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«Chi studia qui è un giornalista che lavora in una redazione»

Intervista a Marta Zanichelli, coordinatrice del master dello Iulm: «La multimedialità è la nostra caratteristica saliente. E ogni corso porta alla realizzazione di un prodotto editoriale» di Sara Bichicchi, allieva della Scuola di giornalismo Walter Tobagi dell’Università Statale di Milano

Un master multimediale attento alla continua evoluzione della professione. Una scuola in grado di formare professionisti versatili, che abbiano «la capacità, oltre che di saper fare, di saper pensare». Così Marta Zanichelli, coordinatrice organizzativa del master in Giornalismo dell’Università Iulm, descrive la scuola che, arrivata al 22esimo anno, accoglie ogni autunno 15 nuovi praticanti.

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Quali sono le discipline e le aree tematiche su cui la scuola punta?

Il master in giornalismo dell’università Iulm ha una caratterizzazione multimediale, grazie anche alla partnership con Mediaset. Abbiamo una decina di corsi (giornalismo televisivo, video-editing, regia) che fanno sì che i nostri allievi sappiano essere particolarmente capaci nel montaggio e nella realizzazione di video di tutti i generi. E così su aree come il mobile journalism, i social media, il personal branding. La nostra è quindi un’offerta attenta alle esigenze di mercato e attuale, ma che allo stesso tempo fa conoscere la professione a chi dovrà praticarla.

Com’è articolato il percorso formativo?

Al primo anno si affrontano le basi del giornalismo: agenzia, quotidiano, periodico, e ancora corsi per parlare al pubblico e social media. Accanto a questi ci sono insegnamenti più teorici, come Storia del giornalismo. Al secondo anno, invece, ci si occupa delle declinazioni del giornalismo, quindi giornalismo economico e scientifico, giornalismo televisivo.

Qual è il rapporto tra teoria e pratica?

Ogni corso porta alla realizzazione di un prodotto editoriale: il cartaceo, il sito, il giornale radio, il telegiornale. Da questo punto di vista c’è uno sbilanciamento in favore della pratica. Chi entra qui non è più uno studente ma un giornalista che sta facendo pratica in una redazione. Però mantiene, grazie ai corsi teorici, la capacità, oltre di saper fare, di saper pensare a quello che sta facendo.

Qual è “la settimana tipo” allo Iulm?

Si arriva, si fa una riunione e si imposta la giornata: si decide che cosa scrivere sul sito, si dividono i compiti, si producono giornali radio e telegiornali

L’impegno è a tempo pieno dalle 9 alle 18, dal lunedì al venerdì. Ci sono le lezioni, tendenzialmente al mattino, e poi la parte redazionale. Si arriva, si fa una riunione e si imposta la giornata: si decide che cosa scrivere sul sito, ci si dividono i compiti e poi, a seconda del momento, si producono giornali radio e telegiornali, per gli allievi del secondo anno, e si fa la produzione social. Il tutto compatibilmente con le ore di lezione teorica che al se - condo anno servono anche per preparare l’esame di idoneità professionale a Roma. Ci sono corsi come diritto dell’informazione, al primo anno, e procedura penale al secondo.

Avete intenzione di inserire anche l’intelligenza artificiale come materia dei vostri programmi?

Ci stiamo lavorando. Abbiamo già fatto degli esperimenti di pezzi “alla maniera di”, facendo scrivere a ChatGPT un articolo nello stile di un giornalista, e i risultati sono stati controversi. È molto importante porre le domande nel modo giusto e saper sfruttare questo strumento che può essere utilizzato per semplificare il lavoro senza perdere tutta la parte di riflessione sulla professione che va fatta.

Sono previsti degli stage?

Oltre agli stage individuali di due mesi al primo anno e tre mesi al secondo anno, noi abbiamo uno stage di due mesi nella redazione digitale di Tgcom grazie alla partnership con Mediaset. I nostri allievi, sia del primo che del secondo anno, entrano nel flusso di lavoro della redazione e tendono a essere riconfermati.

La deontologia è una forma di libertà: permette al giornalista di muoversi con consapevolezza

In che modo gli studenti sono formati sulla deontologia professionale?

Fin dal primo anno abbiamo un corso - che quest’anno è stato fatto con elementi di deontologia e di diritto dell’informazione, che sono due corsi distinti - in modo da far capire fin da subito ai nostri allievi quanto la deontologia sia importante per esercitare la professione in modo accurato e consapevole. La deontologia è una forma di libertà che permette al giornalista professionista di muoversi in un campo di cui avere competenza e consapevolezza.

Ci sono scuole di giornalismo estere a cui guardate nel progettare i piani didattici della scuola?

Certamente è importante sapere quello che succede all’estero. Abbiamo anche insegnanti che arrivano dall’estero, come quello di mobile journalism, il professor Anthony Adornato che lavora all’Ithaca College di New York. Grazie anche a questi scambi riusciamo a mantenere una vista più internazionale.

SCUOLE DI GIORNALISMO/2

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