Notiziario CAI Carpi 2023-02

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NOTIZIARIO

club alpino italiano - sezione di carpi-aps

www.caicarpi.it - info@caicarpi.it

PERIODICO TRIMESTRALE

Direttore responsabile: Nelson Bova.

Redazione: Via Cuneo, 51 - Carpi (Modena).

Proprietario: CAI - CLUB ALPINO ITALIANO - Sezione di CARPI - APS.

Autorizz. Trib. Modena n. 592 del 24/12/76 - Stampato in proprio Iscrizione al R.O.C. col nr. 12740 L'abbonamento riservato ai Soci è compreso nella quota associativa.

AGENDA

USCITE ATTREZZATE ARRAMPICATA “NO BIG” CORSO DI SPELEOLOGIA

USCITE IN GROTTA ESCURSIONI I FANTALPICI RDV - RIPRENDIAMOCI DI VISTA PALESTRA TOTEM CORO CAI CARPI

I BIBLIOTE-CAI CONSIGLIANO a cura di Orville Pelatti

I FUNGHI... DI STAGIONE a cura di Stefano Beltrami

ZAINO IN SPALLA SUI CAMMINI NEL MONDO LA PELLEGRINA FELICIA di Felicia Lo Sapio

RITORNO ALLA CORALITÀ di Carmen Gasparini

CENTO DI QUESTI FANTALPICI di Marco Bulgarelli

SERGIO MARTINI AL CAI DI CARPI di Dario Fait

IL MIO NOME È DOLOMIEU di Nelson Bova

20ª MARCIA DEI TORI di Monica Favalli

LA VIA ROMEA GERMANICA IMPERIALE di Nelson Bova

anno 41 / n. 2 - estate 2023
25 Aprile - Sentieri Resistenti - Nei dintorni di Pavullo (Foto Olivetta Daolio)

RELAZIONE DEL PRESIDENTE ANNO 2022

Carissimi soci, rivolgo a tutti voi un caloroso benvenuto e vi ringrazio per la partecipazione.

Il 2022 è stato un anno in cui si è superata l’emergenza che ha caratterizzato il periodo durante il quale imperversava il Covid, pertanto le nostre attività e la vita di sezione hanno ripreso un andamento che possiamo definire normale. I benefici di questa ritrovata situazione si sono fatti sentire sicuramente anche per quel che riguarda il numero dei soci, che è aumentato superando di nuovo la soglia che potremmo definire psicologica degli 800 iscritti: 818 per la precisione è il numero raggiunto, con un aumento di 53 unità rispetto all’anno prima.

Va osservato che oltre a recuperare certi soci i quali, per un motivo o per un altro, negli anni della pandemia non avevano rinnovato il bollino, l’aumento è stato determinato anche da parecchie nuove iscrizioni di persone desiderose di partecipare in vario modo alle nostre proposte. Noi infatti con entusiasmo abbiamo rimesso in piedi un calendario finalmente assai ricco come un tempo di attività, di corsi e di uscite in ambiente (di cui dopo si leggeranno le relazioni), che sembrerebbe aver suscitato parecchio interesse verso ciò che facciamo - chissà, forse anche a causa di quella che possiamo definire la recente scoperta della montagna da parte di tantissime persone che prima non la frequentavano.

Sicuramente di estrema rilevanza è che dopo ben tre anni in cui non figurava in calendario, siamo tornati ad organizzare il Corso di alpinismo, che costituisce, lo ricordiamo, una proposta di prioritaria importanza per una sezione CAI. Rimane invece il rimpianto, purtroppo, per il mancato svolgimento nel 2022 della Marcia dei Tori, riproposta nell’anno in corso grazie all’impegno di un gran numero di soci volontari che già da tempo si sono resi disponibili per rendere di nuovo possibile questo evento assai apprezzato.

La Sezione, e la Segreteria in particolare, ha continuato a mantenere l’orario di apertura stabilito durante la pandemia, il martedì dalle 21:00 alle 23:00 e il giovedì dalle 16:30 alle 19:00, anziché, come prima eravamo abituati, il venerdì sera: questo perché è stato osservato che l’apertura pomeridiana del giovedì è particolarmente apprezzata dal pubblico.

Tornando all’interesse di cui si parlava prima verso le attività che proponiamo, abbiamo sempre ben presente che la nostra missione principale è quella di insegnare ad andare in montagna con consapevolezza e di accompagnare per quanto possibile in sicurezza chi partecipa alle nostre uscite. Si pone quindi sempre molta attenzione alla formazione o all’aggiornamento degli accompagnatori e degli istruttori titolati a tutti i livelli, i quali sia individualmente che collettivamentericordiamo per esempio che gli istruttori di alpinismo e di scialpinismo fanno parte della Scuola “A. Montanari” -, nel 2022 non hanno mancato di curare il consolida-

mento o l’approfondimento delle proprie competenze tecniche e culturali legate all’andare in montagna. Cito in particolare il caso del vice presidente Paolo Lottini, che lo scorso anno ha conseguito il titolo di ANE (Accompagnatore Nazionale di Escursionismo), al quale, non ancora appagato da questo, ha di seguito aggiunto l’impegnativa specializzazione di Osservatore neve e valanghe. Per quel che riguarda invece in particolare l’attività di speleologia, è stato formato un nuovo istruttore sezionale, Giorgio Sassone.

Lo scorso anno abbiamo sostenuto un’attività di formazione totalmente dedicata a sei ragazzi del Cai di Pavullo, dopo che ci è stato chiesto di prepararli e di assisterli nel percorso necessario per diventare istruttori di alpinismo - cosa che abbiamo fatto molto volentieri - : si è trattato del primo passo necessario da compiere in vista di un futuro ingresso della Sezione del Frignano nella Scuola “A. Montanari”.

Si è dato vita a un rapporto di collaborazione anche con la Agesci diocesana, l’associazione degli scout con cui abbiamo delle affinità almeno per quel che riguarda la frequentazione della montagna. In particolare abbiamo fatto due incontri di formazione per i capi dedicati alla topografia e alla preparazione di uscite in ambiente montano, inoltre abbiamo più volte accolto dei gruppi di ragazzi e ragazze nella Palestra “Totem”, consentendo loro così di sperimentare per la prima volta le iniziali tecniche rudimentali di arrampicata. Con l’Agesci abbiamo inoltre sottoscritto una convenzione che consente agli scout di usufruire del prestito di libri della nostra biblioteca e la consultazione di carte escursionistiche, esattamente come avviene per i nostri soci.

La Palestra “Totem” continua ad essere assai frequentata durante le serate di apertura del martedì e del giovedì. Purtroppo, non abbiamo potuto acconsentire alle richieste che ci sono state fatte da varie scuole di ogni ordine e grado - elementari, medie, superiori - di poter svolgere attività didattiche al mattino presso la nostra palestra di arrampicata. Questo per varie ragioni: mancanza di nostri volontari in grado di sostenere degli orari di apertura complessi, ricalcati su quelli delle scuole e sulle loro esigenze, e la mancanza di mezzi pubblici o di pulmini comunali necessari per il trasporto degli alunni provenienti da istituti dislocati in zone lontane, anche fuori Carpi.

