RED SHOES MAGAZINE | Settembre 2022

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NAZ MITROU-LONG EUROLEAGUE LE AVVERSARIE EUROLEAGUE IL CALENDARIO BRANDON DAVIES SETTEMBRE 2022

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REDSHOESMAGAZINE3 20 EuroLeague Le avversarie 28 EuroLeague Il calendario 4 Brandon Davies 12 Naz Mitrou-Long

BRANDON DAVIES

Cresciuto a Provo, nello Utah, è rimasto a casa per giocare al college, poi in Europa una scalata imponente con cinque stagioni in EuroLeague e tre Final Four. La storia di un giocatore vincente

La vita di Brandon Davies è stata un’avventura fin dal primo giorno. Il luogo di nascita è Philadelphia, ma Brandon aveva appena due gior ni quando si trasferì a Provo nello Utah, assieme alla mamma adottiva Linda. La madre biologica aveva solo 16 anni quando nacque; Linda aveva già due figli adottivi, di origini indiane, ma un anno prima aveva adottato un terzo bambino che purtroppo morì presto lasciando un vuoto terribile nella sua esistenza. Decise di colmarlo adottandone un altro, Brandon appunto. È così che un ragazzo di colore nato sulla costa orientale si ritrovò nello stato mormone dello Utah, nella città universitaria che ospita la Brigham

Young University. I fratelli Davies sono sempre stati un mix interessante: il più grande Shawn è alto 1.70, Heather è più piccola e poi c’è Brandon, che è alto 2.08.

Il primo amore non si scorda mai, ma a ben vedere era un segno del destino. Quando cominciò a fare sport sul serio, Brandon optò per il calcio. Era un attaccante, una punta, e faceva gol spesso. Ma continuava a crescere, soffriva gli spazi stretti e andò in porta. Era anche un buon portiere per lo Utah Rangers Football Club. Ma non durò molto (“Stavo lì tra quei pali, senza fare nulla, non era divertente”) e alla fine decise di dedicarsi al basket.

In breve, diventò una piccola celebrità locale giocando per la Provo High School con la quale vinse il titolo dello stato da sophomore e da junior, finendo secondo da senior nonostante il record della squadra in quell’anno fu 17-1. Venne convocato per lo Utah Valley All-Star Classic e fu nominato MVP. I due quotidiani di Salt Lake City, il Tribune e il Deseret News, lo inclusero nel quintetto dei migliori giocatori dello Utah. Brandon poteva scegliere qualsiasi scuola nella parte occidentale del paese, ma alla fine decise di restare a casa. Non si spostò nemmeno di qualche chilometro, accettò la proposta di BYU,

che ha comunque eccellente tradizione cestistica. “Avevo amici che andavano lì, potevo restare vicino a mia madre, aiutarla”, ha spiega to.

Con i Cougars, avrebbe giocato 135 partite, con 12.4 punti e 6.2 rimbalzi di media in carriera, durante un periodo di grandi risultati per BYU. Nel 2009/10, quando era al primo anno, i Cougars vinsero 30 partite su 36 qualificandosi per il Torneo NCAA. Erano la squadra del fantasioso Jimmer Fredette –in seguito nella NBA ma anche in EuroLeague al Panathinaikos -, la squadra che l’anno successivo arrivò fino al numero 3 del ranking, vinse 27 partite delle prime 29, imbattuta in casa, quando Davies, che completava il gioco di Fredette, venne sospeso per futili motivi (in altre parole, violò il cosiddetto e rigoroso codice d’onore imposto dalla religione mormone: “La considero una lezione, avevo preso un impegno e avevo mancato di rispettarlo”). Con lui in campo, i Cougars vinsero 27 gare su 29. Nel Torneo NCAA vennero eliminati però al terzo turno da Florida. Lui non era in campo.

