
CRUSCOTTO
CRUSCOTTO
Flotte in calo, elettriche in crescita
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FOCUS
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Driver driven
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INTERVISTE
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Parola ai dealer
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CRUSCOTTO
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FOCUS
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– Consumo di carburante gamma DS N°8 (kWh/100 km): 15,5-17,4; emissioni CO₂ (g/km): 0. Valori omologati in base al ciclo misto WLTP, in base al quale i nuovi veicoli sono omologati dal 1° settembre 2018, aggiornati al 01/12/2022, e indicati a fini comparativi. I valori effettivi di consumo carburante e di emissioni di CO₂ possono essere diversi e possono variare a seconda delle condizioni di utilizzo e di vari fattori quali: optional, temperatura, stile di guida, velocità, peso totale, utilizzo di determinati equipaggiamenti (aria condizionata, riscaldamento, radio, navigazione, luci, ecc.), tipologia e condizioni degli pneumatici, condizioni stradali, condizioni climatiche esterne, ecc. Immagini illustrative; caratt eristiche/colori possono differire da quanto rappresentato. Messaggio pubblicitario, con finalità promozionale.
CRUSCOTTO
Flotte in calo, elettriche in crescita di Salvatore Saladino
PROFESSIONE FLEET MANAGER
Si al green, ma la sicurezza resta una priorità di Andrea Barbieri Carones
DONNE AL VOLANTE
Il capo del marketing di Ilaria Salzano
PROVATO PER VOI Il PHEV che soddisfa di O.M. Fumagalli
CAR SHARING
B2B e Noleggio nuovi motori periconcessionari di Luca Barenghi
Quando l’eleganza sposa latecnologia di Fabio Madaro
Driver driven: il motore del noleggio di Alessandro Palumbo
SETTORE AUTOMOTIVE
Agilità e costi di Luigi Barni 22 INTERVISTE
Ecosistema e Cultura di Luigi Barni
PROVATO PER VOI
Elettrificazione e dotazioni di Luigi Barni
Kinto Share a idrogeno di Arianna Festa
DEALER
Approccio “tailor made” alla flotte di Luca Barenghi
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DEALER
Tra Noleggio, Fiscalità e Fiducia di Luca Barenghi
Cross Country Bev e Suv plugin di Luigi Barni
Bev a tutto digital di Luigi Barni
Èun modo di dire anche banale e un po’ fuori dai tempi, almeno per gran parte di Millennials e Gen Z, vedendo come “si muovono” sul lavoro, quello del definire il periodo estivo come il momento utile a “ricaricare le batterie”. Però per molti ha senso, ancora e per qualcuno persino letteralmente! Personalmente lo ho fatto eccome, più che durante l’anno e proprio nel medesimo modo, sulle medesime colonnine quasi, delle ultime estati. Visto che ad accompagnarmi ho ancora una volta, l’ennesima, una nuova auto elettrica. È quella che compare in copertina, per i curiosi ed è in prova, come si addice a giornalisti auto meno giovani, a cui piace ancora Provare e non solo svelare. Un mostro di tecnologia e prestazione, quasi esagerata ma utile anche a parte del mondo flotte, se gestibile a pieno: se conosciuta, condivisa, sfruttata per HW e SW non solo dal driver, e inserita in un giusto ambiente o meglio eco-sistema. Accade in alcuni ambiti, dicono più facilmente se si parla inglese, norvegese, olandese, se le persone hanno trovato il tempo di formarsi correttamente su potenzialità e oneri di certa tecnologia. Mentre il mondo delle flotte italiano, è oggi quello del parco auto a rischio invecchiamento. Che rincorre e dipende un po’ anche dalla responsabilità dei
manager, a guardar bene il momento: dove conta scegliere. Quel mondo che prima, deve fare i conti, letteralmente in questo caso e pure bene, per tassare a valor normale alcune auto e mezzi aziendali in fringe benefit. Quelli che per la nuova interpretazione di legge fiscale, da luglio, non ricadono nel classico metodo a cui eravamo abituati. Ripensandoci dopo una nuotata (perché quella è, una ricarica estiva personale dello scrivente, potendo), il mondo flotte è anche quello che in alcuni casi ho visto rincorrere visibilità e budget oltre quanto già ottenuto, negli ultimi anni. Invece di parlarsi in primis, aiutarsi, condividere esperienze e misurare a fondo quella mole di informazioni che piove dentro questi veicoli, dentro le persone che da buoni driver potrebbero ascoltare i consigli dell’azienda che, dotata di strumenti (non gratuiti purtroppo), può sapere cosa sia meglio per loro, per tutti. Queste e altre cose scaturiscono dal parlare con alcuni Voi prima di finire la ricarica estiva e di pensare alle giurie di MissionFleet Awards 2025, che sono alle porte. Ma anche dai contenuti di MF4, dove collezioniamo interviste (sei) prove e commenti di nuovi modelli (undici) e focus settoriali.
OMF19
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BMW iX1 xDrive30: Consumo energetico combinato WLTP in kWh/100 km: 18,1 17; autonomia elettrica, WLTP in km: 417 438 I dati ufficiali indicati relativi alle emissioni di CO₂ e al consumo di elettricità sono stati rilevati in conformità alla procedura di misurazione prescritta dal Regolamento dell’Unione Europea (UE) 715/2007 e successive modifiche. Tali valori sono stati determinati sulla base del nuovo Regolamento WLTP (Worldwide Harmonized Light Vehicles Test Procedure Regolamento UE 2017/1151) e possono variare a seconda dell’equipaggiamento selezionato. Eventuali equipaggiamenti ed accessori aggiuntivi possono modificare i predetti valori.
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Nel primo semestre le immatricolazioni True Fleets nei Paesi Top5 d’Europa sono scese, tranne che in Spagna e in Italia: le nazioni a più scarsa diffusione di auto elettriche. Laquota delle Bev nel segmento business sale al 21% (6 punti in più del 2024), mentre Volkswagen ID.7 sfiora la leadership tra i modelli elettrici più targati
N*Country Manager
Dataforce Italia
el primo semestre di quest’anno il mercato delle flotte aziendali, che Dataforce definisce “True Fleets”, assommando le immatricolazioni business dei clienti che acquistano direttamente a quelle acquisite con la formula del noleggio a lungo termine, ha fatto registrare una flessione abbastanza significativa (-4,45%) nei Paesi Top5 della classifica per volumi maggiori
(sono, in ordine di importanza, Germania, Regno Unito, Italia, Francia e Spagna, con il nostro Paese che nel 2025 ha sopravanzato la Francia). Quello delle flotte è un canale fondamentale in questi mercati perché in media vale quasi il 32% delle immatricolazioni, con punte del 44% nel Regno Unito, mentre in Germania e in Italia si avvicina a una percentuale del 30%. In questo articolo, oltre ai numeri specifici del mercato
True Fleets nel primo semestre 2025 a confronto con lo stesso periodo del 2024 (Tab. 1), sono esaminati i modelli più diffusi nelle flotte per singola nazione (Tab. 2), e quelli che nel semestre hanno fatto segnare il maggior incremento rispetto all’anno scorso (Tab. 3). Infine un focus sul mercato delle auto elettriche, sempre nei Paesi Top5 d’Europa, con un confronto delle quote delle Bev raggiunte dal mercato nel suo
complesso e nelle flotte aziendali (Tab. 4) e la graduatoria dei 5 modelli più immatricolati nelle True Fleets in ciascun Paese (Tab. 5).
FORTE CRESCITA
TRUEFLEETS IN ITALIA
EIN SPAGNA
Nel primo semestre sono state immatricolate nei 5 Paesi automobilisticamente più rilevanti d’Europa 4,77 milioni di auto nuove, circa 60.000 in meno rispetto allo stesso periodo del 2024 (-1,24%). Il risultato negativo è stato attenuato dalla forte crescita del mercato spagnolo (+14,36%) e dal discreto andamento di quello britannico (+3,52%), mentre le altre tre nazioni hanno fatto segnare un rallentamento, particolarmente significativo in Francia dove il regresso ha sfiorato gli 8 punti. Nella media, il mercato True Fleets ha fatto tre volte peggio rispetto al mercato nel suo complesso: il dato di quest’anno è infatti
negativo del 4,45%, con una flessione delle immatricolazioni di oltre 70.000 unità (il totale True Fleets si aggira su un volume di 1,5 milioni di nuove targhe). La quota media di mercato delle flotte nei Paesi
Top5 è scesa dal 32,7% al 31,7%, con la flessione più negativa che si è registrata nel Regno Unito, passato da una market share True Fleets del 46,9% al 43,7%. Riduzione della quota business per tutti gli altri Paesi tranne che in Italia, dove è cresciuta dal 25,9% al 29,3% perché l’arretramento del mercato è stato particolarmente significativo soprattutto per il canale dei privati.
Nella graduatoria dei modelli più diffusi quest’anno nelle flotte aziendali dei Paesi Top5 prevale la Volkswagen Tiguan, che ha sorpassato la Golf, leader nel primo semestre 2024. A seguire, un terzetto di auto francesi:
Renault Clio, Peugeot 2008 e 208, tutte e tre protagoniste di una formidabile scalata di posizioni (l’anno scorso erano rispettivamente quinta, undicesima e sedicesima). Ovviamente la classifica per Paese è molto differente tra nazione e nazione. In Germania sorprende che la Tiguan non sia leader nel mercato business (verrebbe da dire nemo propheta in patria...), ma è seconda dietro alla Skoda Octavia, anche se soltanto per un’incollatura. Però la Suv di Wolfsburg si consola perché l’anno scorso era soltanto quinta. Mentre l’ex leader Golf ora è quarta. Impressiona anche la quinta posizione della Bev ID.7, che nel 2024 rientrava a malapena nella Top100. In Francia il dominio delle marche francesi è assoluto nella Top5 dei modelli, anzi: il brand leader è Peugeot, che però non conquista il primato (che va alla Renault Clio, come nel 2024), ma domina tutte le altre posizioni con, nell’ordine, 208,
3008, 2008 e 308. In Italia è ovviamente la Fiat Panda che conserva il primato, seguita dalla Volkswagen Tiguan (terza l’anno scorso), dalla Citroën C3 (settima), dalla BMW X1 (seconda) e dalla Renault Clio. Nel Regno Unito la graduatoria è più variegata, con modelli di cinque brand differenti nella Top5: Nissan Qashqai (seconda l’anno scorso), Volkswagen
Tiguan (settima), Nissan Juke, Kia Sportage (leader nel 2024) e Peugeot 2008. In Spagna, infine, le prime tre posizioni della classifica ricalcano quella dell’anno scorso: Toyota Corolla, Nissan Qashqai e Renault Clio si aggiudicano il podio, mentre Mercedes GLC sale al quarto posto (era ottava) e Seat Ibiza al quinto (solo diciassettesima nel 2024).
SKODA ENYAQ
VAVERSOIL RADDOPPIO
Ma quali sono i modelli che hanno fatto segnare gli incrementi maggiori nelle flotte aziendali? Al primo posto c’è una Bev: la Skoda Enyaq, cresciuta del 74%. Quasi identico l’incremento delle immatricolazioni della Peugeot 3008, che è anche il modello dal più elevato tasso di crescita in
Francia e nel Regno Unito. Ottima performance anche di Opel Corsa, che ha raggiunto il settimo posto assoluto nella graduatoria True Fleets del Paesi Top5 d’Europa. Sfiora il +40% un’altra Skoda: la Kodiaq e importante recupero anche della Peugeot 208, che è prima per incremento in Italia e in Spagna. In Francia ai primi tre posti dei modelli in maggiore crescita nel mercato business si piazzano auto che si fregiano del marchio del Leone e sono tutte suvcrossover: 3008, 2008 e 5008. In Germania leader per crescita (+118%) è BMW Serie 5, seguita da Skoda Enyaq (+92%), Volkswagen ID.3 (in forte ripresa: +83%) e altre due Skoda, a indicare che la marca boema scommette forte sulle flotte aziendali: Kodiaq (+56%) e Superb (+28%). In Italia Peugeot 208 ha quadruplicato le immatricolazioni aziendali, così come Opel Corsa, raddoppiate le targhe di Peugeot 2008 e Toyota C-HR.
In Spagna, dietro alla Peugeot 208 che ha triplicato le targhe business, c’è un’altra Skoda, la Fabia (+162%). Forte crescita della Renault Arkana e delle due Seat Ibiza e Leon. Nel Regno Unito, dopo la leader nella crescita Peugeot 3008 (+216%), si piazzano Volvo XC40 (+189%), Jeep Avenger (+111%), Opel Corsa e Volkswagen ID.4.