La scoperta della montagna da parte di folle che poi si accalcano letteralmente sui sentieri, fenomeno sociale recente al quale si è accennato prima, ha avuto delle conseguenze positive almeno per quanto riguarda il nostro Rifugio “ Città di Carpi”, meta estiva ed invernale di escursionisti e scialpinisti sempre più numerosi. Purtroppo il cambiamento climatico e la siccità conseguente si sono fatti sentire anche a quelle altezze, e in prossimità dell’edificio è stato necessario interrare una vasca di riserva per l’acqua da 10000 litri di capacità. Essa viene utilizzata per i servizi igienici, in modo tale da non consumare l’acqua della sorgente nel momento in cui, come è capitato, può diminuire il suo flusso fino quasi ad esaurirsi, col pericolo di dover chiudere il

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Rifugio durante la stagione estiva. Per quest’opera indispensabile abbiamo chiesto e ottenuto un contributo dal CAI centrale, ed è stata fatta la domanda anche per un altro sostegno economico relativo alle spese che abbiamo avuto per sostituire le batterie ormai esauste dell’impianto fotovoltaico.

Dopo la lunga parentesi Covid, anche il Coro diretto dalla Maestra Franca Bacchelli ha ripreso le sue serate di prova al martedì, e ai vecchi canti ne sono stati aggiunti altri mai affrontati prima d’ora per preparare un ampio repertorio da presentare al pubblico di una rinnovata stagione di concerti.

Nei mesi invernali abbiamo continuato a dedicare alcune serate di venerdì agli approfondimenti su varie questioni di argomento naturalistico: come avvenuto durante il periodo della pandemia, per motivi organizzativi e anche per comodità si è preferito mantenere la formula degli incontri in videoconferenza i quali hanno ogni volta richiamato l’attenzione di un pubblico numeroso e interessato.

Dire Biblioteca CAI per molto tempo è stato esattamente come pronunciare il nome di Vittorio Lodi: qui voglio ricordare Vittorio per la passione e l’impegno con i quali si è sempre votato alla cura di questo nostro tesoro di testi, che possediamo, dedicati alla montagna. Ora bibliotecaria a tempo pieno è Olivetta Daolio, coadiuvata da Orville Pelatti e Rino Cipolli, sempre attenti ad aggiornare il catalogo dei libri con nuovi titoli, accompagnandoli con presentazioni e proposte di lettura per diffonderne una maggiore conoscenza presso i nostri soci.

Il “Notiziario”, il nostro organo di stampa, continua a mantenere la vivacità, il colore e il calore a cui ci siamo abituati da quando non molto tempo fa si è formata quella agguerrita Redazione diretta da Nelson Bova che, forte di idee sempre nuove da proporre ai lettori e non ultimo del coordinamento di Monica Favalli, ha ridato nuova vita a questo nostro foglio sezionale. Non mi stancherò di ringraziare il Circolo “Gorizia”, e la Presidente Ester Caliumi e il signor Tonino Pelatti in particolare, per la disponibilità che sempre ci viene dimostrata ogni volta che per qualche motivo abbiamo bisogno, e per il rapporto di reciproca collaborazione durante la gestione della complessa struttura in cui sono ospitate le

nostre due sedi.

Nella approssimarmi al termine di questa mia relazione rivolgo il pensiero a due nostri soci venuti a mancare lo scorso anno, Gloriano Cottafavi (Mimmo per chi lo ha conosciuto) e Alfonso Garuti, insostituibile accompagnatore durante numerose nostre gite culturali dedicate alla scoperta di luoghi storici spesso sconosciuti ai più.

Concludo come di consueto ringraziando di cuore ognuna di quelle persone che con il proprio impegno garantiscono a tutti i livelli l’esistenza di questo nostro sodalizio fatto di appassionati di montagna: non dobbiamo dimenticare che senza la loro dedizione non potremmo creare e condividere quelle indimenticabili esperienze vissute insieme che segnano molte delle nostre giornate trascorse in cima ai monti. I nostri volontari appunto, che dedicano passione e tempo alla complessa vita di Sezione spesso anche assumendosi delle responsabilità sicuramente di non poco conto: 108 volontari ufficialmente attivi, ma molti, molti meno se consideriamo quelli che vediamo impegnati costantemente nelle varie attività. Ne servirebbero altri ancora, e proprio per questo confidiamo sulla disponibilità di alcuni neopensionati che si sono detti pronti a dare, come si suol dire, una mano.

Da ultimo, naturalmente, un grazie particolare e colmo di riconoscenza ai componenti della Segreteria, Loretta per prima, ma anche Roberto, Teresa, Luisa, Ernestina. Un caro saluto a tutti.

Carpi, 24 marzo 2023

il Presidente Marco Bulgarelli

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NOTIZIE

C.A.I. SEZIONE DI CARPI - APS: Via Cuneo, 51 - 41012 CARPI (Modena) - Telefono e Fax: 059/696808 Orari d’apertura: martedì dalle ore 21,00 alle ore 22,30 e giovedì dalle ore 16,00 alle ore 19,00 Redazione: notiziario@caicarpi.it

Rifugio Città di Carpi (Cadini Di Misurina): Gestione Famiglia Molin - Tel. 0435 39139

RINNOVO QUOTE SOCIALI 2023

SOCIO ORDINARIO: euro 43,00

SOCIO FAMIGLIARE: euro 22,00

SOCIO JUNIORES: euro 22,00

SOCIO GIOVANE: euro 16,00 (età compresa tra i 18 e i 25 anni)

E’ possibile iscriversi fino al 31 ottobre 2023 con un aumento della quota di €1,00.

Il Consiglio Direttivo

COPERTURA ASSICURATIVA

Ricordiamo ai soci che il 31 marzo è scaduto il termine per la copertura assicurativa.I rinnovi e le iscrizioni si possono effettuare in sede il martedì dalle ore 21e il giovedì pomeriggio dalle 16 alle 19.

L’ALPINISMO CARPIGIANO

DAL SETTECENTO AI GIORNI NOSTRI

La storia dell’alpinismo carpigiano raccontata da Dante Colli è acquistabile presso la sede e le librerie.

BATTI E RIBATTI... IL 5 x MILLE

Nella prossima dichiarazione dei redditi cogli l’occasione e devolvi il 5 x 1000 alla tua associazione. Basta firmare e trascrivere il Codice Fiscale della Sezione nello spazio apposito: 02178870362

(C.A.I Sezione di Carpi APS, Via Cuneo 51, 41012 Carpi).

La Segretaria Sezionale

CHIUSURA ESTIVA

La sede rimarrà chiusa per le vacanze estive dal 4 al 23 agosto.

Novità in BiblioCAI 2023

Nella biblioteca del CAI di Carpi sono presenti questi nuovi libri:

• Francesco Casolo - LA SALITA DEI GIGANTI

Il sogno di due uomini visionari. Il destino di due donne coraggiose. Feltrinelli

• Dolores laChapelle - POLVERE PROFONDA NEVE

40 anni di sci estatico, valanghe e saggezza ambientale. Alpinia

• Mauro Corona - QUATTRO STAGIONI PER VIVERE ”Quel silenzio totale, ...non mi impressionava più come all’inizio della fuga”. Mondadori

• Fosco Maraini - PAROPAMISO

Spedizione romana all’Hindu-Kush ed ascensione del Picco Saraghar (7350 m). CDA

• E. Cischino /A. Arnoldi - GLI ANELLI DEL MONVISO

Le più belle escursioni con vista sul Re di Pietra. Fusta

• Robert Peroni - DOVE IL VENTO GRIDA PIU’ FORTE

La mia seconda vita con il popolo dei ghiacci

Sperling & Kupfer

Una linea del tempo che traccia 300 anni di storia tra i carpigiani e le montagne, è un filo conduttore che Dante Colli descrive splendidamente nella sua ultima fatica letteraria dal titolo “L’ALPINISMO CARPIGIANO” dal settecento ai giorni nostri. Il libro nasce dalla volontà della sezione di celebrare il 75° anniversario della fondazione della sezione e il 50° anniversario dell’inaugurazione del rifugio Città di Carpi ai Cadini di Misurina e Dante Colli ne è l’autore. Finito di stampare nel mese di ottobre 2020 il libro è presentato da Vincenzo Torti Presidente Generale del C.A.I. il quale si chiede come mai una comunità posta in pianura abbia fatto nascere una sezione di Club Alpino così ben strutturata.