L’anno seguente, Fredette era nella NBA: Davies venne riabilitato ma ovviamente la squadra non era più così forte, anche se riuscì co

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Brandon in allenamento REDSHOESMAGAZINE7Il debutto in EuroLeague è avvenuto con lo Zalgiris Kaunas Brandon Davies aveva già giocato in Italia, a Varese

munque a giocare due partite nel Torneo NCAA. Fu allora che cominciò la sua storia personale con Kevin Pangos: BYU vinse a sorpresa contro Gonzaga, una partita in cui Davies segnò 15 punti, venti giorni più tardi a Spokane, Pangos si prese la rivincita segnando 18 punti e rovinando la prestazione da 23 punti di Davies. Brandon ebbe una grande partita nella semifinale della West Coast Conference, segnando ancora 17 punti contro i fortissimi Zags, ma Pangos ebbe una delle migliori prove della carriera segnando 30 punti e guidan do i suoi alla vittoria. Alla fine, Davies segnò 15.2 punti per gara con

7.7 rimbalzi da junior. I due si sarebbero incontrati due volte anche l’anno successivo, ma Gonzaga ha sempre vinto mentre Davies piazzò medie di tutto rispetto, 17.8 punti e 8.0 rimbalzi da senior. In ambedue le sue ultime due annate, venne in cluso nel miglior quintetto di conference. BYU nel suo ultimo anno fu relegata al NIT, il torneo di consolazione, comunque prestigioso, in cui arrivò fino alla semifinale.

Nei draft NBA del 2013 non ven ne selezionato: era troppo leggero per giocare centro come al college e il suo tiro da fuori non era abbastanza efficace per permettergli di giocare da ala grande. Una diagnosi sintetica ma abbastanza realistica. Pronto a mettersi in di scussione, andò a giocare il camp di Portsmouth dove venne scelto come MVP. Le sue prove attirarono l’interesse dei Clippers e successivamente ha giocato anche a Philadelphia e Phoenix, in tutto 78 presenze, 286 punti e 192 rimbalzi nella NBA. Con questo pedigree, si spostò in Europa: le tappe si chiamano Chalon, Varese, Monaco, ma la svolta arrivò a Kaunas con il conseguente debutto in EuroLeague.

Ora occorre inquadrare bene quella squadra di Kaunas in cui il leader era proprio Kevin Pangos (Davies

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Davies ha 29 anni Con lo Zalgiris, ha giocato la sua prima Final Four di EuroLeague Dopo Kaunas, la carriera ha portato Davies al Barcellona

In azione con l’Olimpia

ha giocato in sostanza tre stagioni assieme al playmaker canadese dell’Olimpia), Paulius Jankunas era ancora al top, e del gruppo faceva parte il non ancora affermato Vasilje Micic. Quella squadra rag giunse le Final Four di EuroLeague a Belgrado perdendo la semifinale.

Nel suo secondo anno lituano, quando Pangos era già al Barcellona, Davies fu incluso nel primo quintetto della competizione dopo aver segnato 14.2 punti per gara con 5.5 rimbalzi. Lo Zalgiris conquistò i playoff nell’ultima not te della regular season vincendo a Madrid. Davies in quella partita

segnò 27 punti. Ma soprattutto ne segnò 12 negli ultimi cinque minuti quando venne rispedito in campo da Sarunas Jasikevicius per l’ulti mo assalto. Brandon segnò quattro jumper di fila dalla media, poi ne sbagliò uno, centrò il sesto tiro e infine realizzò due tiri liberi lanciando la squadra verso il trionfo. Una prestazione stratosferica. A fine stagione, venne reclutato dal Barcellona dove un anno dopo venne a sua volta raggiunto da Jasikevicius (il suo posto a Kaunas venne prese da Zach LeDay).