IN CRESCITA OVUNQUE
LA QUOTA BEV NELLEFLOTTE
Quanto vale la market share delle auto elettriche nelle flotte aziendali rispetto alla media del mercato? Nei Paesi Top5 d’Europa quasi 6 punti in più, in media. Quest’anno le Bev del segmento business sfiorano il 21%, contro il 15% del primo
semestre del 2024. Può sembrare un risultato eccellente, ma se l’obiettivo dichiarato dall’Ue è di abolire le vendite auto con motore termico nelle flotte a partire dal 2030, siamo distanti anni luce dal traguardo. Le flotte delle nazioni Top5 comunque appaiono abbastanza virtuose, perché in tutti i Paesi la quota Bev è superiore a quella
della media del mercato: nel Regno Unito addirittura di 10 punti (32% contro 22%). Bene anche in Germania (22% abbondante rispetto a 18% scarso). In Francia la quota Bev delle True Fleets è del 21%, in crescita di ben 8 punti, rispetto al 17% abbondante del mercato nel suo complesso (ed è un dato stabile). In Italia e in Spagna la
market share delle auto elettriche è ben più bassa: rispettivamente del 5,2 e del 7,7%, che nel comparto business si traducono in 7% e 9%, in crescita in entrambe le nazioni, ma a ritmo non esageratamente rapido.
L’auto più immatricolata dalle flotte aziendali dei Paesi Top5 d’Europa rimane sempre la Tesla Model Y, ma accusa una flessione del 32%. Sale invece clamorosamente al secondo posto, insidiando da vicinissimo la Model Y, la Volkswagen ID.7. Nelle posizioni dalla terza alla quinta si piazzano Skoda Enyaq (+74%), Tesla Model 3 (-3,5%) e Volkswagen ID.4 (+28%). Ovviamente ciascun Paese fa storia a sé. In Francia, l’elettrica più targata dalle flotte è la Renault Scénic E-Tech, seguita dalla Tesla Model Y (che riesce a replicare quasi esattamente i risultati del 2024), poi la Renault 5 E-Tech, la Peugeot 208 e l’Audi Q6 e-tron. In Germania domina il Gruppo Volkswagen, con ID.7, Skoda Enyaq, ID.3, ID.4 e in quinta posizione la BMW iX1. In Italia la classifica è la seguente: Tesla Model Y, Citroën C3, Tesla Model Y, Dacia Spring e BMW iX1. In Spagna ai primi due posti le Tesla Model 3 e Model Y, seguite da BYD Seal, Toyota bZ4X e Renault 5. Nel Regno Unito, infine, le prime due posizioni sono identiche a quelle della Spagna, con la Model 3 che addirittura cresce del 50% (mentre Model Y cala del 29%). Terza è BMW i4. A seguire, altri due modelli molto popolari anche nell’Europa continentale: Skoda Enyaq e Audi Q6 e-tron.
Aldo Michinelli, fleet manager del gruppo Bucci Industries, racconta l’approccio cauto verso le elettriche investendo soprattutto in Adas e salvaguardia dei driver
DDall’immediato dopoguerra, il gruppo Bucci Industries è cresciuto fino a diventare una delle principali realtà nel settore delle automazioni e della robotica industriale. È presente con i marchi Iemca, Giuliani, Sinteco, Vire, ZETA, detenuti dalla Bucci Automations Spa. Il gruppo è attivo anche nel settore dei nuovi materiali compositi
avanzati, con Bucci Composites. Un’azienda con testa e cuore in Romagna, ma attività e uffici in diversi paesi del mondo.
A guidare il parco auto è Aldo Michinelli. Classe 1981, è nel mondo automotive da oltre 25 anni: prima proprietario di un salone multimarca “premium luxury” e di un’officina autorizzata Mercedes e poi persona attiva in diverse attività filantropiche dopo aver fondato un’associazione no-profit per donare protesi di arti inferiori e varie altre attività.
E poi arriva l’ingresso in Bucci Industries...
«Certo: dal 2023 sono Global Fleet Manager del gruppo, specializzato in automazione
industriale, robotica, materiali compositi avanzati, dove quest’ultima fornisce prodotti in carbonio ad alcune case di auto sportive».
Da quante auto è composta la flotta?
«Supera le 300 unità. E nei prossimi mesi è previsto un forte incremento. Sono vetture divise tra 10 società in Italia, 6 in Europa e altre 6 tra Brasile, USA, Taiwan, Turchia, Corea e India. L’assegnazione viene gestita per ogni società in base al settore, talvolta con esigenze opposte una dall’altra. I modelli cambiano da nazione a nazione così come le quotazioni dello stesso automezzo utilizzato nella car list. I principi fondamentali che muovono la mia strategia sono la sicurezza del driver e il suo confort, cercando un compromesso che garantisca basse emissioni ma alta produttività ed efficienza». Con quale criterio vengono assegnate le vetture?
«In base all’inquadramento, a ogni dipendente viene abbinato un segmento di auto tutte comunque equipaggiate con i principali ADAS. Per nostra politica, prediligiamo vetture con colori chiari, per evitare un utilizzo maggiore del climatizzatore a tutto vantaggio di minori emissioni di CO2
Tutte le vetture diesel, dove disponibile, possono utilizzare l’HVO o biocarburante che dir si voglia».
In che percentuale sono in fringe benefit o in condivisione per usi lavorativi?
«Facendo una media tra tutte le società in Italia e all’estero, e partendo dal presupposto che le nostre sedi hanno attività totalmente diverse, circa il 60% delle auto sono in fringe benefit mentre le rimanenti sono in pool. Nei prossimi mesi ci sarà comunque un ulteriore aumento delle vetture assegnate». Con quale formula sono introdotte in flotta?
«Le auto per i dipendenti sono tutte a noleggio a lungo termine mentre per la holding alcune sono in leasing. Il noleggio a breve termine è stato utilizzato solo durante l’alluvione che colpì Faenza e le zone limitrofe per fornire gratuitamente auto ai dipendenti che le avevano perse».
In tema di elettrificazione, qual è la politica della vostra azienda? Nelle vostre sedi avete delle colonnine di ricarica?
«Abbiamo già introdotto in flotta alcuni Bev, impiegati principalmente per piccoli spostamenti interni tra le divisioni aziendali. Inoltre, una percentuale di driver utilizza da anni modelli Plug-in, con un livello di soddisfazione complessivamente elevato vista la disponibilità di colonnine presso la sede. A supporto della transizione energetica, disponiamo di un impianto fotovoltaico da 1 MW che sarà presto affiancato da un secondo della stessa potenza».
Cosa pensa della transizione verso la mobilità elettrica?
«Non nascondo alcune
perplessità: ritengo che ci sia una spinta molto forte da parte dell’UE verso questa direzione nonostante il mercato non ancora pienamente maturo. Osserviamo un raddoppio dei valori dei fringe benefit, un’offerta di motorizzazioni sempre più limitata, listini d’acquisto elevati per le BEV e costi di ricarica in continua crescita (fino a 90 cent per kWh nel caso della fast). Inoltre, le Plug-in mostrano ancora autonomie ridotte in elettrico e serbatoi di carburante piccoli, mentre le Bev coinvolte in incidenti vengono spesso lasciate in deposito per 30 giorni prima di poter essere ripristinate. Anche i furti dei cavi di ricarica alle colonnine sono ulteriore elemento critico, che non dà segni di miglioramento. Alcuni fornitori, poi, fanno passare dai 20 ai 30 giorni prima di ripristinare il punto di ricarica pubblico».
Cose da non sottovalutare, quindi
«Esattamente. Al momento, quindi, ritengo non sia opportuno elettrificare al 100% la flotta per non esporre l’azienda a rischi senza reali benefici. Ovviamente non escludo che l’elettrico possa rappresentare il futuro, ma ad oggi ci sono ancora molte incognite. Volendo essere provocatorio ai livelli massimi: e se scoprissimo il reale valore del motore termico, magari alimentato con carburanti rinnovabili e a zero emissioni?».
In che modo la tecnologia la aiuta nella gestione del parco auto?
«Dal 2023 abbiamo avviato la transizione verso una gestione del parco auto tramite piattaforme on line, con l’obiettivo di ottimizzare il TCO e ridurre le emissioni di CO2 Questi sistemi offrono dati preziosi per l’analisi e il monitoraggio dell’utilizzo dei veicoli, migliorando al contempo la sicurezza dei driver e garantendo un supporto immediato in caso di necessità. A differenza del processo di elettrificazione, l’introduzione della tecnologia telematica ha già prodotto risultati concreti e rappresenta per noi una fonte di vantaggi significativi».
Gestire un parco auto aziendale non significa solo assicurarsi che i veicoli siano disponibili e funzionanti: una delle sfide più sottovalutate, ma al contempo più complesse, è la gestione delle fatture. Carburante, manutenzione, leasing, assicurazioni, pedaggi e multe generano un flusso continuo di documenti contabili che, se non gestiti correttamente, possono rallentare l’intera macchina amministrativa di un’impresa. Le aziende con flotte anche piccole si trovano ogni mese a dover verificare decine, se non centinaia, di fatture. Il controllo incrociato tra i servizi realmente erogati (come il chilometraggio, gli interventi di officina o le spese per il carburante) e quanto riportato nei documenti fiscali richiede tempo, attenzione e spesso l’intervento di più reparti: amministrazione, logistica e risorse umane.
In questo scenario si inserisce ZCarFleet, il software Zucchetti dedicato alla gestione del parco auto aziendale, attraverso la funzionalità
di certificazione delle fatture: uno strumento che consente di verificare in modo automatizzato la correttezza formale e la coerenza contrattuale delle spese registrate, semplificando il passaggio dei dati verso i sistemi di contabilità aziendale. Questa funzione si rivela particolarmente utile per la gestione dei fornitori di noleggio a lungo termine, attività per cui è necessario tenere sotto controllo voci come: canoni di noleggio e canoni accessori relativi ai servizi aggiuntivi; eventuali note di credito; addebiti extra per sforamenti chilometrici rispetto ai limiti contrattuali. Il processo si articola in 4 fasi principali:
• Importazione dei dati da fonti esterne
• Controllo automatico delle fatture, confrontando gli importi con quelli presenti all’interno della piattaforma
• Invio in contabilità, con possibilità di separare le fatture relative ai canoni da quelle per costi extra
• Registrazione e pagamenti: il processo si completa grazie a un flusso di ritorno con i dati forniti dal sistema contabile.
Questa gestione automatizza l’iter di contabilità, permettendo l’importazione automatica delle fatture e riducendo sia il tempo per l’inserimento manuale dei dati che gli eventuali errori di imputazione. Inoltre, consente una riconciliazione rapida delle spese, che vengono confrontate in tempo reale con i dati operativi come chilometri, consumi e manutenzioni. La tracciabilità è totale, poiché ogni spesa può essere attribuita a uno specifico veicolo o driver. Il sistema permette anche un significativo risparmio di tempo, riducendo l’impegno nella gestione documentale e liberando risorse per attività più strategiche. Infine, si ottiene un controllo puntuale dei costi, monitorando ogni voce di spesa e facilitando la negoziazione di condizioni migliori con fornitori e noleggiatori.
Il valore delle interazioni tra conducente del veicolo a noleggio e società, nelletestimonianze di alcuni attori principali
nucleo di valore su cui si gioca buona parte della competizione tra gli operatori.
II momenti di interazione con il driver, nel contratto di noleggio, sono molteplici e coinvolgono diversi attori. La progettazione e il controllo dei flussi informativi, decisionali e operativi relativi a questi momenti, costituiscono il
PERSODDISFARE
«Nell’ottica di miglioramento costante dell’esperienza dei nostri clienti – ci racconta Manuela Palmieri, Global Operations Director di Arval Italia – negli ultimi anni abbiamo lavorato con l’obiettivo di aumentare la proattività dell’approccio, cercando di anticipare le necessità, invece che reagire alle richieste.
Per poter operare in modo proattivo, è necessario cercare di prevedere le situazioni future. In Arval, esiste una unit specializzata nella Data Intelligence, che sfrutta la quantità di dati a disposizione per creare dei modelli predittivi con il supporto dell’IA che, nell’ultimo periodo, si è concentrata su alcune aree. Una di queste riguarda l’effettuazione dei tagliandi. Analizzando i dati relativi al veicolo, le sue percorrenze e incrociandoli con le direttive di ciascuna casa costruttrice, si cerca di stimare il momento in cui il veicolo deve effettuare il tagliando per comunicarlo con
anticipo al cliente, in modo che possa organizzarsi per tempo e prendere appuntamento presso un centro autorizzato.
Grande attenzione è poi rivolta all’efficientamento della rete di riparatori Arval sul territorio che, ogni anno, gestisce oltre un milione di eventi di assistenza, riparazione e manutenzione sugli oltre 282.000 veicoli della flotta.
In particolare, stiamo lavorando per migliorare il processo di canalizzazione dei veicoli con l’obiettivo di indirizzare chi necessita di assistenza verso il centro più idoneo, ma anche migliorare la user experience del cliente ed efficientare il lavoro dei centri riparativi.
La unit di Data Intelligence ha quindi analizzato lo storico degli eventi di assistenza e ha prodotto modelli predittivi individuando le aree in cui intervenire perché il fabbisogno potrebbe in futuro non essere soddisfatto dalla attuale capacità, oppure perché la capacità attuale risulta maggiore rispetto al bisogno futuro».
DALLA CONSULENZA
ALL’APPROCCIO
DATADRIVEN
«Tutto si basa sulla costruzione di un’esperienza cliente completa, personalizzata e orientata alla soddisfazione a lungo termine.