• P. Favero/S. Carniel - C’ERA UNA VOLTA IL BOSCO

Gli alberi raccontano il cambiamento climatico. Sarà una pianta a salvarci? Hoepli

• G. Miserocchi - SFIORARE IL CIELO

Le grandi conquiste alpinistiche e lo sviluppo delle conoscenze sulla fisiologia dell’alta quota.

Club Alpino Italiano

• M. Albino Ferrari - MIA SCONOSCIUTA

“A lei non piaceva soprattutto l’idea di purezza, le piacevano gli ibridi...”. Ponte alle Grazie

• M. Albino Ferrari - NEL CASTELLO DELLE STORIE

Montagne, ghiacciai, foreste da oggi al 1778. Hoepli

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SCUOLA REGIONALE DI ESCURSIONISMO EMILIA ROMAGNA

Dal 1998 Davide Caiumi è ISTRUTTORE NAZIONALE DI ALPINISMO

Dal 2013 Marcello Borsari è ISTRUTTORE REGIONALE DI SPELEOLOGIA

Da maggio 2023 PAOLO LOTTINI va ad ampliare la gamma degli istruttori presenti nella nostra sezione, ha conseguito il titolo di DIRETTORE

REGIONALE SCUOLA DI ESCURSIONISMO. Ma non solo, Paolo, è anche Accompagnatore Nazionale di Escursionismo e Osservatore Neve e Valanghe.

Abbiamo chiesto a Paolo in cosa consiste questa nuova nomina e la missione della Scuola Regionale di Escursionismo Emilia Romagna

La Scuola Regionale di Escursionismo Emilia-Romagna del Club Alpino Italiano, costituita nel 2017, ha lo scopo di fornire un supporto specifico per la formazione e l’aggiornamento dei Titolati e Qualificati di escursionismo e cicloescursionismo di primo livello (AE/AC) e dei sezionali (ASE/ASC) tramite la didattica e le tecniche connesse alla pratica dell’escursionismo e cicloescursionismo secondo le direttive della Scuola Centrale di Escursionismo.

Elabora i metodi più idonei per una corretta fruizione escursionistica dell’ambiente montano anche dal punto di vista della sicurezza, del rispetto dell’ambiente e dei costumi e tradizioni delle genti, della tutela della rete sentieristica e della crescita culturale e conoscenza del territorio.

Nello specifico:

• Provvede alla formazione e alla verifica degli Accompagnatori di escursionismo e cicloescursionismo e all’organizzazione degli aggiornamenti tecnico-culturali.

• Coadiuva le Scuole Sezionali e può designare il Direttore dei Corsi Base, Avanzato ed Invernale su richiesta delle Sezioni che non sono in grado di provvedervi autonomamente.

• Provvede alla verifica dell’uniformità didattica dei corsi sezionali.

• Può organizzare seminari o corsi monotematici che riguardano la cultura della montagna e la frequentazione in sicurezza.

La Scuola è composta da un organico di 9 titolati di varie Sezioni dell’Emilia Romagna, di cui 8 Accompagnatori di Escursionismo e 1 Accompagnatore di Cicloescursionismo.

Nel congratularci con Paolo, auguriamo a lui ma anche a Davide e Marcello BUON LAVORO!

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ALZIRO MOLIN di Dante Colli

L’alpinismo fa parte della realtà e della nostra vita. E’ un fatto storico e di costume, non c’è frattura fra i vari contesti d’epoca. La conoscenza, la cultura e l’espressione della nostra personalità diventa un atto dello spirito. Si aggiunge la rilevanza del carattere e le singole capacità dei protagonisti. Ne deriva la presenza e la conoscenza di personaggi che, oltre a imporsi alla nostra attenzione, per queste considerazioni e virtù, maturano una personalità talmente caratterizzata da identificarsi con l’ambiente in cui sono nati. A parlare, infatti, con Alziro Molin (29.4.1935 – 11.4.2023) si ha immediatamente la sensazione che le Dolomiti di Auronzo siano immedesimate nella sua figura e che egli le rappresenti per la rilevanza del carattere e della personalità di vero protagonista dalla destra dell’Avisio, la distesa enorme delle Marmarole e del Sorapiss, alla sua sinistra, le cime del Cristallo, delle Lavaredo e della Croda dei Toni, mentre dalla gran piattaforma della scogliera emergono i Cadini e il Popera. Questo unificarsi tra persona e ambiente trova ancora più conferma quando viene scelto per la sua figura ed espressività come protagonista de “L’ultimo contadino” di Giuseppe Taffarel (1975) e di “Patriarca d’autunno” (1976) documentari che celebrano la fine della civiltà contadina. Segue nel 2015 “Tre Cime. La Trinità delle Dolomiti” di Giovanni Carrari, opere tutte che trasmettono il messaggio chiaro e fortemente rappresentativo di virtù e presenze di cui Alziro è rappresentante e portatore diventandone simbolo. Nono di tredici figli, Gui-

da Alpina, fa parte dei “Camosci di Auronzo”, servizio militare nella Julia, Istruttore della scuola Militare d’Alpinismo, nella Commissione tecnica nazionale A.G.A.I., Presidente della Sezione Cadorina del C.A.I., la sua vita è raccontata da Paola De Filippo Roia e dal nostro socio Enzo Lancellotti in: “Una vita. Mille montagne”. A questo punto vale la pena di soffermarsi sulla grande amicizia tra Enzo e Alziro. Li troviamo in cordata per una prima alla Punta di Frida, 2792 m., per Parete SE il 28 agosto 1965, 300 m, 9 chiodi, 7 lasciati, 5° grado. E’ solo l’inizio di una lunga consuetudine tra Alziro e la famiglia Lancellotti.

Enzo e Alziro li troviamo insieme alle spedizioni “Caucaso 69”, “Hoggar mountains 71/72” e nel 1974 alla “Groenlandia Orientale, Distretto di Angmagssalik 74” organizzata per il centenario della Sezione C.A.I. di Auronzo e non mancherà mai qualche via nuova. Anche Enrico Lancellotti entrerà in questo circolo virtuoso di varie spedizioni con diverse aperture di vie ma preferisco coinvolgerlo come secondo di Alziro nell’operazione di attrezzare la calata dal Campanile Dulfer sui Cadini di Misurina. Ai miei tempi si restava appesi nel vuoto a qualche metro dalla sosta e bisognava arrangiarsi. Un bel lavoro che dimostra la confidenza e la consuetudine tra i due a lavorare insieme per la sicurezza necessaria a chi si impegna su queste vie ben in vista del Rifugio Città di Carpi.