A Barcellona, è rimasto tre stagioni. Ha vinto il titolo spagnolo nel 2021, ha vinto due volte la Coppa del Re, ha giocato due volte le Final Four, a Colonia affrontando l’Olimpia in semifinale dopo aver eliminato lo Zenit in cinque partite, lo Zenit capitanato ovviamente da Kevin Pangos. Nel 2021 è stato incluso nel secondo quintetto di EuroLeague accanto a Shavon Shields, quattro volte in carriera è stato MVP della settimana. Quella di Davies è dunque la storia di un giocatore vincente, che in cinque stagioni di EuroLeague, mentre avvicina i 2.000 punti e 1.000 rimbalzi in carriera, ha raggiunto le Final Four tre volte (un anno non si sono disputate) e vinto 112 partite su 169. Non resta che continuare con le buone abitudini.

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Contro Kyle Hines alle Final Four di Colonia nel 2021 Contro Nicolò Melli in un vecchio Zalgiris-Fenerbahce

NAZARETH MITROU-LONG

A 15 anni ha lasciato casa, in Canada, per inseguire il sogno di una carriera da professionista negli Stati Uniti. Nonostante qualche intoppo, passando attraverso la NBA, può dire di essere arrivato

Tutto il circondario si trovava quella mattina attorno a Nazareth per salutarlo. Aveva solo 15 anni, ma stava per lasciare casa e il livello emotivo era paragonabile a quello della recluta che abbandona i cari per andare a combattere in qualche remoto angolo di mondo. In realtà, Naz stava solo andando a inseguire un sogno, quello di diventare un giocatore di basket. Era già noto per essere un buon giocatore, ma nulla di trascendentale. Cresciuto a Missisauga, vicino Toronto, in Canada, aveva chiaro soprattutto un concetto, quello di dover attraversare il confine e scende-

re negli Stati Uniti, misurarsi ad un livello più alto per capire cosa potesse diventare nel basket. Un destino paragonabile a quello di tanti ragazzi canadesi soprattutto della sua generazione, ovvero non dimenticati come i predecessori, i giocatori di quando il Canada era solo hockey, ma neppure fortunati come quelli di adesso. Loro facevano parte della terra di mezzo, prodotta della presenza in Canada dei Toronto Raptors e della crescita del movimento dei giocatori locali guidata da Steve Nash. Ma comunque costretti a farsi vedere negli Stati Uniti. Ed è quello che Naz

A canestro con Iowa State

Mitrou-Long ha fatto, le valigie, e a bordo di un aereo è andato oltre confine. A salutarlo però c’era tutta la famiglia. C’erano i vicini. E in un angolo Georgia Mitrou, la mamma. Origini greche, figlia di emigranti di Sparta, e sposata con Jersey Long, un atleta di livello mondiale nella kickboxing, campione canadese e una volta sfidante del grande Rick Roufus, che nel 1992 a Montreal lo liquidò per K.O. tecnico. Nella palestra del padre, dove era stato allestito un campo da basket, Naz si innamorò del gioco. Il padre lo vedeva combattere contro ra-

gazzi grossi il doppio e capì che aveva talento. Ma doveva andarsene. Oltre confine.

Missisauga è una specie di appendice di Toronto, adagiata sul Lago Ontario, è la terza municipalità dello stato, con 800.000 abitanti. I Raptors 905, la squadra della G-League controllata dai Raptors giocano proprio a Missisauga e hanno di fatto cancellato la squadra locale che faceva parte della lega canadese. Passare da Missisauga, dove vivono tantissimi canadesi di origini italiane, agli Stati Uniti non è un trauma culturale, ma è durissima se hai 15 anni e ti trovi improvvisamente solo. Naz ha pianto tanto in quel periodo e speso di più in telefonate a casa. Ma ha tenuto duro.