Fin dal primo contatto, il cliente – secondo quanto dichiara Marco Girelli, Presidente e Amministratore Delegato di Alphabet Italia – deve percepire attenzione, chiarezza e disponibilità. La fase di consulenza iniziale, la trasparenza sulle condizioni contrattuali e la qualità dei servizi offerti durante tutta la vita del contratto sono tutti
momenti chiave che influenzano la customer experience. Nel noleggio a lungo termine, non si acquista un’auto, ma un servizio. Per questo, l’assistenza post-consegna è fondamentale: gestione dei tagliandi, cambio gomme, auto sostitutiva, supporto in caso di sinistro o guasto. Ogni interazione è un’opportunità per rafforzare la fiducia e dimostrare affidabilità. Monitoriamo costantemente le performance delle reti di assistenza – prosegue Girelli –non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi, con survey sui clienti durante i principali momenti di contatto con la rete, a seguito delle quali predisponiamo piani d’azione volti al miglioramento del livello di servizio.
Questo approccio orientato ai dati consente interventi mirati, promuove il miglioramento continuo e rafforza il legame con il cliente, che si sente realmente ascoltato. Un altro elemento sempre più centrale nella customer experience è la digitalizzazione.
Alphabet mette a disposizione dei propri clienti un’app mobile dedicata che consente di gestire in autonomia ogni fase del contratto dalla prenotazione degli interventi di manutenzione, alla denuncia di un sinistro.
Questa modalità self-service non solo offre maggiore controllo e trasparenza, ma consente anche un significativo risparmio di tempo. Tutto è a portata di smartphone, 24/7, senza passare da call center o mail. Un vantaggio concreto, soprattutto per clienti business o con poco tempo a disposizione».
La particolarità di Agos Renting
è tutta nel modello, incentrata sulla relazione diretta e continuativa tra dealer e cliente. Il cliente sceglie la sua mobilità in concessionaria e continua a far riferimento al rivenditore per la manutenzione, i servizi accessori, la riconsegna e il rinnovo. Un approccio che rompe con il modello tradizionale del noleggio, dove la manutenzione è spesso delegata a reti terze, scelte soprattutto per convenienza economica.
«Puntiamo sulla qualità del servizio e vogliamo portare su scala industriale un’interlocuzione autentica tra clienti e reti distributive –dichiara Valerio Papale,
Amministratore Delegato di Agos Renting – Il nostro focus è sulla relazione: è questo a fare la differenza. Il noleggio targato
Agos Renting nasce da un circolo virtuoso di fiducia che coinvolge noi, i dealer e il cliente.
Con i dealer, infatti, esiste un accordo forte e chiaro, sia sulla distribuzione del noleggio che sulle attività di officina e carrozzeria.
Un modello che tutela il valore della rete e rafforza il legame con il cliente finale. Per il cliente privato, che Agos conosce bene fin dal mondo dei finanziamenti, l’elemento chiave è la cura».
Agos Renting ha diversi canali di contatto con il cliente, per garantire una risposta concreta e veloce ai bisogni di mobilità. Se il cliente è in zona, viene indirizzato alla concessionaria di riferimento. Se è fuori zona, a un altro dealer dello stesso marchio. Mai a un’officina qualsiasi.
«Infatti, il dealer ha una proposta di valore completa, a 360°, che le reti terze semplicemente non possono offrire. E, soprattutto, resta il punto di riferimento per il
cliente, dall’inizio alla fine del contratto».
ERAPPORTO UMANO
Il progetto di Santander Renting nasce con una forte vocazione digitale: tecnologia e innovazione sono le basi della value proposition. In particolare, la strategia per driver o clienti privati si basa su 3 pillar fondamentali. In primo luogo, l’aspetto tecnologico: grazie alla Santader Mobility App la customer experience è più semplice, più veloce e 100% paperless: il cliente può completare il self onboarding in pochi step, gestire il contratto ed il veicolo, richiedere assistenza, tutto tramite app. La customer journey, inoltre, è continuamente in aggiornamento, essendo la società giovane. Verrà ad esempio rilasciato a breve un welcome kit interamente digitale, dove il cliente troverà in un’unica area tutto il necessario per gestire il proprio ciclo di vita di noleggio: faq, documenti, contatti, moduli, tutto semplicemente a portata di clic. La strategia operativa è un altro pilastro essenziale: un driver soddisfatto passa inevitabilmente attraverso un servizio di assistenza di alto livello. Per questo, secondo quanto dichiara Giulio Foldes, CEO di Santander Renting Italia, «Investiamo nel nostro network di partner, riconoscendo loro il giusto valore economico e professionale. Crediamo infatti che un operatore ben remunerato e supportato possa prendersi davvero cura del veicolo, valorizzandolo al meglio in ogni fase della gestione, e
garantendo interventi effettuati nel modo più efficiente possibile, riducendo al minimo l’impatto per il driver».
Infine, c’è l’aspetto umano. La digitalizzazione non sostituisce il rapporto diretto con il cliente, lo potenzia. Il customer service è totalmente interno e questo consente di offrire risposte rapide, complete e personalizzate. Anche la consegna del veicolo avviene presso dealer qualificati, e non presso piazzale, per rendere la delivery un momento coinvolgente e sereno, all’altezza delle aspettative.
La commistione tra tecnologia e fattore umano è la risposta di Athlon per una nuova customer experience. Da pochi mesi l’azienda ha implementato Stella, la nuova assistente virtuale che risponde al numero verde, h24, 7 giorni su 7. «La creazione di Stella rientra nel processo di digitalizzazione dei servizi a tutto vantaggio della customer experience – spiega Alessandra Agostini, Chief Commercial Officer di Athlon
Italy –. Si tratta di uno strumento in grado di rispondere rapidamente alle domande più ricorrenti che i driver possono avere. Ciò offre agli operatori di call center interni più tempo per assistere i clienti con richieste più complesse».
Un servizio evoluto, basato su una Interfaccia Digitale Umanoide (DHI), un Avatar sviluppato attraverso tecnologie di IA e algoritmi di Machine Learning. Il sistema fornisce risposte attingendo a una knowledge base costruita da Athlon a partire dai dati contrattuali del noleggio, integrati tutte le informazioni generali necessarie a gestire le richieste di assistenza di clienti, fornitori e primi contatti. Grazie a un aggiornamento continuo e automatizzato della base dati, la piattaforma è in grado di garantire risposte
tempestive alle domande ricorrenti: localizzazione dei centri assistenza, scadenze contrattuali, servizi inclusi, oppure procedure in caso di furto o smarrimento della fuel card. In situazioni simili, l’assistente virtuale è in grado di inviare immediatamente un SMS contenente il link con le istruzioni corrette, sempre, anche fuori dall’orario d’ufficio. L’interfaccia dispone inoltre di un sistema di riconoscimento vocale avanzato, capace di comprendere il linguaggio naturale dell’utente analizzando forma, sintassi e significato delle frasi, ma anche di cogliere elementi del comportamento umano, adattandosi al tono e al contesto della conversazione. Nel caso in cui la richiesta non sia gestibile in automatico o l’utente richieda esplicitamente l’intervento umano, la chiamata viene immediatamente trasferita
al team del Customer Service per una presa in carico diretta.
I broker sono un punto di riferimento importante per i clienti. Secondo quanto ci riporta Giovanni Monacella, titolare della Key Renting, broker di noleggio attivo su più regioni, capita molto spesso che i clienti, quando hanno un problema da risolvere, si rivolgano alla figura dell’intermediario. Sia in prima battuta, ma anche quando eventualmente hanno problemi
di contatto con il call center del noleggiatore, oppure quando le operazioni vanno a rilento. Alcuni noleggiatori hanno istituito la funzione del “partner car” cioè è il broker ad aprire direttamente il ticket per conto del cliente in qualità di partner gestendo la problematica con il noleggiatore. Altre volte, invece, il broker in maniera “non istituzionalizzata” gestisce la problematica del proprio cliente presso alcuni referenti che ha all’interno delle società di noleggio oppure presso le officine o i centri di consegna con i quali collabora.
Nel mercato stagnante
di Luigi Barni
In un mondo dove le vendite globali di veicoli
aumenteranno poco, l’1% quest’anno e il 2% l’anno fino a 2030, Europa e Stati Uniti non svettano: in leggero calo compensato dalla crescita cinese.
A dirlo, è il Global Automotive Outlook di AlixPartners, con indicazioni chiare: il settore sempre più competitivo vede
frequenti disruption e solo un modello incentrato su agilità, attenzione a costi e tempi di sviluppo, favorisce il successo di una casa auto. Come argomentato su missionline.it infatti, alcuni prevedono un “round eliminatorio”, mentre i veicoli elettrificati detti Nev (Bev, Phev e Reev) rappresenteranno il 30% del mercato globale nel 2030
VALORI RESIDUI PER MOTORIZZAZIONE: IL CALO DELLE BEV
(Europa 48%) con rilevanza per Plugin e Range Extender, le seconde in ascesa già ora per Cina e Russia.
In termini di valore residuo, oggi, le elettriche non sono messe bene: nell’analisi in oggetto una Bev è mediamente tracciata al 32%, contro la media generale di 50% e ovviamente, l’Italia è tra i mercati dove si deprezzano di più. A favore delle Reev invece, non solo gusti e i primi dati, ma anche una novità: tra 2026 e 2028 vanno a regime nuove regole Euro6 “evolute” che omologano emissioni Phev più realistiche, stimate anche doppie nei numeri tanto cari al mercato B2B dell’auto. In virtù di questo, vari costruttori avranno meno interessi per le plugin e più, per le Reev. Oltretutto soluzione già gradita da molti a priori, secondo un’analisi vista nello studio Alixpartners 2025.
Le case auto cinesi puntano al raddoppio di quota mercato, in Europa: 13% entro il 2030 (10% esclusa la Russia, che ormai “è cinese”). Supportate dalla localizzazione industriale, se si conta l’aumento della produzione annua in Europa di 800.000 veicoli, entro il 2030. A parziale discapito dei costruttori europei che potrebbero ridurla, di 400.000. Il contesto è critico per la filiera
europea, la saturazione media degli stabilimenti di assemblaggio è scesa al 55%, in Italia, crollata addirittura al 35%. Anche per questo le aziende europee sono oggetto di interesse per investitori americani e asiatici: si contano acquisizioni per 15 miliardi nell’ultimo biennio, contro i soli 2 miliardi investiti da aziende europee fuori dal Vecchio Continente.
+40%ALMENO
Per l’Italia, i volumi sono previsti stabili e lontani dal pre-covid: 1,8 milioni di veicoli annui. Colpa dell’aumento nei prezzi delle auto: +40/70% per i modelli più venduti dal 2019 al 2024, contro un aumento medio degli stipendi del 12%. Il calo maggiore è nei segmenti A e B (ridotti di 300mila veicoli).
I FORNITORI DELLE CASE
Le performance finanziarie hanno visto un recupero nel 2024 da parte dei fornitori rispetto alle case auto. In effetti era anomalo quanto visto negli ultimi anni, con carmaker che cavalcavano con aumenti di prezzo, le varie “disruptions”. L’industria, inoltre, registra un generale abbassamento della capacità di generare flussi di cassa e di far fronte agli impegni finanziari (tecnicamente si riduce il livello di copertura degli interessi finanziari).
COSA POSSONO FARE
I CARMAKER NOSTRANI
«Il settore europeo vive una fase di forte tensione: volumi stagnanti, rallentata crescita dell’elettrificazione, tensioni geopolitiche, sovracapacità produttiva, e un sempre
maggiore gap nel modello operativo, che stenta a recuperare il divario di tempi, costi e innovazioni tecnologiche dei nuovi NEV players – sostiene Dario Duse, EMEA Automotive Practice Leader e Italian Country Head di AlixPartners –Il tutto aggravato anche dall’incertezza e dai rischi legati ai dazi. I costruttori occidentali hanno resistito anche operando un’attenta gestione dei prezzi, ma la situazione impone una virata decisa e un approccio che miri all’agilità per mantenere redditività (scesa sotto al 10% per i costruttori) e competitività, anche attraverso l’innovazione di prodotto, lo snellimento dei processi di sviluppo e l’utilizzo delle opportunità offerte dall’intelligenza artificiale. Il divario rispetto alle case cinesi può essere ridotto adottando soluzioni legate all’AI nelle fasi di progettazione e test, per erodere i vantaggi di costo dei new player cinesi, oggi al 30% rispetto ai competitor occidentali».
L’Europa, seppur spinta solo dalla normativa, marcia verso l’elettrico a velocità doppia rispetto agli USA. Nel mentre continua la spinta verso l’export dei cinesi, già primi esportatori al mondo, che comunque dovranno consolidarsi e sono alle prese con un mercato ipercompetitivo, con capacità di controllare parti della supply chain che sono vitali per tutti i costruttori, come ad esempio i minerali critici per la produzione. Ciò sta portando alla creazione di un polo cinese e uno protezionistico americano, con l’Europa terra di conquista come spiega Fabrizio Mercurio, Director nella practice Automotive di AlixPartners: «Tra operazioni chiuse e annunciate, la supply chain europea è sempre più “in vendita”, come è evidente dall’osservazione degli accordi di M&A che stanno coinvolgendo case e fornitori europei da parte di azionisti nord americani e asiatici».