Ma va sottolineato, oltre ai singoli episodi, che furono oltre venti le spedizioni internazionali a cui partecipò Alziro. Un’attività davvero imponente persino con gli Scoiattoli di Cortina, gruppo di per sé esclusivo, sul Massiccio dell’Alto Atlante. Sulle Dolomiti, Alziro con-

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ta più di quaranta vie nuove e per sottolineare quanto lo si possa immedesimare con le montagne di casa, ripassando l’elenco di queste cime si vedrà come esse appartengono a massicci non troppo frequentati e comunque a torri e cime poco note e dimenticate. Cito solo quale esempio la Punta del Buco (2563 m) nel 1952 e la Torre Quattro laghi (2681 m) nel 1967. Personalmente mi ricordo un contatto indiretto con Alziro che mi consentì però di apprezzare il suo livello tecnico e una magnifica esecuzione di via nuova. Tornavamo dalla ripetizione della famosa via di Piaz del 1906 al Campanile Toro e girando attorno sulle ghiaie al ritorno ci trovammo sotto la parete Nord-Ovest- del Campanile ove corre la famosa e temuta via Molin. Bastò uno sguardo tra me e Furlani per sciogliere le corde. Purtroppo attaccammo troppo a sinistra e dopo una cinquantina di metri verticali di roccia liscia e compatta risultò impossibile proseguire e tanto meno traversare alla via Molin sulla destra e ci calammo, un po’ delusi anche se la giornata non era andata persa!. Lo raccontai a Molin e fu allora che mi chiese se ero disponibile per una sua biografia. Ma avevo al tempo

troppi impegni e … non era la mia zona! Per fortuna l’incarico passò a Enzo certamente più vicino ad Alziro e inserito in zona tra casa e Rifugio!

Numerosi i premi e i riconoscimenti ad Alziro. Cito: “Medaglia d’Oro” dei Ragni di Lecco per la grandiosa via sullo Spigolo della Su Alto in Civetta; “Medaglia d’Oro” dela Sezione

Cadorina del C.A.I. per la via sulla Nord della Croda dei Toni; “Premio A.N.A.; Pelmo d’Oro (1999); Libro d’Onore della Magnifica Comunità del Cadore (2016); Premio “Guide Alpine emerite (2011)”. Era persona autorevole nella valle d’Ansiei la sua autorevolezza, diretta o indiretta, favorì anche la costruzione del nostro Rifugio. Chiudo con un ultimo ricordo. Scendendo da Tre Croci per la Val d’Ansiei in un grigio pomeriggio passai davanti alle case di Gibertoni e Lancellotti, rallentai e, attraverso una finestra, con un colpo d’occhio, vidi Enzo e Alziro che giocavano a carte, assorti e concentrati nella penombra della sala. Non li disturbai e passai oltre . Ci mancheranno!

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NOTIZIARIO
IL CLUB ALPINO ITALIANO SEZIONE DI CARPI APS VIAGGIA CON

USCITE ATTREZZATE

USCITE GUIDATE SU VIE ATTREZZATE

Responsabile: Edi Forghieri (340 2875015)

I FANTALPICI

Responsabili dell’attività: Marco Bulgarelli, Alessia Giubertoni, Paolo Lottini, Monica Malagoli.

15-16 luglio - Pizzo di Vallombrina e Cima Solda (3387m) - Gruppo Ortles-Cevedale – EE

9-10 settembre - Sentiero dei Fiori (3160m max)

Passo del Tonale – EEA

29 ottobre - Monte Pisanino Via Normale (1946m)

Alpi Apuane – EE

19 novembre - Da Lucca a Pisa per la Via degli

Acquedotti - Monte Serra – E/EE

26 dicembre - Fantalpici after Christmas

Escursione a sorpresa

CORO CAI CARPI

1 settembre - Presentazione dell’attività

6, 13, 20, 27 settembre, 4, 18 ottobre - Lezioni teoriche

17 settembre - Ferrata delle Sasse (o Ferrata Chiesa)

1 ottobre - Ferrata Cima Capi

8 ottobre - Ferrata Campalani

22 ottobre - Ferrata Alpini Bismantova

ARRAMPICATA “NO BIG”

STAGE DI ARRAMPICATA DI BASE

Referente: Luca Mazzoli (I.S. Carpi)

13 settembre Presentazione (palestra Totem)

16-17 settembre Uscita in falesia

20 settembre Uscita Jeko Climb Modena

23-24 settembre Uscita in falesia

Aggiornamenti e dettagli sul sito www.caicarpi.it e sul prossimo numero del Notiziario.

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AGENDA
PROVE AL MARTEDÌ ore 21, sede CAI Diretto da Franca Bacchelli

CORSO DI INTRODUZIONE ALLA SPELEOLOGIA

Direttore: Marcello Borsari (I.S. Carpi)

NOTIZIARIO ESCURSIONI

329 3120590 - 333 7687822 - marcello.borsari@sns-cai.it

25 giugno - Sentiero delle Rose

2-3 settembre - Trekking e Yoga sulle Dolomiti

24 settembre - Sul Sentiero dei Ducati (in collaborazione con il CAI di Reggio Emilia)

8 ottobre - Forra del Lupo

15 ottobre - Progetto Vie Storiche: sulla Via Vandelli (in collaborazione con CAI di Modena, Pavullo, Sassuolo)

22 ottobre - Monte Acuto

12 novembre - Tre Cime del Bondone

lunedì 21 settembre: Presentazione del corso e 1ª lezione teorica (in sede)

27 settembre, 2, 11, 16, 18 ottobre: Lezioni teoriche in sede (o palestra Totem) ore 21. 24 settembre 1, 8, 14-15 ottobre: Uscite.

Le lezioni teoriche si svolgeranno alle ore 21 nei locali o nella palestra Totem presso la Sede in Via Cuneo, 51.

USCITE IN GROTTA

Responsabili: Borsari, Po, Santagata, Nasi, Sassone

18 Giugno - Grotta in Val Arnetola - Vagli Sotto - LU

16 luglio - Abisso del Corno - Asiago - VI

27 agosto - Abisso Vigant - Villanova - UD

17 settembre - Grotta Battisti - Paganella - TN

12 novembre - Vallunga - siago - VI

17 dicembre - Buca Romagna - Riolo Terme - RA

ATTIVITÀ SPELEO IN PALESTRA TOTEM

27 settembre, 18 ottobre, 22 novembre (ore 21 palestra TOTEM presso la sede CAI)

Aggiornamenti e dettagli sul sito www.caicarpi.it

RDV - RIPRENDIAMOCI DI VISTA

GIORNATA DI ARRAMPICATA PER TUTTI GLI

EX CORSISTI (e non solo...)

Domenica 22 Ottobre - Località da definire

Responsabili: Istruttori Cai Carpi della Scuola Montanari.

INGRESSO RISERVATO AI SOCI CAI

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Funghi... di Stagione

a cura di Stefano Beltrami Gruppo micologico città di Carpi carpifunghi@libero.it https://www.facebook.com/Carpifunghi/

Si fa presto a dire “Porcino” (1ª parte)

E’ la “preda “ più ambita e ricercata da orde di cercatori di funghi che in Autunno si alzano prima dell’alba e partono in direzione delle montagne al chiaro di luna per arrivare per primi sulle proprie fungaie “segrete” che magari vengono tramandate da padre a figlio e che mai verranno rivelate a nessun altro!!

Scherzi a parte la stragrande maggioranza dei cercatori di funghi nel nostro paese ha come obiettivo principale il “Porcino”, ambito ed agognato ritrovamento che muove pure una fetta dell’economia montana con il pagamento dei permessi di raccolta, le colazioni nei bar, i pranzi nelle trattorie ed in alcune località sagre e feste a tema.

Il perchè di questa frenesia è presto detto, infatti questi funghi oltre ad avere un’ottima resa in cucina hanno caratteri unici che li rendono pressochè inconfondibili e per un appassionato il loro ritrovamento è un’esperienza emozionante ed appagante.