La prima tappa della sua avventura fu Montrose Christian Academy nel Maryland, a Rockville. Giocava insieme a due futuri giocatori NBA, Justin Anderson adesso a Memphis e Terrence Ross che ora è a Orlando. Un anno dopo, si trasferì nel Nevada alla Findlay High School, vicino Las Vegas, a quei tempi una sorta di “basketball factory” nella quale ha giocato anche Amedeo

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Naz mostra tutto il suo atletismo ai tempi del college
A Iowa State, Mitrou-Long è rimasto per cinque stagioni

Naz in allenamento

Della Valle. A Findlay, aveva un altro canadese tra i compagni di squadra, Anthony Bennett che sarebbe stato scelto al numero 1 del draft NBA. Lo volevano numerose scuole di medio-alto livello, come Miami, Rice, Dayton, Creighton, ma Fred Hoiberg andò a Missisauga per reclutarlo sbaragliando la concorrenza. Naz sarebbe andato a giocare per lui, a Iowa State. Nei suoi anni ad ISU, i Cyclones erano una squadra di alto livello, che ha prodotto tanti professionisti di livello. Il primo incontrato da Mitrou-Long non ha mai gio-

cato nella NBA, ma è una figura leggendaria nel basket europeo, Will Clyburn. Era al suo ultimo anno nei Cyclones, era una star. Naz da freshman si limitò ad imparare il mestiere. Nel secondo anno diventò un eccellente sesto uomo da 7.1 punti per gara in 20 minuti. Ebbe il suo primo vero momento di gloria nel febbraio del 2014 a Stillwater, Oklahoma, dove Iowa State aveva vinto per l’ultima volta nel 1988. Nel secondo supplementare, ricevette un passaggio da DeAndre Kane, sotto di tre, con meno di due secondi da giocare. Mitrou-Long caricò il tiro e, centrando il bersaglio, portò la sua squadra al terzo overtime, che vinse di uno. Un mese dopo, contro lo stesso avversario, ma in casa, in transizione segnò ancora la tripla del pareggio.

Da junior diventò un titolare, 10.1 punti a partita e il 39.1% nel tiro da tre. Tra i suoi compagni di squadra aveva Georges Niang che poi avrebbe ritrovato nella NBA a Utah e ora gioca a Philadelphia; Nick Weiler-Babb, la guardia del Bayern Monaco, e soprattutto Monte Morris, il playmaker appena passato ai Washington Wizards che lo obbligava a giocare

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A Iowa State è diventato un giocatore molto popolare e apprezzato Naz attacca dal palleggio, alle spalle il suo coach Fred Hoiberg

da guardia. La stagione decisiva doveva essere quella da senior, ma ebbe un infortunio all’anca e dopo otto partite decise di mollare per non perdere l’eleggibilità, guarire e tornare più forte l’anno dopo. Nel frattempo, Hoiberg che l’aveva reclutato era andato nella NBA a Chicago e l’allenatore di Iowa State era diventato Steve Prohm. Ma la promessa fatta a sé stesso non venne disattesa. Da senior, Mitrou-Long era nella miglior condizione atletica della sua vita, aveva la squadra in mano e segnò 15.1 punti di media (high di 37 contro Drake) con 4.6 rimbalzi oltre al 38.4% nel tiro da tre.

Rendimento alla mano avrebbe dovuto essere scelto, ma nei draft si guarda molto al potenziale dei giocatori e Mitrou-Long aveva quasi 24 anni. Nessuno decise di investire su di lui. I Sacramento Kings lo chiamarono a giocare nelle leghe estive, ma non lo tennero. A firmarlo furono gli Utah Jazz. Per due anni è rimasto lì, con numerose apparizioni nella G-League. Come al college aveva avuto la pazienza di aspettare il proprio turno per dimostrare le proprie qualità, anche nella NBA aveva deciso di attendere. Solo

cha ai Jazz la concorrenza era spietata, da Donovan Mitchell a Mike Conley. Dopo due anni, venne rilasciato. Nell’estate del 2019 firmò per Indiana trovandosi alle spalle di Malcolm Brogdon per un anno. Giocò bene soprattutto a Fort Wayne nella G-League, dov’è tornato nel 2021. Alla fine, ha ceduto e accettato di ripartire dall’Europa.

