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LIBERTÀ DI INFORMAZIONE/4 Saranno tutte assemblee «a porte chiuse»?

Salvo modifiche in Parlamento, il «disegno di legge Capitali» rischia di tradursi in un ostacolo per tutti i cronisti che seguono e raccontano la vita delle società quotate: un danno per i piccoli soci e i cittadini di

Gerardo Graziola

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«L’assemblea (di una società quotata, ndr) ha perso la sua funzione informativa, di dibattito e di confronto essenziale al fine della definizione della decisione di voto da esprimere» scrive il Governo nella relazione al disegno di legge Capitali, approvato in Consiglio dei ministri pochi giorni dopo Pasqua. «La partecipazione all’assemblea – si legge ancora - si riduce, in particolare modo per gli investitori istituzionali e i gestori di attività, nell’esercizio del diritto di voto in una direzione definita ben prima dell’evento assembleare».

Il testo è frutto di una lunga gestazione da parte del ministero dell’Economia. E rischia di avere conseguenze non soltanto per i soci piccoli risparmiatori ma anche per i cronisti. Quello che sembra profilarsi, infatti, è l’addio alle assemblee delle società quotate a porte aperte, con la partecipazione dei soci, il dibattito sul bilancio e le altre proposte, come la remunerazione dei top manager, con la conseguenza che i cronisti finanziari non potranno più assistere al dibattito e in generale all’iter di approvazione.

Il sottosegretario al ministero dell’Economia, Federico Freni, in un’intervista al Sole 24 Ore, ha detto che il testo è aperto alle modifiche in Parlamento. C’è da augurarselo. Con questa norma in vigore, infatti, le assemblee delle quotate diventerebbero

In questa modalità, le domande dei soci sono presentate solo in forma scritta, così come le risposte della società alle quali non si può controreplicare definitivamente a porte chiuse: basterà inserirlo nello statuto. La modalità del “rappresentante designato” ha esordito con la pandemia, con il fine di ridurre i rischi di contagio. In questa modalità, le domande dei soci sono presentate solo in forma scritta, così come le risposte della società, alle quali non si può ovviamente controreplicare. Ma se le assemblee delle quotate fossero state a porte chiuse negli ultimi dieci anni, noi cronisti non avremmo scritto decine e decine di pagine di cronaca finanziaria. Molte notizie di contrapposizioni tra soci, fulcro della vita di una società, sarebbero rimaste nell’ombra.

Le assemblee a porte aperte sono particolarmente utili nelle situazioni di conflitto sul governo societario, quando si contrappongono importanti gruppi di azionisti. Basti ricordare le assemblee fiume delle banche popolari prima della loro trasformazione in spa, lo scontro in Bnl ai tempi dei cosiddetti “furbetti del quartierino” o i mesi difficili della Cassa di Genova, per dare un riferimento più recente. Tutti casi nei quali il lavoro dei giornalisti presenti alle assemblee ha offerto un’informazione puntuale e tempestiva.

Se le assemblee si fossero svolte così negli ultimi dieci anni, noi cronisti non avremmo scritto decine e decine di pagine di cronaca finanziaria

Prima del Covid la partecipazione silente dei giornalisti era sancita (lo è tuttora) da una raccomandazione della Consob. In quest’ultima tornata di primavera la quasi totalità delle quotate ha colto l’occasione della proroga della normativa Covid e ha confermato la chiusura delle porte a soci e, non si capisce bene con quale ratio, anche alla stampa. La proroga della modalità di riunione “a porte chiuse” nella stagione assembleare 2023 non ha permesso, ad esempio, l’accesso alla stampa ad un’assemblea importante come quella di Tim. È mancata, quindi, la possibilità di dare conto, in tempo reale, di un voto negativo del principale azionista della società delle tlc, atto non di secondaria importanza per un piccolo azionista della società, che ha potuto saperlo in ritardo attraverso il comunicato ufficiale della società rispetto ai soci con rappresentanti in cda. È solo un esempio di asimmetria informativa che la proposta sullo svolgimento delle assemblee del Ddl Capitali rischia di reintrodurre.

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