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Luca Montagner, Senior Advisor di AsConAuto, ha
grande esperienza e visione nel settore automotive. Tra i fondatori di Quintegia, Associate Director di ICDP, è riconosciuto per la conoscenza in ambito di service e l’approccio innovativo alla clientela
Come appare il mondo delle flotte italiane in questo momento?
«Il mercato è meno sviluppato che altrove, dove l’immatricolato
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B2B supera anche il 50%. Una distanza dovuta alla gestione dall’ecosistema: società di leasing e noleggio, dealer e provider esterni, quelli che possono dare soluzioni avanzate per ottimizzare l’utilizzo della flotta. App e tool per manager e driver: capaci di integrare le differenti necessità secondo il tipo di motorizzazione. In alcune flotte estere l’elettrificazione è molto maggiore e per aiutare la transizione, sono stati creati strumenti per gestire veicoli diversi, senza dimenticare il driver. In pratica facilità di ricarica, anche a casa, accedendo
a strumenti utili per reportistica e costi».
Quindi nuove combinazioni di software, con AI e telematica?
«Sì, che integrano più soluzioni e diano al fleet manager dati live, consigli di soluzioni ottimali. Mentre il driver deve poter gestire semplicemente ogni tipo di auto e avere, magari da App, servizi utili come l’assistenza per manutenzioni o sinistri. Tutto, sempre in unica soluzione, a portata di mano». Eppure sistemi anche in Italia ne abbiamo, il nodo non è nelle persone?
«Il passaggio culturale e formativo non è ancora compiuto. In alcuni casi ci sono conoscenze limitate o addirittura distorte, su Bev e Phev. Serve uno scatto che altrove è già stato fatto, come in UK: convenienza forte sì ma derivante dal come si usa l’auto, valutando precisamente i casi e quanto è noto dalla pratica, dai percorsi. È più facile valutare convenienza o difficoltà di una motorizzazione sfruttando ogni dato. Belgio e Olanda contano il 60/70% di elettriche nel B2B, non solo per spinta normativa ma per ecosistema informativo». La situazione dei tempi consegna come la vede?
«In passato alcuni potevano privilegiare i privati, facendo maggiori guadagni, ora è raro, salvo alcuni segmenti. Se però il driver può personalizzare l’auto il rischio dei tempi permane: non per volontà del sistema, essendo poco brillante la domanda privati».
E i valori residui?
«Da noi noleggi e leasing hanno fatto business su valore residuo e rivendita. Oggi per la disponibilità di motorizzazioni e la difficoltà delle Bev/Phev, è una scommessa difficile. Occorre pensare forse a nuovi cicli di noleggio, tenere le Bev più a lungo nel parco. Se anche muta la tecnologia, lo stato delle batterie spesso resta valido e sono auto che durano, quando le percorrenze sono basse. È una scelta di rischio finanziario, ma si allarga la platea».
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Parla Elisabeth Leriche, da due anni al vertice del marketing di Renault Italia dopo unacarriera trasversale, toccando lusso e F1
IIn un panorama aziendale che spesso premia percorsi lineari, la storia di Elisabeth Leriche, dal 2023 a capo del marketing di Renault Italia, si distingue come un esempio di successo forgiato dalla diversità e dall’audacia. La sua carriera –un mosaico di esperienze che spaziano dal teatro al mondo del lusso, fino all’automotive –dimostra che nascere dalla di Ilaria Salzano
vendita spesso non basta per avere la leadership, piuttosto è indispensabile nutrirsi da campi diversi per sviluppare una competenza più ricca, completa, competitiva.
«A farmi cambiare strada più volte sono state le persone, oltre alla “voglia di challenge” –racconta Elisabeth Leriche al pubblico – però, si viene premiate solo se si supera la paura dell’ignoto: non dobbiamo essere noi stesse a porci dei limiti».
Una storia fatta di cambiamenti e sfide la sua, come può accadere a molte donne.
«Spesso abbiamo il desiderio di avventurarci, ma non riusciamo a farlo: sbagliamo. Oggi il 10% delle aziende ha un CEO donna.
Come leader femminili, dobbiamo partecipare in prima persona al mentoring in azienda e alla lotta al gender gap», afferma con convinzione. Una lotta che inizia sin dal nido familiare «con un’equa distribuzione dei carichi e la ricerca di un equilibrio tra vita privata e professionale».
La sua carriera è trasversale: dal 1992 lavora al marketing di luxury Brand come Cartier e Guerlain, per poi arrivare nell’advertising di Publicis nel 2001 in Italia, e approdare nel 2003 in Renault nel mondo degli eventi della F1, a fianco di Flavio Briatore. Un’esperienza che le ha fornito una profonda comprensione del “Total Customer Experience”, l’esperienza totale del cliente, che oggi è il fulcro della sua strategia nel Board Renault.
«È indispensabile un bagaglio formativo ma anche non avere limitazioni dovute alla mancanza di una visione di sé come leader. Importante anche il networking e la ricerca di un mentore». Una visione che si sposa perfettamente con il brand francese che dal 2010 con il programma Women@Renault ambisce a migliorare e far crescere i percorsi delle donne in azienda, oltre che creare coesione a livello di social networking tra colleghe.
«L’Interazione diretta con il pubblico in contesti ad alta emozionalità mi ha permesso di comprendere l’importanza di creare un legame autentico tra il brand e le persone», spiega. Intraprendenza, dunque, unita a un percorso professionale diversificato negli anni (eventi, CRM, qualità e servizi) le hanno dato la possibilità di creare una visione strategica per migliorare processi e servizi per renderli più efficienti e orientati al cliente «Bisogna ascoltare non per formulare una risposta, ma per
entrare in contatto con i clienti e offrire un servizio personalizzato», sottolinea. Il suo approccio nella Casa francese ha ridefinito il ruolo dei dealer.
«Oggi i nostri clienti conoscono già la gamma, la tecnologia e i prezzi: noi non abbiamo più bisogno di venditori, ma di narratori. Quello che dobbiamo portare in concessionaria sono le emozioni tramite la narrazione». Dalla concessionaria al prodotto, Leriche mette in evidenza come sia fondamentale l’attenzione
Elisabeth Leriche, nata nel 1972 a Roanne (Francia), si è laureata in Management all’Essec Business School nel 1995. Ha iniziato la sua carriera nel 1992 nel marketing di luxury brand come Cartier e Guerlain, per poi entrare in Publicis Italia nel 2001. Nel 2003 arriva in Renault Italia, per seguire la Formula 1 e gli eventi grande pubblico; nel 2008 è nominata Advertising & Crm Manager, fino al 2019 quando è nominata Total Customer Experience Director ed entra a far parte del Board. A marzo 2021 assume la guida della direzione Qualità e Servizi. A novembre 2023 è nominata direttrice marketing Renault Italia.
autentica per le persone, anticipando le esigenze di un mercato in continua evoluzione. «Nella mia vita ho vinto diverse campagne marketing e premi a Cannes, grazie anche a talenti come Wim Wenders e Matteo Garrone, ma il momento in cui si rilancia un’icona automobilistica è l’apice di una carriera: un momento mitico e al contempo la possibilità di avere una pagina bianca su cui scrivere e anticipare le esigenze di un mercato». Ancora una challenge in cui entrano in gioco tanti strumenti maturati negli anni, tutti questa volta. Obiettivo: avvicinare le persone ad una nuova era, anche le più riluttanti. «La nuova R4 (modernizzata nello stile ed elettrica, ndr) nonostante i cambiamenti, è ancora simbolo di libertà come un tempo, non il contrario» conclude.
L’inedito C-Suv Dacia Bigster, vincente per spazio, versatilità e convenienza, è anche
Gpl ibrido o 4x4
Dacia avvicina sempre più il mondo delle flotte, soprattutto ora con Bigster: un comodissimo
di Luigi Barni
Suv dove le dotazioni essenziali richieste dalle aziende ci sono, anche se i punti forti evidenti a un driver che lo veda la prima volta, sono quelli di praticità e spazio. Un modello lungo 4,57
metri, con 546/667 litri minimi nel vano bagagli (secondo la versione) e, altro punto di rilievo per le flotte, buone motorizzazioni elettrificate.
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Un Suv Dacia in tutto, per quello che rappresenta oggi il brand:
essenziale sì ma di forte impatto visivo, già da lontano. Non a caso robusto in ogni angolatura, con linee e profili molto netti, tutto il proprio volume esibito, come anche l’altezza da terra, di 22 cm, che anticipa insieme ai parafanghi le potenzialità Outdoor, pensando alla versione 4×4. In questo caso invece, alla prova la versione Journey hybrid 155 con l’inedita tinta Blu Indigo metallizzata, che “parla” di più al mondo delle company car. Lato motori infatti, Dacia propone, prima nel gruppo Renault, la nuova combinata da 155 CV data dal 4 cilindri 1.8 benzina 107 CV con due motori elettrici: uno da 50 CV e poi lo starter/generatore (15 kW ad alta tensione), supportati da una batteria 1,4 kWh e dal singolare cambio automatico. Elettrificato
senza frizione, a 4+2 rapporti: i primi per il termico e gli altri per l’elettrico.
Questa soluzione, che altri non hanno, avvia sempre in modalità elettrica e sfrutta poi la frenata rigenerativa, il recupero energetico e il rendimento del cambio, per circolare il più possibile a 0 emissioni: in città fino all’80% del tempo, senza mai necessità di ricarica esterna.
Un brand leader europeo nel GPL con quota mercato del 67%, non poteva negare a Bigster anche una motorizzazione a gas: ecco quindi la mild hybrid-G-140, altra rarità nel segmento, dove il tre cilindri 1.2 mild hybrid (48V a ciclo Miller, con 140CV) diviene bifuel. A listino con medesimo prezzo del fratello a benzina, permette un’autonomia combinata di 1.450 km, grazie a due serbatoi equivalenti, di capacità totale 100 litri.
Soprattutto, quello del gas non riduce i volumi di carico.
In termini di equipaggiamenti, la Casa eleva i contenuti specie negli allestimenti top, del proprio modello di punta, con dotazioni che mirano a comfort e facilità d’uso: si parte dal Keyless, le utili regolazioni elettriche dei sedili, poi un touchscreen 10,1” molto snello da fruire, condivisibile al mondo Apple e Android (wireless), per arrivare al portellone elettrico e al tetto vetrato apribile. Non mancano ricarica induttiva, prese Usb ed areazione anche posteriori, con 3D sound.
La praticità è elevata anche nel baule, con doppio fondo e varie ripartizioni (40/20/40), fino a
quasi 1.900 litri di volume fruibile. I materiali plastici, sono per il 20% di origine riciclata. Lato Adas, di rigore il Cruise Control adattivo con Stop&Start e lettura segnali stradali, ma il driver aziendale è sicuro e assistito come non mai su una Dacia, anche per la buona visione delle camere in manovra, vista l’altezza di guida e le varie tutele, di frenata, corsia o collisione.
Una gradita esperienza, per chi non conoscesse il mondo Dacia odierno, è scoprire la pacata rilassatezza che concede Bigster agli occupanti. Non è solo questione di passo ruota a 270 cm o massa molto inferiore ai Suv “con spina”. In città è abbastanza agevole nonostante i volumi e molto pratico per via del setting, che non teme sconnessioni In viaggio affidarsi alle assistenze (regolabili o facilmente escludibili) concede degno comfort, con la praticità dei vani e delle soluzioni di aggancio e supporto oggetti con il sistema brevettato di fissaggio YouClip, incluso volendo lo Smartphone, a lato volante.
Nessuna indole sportiva ovviamente, viste le scelte per trasmissione e sospensioni (“sensibili” arrivando al limite), ma degno equilibrio e movimenti agevoli, data l’ergonomia. Con poche regolazioni o dati da rincorrere, verificando semmai gli ottimi consumi, per il segmento: in uso reale misto, con tanto di famiglia e pieno carico a bordo, non eccedono quasi i 6l/100 km, mentre il Wltp dichiarato, ottenibile a piede e carico lievi, può limare i 5.
Bigster apre il proprio listino prezzi a soli 19.715 euro (netto IVA) con le versioni mild-hybrid Essential, mentre il modello in prova, top di gamma, quota 25.371 euro netti. Anche se per i fleet manager contano i canoni di noleggio e i servizi che, in questo caso, vedono Bigster proporsi con offerte di Mobilize a partire da 449 euro mensili netti, tutto incluso e senza anticipo. Di questi tempi e per questo nuovo livello di prodotto, Dacia ha quanto serve per dire la sua, nel segmento più gettonato.
QR Code: online articolo completo e video commento di Omar Fumagalli
• Versione in prova: 1.8 hybrid Journey 155cv
• Carrozzeria: Suv e Fuoristrada - 5 Porte / 5Posti
• Massa: 1.487 kg
• Misure: 4,57x1,81x1,71 - passo 270 cm
• Bagagliaio: 546/1.866 l.
