Oltre Magazine n. 2 - Marzo-Aprile 2023

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in Italy

Torna TANEXPO, la più importante fiera del settore funerario e cimiteriale! Dopo aver annunciato le date del 4.5.6 Aprile 2024, scopriamo insieme i primi protagonisti dell’atteso evento che si terrà a BolognaFiere.

Tante le aziende che riconfermano la loro presenza all’interno della manifestazione, come vedremo nei prossimi numeri di questa rivista dove puntualmente sveleremo i brand che parteciperanno a TANEXPO 2024!

News aziende: intervista a Fabiano Vittorio Coccato della Coccato&Mezzetti che ci spiega come l’azienda sia proiettata al futuro grazie all’impostazione green e alla vendita e-commerce.

Ci inoltriamo nelle gioie e dolori dell’attuazione del Testo Unico sui Servizi Pubblici Locali e proseguiamo l’analisi dei dati raccolti da Orme in merito agli italiani e l’Aldilà.

Torniamo a parlare di fine vita con la richiesta di archiviazione del “caso Paola” da parte della Procura di Bologna e chiudiamo il tour dei cimiteri per animali con l’Hartsdale Pet Cemetery di New York.

Infine il saluto al papa emerito Ratzinger e ai tre campioni del calcio Pelé, Mihajlović e Vialli; incursione nel mondo dell’Intelligenza artificiale e in quello dei Vip per scoprire novità e stranezze legate al settore e un po’ di storia con i riti funebri degli antichi greci e la “città dei morti” di Dargvas.

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FIERE

Il mondo della funeraria a Bologna

I primi volti di tanexpo

ATTUALITà

Gioie e dolori del TUSPL

NEWS AZIENDE

Coccato & Mezzetti. Un’azienda che guarda al futuro

ORME

Gli italiani e l’Aldilà

cultura

Riti funebri nell’antica Grecia

IN MEMORIA

La scomparsa del Papa emerito

LEGALE, FISCALE

Fine vita, il caso di Paola

IN MEMORIA

Campioni tra le stelle

CIMITERI PER ANIMALI Hartsdale Pet Cemetery

ATTUALITà

Intelligenza artificiale: nuove frontiere

ATTUALITà Funerali, le scelte eccentriche dei vip

Cultura

Un suggestivo cimitero antico

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NUMERO 2 MARZO-APRILE 2023 3 OLTRE MAGAZINE SOMMARIO
Oltre Magazine Periodico di informazione dell’imprenditoria funeraria e cimiteriale Bimestrale Anno XXIII - n°2 Marzo - Aprile 2023
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IN EVIDENZA

Il mondo della funeraria a Bologna

Il 4.5.6 aprile 2024 torna l’evento business con la più grande area espositiva e la più vasta partecipazione italiana e internazionale.

Più di 200 Aziende produttrici su 23.000 metri quadrati e 9.200 visitatori da 57 Paesi.

Da queste basi ripartiamo per dare vita ad una nuova edizione di TANEXPO ancora più ricca di contenuti e di opportunità! Segnate già in agenda le date del 4,5,6 aprile 2024,

quando aziende produttrici, imprese funebri, marmisti e tutti i professionisti del settore si riuniranno nuovamente presso il quartiere fieristico di Bologna per il più importante evento dedicato alla funeraria e al cimiteriale.

Fiera, convegni, formazione, arte e incontri su competenze e nuovi 

NUMERO 2 MARZO-APRILE 2023 4 OLTRE MAGAZINE
di alessandra natalini
FIERE
NUMERO 2 MARZO-APRILE 2023 5 OLTRE MAGAZINE

scenari del settore. Quella del 2024 si delinea già come l’edizione che guarda al futuro con ottimismo e punta a riconfermare i numeri e il dinamismo che hanno sempre contraddistinto TANEXPO delle edizioni pre-pandemia.

Ancora una volta la manifestazione accoglierà professionisti, distributori e buyer per tre giornate ricche di incontri e di business all’interno della più grande e prestigiosa vetrina di articoli e servizi per l’impresa e per il cimitero.

E proprio per dare sempre maggiore slancio alle eccellenze dell’industria funeraria, il prossimo anno tornerà nuovamente protagonista il riconoscimento dei TANEXPO AWARDS, il contest che premia le aziende espositrici che si distinguono particolarmente in diversi ambiti. Cinque le categorie premiate da una giuria di esperti internazionali durante la prima edizione del concorso, celebrato in occasione dei primi 30 anni della manifestazione: Innovazione, Qualità e Design, Comunicazione, Sostenibilità Green, Best Stand Experience, a cui si aggiungerà la nuova categoria Tech, per un occhio sempre più attento alle novità tecnologiche del settore.

Nel 2024 ritorneranno anche i workshop di TANEXPO Education, il format per l’aggiornamento professionale che punta a far acquisire e sviluppare nuove fondamentali competenze per il futuro dell'impresa. Tema conduttore: “ La Funeraria di oggi e di domani: nuove modalità, nuovi linguaggi, nuovi strumenti per l'impresa moderna".

Tre giorni di incontri con i maggiori esperti per analizzare i cambiamenti e le nuove strategie da mettere in campo.

TANEXPO è già al lavoro per dare vita ad una nuova imperdibile edizione

DIVENTA SPEAKER!

Hai esperienza nel supportare i professionisti della funeraria a gestire l'evoluzione del servizio e stare al passo coi tempi?

Invia la tua candidatura a info@tanexpo.com per i convegni di TANEXPOEducation che si confermi ancora una volta punto di incontro di riferimento per i professionisti della funeraria, in cui conoscere tutte le novità del mercato, scoprire le ultime tendenze e aggiornarsi sugli strumenti più all'avanguardia per affrontare le sfide future.

Sono già tanti i produttori che hanno riconfermato non solo la partecipazione, ma anche la posizione dello stand in cui daranno il benvenuto ai propri clienti. Da maggio la pianta sarà aperta anche a tutte le nuove aziende che scelgono di crescere con TANEXPO. Come sottolinea la nuova immagine, infatti, TANEXPO ti apre a infinite opportunità per raggiungere i tuoi obiettivi. Metti in moto il futuro! 

NUMERO 2 MARZO-APRILE 2023 6 OLTRE MAGAZINE
FIERE

COREPLAST

Come spieghereste a chi ancora non vi conosce chi è Coreplast?

Coreplast realizza stampi in acciaio e stampa materiale plastico ad iniezione e termoformatura.

Siamo leader nella produzione di accessori funerari e per la memoria come interni per vasi, ossari, ricambi per vasi in metallo,

Come spieghereste a chi ancora non vi conosce chi è Il Germoglio?

Dal 1999 Il Germoglio si mantiene al passo con le tendenze e il fiore artificiale diviene sempre più bello e realistico. Offriamo lavorazioni artigianali ed un’attenzione su misura per ogni esigenza. Da quante edizioni la vostra azienda è parte di Tanexpo?

Dal 2014 non abbiamo mai saltato un’edizione. Da allora il nostro prodotto ha conosciuto una continua crescita e fidelizzazione del cliente ed ora siamo un’azienda all’avanguardia che non teme rivali.

Perché avete scelto di partecipare alla fiera?

Tanexpo ha rappresentato un ottimo trampolino in cui ufficializzare e concretizzare un’immagine professionale di alto livello. A Tanexpo raggiungiamo clienti altrimenti impossibili da contattare, che devono toccare con mano il prodotto per comprenderne qualità e possibilità di utilizzo.

Tanexpo 2024: quale valore aggiunto vi aspettate?

Crediamo in nuovi contatti e una sempre migliore organizzazione. Presenteremo al meglio il prodotto che necessita di essere visto dal vivo e non esiste opportunità migliore di una fiera internazionale come Tanexpo.

griglie circolari e ovali, porta-orchidea.

Progettiamo e costruiamo interamente presso il nostro stabilimento curando il design poiché esiste una materia prima che non si esaurirà mai: l’immaginazione.

Da quante edizioni la vostra azienda è parte di Tanexpo?

Abbiamo partecipato a Tanexpo nel 2022 riscontrando un notevole interesse per i nostri prodotti.

Perché avete scelto di partecipare alla fiera?

La fiera permette di ottenere sempre più visibilità e instaurare incontri di persona con gli operatori del settore.

Due buoni motivi per venire a incontrarvi sul vostro stand?

Coreplast è l’interlocutore unico per dare vita alle tue idee: dall’ideazione alla produzione e consegna di prodotti in plastica. Diamo vita alle idee trasformandole in prodotti finiti.

Titolare

Come spiegherebbe a chi ancora non vi conosce chi è La Errevieffe?

La Errevieffe è presente da oltre 40 anni in tutto il territorio italiano, porta qualità e uno stile inconfondibile; e si è imposta sul mercato con professionalità e passione.

Abbiamo un ricco catalogo di materiale: maniglie, croci, urne, ca-

Ci potete anticipare qualche novità su cui state lavorando?

Nel 2024 proporremo il monofacciale in tante forme, materiali e soluzioni e le decorazioni da parete con quadri di verde artificiale per ricreare ambienti eleganti e naturali.

Due buoni motivi per venire a incontrarvi sul vostro stand?

La semplicità di chi non forza la vendita ma riserva il tempo necessario per illustrare il prodotto. Toccare con mano il risultato del connubio tra qualità ed artigianalità e i materiali pregiati di altissima fattura e colori pari al reciso.

mere ardenti, ornamenti e tanto altro.

Da quante edizioni la vostra azienda è parte di Tanexpo?

Siamo presenti a Tanexpo fin dalla prima edizione di Modena.

Come si è sviluppata la vostra attività in questi anni?

Proponiamo ai nostri clienti prodotti innovativi e curati in ogni dettaglio.

Perché avete scelto di partecipare alla fiera?

La fiera Tanexpo ci permette di incontrare personalmente i nostri tanti clienti sparsi in tutto il territorio italiano ed estero e di far conoscere la nostra produzione ad un numero sempre maggiore di possibili nuovi clienti.

Due buoni motivi per venire a incontrarvi sul vostro stand?

Invito tutti i visitatori di Tanexpo a venire a toccare con mano i nostri prodotti. Anche nella prossima edizione, come sempre, proporremo novità a tutto campo.

I PRIMI VOLTI DI
Luca e Baldassarre Di Giovanni Titolari
IL GERMOGLIO
Franco e Ermanno Cazzola Responsabili
LA ERREVIEFFE
Renzo Della Chiara
Leggil’intervistacompletasuwww.tanexpo.com 7

LA GRANITI 3000 Paolo

Perché avete scelto di partecipare alla fiera?

La scelta di partecipare per la quinta edizione consecutiva a Tanexpo punta a rafforzare l’immagine della serietà e solidità aziendale, offrendoci la possibilità di presentare i nuovi articoli ai nostri

Come spiegherebbe a chi ancora non vi conosce chi è Memories Now?

Memories Now è un sistema informatico che fornisce un valore aggiunto all’impresa e si differenzia dai competitor.

È possibile personalizzare mega screen con le immagini del proprio caro, informatizzare i dettagli del funerale e utilizzare il QRCode per lasciare un pensiero personale. Inoltre, prevediamo la stampa del libro commemorativo e la consegna al cliente della stanza virtuale brandizzata nella APP Memories Now in cui postare commenti, foto, filmati e organizzare eventi in occasione delle ricorrenze.

Perché avete scelto di partecipare alla fiera?

Partecipiamo solo a Fiere internazionali in quanto il progetto si adegua a qualsiasi tipo di realtà. Nel 2022, grazie a Tanexpo, siamo entrati in contatto con tante aziende sia nazionali che oltre confine (USA, Brasile, India, etc…).

Tanexpo 2024: quale valore aggiunto vi aspettate?

Estendere ad altre nazioni i nostri servizi individuando distributori e implementare il mercato interno facendo conoscere Memories

SPENCER ITALIA

Come spiegherebbe a chi ancora non vi conosce chi è Spencer?

Dal 1989 Spencer progetta attrezzature made in Italy riconosciute in tutto il mondo per qualità, design ed elevati standard di sicurezza.

Oltre 150 prodotti realizzati per durare nel tempo tra cui cassoni e barelle, innovativi carrelli per la movimentazione di cofani e tavoli da lavoro e vestizione.

La gamma di modelli e la loro diffusione in più di 160 Paesi sono prova del successo della nostra filosofia, basata su una forte at-

clienti e avvicinare altri operatori del settore per possibili future collaborazioni.

Ci può anticipare qualche novità su cui state lavorando?

Come sempre punteremo ad esporre e proporre le nostre nuove creazioni, frutto di idee e originalità. Anche nell’ultima edizione di Tanexpo i nostri articoli sono stati riconosciuti come discostanti dalla classicità del mercato dell’arte funeraria per design, lavorazioni e materiali.

Due buoni motivi per venire a incontrarvi sul vostro stand?

Suggerirei una visita al nostro stand per toccare con mano oltre 70mq di articoli, ma soprattutto per poter semplicemente conoscere le persone che quotidianamente rendono La Graniti 3000 srl quello che per tutti i nostri clienti rappresenta: una certezza nel mercato dell’arte funeraria per serietà, professionalità, competitività e passione per l’innovazione.

Now ad una platea allargata.

Ci può anticipare qualche novità su cui state lavorando? Non possiamo ancora anticipare le novità ma sicuramente non mancheranno.

Due buoni motivi per venire a incontrarvi sul vostro stand? Riserveremo trattamenti economici preferenziali e zone territoriali esclusive a chi verrà a trovarci al nostro stand.

tenzione alla qualità, all’usabilità e alla sicurezza.

Perché avete scelto di partecipare alla fiera?

Nel contesto italiano ed internazionale, Tanexpo è un’ottima vetrina per le novità che lanciamo e per i nostri bestsellers. Inoltre, ci permette di entrare in contatto con nuovi potenziali clienti e con partner strategici, oltre che creare relazioni con i principali players del settore.

Tanexpo 2024: quale valore aggiunto vi aspettate?

Nuovi contatti, feedback dai clienti sui nostri nuovi prototipi, rafforzamento delle relazioni esistenti.

Ci può anticipare qualche novità su cui state lavorando?

Una serie di attrezzature motorizzate, che agevolino e semplifichino il lavoro, riducendo rischi di infortuni e migliorando le operazioni di recupero, trasporto e preparazione della salma.

Due buoni motivi per venire a incontrarvi sul vostro stand?

Qualità, affidabilità e design che da sempre contraddistinguono i prodotti Spencer, rigorosamente made in Italy, e lancio di prodotti unici sul panorama italiano e mondiale.