La stagione di Brescia è nota: partito con qualche difficoltà comprensibil3, ad un certo punto si è sbloccato formando con Amedeo Della Valle una coppia affiatata di grandi attaccanti e realizzatori. Più finalizzatore l’italiano, più costruttore lui. È stato nominato rookie dell’anno che, avendo lui 29 anni, è una definizione che fa sorridere. Ma ha giocato a livelli altissimi, finendo come terzo realizzatore della lega italiana e ottavo passatore. Nei playoff, è stato primo in ambedue le statistiche e la sua ultima partita della stagione, a Sassari nei playoff, con Della Valle infortunato, ha segnato 38 punti. Uomo mercato, come si dice in questi casi, ha scelto di salire di livello a Milano. La storia prosegue da qui.

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La sua prima stagione è stata travolgente, a Brescia Nella NBA ha giocato prima a Utah e poi negli Indiana Pacers

EUROLEAGUE LE AVVERSARIE

18 squadre senza russe, due italiane per la prima volta dal 2014, due squadre di Belgrado e quattro spagnole. Tanti trasferimenti all’interno della Lega, ma anche ritorni ed esordienti. Ecco cosa ci aspetta

La nuova EuroLeague ripropone 18 squadre, ma senza formazioni russe. Per la prima volta dal 2014 ci sono due formazioni italiane, Belgrado si unisce a Istanbul e Atene e avrà due squadre, i paesi rappresentati sono ancora nove, la Spagna torna ad avere quattro partecipanti. La formula è la stessa: otto posti in palio per i playoff e poi le Final Four. Il mercato è stato come al solito effervescente. 50 giocatori al momento hanno cambiato squadra rimanendo in EuroLeague, ma è un numero approssimativo perché altri (vedi Daniel Hackett e Tornike Shengelia) avevano cambiato già durante la passata stagione. Sono 12 coloro che avevano giocato in EuroLeague, ma vi tornano dopo almeno un anno di lontananza. A questi vanno sommati coloro che avevano lasciato l’EuroLeague riconquistandola attraverso i club in cui militavano già l’anno passato (come Kevin Punter, Zach LeDay, Milos Teodosic, Marco Belinelli). Ci sono una quarantina di rookies, altro numero difficile da interpretare perché tra questi figurano sia giocatori potenzialmente molto importanti sia altri elementi destinati ad avere per ora un ruolo marginale. Tutte le squadre hanno cambiato mol-

to. L’eccezione è l’Alba Berlino: l’89% dei punti, l’83% dei rimbalzi, il 96% degli assist accumulati nella scorsa stagione portano la firma di giocatori che sono ancora presenti. L’unica perdita vera è stata quella di Oscar Da Silva, passato al Barcellona. Ha cambiato poco l’Efes bicampione uscente, ma più della passata stagione (non ci sono più Kruno Simon, James Anderson, Chris Singleton e Adrien Moerman). Il 73.4% dei punti dell’anno passato però sono stati segnati da elementi confermati, com’è intuibile. Ha cambiato più di tutti il Maccabi Tel Aviv: dei primi 10 giocatori ne è rimasto solo uno, John Di Bartolomeo.

DA UN CLUB ALL’ALTRO – Tanti grandi giocatori hanno cambiato squadra senza cambiare lega. Tra questi Will Clyburn è senza dubbio l’elemento più significativo, anche perché è approdato nella squadra detentrice del titolo. L’altro “superbig” che si è trasferito è Nick Calathes, il primo di sempre negli assist, passato dal Barcellona al Fenerbahce. Dei primi 10 realizzatori, Scottie Wilbekin (dal Maccabi al Fenerbahce anche lui) è il primo dei “transfer”. Ma ci sono anche Elie Okobo (da

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Uno dei grandi ritorni è quello di Nemanja Bjelica al Fenerbahce Un altro grande ritorno è quello del ceco Tomas Satoransky al Barcellona

