NOTIZIARIO
club alpino italiano - sezione di carpi-aps www.caicarpi.it - info@caicarpi.it
PERIODICO TRIMESTRALE
Direttore responsabile: Nelson Bova.
Redazione: Via Cuneo, 51 - Carpi (Modena).
Proprietario: CAI - CLUB ALPINO ITALIANO - Sezione di CARPI - APS.
Autorizz. Trib. Modena n. 592 del 24/12/76 - Stampato in proprio Iscrizione al R.O.C. col nr. 12740 L'abbonamento riservato ai Soci è compreso nella quota associativa.
AGENDA
CORSO DI SPELEOLOGIA USCITE ATTREZZATE EE - ESCURSIONISTI ESPERTI USCITE IN GROTTA ATTIVITÀ SPELEO IN PALESTRA ESCURSIONI DEGUSTATIVE CAMMINATE AL TRAMONTO I FANTALPICI ESCURSIONI PALESTRA TOTEM RIPRENDIAMOCI DI VISTA
I BIBLIOTE-CAI CONSIGLIANO a cura di Olivetta Daolio e Orville Pelatti
I FUNGHI... DI STAGIONE a cura di Stefano Beltrami
DONNA DI FIORI a cura di Franca Lodi
LA MARATONA DELLA SABBIA di Manuela Dallavalle
ZAINO IN SPALLA SUI CAMMINI NEL MONDO Il Cammino Portoghese verso Santiago ai tempi del Covid di Nelson Bova
LA CORDA ROSSA DI SEBA MAT di Nelson Bova
anno 46 / n. 2 - estate 2022
Sebastiano Matarazzo (in arte Seba Mat) all’opera
RELAZIONE DEL PRESIDENTE ANNO 2021
Carissimi soci, rivolgo a tutti voi un caloroso benvenuto e vi ringrazio per la partecipazione. Anche se in misura inferiore rispetto al precedente, il 2021 è stato un anno ancora abbastanza travagliato a causa della pandemia, ma a differenza dell’altro gli sforzi che abbiamo fatto per portare avanti - per quanto possibile - le nostre attività previste e messe in calendario hanno ottenuto questa volta un maggior numero di risultati soddisfacenti. Nel 2020 la nostra vita di Sezione in parecchi momenti si era del tutto bloccata e grande, come purtroppo sappiamo, è stato il calo degli iscritti. Lo scorso anno invece molte cose si sono rimesse in moto, e seppure con fatica e prudenza – penso per esempio all’apertura serale della sede limitata al solo martedì, mentre quella del giovedì pomeriggio (che sostituisce quella canonica del venerdì sera) è stata disposta soprattutto per facilitare le nuove iscrizioni e i rinnovi del bollino – seppure con una certa cautela, dicevo, si è ripartiti creando e cercando di sostenere un calendario quanto più ricco possibile di proposte. Non c’è bisogno di sottolineare che tutte le iniziative messe in cantiere sono state portate a termine di volta in volta nel pieno rispetto delle disposizioni governative e delle indicazioni ricevute dal Cai Centrale in materia di sicurezza.
Comincio quindi col segnalare che nel 2021 abbiamo raggiunto il numero di 765 iscritti con un aumento di trenta unità rispetto all’anno prima: si tratta di un fatto importante anche perché ora abbiamo diritto ad avere due delegati - e stasera dovremo ufficialmente assegnare l’incarico al secondo - come rappresentanti alle assemblee regionali e nazionali del Club Alpino, mentre nel 2020 ne avevamo perso uno essendosi abbassato a meno di 750 il numero di soci iscritti alla nostra Sezione.
Come ho accennato sopra, il calendario del 2021 è stato pensato “come se” - vale a dire con la speranza in un prossimo ritorno alla cosiddetta normalità, ma sempre stando sul chi vive e senza illudersi sulla possibilità di improvvisi ritorni di rinnovate emergenze – e quindi costruito, questo calendario, per buona parte con lo stesso spirito propositivo e in maniera quasi uguale a quelli precedenti che tanto ci inorgoglivano per la quantità delle proposte che dimostravamo di riuscire a sostenere. Tuttavia alcuni momenti importanti, molto importanti, non figuravano: il Corso di alpinismo (per il terzo anno consecutivo), il Corso di roccia, la Marcia dei Tori. Troppi i problemi organizzativi, a cominciare dalla difficoltà a conciliare le necessarie misure di sicurezza con la presenza e il coordinamento di un numero inevitabilmente elevato di persone coinvolte.
Per cercare di creare delle opportunità diverse e alternative soprattutto durante le settimane di massima allerta e di generalizzata chiusura della vita sociale, si sono tentati degli esperimenti utilizzando i mezzi a disposizione. Per esempio, la Marcia dei Tori si è provato a sostituirla con una gara in parte virtuale in parte concreta, realizzando una piattaforma aperta a coloro che autonomamente avessero affrontato il percorso reale nei boschi intorno al Capanno “Tassoni”, ai quali veniva data la possibilità di registrare on line i tempi realizzati e di vederli ufficialmente riconosciuti, partecipando così ad una vera e propria competizione seppure con una classifica non immediata ma in continua evoluzione e rimandata nel tempo.
Allo stesso modo, come occasione per rimediare all’interruzione della consueta vita di Sezione e all’annullamento delle attività in calendario dovuti, soprattutto nei primi mesi dell’anno, all’emergenza Covid, e quindi per generare nuove opportunità di incontro, sono state proposte delle
videoconferenze con la partecipazione di relatori competenti in varie discipline, privilegiando in particolare i temi ambientali e naturalistici e soprattutto l’approfondimento delle conseguenze generate dagli squilibri climatici. A questo scopo si è formato un gruppo di lavoro che, anche grazie alle sollecitazioni ricevute da parte di Giuliano Cervi, Presidente del Comitato Scientifico Centrale, e di Giovanni Margheritini, Vicepresidente diventato nel frattempo nostro mentore e sostenitore, ha deciso di costituirsi come Comitato Scientifico Sezionale. In questo modo è risorta una realtà che in un lontano passato era già stata presente e attiva qui da noi, e che ora nel suo piccolo si pone soprattutto come promotrice di incontri con esperti e collaborazioni a vari livelli.
A proposito di videoconferenze e di uso degli strumenti informatici va detto che in qualche caso, quando i nostri corsi hanno preso avvio durante il periodo in cui la pandemia era più diffusa, si è utilizzato lo strumento della didattica a distanza per lo svolgimento delle lezioni.
Prima si è accennato alla figura di Giovanni Margheritini, Vicepresidente del Comitato Scientifico Centrale: ebbene è proprio grazie al suo interessamento che il Rifugio “Città di Carpi” è entrato a far parte delle cosiddette “Sentinelle dell’ambiente”, una rete di monitoraggio meteorologico nell’ambito di un ambizioso progetto a cura del CNR. Come gli altri selezionati rifugi che ne fanno parte, anche il nostro verrà dotato di una centralina che invierà costantemente dei dati visibili in un’apposita piattaforma su internet. Continuando a parlare del Rifugio “Città di Carpi”, il 2021 è stato un anno senza dubbio migliore del precedente per quanto riguarda il numero delle presenze, e questo sicuramente se si considerano i posti a tavola durante il pranzo di mezzogiorno, ma un aumento si è registrato anche nelle richieste di pernottamento da parte di escursionisti molte volte stranieri. In quest’ultimo caso si tratta certo di un dato abbastanza rassicurante, se non dimentichiamo che nella sistemazione per la notte più che nell’altra situazione sono maggiori le complicazioni dovute alle obbligatorie misure di distanziamento, dislocazione, sanificazione, ecc.. Anche la Palestra “Totem” ha dovuto fare i conti, e parecchi, con le disposizioni governative, ma quando finalmente è venuto il momento della riapertura notevole è stata l’affluenza dei giovani arrampicatori, seppure con ingressi scaglionati e controllati e a numeri ridotti. Va detto che durante le chiusure forzate i responsabili non sono stati con le mani in mano, e ne hanno approfittato per compiere dei grossi lavori di manutenzione delle prese e di ritinteggiatura delle pareti. Nel mese di dicembre, superate le perplessità dovute alla delicatezza delle circostanze, i responsabili delle attività con i bambini hanno deciso pure loro di tornare a riaprire la palestra ai propri piccoli arrampicatori, come di consueto, ogni giovedì pomeriggio. Per completare il quadro, ricordo che dopo la chiusura delle scuole alcuni centri estivi, meno comunque degli anni scorsi, hanno chiesto di poter svolgere nella nostra palestra delle attività con i propri bambini.
