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«L’inchiesta sociale al centro dei nostri programmi»
Parla Marco Lombardi, direttore della Scuola di Giornalismo dell’Università Cattolica di Milano: «Non forniamo solo tecniche ma una visione entro cui usarle: gli strumenti di domani dentro le regole di sempre» di Eleonora di Nonno e Carlotta Bocchi, allieve del master di Giornalismo dello IULM lgiornalismo di oggi è profondamente mutato. I professionisti del futuro devono imparare a interfacciarsi con la dimensione digitale, continuando, però, ad affidarsi al faro della deontologia e dell’etica. Di questo è certo Marco Lombardi, direttore della Scuola di Giornalismo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. I nuovi giornalisti devono essere in grado di usare gli strumenti di domani ma con le regole e la disciplina di ieri e di sempre.
All’interno del piano formativo, quali le tematiche prioritarie e quali di frontiera?
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La nostra scuola si caratterizza per un taglio di inchiesta sociale: mettiamo al centro il reportage. Noi abbiamo scelto di organizzare le materie in blocchi: uno sul sistema dell’informazione e le diverse tipologie di giornalismo, un secondo sulle tecniche e i metodi e infine uno sulle carte deontologiche. Abbiamo costruito un piano formativo che fosse un “tavolino a quattro gambe”, sorretto dal Print Lab, ovvero il giornalismo cartaceo. Le altre gambe del tavolo sono: il Tv Lab, tutto quello che riguarda il giornalismo televisivo, il Radio Lab, cioè il giornalismo radiofonico, e il Digi Lab, il giornalismo digitale. A questo si aggiungono le lezioni frontali e un lavoro di redazione.
Qual è il bilanciamento tra teoria e pratica?
È un tema delicato. Se non correlato alla conoscenza del perché si fanno le cose, il “saper fare” diventa una pratica fine a sé stessa. L’attività di redazione non è finalizzata solo a ottenere un buon prodotto sul mercato, la teoria e la pratica sono strumenti per raggiungere l’obiettivo della Scuola: preparare dei giovani a una professione. La dimensione pratica, comunque, occupa l’80%, tra redazione, laboratori e stage.
La scuola di giornalismo della Cattolica come insegna a essere giornalisti multimediali?
Oggi parliamo di crossmedialità. Il digitale ha cambiato le tecniche, ma anche la domanda di consapevolezza etica che deve essere propria del giornalista. Tutto diventa molto più facile ma diventa anche più semplice allontanarsi dai principi di realtà, verità ed etica. Basta un cellulare e pochi accessori per essere in diretta e raccogliere materiali. Anche l’intelligenza artificiale fa parte di questo cambiamento. Non se ne conoscono ancora gli effetti. Il suo sviluppo è frutto degli utenti che la usano quotidianamente. L’uso della IA deve
Abbiamo organizzato le materie in blocchi: tipologie di giornalismo, tecniche e metodi, deontologia essere posta al centro dell’attenzione da parte dell’Ordine dei giornalisti, ma anche dagli insegnanti delle scuole. Per ora nessuno l’ha fatto davvero.
Come viene trattato l’aspetto deontologico della professione?
Da tanti anni questo aspetto della formazione è al centro della nostra programmazione, sia al primo che al secondo anno. Ogni comunicazione ha degli effetti, spesso sconosciuti, ma dei quali siamo responsabili. L’etica e la deontologia, però, non devono limitarsi ai corsi specifici di etica e deontologia, ma devono essere un habitus, una preoccupazione e un’assunzione di responsabilità.
Avete dei modelli a cui vi ispirate, italiani o stranieri? Non abbiamo un modello di riferimento, ma degli orientamenti. La nostra è la Scuola dell’Università Cattolica, questo vuol dire sottolineare una preoccupazione per l’etica e la morale, non tanto per la specificità religiosa. Non vogliamo fornire solo tecniche, ma anche una visione entro la quale usarle. Sicuramente il reportage sociale orienta tutte le nostre pratiche, grazie a giornalisti che si occupano da anni di guerre e zone di conflitto. L’altro principio ispiratore è il riferimento a un circuito di relazioni internazionali: facciamo parte dell’European Journalism Training Association (Ejta), che racchiude una settantina di scuole europee. Questo permette una contaminazione efficacissima tra i diversi modelli, affinché ciascuno trovi il proprio.
L’etica e la deontologia non devono limitarsi a corsi specifici ma essere un habitus, una preoccupazione
Qual è il ruolo e la funzione degli stage?
Abbiamo 30 giornalisti praticanti che vanno in stage ogni anno. La funzione degli stage è fondamentale. La pratica della redazione che si sperimenta in una scuola è comunque, seppur il più vicino possibile a quelle che ci sono fuori, una simulazione di redazione finalizzata a un impegno didattico. Quando vai in stage non è così, provi sulla tua pelle una struttura organizzativa – una linea di comando e controllo – che non è più legata a una dimensione esercitativa. Ti rendi davvero conto di quali sono le competenze richieste.