Asvel a Monaco), Nemanja Nedovic (da Panathinaikos a Stella Rossa), Mario Hezonja (da Unics Kazan a Real Madrid). Il quarto rimbalzista, Tonye Jekiri è passato da Kazan al Fenerbahce; il sesto, Josh Nebo, dallo Zalgiris è andato al Maccabi, Hezonja è l’unico tra i primi 10 scorers e rimbalzisti che abbia cambiato squadra. Un altro grande movimento riguarda Jan Vesely che ha lasciato il Fenerbahce dopo otto anni per arrivare al Barcellona, assieme all’ex compagno di squadra Nikola Kalinic. Ambigua la posizione di Iffe Lundberg che è approdato a Bologna dopo una breve parentesi NBA a Phoenix, ma lo scorso anno era al CSKA Mosca. Da segnalare anche altri spostamenti, come quello di Wade Baldwin (da Vitoria al Maccabi); Ioannis Papapetrou (da Panathinaikos al Partizan); Dante Exum (dal Barcellona al Partizan); Chris Jones (da Asvel a Valencia), Marius Grigonis (da CSKA a Panathinaikos); Adrien Moerman (da Efes a Monaco); Lorenzo Brown (da Kazan a Maccabi); Ante Zizic (da Maccabi a Efes); Isaiah Canaan (da Kazan a Olympiacos per sostituire Tony Dorsey che è andato nella NBA a Dallas) e ovviamente

Sergio Rodriguez (da Milano al Real Madrid). Anche l’Olimpia ha pescato negli altri club: Brandon Davies dopo tre anni al Barcellona affiancherà Kyle Hines sotto canestro; Johannes Voigtmann porterà il suo tiro (40.4% da tre in carriera) a Milano dopo sei stagioni a Vitoria e Mosca; Deshaun Thomas giocherà a Milano la sua nona stagione di EuroLeague; Billy Baron, sesto per numero di triple segnate in media, è alla sua terza squadra di EuroLeague dopo Stella Rossa e Zenit.

I RITORNI IN EUROLEAGUE

– Il più rilevante è quello di Nemanja Bjelica perché è stato MVP della competizione e ritorna alla sua vecchia squadra, il Fenerbahce, dove sostituirà proprio Vesely. Il Barcellona ha riportato indietro dalla NBA anche Tomas Satoransky. Altri ritorni sono rappresentati da giocatori che erano usciti dal giro momentaneamente come Dzanan Musa (ex Efes, ora Real Madrid), come Mike Tobey (da Valencia ma in Eurocup al Barcellona), o Tarik Black (ex Maccabi e Zenit, ora all’Olympiacos). L’Olimpia ha riportato in EuroLeague il playmaker Kevin Pangos, lo scorso anno a Cleveland, ma l’anno precedente terzo

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Jan Vesely è passato dal Fenerbahce al Barcellona Scottie Wilbekin ha lasciato il Maccabi e giocherà nel Fenerbahce

assoluto negli assist con lo Zenit.

I ROOKIES – Sono tanti e alcuni si portano dietro pedigree importanti. Occorre distinguere tra chi è al primo anno in Europa, chi al primo anno in una competizione internazionale, chi invece ha giocato in Eurocup. Ad esempio, nel caso dell’Olimpia: Naz Mitrou-Long non è un debuttante in Europa, ma non ha mai giocato in una coppa europea; Stefano Tonut è un debuttante in EuroLeague, ma ha esperienza pluriennale in Eurocup e ha giocato un’Olimpiade. Tra chi ha giocato l’Eurocup da protagonista figurano Jonhathan Motley (ala-centro del Fenerbahce proveniente da Kuban); Darius Thompson (play-guardia di Vitoria, anche lui da Kuban); Andrew Andrews (guardia del Panathinaikos che viene da Bursa); John Holland (tiratore della Stella Rossa anche lui da Bursa). Vengono dall’America la guardia Carsen Edwards (Fenerbahce), il playmaker Markus Howard (Vioria), l’ala Semi Ojeleye (Bologna), il playmaker Jaylen Adams (Stella Rossa, ma con un anno a Sydney in Australia), il centro Jarell Martin (anche lui ex Sydney), il realizzatore del Bayern, Cassius Winston.