Il gruppo che compone la Redazione del “Notiziario”, periodico sezionale passato come sappiamo a un’edizione totalmente on line salvo alcune poche copie che continuano ad essere stampate per il sollievo di chi non maneggia le nuove tecnologie, con agguerrito entusiasmo ha continuato a sfornare numeri sempre più ricchi, vivaci e interessanti. Non mancano in ogni caso altre nuove idee per accrescere la varietà dei contenuti e renderne se possibile ancora più piacevole la lettura.
Il Coro, per tutta una serie di comprensibili motivi come il particolare tipo di attività che esso svolge in luoghi chiusi e folti di persone o anche se si vuole per l’età di molti dei
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suoi membri, è stato fra le componenti della nostra Sezione una di quelle più colpite dall’emergenza generale, e per molti mesi ha smesso di fare le prove settimanali e di esibirsi in concerto. Soltanto verso la fine dell’anno ha ripreso a cantare davanti a un pubblico, e ora sta continuando a provare nuovi canti per ampliare il proprio repertorio. La Biblioteca appariva un po’ in difficoltà già prima della pandemia a causa di un numero di frequentatori che non può essere ritenuto soddisfacente, e come si può immaginare nei mesi scorsi ha subito un ulteriore calo delle presenze e della quantità di libri dati in prestito. Un’importante novità è stato il cambio avvenuto a fine anno fra il non mai troppo elogiato Vittorio Lodi, che ha lasciato il suo incarico di bibliotecario dopo anni e anni di instancabile impegno dedicato a garantire le aperture e il buon funzionamento di questo settore tanto importante della nostra Sezione, e Olivetta Daolio che lo ha sostituito dopo aver deciso di impiegare in questo servizio una parte non piccola della sua inesauribile energia. Nel frattempo gli scaffali si sono comunque arricchiti di nuovi titoli di vario genere e anche di manuali, acquistati tenendo presente quanto un catalogo ampio e aggiornato possa essere utile ai nostri soci per migliorare le proprie conoscenze sulla montagna, sulle tecniche e su questioni di interesse naturalistico e storico oltre che scientifico.
I nostri rapporti con il Circolo “Gorizia” continuano ad essere molto positivi, anzi, col passare del tempo sono maturati ancor più l’affiatamento che lega le due associazioni e la volontà di collaborare o di trovare immediatamente delle soluzioni condivise qualora dovessero presentarsi dei problemi. Ringrazio dunque il loro Consiglio e in particolare la Presidente Ester Caliumi per essersi sempre mostrati disponibili a venire incontro alle nostre richieste e ad aiutarci in caso di bisogno. Sul muro esterno della Sala delle Stagioni è stato creato dall’artista Matt Seba un murale che il “Gorizia” e il Cai hanno deciso di realizzare, con il contributo del nostro socio e aiuto-bibliotecario Rino Cipolli che è stato fra i promotori dell’iniziativa, per rappresentare visivamente e simbolicamente il legame che unisce le due associazioni.
Nel 2021 è proseguito l’impegno, che noi riteniamo fortemente indispensabile, nella formazione e nell’aggiornamento dei titolati occupati nei vari settori di attività. In particolare sono stati formati cinque nuovi aiuto-istruttori di alpinismo, mentre abbiamo quattro nuovi ASE due dei quali, Alessia Giubertoni e Luca Tondelli, hanno successivamente conseguito anche il titolo regionale di AE.
Merita la nostra attenzione pure il nuovo rapporto che si è venuto a creare con il Cai di Pavullo. Questa giovane Sezione, fondata non molti anni or sono, ha la comprensibile ambizione di poter organizzare dei corsi di alpinismo senza doversi appoggiare alle guide della Pietra di Bismantova come ha dovuto fare finora. A Pavullo hanno quindi bisogno di avere degli istruttori titolati di alpinismo, ma il problema è come formarli. Alle richieste rivolte ad altre sezioni Cai di essere aiutati per poter svolgere i necessari passaggi di un simile percorso, soltanto la nostra si è detta
disponibile a dare loro una mano. E ne siamo orgogliosi. E’ nata così una collaborazione fra le due Sezioni di Pavullo e di Carpi che prevede la formazione, a cura dei nostri istruttori di alpinismo che qui ringrazio per l’impegno che si sono accollati, di cinque loro istruttori sezionali i quali poi, quando sarà il momento, faranno il corso regionale per diventare a loro volta istruttori titolati della Sezione di Pavullo. Naturalmente è già stato concordato con le Sezioni di Ferrara e Castelfranco che in questo modo anche quella di Pavullo entrerà poi a far parte della Scuola di Alpinismo e Scialpinismo “Angela Montanari”.
A questo punto rivolgo il mio pensiero ai nostri soci che lo scorso anno purtroppo sono venuti a mancare. Leggo con dolore i loro nomi aggiungendo una breve nota informativa così come mi è stata fornita:
Enrico LOVASCIO > GIOVANE SOCIO SEZIONALE >
Claudia BERSANETTI > SEGRETARIA CORO CAI >
Corrado VELLANI > DIRETTORE ‘NOTIZIARIO’ PER 48 ANNI >
Enzo LANCELLOTTI > SOCIO FONDATORE SEZIONE CAI
CARPI, CON DIVERSI RUOLI ISTITUZIONALI A VARI LIVELLI, NON ULTIMO DEI QUALI QUELLO DI PRESIDENTE PER MOLTI ANNI DELLA NOSTRA SEZIONE
Nell’approssimarmi al termine di questa mia relazione, come di consueto non posso fare a meno di ringraziare tutti, tutti quanti in qualche modo sono stati e sono ancora coinvolti nel buon funzionamento della complessa vita della nostra Sezione. Non mi stancherò di ripetere che se questo nostro sodalizio costituisce un luogo, un bel luogo di condivisione di esperienze e amicizie, come ognuno di noi sente e come sentono da subito anche i nuovi iscritti, ciò è per merito nostro. Abbiamo contato ben 110 nomi tondo tondi - i cosiddetti soci “non occasionali” - personalmente responsabili di tutto questo: non son pochi. Spesso però ci accorgiamo anche che il nostro impegno comporta fatica, richiede dei sacrifici, ci obbliga ad assumere delle responsabilità che a volte possono essere pesanti: dunque a maggior ragione ripeto grazie per quello che ognuno di noi mette a disposizione degli altri. In questi mesi di pandemia e di emergenze ricorrenti, il già duro lavoro della Segreteria si è fatto ancor più impegnativo. Credo di poter affermare senza sbagliarmi che l’onere più gravoso all’interno della nostra Sezione ricade soprattutto sulle spalle di chi opera in quell’ufficio: sulle spalle della Segretaria Loretta Lugli, su quelle di Roberto Nasi e di Teresa Mambrini, che da qualche mese ha accettato di sedersi anche lei - e gliene siamo molto grati - alle scrivanie dove si svolge il complicato e indispensabile lavoro burocratico che sostiene le nostre attività all’aperto.