• Motorizzazione: Ibrida (Full Hybrid)
• Motore termico: 4 cilindri in linea 1.799 cc
• Motori elettrici: due (50+15 kW)
• Batteria: ioni litio 230V - 1,4 kWH
• Potenza combinata: 116 kW (155 CV) @5.300rpm
• Trazione: Anteriore
• Cambio: Sequenziale automatico (Multimode 4+2 velocità)
• Velocità max: 180 km/h
• 0-100 km/h: 9,7 secondi
• Emissioni CO2: 104 g/km (E06X)
• Consumo Wlpt misto: 4,6/4,7 l/100 km
CUPRA Terramar con l’ultima versione di motore e-HYBRID (ibrido plug-in) e una personalità sportiva permette di muoversi in una dimensione non da tutti, anchealfleet-manager
Dimensione plug-in
CUPRA verrebbe da dire, se pensiamo alle auto aziendali in motorizzazione
PHEV fra cui scegliere per un driver che non ama essere nella massa e che vuole distinguersi fra i tanti modelli paragonabili nel segmento. Perché CUPRA Terramar, sulla carta, si posiziona a fianco di vetture con simile motorizzazione, ma chiunque la conosca ne apprezza la reale differenza: quella sensazione che dà, quella –appunto – dimensione in cui fa entrare guidandola per via dell’interfaccia “alla CUPRA” sposata allo stile, al design, ai materiali e alle performance di guida tipiche del brand spagnolo.
È singolare e unica per chi la guida, ma pienamente aziendale in quel che conta nei
parametri tecnici e finanziari per il fleet manager, pur nella quasi esagerata forza estetica di ogni dettaglio. Perché dietro a finiture cromate o materiche, nervature, loghi e simboli di grinta, a quell’ispirazione barcellonese per vivere esperienze e non solo raggiungere destinazioni, offre
emissioni zero per oltre 120 km veri, facilità di gestione, materiali green certificati, ergonomia esagerata ma accogliente anche per gli over 50 e... Guida!
Sì, la sportività del brand CUPRA è sempre presente, anche per un Suv plug-in da 4 metri e mezzo, che non a caso
prende il nome da uno storico circuito spagnolo. Perché ci sono i “giusti” 204 CV sotto il piede, o volendo i goderecci 272 CV, a seconda della versione scelta.
Con il tasto CUPRA drive a volante e il setting telaiomotoristico a enfatizzarli, ma soprattutto un pieno e anche qui, non comune su altre PHEV, senso “di elettrico” da sfruttare non poco.
Senza togliere quel che troppi ancora amano di “analogico” se voluto, intorno a sé: per alcuni comandi e un po’ di feeling meccanico, assenti sulle native BEV a cui però CUPRA Terramar rassomiglia abbastanza, da usare, per quei 120 km circa.
Inutile dire che l’attuale generazione PHEV e-Hybrid qui sotto il cofano, sia quella vincente, anche nelle ricariche: accettate fino a 50 kW DC, che per la batteria 19,7 kWh (nichel-manganese-cobalto) significa esser sempre ben messi in meno di mezz’ora. E ancora una volta torna il concetto di questa CUPRA che permette quanto non è da tutti (fin poco fa, da nessuno) nella parte elettrificata vicina alla convenienza fiscale del fringe benefit.
Avvolgente e morbida il giusto, nella personalissima selleria a rivestimento Dinamica, ma direttissima nello sterzo, per il segmento. Con il 1.5 TSI 150 CV che si accoppia all’elettrico 85 kW, in trazione anteriore, arrivano 350 Nm che possono far stridere, in certi casi, le vistose ruote 20”. Impegnando DSG e telaio MQB-evo, qui con DCC e sospensioni ribassate secondo indicazioni dei tecnici
che arrivano direttamente dal Centro Tecnico di Martorell (vicino a Barcellona), senza mai stressarli. Come nemmeno si stressa un driver a cui piaccia “guidare”, semmai coinvolto e tutelato, per via degli ottimi ADAS configurabili, escludibili con due dita sul volante. In termini di comfort e dotazioni, spiccano la praticità del sistema keyless di apertura senza chiave, la luminosità del tetto vetrato apribile (a sfioramento), la volumetria dei solidi vani e del bagagliaio, ben rivestito e pratico. Ma anche l’head-up display e le tre zone di climatizzazione, o le 4 prese USB, pensando a chi siede dietro. L’interfaccia digitale orientata al driver, conta l’apprezzato e vivido virtual cockpit, con un infotainment 12,9” altrettanto vivace nei colori e nella grafica, di funzioni e app comunque facili da conoscere e sfruttare.
EDEFFICIENZA, FINALMENTE INSIEME
Ma il bello, rispetto ad altre PHEV, è che si nota un’efficienza maggiore anche dell’elettrico (in EV si consuma meno di certe BEV) e si deve ricaricare realmente solo dopo vari usi quotidiani medi. Possiamo dire raramente se non si fanno grandi viaggi, un po’ alla “bevvara” quando è consentito sfruttare le colonnine fast: il vero tempo di una sosta, ma senza ansie grazie al 4 cilindri. Lato costi aziendali, CUPRA Terramar e-HYBRID spiazza quasi, con rate che rendono il prodotto appetibile quanto accessibile e la sicurezza di una tecnologia moderna, collaudata e affidabile.
Quel che conta davvero è poi la
soddisfazione del driver. Se ama distinguersi e farsi notare –come abbiamo constatato durante la nostra prova, quando la caratteristica illuminazione notturna dinamica di CUPRA Terramar ha fatto voltare uomini e donne – possederla non può che regalare soddisfazioni. Un’auto fuori dal coro rispetto a molta concorrenza, che proietta anche chi non ha ancora fatto il passo verso le ibride plug-in nel mondo delle soluzioni certificate green, efficienti e davvero piacevoli da guidare. Il tutto senza scivolare negli eccessi del lusso ostentato che i più giovani hanno ormai lasciato alle spalle.
QR Code: online versione full dell’articolo con fotogallery
• Versione in prova: 1.5 e-HYBRID 204 CV DSG
• Carrozzeria: Suv 5 Porte / 5 Posti
• Misure: 4,52 x 1,86 x 1,58 m - passo 268 cm
• Vano bagagli: 400 - 490 l
• Serbatoio: 45 litri
• Massa: 1.898 kg
• Motore: 4 cilindri in linea 1.498 cc
• Alimentazione: Ibrida Plug-In (PHEV)
• Potenza combinata: 204 CV @ 4.000 giri
• Coppia combinata: 350 NM @ 850 giri
• Batteria: 19,7 kWh NMC
• Ricarica: 11 kW AC - 50 kW DC
• Trazione: anteriore
• Cambio: automatico doppia frizione 6 velocità
• Velocità max: 205 km/h
• 0-100 km/h: 8,3 secondi
• Range EV: 113-123 km
• Emissioni CO2: 10-12 g/km
• Consumi WLTP comb. 0,4-0,5 l/100 km
Adi Arianna Festa
Forte Marghera, è stato inaugurato il primo servizio di car sharing pubblico a idrogeno d’Italia, firmato Kinto Share. Un’iniziativa unica nel suo genere, che il Sindaco di Venezia
Luigi Brugnaro ha definito «esemplare e scalabile». Le tre vetture Toyota introdotte per questa nuova fase del progetto sono delle Mirai, elettriche a celle a combustibile alimentate a idrogeno. Una scelta che rende l’offerta ancora più sostenibile, andando ad affiancarsi alle già presenti Yaris Hybrid nel parco mezzi disponibile in laguna.
Si tratta di un virtuoso esempio di collaborazione pubblico-privato, avviata nel 2018, che trova terreno fertile proprio a Venezia. Brugnaro ha sottolineato come lo spirito d’innovazione sia «connaturato alla comunità veneta», richiamando anche la riqualificazione di Forte Marghera, simbolo della capacità del territorio di rigenerarsi.
Il servizio station-based di Kinto Share è attivo h24 e dispone di una flotta full hybrid dislocata in 16 stazioni cittadine, tra cui Piazzale Roma, l’Aeroporto Marco Polo e la Stazione di Mestre. Prenotabile tramite l’app Kinto Share EU, conta oggi oltre 6.000 utenti registrati e più di 63.000 noleggi, che hanno permesso di risparmiare oltre 72 tonnellate di CO2. Attualmente, il servizio copre 18 regioni e 62 province italiane.
La Mirai è un modello FCEV che si rifornisce in circa cinque minuti con idrogeno ad alta pressione (700 bar),
garantendo un’autonomia di 650 km (WLTP) ed emettendo solo acqua come scarto. Il costo del noleggio sarà di 4 euro l’ora, in linea con il resto della flotta veneziana. Per incentivare l’uso, i primi 50 km saranno gratuiti a partire dalla prima ora di prenotazione. Il servizio rappresenta una risorsa strategica per le aziende, contribuendo a ridurre i costi della flotta e l’impatto ambientale. Ma Kinto punta anche sul car pooling per i tragitti casa-lavoro e promuove l’uso del car sharing nel tempo libero, offrendo un concreto strumento di welfare aziendale. Una soluzione multimodale, pensata per integrarsi con l’intera rete di trasporto pubblico. Ancora una volta, Venezia si dimostra all’avanguardia, accogliendo il progresso con l’obiettivo di coniugare sostenibilità e tecnologia. Un impegno che, secondo il Sindaco, ha anche una forte valenza sociale: «Dobbiamo credere nei nostri talenti, offrendo opportunità affinché non siano costretti a cercarle altrove».
L’inaugurazione è stata anche occasione per mostrare l’Hilux FC, prototipo versione fuel cell del famoso pick up Toyota, e i risultati dell’Osservatorio della Luiss Business School ‘Prospettiva idrogeno per l’auto e la mobilità”, con le opportunità di crescita per Europa e Italia, stimando investimenti e filiera.
Le flotte aziendali sono sempre più strategiche per i dealer, spinte da nuove esigenze di mobilità, un’offerta più ampia e crescente digitalizzazione. Lo conferma Simone Bagni, Responsabile e Coordinatore Flotte di Baiauto (Gruppo Bossoni). Il dealer emiliano ha costruito una divisione business dedicata, dove il noleggio è centrale e l’approccio sempre “tailor made”. Il canale flotte per voi quanto conta?
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«Moltissimo. Vale il 30-35% del nostro business. Abbiamo una struttura dedicata, con commerciale, logistica e back office, e puntiamo a crescere ancora. Oltre ai fleet manager, dialoghiamo spesso con responsabili acquisti e mobility manager. Offriamo risposte rapide, servizi come pick-up & delivery per l’assistenza, un consulente che segue il cliente nella configurazione dell’auto ma
anche test drive e analisi delle car policy: un approccio su misura al 100%».
La nuova fiscalità aziendale ha avuto impatti?
«Sì, e non da poco. A inizio anno c’era molta confusione sui fringe benefit, tra chi parlava di data immatricolazione e chi di verbale di consegna. Ognuno ha interpretato a modo, passando al Bev o al Phev per la tassazione più favorevole, o restando sul diesel dopo aver fatto i conti. Come sempre, la soluzione migliore è valutare caso per caso, in base alla percorrenza media».
L’elettrico interessa davvero? «Sì, ma con molte riserve. Il full electric funziona dove l’auto è condivisa, per spostamenti brevi e accedere alle ZTL. Su percorrenze intorno ai 50.000 km/anno il diesel resta la prima scelta. Il plug-in cresce tra i 20 e
i 40.000 km. Noi, potendo contare sull’intera gamma Volkswagen, riusciamo a coprire tutte le esigenze».
E la tecnologia nei concessionari?
«Da anni usiamo un CRM sviluppato con Gruppo Bossoni, Atlantic Technologies e Salesforce, su misura per noi. Grazie anche all’AI, ci aiuta a gestire meglio i clienti, analizzare i feedback e lavorare sui dati storici: uno strumento flessibile, che cambia in base al reparto e ci rende più veloci, precisi e personalizzati».
Temete i nuovi brand cinesi?
«Il Gruppo Bossoni ha già in gamma Omoda e Jaecoo, quindi da un lato sono un’opportunità. Nel mondo flotte, però, le richieste per ora sono poche. Di sicuro rappresentano una sfida per i marchi tradizionali, grazie a tanta tecnologia a prezzi contenuti. Poi, la qualità percepita e i materiali, sono in crescita. Però l’Italia resta legata ai brand storici: per scalfire un marchio tedesco come il nostro ci vorrà ancora tempo».
Il noleggio in concessionaria è un’opportunità concreta?
«Per i privati c’è interesse, soprattutto sull’elettrico, anche se ancora limitato. Nelle flotte, invece, è il nostro punto di forza. Abbiamo costruito un portafoglio clienti solido e lavoriamo ogni giorno per crescere».
Tra il difficile avvento dell’elettrico, nuove formule di acquisto e noleggio, cambiamenti normativi e l’ingresso di competitor internazionali sempre più agguerriti, il mercato dell’auto è attraversato da trasformazioni profonde. In questo scenario, le concessionarie si trovano a dover rivedere strategie e modelli di business, in particolare sul fronte delle flotte aziendali.
Roberto Bolciaghi, titolare della Renord S.p.A. di Milano – concessionaria Renault, Dacia e Nissan – ci racconta come sta cambiando il settore e quali sono le prospettive.
Quanto pesa oggi il business delle flotte aziendali nella vostra attività?
