopo una cena con gli amici».
Una vita ben spesa, vissuta appieno e protesa fino alla fine nella continua ricerca della conoscenza . «La sua
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in memoria
davanti a sé, Piero Angela non si è congedato con un addio, ma con un arrivederci «vi ringraziamo per averci seguiti sempre così numerosi ma SuperQuark non finisce qui, perché abbiamo preparato 16 puntate, che andranno nella programmazione au tunnale, destinate anche alle scuole. Questi programmi, intitolati “Prepa rarsi al futuro” saranno a disposizione, per chi vorrà utilizzarli, durante l’anno di scuola. Arrivederci»
Un monito a non interrompere quel percorso verso la conoscenza, da lui intrapreso cinquant’anni fa, che non avrà mai fine.
eredità continuerà a vivere attraverso libri, trasmissioni e dischi e in tutti quei ragazzi che con sacrificio cerca no l'eccellenza, nei ricercatori, nelle persone che cercano di unire, che cercano la bellezza della natura e di assaporare la vita. La sua è una ere dità non fisica ma di atteggiamento nella vita - conclude Alberto Angela - ci ha detto di fare la nostra parte, e anche io ora cercherò di fare la mia»
Una eredità, quella di Piero Angela, che televisivamente parlando è già stata capitalizzata da anni. La sua idea di avvicinare il pubblico alla scienza, semplificandone il linguag gio e stimolando le naturali curiosità, ha determinato la nascita di molti altri programmi d’informazione scientifica presentati da giornalisti e conduttori formatisi alla sua scuo la, a cominciare dal figlio Alberto, e altrettanto capaci di chiarezza ed Eeleganza.nonfinisce
qui! Il 24 agosto è an data in onda su Rai1 l’ultima puntata del ciclo di SuperQuark 2022, regi strata solo poche settimane prima. Nonostante fosse conscio che non avrebbe avuto ancora molto tempo
Il saluto di Piero Angela al suo pubblico
“Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la na tura ha i suoi ritmi. Sono stati anni per me molto stimolanti che mi hanno portato a co noscere il mondo e la natura umana.Soprattutto ho avuto la fortuna di conoscere gente che mi ha aiutato a realizzare quello che ogni uomo vorrebbe scoprire. Grazie alla scienza e a un metodo che permette di affrontare i problemi in modo razionale ma al tempo stesso umano.Malgrado una lunga malattia sono riuscito a portare a termine tutte le mie trasmissioni e i miei progetti (persino una piccola soddisfazione: un disco di jazz al pianoforte…). Ma anche, sedici puntate dedicate alla scuola sui problemi dell’ambiente e dell’energia. È stata un’avventura straordinaria, vissuta intensamente e resa possibile grazie alla collaborazione di un grande grup po di autori, collaboratori, tecnici e scienziati.
A mia volta, ho cercato di raccontare quello che ho imparato. Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese. Un grande abbraccio Piero Angela”
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OSCAR MARTA
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Restauro alla
Certosa di Bologna
La tomba del benefattore Pizzardi è stata riparata grazie all’intervento finanziato dall’Azienda USL bolognese.
A 100 anni dalla morte del benefatto re Carlo Alberto Pizzardi, il 12 luglio presso il Pantheon del Cimitero Monu mentale della Certosa di Bologna si è tenuta la presentazione del restauro della tomba monumentale di famiglia. Carlo Alberto Pizzardi dedicò parte del suo patrimonio alla costruzio ne dell'Ospedale di Bentivoglio e contribuì ad avviare la costruzione dell'Ospedale Bellaria, grazie a una donazione a favore dei malati di tu bercolosi. Senza alcun erede, scelse di devolvere progressivamente l'ingente patrimonio di famiglia agli Ospedali di Bologna. Così, venne designato erede universale l'Ospedale Maggiore di Bologna, a cui andarono tutte le proprietà, compreso il palazzo di via Castiglione, ultima residenza citta dina della famiglia Pizzardi, divenuta oggi sede legale dell'Azienda USL di InBologna.collaborazione con il Settore Musei
Civici Bologna, la Direzione dell'A zienda USL ha visitato, insieme ai soci fondatori della neonata Fonda zione Ricerca Scienze Neurologiche, la tomba monumentale dedicata alla famiglia Pizzardi. La visita è stata guidata da Roberto Martorelli, Refe rente progetto valorizzazione Certosa per il Museo civico del Risorgimento Settore Musei Civici Bologna, con sentendo ai presenti di apprezzarne il valore artistico-culturale.
Il monumento e l'intervento di restauro
Il monumento funebre della famiglia Pizzardi, realizzato dallo scultore Cin cinnato Baruzzi, è datato al 1838-1841.