Ma come non ricordarsi anche delle infaticabili, intramontabili Luisa ed Ernestina, del loro lavoro ai fianchi? Confido che entro non molto, grazie al nostro impegno e alle nostre proposte, recupereremo il numero straordinario di soci iscritti che avevamo raggiunto tre anni fa, e chissà: riusciremo a raggiungere “quota mille”?
Un caro saluto a tutti.
Carpi, 25 marzo 2022
il Presidente Marco Bulgarelli
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NO TIZIE NOTIZIE
C.A.I. SEZIONE DI CARPI - APS: Via Cuneo, 51 - 41012 CARPI (Modena) - Telefono e Fax: 059/696808 Orari d’apertura: martedì e venerdì dalle ore 21,00 alle ore 23,00 Redazione: notiziario@caicarpi.it
Rifugio Città di Carpi (Cadini Di Misurina): Gestione Famiglia Molin - Tel. 0435 39139
INAUGURAZIONE MURALE
Il 20 luglio alle ore 20,00 inaugurazione del murale dell’artista Seba Mat, in presenza di alcune autorità e naturalmente dell’artista. Ci sarà un momento conviviale e per l’occasione festeggeremo anche l’anniversario del circolo Gorizia.
Il Consiglio Direttivo
CHIUSURA ESTIVA
La sede rimarrà chiusa per le vacanze estive dal 5 al 24 agosto.
ORARI APERTURA SEDE
Giovedì pomeriggio dalle ore 16:00 alle 19:00. Martedì dalle 21:00 alle 22:30.
RINNOVO QUOTE SOCIALI 2022
SOCIO ORDINARIO: euro 43,00
SOCIO FAMIGLIARE: euro 22,00
SOCIO GIOVANE: euro 16,00
SOCIO JUNIORES: euro 22,00
(età compresa tra i 18 e i 25 anni)
E’ possibile iscriversi fino al 31 ottobre 2022 con un aumento della quota di €1,00.
Il Consiglio Direttivo
BATTI E RIBATTI... IL 5 x MILLE
Nella prossima dichiarazione dei redditi cogli l’occasione e devolvi il 5 x 1000 alla tua associazione. Basta firmare e trascrivere il Codice Fiscale della Sezione nello spazio apposito: 02178870362
(C.A.I Sezione di Carpi APS,Via Cuneo 51, 41012 Carpi). La Segretaria Sezionale
SENTIERI RESISTENTI
POLIZZA ASSICURATIVA
Ricordiamo ai soci che il 31 marzo è scaduto il termine per la copertura assicurativa.I rinnovi e le iscrizioni si possono effettuare in sede il martedì dalle ore 21e il giovedì pomeriggio dalle 16 alle 19.
Sono pronti a partire i 61 soci della sezione che lunedì 25 aprile hanno partecipato all’escursione al Monte Fuso, nell’Appennino Parmense, sui luoghi della Resistenza e della seconda guerra mondiale.
Li attendono sentieri fangosi e discreti dislivelli, ma anche vasti panorami, borghi rimasti immutati nel tempo e pregevoli emergenze architettoniche.
Ma, soprattutto, stanno vivendo con partecipazione un’esperienza di riflessione su valori consolidati e condivisi, magistralmente ricordati nel discorso sul 25 aprile dal nostro Presidente Sergio Mattarella , che in questa ricorrenza ci vengono riproposti attraverso le letture scelte dagli accompagnatori Marco Bulgarelli e Paolo Lottini.
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NOTIZIARIO
GRANDE ALBERTO!!
Eravamo in 15 amici e soci C.A.I. , il lunedì di Pasqua, davanti ad una tavola imbandita, nell’atrio della casa di campagna di Alberto Foresti a Migliarina.
Ed è stata l’occasione in cui il Presidente Onorario Primo Zanfi ha insignito il padrone di casa, impossibilitato a partecipare all’Assemblea del 25 marzo, dell’onorificenza di socio 75ennale. Con parole di elogio ne ha ricordato la fedeltà all’associazione e la partecipazione ai momenti più significativi della vita sezionale.
A questo punto era d’obbligo una dimostrazione di vitalità...
Novità in BiblioCAI
Sugli scaffali della Biblioteca sono presenti questi nuovi libri
• Ben Montgomery - LA SIGNORA DEGLI APPALACHI
Ed.Terre di mezzo - Grandma Gatewood, la prima donna in solitaria lungo il sentiero più famoso d’America.
• Paolo Cognetti - LA FELICITA’ DEL LUPO
Ed. Einaudi - Fausto si è rifugiato in montagna perchè voleva scomparire, Silvia sta cercando qualcosa di sè...
• Enrico Camanni - UNA COPERTA DI NEVE
Ed. Mondadori - Una guida d’alta montagna indaga sul mistero di una donna sopravvissuta a una slavina.
• Irene Borgna - CIELI NERI
Ed. Ponte alle Grazie - Come l’inquinamento luminoso ci sta rubando la notte.
• Mantovani Roberto - CIAK SI SCALA
Ed. CAI Museo Montagna - Storia del film di alpinismo e arrampicata.
• CAI - ALPINISMO SU GHIACCIO E MISTO
ED. CAI - manuale del CAI che tratta l’evoluzione del-le tecniche di arrampicata su ghiaccio e dei materiali e descrive anche l’attività su terreno misto.
25 autori, giorno dopo giorno, tappa dopo tappa, hanno costruito con dedizione, passione, conoscenza, sudo-re e fatica i 12 volumi che costituiscono lil racconto e la guida del SENTIERO ITALIA, uno tra i sentieri più lunghi al mondo. ) volumi sono già presenti in Biblioteca, pronti alla consultazione.
Mancano gli ultimi 3 poi la collezione è completa. Buon cammino!
• Michele Tameni - Sentiero Italia vol. 1 Sardegna
Ed. Idea Montagna
• Autori vari - Sentiero Italia vol. 3 - Calabria Basilicata
Campania - Ed. Idea Montagna
• Autori vari - Sentiero Italia vol. 5 - Molise Abruzzo
Lazio Marche Umbria - Ed. Idea Monta-gna
• Andrea Greci - Sentiero Italia vol. 6 - Emilia Toscana
Liguria - Ed. Idea Montagna
• Faggiani Rossi - Sentiero Italia vol.7 - Liguria Piemonte
Ed. Idea Montagna
• Greci Bobbio - Sentiero Italia vol. 8 - Valle d’Aosta
Piemonte - Ed. Idea Montagna
• Pennushi Bonomini - Sentiero Italia vol. 9 - Piemonte
Lombardia - Ed. Idea Montagna
• Perilli Comunian - Sentiero Italia vol. 11 - Trentino
A.Adige - Ed. Idea Montagna
• Sustersic Perilli - Sentiero Italia vol. 12 - Veneto Friuli
Venezia giulia - Ed. Idea Montagna
Completano la raccolta gli ultimi arrivi del Sentiero Italia: n.2 (Sicilia), n.4 (Campania, Puglia, Basilicata, Molise), n. 10 ( Lombardia)
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Ecco il regalo che Alberto si è fatto x festeggiare l’evento
NOTIZIARIO
AGENDA
LE ATTIVITÀ PROGRAMMATE SARANNO SVOLTE COMPATIBILMENTE CON LE DISPOSIZIONI GOVERNATIVE IN VIGORE DURANTE I RELATIVI PERIODI DI
COMPETENZA, RELATIVAMENTE ALL’EMERGENZA COVID-19.
USCITE ATTREZZATE
USCITE GUIDATE SU VIE ATTREZZATE
Referente: Edi Forghieri (3402875015)
I FANTALPICI
Accompagnatori: Paolo Lottini, Marco Bulgarelli, Alessia Giubertoni, Monica Malagoli.