«Per noi il settore aziendale è
sempre stato fondamentale. Siamo partiti come venditore focalizzato sui veicoli commerciali e oggi abbiamo una struttura interamente dedicata alle aziende, con un team composto da un responsabile e quattro venditori. Le flotte rappresentano oggi circa il 30% dei nostri volumi, in leggera crescita rispetto agli anni passati».
Che impatto ha avuto la fiscalità in cambiamento?
come pilastri della nostra proposta». Come vi state attrezzando in tema di digitalizzazione?
«I nuovi benefit hanno rallentato parecchio il mercato nei primi tre mesi dell’anno. Le aziende erano in attesa di capire tempi e modalità di attuazione. Ora si stanno riorganizzando, anche se non tutte sono soddisfatte. Il passaggio all’elettrico, per esempio, non è percorribile per chi percorre molti chilometri. C’è più apertura sul plug-in, ma i costi sono alti. Molti preferiscono restare su endotermico o mildhybrid».
Come state affrontando l’arrivo dei brand cinesi?
«Lo viviamo come una sfida. La concorrenza è aumentata, ma puntiamo sulla storicità e sull’affidabilità dei brand europei che rappresentiamo. È uno stimolo a fare meglio, mantenendo qualità e servizio
«Abbiamo introdotto l’Intelligenza Artificiale già quattro anni fa nel nostro CRM.
Utilizziamo “Zenda”, la nostra operatrice virtuale, e diversi
BOT per migliorare l’efficienza amministrativa. È un’area su cui siamo molto attenti, sia per l’organizzazione interna che per l’esperienza del cliente».
Il noleggio in concessionaria è un’opportunità concreta?
«Sul fronte privati è ancora poco diffuso. Riceviamo richieste di informazioni, ma nella maggior parte dei casi, analizzando chilometraggi e costi, l’acquisto tradizionale resta più conveniente. Detto questo, spingiamo molto sul noleggio, soprattutto con le aziende».
La ricettività delle aziende è quindi buona?
«Assolutamente sì».
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Intervista a Klaus Algieri, vicepresidente di Federmotorizzazione e titolare di Algieri Auto
Il noleggio a lungo termine non è più un trend, ma una realtà consolidata nel mondo dell’auto.
Un’opportunità concreta per i dealer, sempre più affiancata dal business delle flotte aziendali. Klaus Algieri, vicepresidente di Federmotorizzazione e titolare di Algieri Auto srl, ci ha raccontato come sta cambiando il mercato, tra digitalizzazione, nuovi modelli distributivi e sfide internazionali.
Quanto contano le flotte aziendali per Algieri Auto?
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«Oggi rappresentano circa il 20% del nostro business e sono destinate a crescere. Con Jaguar Land Rover, brand molto apprezzato dai clienti business, abbiamo un vantaggio competitivo importante. Il nostro cliente tipo è spesso un’azienda, che seguiamo con grande attenzione, offrendo servizi su misura».
Che tipo di servizi dedicati?
«Ci siamo dotati di un CRM pensato proprio per gestire le richieste dei fleet manager. All’inizio non tutti erano abituati a un approccio così strutturato, ma ora ci chiedono soluzioni sempre più specifiche. Stiamo anche creando una banca dati per analizzare meglio le esigenze dei clienti e confrontarci con i fornitori». State investendo anche sul digitale?
«Certo. Stiamo introducendo gradualmente la AI nei nostri processi. Resta fondamentale l’esperienza in showroom, ma strumenti digitali come CRM e AI aiutano ad avvicinare il cliente. E poi lì entriamo in gioco noi, con la nostra capacità di accoglienza». Che impatto hanno avuto i recenti cambi fiscali?
«Ogni anno la fiscalità incide sulle vendite, e quest’anno in particolare. Il primo semestre è andato bene, tranne la fine di giugno e l’inizio di luglio un po’ sottotono. Speriamo che l’anno si chiuda senza sorprese. Va detto che gli aspetti fiscali incidono molto sulle vendite, in particolare su quelle dei veicoli elettrici. Detto ciò, considerando gli ottimi risultati ottenuti in
alcuni mesi, contiamo di chiudere un anno difficile, ma tutto sommato in linea con le previsioni».
Le aziende stanno davvero puntando sull’elettrico?
«L’interesse c’è, soprattutto per l’ibrido che gode ancora di qualche agevolazione. Ma servirebbero misure più incisive: penso a un credito d’imposta per le imprese che vogliono convertire l’intero parco mezzi in full-electric. Andrebbe esteso anche a PMI e partite Iva che lavorano nei centri città».
Il noleggio in concessionaria è una buona opportunità?
«Oggi vale il 23% del mercato: è un segmento maturo e in crescita. Per noi è una leva concreta per la vendita. Offre soluzioni complete – dalla manutenzione all’assicurazione –che piacciono sempre di più. E crescerà ancora».
Dinamica nel design, evoluta nella tecnologia e sempre più elettrificata: la gamma
Sportback è una collezione di stile e innovazione
ISu Missionline.it gli articoli singoli dedicati a ogni vettura
l mercato accoglie la nuova gamma Audi Sportback con un mix sorprendente: due proposte elettriche e una conferma, la Q5, brillantemente aggiornata per stile e dotazioni. Non si tratta di scelte estemporanee, ma di una strategia coerente: abbattere l’impatto ambientale e rafforzare il valore percepito, grazie a uno stile distintivo e contenuti tangibili. Oggi la gamma conta 10 modelli in grado di offrire una risposta mirata alle varie esigenze di mobilità. A Portopiccolo (Golfo di Trieste) abbiamo testato tre di questi.
Anche nella veste 2025 la Q5 Sportback conferma l’anima da Suv familiare con motori 2.0 benzina e diesel, tutti elettrificati
con tecnologia mild-hybrid a 48V. La dotazione prevede inoltre una trasmissione
S-Tronic a 7 marce e trazione integrale quattro sui modelli superiori. Siamo andati controcorrente scegliendo la TDI che dispone di 204 Cv, 400 Nm di coppia e trazione integrale. Su strada le sospensioni smorzano bene le asperità e il “glorioso” TDI sfodera le sue qualità in termini di coppia e di risposte ai comandi dell’acceleratore. Interni accoglienti e finiture di alto livello con una dotazione, di serie o optional, da prima della classe. Prezzi a partire da 72.950 euro.
SPAZIO E PRESTAZIONI
In consegna da poco, Q6 e-tron Sportback rappresenta un passo avanti nel mondo delle cosiddette coupé Suv elettriche.
Realizzata sulla piattaforma PPE a 800V, sviluppata con Porsche e adottata anche nella A6 e-tron, propone un design più filante grazie a un’altezza ridotta di 37 mm e un Cx di 0,28. La gamma comprende modelli a trazione posteriore o integrale, con potenze che variano tra 292 fino a ben 517 Cv per la sportiva SQ6. Le batterie da 100 kWh permettono una ricarica ultrarapida: in 10 minuti si recuperano 250 km, con potenza fino a 270 kW. L’abitacolo è un autentico concentrato di lusso hi-tech: domina la scena la grande plancia curva con display Oled, comandi touch intuitivi, un sistema MMI iper completo e assistente con AI a comandi gestuali o vocali. Gli interni eleganti e ben realizzati offrono la solita impeccabile qualità. Il comfort è ai vertici della categoria, anche grazie alle sospensioni pneumatiche regolabili. Concetti che si esaltano sulla top di gamma, la SQ6 e-tron Sportback: accoglie con classe pilota e passeggeri garantendo una guida coinvolgente e un comfort eccezionale. Oltre 500 cv sono una riserva di potenza perfino eccessiva nel normale uso quotidiano: all’occorrenza ci si catapulta in un attimo a velocità
impensabili, per la maggioranza delle altre vetture. La dotazione è da top car con schermo digitale 11,9”, display OLED da 14,5”, display passeggero da 10,9”, head-up AR e assistente vocale AI (ChatGPT), con audio Bang & Olufsen e finiture sostenibili (tessuti riciclati, pelle Nappa).
100.700 euro, optional esclusi è lo “scotto” da pagare per entrare in possesso di questa Suv. Volendo, si può ripiegare sulla Q6 entry level da 292 cv, i cui listini partono da 74.800 euro.
Tra i modelli più attesi c’è senza dubbio la A6 e-tron Sportback anch’essa declinata in versione full electric. L’auto è disponibile
con un potente pacco batterie da 100 kWh e le varie versioni comprendono la base da 326 Cv e autonomia 615-627 km cui segue la Performance da 381 Cv e autonomia di ben 750 km. A queste due seguono la A6 e-tron quattro da 462 cv (autonomia 716 km) e la top di gamma, S6 e-tron quattro da 551 cv, capace di passare da 0 a 100 in 3,9 secondi con velocità massima 240 km/h (per le altre il limite è 210) e autonomia di 675 km. Con le ricariche ci si spinge fino a 270 kW di potenza, recuperando 300 km in 10 soli minuti e passando dal 10 all’80% in circa 20 minuti. A un Cx da primato (0,21) abbina un design moderno e affascinante: lunga 4,93 m, con un vano
bagagli da 502 litri, dispone di potenti fari Matrix Led, Oled posteriori. Ed è proprio la più potente S6 l’oggetto del test. Non è solo silenziosa, è una saetta che con 551 cv manda in soffitta ogni residuo dubbio sul piacere di guida in epoca elettrica. Basta premere sull’acceleratore per volare in un’altra dimensione e provare un’esperienza dinamica che mescola brutalità e finezza. Il baricentro basso – con batterie sotto il pianale – regala una tenuta di strada chirurgica, mentre lo sterzo, preciso e progressivo, trasforma ogni curva in un bellissimo dialogo tra uomo e macchina
E quando è ora di frenare, i dischi maggiorati mordono con decisione, riportando tutto sotto controllo. Non è più una questione di motore termico o elettrico, ma di pure e semplici emozioni. E l’S6 e-tron, su questo terreno, è una vera specialista. Gli interni infine sorprendono per qualità e eleganza con il doppio display curvo in bella evidenza sulla plancia, head-up display, materiali ricercati e architettura moderna che integra sistemi ad attivazione vocale e ambienti ampiamente personalizzabili. Tutto questo naturalmente ha un prezzo: la S6 e-tron Sportback costa 99.500 euro
La versione rialzata della EX30 e il restyling della Volvo più venduta di sempre, pronte per le flotte 2026
Idi Luigi Barni
n un momento di oggettivo ridimensionamento, previsto, dei propri volumi di vendita sul mercato nostrano a causa anche dell’uscita di gamma delle diesel, oltre che dei tempi allungati della sposata, ma sposata transizione elettrica, Volvo parla già di novità 2026. E conta, sempre, per almeno il 50% delle proprie vendite, sul mondo fleet. Con poi il serio e non comune pensiero, o meglio un progetto futuro, di estendere quel car-sharing bolognese di auto elettriche anche altrove, in Italia, magari prima a Milano poi in altre città. Soprattutto, a ridosso del periodo tipico di vacanza estiva per il Bel Paese, Volvo propone le anteprime di due novità di gamma, in ottica
secondo semestre o meglio, 2026 parlando di flotte aziendali.
PUNTI COMUNI TRA VOLVO VECCHIE ENUOVE
Entrambe le vetture, premium e
definibili già “MY26” hanno la spina, come gradito alla recentemente chiarita nuova tassazione sui fringe benefit, di auto aziendali, ma una di loro è già nota, eccome, essendo XC60 da poco divenuta la Volvo più venduta di sempre: battendo un record storico appartenente alla 240. L’altra è la nuova Cross Country, elettrica: EX30. Ai tempi d’oro Volvo è stata sinonimo di... Wagon, ora ci sono i Suv che però, mantengono il filone della sicurezza sempre interpretato dagli svedesi, se si pensa a come la 240 negli anni Settanta era anche “pioniera” di soluzioni telaistiche o di interni: su tutte la vistosa presenza di cuscini (o seggiolini) bimbo posizionati in direzione opposta alla marcia. Anche il Suv, XC60, può vantare
il debutto della prima frenata automatica di sicurezza urbana, a suo tempo. Mentre EX30 ora diviene Cross Country riprendendo quel filone partito nel 1997 con la V70 XC, in chiave differente.
XC60 MY26
La rinnovata plugin si avvicina alle recentissime Bev per alcuni ritocchi estetici, in griglia e fanalerie, ma soprattutto, nel comodo e ricco abitacolo approda l’ultimo UX, con Google, su un Touch 11,2” dove i tre menù base si combinano a barre di sistema e contestuali, proposte attivamente. Insomma, poca differenza nella meccanica ma tanta nel software di interfaccia, gradito ai più giovani e aggiornabile, oltre che modulabile nella visione, con doppia visualizzazione di mappa. Nuove sono anche alcune funzionalità di supporto guida, sempre configurabili da menù (a dirla tutta, anche escludibili rapidamente, per Speed e Lane assist che alcuni driver – scelta personale – non gradiscono). Si arricchisce anche l’impianto audio, con altoparlanti B&W “top level”.
Guidare la T6 Awd plugin, con 350 CV, lascia sempre molto “avvolti” nel lusso pacato di Volvo con prestazioni più che degne, nel segmento. Poca sportività forse ma l’innovazione dell’Infotainment 2026 ben tangibile: un modello che permane nella sua posizione di interesse per la dirigenza aziendale, contando su circa 80 km di uso in EV dichiarato, a batteria carica.