I PRIMI VOLTI DI
Della Benedetta
MEMORIES NOW
Alessandro Bossi CEO
Leggil’intervistacompletasuwww.tanexpo.com 8
Chiara Soncini Trade Marketing Manager
Your World. Your Way. Your Expo. SALI A BORDO VERSO NUOVI TRAGUARDI. WWW.TANEXPO.COM Organizzazione: BEXPO s.r.l. – Via Alfieri Maserati 20 – 40128 Bologna – Tel. 051 282611 - info@tanexpo.com SEGUICI SU WELCOME TO YOUR LEVEL
NUMERO 2 MARZO-APRILE 2023 10 OLTRE MAGAZINE Foto di Oleg DudkoDreamstime

Gioie e dolori del TUSPL

Gli effetti dell’applicazione del Testo Unico sui Servizi Pubblici Locali sulla normativa esistente.

Analizziamo la nuova normativa e i possibili effetti che avrà a seconda delle varie tipologie di servizi funerari.

Alcune osservazioni generali

L’approvazione sul finire del 2022 del decreto di riordino dei servizi pubblici locali (D.Lgs.vo 23/12/2022, n. 201 “Riordino della disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica”, di seguito TUSPL), pubblicato sulla G.U. n. 304 del 30 dicembre 2022, è uno dei tanti tasselli normativi connessi con il PNRR. Esso incide sia sul settore funebre,

che su quello cimiteriale e di cremazione.

Attualmente i servizi funerari (cimiteri, crematori e attività funebri) che un ente locale decide di fornire ai propri cittadini rientrano nei SIEG (servizi di interesse economico generale) e tra questi nella sottospecie dei “servizi pubblici locali non a rete” (SPLNR) e “non regolati da autorità di regolazione”. Per tale motivo, di questo TUSPL ad essi si applicano le norme generali per ogni servizio pubblico locale e quelle particolari per i non a rete. Nello specifico vale l’art. 8 del TUSPL, il che vuol dire 

NUMERO 2 MARZO-APRILE 2023 11 OLTRE MAGAZINE
ATTUALITà

che gli atti e gli indicatori di cui all’art. 7, commi 1 e 2 del TUSPL sono definiti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, diversamente dagli SPL a rete, dove interviene l’Autorità di regolazione. Si tratta di:

a) costi di riferimento dei servizi;

b) schema di piano economico-finanziario;

c) indicatori e livelli minimi di qualità dei servizi;

d) schemi di bandi di gara;

e) schemi di contratti tipo.

Gli enti locali possono regolare l’esercizio del servizio non a rete (SPLNR) entro questa cornice di riferimento.

Gli effetti del TUSPL sulla normativa esistente sono rilevanti, difatti esso prevale, come legge fondamentale,

sulle norme attinenti tutti i servizi pubblici locali, fatte salve le esclusioni esplicitamente previste dal decreto stesso. In particolare il comma 1 dell’art.4 precisa: “.. le disposizioni … si applicano a tutti i servizi di interesse economico generale prestati a livello locale, integrano le normative di settore e, in caso di contrasto, prevalgono su di esse, …, salvo che non siano previste norme di salvaguardia e prevalenza della disciplina di settore”.

Altra importante innovazione è che “le Province svolgono le funzioni di raccolta ed elaborazione dati e assistenza tecnica ed amministrativa agli enti locali del territorio” (Art. 9 comma 1 TUSPL). Il che lancia un messaggio chiaro su quale possa divenire nel tempo l’ambito terri-

toriale ottimale di riferimento per la gestione di tali servizi. Lo stesso ruolo della regione viene precisato ai commi 2 e 3 dell’articolo 9 del TUSPL e, in questo caso, si assiste ad un ridimensionamento delle competenze delle regioni che possono formulare e deliberare protocolli sulla base di uno schema tipo definito in sede di Conferenza Unificata.

Ma le prescrizioni più importanti sono quelle che identificano la perimetrazione del servizio pubblico locale, da coniugare col principio di sussidiarietà, definita all’articolo 10 comma 3 TUSPL: “gli enti locali, nell’ambito delle rispettive competenze, possono istituire servizi di interesse economico generale di livello locale, diversi da quelli già previsti 

NUMERO 2 MARZO-APRILE 2023 12 OLTRE MAGAZINE
Foto di Nelson Ng - Dreamstime

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Grazie alla nostra presenza su tutto il territorio nazionale, e dopo un’attenta analisi gratuita del sinistro svolta dalle eccellenze del settore, o riamo un supporto concreto ed immediato ai nostri assistiti:

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dalla legge, che ritengono necessari per assicurare la soddisfazione dei bisogni delle comunità locali … in esito ad apposita istruttoria, sulla base di un effettivo confronto tra le diverse soluzioni possibili, da cui risulti che la prestazione dei servizi da parte delle imprese liberamente operanti nel mercato o da parte di cittadini, singoli e associati, è inidonea a garantire il soddisfacimento dei bisogni delle comunità locali.”

Pertanto se la legge già prevede che una certa attività è un SIEG non c’è necessità di dimostrarne il bisogno in sede di istituzione.

Vi è poi da segnalare la conferma delle modalità di gestione dei servizi pubblici locali, individuate: nell’affidamento previa gara, nell’affidamento a società mista col socio scelto a mezzo gara, nella società in house. Cui aggiungere, per i soli servizi pubblici locali non a rete, anche la gestione in economia diretta e l’azienda speciale (Art. 14, comma 1 TUSPL). I commi 2 e 3 dello stesso articolo 14 prevedono gli adempimenti necessari che l’ente competente deve svolgere ai fini della scelta della modalità di gestione del servizio. Utile anche la lettura dell’art. 17 che illustra dettagliatamente le procedure (non certo semplici) per l’affidamento in house.

Il TUSPL (art. 30) prevede poi, obbligatoriamente e annualmente, la “ricognizione della situazione gestionale” da parte degli enti locali dei SPL dei propri territori. Ricognizione di sostanza, difatti occorre rilevare: il concreto andamento dal punto di vista economico; qualità del servizio; rispetto degli obblighi del contratto di servizio, in modo analitico, tenendo conto anche degli atti e degli indicatori di cui agli art. 7,8,9 TUSPL; il ricorso all’affidamento a società in house; gli oneri e i risultati in capo agli enti affidanti. In sede di prima applicazione la

ricognizione dell’ente locale è effettuata entro il 31/12/2023.

Cosa si intende per diritto “esclusivo” e per diritto “speciale”

Il TUSPL ne prevede la distinzione nell’ambito delle definizioni di cui all’art. 2, comma 1, lettere e) ed f). In sostanza è se l’esclusività è per l’intero territorio o se è per porzioni di territorio o per parti dell’intera rete di un territorio.

I gestori di servizi pubblici locali, nei casi in cui intendano svolgere attività in mercati diversi da quelli in cui

sono titolari di diritti di esclusiva, devono operare attraverso società separate, nonché rendere accessibili i beni o servizi anche informativi, di cui abbiano la disponibilità esclusiva in dipendenza da attività svolte, a condizioni equivalenti, alle altre imprese direttamente concorrenti, come previsto dall’art. 8, commi 2-bis e 2-quater della L. 287/1990. Il caso classico è la separazione tra attività funebre e attività di gestione dei servizi cimiteriali.

Casistica

Vediamo ora i possibili effetti per le varie tipologie di servizi funerari,

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ATTUALITà
"il Testo Unico incide sia sul settore funebre che su quello cimiteriale e di cremazione"

suddividendo l’esame, per la lunghezza del testo, in più parti.

Attività funebre

Non sarà più possibile, decorso il limitato periodo transitorio connesso alla effettuazione di detta ricognizione e, conseguentemente, al tempo necessario per alienare partecipazioni o dismettere servizi, mantenere attività funebri pubbliche (interamente o miste), con qualunque forma di gestione, diverse da:

1) quelle indicate nel comma 1 dell’articolo 19 del DPR 285/1990, cioè il trasporto funebre, ma in concorrenza per effetto dell’arti-

colo 37 del TUSPL, il quale prevede l’abrogazione esplicita, tra gli altri, dell’articolo 1, comma 1, n. 8 del TU 2578/1925 sulla municipalizzazione. Si noti che la raccolta salme in luogo pubblico è considerato servizio obbligatorio dell’ente locale, senza rilevanza economica;

2) l’attività funebre in un mercato che sia inidoneo al soddisfacimento dei bisogni della comunità locale, e questo sia per livello economico (cioè ad es. perché si è formato un cartello di imprese funebri che impongono prezzi troppo elevati a scapito della cittadinanza) o manchi proprio per

il territorio la presenza di impresa funebre privata. È discutibile e occorrerà capire l’orientamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’evoluzione giurisprudenziale e della Corte dei Conti se sia possibile mantenere in essere, dopo la ricognizione di fine del 2023, le attività di onoranze funebri pubbliche o miste in concorrenza sul mercato, nei casi siano previste esplicitamente da legislazione regionale.

Sicuramente intervengono incompatibilità di talune strutture, servizi e dirigenti di ente locale, nel caso di gestione in economia diretta, per i quali si rimanda all’articolo 6 comma 3 e seguenti del TUSPL: in pratica non può sussistere una situazione di controllore-controllato o di soggetto che svolge funzioni che possano alterare la libera concorrenza.

Servizio necroscopico (depositi di osservazione ed obitori)

È pienamente consentita la gestione come servizio pubblico in ambito locale di depositi di osservazione ed obitori, in quanto previsti dagli articoli 12 e seguenti del DPR 285/1990, se vi sia un supporto economico per la loro gestione, considerato che essi sono servizi indispensabili di un comune, come previsto dall’art. 1 del D.M. interno, di concerto con MEF del 28/5/1993 (5). Qui, semmai, si possono creare problematiche nuove laddove parte o la totalità del servizio sia affidato dall’ente locale a Enti sanitari, come l’azienda ospedaliera o l’Istituto di medicina legale e delle assicurazioni della locale Università, sulla base del diritto speciale individuato dall’art. 14 DPR 285/1990. (Fine prima parte)

Per maggiori dettagli consultare il sito www.funerali.org 

NUMERO 2 MARZO-APRILE 2023 15 OLTRE MAGAZINE
Foto di Constantin OprisDreamstime

Un’azienda che guarda al futuro

Precorritrice dei tempi in campo green e sempre attenta alla sicurezza, si prepara alle sfide dei prossimi anni partendo dall’e-commerce.

La storia della Coccato&Mezzetti inizia negli anni ’80 quando Pasquale Coccato e Carlo Mezzetti decidono di unire le proprie forze e fondare l’azienda che porta ancora oggi i loro nomi.

Si può dire che la Coccato&Mezzetti è da sempre emblema di innovazione e attenzione all’ambiente ed è proprio su questi due importanti fondamenti che la produzione dell’azienda, nel corso degli anni, ha tirato fuori dal cilindro idee che hanno rinnovato l’intero settore. Prodotti

come Salvazinco, Sabiosan, Promovita e Barriera sono presto diventati irrinunciabili per chi opera nel comparto funerario perché alla base di questi progetti ci sono la grande attenzione alla sicurezza degli operatori e l’efficienza dei materiali. Fondamentale in questi anni anche la collaborazione con la Novamont SpA, con cui si è sviluppata e prosegue la produzione.

Vediamo come la Coccato&Mezzetti, da piccola azienda a conduzione familiare, è diventata una delle più importanti del settore. 

NUMERO 2 MARZO-APRILE 2023 16 OLTRE MAGAZINE
NEWS AZIENDE
NUMERO 2 MARZO-APRILE 2023 17 OLTRE MAGAZINE

La svolta Green

Anticipando i tempi, negli anni ’90 la Coccato&Mezzetti investì nella Novamont SpA introducendo, di fatto, i materiali bio all’interno di un mercato ancora poco attento nei confronti di questi prodotti e convertì la propria attività nella produzione di materiali bio sostenibili. Come già detto, la Coccato&Mezzetti è un’azienda che precorre i tempi e fu una delle prime a lavorare per quella che al giorno d’oggi verrebbe definita una “svolta green”. Ne abbiamo parlato con il CEO Fabiano Vittorio Coccato, che ci ha spiegato come l’azienda abbia contribuito allo sviluppo e utilizzo di prodotti eco-compatibili in numerosi settori, tra cui quello funerario.

Come è avvenuta la svolta green della Coccato&Mezzetti?

«È avvenuta ormai una trentina di anni fa, negli anni ‘90 quando abbiamo cominciato a lavorare all’utilizzo di materiali eco sostenibili grazie alla collaborazione con la Novamont SpA e allo sviluppo dei biopolimeri derivati dall’amido di mais, che oggi vengono usati ovunque. I sacchetti che danno ai supermercati per la spesa, ad esempio, e molti altri prodotti di uso quotidiano sono realizzati con questi biopolimeri. La Novamont SpA ha sviluppato in quel periodo il Mater-Bi® , un prodotto brevettato che ottenne i decreti necessari per l’utilizzo e che è ancora oggi quello che utilizziamo per la realizzazione dei nostri prodotti per il settore funerario. È negli anni ’90 che si iniziarono a chiedere materiali biodegradabili per l’interno dei feretri e noi decidemmo di convertire tutta la nostra attività produttiva in quel senso. Nel tempo siamo entrati anche in altri settori industriali come quello del food e del packaging e il sodalizio con la Novamont persiste»

Come sono cambiati i processi industriali?

«Si sono evoluti con il progresso e oggi vengono usate tecnologie indubbiamente più moderne e performanti. Il Mater-Bi® ha avuto migliorie grazie alla ricerca Novamont sostenuta anche dal nostro supporto; adesso i granuli sono più performanti, i prodotti più resistenti e i costi più bassi. Questo è importantissimo soprattutto nel settore funerario dove dobbiamo rispondere

a particolari certificazioni a rischio biologico. Dobbiamo garantire la salute degli operatori e la loro sicurezza è sempre il nostro obiettivo.

I granuli che utilizziamo sono pensati esclusivamente per il comparto mortuario che deve rispondere a resistenze meccaniche e virali per chi deve movimentare il feretro. Il nostro è sempre stato un impegno incentrato sulla sicurezza ed è proprio grazie a questo impegno di Coccato&Mezzetti che sono arrivati

NUMERO 2 MARZO-APRILE 2023 18 OLTRE MAGAZINE
NEWS AZIENDE
 Fabiano Vittorio Coccato

MOLTO PIÙ DI UN SEMPLICE “SACCO”

Dal 1978 realizziamo prodotti innovativi e rispettosi dell’ambiente destinati al settore funerario.

Come il BARRIERA2® il rivestimento/involucro* 100% biodegradabile, impermeabile, certificato Tuv Austria Soil S0001 e garantito anche per trasporti superiori ai 100 Km.