16-17 luglio - Gran Pilastro (3510m) - Alpi Orientali (EEA/I-F+)
3-4 settembre - Vetta d’Italia (2912m)
Alpi Orientali (EE)
30 ottobre - Monte Ziolera (2478m)
Gruppo Lagorai (EE)
13 novembre - Monte Sumbra (1765m)
Alpi Apuane (EEA)
26 dicembre - Fantalpici after Christmas
Escursione a sorpresa
Anche quest’anno a settembre il CAI di Carpi organizza una serie di 3 uscite su percorsi attrezzati e 4 serate in sede rivolte a chi frequenta la montagna percorrendo sentieri escursionistici ma vuole avvicinarsi alle ferrate per avere più scelta negli itinerari.
Le serate saranno dedicate all’attrezzatura, alla sicurezza in ferrata e alle prove pratiche nella nostra palestra indoor (Totem).
Nelle uscite pratiche vedremo 3 diversi livelli di difficoltà: la prima sarà un percorso attrezzato facile ma di grande soddisfazione; la seconda sarà una ferrata un po’ più difficile, molto panoramica con qualche tratto in discesa; la terza sarà una ferrata un po’ difficile e un po’ più lunga, sia per il sentiero di avvicinamento che per il sentiero di rientro e, anche questa con scorci molto suggestivi.
Questi 7 incontri hanno lo scopo di gettare le basi per una frequentazione responsabile e sicura dei sentieri attrezzati.
7 settembre - Presentazione dell’attività
14, 28 settembre, 5 ottobre - Lezioni teoriche in sede
19 settembre - Ferrata C. Chiesa (Val Sugana)
18 settembre - Ferrata Burrone Giovanelli
9 ottobre - Ferrata Cima Capi
16 ottobre - Ferrata G. Sega
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CAMMINATE AL TRAMONTO
CAMMINATE AMBIENTALI E CULTURALI
Responsabili: A.E.Paolo Lottini, A.E. Alessia Giubertoni
Mercoledì 15 Giugno ore 19.00
Il Duomo di Modena e la Ghirlandina - Pietre che raccontano la storia” - Difficoltà T
Mercoledì 29 Giugno ore 18.30
Visita all’Oasi di Budrio” - Difficoltà T
ESCURSIONI DEGUSTATIVE
Referenti: Sara Gasparini, Alessia Giubertoni, Sandra Forghieri, Silvia Dondi
25 settembre - Beer trekking in Val di Cembra
ESCURSIONI
12 giugno - in MTB sul Monte Baldo
26 giugno - Via Romea Germanica Imperiale da Fiumalbo all’Abetone
17 luglio - Sentiero delle Cascate (S.Anna Pelago)
27-28 agosto - Trekking e Yoga sulle Pale di San Martino
10-11 settembre - Via del Sale in MTB da Limone Piemonte a Ventimiglia
10 settembre - Montagna per tutti
Foreste Casentinesi
(in collaborazione con l’associazione “Accanto”)
25 settembre - Anello Tassobbio - Sentiero Ducati (in collaborazione con il CAI di Reggio Emilia)
2 ottobre - Progetto Vie Storiche: Via Vandelli da Ca’ Guerri a S.Pellegrino in Alpe.
(incollaborazioneconCAIdiModena,Pavullo,Sassuolo)
Per programmi dettagliati e aggiornamenti si prega di consultare il sito www.caicarpi.it
MARTEDÌ 14/9 RIPRENDE L’ATTIVITÀ DEL
EE - ESCURSIONISTI ESPERTI
COME AFFRONTARE OGNI TIPO DI SENTIERO
Responsabili: I.S. Marco Bulgarelli, A.E. Paolo Lottini
Giovedì 9 giugno - Presentazione dell’attività
11-12 giugno - Uscita in ambiente appenninico
17 e 24 giugno - Serate di approfondimento in sede
25-26 giugno - Uscita in ambiente dolomitico
USCITE IN GROTTA
Responsabili: Borsari, Po, Santagata, Nasi
12 giugno - Buco Cattivo - Frasassi (AN)
3 luglio - Abisso Degobar - Gallio (VI)
30-31 luglio - Abisso Gnomo - Vagli Sopra (LU)
ATTIVITÀ SPELEO IN PALESTRA TOTEM
28 settembre, 19 ottobre (ore 21 palestra TOTEM presso la sede CAI)
RDV - RIPRENDIAMOCI DI VISTA
GIORNATA DI ARRAMPICATA PER TUTTI GLI
EX CORSISTI (e non solo...)
Domenica 23 Ottobre - Località da definire
Responsabili: Istruttori Cai Carpi della Scuola
Montanari.
INGRESSO RISERVATO
CAI PROVE AL MARTEDÌ
21,
CAI
AI SOCI
ore
sede
Diretto da Franca Bacchelli
CORO CAI CARPI
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NOTIZIARIO
CORSO DI INTRODUZIONE ALLA SPELEOLOGIA
Direttore: Marcello Borsari (I.S. Carpi)
329 3120590 - 333 7687822 - marcello.borsari@sns-cai.it
lunedì 22 settembre: Presentazione del corso e 1ª lezione teorica (in sede)
26 settembre, 3, 10, 19, 24, 26 ottobre: Lezioni teoriche in sede (o palestra Totem) ore 21. 1-2, 9, 16, 23 ottobre: Uscite.
Il Gruppo speleologico del CAI di Carpi ogni anno organizza un corso di introduzione alla speleologia. L’attività che viene proposta in Sezione si compone sia di lezioni pratiche in grotta e falesia che di lezioni teoriche con lo scopo di fornire una base tecnico-culturale e di ammirare le nostre bellezze del sottosuolo. Spiegare cosa è o cosa tratta la speleologia non è semplice perché abbraccia tante tematiche. La speleologia ha una lunga storia che risale ai tempi in cui si scendeva in grotta con le lanterne a olio, tecniche rudimentali e scalette barcollanti e ha permesso di scoprire i sottosuoli di tante zone d’Italia, dove l’acqua e la pietra hanno giocato assieme plasmando la terra e creando zone carsiche che si estendono anche per decine di chilometri in alcuni casi. Abbiamo quindi tante opportunità di attività nelle zone carsiche del Veneto , del carso Triestino , delle Alpi Apuane e soprattutto nella vicina Vena del Gesso Romagnola.
La nostra regione, l’Emilia Romagna, non è ricca come volume di grotte rispetto a tante altre zone ma sono tanti coloro che, per lavoro o per passione, si dedicano alla speleologia, la scienza che studia le grotte e le caverne naturali, la loro origine ed evoluzione, i fenomeni fisici, biologici e antropici che vi si svolgono. E’ quindi una disciplina del tutto particolare e affascinante perché alla consueta parte agonistica della progressione, affianca un lavoro di esplorazione, studio e documentazione delle grotte. Dopo l’introduzione sugli aspetti generali dell’attività importante è capire quali sono in breve gli scopi e aspetti pratici del corso.
Frequentare il corso vuol dire quindi acquisire competenze di base per esplorare luoghi della nostra natura invisibili alla maggioranza delle persone.
Potersi muovere nelle cavità, con an-
damento per lo più verticale o sub orizzontale richiede l’utilizzo di competenze tecniche che l’organizzazione del corso mette a conoscenza degli allievi insieme all’attrezzatura necessaria per acquisirle.
Nonostante la pratica della speleologia presenti condizioni ambientali sfavorevoli rispetto a altre attività legate all’ambiente montano, la diversificazione dei vari gradi di difficoltà ne permette l’accesso iniziale anche senza una particolare preparazione fisica e tecnica specifica. Lo dimostra il fatto che nel corso degli anni gli allievi partecipanti ai corsi si sono distinti per aver frequentato il corso riuscendo nell’intento di comprendere la tipologia di progressione pur senza nessuna base tecnico atletica alle spalle.