Di Volvo EX30 abbiamo detto già molto, con le prime prove e gli approfondimenti di
MissionFleet, ma ora il target si estende con questa versione più vigorosa e alta, di 25mm.
I molti profili a vista la rendono più muscolosa, carica di toni scuri per alcuni elementi (maschera, portellone e passaruota), aperta alle strade bianche, essendo una Bev volendo integrale con sospensioni rinforzate. Per il resto il pacchetto powertrain e dotazioni resta il medesimo e adeguato, delle altre EX30. Veicolo molto digitale, con assistenze regolabili da tasti nel menù e, grazie agli aggiornamenti, arriva un nuovo “One pedal” con due livelli per dare più frenata rigenerativa come chiesto da alcuni driver. Al volante della Twin Motor Ultra da oltre 420 CV, con
batteria 69 kWh e range dichiarato oltre 420 km, la EX30 CC si conferma più “open” delle sorelle normali grazie all’altezza e al supporto della diversa taratura sospensioni. Un’elettrica crossover compatta che piace per il brand e si posiziona degnamente tra le moltissime rivali, forte di un’immagine propria, razionale, diversa da altre Volvo classiche, ma ricca di utili vani e meno “complessa” di altre Bev native.
A listino prezzi Volvo Italia, la XC60 MY26 Plugin, modello molto “aziendale” apre a 63mila euro circa, mentre la inedita EX30 Cross Country, per flotte che puntino sulle “emissioni 0”, a 54mila.
Arrivano con ambizioni
anche da flotta, per driver elettro compatibili, le prime G6 e G9 di Xpeng. Marchio cinese molto giovane, con una connotazione fortemente tecnologica e di adattamento, anche alle esigenze di mercati esteri. Non a caso scelto da ATFlow con ambizione e non a caso, durante la prima presentazione, insieme a Mattia
Vanini ha parlato anche Brian Gu: il Vice Chairman & President è venuto facendo capire quanto ci tengano, al nostro piccolo mercato (1,8 milioni di auto l’anno, contro le “Target30” cinesi) e come siano pronti al round eliminatorio del settore, in corso durante i prossimi anni come ricorda il numero uno del brand, He Xiaopeng.
Tra i valori fondamentali del brand l’innovazione: in poco più di 10 anni Xpeng è riuscita a essere quotata alla Borsa americana, oltre che cinese. Non parliamo di un colosso multibrand, ma di chi è anche produttore di robotica, velivoli e di chip propri. Oltre che fornitore di tecnologia digitale per il gruppo VW.
La voglia di assecondare i gusti esteri, si legge nel lungo CV dello spagnolo Lopez, a capo del design, ma anche nella semplicità dichiarata dell’OS in costante aggiornamento. Una
forza che è anche nella quantità di Adas e funzioni di guida autonoma: Xpilot L2++, ovvero L3. La chicca è P7, Bev sportiva con due delle quattro portiere ad ala che, pur non arrivando in Europa, dal vivo ha il suo perché, portandosi “più avanti” della media cinese interna.
Il primo modello è una crossover con taglio coupé con linee fluide
e autonomia fino a 570 km Wltp. L’architettura è a 800V, con ricarica ultrarapida fino a 280 kW. Il display da 15” affianca il quadro digitale da 10,2”, con comandi vocali e assistente personale adattivo, dotato di AI.A bordo si nota una buona qualità costruttiva, con spazio e dotazioni (es. i sedili climatizzati) mentre i comandi sono molto digital. Tre le versioni: Rwd Standard Range
255cv (435 km), Rwd Long Range 282cv (570 km) e Awd Performance con 470cv e batteria 87 kWh (550 km e 0100 km/h in 4s).Il listino vede una promozione lancio da 39.700 euro (messa su strada e IPT escluse). Al primo breve contatto si guida bene, per i 4,75 metri di lunghezza ed è leggibile nei molti dati esposti, soprattutto apparentemente coerente nei consumi. Per i tanti Adas, utili, ci riserviamo di fare prossimamente una prova più esaustiva.
Il secondo modello, più “flottaro”, è G9: un SUV premium da 4,9 metri di simile
architettura elettrica alla sorella minore: 800V, autonomia fino a 570 km Wltp, ricarica ultrarapida fino a 300 kW (100 km in 5 min.) e Xpilot con molti Adas. I volumi si notano, con un taglio più sagomato al posteriore, ma rilevante è il comfort interno, con uso di buoni materiali, personalizzabili, Infotainment 3D con doppio display 15” (uno anche per il passeggero), doppia ricarica wireless ad alta potenza e spazio: nei vani e nel baule, da 660 a 1.576 litri. A livello tecnico come per G6 sono due le varianti di batteria (78,2 e 98 kWh) con trazione posteriore o integrale, per la seconda. In totale tre versioni, con la top dotata di
sospensioni pneumatiche autolivellanti e capace di oltre 550cv. Su listino si propone in promozione a 55.790 euro messa su strada e IPT escluse, con differenti configurazioni di batteria, trazione e autonomia. Alla guida colpisce per il comfort e i livelli di assistenza. Ovviamente non corsaiola ma ricca di servizi digitali e anche luminosa, oltre che ariosa.
A chiarire il posizionamento sul mercato B2B, è direttamente la Fleet manager Aurora Maraffa. Come si posiziona Xpeng nell’offerta ATflow?
«È il brand orientato al green e alla smartness, particolarmente adatto al cliente business». Cosa vi attendete?
«Siamo convinti che sia G6 che G9 si faranno presto apprezzare. La prima, con un listino da 42.690 euro + MSS, secondo noi destinata a convertire al brand tanti driver; la seconda, con un listino che parte da 59.990 euro + MSS, sicuramente più premium, destinata a fasce aziendali medio-alte».
Quali sono gli elementi di forza o differenzianti?
«L’ecosistema Xpeng è costruito intorno all’Intelligenza Artificiale. Le vetture imparano costantemente il comportamento migliore da tenere e quali sono le preferenze di guida dei driver. L’architettura a 800V permette di ridurre i tempi di ricarica e di regolare la temperatura delle batterie per efficientare, in base alla distanza dal punto di ricarica impostata tramite il navigatore, da display o mobile, o tramite l’app PlugSurfing (integrata nei prossimi aggiornamenti OTA). Il sistema XPilot 2.5, che ingloba sia la parte Adas in XSafety e XDriving sia gli ausili al parcheggio di XParking, è di serie su tutti gli allestimenti e si basa sul processore Nvidia Orin-X: con 5 Radar a onde millimetriche HD, 12 sensori a ultrasuoni e 12 camere. In ultimo, non possiamo tralasciare il lato della connettività e anche su questo G6 e G9 ci stupiscono con, ad esempio, un assistente vocale proprietario che supporta il driver nella gestione dell’abitacolo, dell’Infotainment, ma anche delle modalità di guida e di frenata».
Puntate a noleggiatori e direttamente aziende? «L’obiettivo è sempre il Cliente. Quindi driver, fleet Manager e per arrivare al meglio ai clienti, abbiamo in programma di collaborare con le maggiori società di noleggio».
Nasce nello stabilimento Stellantis di Melfi la nuova ammiraglia di DS Automobiles: DS N°8, prima SUV coupé elettrica del marchio francese, prodotta in Italia. Un modello che unisce artigianalità e innovazione, segnando una svolta nel segmento D-Suv Premium. Con una lunghezza di 4,82 metri, passo generoso di 290 cm e linee affusolate, ispirate alla concept car DS Aero Sport Lounge, la N°8 esprime potenza visiva e raffinatezza
Il design si distingue per il frontale DS Luminascreen con firma luminosa animata e fari Pixel Led Vision 3.0 adattivi. Le maniglie a
scomparsa e le luci posteriori DS Light Blade, completano un’estetica dinamica e coerente. Gli interni, realizzati con materiali pregiati come pelle Nappa trattata con foglie di ulivo e Alcantara riciclata, offrono comfort di alta gamma: sedili massaggianti, ventilati e riscaldati, dotati di Neck Warmer DS e schienali posteriori inclinati di 30°.
A bordo, la tecnologia regna sovrana: due schermi (12,25” e 16”) affiancati dall’Extended Head-Up Display, controllo vocale con DS Iris System 2.0 e impianto audio Focal Electra 3D con 14 altoparlanti, per un suono immersivo. L’ampio bagagliaio da 620 litri e i numerosi vani portaoggetti completano un abitacolo funzionale quanto lussuoso. Sono tre i diversi powertrain elettrici, prodotti in Francia: apre la gamma la Fwd 230 CV (con batteria 74 kWh e 550 km di percorrenza Wltp), quindi la Fwd Long Range 245 CV (batteria 97,2 kWh, autonomia Wltp 750
km) e al top la Awd Long Range 350 CV (688 km di range e 0-100 in 5,4 s). Grazie alla ricarica rapida, fino a 160kW, si recuperano 200 km in 10 minuti. Il sistema EV Routing integra percorsi e soste in base all’autonomia residua, mentre il precondizionamento della batteria ottimizza i tempi di carica.
Alla guida, la DS Active scan suspension legge la strada e regola in tempo reale gli ammortizzatori, mentre il DS Drive Assist 2.0 consente una guida semi-autonoma di livello 2. Per la sicurezza notturna c’è il sistema Night vision, che rileva pedoni e animali fino a 300 metri.
DS N°8 è disponibile negli allestimenti Pallas, Étoile con prezzi a partire da 58.900 e a 80.240 euro per la top di gamma nella prestigiosa Collection Jules Verne. Prodotta sulla piattaforma STLA Medium, la DS N°8 è la prima vettura di grandi dimensioni del Gruppo Stellantis a nascere esclusivamente elettrica.
Un debutto importante per Melfi, che ospiterà sette nuovi modelli su questa piattaforma.
Nel mentre, il marchio celebra i 70 anni della storica DS del 1955: un omaggio alla tradizione, proiettato verso un futuro di mobilità sostenibile, lusso e innovazione.
A quanto pare, le nuove soluzioni che qualcuno definisce “super hybrid” stanno conquistando il mercato: dopo anni di crisi, le PHEV dell’ultima generazione si stanno riprendendo quote importanti.
A fine giugno – lo dice l’UNRAE - sul mercato italiano, stanno arrivando al raddoppio in dodici mesi su un totale peraltro non esaltante. In questo piccolo boom, il gruppo Volkswagen ha un ruolo non secondario visto che per tutti i marchi ha lanciato la nuova soluzione e-hybrid: la Tiguan, in questo senso, esprime in pieno il significato della miglioria tecnica in quanto Suv per lunghi viaggi, con particolare attenzione alla famiglia. Viene da pensare che di fronte a questo boom, per l’elettrico sia sempre più difficile trovare spazi ma le Case continuano a crederci: è il caso di Polestar – il brand all’avanguardia – del gruppo Geely che ha puntato su un design unico e una tecnologia di livello assoluto, alla ricerca di una fascia di mercato evoluta. Il Suvcoupé 4 – soggetto della nostra analisi – rappresenta bene lo sforzo del marchio e se vogliamo di tutti i rivali, di fascia premium, alla ricerca delle ammiraglie della nuova epoca. Forse, è questione di avere pazienza e non fermarsi ai dati del mercato del momento che continuano a essere inferiori alle attese.
Il nuovo Suv coupé Polestar 4 si colloca come prezzo e dimensioni tra la berlina 2 ed il Suv 3. Il design è tra i più azzeccati dell’ultima generazione. Oltre a una coda e un tetto molto spioventi, l’auto si caratterizza per il frontale con i gruppi ottici Dual Blade mentre l’aerodinamica beneficia della bassa posizione dello stesso, delle maniglie retrattili, dei finestrini a filo e di alette posteriori. Un’auto lunga 4.840 mm con un passo di 2.999 mm, larga 2.139 mm (retrovisori aperti) e alta 1.544 mm. Il bagagliaio posteriore ha una volumetria di 500 litri che può salire a ben 1.536 ribaltando i sedili, mentre il pratico vano anteriore aggiunge altri 15 litri. Peculiarità è l’assenza del lunotto posteriore: il retrovisore centrale è sostituito da uno schermo HD che mostra le immagini della retrocamera montata sul tetto e offre un campo visivo maggiorato.
di Maurizio Bertera
La 4 è anche l’auto più potente della Casa, proposta in due versioni. La Dual Motor prevede due motori, uno per asse, trazione integrale e potenza massima di 400 kW (544 Cv), con una coppia di 686 Nm. Lo 0 a 100 km/h viene
coperto in 3,8 secondi, mentre la velocità massima è limitata a 200 km/h. La Single Motor monta un solo propulsore, posteriore: 200 kW (272 Cv) di potenza e 343 Nm di coppia. In questo caso, sono necessari 7,1 secondi nel passaggio 0 a 100 km/h, con analoga velocità massima. Entrambi
i modelli montano una batteria da 100 kWh, per un’autonomia di 610 km nella versione Single Motor e 580 km in quella più potente. La 4 Long Range Single Motor costa 65.100 euro, mentre per la Long Range Dual servono 72.100 euro. I pack Plus, Prime e Perfomance possono arricchire l’allestimento, già valido, su vari aspetti.