Hanno giocato in Europa anche Bonzi Colson (Maccabi), Jonah Mathews (Asvel), Jonah Radebaugh (Valencia), Parker Jackson-Cartwright (Asvel) tra i più attesi e ovviamente Isaac Bonga, guardia del Bayern, tedesco, nazionale, che però viene dai Toronto Raptors. GLI ALLENATORI – Il ritorno del Partizan Belgrado ha ricondotto Zeljko Obradovic in EuroLeague. È il coach con più presenze, vittorie e trofei della storia. In tutto sono otto su 18 le squadre che hanno cambiato allenatore. Dejan Radonijc, dalla Stella Rossa al Panathinaikos, e Dimitris Itoudis, dal CSKA al Fenerbahce, sono gli unici che hanno cambiato squadra rimanendo in EuroLeague. Joan Penarroya ha lasciato Valencia per Vitoria, ma l’anno passato la sua squadra era in Eurocup. Quattro sono i debuttanti assoluti: oltre a Penarroya, Alex Mumbru (Valencia), Vladimir Jovanovic (Stella Rossa), Kazys Maksyvitis (Zalgiris). Chus Mateo è il quinto esordiente, ma era l’assistente di Pablo Laso al Real Madrid ed è stato semplicemente promosso. Odded Katash al Maccabi è un ritorno.

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IL CALENDARIO

Le date da non dimenticare nell’EuroLeague dell’Olimpia:il ritorno a Milano di Sergio Rodriguez,i derby d’Italia contro Bologna, la rivincita con l’Efes, le sfide degli ex

L’Olimpia comincerà in maniera severissima la sua stagione di EuroLeague, con quattro trasferte nelle prime cinque par tite: al Mediolanum Forum l’Olimpia gio cherà solo la seconda gara stagionale, contro l’Alba Berlino. Poi avrà due gare di fila in casa contro Real Madrid e Virtus Bologna, ma in tutto, delle prime otto partite, cinque saranno fuori casa. Il calendario successivamente si stabilizza, includendo un doppio turno tutto a Milano, contro le due squadre di Istanbul. Nel girone di ritorno, esiste però una striscia di 10 gare di cui sette casalinghe, prima di chiudere di nuovo con un programma insidioso che comprende la classica doppia trasferta Efes-Maccabi, l’ultima in casa con il Barcellona e l’ul tima della stagione regolare a Bologna. Ecco, comunque, le date da non dimen ticare.

LA CHACHO NIGHT - È una classica storica, sempre molto sentita. Due anni fa, l’Olimpia vinse due volte contro il Real, lo scorso anno è stata beffata due volte, una all’ultimo tiro e un’altra dopo

un tempo supplementare. Ma qui i motivi che renderanno il 3 novembre una gara da tutto esaurito sono altri. Sarà infatti la partita del ritorno a Milano di un giocato re che fa parte del Mount Rushmore dei grandi playmaker della storia del club: Sergio Rodriguez.

LA RIVINCITA – Il 22 e 24 novembre l’Olimpia gioca due volte in casa nel giro di tre giorni, sempre contro le squadre di Istanbul, incluso un Fenerbahce rinforzato dall’arrivo di Scottie Wilbekin e che ha riportato in Europa l’ala forte Nemanja Bjelica, che ha vinto il titolo NBA a Golden State lo scorso giugno. Il 9 febbraio ci sarà il ritorno a Istanbul, con tro il Fenerbahce, di Nicolò Melli e Gigi Datome. Ma la prima delle due gare sarà contro l’Efes: l’Olimpia l’ha battuto quat tro volte di fila in stagione regolare, ma ovviamente ha perso 3-1 nell’ultima stagione nei playoff. C’è aria di “rematch” resa ancora più attraente dallo status dell’avversario bicampione d’Europa in carica e con l’aggiunta di Will Clyburn e di un giocatore italiano, Achille Polonara.