Le lezioni teoriche vertono generalmente su varie tematiche come attrezzatura, geologia, carsismo, cartografia, tecniche progressione,orientamento, biospeleologia ed altre su argomenti ancora più specifici.
Come informazioni importanti , si può aggiungere che per partecipare al corso non occorre procurarsi nessun tipo di materiale tecnico perché tutto viene fornito dall’organizzazione eccetto l’abbigliamento che non è altro che classico vestiario termico da montagna completo di scarponcini e che le le uscite pratiche si svolgono sia in ambiente regionale che extra regionale prevedendo rientro serale. Come direttore corsi consiglio questa esperienza perché formativa.
Da sempre noto che le difficoltà a cui possono andare incontro gli allievi sono di vario genere, dall’adattamento al terreno all’uso attrezzature, però essere seguiti in modo diretto su larghi tratti della progressione, creare socialità e collaborazione aiuta alla riuscita del corso e porti ad avere un unico corpo tra docenti e allievi.
La consegna dell’attestato di partecipazione a fine corso con cena e festa annessa sancisce poi il sigillo finale e un punto di partenza per chi vorrà proseguire nell’attività sia territoriale che nazionale.
Ci sarebbero altri aspetti su cui informare, in parte racchiusi nei volantini di iscrizione, ma desidero lasciare al pubblico la curiosità di provare direttamente l’esperienza per togliere ogni dubbio… Programmi dettagliati e aggiornamenti sul sito www.caicarpi.it
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I biblioteCAI consigliano di Orville Pelatti
Tom Dauer
CERRO TORRE
Mito della Patagonia
Corbaccio editore – 376 pp.
Patagonia. Campo de Hielo Sur. Tra Cile e Argentina, a ovest del Fitz Roy, quasi mille metri di granito strapiombante che termina a quota 3.128 in un fungo di ghiaccio. Il Cerro Torre, la “montagna impossibile”, la “l’urlo pietrificato”. II libro racconta la storia di questa vetta dai primi tentativi di scalata all’inizio del secolo scorso, alla controversissima e non ancora acclarata prima ascensione di Cesare Maestri e Toni Egger nel 1959, dalla prima ufficiale di Casimiro Ferrari con Chiappa, Conti e Negri, nel 1974, al successo di Bragg in stile alpino. Senza tralasciare un capitolo dedicato a Werner Herzog, il famoso regista di “Grido di pietra”, girato sul Cerro Torre.
La montagna più bella e difficile al mondo come nessun’altra cima armonizza in sé estetica romantica, attrattiva alpinistica e portata mitica. La storia della sua conquista resta uno degli ultimi enigmi irrisolti dell’alpinismo moderno.
Qui un chiodo arrugginito, là un pezzo di corda. Un cuneo di legno marcio piantato nella fessura, un chiodo ad espansione che risplende opaco...Sulla Maestri/ Egger si sono cercate queste tracce invano. Fino ad oggi.
Dall’arrivo di Ferdinando Magellano nella Terra del Fuoco attraverso il mistero Maestri fino alle vie di oggi Tom Dauer ci presenta la storia della montagna più famosa della Patagonia, lasciando parlare direttamente i protagonisti provenienti da tutto il mondo.
Ogni presa,ogni chiodo al quale Maestri si tiene devono essere solidi. Una sola mossa falsa porterebbe dritto alla morte. Tuttavia il ventiduenne Maestri si sente immortale. Mai un uomo si fidò di qualcuno, come un arrampicatore di un buon chiodo; eppure è solamente un ferro cacciato a forza in una fessura: a questo chiodo sospendo la mia vita come un soprabito ad un attaccapanni.
Tom Dauer, avvalendosi anche della preziosa collaborazione di alpinisti e scienziati (Silvia Metzeltin e John Bragg, ad esempio), ha dato vita a una vera enciclopedia sul Cerro Torre.
Tom Dauer (1932)
È nato nel 1969, ha studiato Scienze politiche e Lettere. Ha intrapreso la carriera di giornalista frequentando la Deutsche Journalistenschule di Monaco di Baviera. Oggi è redattore di Berge, una delle più importanti riviste di alpinismo, scrive per diversi giornali tedeschi. Ma Dauer è anche un frequentatore abituale delle montagne della Patagonia. Fino ad oggi è stato varie volte al Cerro Torre, al Fitz Roy e al Cerro Dos Cumbres, e ha partecipato a un tentativo di prima al Domo Blanco.
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Funghi... di Stagione Funghi... di
a cura di Stefano Beltrami
Gruppo micologico città di Carpi carpifunghi@libero.it
https://www.facebook.com/Carpifunghi/
LA MACROLEPIOTA PROCERA o Mazza da Tamburo
Specie fungina molto appariscente ed elegante che non passa di certo inosservata, può capitare anche di osservarla anche a notevole distanza camminando sui sentieri tra la fine dell’estate e l’autunno in collina o montagna in periodi piovosi ed umidi. Infatti gli esemplari di questo fungo raggiungono dimensioni ragguardevoli che unite al fatto che spesso mostra una crescita gregaria , a volte anche decine di esemplari in pochi mq, lo rendono piuttosto appariscente specialmente quando nasce nei prati o nei pascoli.
pio Bubbola maggiore, Cappellone, Parasole ecc. Ottimo commestibile ben cotto si consuma solo il cappello scartando il gambo fibroso, si presta a diverse preparazioni; i cappelli ben aperti si possono cucinare alla griglia od impanati e fritti a “cotoletta”. Gli esemplari ancora chiusi nei misti in umido e trifolati come contorno o per condire un primo piatto. Come sempre un po’ di attenzione nel momento della raccolta e della pulizia dei funghi ci potrà preservare da sgradevoli inconvenienti dopo il pasto, attenzione quindi a:
• al momento della raccolta staccate subito il cappello dal gambo riponendolo poi nel cesto con le lamelle verso il basso, questo per non fare entrare sporco tra le lamelle stesse che sarebbe poi quasi impossibile da eliminare;
• non raccogliere funghi troppo maturi ( ad esempio quando le lamelle iniziano a scurirsi è meglio non raccoglierli perchè iniziano a degradarsi) o parassitati;
La Macrolepiota procera ha caratteristiche macroscopiche ben definite e caratteristiche che rendono questa ottima specie commestibile facilmente identificabile come:
cappello di dimensioni dai 15 ai 30 cm di diametro ricoperto di squame scure concentriche su una cuticola comunque ricoperta da squamette nocciola fittissime, le lamelle sono bianche e libere al gambo, tendono a scurire di ocra con l’età, gambo che può arrivare ad una lunghezza di 35/40 cm screziato e brunastro che lascia intravedere la sottostante carne bianca (gambo zebrato, carattere unico di questa specie) con un ampio anello fioccoso scorrevole. Al piede del gambo è presente un grosso rigonfiamento dello stesso detto “bulbo”, carne bianca, immutabile, tenera e fragile nel cappello che con il tempo diventa poi più spugnosa, fibrosa e stopposa nel gambo, sapore dolce e odore gradevole di nocciola.
L’habitat di crescita di questa specie è molto vario, essendo una specie saprotrofa (che si nutre di sostanza organica) la possiamo trovare in svariati ambienti ricchi di sostanza organica dalla pianura alla montagna, nei boschi, nei giardini e nei prati. É specie conosciuta e consumata ovunque con nomi diversi a seconda della zona come per esem-
• riconoscere correttamente i caratteri tipici di cui sopra come il gambo zebrato e la carne bianca immutabile che non cambia colore con il tempo perchè ciò ci porterebbe verso altre specie simili, alcune delle quali tossiche (per es. Chlorophyllum rhacodes, Macrolepiota venenata).