Via U. Foscolo, 12 - 28066 GALLIATE (NO) - Tel. + 39 0321 806789 | www.coccatoemezzetti.com ORGOGLIO ITALIANO ISO 9001:2015 ISO 14001:2015 ISO 45001:2018 cod. 1510 * Aut. Reg. Piemonte n. 556 del 11/07/2019 (validità nazionale oltre km 100). Prodotto di base in Mater-Bi® polimero biodegradabile, impermeabile, traspirante e compostabile al 100% (norma En 13432: biodegradabilità, disintegrabilità, assenza di effetti negativi e metalli pesanti) aerobicamente e anaerobicamente. Chiusura brevettata con cerniera e colla spray. Num. Rep. Disp. Medici 344173/R. Classificazione CND A090199. Classe I.
Ordini sicuri e consegne veloci con il Carrello Elettronico

i primi decreti ministeriali sul polimero biodegradabile. Ad oggi ci sono altre aziende che lo usano ma noi abbiamo un know-how interno: noi compriamo i granuli e da lì sviluppiamo il prodotto»

Voi avete anche un e-commerce dove vendete i vostri prodotti? «Sì. Vorrei infatti sottolineare che siamo l’unica azienda funeraria italiana ad avere un e-commerce dove vendere i propri prodotti. Ci siamo accorti che Amazon insegna, in merito di vendita: investendo tempo e denaro su un progetto e-commerce professionale abbiamo capito che poteva funzionare, soprattutto in zone in cui non arrivano i fornitori sotto casa, come nel meridione, così 6 anni fa abbiamo aperto la nostra attività online. È una soluzione che funziona molto bene al sud, uno shop al quale non abbiamo messo limiti di fatturazione. Inoltre i nostri agenti del centro nord ci hanno assicurato che l’e-commerce è un supporto per la vendita: trovano comodissimo mandare

il cliente sul sito; molti di loro hanno ampliato il portafoglio e fatturato grazie all’e-commerce.

A conti fatti abbiamo scoperto che e-commerce e rete di vendita producono molto di più quando sono in sinergia e la crescita è a due cifre ogni anno, nel ramo industriale. Questa avventura avrà anche altri risvolti e innovazioni che porteremo in campo funerario: noi investiamo molto sui giovani»

Immagino che in pandemia tutto questo abbia avuto un peso importante.

«Definitivamente. È stato grazie alla nostra scelta di non esternalizzare i processi di produzione che in pandemia siamo stati l’unica azienda a produrre, garantendo le consegne durante tutto il periodo pandemico. Tra le altre cose, siamo stati anche la prima e unica azienda a produrre le mascherine chirurgiche necessarie per poter uscire durante il Covid-19. Lavoravamo su tre turni e siamo stati presidiati dalla Guardia di Finanza per evitare che la nostra produzione andasse dispersa. In pieno momento pandemico il sindaco di Codogno venne a ritirare il primo lotto di mascherine come gesto di speranza. Noi ci rendevamo conto che c’era una forte emergenza per il nostro settore: c’era necessità di sacchi dove chiudere i corpi e di prodotti di sicurezza per gli operatori. Sentivamo la responsabilità morale di fare quello che potevamo. All’inizio non avevamo realizzato l’entità della tragedia, poi si è capito.

Dopo quel momento drammatico, in cui abbiamo sempre fatto il massimo per consegnare i prodotti, ad oggi, sono stati tanti i gruppi esteri a lusingarci, cercando di entrare nella nostra produzione, ma noi manteniamo totale indipendenza. Ovviamente abbiamo investimenti all’estero, ma la nostra produzione rimane 100% italiana» 

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NEWS AZIENDE

Gli italiani e l’Aldilà

«Non credo nell’Aldilà. Ma spero di sbagliarmi». Era probabilmente poco più di una battuta quella pronunciata da Umberto Eco in un’intervista rilasciata a un quotidiano in occasione dell’uscita di un suo libro.

Eppure, coglie bene almeno una parte del senso generale che si ricava analizzando gli atteggiamenti che gli italiani esprimono nei confronti dell’Aldilà. Se esista qualcosa dopo la morte, e che cosa, è certamente una delle domande più importanti che gli esseri umani si siano mai posti. Ma a questa domanda, gli italiani danno risposte decisamente variegate e anche colorite.

Le risposte degli italiani

Partiamo dai dati nudi e crudi. Se chiediamo, come ha fatto Orme pochi mesi fa, agli italiani di rispondere in modo secco alla domanda “Alcuni credono che dopo la morte le persone cessino semplicemente di esistere, mentre altri credono che le persone continuino ad esistere in qualche forma dopo la morte. A quale di queste due opinioni si sente più vicino/a? ” ancora oggi è la seconda delle due opzioni a raccogliere il maggiore consenso, come mostra la prima delle due tabelle che corredano queste pagine. Ma se fossimo in una competizione elettorale si 

NUMERO 2 MARZO-APRILE 2023 22 OLTRE MAGAZINE
di Asher Colombo e Barbara Saracino
Tra fede, ateismo e incertezza gli italiani cercano risposte confortanti a una delle domande più importanti dell’essere umano.
ORME
NUMERO 2 MARZO-APRILE 2023 23 OLTRE MAGAZINE Foto di PsychoshadowmakerDreamstime

tratterebbe di una maggioranza relativa, non assoluta: il 45%. In ogni caso, oltre il doppio di coloro che scelgono la prima delle due risposte, ovvero il 22%. Non bastano quindi queste due opzioni a completare il quadro. La ragione è che ben un terzo degli italiani, il 33%, dichiara di non saper scegliere tra queste due risposte

Le dimensioni degli incerti non sono poi molto distanti da quelle rilevate in altri Paesi europei. Ma si tratta di numeri superiori a quelli registrati in Italia prima della diffusione, improvvisa e inaspettata, della pandemia da Covid-19, come testimoniano i dati pubblicati nel volume Morire all’italiana. Pratiche, riti, credenze (a cura di Asher Colombo, Bologna; Il Mulino, 2022).

È plausibile che il sensibile aumento della mortalità riconducibile alla pandemia abbia avuto come effetto non tanto un aumento della credenza nell’Aldilà o, viceversa, una riduzione di questa credenza, ma un’espansione, di dimensioni non trascurabili, dell’area degli incerti. Di coloro che, insomma, non sanno dire se siano più convinti dell’esistenza dell’Aldilà, o della sua implausibilità.

Naturalmente la credenza nell’Aldilà è distribuita in modo tutt’altro che uniforme nella popolazione italiana. È più alta tra le donne, dove è maggioritaria, che tra gli uomini, i più incerti. Ed è lievemente più salda tra gli strati relativamente meno privilegiati della società. Ma è il grado di religiosità degli individui - ovvero

quanto robusta sia in loro la credenza in Dio e quanto assidua la pratica religiosa - a costituire un importante, forse il più importante, fattore di strutturazione delle credenze verso l’Aldilà. Così sono ovviamente coloro che credono in Dio a essere più convinti dell’esistenza di un mondo ultraterreno, mentre sono gli atei e agnostici ad avere più dubbi. Eppure, questo resoconto nasconde un fenomeno ancora più interessante. Si tratta dell’elevatissimo grado di eterodossia delle dichiarazioni relative all’Aldilà. O, per meglio dire, di quelle che possono apparire vere e proprie contraddizioni.

Non sono per niente pochi, infatti, i credenti che dichiarano di non credere che ci sia una vita dopo la 

Tab. 1 - Risposte alla domanda: "Alcuni credono che dopo la morte le persone cessino semplicemente di esistere, mentre altri credono che le persone continuino ad esistere in qualche forma dopo la morte. A quale di queste due opinioni si sente più vicino/a?" secondo alcune caratteristiche degli intervistati; Italia, 2022, (N=1.500), Indagine Orme-Istituto Cattaneo

Le

Le

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esistere
persone cessano semplicemente di
morte Non so Totale Sesso Maschio 25% 39,7% 35,3% 100% Femmina 19,2 % 50,6% 30,2% 100% Età 18-34 anni 21,7% 44,5% 33,8% 100% 35-54 anni 21,7% 47,1% 31,2% 100% 55-70 anni 22% 43,9% 34,1% 100% Oltre 70 anni 22,9% 45% 32,1% 100% Titolo di studio dell'intervistato Non diplomato 22,6% 47,4% 30% 100% Diploma o più 21,3% 43,1% 35,6% 100% Lei crede nell'esistenza di Dio? No 51,7% 24% 24,3% 100% Sì 15% 57,3% 27,7% 100% Non so 17,9% 25,8% 56,3% 100% Totale 22% 45,3% 32,7% 100%
persone continuano ad esistere in qualche forma dopo la
ORME

morte e sono ancora di più gli atei o agnostici che dichiarano, invece, che dopo la morte le persone continuano in qualche modo a vivere, o che comunque sono incerti se sia così o no. A studiarlo da vicino, l’Aldilà si presenta come un terreno disseminato di incoerenze, di sorprese, di ambiguità, di distinguo anche macroscopici. Così è perfettamente possibile che una 62enne da noi intervistata che si definisce atea, che proviene da una famiglia dove nessun funerale è mai stato celebrato in chiesa e in cui è sempre stata scelta la cremazione affermi: «io penso che quando uno è morto dopo non c’è più niente». Salvo raccontare, poco dopo, che è con la madre defunta da 10 anni che le capita di parlare, di confrontarsi, di chiedere consigli, in un dialogo a volte interiore a volte no. E che è all’aiuto e alla protezione diretta dei genitori che attribuisce la riuscita di una difficile operazione a cui ha dovuto sottoporsi anni prima.

Per quanto variegata, l’ampia e caotica costellazione di credenze può forse essere ricondotta a quattro tipi principali.

Il primo è quello più semplice. È

costituito da coloro che si dichiarano credenti, e che sono convinti dell’esistenza dell’Aldilà. Solo apparentemente, però, si tratta di un aggregato uniforme. Al suo interno convivono posizioni decisamente variegate, oltre che eterodosse. Ci sono coloro che credono nell’Aldilà, ma sono convinti che esista solo il Paradiso, e che nessuno, nemmeno il più cattivo, vada davvero all’Inferno («anche il parroco mi ha detto che l’Inferno non esiste», ci ha detto un’intervistata). Ed esistono coloro che sono sì convinti della sopravvivenza dell’anima, ma molto scettici

sulla resurrezione dei corpi, cardine della dottrina cristiana (2° tabella). Un secondo gruppo è costituito da quelli che potremmo definire “sedicenti materialisti”: non credenti che non credono nell’Aldilà. Ma nemmeno questo gruppo appare così uniforme. Intanto perché ne fa parte anche un discreto numero di credenti, piuttosto scettici tuttavia sull’esistenza dell’Aldilà. Come dice un pensionato cattolico 72enne: «Ma no. Per me non c’è niente di là. Tutto quello che c’è, è qua. È qua e basta» Poi perché tra gli appartenenti a questo gruppo possono improvvisamente comparire pratiche concrete che implicitamente rivelano la credenza nell’esistenza di una vita dopo la morte. Queste vanno dal rivolgersi al defunto con il “tu” in un post su Facebook, fino addirittura al trovarsi davanti a una lapide al cimitero ad aggiornare un defunto su quanto accaduto nel mondo dal momento della sua morte, in barba alle proprie credenze.

Anche il terzo gruppo è popolato di non credenti. Per loro però l’esistenza dell’Aldilà non è in discussione. L’Aldilà esiste e assume varie forme. Si può trattare di una sorta di “immortalità terrena”, che si concretizza nel mantenimento della memoria e del ricordo di chi non c’è

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ORME
Foto di Svl861Dreamstime
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più. Così una giovane agnostica è sicura che «Paradiso, Purgatorio, Inferno non esistono. Però c’è un legame con le persone che non ci sono più. È legato alla mia vita. Loro sono come una presenza. C’è un influsso. Qualcosa che rimane dentro. È la memoria. E non è una presenza morta, è una presenza viva. La chiamerei una “presenza energetica”». Ma può trattarsi anche della credenza nella reincarnazione, diffusa, come mostra la tabella, in poco meno del 43% di coloro che si dichiarano atei o agnostici. Infine troviamo coloro che potremmo chiamare i “new age”. Si tratta di donne e uomini che hanno dell’Aldilà una visione “cosmologica” e “olistica”, in cui l’uomo è parte di un tutto in continua trasformazione. In questa cornice, la morte è concepita solo come una tappa di questa trasformazione che conduce a nuove esistenze, che possono essere materiali o spirituali.

A ben vedere, quindi, l’aforisma di Eco sembra ancora appropriato. Ci ricorda che siamo incerti, e che rispondiamo all’incertezza – oggi di dimensioni tutt’altro che contenute - generando risposte confortanti. Non sappiamo se le generazioni del passato credessero alle proprie risposte più di quanto noi crediamo alle nostre. Sembra però che, almeno, oggi disponiamo di un più ampio ventaglio di scelte. 

Per approfondimenti consultare il sito: www.cattaneo.org/orme

 Asher Colombo

Nella sopravvivenza dell’anima e nella resurrezione del corpo

Nella sola sopravvivenza dell’anima, ma non nella resurrezione del corpo

In

altro

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Non
Nella reincarnazione dell’anima in un altro corpo Totale Sesso Maschio 39,5% 31,7% 13,9% 3,8% 11,1% 100% Femmina 35,4% 32,1% 16,5% 2% 14% 100% Età 18-34 anni 32,1% 31,4% 19,3% 2,9% 14,3% 100% 35-54 anni 38,2% 30,3% 19,5% 2,5% 9,5% 100% 55-70 anni 40,1% 29,3% 12,6% 3% 15% 100% Oltre 70 anni 36,4% 38,6% 7,6% 3% 14,4% 100% Titolo di studio dell'intervistato Non diplomato 31,8% 34,8% 18,6% 2,7% 12,1% 100% Diploma o più 43,3% 28,5% 11,7% 2,9% 13,6% 100% Lei crede nell'esistenza di Dio? No 15,9% 27% 42,9% 7,9% 6,3% 100% Sì 43,5% 31,2% 10,7% 1,5% 13,1% 100% Non so 8% 41,3% 26,7% 8% 16% 100% Totale 37,1% 31,9% 15,4% 2,8% 12,8% 100%
so
Tab. 2 - Risposte alla domanda: "Se le persone continuano ad esistere in qualche forma dopo la morte, lei crede..." secondo alcune caratteristiche degli intervistati; solo intervistati che hanno dichiarato che le persone continuano a esistere in qualche forma dopo la morte; Italia, 2022, (N=1.500), Indagine Orme-Istituto Cattaneo

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Foto di Ruslan Gilmanshin

cultura

Riti funebri nell’antica Grecia

Mitologia, campi elisi e ostentazione della ricchezza: i rituali ellenici ai tempi di Omero.