A meno di non sentirsi prestazionali per vocazione, può bastare la Single Motor. Che, come la Dual Motor, vanta un grande abitacolo, all’insegna della massima connettività e della comodità. Un display per il conducente da 10,2” è montato davanti al piantone dello sterzo e include informazioni su velocità, batteria e autonomia. Quando vengono attivati i vari sistemi di assistenza, un ambiente virtuale può mostrare ai passeggeri le funzioni di guida in corso e lo stato della navigazione.
Per ridurre la distrazione, non manca un head-up display con un’area di proiezione da ben 14,7”. Il sistema Infotainment utilizza uno schermo da 15,4” orientato orizzontalmente. Non bastasse, il sistema Google Android automotive integrato con quello di Polestar offre un’esperienza di prim’ordine. Da sottolineare che entrambi i modelli si possono ricaricare in corrente alternata fino a 11 kW (che raddoppiano a 22 kW nella versione Plus), e in corrente continua fino a 200 kW: dal 10% all’80% di carica in meno di mezz’ora.
In arrivo Polestar 5, con potenza e prestazioni da supercar in formato GT. Disegnata e progettata come una Polestar nella sua forma più pura: elegante, robusta e aerodinamica in superficie. A seguire, prossimamente, arriverà anche Polestar 7, un
SUVcompatto prodotto in Europa.
Il ‘metodo’ è digitale: al momento dell’ordine il sito ufficiale Polestar fornisce un tempo di consegna stimato, che viene aggiornato continuamente, sulla pagina e tramite App. Man mano che ci si avvicina al termine, giorno stesso e ora, suggeriti, direttamente dove si desidera, sono disponibili sulla pagina di ordinazione. Per chi poi desiderasse salire a bordo di Polestar 4 il prima possibile, sul sito sono visibili anche i veicoli che hanno una previsione di consegna rapida.
L’usato Polestar, verificato in 112 elementi, è coperto da una garanzia completa di 24 mesi e da un pacchetto di assistenza stradale. Le quotazioni sono quelle, al momento, di un’auto elettrica premium di nuova
generazione. Sono previsti due anni di garanzia sul veicolo nuovo e otto sulla batteria, con la possibilità di un’estensione per uno, due o tre anni.
Dopo la configurazione del veicolo, c’è la possibilità di stipulare un contratto ad alto tasso di personalizzazione considerando fattori come l’acconto, le tempistiche di ammortamento e le rate mensili. Peraltro, sul sito ufficiale, non mancano proposte dirette, vedi un leasing per privati con Findomestic con canone mensile da 398 euro iva inclusa, per 48 mesi/ max 40.000 km: l’anticipo è di 14.800 euro, il riscatto finale di 27.456 euro. Il noleggio è curato da Arval e prevede una soluzione flessibile e completa, con un canone comprensivo di servizi aggiuntivi modulabili, senza alcun pensiero e onere gestionale.
Èdisponibile per clienti privati e business. Un esempio: la Long Range Single Motor per aziende e partite Iva è proposta a 498 euro al mese ie, per 4 anni/max 40mila km, con un anticipo di 9.300 euro.*
Del design e delle prestazioni, abbiamo già detto. I veri plus sono tecnologici come l’utile funzionalità V2L per ricaricare dispositivi esterni, mentre di serie c’è la pompa di calore per il precondizionamento dell’abitacolo e della batteria. Inoltre, Polestar 4 è il primo modello in serie a far debuttare la tecnologia Mobileye Chauffeur: dal lancio adotta il pacchetto Mobileye SuperVision predisposto per futuri aggiornamenti over-the-air e le nuove funzionalità attivabili in un secondo tempo. Evidente che il ‘biglietto’ richiesto non sia per tutti e che come ogni modello d’avanguardia,
occorra un po’ di tempo per ‘prendere la mano’.
È un modello di forte personalità, una scelta fuori dal comune. Con una visione internazionale e contemporanea, in particolare sulla sostenibilità. Non è un caso che oltre ad essere l’auto con il minor impatto ambientale della gamma Polestar, la 4 è costruita con materiali sostenibili: gli strati di molti componenti sono prodotti a partire dal medesimo materiale di base, aspetto che favorisce il processo di riciclo. Il tessuto a maglia dei rivestimenti è al 100% Pet riciclato, mentre altre parti sono in vinile MicroTech bio, Econyl (realizzato con reti da pesca riciclate) e fibra naturale di polipropilene (Nfpp), che dimezza l’uso di plastica vergine. Più di così, oggi, è difficile fare nell’automotive.
*Tasso leasing fisso 3,99%, Taeg 5,42%
La Tiguan, se fosse una barca, sarebbe ideale per quello che i velisti francesi amano definire ‘grand vagabondage’, ossia percorrere lunghe rotte, nel comfort e in sicurezza, senza badare alla meta finale. Il piacere del viaggio puro, che la nuova generazione del Suv medio di Volkswagen conferma sulle strade veloci come nel classico misto. Invita più che mai a macinare chilometri su chilometri, grazie a quel mix di affidabilità generale e qualità della vita, che ha permesso alla Casa tedesca di venderne 7,5 milioni di unità dal 2007, in due generazioni. La terza è aumentata in lunghezza (+30 mm, ora ne misura 4.539) e altezza (1.639 mm), ma non in passo (2.680 mm) e larghezza (1842 mm). Il design della nuova Tiguan risulta più incisivo – soprattutto per il cofano diverso e un frontale con scelte nette per i fari – e l’aerodinamica più filante.
di Maurizio Bertera
Da tradizione Volkswagen, tra i motori, c’è un’ampia scelta con il debutto della soluzione mild hybrid eTSI con l’1.5 litri benzina, da 130 e 150 Cv, che affianca i
turbo benzina (non in Italia), il turbo diesel 2 litri da 150 e 193 Cv che non delude mai alla guida e appunto, i plugin da 204 e 272 Cv. Il listino: per le mild hybrid si va da 39.700 a 46.600 euro, per il diesel si sale da 43.350 a
53.850 euro. Quattro gli allestimenti con il top di quello R-Line che regala il tocco in più dei gruppi ottici sofisticati – vedi i fari HD Matrix IQ.Light con 19.200 Led – e i sedili comfort ‘R’ con funzione di massaggio. Il listino della variante eHybrid parte da 50.450 euro per la versione Edition Plus, con 204 Cv e arriva a 59.250 euro della R-Line Plus, con 272 Cv.
È solo questione di desiderare più o meno cavalli dentro il cofano. Il powertrain è basato sul noto quattro cilindri 1.5 TSI, abbinato al motore elettrico integrato nel cambio DSG a sei rapporti ed è disponibile per entrambe le potenze. La novità è la batteria da 19,7 kWh netti (contro i 10,6 kWh di quella del modello precedente), che ha permesso di ottenere emissioni contenute e un’autonomia, in modalità solo elettrica, di 120 km. Gli accumulatori possono
essere ricaricati alle colonnine pubbliche in corrente alternata fino a 11 kW (prima erano 3,6) e in quelle ad alta potenza fino a 50 kW. Le novità sono anche in abitacolo, dove spicca il grande schermo centrale del rinnovato infotainment MIB 4, da 12,9” (su richiesta da 15”) e sono tornati i tasti fisici sul volante, come stanno facendo parecchie Case. Il bagagliaio ha guadagnato 37 litri, arrivando in configurazione normale a 490 litri, nel caso della variante e-Hybrid.
Non sono previste novità a breve termine.
VW dichiara un tempo sui 120 giorni.
I modelli VW rappresentano una “sicurezza” sul mercato dell’usato. La Casa ha un
programma specifico – il noto DasWeltAuto – che offre vetture sino a 7 anni di anzianità o 150.000 km sottoposte a 110 accurati controlli. La garanzia è di quattro anni e sono disponibili servizi assicurativi e di leasing per il cliente.
Al di là della garanzia di 24 mesi, è possibile chiedere la formula ExtraTime sino a un massimo di cinque anni o 150mila km. Volkswagen ha altresì creato i piani di manutenzione We Care –definiti come “pensati per tutti e progettati per ciascuno” – con varie proposte. La basica Easy comprende due manutenzioni con cambio olio e relativo filtro, cambio filtro antipolline, e relativi controlli previsti dal Costruttore su durata di 48 mesi/60mila km e 24 mesi/30mila km. Essential e Additional garantiscono la manutenzione a costi certi e bloccati, ma flessibile secondo le necessità dettate nel tempo dallo stato del veicolo.
Sono messe a punto da Volkswagen Financial Services: Progetto Valore, Leasing Finanziario, Grade. Ovviamente diverse tra loro per anticipo, numero di rate e articolazione.
Lafinanziaria del gruppo VW propone anche un bel ventaglio di soluzioni assicurative legate all’acquisto e alla protezione del mezzo.
Sempre attivo il finanziamento agevolato Mekkano, a tasso zero, per dilazionare spese d’officina da 500 a 3.000 euro, personalizzando la durata fino ad un massimo di 24 mesi. Da tenere d’occhio le promozioni dei singoli modelli in chiave business. Il cardine del “lungo termine” (noleggio) si chiama Solution, con la variante Fleet Solution che consente di avere di tutti i vantaggi di possedere un’automobile personale
senza dover sottostare agli obblighi di gestione. Sono inclusi nel canone mensile elementi come bollo, assicurazione, manutenzione. E non manca il servizio di assistenza dedicato.
Partiamo dall’autonomia. Quella complessiva, considerando anche il motore a benzina, può superare i 900 km ovviamente guidando bene. La Tiguan eHybrid si presta quindi benissimo a un utilizzo quotidiano in modalità elettrica, con la flessibilità di un motore a combustione per i viaggi più lunghi. Lo spazio resta un altro punto di forza, grazie a un abitacolo curato per cinque persone e con un baule che non delude. La dinamica di guida è valida, aiutata da una bella serie di dispositivi di assistenza. Migliorabili il divano posteriore, che “inghiotte” in parte i passeggeri e i comandi touch rimanenti,
che non sono il massimo della praticità ma come detto, pian piano, Volkswagen sta tornando a quelli fisici.
In Germania c’è chi ha definito Tiguan come “il Labrador Retrivier” delle auto: mai fuori di moda, sempre apprezzata, molto popolare nella fascia media. Del resto, i numeri lo confermano. Va detto che la nuova generazione ha il merito di avere cambiato, in positivo, molti elementi pensando giustamente a un’epoca ben diversa dalle precedenti. Ma al tempo stesso non ha perso contatto con la storia, con una disponibilità di motori importante e una visione “familiare” che in definitiva ne decreta il successo da quasi un ventennio. Avanti così, insomma.
Mentre a Bruxelles si discute sul futuro della mobilità aziendale da decarbonizzare, vincolando le flotte al mondo Bev, in Italia arriva un nuovo bando da 600 milioni, che incentiva il cambio di veicoli commerciali per passare all’elettrico, sfruttando fondi inutilizzati del Pnrr. Il contributo annunciato da fonti del Governo per le microimprese è fino al 30% del prezzo d’acquisto, con tetto massimo di 20.000 euro per veicolo nuovo. Condizione essenziale è la rottamazione di un veicolo termico, nel segmento dei commerciali da poter rendere elettrici, ovvero: categorie N1 (autocarri fino a 3,5 tonnellate) e N2 (tra 3,5 e 12 tonnellate). Una piattaforma informatica faciliterà l’accesso agli interessati che potranno presentare domanda online, mentre i rivenditori e produttori di veicoli potranno registrare i mezzi idonei all’acquisto agevolato.
La nuova normativa fiscale sulle auto aziendali in fringe benefit, in caso di riassegnazione, prevede alternative secondo dettagli della vettura, dell’ordine e del contratto, a livello di data. L’Agenzia delle Entrate ha chiarito la concessione a un altro dipendente, con un nuovo contratto, di un veicolo aziendale in uso promiscuo: se il veicolo aveva già un contratto in essere al 31 dicembre 2024, si continua ad applicare la “vecchia” disciplina (aliquota crescente con le emissioni dichiarate) quando la concessione sia avvenuta entro il 30 giugno. Se la riassegnazione avviene dal 1° luglio, si deve applicare la tassazione secondo il cosiddetto “valore normale” con conseguenti oneri di calcolo. Qualora infine, la riassegnazione è di un veicolo ordinato e immatricolato da gennaio 2025 e decorre da quest’anno (non conta la data), si applica il nuovo regime fiscale 2025, con aliquote in funzione delle motorizzazioni (abbattimento oneri per Bev / Phev).
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Dopo il successo delle precedenti edizioni torna il più atteso appuntamento dedicato al mondo della mobilità aziendale: i mission 昀eet awards 2025, organizzati da Newsteca casa editrice della testata MISSIONFLEET, si terranno il prossimo 17 novembre all’Alcatraz di Milano con una serata di gala esclusiva.
I ri昀ettori si accenderanno per celebrare i progetti più innovativi nell’ambito del 昀eet & mobility management in Italia.
L’evento, giunto alla sua decima edizione, è volto a celebrare i professionisti, le aziende e le strategie più innovative nella gestione delle 昀otte aziendali. Una serata pensata per creare valore, riconoscere l’eccellenza e favorire momenti di networking tra i protagonisti del settore.
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