Ma quali sono queste caratteristiche uniche che rendono questo gruppo di funghi (Gruppo perchè quando si parla di “Porcino” ci si riferisce ad un gruppo di 4 specie diverse ma con caratteristiche simili, tutte ottime commestibili da ben cotte) quasi inconfondibile con altre specie? Iniziamo col dire che sono funghi con:

•l’imenio a pori (molte volte nei funghi vecchi viene chiamata “Spugna”) che nel fungo giovane sono bianchi per poi colorarsi di giallo ed infine diventeranno verde oliva nel fungo vecchio;

•La carne è di colore bianco immutabile e non cambia colore minimamente al taglio;

•Il gambo di colore bianco, nocciola o rossastro a seconda della specie di solito è obeso è decorato da un fitto reticolo in rilievo concolore al gambo;

•L’odore è gradevole fungino (con sfumature diverse a seconda della specie) e la carne dolce;

•La cuticola del cappello di colore variabile da nocciola chiaro a bruno scuro a quasi nero o rossastro può essere vellutata o viscida/appiccicosa a seconda della specie

•Habitat di crescita in boschi o radure boschive di diversi tipi di piante ma soprattutto Quercia, Casta-

gno, Faggio e Abete a tutte le altitudini dal livello del mare al limite superiore della vegetazione, anche a 2000 mt. Con le solite differenze a seconda della specie.

Tecnicamente, per esempio sulle confezioni di funghi secchi, queste specie sono raggruppate nella dicitura “ Boletus edulis e relativo gruppo” ed è composto dalle specie:

In alto a sinistra Boletus edulis (Porcino)

In alto a destra Boletus pinophillus (Porcino rosso)

In basso a sinistra Boletus reticulatus (Estatino)

In basso a destra Boletus aereus (Porcino nero o Bronzino)

I nomi tra parentesi sono nomi volgari della nostra zona, in altre regioni vengono usati nomi volgari diversi come per esempio “Brisa” in Trentino o Ceppatello in Calabria. Altre persone fanno erroneamente distinzioni a seconda della forma che assumono oppure dei boschi nei quali nascono creando specie di “Porcini”diverse che dal punto di vista scientifico non hanno riscontro ma sono forme ecologiche delle solite quattro specie.

Abbiamo detto che i “Porcini” hanno caratteristiche che li rendono quasi inconfondibili con le altre specie, soprattutto con le tossiche che hanno colori completamente diversi e viraggi della carne all’azzurro più o meno intensi, c’è però una specie non tossica ma con la carne amarissima che non cambia colore al taglio, fungo che ad uno sguardo distratto assomiglia al Boletus reticulatus e se finisce cucinato renderà il nostro piatto immangiabile. E’ il Tylophilus felleus, specie di cui parleremo meglio la prossima volta quando vedremo anche le differenze tra le varie specie di “Porcini”.

(Tylophilus felleus)

NOTIZIARIO 10

I biblioteCAI consigliano di

Lynn Hill

CLIMBING FREE

Cda & Vivalda Editori – 339 pp. - 2002

Dall’età di tredici anni, quando iniziò ad arrampicare, era chiaro che Lynn Hill avesse un dono insolito. In poco tempo è diventata senza dubbio la migliore arrampicatrice al mondo, aprendo vie così audaci e difficili che pochi altri seguiranno. E nel 1994, Lynn è riuscita in una salita che nessuno, uomo o donna, è stato in grado di ripetere: la prima “salita in libera” del Nose sull’El Capitan di Yosemite, il che significa che ha scalato quasi 1.000 metri di granito verticale senza usare attrezzatura per aiutarla a salire e tutto in meno di ventitré ore. In CLIMBING FREE, Hill descrive la sua famosa scalata e medita su come sfruttare la forza e il coraggio per spingersi a tali estremi. Racconta della sua caduta quasi fatale da 24 metri a Buoux in Provenza, della sua giovinezza come stunt artist per Hollywood, delle sue amicizie con le personalità più colorate dell’arrampicata e delle tragedie e dei trionfi della sua vita nel mondo verticale. Più che una semplice storia d’avventura, questo libro si distingue come un resoconto genuino e singolare di una vita vissuta in modo ricco e coraggioso.

Un episodio dalle prime scalate di Lynn e le sue sorelle:

A quel punto le gambe di Trish cominciarono a tremare violentemente. Perché le ballano così le gambe? Chiesi io (Lynn, sorella di Trish). “SINDROME DA MACCHINA DA CUCIRE” rispose Kathy in modo ermetico. Dato che Trish si teneva in equilibrio sulle punte dei piedi, e su questa gravava tutto il peso del suo corpo, la tensione nervosa dei muscoli faceva oscillare la sua gamba su e giù come l’ago di una macchina da cucire…..

Questo libro piacerà sicuramente agli scalatori poiché copre la vita di questa leggenda dell’arrampicata da come è entrata nell’arrampicata, alle sue esperienze crescendo come scalatrice in Yosemite, ai suoi trionfi nell’arrampicata competitiva.

Ma copre anche molto di più i problemi che una donna deve conquistare nel mondo dell’arrampicata maschile

Un famoso arrampicatore francese che più tardi divenne un mio amico, Jibè Tribout, un giorno mi lasciò di stucco con un commento estemporaneo. Mentre bevevamo un caffè au lait, discutendo dei livelli di arrampicata nel mondo, di punto in bianco Jibè farfugliò: “UNA DONNA NON POTRÀ MAI SALIRE UN 7C FLASH”. Il significato: le donne non sono brave abbastanza da riuscire a scalare una via di 7c al primo tentativo senza cadere giù….

Lynn Hill

Nata a Detroit nel 1961, cresciuta in California, dopo aver praticato nuoto e ginnastica artistica, a tredici anni scopre l’arrampicata. All’inizio, il suo campo di azione è il granito di Joshua Tree e della Yosemite Valley; viene poi a contatto con l’ambiente europeo e nel 1986 partecipa alla seconda edizione di Sport Roccia, ad Arco e a Bardonecchia. Durante la sua carriera agonistica ha vinto il Rock Master cinque volte. La Coppa del Mondo nel 1989. Nel 1994 è riuscita a portare a termine la prima salita in libera nel Nose sul Capitan percorrendo le 33 lunghezze della via in 23 ore.

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ZAINO IN SPALLA SUI CAMMINI NEL MONDO LA PELLEGRINA FELICIA di Felicia Lo Sapio

Perché fare il Cammino di Santiago?

Che cosa significa fare il Cammino?

Penso che nessuno sia in grado di rispondere con certezza a questa domanda. Come nessuno può giudicare il modo in cui vogliamo percorrerlo: a piedi, in bicicletta, a cavallo in carrozzina, soli o in compagnia. Come nessuno può conoscere le emozioni provate da ognuno di noi.

Quando si parte si ha paura di non farcela, di non essere capaci, di essere giudicati, di confrontarsi. Penso che la paura più grande sia quella di doversi specchiare nel proprio io, per poi riflettere su quale sia il vero significato di quanto vissuto e ti rendi conto che questa esperienza è un vero toccasana per la mente e la consapevolezza di un possibile cambiamento.

Quando ci entri dentro e incominci a viverlo scopri che non è solo trekking, non è un banale giro turistico alternativo e neppure una competizione. È una esperienza di vita.

C’è chi si affida alla fede e chi a qualcos’altro per tentare di raggiungere la felicità.

Entri in una strada dove vieni avvolto da un abbraccio virtuale fatto di sorrisi e gesti. Insomma, un’atmosfera quasi surreale che parla tante lingue diverse che tu riesci a comprendere anche se non le hai studiate. Ti accorgi che non è importante se sei ricco o povero, bianco o nero, alto o basso, magro o grasso, l’unica cosa che noti è come il pellegrino si pone a te, le sensazioni che ti arrivano, sensazioni che rendendo indimenticabile e unico quel momento, dandoti la forza di mettere un piede davanti all’al-

tro per km e km con forza e coraggio per raggiungere le tappe che ti sei data come obiettivo. A volte ti accorgi che fai fatica o che è sopraggiunto un dolore fisico, ed ecco che qualcosa succede o qualcuno ti rivolge un saluto o un sorriso che ti ricarica e senza rendertene conto sei già alla tappa successiva, passando per panorami mozzafiato. Il cammino ti fa provare una bellissima sensazione: vivere a contatto con il tuo corpo. Così, inaspettatamente, ti ritrovi a fare cose mai immaginate.