Gli antichi greci avevano un proprio modo ben ritualizzato di accostarsi alla morte e alle pratiche funerarie.

Contrariamente a quanto avveniva nell’antico Egitto, la morte non era pensata come una prosecuzione gioiosa della vita terrena: essi s’immaginavano i campi elisi, il loro Oltretomba, come popolati da ombre affrante dalla nostalgia per la vita perduta. Gli abitanti della patria della filosofia e della poesia, infatti, fin dagli albori della loro civiltà s’interrogavano su ciò che potesse accadere all’anima dopo il trapasso.

Innumerevoli sono, a tal proposito, le cosiddette “discese agli inferi” di eroi e figure leggendarie, pensiamo a Ulisse o a Orfeo, per esempio. Il rispetto per i defunti, per il momento

del trapasso e per la loro memoria era, tuttavia, molto presente anche nell’ambito della cultura greca ed esistevano cerimonie e rituali specifici per dare l’estremo saluto al defunto. Gli antichi greci davano grandissima importanza alla salvaguardia della salma che non doveva essere lasciata incustodita, possibile preda di uccelli rapaci, cani e altre bestie: se, infatti, il corpo del defunto fosse stato sbranato, la sua anima non sarebbe stata in grado di raggiungere i campi elisi e avrebbe vagato in eterno, piangendo perduta. Il recupero delle salme doveva, quindi, avvenire anche nel caso dei soldati caduti in battaglia, come ci mostra in maniera vivida e drammatica Omero nell’episodio dell’Iliade, in cui il vecchio re Priamo va 

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nell’accampamento nemico per supplicare Achille di rendergli il corpo del figlio Ettore, l’eroe fino ad allora imbattibile, protettore della città di Ilio. Infliggere una tale pena al defunto era sentita come una punizione talmente insostenibile che Antigone nell’omonima tragedia sfiderà le leggi della città e le ire della famiglia pur di recuperare il corpo dell’amato fratello lasciato in pasto alle fiere perché dichiarato nemico pubblico.

Ritualità e funerali

Gli antichi greci erano soliti bruciare i propri morti su una pira funeraria e tumularne poi le ceneri e le ossa in un’urna sepolta sotto una collinetta contrassegnata da una lapide commemorativa. Dopo il decesso, il corpo veniva accuratamente lavato, unto con balsami e olii profumati e, infine, avvolto in un telo e composto su un catafalco. A questo punto, la salma era pronta per l’esposizione, per la visita di parenti e amici che offrivano il loro ultimo saluto. Le prefiche, solitamente le donne della famiglia del morto, cantavano il la-

mento funebre in onore del defunto, lamentandosi e percuotendosi il petto. Seguivano poi i sacrifici animali in onore delle divinità dell’Oltretomba, il banchetto funebre, il rogo della salma e la tumulazione dei resti. Nella tomba venivano anche depositati dei fiori, gli asfodeli, e delle monete, come “pagamento” per Caronte, il traghettatore del fiume Acheronte, incaricato di traghettare i defunti nell’Aldilà; spesso veniva aggiunta anche una torta al miele, da offrire a Cerbero, il mostruoso cane a tre teste che fungeva da guardiano dell’Ade, per ammansirlo.

Ai tempi di Omero i funerali per i personaggi di spicco erano spesso accompagnati da giochi di tipo sportivo, organizzati in onore del defunto e da vari sacrifici, che mettevano in risalto l’elevato status sociale del morto e della sua famiglia, ostentando pubblicamente le ricchezze e le risorse di cui disponeva; col passare del tempo, però, le città-stato introdussero delle leggi volte a limitare e a contenere queste ostentazioni esagerate di opulenza. Più raro il caso in cui il defunto,

invece di essere arso, veniva sepolto in una tomba a forma di rettangolo insieme ad armi, gioielli e oggetti di uso quotidiano che gli erano appartenuti in vita, ai quali veniva aggiunta un’urna in cui i familiari e gli amici potevano mettere le loro offerte di vino e miele ogni volta che visitavano il tumulo. In alcune città-stato, come ad esempio Sparta, venne in seguito proibito per legge tumulare cibo e oggetti con il morto.

Dei e mitologia

Suggestiva è la mitologia greca legata all’Aldilà, con le sue divinità funerarie come il tenebroso Ade, fratello di Zeus e di Poseidone, che regna incontrastato nell’Oltretomba in qualità di dio degli Inferi; Thanatos, temibile personificazione della morte naturale, fratello di Hypnos, il sonno; le Keres, che nelle opere di Omero incarnano la morte violenta, e, infine, le Moire: Cloto, Lachesi e Atropo, che tessono e tagliano il

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cultura Foto di WhpicsDreamstime
 Joachim Patinir, Passaggio agli Inferi, Museo del Prado, Madrid

filo del destino di ogni essere umano, decretandone così ineluttabilmente il decesso, le quali simboleggiano in maniera davvero efficace l’aleatorietà della vita umana e l’impotenza di ogni essere vivente davanti al proprio sconosciuto destino di morte. Nemmeno gli dei più potenti, infatti, potevano restituire la vita al defunto una volta avvenuta la rescissione del filo da parte di Atropo.

L’Oltretomba greco, molto più di quello dell’antico Egitto, rimanda a considerazioni filosofiche sulla natura della morte e sulla precarietà dell’esistenza, riflettendo le inclinazioni profondamente pensose di una cultura che in Occidente è stata la culla dell’arte e della filosofia così come ancora oggi vengono spesso pensate. Rappresentazioni pittoriche o scultoree di vari episodi legati alla discesa agli Inferi attestano con vividezza l’interesse mostrato per l’ignoto e il misterioso da parte dei vari strati della popolazione greca. La rappresentazione dell’Aldilà greco è poi stata accolta nella cultura dell’antica Roma, che ha fatto proprie leggende e figure mitologiche preesistenti, modificando i nomi delle divinità e amalgamando le loro caratteristiche con quelle di dei autoctoni. Immortale e indimenticabile la discesa agli Inferi di Enea, eroe tragico, nell’Eneide di Virgilio. 

Bibliografia di riferimento: L’inferno dei greci, il viaggio delle anime nell'aldilà (storicang.it)

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Linda Savelli : dottoressa in tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità e filosofa. Foto di Marco CarceaDreamstime

La scomparsa del Papa emerito

Le esequie di Benedetto XVI, il Papa capace di quel passo indietro che è diventato storia.

«Signore ti amo» con queste ultime parole, pronunciate in un soffio, il Papa emerito Benedetto XVI, al secolo Joseph Aloisius Ratzinger, si è congedato dal mondo terreno lo scorso 31 dicembre.

La salma, composta con i paramenti liturgici rossi, segno di lutto papale, con la mitra sul capo e un rosario tra le mani, è stata esposta dapprima nella cappella del monastero Mater Ecclesiae, il luogo dove viveva dopo aver rinunciato al pontificato, e successivamente portata nella basilica di San Pietro per l’omaggio dei fedeli. Una situazione inedita quella di un

papa che muore non essendo più tale (solo nel 1294 Celestino V aveva lasciato il soglio pontificio per libera scelta) e una prima volta assoluta quella di un papa che celebra il funerale del suo predecessore. Una questione che ha comportato non pochi problemi di protocollo e che ha dovuto scrivere nuove regole, quasi un paradosso per una figura che nella liturgia amava la tradizione. E così, all’annuncio della sua morte non sono suonate le campane né a San Pietro né per la città di Roma e non vi è stato alcun obbligo di issare bandiere a mezz’asta. Il trasferimento del feretro dal luogo 

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del decesso a San Pietro è avvenuto in forma privata anziché con una processione pubblica. Gli sono stati dedicati funerali solenni ma non di Stato, non essendo più a capo del Vaticano, e ciò ha comportato la presenza in forma ufficiale dei soli presidenti e capi di governo italiani e tedeschi. Ed infine, anche la liturgia funebre ha dovuto essere opportunamente modificata.

Il funerale

La sera del 4 gennaio si sono chiuse le cinque porte di bronzo della basilica vaticana e il giorno dopo sul sagrato si è svolto il funerale in un’atmosfera irreale, con un’insolita nebbia che occultava il “cupolone”, quasi a voler segnare la drammaticità del momento. Una celebrazione solenne ma sobria, come da precise volontà dello stesso Ratzinger, officiata da papa Francesco, il primo a rendere omaggio alle sue spoglie, poche ore dopo il decesso. Sull’austera bara di cipresso, essenza da sempre utilizzata perché simbolo di immortalità, era appoggiato il Vangelo. Dentro al feretro è stato invece inserito il pallio (il paramento sacro indossato dai papi), le medaglie del pontificato e il “Rogito” (il testo che compendia la vita e le opere del Papa emerito).

Il rito ha visto un’ingente partecipazione popolare, circa 60.000 persone che si sono sommate ai 200.000 fedeli confluiti a Roma nei giorni precedenti per un ultimo tributo. Una presenza superiore alle aspettative a cui la sicurezza ha saputo far fronte in modo eccellente con un migliaio di uomini delle forze dell’ordine e circa cinquecento volontari della Protezione Civile incaricati di gestire il flusso dei devoti. Non si poteva non notare la lunga fila di porporati che hanno concelebrato la messa: 130 cardinali, circa

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400 vescovi e 3.700 sacerdoti, alcuni venuti da molto lontano, incaricati della distribuzione dell’eucarestia.

Oltre alla delegazione italiana con Sergio Mattarella, Giorgia Meloni, affiancati da molti rappresentanti della politica, e a quella tedesca con il presidente Frank-Walter Steinmeier e il cancelliere Olaf Scholz, vi è stata una significativa partecipazione di altri capi di Stato intervenuti a titolo personale (re Filippo del Belgio con la regina Mathilde, la Regina Sofia di Spagna, i presidenti di Lituania, Polonia, Slovenia, Ungheria e Portogallo). Nella piazza anche una banda bavarese in abiti tradizionali che ha voluto salutare così il “suo” Pontefice.

Al termine delle esequie, insieme agli applausi, si sono udite invocazioni di “Santo subito” scandite a gran voce, a testimonianza dell’affetto e della stima che tanti fedeli nutrivano per Papa Ratzinger. Prima della sepoltura nelle Grotte vaticane nella tomba che fu di Giovanni Paolo II, come da tradizione il feretro è stato inserito in una cassa di zinco e quindi in una di rovere.

Che uomo e che papa è stato Benedetto XVI?

Joseph Aloisius Ratzinger è nato il 16 aprile 1927 a Marktl am Inn, in Baviera, figlio di un gendarme e di una cuoca, terzo di tre fratelli. Fin da giovane dovette confrontarsi con le atrocità del nazismo che colpirono direttamente anche la sua famiglia, quando un cugino affetto dalla sindrome di Down fu portato via a forza per essere sottoposto ai crudeli esperimenti riservati alle persone con disabilità.

Il suo percorso religioso inizia all’età di 12 anni, seguendo la scelta del fratello maggiore Georg di entrare in seminario. È il 29 giugno 1951 quando entrambi i fratelli vengono ordinati sacerdoti, «il giorno più importante della mia vita» come affermò in seguito. La sua missione pastorale non gli impedirà di proseguire e approfondire gli studi teologici. Per questo diventerà arcivescovo di Monaco e Frisinga e parteciperà al Concilio Vaticano II diventando poi uno dei più stretti collaboratori di papa Wojtyla a cui

succedette alla sua morte avvenuta nel 2005, diventando il 256esimo Papa.

Persona timida e riservata, è stato un fine pensatore di alto profilo intellettuale che sapeva esprimere concetti profondi con un linguaggio semplice e comprensibile a tutti, tanto da essere il teologo più letto dell’epoca moderna. Punto di riferimento dei conservatori, aspirava ad un ritorno alle radici della fede cattolica, ma non attraverso una riforma strutturale, bensì spirituale

Il suo pontificato non è stato facile. Al centro di molti attacchi, fu incolpato, in particolare, di aver cercato di nascondere casi di pedofilia nella Chiesa. Una accusa quanto mai strumentale dal momento che ancora prima di salire al soglio pontificio aveva denunciato «la sporcizia nella Chiesa» È stato il primo Papa a chiedere pubblicamente perdono e a voler incontrare personalmente le vittime degli abusi nonché ad adottare la linea dura contro gli autori di questi odiosi misfatti. Ma si sa, in Vaticano coesistono due “anime”, quella dei conservatori e quella dei progressisti, che non mancano di sfociare in pesanti confronti. Benedetto, soprattutto da Papa emerito, con la sua mitezza, i modi gentili ma fermi e a volte anche con il silenzio, è stato l’ago della bilancia tra le due correnti, un argine che, in nome dell’unità della Chiesa, è riuscito a contenere spinte pericolose da entrambe le parti.

Papa Ratzinger è passato alla storia per “la grande rinuncia”, quando l’11 febbraio 2013 annunciò le sue dimissioni perché «le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte ad esercitare in modo adeguato il ministero petrino», scatenando una ridda di polemiche e di opposti pareri. Un gesto controcorrente, decisamente “moderno”, frutto di una visione 

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del pontificato come di una funzione piuttosto che di una missione. Una situazione con cui il Vaticano non aveva mai dovuto confrontarsi, che aggiunse un nuovo capitolo al protocollo, istituendo la figura del Papa emerito. Una decisione, quella di Benedetto, che ha aperto la strada ad un modo diverso di intendere e vivere il pontificato tanto che in futuro le “dimissioni papali” potrebbero divenire una normale prassi.

Poco si conosce della sua vita privata, anche perché fin da molto giovane coincise con quella religiosa. Sappiamo che aveva una grande passione per la musica e che Mozart era il suo autore preferito. La sua vasta cultura coinvolse anche lo studio delle lingue, redendolo un autentico poliglotta: oltre al tedesco parlava infatti anche l’italiano, l’inglese, il francese, lo spagnolo, il latino e il portoghese. Gli piaceva prendersi cura degli animali e, in particolare, amava i gatti tanto che in Vaticano ne aveva tre, di cui uno randa-

gio. Era legato alla tradizione anche in fatto di gusti culinari preferendo i piatti tipici bavaresi, possibilmente accompagnati da una birra leggera. Si dice che sapesse pilotare un elicottero, ma non guidare una automobile non avendo la patente. È stato il primo Papa a sbarcare su Twitter presentandosi il 12 dicembre 2012 con queste parole: «Cari amici, sono contento di stare in contatto con voi tramite Twitter. Grazie per la vostra generosa risposta. Vi benedico tutti con tutto il mio cuore»

Il «pellegrinaggio verso Casa», come ebbe a paragonare la sua vita durante un’intervista, è ora giunto al termine. Di lui, oltre che un indelebile ricordo, rimane un ricco patrimonio di studi e di ricerche sui dogmi fondamentali della fede e il suo pensiero continuerà ad essere una fonte di ispirazione e di riflessione non solo per i dottori della Chiesa, ma anche per tanti fedeli. 

