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Le proposte dell’Ordine e il dialogo con le Procure lombarde
Dopo la pubblicazione del documento sul decreto legislativo 188 del 2021, l’OgL ha chiamato a un confronto i magistrati inquirenti sul testo di legge e sulla sua interpretazione. Che a seconda dei territori risulta essere diversa di Riccardo Sorrentino, presidente dell’OgL
Occorre che i vincoli all’informazione posti dal decreto vengano superati. Questa è e resta la priorità dell’Ordine
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L’innocenza e la dignità delle persone. La libertà di espressione e il diritto di informazione dei cittadini. La verità, infine, e la pluralità delle culture e delle competenze. Il decreto legislativo “Cartabia” (il n. 188/2021) ha sollevato con modi inaccettabili il tema della presunzione di innocenza ma ha anche aperto le porte a un’ampia discussione sui temi e i problemi della cronaca nera e giudiziaria. L’accusa di fare “giustizia mediatica”, provocatoria ma proprio per questo corrosiva del rapporto di fiducia tra giornalisti e grande pubblico, richiede sicuramente da parte nostra un “salto” professionale (di cui anche altre specializzazioni potranno beneficiare). Prima però – ed è un “prima” sia logico che temporale – occorre che i vincoli all’informazione posti dal decreto vengano superati. Questa è e resta la priorità dell’Ordine, che ha animato una buona parte dell’attività di quest’anno. Il lungo lavoro svolto sembra ora dare qualche primo frutto. La cronaca dei fatti, innanzitutto. Il documento sulla presunzione di innocenza di fine 2022, con il quale l’Ordine dei giornalisti ha proposto un’interpretazione virtuosa del decreto legislativo – senza rinunciare all’idea della sua abrogazione – è stato al centro di molti corsi-dibattiti, ai quali hanno partecipato magistrati e avvocati penalisti in diversi capoluoghi lombardi. Si è incominciato a Milano il 17 gennaio, alla presenza dell’ex procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati, che si è detto molto d’accordo con il documento dell’Ordine; e poi il 24 gennaio, alla presenza del procuratore di Milano Marcello Viola e dell’allora presidente della Camera Penale di Milano Andrea Soliani. I due appuntamenti hanno suscitato qualche richiamo se la rivista dell’Associazione nazionale magistrati, Questione giustizia, ha chiesto di ospitare il documento e una presentazione dell’Ordine della Lombardia.
Una frase di sintesi:
Si è discusso, di nuovo a Milano, di Cartabia e di presunzione di innocenza nel convegno organizzato dall’Associazione lombarda dei giornalisti il 30 marzo, alla presenza di Fabio Roia, presidente del Tribunale di Milano, che si è rivelato molto attento al tema della comunicazione degli uffici giudiziari, e di due esperti, il costituzionalista Giulio Enea Vigevani, e l’avvocato penalista Carlo Melzi d’Eril.
Il 4 aprile, l’Ordine ha ospitato a Bergamo il procuratore Antonio Chiappani che si è dimostrato – malgrado le polemiche per il suo comunicato sulla zona rossa in provincia di Bergamo – il procuratore lombardo più attento, finora, alle nostre ragioni. Al contrario il 12 aprile, a Brescia, il procuratore Francesco Prete ha rivelato in tutta la sua drammaticità il vero nodo della questione, solo accennato nei precedenti appuntamenti: i magistrati temono procedimenti disciplinari da parte del Consiglio superiore della magistratura. «Non potete chiedere a noi di sacrificarci per la libertà d’espressione» ha detto in buona sostanza Prete, il quale ha giudicato il documento «insufficiente e tardivo»: è emerso spesso, nei corsi, lo stupore per l’assenza dell’Ordine nazionale dei giornalisti – nella precedente consiliatura – durante le fasi di approvazione del decreto Legislativo. L’appuntamento più difficile è stato forse quello dell’8 maggio, a Lecco, dove il procuratore Ezio Domenico Basso ha argomentato con irremovibile rigore a favore di un’applicazione “letterale” delle norme del decreto legislativo. Il prossimo evento sul territorio lombardo è previsto ora il 29 giugno a Pavia, alla presenza del procuratore Fabio Napoleone e del presidente del Tribunale Guglielmo Leo. Non tutte le porte restano chiuse. Il 5 maggio si è tornati a parlare di presunzione di innocenza a Milano. Fabio Roia, presi- dente del Tribunale di Milano, e il procuratore aggiunto Eugenio Fusco hanno aperto la strada a nuove forme di comunicazione da parte degli uffici giudiziari. Il “padrone di casa, il presidente dell’Ordine degli avvocati, Antonino La Lumia, e la nuova presidente delle Camere penali, Valentina Alberta, hanno manifestato interesse. Saremo coinvolti nelle discussioni.
È un fatto da tener presente, in ogni caso, la scelta dei procuratori di applicare le norme rifugiandosi quasi nel silenzio. Non dappertutto è così, e non si vede perché dovrebbe esserlo. Se il timore di una segnalazione disciplinare è reale, è anche vero – come ha detto un magistrato in un colloquio privato – che il procuratore può subire una procedura disciplinare «perché ha dato informazioni, ma anche perché non le ha date o perché le ha date male». Sembra quasi che il silenzio abbia anche una dimensione provocatoria verso le norme sulla comunicazione giudiziaria.
Questa idea spinge ora l’Ordine a percorrere due strade. La prima è quella giudiziaria: provare a creare le condizioni per un giudizio di fronte alla Corte Costituzionale. La seconda punta invece all’abrogazione o, almeno, alla profonda revisione delle norme: coinvolgere i deputati e i senatori “lombardi” – residenti o eletti nella regione – sarà il prossimo compito dell’Ordine e della sua Commissione Cronaca nera e giudiziaria.