Riceverai e darai informazioni anche se il sentiero è ben segnalato dalle frecce: scopri è cambiato qualcosa nel tuo modo di pensare e vedere la realtà, scopri che ti stai aprendo verso l’altro. Ripensi alla frenesia quotidiana del lavoro, della scuola o la competizione con tutti e nessuno. Solo quando sei qui, immerso in questa atmosfera, capisci che quella è una lotta contro i mulini a vento e che vorresti farne a meno.

Questo è ciò che ho riportato a casa nello zaino dal Cammino di Santiago.

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RITORNO ALLA CORALITÀ

Dopo quasi quattro anni sembra che sia tornato il momento di riprendere la normale attività del Coro, che a parte qualche sporadica uscita, avevamo dovuto interrompere. L’ultimo concerto al quale abbiamo partecipato è stato ad Urbino il 14 dicembre 2019. Dopo questa data abbiamo cercato di trovarci insieme attraverso il WEB poi, passato il momento più cruciale ci siamo riuniti in sede CAI prendendo tutte le precauzioni necessarie: vaccinazioni, igienizzazioni e mascherine.

Abbiamo cantato con le mascherine anticovid Abbiamo avuto anche il coraggio di cantare con la mascherina, ma nessuno di noi ha “mollato” e ora siamo più che mai pronti per riprendere il cammino regolare.

Venerdì 28 aprile ci siamo recati a Ravenna su invito della locale Sezione del CAI, eravamo molto emozionati perché desiderosi di fare bella figura poiché era da gennaio che avevamo iniziato le prove. La prova generale, eseguita due giorni prima, è stata un mezzo disastro e speravamo proprio che si avverasse il detto per cui se la prova va male va bene lo spettacolo.

Abbiamo sbagliato l’inizio, ma poi i tanti applausi ci hanno caricato ed è stato un successo inatteso

L’accoglienza è stata molto calorosa sia da parte dei dirigenti molto simpatici ed amichevoli che da un pubblico di persone attente ed interessate a ciò che ascoltavano e comprensive come quando, iniziando un canto nuovo

con onore. Alla fine del concerto gli applausi sono stati molto gratificanti ed è stato richiesto un bis da molti dei presenti; non siamo il coro della Scala, siamo dei dilettanti, come giustamente ci ha presentato la nostra maestra Franca Bacchelli, ma la gioia è stata tanta che ci siamo sentiti GRANDI ed ovviamente abbiamo generosamente concesso il bis cantando Il “Signore delle Cime”. Il merito della buona riuscita della serata non è stato solo di noi cantori anche se ci siamo impegnati per fare del nostro meglio, ma della pazientissima maestra Franca che ci ha guidato insegnandoci e sacrificando parte del suo tempo libero dalla scuola.

Ora siamo pronti a ripartire e a trasmettere al pubblico la gioia che noi stessi proviamo

18 saremo nella Chiesa di Sant’Ignazio in occasione della manifestazione “Arte in Movimento” per un concerto intitolato “Santa Maria Signora della neve”. La stagione terminerà il 17/18 giugno a San Vito di Cadore per ricordare il 40esimo anniversario della morte del nostro amico e socio CAI istruttore Ignazio Contri avvenuta durante un corso di arrampicata sul Monte Pelmo.

Riprenderemo a settembre con molta voglia di impegnarci perché vorremmo trasmettere a chi ci ascolta la gioia che proviamo nel cantare insieme e le emozioni

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CENTO DI QUESTI FANTALPICI

I Fantalpici . Cento di questi Fantalpici ! Una creatura che da poco ha compiuto, se così si può dire come si fa per gli anni, cento uscite dopo essere venuta al mondo una volta conclusa l’avventura precedente dei Percorsi Altern... Attivi , un’altra curiosa creatura che ha visto la luce grazie a una bella e partecipata collaborazione durata poco più di sei anni fra le Sezioni CAI di Carpi e Castelfranco E. Prima uscita dei Fantalpici il 12 dicembre 2010 - trentacinque persone che si aggirano contente sui colli dolci e arrotondati nei dintorni di Montese. Tredici anni dunque ci son voluti per arrivare al numero cento. L’intento era e rimane ancora la proposta di un programma di escursioni capaci di accontentare le aspettative di un ampio numero di persone, ossia di soddisfare gusti e livelli differenti dal facile al complesso, dal grazioso al bello al sublime, in montagna naturalmente ma non solo. Undici proposte all’anno da mettere in calendario, una al mese escludendo com’è comprensibile agosto. Se il numero cento lo si è conquistato soltanto in queste settimane, la ragione va attribuita soprattutto al mal-

tempo che in certi periodi è arrivato a perseguitare ripetutamente I Fantalpici una domenica di seguito all’altra, quasi si facesse apposta a scegliere precisamente quelle date infauste per uscire. Con una semplice operazione si può calcolare quante escursioni sono state annullate, ma anche il Covid però ha fatto la sua parte.

I Fantalpici , espressione certo un po’ strana e forse anche sgrammaticata (“I Fantalpìci”, qualcuno la pronuncia pure così), hanno avuto una madrina, Dalila, che ha presieduto come una fata benaugurante alla loro nascita stabilendo che proprio questo fosse il nome giusto da riconoscere alla nuova impresa fra tutti quelli che erano stati sottoposti al suo giudizio. In quella circostanza si era brindato come si fa quando c’è un battesimo.

I Fantalpici volevano e vogliono essere idealmente una specie di collettivo, come dire un gruppo esteso quanto sono le persone di volta in volta presenti, tante o meno di tante, dove ognuno è sempre e comunque uguale a sé stesso e quindi agli altri. Ognuno Fantalpico, tutti

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PIETRA PARCELLARA 2021 (Foto Dimes Corradi) CORNO ALLE SCALE in notturna 2017 (Foto Monica Malagoli)

Fantalpici. E tutti insieme su verso la cima. Si è provato anche a compilare dei programmi accogliendo le suggestioni di chi aspirava a certi suoi luoghi favolosi, desiderati senza tuttavia avere la possibilità di arrivarci; e non si è mancato di coinvolgere alcune personalità per collaborazioni un po’ di nicchia come quando con Nicola si è tentato – ma anche qui il brutto tempo ci ha

messo la zampa – di salire in vetta al Bishorn. Un gruppo organizzato ha bisogno di organizzatori stabili, e Marco Paolo e Alberto, con Daniela nel ruolo di segretaria scrupolosa e insostituibile, per anni hanno tenuto in piedi le attività e l’onore della ditta. Una media di quindici presenze a uscita fa almeno 1500 persone condotte fuori in giro per i sentieri. Non è un risultato da poco, a pensarci bene.

Di recente Alberto si è trovato ad essere collocato forzatamente a riposo (almeno per quel che riguarda l’attività escursionistica) da due ginocchia ormai totalmente usurate per essere troppe volte andate su e giù per i pendii. Ed ecco che il suo posto vuoto è stato occupato da Alessia e Monica, così un nuovo zoccolo duro – nel senso di appassionato e testardo - si è ora costituito ben determinato a raggiungere la prossima meta ideale, vale a dire – ce n’è bisogno? -, duecento di questi Fantalpici .

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GRAN PILASTRO 2022 (Foto Monica Malagoli) CORNO ALLE SCALE in notturna 2017 (Foto ...) MONTE CIMONE 2014 (Foto ...)