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IN MEMORIA

TUTELIAMO IL DANNEGGIATO. INSIEME.

In 28 anni di attività abbiamo risarcito con successo più di 5.500 casi di perdite di congiunti: nessun altro in Italia ha raggiunto una simile competenza.

LA FORZA DI CUI HAI BISOGNO.
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Fine vita, il caso di Paola

Richiesta l’archiviazione del caso dal Procuratore di Bologna Giuseppe Amato. Se confermata, sarebbe un precedente importante per l’attuazione della legge.

Il 9 febbraio si è riaperto un capitolo importante, oserei dire cruciale, nel dibattito sul fine vita già più volte da noi trattato su questa rivista. La vicenda che riapre il dibattito sulla spinosa questione è quella che vede protagonista la signora Paola, malata da tempo, che ha richiesto supporto concreto per potersi recare fuori dall’Italia e procedere al proprio suicidio assistito per mettere fine a lunghe sofferenze. Ma andiamo con ordine.

America e Europa

Felicetta Maltese, Virginia Fiume e Marco Cappato dell’Associazione Coscioni, coadiuvano, in Svizzera, Paola, una signora di Bologna 89enne malata di Parkinson, in quello che viene definito suicidio assistito. Il 9 febbraio scorso gli stessi Maltese, Fiume e Cappato vanno poi ad autodenunciarsi. Dopo questo fatto i riflettori sono di nuovo puntati sulla Procura di Bologna. È in questo frangente che il procuratore Giuseppe Amato

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A CURA di Avv. Merletti e Avv. Alfero
LEGALE, FISCALE
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si espone, prende posizione e in meno di 5 giorni dalla denuncia, chiede l’archiviazione del fascicolo. L’istanza di archiviazione è netta: la notizia di reato sarebbe infondata, l’argomentazione è importante e pone le basi per una interpretazione estensiva di quelle che sono le norme di riferimento.

Le norme

Per capire meglio il caso di Paola partiamo allora dalle norme. La l.g. 217/2019 all’art. 2 ammette che “Nei casi di paziente con prognosi infausta a breve termine o di imminenza di morte, il medico deve astenersi da ogni ostinazione irragionevole nella somministrazione delle cure e dal ricorso a trattamenti inutili o sproporzionati. In presenza di sofferenze refrattarie ai trattamenti sanitari, il medico può ricorrere alla sedazione palliativa profonda continua in associazione con la terapia del dolore, con il

L’associazione Luca Coscioni

L’associazione Luca Coscioni fu fondata dallo stesso Coscioni, un economista malato di Sclerosi Laterale Amiotrofica, nel 2002. Dalla morte di Coscioni nel 2006, l’associazione no profit ha portato avanti i suoi principi a favore delle libertà civili e dei diritti umani impegnandosi attivamente per l’assistenza personale autogestita, a favore delle scelte di fine vita, sulla ricerca sugli embrioni e l’accesso alla procreazione medicalmente assistita fino alla legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi per scopi medici e il monitoraggio delle leggi in materia di scienza e auto-determinazione.

Del direttivo fanno parte Mina Welby (moglie di Piergiorgio Welby, tra i primi a lottare per il rifiuto all’accanimento terapeutico e il diritto all’eutanasia), Michele De Luca (professore ordinario del Dipartimento di Scienze della Vita e Direttore del Centro di Medicina Rigenerativa dell’Università di Modena e Reggio Emilia) e lo stesso Marco Cappato.

consenso del paziente”.

Ciò non di meno, l’art. 580 c.p. dispone che: “Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l'altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima”.

La Corte - nell'ambito del procedimento penale aperto a Milano, nella nota vicenda relativa a Fabiano Antoniani (dj Fabo, che rimase tetraplegico a seguito di un incidente e decise di mettere fine alle sue sofferenze nel 2017 con il suicidio assistito, facendosi accompagnare in Svizzera da Marco Cappato) di cui abbiamo trattato in precedenti articoli su questa rivista (N.3 Marzo/ Aprile 2022; N.6 Novembre/Dicembre 2019) - ha dichiarato costituzionalmente illegittimo, per violazione degli articoli 2, 13 e 32, comma 2, della Costituzione, l'articolo 580 del Cp, nella parte in cui non esclude la punibilità di chi, con le modalità previste dagli articoli 1 e 2 della legge n. 219 del 2017, agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente.

Per fare chiarezza, in quell’occasione la Corte sostanzialmente ha detto 

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L’unione fa la forza

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as

che non è punibile chi coadiuva qualcuno al suicidio solo e soltanto ove l'aspirante suicida si identifichi in una persona:

a) affetta da una patologia irreversibile

b) fonte di sofferenze fisiche o psicologiche, che trova assolutamente intollerabili, la quale sia

c) tenuta in vita a mezzo di trattamenti di sostegno vitale, ma resti

d) capace di prendere decisioni libere e consapevoli.

È qui che la Procura di Bologna aggiunge un tassello perché – come si legge nella richiesta di Archiviazione del PM – nel caso di specie la signora era affetta da una patologia irreversibile, il Parkinson, che però non implicava l'utilizzo di mezzi

di trattamento di sostegno vitale, essendo il mantenimento in vita, pur nelle acclarate, ingravescenti condizioni, non condizionato da tali metodiche.

Il PM va oltre quello che potrebbe essere, ad una prima lettura, un limite all’applicazione del principio affermando che l’interpretazione di quel punto c) -cioè i mezzi di trattamento- non può che essere ampia (così citando il caso Wiheline, quello di Genova ed altri a supporto di tale tesi) comprensiva di tutti i trattamenti farmacologici che se interrotti potrebbero portare - anche se con tempi lunghi - alla morte del paziente.

Una lettura diversa - aggiunge la Procura - della stessa norma com-

porterebbe la necessità di sollevare una questione di costituzionalità dell'art. 580 c.p., poiché la condizione dell’essere “tenuto in vita a mezzo di trattamenti di sostegno vitale” potrebbe escludere coloro che non sono soggetti a tali trattamenti e che soffrono di patologie irreversibili e intollerabili, così violando il principio di uguaglianza che la nostra Costituzione pone a baluardo dell’intero impianto normativo.

Se la richiesta di archiviazione fosse accolta dal Giudice delle Indagini Preliminari, sarebbe certamente un precedente dirompente per l’attuazione della l. n. 219/2017.

Nota: l’articolo è stato scritto nelle more della decisione del GIP. 

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Campioni tra le stelle

Nonostante le dispute sulla “legge delle serie”, studiata per la prima volta dal biologo austriaco Paul Kammerer, quanto successo recentemente nel mondo del calcio ci induce a pensare che essa, in un modo o nell’altro, esista.

Intendiamo parlare della scomparsa, nel brevissimo spazio di tre settimane, di tre icone del pallone di cui tutti quelli che seguono questo sport non possono dimenticare le prodezze che li hanno resi indimenticabili.

Il 16 dicembre 2022 ci lasciava, a 53 anni, Siniša Mihajlović serbo con nazionalità anche italiana. Tredici giorni dopo, il 29 dicembre se ne andava, soccombendo ad un cancro del colon, il brasiliano Edson Arantes do Nascimiento (meglio conosciuto come Pelé pur non amando per nulla tale pseudonimo) ed infine, il 6 gennaio scorso, scompariva Gianluca Vialli in quella città, Londra, che corrispondeva perfettamente al suo temperamento.

Tre persone che mai si sarebbero incrociate se non fossero state accomunate dal talento sportivo e dalla passione per il soffice tappeto erboso (erboso dal momento che solo negli ultimi vent’anni la FIFA ha introdotto nel Regno Unito il sintetico nel calcio, dopo essere stato adottato dal 1966 negli stadi di baseball americani).

Tre vite diverse da ogni punto di vista

Nato a Três Corações, nello stato di Minas Gerais, a 5 anni Pelé si trasferì con la famiglia, a Bauru, nello stato di San Paolo, dove per la totale mancanza di mezzi, giocava a calcio con stracci riempiti di carta o con un frutto di mango dalla forma sferica. Abbiamo avuto l’occasione di attraversare quelle zone qualche decina di anni fa constatandone la povertà e allo stesso tempo vedendo decine di ragazzini giocare a pallone sorridenti e gioiosi.

Tutt’altra musica per Gianluca Vialli che tira i suoi primi calci nell’oratorio

cremonese di Cristo Re giungendovi dalla tenuta di famiglia, la splendida villa Affatati Trivulzio di Grumello Cremonese, il complesso architettonico di maggior prestigio della città, proprietà del padre, un industriale di cui è il quinto ed ultimo figlio.

Mihajlović nasce invece a Borovo (oggi in Croazia) quartiere nord della tristemente tragica Vukovar in Slavonia orientale (da non confondere con la Slovenia ed ancor meno con la Slovacchia) passata alla storia per le atrocità commesse da ambo le parti nella guerra serbo-croata durante l’inevitabile disgregazione della Federativna, come abitualmente veniva chiamata la Repubblica federativa popolare di Jugoslavia.

Il padre, camionista, e la madre, ancora in vita, operaia in un calzaturificio, creano una famiglia dai profondi legami affettivi e con una forte identità serba anche se la madre è, credo, di etnia croata. In quel periodo i matrimoni misti erano frequenti e molti, come nel caso dei Mihajlović,

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 IN MEMORIA
Ci hanno lasciato nel giro di pochi giorni, ma saranno ricordati a lungo.
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hanno resistito ai traumi bellici. È curioso osservare come spesso in Jugoslavia parlando di una coppia mista il coniuge non veniva definito in base all’etnia ma secondo la religione. Una iperidentificazione tipica dove sono presenti minoranze in cui i rapporti si fanno sempre più stretti, quasi per una forma di autodifesa. Al contrario di quanto avviene per le minoranze nei Paesi di emigrazione come, ad esempio, negli Stati Uniti dove gli emigrati italiani, pur continuando a parlare l’italiano o il dialetto d’origine, non incoraggiavano i figli ad imparare la nostra lingua forse anche mossi da un sottofondo di astio nei confronti del Paese che li aveva “costretti” ad andarsene. Oggi, invece, grazie anche ai tanti successi ottenuti dagli italo-americani nei vari campi, i discendenti sono fieri delle proprie radici e manifestano un forte desiderio di imparare la lingua degli antenati.

Il dualismo tra serbi e croati è ancora vivissimo come lo dimostra la recentissima decisione del consiglio comunale di Vukovar che lo scorso 29 dicembre ha eliminato dallo statuto cittadino la disposizione dell’uso ufficiale della lingua serba e dell’alfabeto cirillico, poiché dal censimento del 2021 risulta che il numero dei serbi residenti è sceso sotto ad un terzo del totale (29,73%), soglia limite per l’uso paritario ufficiale della propria lingua. La morte, sopravvenuta pochi giorni prima della nuova disposizione, ha evitato a Mihajlović un pesante dispiacere. Anche se in pratica tutti si comprendono visto che, a parte la scrittura (caratteri latini per il croato e cirillici per il serbo), le due lingue hanno il 95% di parole comuni, i serbi vivono tale vicenda molto male, tanto più che in Kosovo, dopo la sua indipendenza (peraltro considerata arbitraria e non riconosciuta all’unanimità) sono trattati come cittadini di serie

B. Ciò aiuta a capire la posizione attuale della Serbia sulla questione ucraina. Probabilmente noi triestini siamo molto più sensibili a quanto succede da quelle parti per la storia, la prossimità geografica, gli scambi economici, culturali ed anche gastronomici con quei Paesi, la presenza in città di comunità balcaniche (esiste a Trieste, una Mali Beograd, piccola Belgrado, dove vado volentieri a bere una Turska Kava, caffè turco) e anche perché il giornale locale che ricevo ogni giorno da mio cugino, riserva quotidianamente una pagina consacrata ai Balcani.

Ritornando ai tre campioni scomparsi non si può iniziare, non foss’altro che per una questione di età, che da Pelé.

Pelé

Spesso le discussioni su chi sia stato il più grande calciatore di tutti i tempi sono al centro di dibattiti appassionati. I nomi di Pelé, Maradona, Messi, Ronaldo, Platini, Cruijff etc. sono noti anche a chi, come mia moglie, non si interessa al calcio. Personalmente ritengo che i tentativi di decretare una gerarchia siano inutili. Sarebbe come stabilire chi sia il più grande pianista di tutti i tempi. Sulla base di quali criteri? La tecnica pura, la sensibilità sonora, l’interpretazione emotiva, il tropismo per un autore piuttosto che per un altro? Credo sia meglio riferirsi a quanto visto, per il calcio, o udito, per la musica, per poter rivivere qualche momento di estasi senza l’assillo di sapere chi sia o sia stato il migliore.

Ed allora via con i ricordi di una televisione in bianco e nero!

Era il 1958, i mondiali si giocavano in Svezia. Improvvisamente apparve sugli schermi un giovanetto non ancora diciottenne alto 1,73 che, ogni volta che toccava il pallone, sembrava un tutto unico con esso: una facilità e una sicurezza che mai avevo visto prima se non forse in qualche giocata del magiaro Ferenc Puskás nell’Ungheria del 1954.

Una vera e propria scoperta quel ragazzo che Vicente Feola, l’allenatore degli auriverde (dal colore verdeoro delle maglie della nazionale) la cui famiglia 

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era oriunda da Castellabate (SA), aveva ingaggiato nel 1957, non ancora diciasettenne, per il debutto in nazionale contro gli eterni rivali argentini. Vittoria del Brasile con un gol di José Altafini e uno di Pelé.

Santos è la città in cui Pelé crebbe calcisticamente e alla quale fu estremamente riconoscente promuovendo varie iniziative, spesso benefiche, in collaborazione stretta col suo (e nostro) grandissimo amico Pepe Altstut che ho ricordato di recente su un numero di Oltre dopo il suo decesso per le conseguenze del Covid. Non a caso Pelé oggi riposa nella prima necropoli verticale al mondo ( Memorial Necrópole Ecumênica) fortemente voluta e realizzata a Santos dal visionario Pepe.

Il resto è storia del calcio. Il Brasile vinse nel 1958 la sua prima Coppa del Mondo battendo in finale la Svezia, che ospitava il Mondiale, per 5-2 con due reti di O Rei (il Re, come venne poi chiamato in patria), il giocatore più giovane del torneo. Il secondo gol è considerato uno dei più belli in assoluto.