Ribadisco sempre questo aspetto a costo di essere ripetitivo o noioso visto che molte intossicazioni sono dovute proprio a leggerezze di questo e potrebbero essere evitate.
Infatti la variabilità di caratteri tipici dei funghi (dovuti alle condizioni meteo o dell’avanzare della maturazione) e un po’ di superficialità o proprio ignoranza (nel senso buono della parola) possono provocare gravi danni. Qualche anno fa incontrai una signora che aveva raccolto diverse Macrolepiota che avevano tutte carne arrossante e che si apprestava a cucinarle, c’è voluto un po’ a spiegarle che non era il caso di farlo, ma sosteneva di averle sempre consumate; magari aveva ragione lei ma per prudenza i funghi di questo Genere con carne arrossante è meglio non raccoglierli.
A questo link un breve video su questo specifico fungo:
https://www.dropbox.com/s/r1bxpya01v7duss/20201013_135424.mp4?dl=0
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Giovani M. procera con ben evidenti le tipiche “zebrature” sul gambo
Donna di Fiori
Athing of beauty is a joy for ever (John Keats) a cura di Franca Lodi
La famiglia delle ORCHIDACEAE, dopo quella delle Asteraceae, è la più ricca di specie in tutto il momdo, dalle tundre polari alle foreste equatoriali, ad eccezione dei deserti e oltre i 3000 metri di altitudine. Le ORCHIDEE spontanee nostrane sono piante terrestri e perenni, assai attraenti ed intriganti per forme e colori: esse sono coltivate da amatori e floricultori!
I suoi organi di sopravvivenza sono situati sotto il livello delsuolo: rizomi, tuberi e bulbi i quali hanno forme diverse e sono accompagnati da radici avventizie.
Il fusto è semplice ed eretto e porta all’apice un’ infiorescenza, povera o ricca di fiori, i quali hanno diverse forme e un’ampia gamma cromatica. Le foglie possono addensarsi in una rosetta basale, oppure essere distribuite lungo il fusto. Molto frequenti sono gli ibridi.
E’ interessante notare che alcune piante, specialmente le rizomatose e quelle provviste di stoloni sotterranei, si spostano, anno dopo anno, andando alla conquista di nuovo spazio!
Platanthera bifolia
Platantera colmune
Orchidaceae
Dal greco Platùs = largo, per l’antera larga e piatta - Antheròs = fiorente. Dal greco phyllon = foglia, per avere due grandi foglie alla base dello stelo. Pianta esile, alta 30-50 centimetri.
Fiori biancastri appena sfumati di verde, profumati. Sperone di spessore uniforme, assottigliato all’apice. Foglie alla base, lanceolate-ellittiche, lucide. Orchidea frequente, presente dalla costa adriatica alla regione alpina. Anche in pianura.
Fiorisce in prati, torbiere,boschi chiari, sia su calcare che su silice.
Cypripedium calcèolus
Scarpetta di Venere o Pianella della Madonna
Dal greco Kyprìs = Cipride o Afrodite - Pèdilon = Sandalo o scarpetta.
Dal latino calceus = calzare, scarpa, per la forma a pantofola del labello.
Pianta di aspetto vistoso, con fiori grandi (8-10 cm. di diametro) e vivaci. La variante – qui fotografata - Flavum, sporadica, ha i tepali gialli o giallo-verdognoli; si differenzia dagli altri esemplari, più noti e frequenti, aventi i tepali di colore bruno-porporino-violaceo.
Il labello, rigonfio, è giallo in ambedue le infiorescenze. Foglie largamente ovali, sessili, abbraccianti la base, con nervature.
Nasce nei boschi chiari, cespuglieti e mughete e ai bordi di ghiaioni e frane, su suoli calcarei.
Orchis Pyramidalis L. (1753) o Anacamptis pyramidalis Rich. (1817)
Orchidea piramidale – Giglione – Cipressino
Orchidaceae
Dal lat, Pyramis = piramide, per la forma conico-piramidale dell’infiorescenza.
Fusto alto e slanciato, verdino.
Infiorescenza prima ovoidale, poi allungata fino a cilindrica, densa di numerosi piccoli fiori rosati e porporini.
Foglie lineari, lunghe alla base, più corte le cauline.
Nasce su prati, cespuglieti, radure, su terreno calcareo.
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NOTIZIARIO
LA MARATONA DELLA SABBIA
di Manuela Dallavalle
La corsa in montagna mi appassiona da diverso tempo e fa parte della mia vita. Cinque anni fa mi incuriosisce una locandina di corsa nel deserto vista per caso e detto fatto parto, me ne innamoro. Dopo 3 corse nel deserto di km 100 a tappe decido di iscrivermi alla regina delle “Maratone della sabbia”, si tratta di una corsa di Km 250 da percorrere nel deserto marocchino in 7 giorni con tutto il materiale necessario sulle spalle. L’organizzazione francese ti mette a disposizione 12 litri di acqua al giorno e la tenda berbera per il pernottamento; 3 Tappe da circa km 30/40, una lunga da km 85 a seguire una maratona. La manifestazione si conclude con una tappa della solidarietà a sostegno dei bambini a Ourzazate. Quest’anno 900 atleti da 51 paesi prendono il
via il 25 marzo, di cui 30 italiani. Fra loro due donne, Francesca di 30 anni ed io che potrei essere sua mamma. La capacità maggiore sta nel riuscire a resistere ore sotto il sole con temperature elevate su un terreno desertico ostico, alternato a dune e rocce, portando sulle spalle uno zaino che pesa inizialmente intorno ai kg 10 dentro al quale mettere il mangiare, il sacco a pelo, il kit di sopravvivenza/sicurezza, insomma solo materiale indispensabile.
La regina delle “Maratone della sabbia” è una corsa di 250 km da percorrere nel deserto marocchino in 7 giorni, con tutto il materiale necessario sulle spalle.
Le notti si prospettano subito più fredde del solito e questo debilita alcuni concorrenti che non riposando adeguatamente faticano ad affrontare la seconda tappa, che ci sorprende con una tempesta di sabbia durata tutto un giorno e non si ferma nemmeno nella notte. 50 atleti si ritirano, non reggono il disagio. Non mi perdo d’animo e mi tranquillizzo pensando che prima o poi il vento si fermerà, sostenuta anche dai miei insostituibili compagni di tenda, 5 italiani figli del mondo come me con i quali si è instaurato un rapporto forte.Amicizie che dureranno nel tempo.
La corsa consiste in tre tappe da circa 30/40 km, una lunga da 85 km e a seguire una maratona.La manifestazione si conclude con una tappa della solidarietà a sostegno dei bambini a Ourzazate.
Ho ogni angolo del mio corpo coperto di sabbia finissima, dopo settimane ancora esce sabbia dalle orecchie
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e dai capelli. Con lo sforzo richiesto mangiare diventa un’impresa, lo stomaco rifiuta alcuni cibi che mi sono portata malgrado li avessi testati diverse volte a casa, mi accontento di mangiare bresaola, grana, taralli e nutella, la mia salvezza. Nelle settimane precedenti avevo fatto scorta a sufficienza e queste poche calorie mi sono sufficienti per resistere. Molto più importante idratarsi in continuazione e assumere i sali che perdi viste le alte temperature giornaliere. L’acqua è vita e qui nel deserto la è davvero.
Il deserto è magico, pretende tutta la tua forza ed energia ma ti ripaga con emozioni favolose, sensazioni straordinarie, paesaggi fantastici che a parole non si riescono a descrivere.