UNA STORIA FANTALPICA di Alberto Gavioli

... Ma che è??

Come la magica pianta di fagiolo nella favola di Giacomino, è una storia cresciuta forte, che dalla prima uscitina a Montale il 12 dicembre 2010 è salita oltre le nuvole del Bishorn pochi mesi dopo e ora brinda al centenario di uscite.

Cosa è che porta così in alto se non il desiderio,la volontà, il crederci, la condivisione e l’amicizia. Come nella favola i Fantalpici continueranno ad arrampicarsi sulla “pianta di fagiolo” e a “rubare” belle emozioni dal castello della natura.

E Fantalpica sia!

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MARMOLADA 2016 (Foto ...) BISHORN 2011 (Foto ...) LA NUDA 2022 (Foto Monica Malagoli)
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LA MONTAGNA PROTAGONISTA

Sergio Martini al CAI di Carpi per raccontare i suoi viaggi in Himalaya

Era luglio del 2021, stavo arrampicando in una fale sia sopra Rovereto, a Cister na, e conobbi una persona. Era un signore, non più gio vane, ma incredibilmente in forma. Mi dissi “devo assolutamente chiedergli qualche indicazione sulle vie di arrampicata della zona”. Non lo riconobbi.

Era Sergio Martini.

Fu molto disponibile, gentile e ci scambiammo il numero dicendoci che magari ci saremmo sentiti per fare qualcosa insieme. Ho pensato fosse una bellissima esperienza per me, io 35enne con poca esperienza alpinistica, poter approcciarmi all’arrampicata con lui.

La prima “vietta”, il virgolettato è d’obbligo, fu a San Paolo (Arco). Eravamo io, Sergio e Siegrifried Sthor, ex pilota di formula 1. Ero l’unico a non avere la pagina di Wikipedia. Ci fermammo davanti a una via. Con un po’ di imbarazzo chiesi “più o meno qual è il grado?” “qualche passaggio di settimo, niente di che”. Non dissi nulla ma la mia espressione fu sufficiente a far deviare la comitiva sulla via a fianco, meno impegnativa. Da lì nacque un’amicizia che ci ha portato a condividere diverse giornate di montagna: “le viette” come lui le chiama, che per me sono state “Vione”. Il mio istinto di sopravvivenza più di una volta mi ha fatto, mestamente, venir meno al ritmo alternato di salita: “Sergio ti va di salire anche questo tiro da primo?” Largo ai giovani…

Siamo stati ad Arco e sulle dolomiti (grandi e piccole)

per tante giornate in montagna. Sergio non è una persona loquace, preferisce l’ascolto alla parola. Ha conosciuto il mondo, scalato le vette più alte ma sembra che non gli interessi fartelo sapere. “Dario io non parlo molto ma se vuoi sapere qualcosa chiedi che mi fa piacere rispondere” mi disse una mattina.

È una persona che insegna senza lezione, si fa conoscere senza descriversi. L’autoreferenzialità non gli appartiene.

Il mio unico cruccio era non poter condividere questa conoscenza con altre persone.

L’occasione è però arrivata. Mi iscrivo al CAI di Carpi e conosco Nicola Bertolani, al quale racconto delle “viette” con Sergio. Sotto suo consiglio chiedo eventuale disponibilità a Sergio per una serata a Carpi: “Volentieri”, la risposta. L’organizzazione grazie all’impegno della sezione fila liscia, fatto salvo per la locandina. Come accennato, Sergio non ama il protagonismo: mancava poco che chiedesse di togliere anche il suo nome!

“Dario qui la protagonista è la montagna, io sono solo un narratore”.

E così il 31 marzo, dopo qualche modifica alla locandina, alle 21.00 Sergio è venuto a raccontarci della montagna Himalayana presso la sede di Carpi. La risposta di pubblico è stata forte: palestra della sede del CAI piena, oltre 130 persone presenti.

Dopo l’introduzione di Marco Bulgarelli, presidente di sezione e di Nelson Bova, giornalista RAI e moderatore

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della serata, si spengono le luci e Sergio ci racconta le sue diapositive, i file sul pc fanno perdere qualità alle immagini. La proiezione è quindi in vecchio stile -vintage piace dire a Sergio-, con il rumore in sottofondo del proiettore e la sala ipnotizzata dalle immagini e dal racconto. Sergio narra le ascese, i panorami, le persone, i dolori.

Lo stile è proprio il suo, non traspare nessun trionfalismo, nessuna retorica della conquista. Le immagini sono profonde, colgono i dettagli, gli sguardi, le sfumature. Le foto di vetta paiono come parte del processo esplorativo più che come obiettivo ultimo. Dopo le immagini segue un breve filmato dove a farla da padrona sono i sorrisi degli Sherpa e la popolazione di quei luoghi. A seguito un dibattito, tutte le persone presenti sono rimaste fino alla conclusione ben oltre l’orario previsto. Intorno alle 23.30 si è proprio dovuto mettere fine alle domande, il giorno dopo ci aspettava la falesia di Civago dove abbiamo scalato la bellissima arenaria macigno chiodata dalle guide Edoardo e Carlo Alberto Montorsi. Siamo stati accompagnati dalla troupe RAI capitanata dallo stesso Nelson Bova che ha filmato Sergio per un servizio del tg3 regionale.

Dopo l’esperienza emiliana mi sono rivisto con Sergio in occasione del week end pasquale. Ci avviamo sabato verso Padaro (Arco) per affrontare la via della Rampa.

Padaro è una parete piuttosto selettiva, i gradi non sono certo abbondanti, ma la via è proprio bella, mi entusiasma. Riesco a fare un tiro, non senza difficoltà, nonostante ciò mi sento bene. Tocca a Sergio, so che ama andare da primo di cordata, ma in quella circostanza mi osserva e mi sorride “Dario ti stai divertendo… fai anche questo”.

Arriva Pasqua e Palma, la moglie di Sergio, ha invitato me e la mia famiglia per il pranzo. Il meteo è favorevole e nonostante l’ottimo pranzo, non certo leggero, la voglia di arrampicare ci chiama. Andiamo in falesia, dove sono presenti ragazzi sui 20 anni che scalano un tiro a fianco al nostro piuttosto impegnativo. Sono bloccati su un passaggio: uno di questi lascia una maglia rapida (evita di abbandonare un rinvio) e si cala. A rotazione provano gli altri che nonostante gli sforzi e le urla non riescono proprio a superare quel passaggio. Sono rassegnati, tristemente si avviano verso casa. Sergio si avvicina e sottovoce dice

a uno dei ragazzi: “se vuoi ci provo io, se aspetti un po chino provo a vedere se riesco a salire e a buttarti giù la maglia rapida”. Il ragazzo è piuttosto incredulo e scettico, vorrebbe andarsene ma gli suggerisco di aspettare. Non deve attendere molto, la maglia rapida torna al proprietario. Largo ai giovani…

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LO

SPETTACOLO “IL MIO NOME È DOLOMIEU”

OSPITATO ALLA SEZIONE DEL CAI DI CARPI

Monologo sulla vita del padre delle Dolomiti.

L’idea è intrigante. Raccontare le montagne attraverso il suo toponimo. Le Dolomiti hanno un elemento in più per essere raccontate: la persona che dato il nome a questa affascinante e portentosa catena montuosa, estesa in 5 province e 3 regioni dal 2009 diventata patrimonio dell’umanità. Sappiamo che queste guglie e vette oltre i 3000 metri emerse dal mare 250 milioni di anni fa sono ricche di fossili, coralli marini e di Dolomia, una roccia principalmente costituita dal minerale Dolomite, particolare che attirò l’attenzione dello studioso e geologo francese Deodat de Dolomieu. Un personaggio la cui vita fu piena

nista, in galera. Ne uscì per intercessione (onerosa) del Papa. Per un periodo carabiniere, a lungo Cavaliere di Malta, ad un certo punto Dolomieu scopre l’interesse per la natura. Nel 1789 intraprende un viaggio in Italia. Sulle Dolomiti quelle rocce particolari attraggono la sua attenzione tanto che raccoglierà ben sei casse di pietre da far analizzare!