Pelé fu il più giovane marcatore (17 anni e 239 giorni) nella storia della competizione segnando nel quarto di finale contro il Galles il 19 giugno 1958. Non solo, ma pochi giorni dopo, in semifinale contro la Francia di Just Fontaine (che in quell’edizione segnò 13 reti) firmò una tripletta che determinò il 5-2 finale diventando così il più giovane giocatore nella storia della Coppa Rimet a realizzare tre gol nella stessa partita. Con la vittoria nel 1962 e nel 1970 il Brasile conquistò definitivamente la Coppa Rimet e Pelé è ancor oggi l’unico giocatore ad aver vinto tre Mondiali, anche se nel 1962, in Cile, nella seconda gara si infortunò e rimase fuori per tutto il torneo. Chi condusse allora alla vittoria il Brasile fu Garrincha che morì giovane, a 49 anni,

in condizioni di indigenza e degrado, dopo una vita caratterizzata dalla distruttiva passione per gli alcolici e le donne. Genio e sregolatezza. Non è un caso unico tra molti ex campioni: l’irlandese George Best, che Pelé considerava il migliore giocatore mai visto, ne è l’esempio più flagrante.

Il 1970 è un brutto ricordo per l’Italia. Dopo l’epica semifinale con la Germania (4-3) la finale fu senza storia ed il Brasile la vinse, a Città del Messico, per 4-1 con il primo gol segnato da Pelé. Dopo la partita il coriaceo Tarcisio Burgnich, friulano di Ruda, disse: «Prima della partita mi ripetevo che era di carne ed ossa come chiunque, ma sbagliavo»

Dopo 19 stagioni con la maglia del Santos, nel 1974 Pelè si ritira dal calcio. L’anno successivo fu però ingaggiato a suon di milioni di dollari dal New York Cosmos (con l’autorizzazione del governo brasiliano che ne aveva precedentemente vietato il trasferimento all’estero), assieme a Carlos Alberto, Beckenbauer e Chinaglia. Non solo per le sue doti tecniche ma anche per promuovere il calcio in Nord America. Conclude definitivamente la carriera nel 1977 nello Giants Stadium di New York giocando un incontro tra Cosmos e Santos, vestendo nel primo tempo la maglia del Cosmos e nel secondo gli amati colori bianconeri del Santos. Si chiudeva un’epoca.

Il numero di trofei e titoli vinti è impressionante. Ricordiamo che la FIFA gli riconosce il record di reti realizzate in carriera (1.281 in 1.363 partite) mentre in gare ufficiali ha messo a segno 757 gol in 816 incontri con una media di 0,93 reti a partita. Fa parte della National Soccer Hall of Fame ed è stato inserito dal settimanale Time nel Time 100 Heroes&Icons del ventesimo secolo. È stato dichiarato Tesoro Nazionale dal presidente del Brasile Jânio Qua-

dros e, nel Luglio 2011, Patrimonio storico-sportivo dell’Umanità. Nel 1995 il presidente brasiliano Cardoso lo nominò ministro straordinario per lo sport. Propose una legge, la “Legge Pelé”, per eliminare la corruzione nel calcio brasiliano.

Siniša Mihajlović

Meno di due settimane prima se n’era andato Siniša Mihajlović personaggio complesso come il suo Paese, la Jugoslavia di Tito. Un misto di durezza e dolcezza. Tutti ricordano il suo gusto per le battaglie sul campo di gioco e non dimenticano il coraggio con cui, nel 2019, annunciò pubblicamente, con l’abituale schiettezza, la sua malattia e l’onestà di dire che nell’apprendere la diagnosi aveva pianto. Dopo lo scoramento, il coraggio e la voglia di combattere contro la forma di leucemia mieloide acuta che l’aveva colpito presero rapidamente il sopravvento.

Si sperava che le cose sarebbero migliorate fino all’annuncio, la scorsa primavera, che le cure dovevano ricominciare per una recidiva. Trattamenti che purtroppo risultarono vani e il 16 dicembre scorso il calcio si ritrovò orfano di un protagonista che aveva onorato col il suo talento lo sport che praticava.

Dopo gli inizi nella natale Borovo e a Novi Sad, capitale della Vojvodina, nella squadra che porta il nome di quella regione autonoma della Serbia a forte connotazione ungherese, passò nel prestigioso club della Crvena Zvezda (Stella Rossa) di Belgrado con cui conquistò la coppa dei Campioni 1990-91 battendo in finale, ai rigori, l’Olympique di Marsiglia firmando personalmente il quarto rigore, quello della vittoria.

Tra gli spettatori più accesi e scatenati c’era il presidente dei tifosi belgradesi Željko Ražnatović, più noto

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come Arkan, un soggetto ricercato dall’Interpol tra il 1970 ed il 1980 per furti con scasso ed altri reati, che godeva della copertura di agente segreto per conto del governo jugoslavo. A capo delle “Tigri di Arkan” (milizia dell’esercito jugoslavo) durante la guerra serbo-croata fu responsabile di ogni sorta di crimini di guerra e artefice della feroce pulizia etnica voluta dal presidente serbo Milošević. Vere e proprie pratiche di genocidio, purtroppo comuni in quei Paesi. Non possiamo dimenticare i circa 10.000 italiani dell’Istria trucidati nelle foibe, fatti di cui solo da pochi anni si ha il coraggio di parlarne dopo essere stati occultati per più di mezzo secolo.

Chi accennava a tali massacri veniva tacciato di fascista, bugiardo, e, ovviamente, di anticomunista. Ne so qualcosa personalmente. A Trieste tutte le famiglie, compresa la mia, hanno avuto parenti o conoscenti eliminati in questo modo e solo la codardia di una classe politica, allora come oggi mediocre, non aveva permesso a tali verità, confermate anche da storici sloveni obiettivi, di emergere. È stato il Presidente Carlo

Azeglio Ciampi a rompere finalmente il tabù istituendo la ricorrenza civile del ricordo dell’odio etnico che dal 2006 si celebra il 10 febbraio. Delle “Tigri di Arkan” ricorderemo solamente che parteciparono anche all’orrendo eccidio di Srebrenica in Bosnia oltre che alla distruzione della multietnica città di Vukovar, nel 1991.

Diventato nel frattempo l’uomo più ricco del Paese, il comandante Arkan sposò, con una cerimonia principesca, la famosissima cantante di turbo-folk Svetlana Veličković. Venne ucciso a Belgrado il 15 gennaio 2000 ancor prima dell’inizio del processo per crimini contro l’umanità di cui fu accusato nel 1997, riuscendo così, seppur a caro prezzo, a farla franca.

Mihajlović gli dedicò un affettuoso necrologio definendolo «un eroe per il popolo serbo», affermazione mai ritrattata. Più tardi affermò che la sua ammirazione per Arkan era legata soprattutto al suo ruolo di leader dei tifosi della Stella Rossa e che comunque «Arkan era venuto a difendere i serbi in Croazia» aggiungendo che «i suoi crimini di guerra lungi dall’essere giustificabili erano

stati orribili. Ma che cosa c’è di non orribile in una guerra civile?». Come dargli torto? E, per inciso, rimango, sempre sorpreso dalla contradictio in terminis insita nella definizione di “guerra civile” poiché ritengo che tutte le guerre siano assolutamente incivili.

A Mihajlović venne anche imputata la presenza di uno striscione esposto allo stadio olimpico dai tifosi della Lazio, la squadra per cui giocava in quel momento, con la scritta «onore alla Tigre di Arkan». Si dichiarò sempre assolutamente estraneo a tale vicenda.

Indubbiamente gli anni trascorsi alla Lazio (1998-2004) sono stati i migliori della sua bella carriera. Arriva in Italia nel 1992, alla Roma che lo aveva acquistato dalla Stella Rossa per 8,5 miliardi di lire. Un gran bel prezzo per l’epoca. Nel 1994 va alla Sampdoria dove l’allenatore svedese Sven-Göran Eriksson affina la sua tecnica, ancor grezza, e lo cambia di ruolo schierandolo, da centrocampista avanzato che prediligeva la fascia sinistra, al centro della difesa capace anche di impostare la manovra.

Il suo punto forte erano i calci piazzati. Basati, in un primo tempo, unicamente sulla potenza (alcuni ricercatori della facoltà di Fisica dell’Università di Belgrado calcolarono una velocità di 160 km/h!) i suoi tiri divennero progressivamente più precisi e “pennellati”.

In serie A realizzò 28 reti su punizione di cui tre in una sola partita (come Signori). Nel 1998 passa, per 22 miliardi di lire alla Lazio dove ritrova Eriksson (allenatore dal 1997 al 2001) vincendo un Campionato, due Supercoppe italiane, una Supercoppa UEFA, una Coppa delle Coppe ed una Coppa Italia. Non male, ci pare! Chiude la carriera giocando dal 2004 al 2006 per l’Inter e conquistando uno scudetto a tavolino in seguito 

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allo scandalo Calciopoli

Della sua carriera di allenatore ricorderemo soltanto l’ultima esperienza a Bologna dove riesce a salvare una squadra in affanno e dove viene esonerato da un giorno all’altro, quattro mesi prima del decesso, dal proprietario, l’industriale caseario italo-canadese Joey Saputo, sostituendolo con Thiago Motta. Le motivazioni non sono chiare. Se da un lato il Bologna andava male forse era anche perché il suo allenatore stava peggiorando sul piano medico. Forse il presidente ha pensato di prendere due piccioni con una fava: rilanciare la squadra, ciò che effettivamente sta succedendo, e dare la possibilità a Mihajlović, di cui probabilmente conosceva le gravi condizioni di salute, di consacrarsi totalmente al suo tentativo di debellare il male. Per chi ha apprezzato, al di là di certi eccessi di temperamento, l’uomo, il giocatore e l’allenatore rimane la consapevole tristezza di non rivederlo più.

Gianluca Vialli

Lo stesso insopprimibile sconforto ci ha attanagliati all’annuncio della prematura scomparsa di Gianluca Vialli. Anch’egli aveva avuto il coraggio di annunciare pubblicamente nel 2017, con dignità e compostezza, la malattia che l’aveva colpito: un cancro al pancreas definendolo «un ospite indesiderato» o «un compagno di viaggio che avrei evitato volentieri», rifuggendo così dall’insopportabile ipocrisia che affligge la stampa e il parlare comune come se tale malattia fosse una vergogna o una colpa. Ci si riferisce spesso al cancro con termini come “un brutto male”, “una lunga malattia” e altre insulse formule che siamo soliti sentire. Sono più che convinto che abbiamo poco da imparare dagli americani, a parte il modo di

far quattrini traendo vantaggi da ogni occasione che si presenti. Però quando si tratta di patologie, cancerose e non, né i malati, né i medici o la stampa usano perifrasi. Vanno al sodo con ricchezza di dettagli a tutti i livelli. Un esempio, a mio parere, una tantum da seguire.

Il seguito della sua storia medica è noto. Nel 1919 con un quadro medico in netto miglioramento Vialli viene nominato dalla FIGC Capo Delegazione della nazionale azzurra riformando quella coppia magica con Mancini che aveva fatto sognare i tifosi della Sampdoria nei primi anni ‘90.

Da lì iniziò una risalita sia dal punto di vista della salute (nel 2020 venne annunciata una remissione della malattia) che in campo sportivo culminata nell’estate del 2021 all’Europeo 2020 (giocato un anno dopo a causa del Covid) con la vittoria in finale contro l’Inghilterra ai tiri di rigore.

Uno dei momenti più emozionanti rimasti nell’immaginario collettivo è quell’abbraccio, con Mancini, entrambi in lacrime, definito da quest’ultimo il più bello degli “assist”.

Ed è vero che la coppia, chiamata “i gemelli del gol” aveva fatto vedere meraviglie soprattutto con la Samp oltre che con la nazionale.

Vialli aveva intrapreso la carriera di calciatore a dispetto delle reticenze paterne, riuscendo comunque a conseguire nel 1993 il diploma di geometra. Dopo aver riportato la Cremonese in Serie A, nel 1984 passa alla Sampdoria. Nel primo biennio il rendimento è discontinuo. La svolta arriva nel 1986 quando viene nominato allenatore Vujadin Boškov, un personaggio di vasta cultura, provvisto di uno humour irresistibile e di una tolleranza non frequenti nel mondo del pallone. Arrivato a Genova, Boškov avanza immediatamente Vialli a prima punta (come aveva fatto Vicini nella nazionale giovanile) invertendo i ruoli con Mancini. L’intesa tra i due sboccia rapidamente e con Mancio a rifinire alle sue spalle, Vialli si afferma come uno dei migliori attaccanti della sua generazione.

Diventato ormai un idolo dei blucerchiati, rifiuta il trasferimento al Milan di Berlusconi e Sacchi e stringe 

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con Mancini e Pietro Vierchowod (figlio di un prigioniero ucraino dell’Armata Rossa che alla fine della guerra si rifiuta di ritornare in Russia) un “patto di ferro” che li impegna a non lasciare Genova prima di aver portato in città lo Scudetto. Titolo, l’unico nella storia del club ligure, che arriva nel 1991 con il suo apporto determinante (capocannoniere del campionato con 19 reti).

Nel 1992 disputa a Londra la finale della Coppa dei Campioni persa a Wembley contro il Barcellona, nello stesso stadio, guarda caso, in cui ha vinto l’Europeo 2020. Nel 1993 passa alla Juventus con cui nel 1996 conquista da capitano la Champions League sconfiggendo l’Ajax nella vittoriosa finale ai rigori di cui uno realizzato da lui. Entra così nella ristretta cerchia dei vincitori di tutte le tre competizioni europee ed è il primo degli attaccanti a farlo È l’ultima partita giocata con i bianconeri.

Per quanto riguarda la nazionale, la sua carriera è piuttosto altalenante: annovera 59 presenze, di cui tre da capitano, e 16 reti.

Nella stagione successiva, libero da impegni contrattuali, firma per il Chelsea con cui otterrà risultati eccellenti anche da allenatore. Si stabilisce definitivamente in Inghilterra nel 2003 dove sposa Cathryn White Cooper, ex modella di origine sudafricana e nota arredatrice d’interni e con cui avrà due figlie. Più volte negli ultimi tempi aveva espresso il desiderio di vivere fino al giorno di portarle all’altare. Un sogno che purtroppo non si realizzerà.

Rimane il ricordo di un grande calciatore (molti all’apice della sua carriera lo consideravano giustamente tra i migliori del mondo) e soprattutto di un gentiluomo che dovrebbe essere di esempio alle giovani generazioni di sportivi spesso

eccellenti con i piedi, ma che sul piano umano e comportamentale lasciano un tantino (è un eufemismo!) a desiderare.