La tomba è addossata alla parete di un arco della Loggia, a Levante della UnaCertosa.struttura lineare dal basamento modanato, con coronamento timpa nato e orecchioni lisci, ha il ruolo di valorizzare la grande statua dell'Indu
stria, ispirata all'antico, posta al centro sopra un alto basamento. Il braccio sinistro alzato regge un'asta coronata da un globo alato, sormon tato da una mano che reca al centro un occhio, emblemi consueti del Commercio. La mano destra della fi gura, lievemente sollevata, regge una pergamena arrotolata da cui fuorie sce un rametto di mirto. Ai piedi della figura si scorge la cornucopia, emble ma Condell'abbondanza.parerefavorevole della Soprin tendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, la pulizia e il restauro della tomba Pizzardi sono stati eseguiti nel mese di maggio da un team di restauratrici di beni culturali con competenze specifi che sul restauro di opere marmoree.
I lavori di restauro, finanziati dall'A zienda USL di Bologna, sono stati
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CULTURA
Foto cortesia dell'Azienda Usl di Bologna
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supervisionati dall'Alta Sorveglianza del funzionario tecnico restauratore della Soprintendenza. Inizialmente l'opera si trovava in uno stato di con servazione mediocre, presentava del deposito superficiale coerente e inco erente ben adeso. Inoltre, si riscontra vano mancanze di materia nella parte inferiore del basamento e nell'epigrafe
L'interventofuneraria. di restauro ha previsto la pulitura e il consolidamento della materia marmorea e della cornice decorativa in stucco, nonché la rea lizzazione di una leggera velatura per accordare il colore ormai andato per duto. L'imbotto dipinto è stato oggetto di un descialbo, deciso in seguito ad uno studio stratigrafico, per accor dare allo stesso un colore omogeneo e rilevante con le tombe limitrofe. In aggiunta è stato effettuato un ritocco puntuale e un consolidamento della pellicola pittorica.
Numerose le personalità interve
nute alla presentazione del restauro. Da Paolo Bordon, Direttore generale dell'Azienda USL di Bologna che ha dichiarato: “Nello sguardo altruista e generoso di Pizzardi ritroviamo le fon damenta dell'attuale sistema sanitario che tanto può continuare a crescere grazie alla partecipazione dei citta dini”, ad Elena Di Gioia, Delegata alla Cultura della Città metropolitana di Bologna che ha aggiunto: “Parlare di Carlo Alberto Pizzardi, a cento anni dalla nascita permette di incrociare due percorsi legati alla memoria: la figura di filantropo di Carlo Alberto e l'importanza dei monumenti funebri, come segni della storia di un territo rio Per".
il sindaco di Bentivoglio Erika Fer ranti “il centenario della morte di Piz zardi è l'occasione per rendere merito ad una persona che ha avuto un ruolo determinante nello sviluppo del servi zio sanitario Bolognese, oltre che nello sviluppo dell'abitato e del territorio di Bentivoglio e nella conservazione del
patrimonio storico che ancora oggi ospita”. Roberto Martorelli, Referente progetto di valorizzazione della Certo sa, ha invece precisato come “questo restauro riconsegni all'ammirazione della città un capolavoro della scultu ra bolognese del primo Ottocento. Il grande marmo scolpito da Cincinnato Baruzzi è uno dei primi tentativi di rappresentazione di un concetto del tutto nuovo per l'epoca: l'Industria. L'artista ci propone una divinità dall'a spetto classico che deve incarnare gli ideali di prosperità e ricchezza ottenuti attraverso il lavoro". Infine, Cinzia Barbieri, Amministratore delegato di Bologna Servizi Cimiteriali, ha con cluso: "Siamo lieti di aver partecipato alla presentazione di questo importan te restauro promosso dall'Azienda USL di Bologna. Si tratta di un intervento che accresce ulteriormente il valore del patrimonio storico-artistico della Certosa, che già oggi rappresenta una delle eccellenze in Italia e in Europa tra i Cimiteri Monumentali”
CULTURA
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delOlogramminelfuturofunerario?
di tanja pinzauti
Dal Regno Unito la proposta per comunicare con i cari defunti grazie alla tecnologia olografica e all’intelligenza artificiale.