EUROLEAGUE

I DERBY D’ITALIA – Rappresentano la novità dell’anno. Era dal 2014 che in EuroLeague non si presentavano due squadre italiane. Venerdì 11 novembre, a Milano, arriverà la Virtus Bologna in una sfida che sarà diversa da quelle abituali nel campionato italiano perché senza limitazioni nel numero di stranieri utilizzabili. Il retour-match si giocherà a Bologna giovedì 13 aprile. Si tratta dell’ultima giornata della stagione regolare, quindi una partita la cui importanza al momento non è prevedibile.

DAVIES+PANGOS NIGHTS – Vener dì 28 ottobre Brandon Davies torna a Barcellona da avversario per la prima volta. È la squadra in cui ha giocato per tre stagioni, con due accessi alle Final Four. Il 18 novembre, poco dopo, l’Olimpia sarà ospite dello Zalgiris Kaunas, l’altra sua ex squadra. Il Barcellona sarà ospite dell’Olimpia nell’ultima gara casalinga della stagione regolare. Le stesse motivazioni riguardano Kevin Pangos che ha giocato anche lui a Kau nas e Barcellona, assieme a Davies. Pangos comunque ha già giocato contro il Barcellona una serie di playoff di cinque partite nel 2021 quando era allo Zenit San Pietroburgo.

LA DOPPIA BELGRADO - Billy Baron sarà ospite della Stella Rossa il 15 dicembre, ma a Belgrado è già tornato vestendo la maglia dello Zenit. Sempre a proposito di Belgrado, l’Olimpia sarà in Serbia anche il 18 ottobre, Round 3, per affrontare il Partizan: i due allenato ri (Zeljko Obradovic e Ettore Messina) sono primo e secondo nella storia di EuroLeague per partite allenate e partite vinte. Il Partizan conta su tre ex Olimpia: Kevin Punter, James Nunnally e Zach

LeDay.

EFFETTO BAYERN – 10 dei 13 prece denti contro il Bayern si sono conclusi con scarti inferiori ai sette punti. Spesso, è stato decisivo l’ultimo turno. Due anni fa, le due squadre si diedero battaglia nei playoff. Non si tratta più di una partita come le altre, inoltre Deshaun Thomas ha giocato l’anno passato a Monaco. In Germania, la partita si gioca già il 20 ottobre.

THE GREEK CONNECTION – L’8 di cembre l’Olimpia gioca per la prima volta quest’anno ad Atene, contro il Panathinaikos, una delle squadre in cui ha militato Deshaun Thomas, per due anni, di cui uno è stato probabilmente il migliore della sua carriera. Il 6 gennaio, l’Olimpia tornerà nella capitale greca per sfidare l’Olympiacos e chiudere così il girone di andata.

ECCO IL MACCABI - Solo le sfide con il Real Madrid possono pareggiare per significato storico quelle con il Maccabi. L’Olimpia riceve la superpotenza israeliana, completamente rinnovata, a Milano il 13 dicembre per poi andare a Tel Aviv il 30 marzo in piena volata conclusiva, un po’ come successe l’anno scorso.

CHRISTMAS NIGHT – La partita di Natale è quasi un derby contro una squa dra emergente che arriva a Milano dal Principato di Monaco. Sarà un appun tamento di cartello, non solo per la pre senza di Mike James, ma perché Mona co ha costruito una squadra con grandi ambizioni grazie agli acquisti di Jordan Loyd, Elie Okobo e John Brown. La rivincita ci sarà già un mese più tardi a Montecarlo.

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