Dopo il decesso dei tre campioni i media si sono scatenati attribuendo tutti i mali a supposti abusi di prodotti atti a migliorare le prestazioni atletiche. Se è vero che il mondo dello sport professionistico ha portato, anche per interessi finanziari in gioco, a molti eccessi, rimango scettico, in mancanza di prove decisive, sulle possibilità che tali pratiche possano avere in qualche modo influito sulle condizioni di salute degli scomparsi.

Tanto più che vedo ogni giorno andarsene conoscenti ed amici dalle vite assolutamente ineccepibili. Solo un paio di settimane addietro il mondo del rugby al quale, come noto, sono profondamente legato, ha perso un giovane di 53 anni che aveva imparato i rudimenti del gioco con noi che eravamo i suoi istruttori, lasciando soli due figli adolescenti, dopo che anche la moglie era pure scomparsa prematuramente un paio d’anni fa, e ciò nonostante entrambi conducessero una vita sana e sportiva. È una storia triste ma è solo l’ultima di tante che sempre più frequentemente, con l’andar del tempo, intristiscono i miei giorni. Mi fermo qui poiché ritengo che non sia questa la sede adatta per discutere di tali argomenti in assenza di competenze specifiche e di informazioni certe ed inoppugnabili. 

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IN MEMORIA
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NVR GROUP SNC “Lo stile che apre le porte del paradiso” Via E. Fermi, 33 - 60027 Osimo (Ancona) - Italy Tel. +39 071 7108897 - Fax +39 071 7270997 67 Infinito 220 Intarsio 67 Madonna 67 Cristo 67 L 220 Pieta
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Dreamstime
Foto di Toma Stepunina

Hartsdale Pet Cemetery

New York è conosciuta in tutto il mondo come The Big Apple, la Grande Mela.

L’origine di questo nome, che evoca perfettamente l’immagine della città, è controversa: uno degli aneddoti più interessanti racconta di come negli anni ‘30 i musicisti jazz che suonavano nei locali di Harlem e Manhattan ricevevano come compenso proprio una grande mela. Lo scrittore Americano Edward S. Martin invece, nel suo celebre libro Il viaggiatore a New York scritto agli inizi del novecento, immaginava lo stato di New York come un grande albero di mele con le radici in Mississippi, che estendeva la chioma con i suoi frutti fino alla città di New York. Da allora quel nome apparentemente bizzarro

è diventato d’uso comune.

A prescindere dall’interessante etimologia del proprio nome, la Grande Mela è la città più conosciuta e più desiderata al mondo. Nonostante sia caotica, con molto traffico e il costo della vita sia piuttosto alto, la città resta uno dei posti più incredibili da visitare almeno una volta nella vita; un luogo ricco di stimoli artistici e d’avanguardia dal punto di vista architettonico. Senza ombra di dubbio la chiave di lettura della Big Apple è proprio l’eterogeneità in cui la diversità culturale dei propri abitanti coesiste perfettamente e se è vero che il livello di civiltà di un popolo si evince dal modo in cui tratta i propri defunti, vale assolutamente la pena parlare di uno dei luoghi più eterogenei ed emblematici della città:

l’Hartsdale Pet Cemetery

Si tratta del primo cimitero per animali domestici americano, fondato nel 1896. Riconosciuto oggi come sito storico e di grande importanza culturale per la città di New York, è situato a trenta minuti a nord di Manhattan in una zona strategica e facilmente raggiungibile.

La prima immagine di questo cimitero, che non ospita solo animali domestici ma anche specie esotiche, è quella di un grande giardino fiorito aperto a chiunque voglia trovare qui uno spazio per il proprio amico peloso. L’Hartsdale Pet Cemetery, infatti nasce in un periodo storico in cui i newyorkesi iniziavano a sentire profondamente l’esigenza di trovare un luogo adatto per seppellire i propri pet. In città esisteva già da tempo 

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Il cimitero degli animali domestici di New York dove anche i padroni possono chiedere di riposare insieme ai propri amici pelosi.
CIMITERI PER ANIMALI

una clinica d’avanguardia per cani guidata dal dottor Samuel Johnson, un veterinario di Manhattan molto noto. Il cimitero è stato realizzato per sopperire ad una esigenza sociale proprio grazie a lui e ad una sua cliente, Emily Berthet, una donna dalle idee rivoluzionarie che mise a disposizione la sua proprietà per questo scopo: per posizione e dimensione si prestava perfettamente all’uso che se ne voleva fare.

Oggi sembra scontato che una città innovativa come New York possegga un grande cimitero per animali, all’epoca però fu una grande innovazione.

La struttura del cimitero rappresenta perfettamente l’anima della città; qui gli animali di diversa specie riposano pacificamente tutti insieme e soprattutto non vi è distinzione sociale tra gli animali di semplici cittadini e quelli appartenuti a personaggi famosi. È un luogo inclusivo in cui non esiste una suddivisione gerarchica.

L’Hartsdale Pet Cemetery è spalmato su un lotto di terreno collinare ed è caratterizzato da una rete di sentieri, tra i quali spuntano lapidi e piccole cappelle. Riposano 80.000 tra cani, gatti, uccelli e ospiti illustri come un cucciolo di leone che ha vissuto con una principessa Russa al Plaza Hotel e una

tigre del Bengala adulta che viveva in un appartamento di Harlem.

I due elementi caratterizzanti del cimitero riguardano sicuramente i servizi che vengono messi a disposizione del dolente, come la cremazione singola e certificata di ogni pet, realizzata in giornata, e la possibilità di allestire delle vere e proprie camere ardenti per l’ultimo saluto.

Da un punto di vista rituale il funerale avviene esattamente come quello umano e c’è una profonda attenzione all’aspetto emotivo del dolente che viene accompagnato in tutto il percorso del lutto dal personale specializzato.

Nonostante la Grande Mela sia una città veloce e caotica, qui il tempo sembra essersi fermato.

Ma c’è di più. L’Hartsdale Pet Cemetery è uno dei pochi al mondo ad ospitare anche le ceneri di esseri umani. Si tratta di una pratica che, secondo il vice-direttore del cimitero Ed Martin Junior, è stata perpetrata già dagli anni '20 e che è in seguito stata autorizzata pubblicamente dal governo nel 2014. Da sempre, infatti, questo cimitero per animali consente ai padroni di poter richiedere di seppellire qui le proprie ceneri, vicino a quelle dei propri amici a quattro zampe. Questo servizio è stato svolto negli anni senza che nessuno dicesse niente in merito fino al 2012, quando la Divisione dei Cimiteri di New York chiese ai responsabili di interrompere il servizio. Lo stato però decise di ascoltare le richieste della popolazione e consentì il proseguimento della pratica, a patto che il cimitero per animali non pubblicizzasse i propri servizi di sepoltura di ceneri umane. Oggi oltre 800 resti umani riposano a Hartsdale vicino ai resti dei propri pet e sembra quasi di sentire risuonare in lontananza le note di Pet Sematary dei Ramones, ispirate dall’omonimo e amato libro di Stephen King. 

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CIMITERI PER ANIMALI
Foto di Henry JonesnycWikimedia Commons Foto di Tanthony22Wikimedia Commons

Intelligenza artificiale: nuove frontiere

Re;memory il software che consente di comunicare con chi ci ha lasciato.

Si preannunciano tempi difficili per medium e sensitivi. Coloro che vogliono tentare di mettersi in contatto con l’anima di un trapassato non hanno infatti più bisogno di rivolgersi a loro.

Finita l’era delle catene di mani in cerchio appoggiate su tavolini che prendono vita oscillando sulle loro instabili tre gambe, non si udiranno più i colpi terrificanti che annun-

ciano la presenza del defunto, basta folate di aria gelida provenienti dal nulla che spengono candele che illuminano ambienti inquietanti… Per parlare con un caro estinto ora non è più necessaria una interposta persona in stato di trance perché ci ha pensato l'azienda sudcoreana DeepBrain AI a facilitare il tutto con un semplice comando vocale. Si tratta di Re;memory, un software che, grazie all'intelligenza artificiale, 

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ATTUALITà
NUMERO 2 MARZO-APRILE 2023 65 OLTRE MAGAZINE Foto di NejronDreamstime

riesce a creare l'immagine virtuale di una persona che non c’è più e a farla interagire con i vivi

Facciamo un passo indietro e cerchiamo innanzitutto di capire che cos’è l’intelligenza artificiale. Viene definita intelligenza artificiale o AI (Artificial Intelligence) quella disciplina tecnologica, appartenente al campo dell’informatica, che intende umanizzare l’interazione uomo/ macchina rendendo quest’ultima capace di simulare azioni e comportamenti umani. L’AI consente ai robot, oltre al riconoscimento vocale, alla visione artificiale e all’elaborazione di un linguaggio naturale, una capacità di calcolo tale da compiere ragionamenti complessi, del tutto simili a quelli di un cervello umano.

L’intelligenza artificiale, come si può immaginare, ha un campo di applicazioni infinito e può essere

utilizzata in diversi ambiti, da quello industriale a quello domestico (basti pensare ai sistemi di domotica per tenere sotto controllo la propria abitazione). Alla DeepBrain AI hanno cercato di dare una risposta all’aspirazione che da sempre accompagna l’umanità, quella di parlare con i propri morti. Tuttavia alla base del progetto non c’è il fruitore che ha bisogno di questo “servizio”, ma colui o colei che ancora in vita decide di lasciare una traccia di sé per quando non ci sarà più. Tutto parte quindi da un bisogno diverso, quello di perpetrare in un qualche modo la propria esistenza.

Ecco come funziona Re;memory. Il “futuro defunto” si sottopone ad una serie di sedute di registrazione, dove risponde a domande, esprime emozioni, dispensa consigli e racconta innumerevoli episodi della propria vita, alcuni dei quali potreb-

bero anche non essere conosciuti dai propri cari. L’intelligenza artificiale riproduce l’aspetto fisico del soggetto in questione e ne apprende la voce, il tono, il lessico, le espressioni facciali e la gestualità al fine di crearne una perfetta copia digitale. Con una videochiamata i vivi possono contattare e vedere il loro caro che sarà in grado di rispondere a domande e condividere ricordi. Le persone in lutto possono scegliere tra diversi tipi di esperienze tra cui quella di "ricongiungimento", una delle più richieste, che prevede la presenza virtuale dello scomparso a compleanni, anniversari e così via.

Il concetto non è nuovo, almeno nelle fiction. Ne troviamo una anticipazione qualche anno fa in un episodio della serie televisiva Black Mirror trasmessa dal canale inglese Channel4, in cui la protagonista, da poco vedova, non solo utilizza

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Foto di DenisismagilovDreamstime

abitualmente una app vocale per interagire con il marito scomparso, ma si confronta anche con la riproduzione del suo aspetto fisico, ritrovandosi a convivere con un fantasma digitale, che però le creerà non pochi problemi.

Un’idea quindi già accarezzata da anni, a cui più aziende stanno lavorando da tempo. Un progetto nato con l’intento di aiutare le famiglie ad affrontare il dolore della perdita, che tuttavia, come si può facilmente immaginare, non manca di suscitare polemiche soprattutto perché ritenuto non autentico se non macabro. Anche i costi sono oggetto di critica: realizzare la replica virtuale di se stessi oscilla tra i 12.000 e i 24.000 dollari, mentre il prezzo di ogni videochiamata è di circa 1.200 dollari, cifre decisamente fuori dalla portata della maggior parte della gente.

Nonostante le perplessità che una applicazione del genere può suscitare, Re;memory sta riscuotendo grande interesse e numerosi consensi, tanto che all’ultima edizione della fiera dell’elettronica di Las Vegas la DeepBrain AI ha ottenuto un premio per aver avviato uno dei progetti più innovativi nel settore della realtà virtuale e aumentata

Un’applicazione dell’intelligenza artificiale che fa e farà sicuramente ancora molto discutere per le sue implicazioni etiche oltre che pratiche. Ma intanto il servizio, già disponibile in vari Paesi asiatici, è stato favorevolmente accolto negli Stati Uniti e a breve si prevede la sua commercializzazione anche in Gran Bretagna, aprendo così la porta per una diffusione in tutta Europa. Non c’è da stupirsi se il salto tra fantascienza e realtà è stato brevissimo. La tecnologia ci ha abituati a cose inimmaginabili, anche se superare la morte è una sfida che non potrà mai essere vinta.

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Foto di SmshootDreamstime
NUMERO 2 MARZO-APRILE 2023 70 OLTRE MAGAZINE Foto di Larry ButlerDreamstime

Funerali, le scelte eccentriche dei vip

Tombe a forma di piramide, cerimonie officiate da vivi, video clip: i 1001 modi di esorcizzare l’ineluttabile.

La morte è l’unico episodio certo e ineluttabile nella vita di ogni essere umano. Eppure il proprio “addio”, che sia pensato come un funerale religioso, laico o una commemorazione, è l’unico evento di cui saremo protagonisti ma al quale non saremo presenti.

È questo paradosso a scatenare spesso riflessioni, pensieri e domande che portano poi a immaginare come sarà quell’ultimo addio. Chi sarà presente? I miei amici sarebbero

addolorati da questa perdita o non verrebbero nemmeno al funerale? Come si svolgerà la cerimonia? Tutte queste domande senza risposta si trasformano in direttive e indicazioni, scritte o raccontate in confidenza a parenti o amici, su come vorremmo che fosse gestito il nostro addio e, in alcuni casi, in azioni preventive messe in atto per assicurarsi che tutto sarà esattamente come lo vogliamo anche quando non ci saremo più.

C’è però chi si spinge oltre semplici

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formalità o richieste scritte. L’effimerità della vita sembra colpire soprattutto chi è abituato a stare davanti ai riflettori, alla ribalta sotto occhi di fotografi e fan, quasi come se l’essere famosi o noti dovesse in qualche modo esonerare dall’essere mortali. Come può un individuo conosciuto e ammirato in tutto il mondo, che vanta una notorietà che rende il suo personaggio “eterno”, essere in realtà mortale come tutti gli altri? Ecco che tra le star di Hollywood, della musica e dello show biz la paura di essere dimenticati contribuisce alla scelta di anticipare e programmare quello che sarà il loro ultimo grande evento. La scelta di molti artisti, musicisti e attori ma anche di volti noti del mondo dell’imprenditoria, ricade quasi sempre su tombe sfarzose, imponenti o atipiche a sottolineare, in maniera granitica e persistente nel tempo, il grandeur dell’illustre defunto. Ma non solo. C’è chi, forse anche in un inconscio gesto scaramantico, inscena il proprio funerale in un video clip o… dal vivo.