La Rivoluzione francese, scoppiata lo stesso anno, crea al Dolomieu cavaliere di Malta diversi problemi. Torna in carcere, dove vivrà esperienze terribili, tanto che, una volta libero, non riuscirà più a stare in mezzo alla gente e si rifugerà in montagna tra esplorazioni e studi geologici. Morirà nel 1801, all’età di 51 anni, per una leucemia fulminante.

Eugenio Maria Cipriani decide di raccontarne la vita dopo aver visitato, nel 2021, la mostra sul padre delle Dolomiti a Cortina D’Ampezzo. Laureato in lettere, giornalista, scrittore di guide alpinistiche ed escursionistiche, descrive le “montagne che ha sotto casa” a Verona come cattedrali gotiche dove c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire.

Uno spettacolo ambizioso e senza scenografie, per costi forse più che per scelta. Uno spettacolo quindi incentrato solamente su monologo e sulle capacità interpretative. Su questi aspetti, Cipriani dovrà ancora lavorarci un po’.

di avventure -e disavventure- che il veronese Eugenio Maria Cipriani da due anni racconta attraverso un monologo in cui lui stesso interpreta Dolomieu, con tanto di costume dell’epoca, di fine ‘700.

Un personaggio che passa più volte dalle prigioni ai più importanti salotti europei, tra i padri fondatori della geologia. Nello spettacolo “il mio nome è Dolomieu”, Cipriani, classe 1959, racconta di un ragazzo che, a 17 anni, durante una sfida a duello uccise l’avversario e finì, in un periodo in cui queste consuetudini iniziavano a non essere più tollerati dalla nascente società illumi-

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MARCIA DEI TORI Buona la Ventesima!

Dopo tre anni di fermo è tornata la Marcia dei Tori. Fiore all’occhiello del CAI di Carpi, la competizione fa parte dell’importante circuito di sette gare chiamato Circuito Trail dei Parchi Domenica 28 Maggio, in una giornata a dir poco perfetta, Marcia dei Tori ha compiuto il suo ventesimo compleanno, in un clima di grande festa e partecipazione. Graziati da un meteo favorevole, 230 atleti, uniti a 130 partecipanti non competitivi, hanno percorso il tradizionale anello di 13 km affrontando 750 metri di dislivello positivo, con punto di partenza e di arrivo il Capanno Tassone di Fanano, superando la vetta del Monte Spigolino (mt 1806) come punto più alto e attraversando l’ampio crinale dal panorama mozzafiato che con un tipico saliscendi li ha condotti al passo della Croce Arcana.

runners di montagna. Vincitori di questa edizione Samir Xhemalaj, classe 1994, con un favoloso tempo di 1h10’, primo della classifica maschile e Isabella Morini, classe 1971, con un altrettanto strepitoso tempo di 1h24’, prima della classifica femminile.

Un’organizzazione scrupolosa di un gruppo di volontari appassionati di montagna e un ambiente di notevole bellezza per questo evento molto amato e seguito dai

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LA VIA ROMEA GERMANICA IMPERIALE

Si scende dall’argine del Secchia dal centro di Rovereto sulla ciclabile in via Monti, poi si percorre via Benzi, via Gigliola, Ponte Lama e si fiancheggia il campo da pesca. Il sentiero continua per via Grilli, via Remesina, nel tratto dove c’è l’ex Campo di Concentramento. A Carpi entra in via Papa Giovanni XXIII e da via corso Fanti si attraversa, seguendo la tradizionale “vasca dei carpigiani”, Piazza Martiri e corso Alberto Pio. Dopo Piazza Garibaldi si esce dal centro storico e affiancando il cimitero si prosegue in via Bollitora a Santa Croce per Campogalliano, Rubiera e Sassuolo.

Sono certo che chi sta leggendo in questo momento e conosce il territorio si sia costruito una mappa immaginaria molto simile a quella proiettata sullo schermo da Dario Bondi durante la presentazione della Via Romea Germanica nella sezione del Cai di Carpi.

Dario informa i residenti e gli interessati che questo percorso da quest’anno devierà nella città modenese, e che quindi dalle finestre di casa di tanti si potranno vedere pellegrini e camminatori con lo zaino in spalla partiti da Arezzo e diretti a Trento.

La Via Romea Germanica Imperiale si estende per 600 km, è percorribile anche in bicicletta o con il più improbabile cavallo, attraversa 4 regioni, una provincia autonoma, una città metropolitana e ben 65 comuni. Questo se si percorre il tracciato originale dove la storia fa sovrapporre le antiche consolari romane alle vie ri-

nascimentali, settecentesche e commerciali, fino ai sentieri devozionali. Si chiama Romea perché Roma è la meta, Germanica per la sua origine, imperiale per la sessantina di imperatori che l’hanno modificata o anche solo utilizzata.

Il sentiero odierno, riproposto e riadattato nel 2020 dall’associazione del pavullese Dario Bondi e dai suoi

50 volontari ha però tante varianti, come appunto a Carpi, dove la via storica non è mai passata e neppure si è avvicinata troppo (il percorso originale è attorno a Sozzigalli). Aggiungendo le varianti, con bivi dove il pellegrino può scegliere, la VRG diventa molto più lunga:

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900 km e 80 comuni attraversati. In alcuni tratti è la via Vandelli, in altri il cammino di San Bartolomeo, la via Bibulca, quella che un tempo si chiamava via Imperiale, in altri le vie romane Cassia, Claudia e Aurelia. Predomina complessivamente lo sterrato, con l’asfalto sfiora il 30% dell’intero tracciato.

La guida, da poco uscita, propone 25 tappe-sosta e 9 varianti.

Per fare accordi con i comuni e con le strutture ricettive dei territori attraversati ci vuole tempo e soprattutto dobbiamo prima portare i camminatori a frequentare la via , racconta Dario a chi gli chiede se sono state attivate convenzioni con alberghi e ristoranti per i pellegrini. Qualche convenzione comunque l’abbiamo stipulata.

Credenziale alla mano, sempre meglio telefonare pri- ma per verificare che sia aperto. È complicato anche solo segnare la via. Quanto il tracciato entra nelle città e tu zitto zitto appiccichi a pali, muretti e alberi, i tuoi loghi e le tue frecce, i più tollerano fingendo di non vedere. A Firenze invece ce li hanno proprio tolti , continua Dario, e quando siamo ripassati rimettendoli li hanno tolti ancora. In Toscana la segnaletica la dobbiamo in più tratti affidare alle due righe orizzontali bianche e rosse dei sentieri tracciati CAI

La via Romea Germanica Imperiale aderisce alla EAVRG (european association of the via romea germanica) e alla FederCammini ed è in rete con altri cammini importanti come la via Francigena, il cammino di Sant’Olaf con il più famoso Cammino di Santiago.

Nel riquadro blu del logo un cerchio giallo con una croce sopra. Nel cerchio, di nuovo in blu l’immagine di un pellegrino con il bastone. E’ san Bartolomeo, uno dei 12 apostoli. Come Giacomo, Santiago in spagnolo. Chiamare i frequentatori della via dei pellegrini potrebbe quindi non essere del tutto fuori luogo.

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