Tutti gli amanti della fantascien za hanno bene presente in mente l’immagine della principessa Leila che appare a Luke Skywalker grazie all’ologramma proiettato dal robot R2D2 nel film Star Wars. Un’immagine tridimensionale della principessa che si trova in difficoltà e chiede aiuto. Per anni, dai primi computer degli anni ’70 fino ad oggi, ci siamo domandati se sarebbe stato possibile un giorno utilizzare quella tecnologia nel quotidiano, parlare con immagini tridimensionali di amici e parenti lontani. Nella realtà però, la comunicazione
si è sviluppata in modo diverso, per mettendo comunque di connetterci con le persone attraverso smartpho ne e altri device che annullano le di stanze. Basta avere un telefono o un tablet per poter parlare con qualcuno che si trova dall’altra parte del globo. Ma che succede se le persone che vogliamo contattare non sono più con noi? Come poter “parlare” con qualcuno che non è più su questa terra ma con cui vorremmo ancora confrontarci, a cui vorremmo fare domande importanti o comunicare il nostro affetto? Ecco che dopo anni in cui la tecnologia olografica era
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stata messa da parte, se non supera ta, dai moderni metodi di comuni cazione, viene ripresa e rivalutata per un utilizzo diverso da quello per cui era Stiamonata.parlando
della possibilità di applicare questa tecnologia per “comunicare” con i nostri cari de funti. Detta così sembra uno scher zo macabro o una storia da film di fantascienza a basso budget, ma in realtà non c’è niente di paranormale o di sciocco in questa nuova propo sta che si sta affacciando sul mercato funebre d’oltremanica. Ma cosa è esattamente, come avviene e chi si occupa di curare i dettagli nella comunicazione olografica?
Lo strano caso di Mrs Smith
Nel Nottinghamshire, nel Regno Unito, l’ologramma di una signo ra di nome Smith ha parlato con i presenti al proprio funerale grazie alla tecnologia basata sull’intelli genza artificiale, creata da suo figlio per la sua compagnia che realizza esperienze video e conversazio ni olografiche. Il caso ha suscitato molto interesse e curiosità nel settore funerario e nell’opinione pubblica ma in realtà si tratta di una cosa pos sibile e che potrebbe diventare parte integrante delle cerimonie future. È qui che potrebbero entrare in campo gli operatori di settore e le onoranze funebri, interessati a offrire questo tipo di servizio ai loro clienti.
Ovviamente, nel caso un cliente pensi di usufruire di questa tecnolo gia, ci sono alcune cose da realizzare prima del triste evento. Si dovranno inserire all’interno della memoria ar tificiale una serie di dati personali e il cliente dovrà sottoporsi a una lunga intervista dove risponderà a molte domande su di sé, sulla sua vita, i suoi interessi e le sue esperienze. La signora Smith è stata intervistata
e ripresa da 20 telecamere in modo che l’intelligenza artificiale potesse ricreare la sua immagine e le ri sposte sono poi state inserite in un tool che ha permesso di sviluppare l’ologramma parlante. L’intelligenza artificiale che fa parte del tool non crea delle risposte dal niente: ascolta le domande poste dai familiari, ana lizza i dati in memoria e sceglie la risposta più consona registrata dal cliente. Ed ecco che le persone che hanno partecipato alla cerimonia funebre per la signora Smith hanno potuto, tra lo shock e la commozio ne, comunicare con la loro cara.
Un esempio simile si può trovare anche nella famosa serie televisiva NCIS. Nell’episodio numero 9 della diciannovesima stagione della serie, dal titolo “Memoria virtuale”, una donna di successo viene rinvenuta all’interno di una stazione navale, uccisa da un colpo di pistola. Non potendo intervistare la vittima, gli agenti dell’NCIS riescono a scopri re molte cose su di lei e a risolvere l’omicidio grazie al suo ologramma che aveva registrato prima della sua Filmmorte.e tv a parte, la possibilità di poter parlare con una persona che
non è più in grado di rispondere po trebbe avere un utilizzo interessante, specialmente in quei casi in cui ci sono situazioni particolarmente difficili, per le onoranze funebri che vogliono offrire un servizio in più ai loro clienti.
Il figlio della signora Smith non crede che la tecnologia sviluppata dalla sua azienda possa creare dei veri cloni digitali come quelli che si vedono nel film di Star Wars, ma il pubblico può acquistare un pacchet to “StoryLife” per circa 48 dollari ed è sicuro che questa cosa porterà a molti più utilizzi della sua tecnolo gia specialmente nel settore fune rario. Se questo tipo di servizio pos sa funzionare anche in Italia è presto per dirlo e bisognerebbe capire se violi in qualche modo la legislazione in merito ma sarebbe interessante studiare le possibili applicazioni in vista di un futuro sempre più digitale e tecnologico del settore funerario. Insieme alle celebrazioni “online”, già molto utilizzate negli Usa durante il periodo del lockdown, ci potreb be essere quindi la possibilità di un incontro quasi reale dei parenti con i propri cari.
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