La notte nella tappa lunga riesce a darti conforto perché il tuo cammino è accompagnato dalle migliaia di stelle luminose che brillano nel cielo buio, solo per questo spettacolo merita essere qui, non le dimenticherò mai. Dopo tanta bellezza vista e fatica vissuta l’ambizione più grande diventa quella di portare a casa la medaglia al collo indipendentemente dal tempo impiegato, medaglia che la tua mente vuole a tutti costi, il fisico la asseconda e il cuore la fa come sempre da padrone, testa + corpo + cuore = il tuo io completo. Una lacrima di gioia segna il tuo viso mentre la ricevi, perché sì il deserto è magico, pretende tutta la tua forza ed energia ma ti ripaga con emozioni favolose, sensazioni straordinarie, paesaggi fantastici che a parole non si riescono a descrivere. Nel nulla del deserto trovi tutto ciò di cui necessiti.
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ZAINO IN
SPALLA
SUI CAMMINI NEL MONDO IL CAMMINO PORTOGHESE IL VERSO SANTIAGO AI TEMPI DEL COVID
di Nelson Bova
Il cammino portoghese è il secondo più popolare tra i tanti sentieri e tracciati che compongono la rete di circa 10 mila chilometri verso Santiago de Compostela.
Nella sua versione completa, senza considerare le diverse varianti più o meno vicine al mare, il Camino Portugués ha il punto di partenza a Lisbona, prosegue per Porto e poi lascia il Portogallo a Valença sul Miño per entrare, attraverso un ponte di ferro sul fiume Miño a Tui, in Spagna. Il mio racconto parte dall’ultimo paese in Portogallo, Valença appunto, e fino alla cattedrale di Santiago. Un percorso quasi completamente in terre spagnole. Una scelta obbligata dal poco tempo a disposizione - una settimana - e dalle limitazioni, nel giugno del 2021, dalla durata dei tamponi imposte dall’emergenza coronavirus tra uno Stato e l’altro.
Fin da subito capisco che questa esperienza sarà diversa dagli altri tratti sui cammini per Santiago da me vissuti negli anni.
Con il volo aereo arriviamo a Porto, che merita una visita approfondita, naturalmente a piedi. Tutto è vicino, in qualche ora si raggiungono e si visitano i luoghi più interessanti, ma questo non ha impedito a fine giornata che già 18 km con lo zaino in spalla ce li fossimo conquistati.
Un autobus ci porta in serata a Valença. Da lì in pochi chilometri si raggiunge Tui attraverso il ponte sul fiume Miño, ponte che esattamente a metà segna con due orme scolpite sulla pietra il confine tra i due stati. A Valença c’è una bellissima fortezza, su più livelli e molto ben tenuta che in questo ultimo avamposto portoghese non deve assolutamente essere saltata.
Relativamente poca la gente sul cammino. Ho percorso negli anni tratti sempre diversi di questa famosissima rete di sentieri e sono abituato ad affollamenti ben diversi, eccetto sui tratti più selettivi come ad esempio il Cammino Primitivo. Ma c’è il Covid e tutto cambia. Per la prima volta non sono andato da solo e per la prima volta ho prenotato in anticipo gli Albergue per le soste notturne. Addirittura anche con Booking. Le lingue parlate qui oggi sono spagnolo e portoghese. Non sentire quasi mai pronunciare frasi in inglese e così raramente in italiano è un’altra stridente differenza ri-
spetto alle mie consuetudini.
Ostelli economici come sempre. Da 12 a 17 euro a notte in stanze da quattro, occupate da non più di 3 in tempi di pandemia. Costi ancora più bassi senza Booking oppure in camere con 4 letti a castello separate da séparé o tende. Ambienti puliti e con docce e toilette -rigorosamente senza bidet - in numero adeguato.
Con 9-11 euro mangi al ristorante il menù del pellegrino. Pellegrino sulla fiducia: non necessita esibire la Compostela. Tanto pesce. In Galizia non c’è la varietà di portate che trovi in Italia, ma il cibo è molto buono ed abbondante. Un altro paragone con l’Italia è però meno lusinghiero. Nessun cammino in Italia ha prezzi così popolari.
A Tui, oltre al centro storico e alla cattedrale del XII secolo, ci attende per la sosta notturna in un antico convento una coppia di ragazzi di neppure 30 anni. È stato il nonno di lui a comprare negli anni ‘50 il cinquecentesco convento lasciato in decadenza, e a ristrutturarlo. Fino al 2019 è semplicemente stato la dimora dei due ragazzi. Ora che lo hanno riconvertito in ostello e lo gestiscono,la fidanzata dai tratti asiatici ci dice scherzando che, anche così, di spazio per loro due ne rimane in abbondanza.
Ripartiamo al mattino con il vincolo di raggiungere in giornata il successivo Albergue a Redondela, 31 km dopo. Tutto nel territorio del comune di Pontevedra. Un paio di dolci salite e discese con meno di 200 metri di dislivello e qualche sporadico tratto nel bosco. Percorso lungo e noioso, senza particolari emozioni attraverso zone industriali e piccoli centri abitati. Anche sui sentie-
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ri nel verde spesso si calpesta terra battuta con ghiaia oppure cemento. Evidentemente questi accorgimenti rendono il viaggio accessibile a tanti più pellegrini e viandanti: pietraie e terreni fangosi selezionano eccessivamente e non porterebbero, statisticamente, il cammino portoghese ad essere il secondo più frequentato verso Compostela.
Chiese, conventi e piccoli piacevolissimi centri con tanta storia alle spalle riducono l‘anti-attrattività del viaggio. A Redondela arriviamo stanchi, più per la noia che per la fatica.
Il giorno dopo, il viaggio fino al capoluogo Pontevedra è completamente diverso. Il sentiero, dopo qualche chilometro passa accanto ad una insenatura dell’oceano Atlantico ed arriva ad Arcade. Qui c’è in assoluto la parte più affascinate di tutto il cammino. Alla nostra sinistra vediamo un grazioso paesino e spiaggette nere di sabbia bagnata con imbarcazioni inclinate sul bagnasciuga come auto parcheggiate male, in attesa di tornare a galleggiare verticali quando arriverà la mareggiata notturna dopo la “ritirata” giornaliera dell’acqua. Si attraversa il mare su un bel ponte, stretto ma non abbastanza per evitare il passaggio delle auto e si arriva alla cittadina gallega accompagnati dal fiume Tomeza.
Fino a Pontevedra, se si sceglie il percorso alternativo più lungo di quasi un chilometro, ci si immerge in una foresta a due passi dalla civiltà, tra la biodiversità di alberi variegati e il solo rumore degli uccellini. 19 km davvero piacevoli per chi ama la natura. Poesia che svanisce quando raggiungiamo, in un tratto in leggera salita, il cemento anche tra la vegetazione. Tappa ristoro dopo 10 km a San Amato, la prima cosa interessante è 4-500 metri fuori percorso, 7 km prima dell’arrivo a Caldas de Reis: una imponente cascata e un laghetto con a fianco un ristorante e tavolini turistici. Un tuffo non nel laghetto ma in un luogo classico per vacanzieri tradizionali.
Il giorno dopo ci aspetta, con un’alternanza che sembra progettata da un metodico e pedante ingegnere, una tappa tra la natura. Sotto alle suole terreno battuto misto terra e sassolini.
A poche decine di metri c’è l’autostrada, che vedi più sulle mappe che nella realtà. Sempre sotto i 200 metri di altitudine, un piacevole vento ci rende più gradevole il viaggio, ora che il sole e il caldo hanno preso il sopravvento sulle basse temperature e la pioggia dei primi giorni.
A tre km da Padròn, nella pianura tra il fiume Ulla e Sar, il percorso torna ad attraversare abitazioni e fabbriche.
Scopriamo che Padròn, piccolo paese di provincia, ospita due chiese, sproporzionate per imponenza e storia ad una città di neppure duemila abitanti.