Il caso Nicolas Cage

Nicolas Cage è uno degli attori più famosi e amati nel panorama della moderna Hollywood. Il suo talento nella recitazione e il suo fascino gli hanno fatto guadagnare numerosi ruoli importanti in film d’azione e romantici e lo hanno lanciato tra le star più conosciute del cinema. Ma l’attore americano è noto tra colleghi e fan anche per il suo lato eccentrico. Amante dell’horror e appassionato di storie dark, Nicolas Cage ha acquistato numerose case e oggetti particolari, come la villa appartenuta a un serial killer, un teschio di dinosauro e diversi animali esotici. Tra le eccentricità di Cage, c’è anche la sua tomba.

L’attore protagonista de Il mistero dei templari (film in cui, grazie a una serie di enigmi e messaggi cifrati

il protagonista da lui interpretato riusciva a ritrovare il tesoro perduto dei templari) ha acquistato due dei pochi spazi ancora liberi nel Saint Louis Cemetery di New Orleans in Louisiana e su uno di essi ha fatto costruire una piramide mausoleo in pietra dove saranno custodite le sue spoglie. Imponente e maestosa, la piramide riporta l’iscrizione in latino Omnia ab uno e sovrasta le altre tombe vicine, scatenando le critiche di numerosi residenti che hanno parenti ed amici sepolti nello stesso cimitero. Cage non ha commentato la scelta di essere tumulato all’interno di una piramide ma, visti i significati che legano la forma piramidale da millenni al regno dell’aldilà e la sua passione per l’occulto, si direbbe che questa decisione ritenuta da molti bizzarra, sia perfettamente consona al suo stile di vita e di pensiero. Non

si conosce invece il motivo dell’acquisto del secondo lotto di terreno all’interno dello stesso cimitero.

Le disposizioni di Justin Bieber e gli altri

La star del pop ed ex bambino prodigio Justin Bieber, molto amato dai giovanissimi, sta già pianificando il proprio funerale. Nonostante Bieber abbia soltanto 28 anni, sembra sia rimasto profondamente colpito da numerosi episodi tragici che hanno visto protagoniste le star del mondo dello spettacolo nel 2016, tra cui la morte di David Bowie e Prince. Pare che abbia quindi già iniziato a progettare alcuni elementi del proprio ultimo addio già in quegli anni. Il cantante ha disposto che sulla sua tomba venga installato un sistema video e audio che riproduca le sue performance on stage e sta lavorando alla creazione di un suo ologramma 3D che consenta di poter realizzare dei live dei suoi concerti anche quando lui non ci sarà più.

David Bowie, stella della musica, artista e attore, è stato un personaggio eccentrico dentro e fuori dagli schemi durante la sua vita e la sua lunga carriera. Il suo funerale invece è stato semplice e in veste privata. Bowie ha scelto una cremazione diretta senza cerimonia e senza presenti; le ceneri dell’artista sono state disperse a Bali, in Indonesia.

Muhammed Alì, noto anche come Cassius Clay, uno dei più grandi campioni della storia del pugilato, aveva progettato il suo funerale come un imponente evento pubblico: la cerimonia si svolse con una lunga processione nella sua città natale Louisville, Kentucky, che ripercorse i luoghi importanti della sua vita passando davanti alla casa della sua infanzia, al museo e alla strada intitolati con il suo nome. L’elogio funebre fu tenuto da Bill Clinton in 

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 Trasporti funebri internazionali: norme e procedure

09 MAR 2023  relatore: Sereno Scolaro

 Operazioni cimiteriali: come operare in maniera corretta e sicura all’interno del cimitero

21 MAR 2023  relatori: Chiara Masetti / Luca Zaccherini

 L’impianto di cremazione: elementi normativi, tecnica e aspetti operativi

23 MAR 2023  relatore: Salvatore Mineo

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MARZO

28 MAR 2023  relatore: Serena Spitaleri

 Crematori ecosostenibili

29 MAR 2023  relatore: Fabrizio Giust

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30 MAR 2023  relatore: Sereno Scolaro

Emissioni in atmosfera dei crematori italiani: uno sguardo alle normative nazionali ed europee 

04 APR 2023  relatori: Valeria Leotta / Salvatore Mineo

Reg. reg.le Lombardia 14 giugno 2022, n. 4: effetti su operatori pubblici e privati 

06 APR 2023  relatore: Sereno Scolaro

Le Autorizzazioni Uniche Ambientali (AUA) per i crematori 

18 APR 2023  relatore: Salvatore Mineo

APRILE

Servizi funerari ed era digitale: le nuove tecnologie e professioni che guardano al futuro 

20 APR 2023  relatori: Chiara Agamennone / Elena Messina

PILLOLE DI Polizia mortuaria 

27 APR 2023  relatori: Sereno Scolaro / Carlo Ballotta

 PILLOLE DI Tanatocosmesi

04 MAG 2023  relatore: Mauro Ugatti

 Come rapportarsi "con empatia" ai dolenti durante la gestione delle pratiche funebri e cimiteriali

08 MAG 2023  relatore: Daniela Rossetti

 PILLOLE DI Cremazione

10 MAG 2023  relatori: Sereno Scolaro / Carlo Ballotta

 Crematori: Strategie digitali per acquisire nuovi clienti e rendere più competitiva la tua offerta

23 MAG 2023  relatore: Serena Spitaleri

 Ritualità nelle sepolture di islamici, ebrei ed ortodossi

25 MAG 2023  relatore: Elena Messina

Cimitero 2.0: soluzioni innovative nelle politiche di management  06 GIU 2023  relatori: Michele Gaeta / Vittorio Zandomeneghi

PILLOLE DI D.P.R. 10 settembre 1990, n. 285  08 GIU 2023  relatore: Sereno Scolaro

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20 23 c o r s i
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GIUGNO
MAGGIO

un’arena con 15mila persone e tra i portantini del feretro c’erano anche Will Smith e Mike Tyson. Per organizzare la cerimonia, Muhammed Alì impiegò dieci anni insieme ad alcuni amici intimi, scrivendo tutto all’interno di un quaderno chiamato

The Book

Måneskin, De Luca e i casi italiani

Se le star straniere sembrano egocentriche anche in merito alle proprie scelte per il dopo vita, gli italiani non sono da meno. Prendiamo ad esempio uno degli ultimi video dei Måneskin. Nel clip della canzone

The Loneliest la band, vestita a lutto e con espressioni atterrite sui volti, partecipa al funerale di quello che si scopre essere proprio Damiano, il leader e cantante del gruppo. Tutto il video descrive e inscena un vero funerale, sotto la pioggia battente, tra parenti in lacrime e amici colpiti dalla triste notizia e lo stesso cantante che appare come il defunto, è anche presente al suo stesso funerale. Riprendendo un’idea già sfruttata più volte nel mondo del rock, come ad esempio nel video di November Rain dei Guns n’ Roses del 1991, i Måneskin salgono sul carro dell’autocelebrazione per riprendere l’ipote-

tico addio di Damiano.

Prima dei Måneskin, l’artista

Anthony De Luca aveva inscenato il proprio funerale con tanto di corteo, chiusura della bara e amici invitati, per provare a vivere un evento a cui non sarà presente. De Luca, spiegando quel gesto che lo aveva portato sui giornali di tutto il Paese, aveva dichiarato:«Il mio funerale è l’unico evento che non potrò mai godermi della mia vita. Volevo vedere come sarebbe stato». Ogni dettaglio era stato curato in modo re-

alistico, compresi i cartelli e i santini con tanto di foto e date, distribuiti ai presenti. De Luca ha poi ringraziato tutti ed ha proseguito negli anni con altre installazioni artistiche sul tema. Per chiudere questa incursione nel mondo dei vip e delle loro eccentricità funerarie, citiamo Paolo Pazzaglia, fondatore del locale La Capannina e tra i costruttori del Peter Pan di Rimini, che a ottobre dello scorso anno ha organizzato una festa per il suo funerale, festa a cui ha partecipato anche lui stesso. In questo caso però, il tema funebre sembra essere stato scelto più per motivi estetici che non artistici o per un reale interesse nella materia. Anche qui, invitati a lutto, amici inconsolabili e corone di fiori dissacranti con frasi allusive sulla vita godereccia del presunto defunto.

Il confronto con il pensiero di quello che sarà l’ultimo momento, il saluto finale, arriva per tutti: alcuni lo rifuggono, altri lo preparano, qualcuno lo inscena nel tentativo di esorcizzare la paura e la consapevolezza che resterà l’unico evento della propria vita di cui saremo protagonisti senza essere lì per viverlo e ricordarlo. 

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Foto di StarstockDreamstime  Un momento del funerale di Muhammed Alì
2023 NFDA International Convention & Expo September 10-13, 2023 Las Vegas, NV nfda.org/convention Save the Date!

Un suggestivo cimitero antico

La “Città dei Morti” di Dargavs, una necropoli ammantata da un’aura di mistero.

Il viaggiatore che si trovasse a passare per Dargavs potrebbe essere ingannato da quello che a prima vista sembra un pittoresco villaggio medioevale abbarbicato sul lato di una montagna. Non si tratta infatti di un borgo caratteristico, bensì di una incredibile necropoli.

Siamo nella Federazione Russa, e precisamente nell’Ossezia del Nord, ai piedi della catena del Caucaso. Qui sorge un complesso funerario dalle peculiarità davvero uniche chiamato

comunemente la “Città dei Morti”. È composto da 99 cripte in pietra a due o a quattro piani che contengono le spoglie di circa 10.000 persone. Sorgono tutte sul fianco del monte Raminarag le une vicine alle altre, tranne qualcuna un po’ più isolata, destinata probabilmente a forestieri o a coloro che rimanevano senza famiglia.

La conformazione di queste costruzioni è assai singolare, perché ricorda quella di una piccola casa dall’alto tetto a gradoni, molto più

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di Raffaella Segantin
cultura 
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Foto di Aleksandr Baydukov CC BY-SA 4.0

scuro rispetto al corpo inferiore, poiché quest’ultimo veniva stuccato con calce o con argilla. L’interno è costituito da una serie di volte a crociera ogivali a sostegno dell’insolita copertura. Sono presenti anche cripte più semplici con un tetto piatto o del tutto assente. Sul punto più elevato del crinale sorge una torre di avvistamento che domina la necropoli con l’evidente funzione di controllo e di protezione del luogo sacro.

Ogni edificio presenta un passaggio molto stretto, di forma quadrata o rettangolare. In precedenza, era chiuso da assi di legno che con il tempo sono andate perdute. Negli anni alcune di queste aperture furono chiuse totalmente o rese ancora più piccole, tanto che ad una persona di corporatura media l’accesso è

precluso. Questo restringimento fu verosimilmente attuato per evitare che le tombe venissero violate o per impedire al defunto di ritornare nel mondo dei vivi.

Ogni gruppo familiare possedeva la propria cripta e per secoli gli abitanti di queste terre hanno collocato i propri morti all’interno di esse. I defunti venivano deposti con i loro vestiti e gli oggetti personali in bare di legno a forma di barca, un dettaglio curioso dal momento che la regione di Dargavs non solo si trova lontano dal mare, ma non è nemmeno solcata da fiumi navigabili. Sicuramente ci troviamo al cospetto di un rituale simbolico che, analogamente a quanto si può incontrare in altre culture, si basa sulla credenza che per raggiungere l’aldilà l’anima debba attraversare un confine

rappresentato da un corso d’acqua. Un simbolismo che non si esaurisce all’interno dei monumenti funerari, ma che si estende anche al terreno prospicente dove sono presenti dei pozzi in cui i familiari del defunto erano soliti gettare monete. Se la moneta colpiva una pietra significava che l’anima del proprio caro aveva raggiunto il paradiso.

Miti e leggende

La “Città dei Morti” ancora oggi è considerata dai locali un posto inquietante. Ciò è dovuto anche alle molte leggende dal sapore gotico che inevitabilmente sono fiorite attorno ad essa, la più spaventosa delle quali narra che chiunque vi si fosse recato non ne avrebbe più fatto ritorno. Una diceria comune a tante civiltà antiche, a cominciare da

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cultura
Foto di OskanovDreamstime

quella egizia, nata quasi sicuramente allo scopo di tenere lontano eventuali predoni.

Nel XVIII secolo la regione fu colpita da una tremenda pestilenza che decimò la popolazione. Per spiegare questo terribile accadimento prese vita la leggenda secondo cui un giorno arrivò nel villaggio una giovane donna di una bellezza straordinaria. Tutti gli uomini si innamorarono di lei all’istante gettando la comunità nel più totale scompiglio. Mentre gli uomini presero a sfidarsi a morte tra loro per conquistare il suo cuore e le donne l'accusavano di stregoneria, i saggi del villaggio si riunirono in consiglio per mettere fine a questa situazione insostenibile. Fu stabilito che la donna dovesse essere allontanata, ma conquistati anch’essi dal suo irresistibile fascino non riuscirono a dare seguito alla decisione. Alla fine conclusero che l’unica soluzione era quella di ucciderla così solo Dio avrebbe potuto averla. La sua esecuzione coincise con l’inizio dell’epidemia di peste e tanti furono i morti che la terra non riusciva ad accoglierli e per questo furono erette le cripte.

Un’altra storia, sempre legata alla pestilenza, ma che potrebbe essere molto più aderente alla realtà, riferisce che molte persone malate si recarono volontariamente nelle cripte per evitare di contagiare i familiari e che lì vi morirono.

Sicuramente la pestilenza del XVIII secolo determinò un impulso all’ampliamento della necropoli che tuttavia era già presente. La prima testimonianza scritta della “Città dei Morti” risale infatti agli inizi del XIV secolo, e da altre fonti si apprende che la prima cripta venne presumibilmente costruita nel XII secolo. Le ultime sepolture risalgono invece alla fine del XVIII secolo.

Dargavs oggi

La cittadella di Dargavs rappresenta senza dubbio uno stupefacente e prezioso documento che racconta la vita e le usanze degli antichi Osseti e già in epoca sovietica è stata al centro di grande interesse sia dal punto di vista archeologico che turistico, tale che ora figura nel prestigioso elenco dei siti UNESCO per la sua rilevanza storica e paesaggistica.

Dargavs è situata in una zona oggi per lo più disabitata e raggiungere questo arcaico cimitero non è facile. Si deve partire dalla capitale Vladikavkaz e percorrere strade sterrate. Pare inoltre che nei pressi della meta si alzi spesso una nebbia insidiosa che aggiunge difficoltà alla guida accentuandone al contempo il suo fascino misterioso. Ma nonostante l’inacessibilità del luogo (o forse proprio per questo) i visitatori non mancano, mossi dal desiderio di scoprire un posto così suggestivo e leggendario. 

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DARGAVS Foto di Pavel SipachevDreamstime

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Oltre Magazine n. 2 - Marzo-Aprile 2023 by Oltre Magazine - Issuu