Una delle due parrocchie prende il nome che la città aveva ai tempi dei romani: Iria Flavia, all’epoca agglomera-
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to urbano più importante della stessa Santiago, fino a quando lì non furono trovati i resti dell’apostolo. 125 gradini portano al santuario di O’Saniaguiño do Monte e all’ennesimo, e sempre piacevole, giardino botanico. A Padròn, secondo la tradizione, ormeggiò la nave di pietra custodita oggi nella cattedrale a Santiago, quella che trasportò la salma dell’apostolo Giacomo.
Fino a Picaraña si evita un cammino tra statali e cemento solo scegliendo alternative tra vegetazione e piccoli borghi che però allungano il percorso di circa 2 km.
Il metodico e prevedibile ingegnere ci regala l’ultima tappa “ritoccata” sotto ai nostri piedi ma con tanto verde attorno a noi. Riattraversiamo centri abitati e statali quando mancano 7 km a Santiago. Un chilometro
dopo , c’è un punto dove tutti fanno foto e selfie. Dall’alto vediamo l’intera città di Santiago De Compostela e lo skyline della sua cattedrale.
Prima di raggiungere l’ultima tappa del viaggio, ci aspetta un tratto di bosco, facilitato nel suo immergersi dal sentiero battuto.
Abbiamo portato nello zaino per tutto il viaggio due magliette, due paia di pantaloncini, due intimi e due paia di calze oltre a quello che indossavamo di volta in volta per consentire che un completo, durante il cammino, si asciugasse dopo il lavaggio serale appeso all’esterno con piccole mollettine da me regolarmente utilizzate in ogni cammino. Lavatrici ed asciugatrici in ogni alloggio oppure nelle vicinanze hanno reso superfluo il terzo cambio ed accessori annessi.
Sul giornale leggo che nei 10 mila km dei vari cammini i pellegrini da inizio 2021 a fine giugno sono stati 9.000. Nel 2019, ultimo anno senza il coronavirus, si superò a settembre la cifra record di 300.000.
Il quotidiano spagnolo trovato in un bar riporta anche che 15 mesi dopo lo scoppio della pandemia tra i 9 mila viandanti non è stato registrato –almeno fino ad alloraalcun caso di Covid.
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A Santiago ci aspetta la Compostela, con coda ed attese ma senza le solite masse che affollano le strade attorno alla cattedrale, e ci attende anche l’ennesima delusione per non poter assistere al famoso pendolare del Botafumeiro. Del resto, tra le cinque volte che ho raggiunto da strade diverse la Cattedrale, solo in una occasione ne ho potuto apprezzare le ardite gesta.
Da purista del cammino, mai avrei lasciato lo zaino alle agenzie che offrono per pochi euro il trasporto da un albergo all’altro. Ho apprezzato con soddisfazione la scelta di chi ha condiviso con me il viaggio -mia moglie Felicia e l’amica e socia Cai Cristina - di aver resistito alla tentazione. Resistito nonostante i dolori lamentati alla schiena ed ai piedi a causa dei circa 180 km complessivamente percorsi in 6 giorni.
Sul prossimo numero del Notiziario
“TREKKING IN CILENTO”, effettuato dal 14 al 21 maggio scorso, che ha visto la partecipazione di 34 soci CAI.
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LA CORDA ROSSA DI SEBA MAT
di Nelson Bova
Mentre ti parla, anche i tatuaggi che ha sul corpo supportano la sua comunicazione. E poi che non avete visto quanto sono belli quelli che ho sotto la maglietta e quelli che farò! dice a coloro che gli chiedono informazioni sul significato dei disegni che l’abbigliamento estivo lascia vedere. Un eloquio coinvolgente, quasi travolgente, coerente con i suoi quasi trent’anni e con l’entusiasmo che trasmette. Li progetta lui i tatuaggi che indossa, come che la pelle fosse il block notes dei graffiti che realizza sui muri della sua città adottiva, Carpi. L’ arte di Seba Mat è già arredo alla casa di riposo “il Carpine”, al piazzale Donatori di sangue, all’ITIS Da Vinci, alla Croce Blu. E poi in tanti altri luoghi con graffiti più piccoli, minori, a volte non ufficiali. Nel cellulare mi mostra un murale realizzato nel pomeriggio dello stesso giorno in due ore in una centralissima via cittadina. Mi mostra l’opera precisando che l’idea gli è venuta passando per quella stradina e che quindi si è fermato, furtivamente, ricavando il tempo dalla sua voglia di abbellire il mondo. Lo guardo ed immagino lo zaino che porta sulle spalle pieno di bombolette cariche pronte ad
entrare in azione.
Quando incontro Sebastiano Matarazzo, in arte Seba Mat, è con il presidente del Cai Marco Bulgarelli e con Rino Cipolli, colui che ha strenuamente favorito l’in-
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contro tra l’associazione di appassionati di montagna e quell’innamorato perso della street art. Con loro anche altre persone, appena uscite dai corsi di escursionismo oppure dalla palestra di arrampicata. Tutti stanno osservando l’opera realizzata dal giovane artista sulla parete del Circolo Gorizia, circolo che da anni ospita la sezione locale del Club Alpino e, da oggi, anche il murale di Seba Mat. Sulla sinistra, illuminato dalla stessa fonte luminosa installata per mettere in evidenza la storica e sintetica scritta in rilievo “CAI”, un alpinista sale su rocce verticali. Una corda lo lega ad un’altra alpinista che a sua volta è legata ad una signora che, sorridente e festosa, scende dal vuoto con una cesta cullata tra le mani. Il contenuto della cesta, lasciato a libera interpretazione, fa pensare a tutti che sia gnocco fritto di cui il circolo, con le sue leggendarie volontarie, è
grande e qualificato produttore. Sotto la signora con il cesto, in un contesto famigliare, musicisti e ballerini.
C’è chi fa notare come l’illuminazione che rende il murale visibile di sera non sia uniforme. Il lato destro è più al buio della porzione che racconta le scalate e la montagna. Potrebbe essere spacciata, penso tra me, per una scelta precisa: il tutto parte dal Cai, ed è lui, o perlomeno il personaggio che lo rappresenta e che arrampica in primo piano con quella corda non assicu-
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rata a nulla, che sostiene e guida tutti gli altri. Chi è un minimo esperto di montagna non può non notare che la corda passa dietro alla schiena dello scalatore. Lo evidenzia, forse per anticipare prevedibili critiche e commenti “tecnici”, il presidente del Cai di Carpi Marco Bulgarelli. Ne sono perfettamente consapevole, mi dice, ma non è un errore. Lo è per la tecnica alpinistica, questo sì, precisa. Se quello cade, nessun personaggio della raffigurazione si salva, inclusi i musicisti e i ballerini, che sarebbero travolti dalla nonnina gongolante. Quella corda non protegge ma rende armonica l’opera. Anzi la trovo geniale, aggiunge. Sento di dargli ragione. Nell’arte parlano le emozioni, non la razionalità o la tecnica: quella corda rossa collega, unisce mondi diversi.
Seba Mat ora ci parla di lui, del suo futuro, delle sue ambizioni. Per questo ragazzo il murale sulla parete da oggi è un elemento in più per il suo curriculum, per il circolo Gorizia e per il Club Alpino di Carpi è invece la carta di identità e l’iscrizione di diritto ai luoghi dove la street art svolge la sua funzione di rendere più gradevole l’arredo urbano. Non per sempre, ci ricorda impietosamente l’artista. Solo per qualche anno, poi la sua creatura inizierà la trasformazione e le tracce che rimarranno sul muro scrostato segneranno per sempre un periodo che sarà ricordato come quei mesi a cavallo tra il Covid e la guerra in Ucraina. O forse per una corda rossa che non protegge, ma unisce.
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