neaPOLIS ROMA_NOVEMBRE_MISTERO

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INTERVISTA A ROBERTO BALDETTI, ASSESSORE AI LAVORI PUBBLICI DEL MUNICIPIO XVI, INTERVISTA A MARIA STELLA MARCHETTI Presidente Associazione Arcobaleno della Speranza

Focus p.18: mistero Cosa succede quando andiamo oltre la razionalità?

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AliceAndTheMonsters ©


30 novembre 2012


Editoriale

Claudio Napoli

Economista (Spec. Internazionale)

3 Novembre 2012

Scenari politici: un tuffo nel mistero

Siamo nel novembre del 2012, tra un mese arriveremo al fatidico 21 dicembre 2012 e poi comincia il 2013. Cosa c’è di nuovo all’orizzonte?

Il movimento 5 Stelle, come Garibaldi, è sbarcato in Sicilia. Al tempo erano i piemontesi che invadevano lo Stato delle Due Sicilie. Quell’evoluzione c’ha portato allo Stato di oggi. Stato che funziona piuttosto male. Quindi la domanda è: chi ci sta invadendo ora? Chi saranno i nuovi barbari? Grillo sta lavorando bene a Parma? Ma qual è l’evoluzione politica dei Partiti di oggi?

Ogni partito ha fatto un percorso diverso e schematicamente si potrebbe dire che ci sono Partiti “statici”, altri “Rinnovatori” e altri ancora che invece esplodono o implodono. L’UDC a parte adorare il Governo Monti e levare la scritta “Casini” dal simbolo del partito per inserire quella di “ITALIA” non ha vissuto ne avviato cambiamenti rilevanti al suo interno. L’IDV “sempre contraria” sembra voler sfiduciare il suo Padre fondatore “Pietro” mentre quest’ultimo incurante guarda al 5 Stelle. Il PD, dopo un periodo turbolento al suo interno, è giunto ad una fase di equilibrio/maturazione che gli ha consentito di avere negli ultimi anni un certo dinamismo nel coinvolgere cittadini, comitati di quartiere ed associazioni in progetti di sviluppo locale. Inoltre, a Bersani va dato il merito

di rappresentare un Partito davvero “Democratico” avendo consentito al Sindaco di Firenze Renzi di partecipare a delle vere primarie. I cittadini potranno anche scegliere i candidati a Sindaco di Roma e a Presidente del Municipio. Non è una riforma da poco! Il PDL è in una fase drammatica di implosione dove gli ultimi scandali stanno facendo emergere divisioni e modi di fare diversi e scorretti. Questo sta spingendo una parte della classe dirigente PDL a prendere le distanze con il risultato di dividersi ma anche di sottolineare un certo sdegno. A livello parlamentare, la formazione guidata da Berlusconi sembra soprattutto interessata a bloccare le riforme normative in materia di Giustizia come corruzione e falso in bilancio proposte dal Governo Monti (Decreto). Il FLI guidato da Gianfranco Fini è in difficoltà in quanto sembra non essere stato compreso dagli elettori che gli imputano la rottura dell’equilibrio con Berlusconi senza considerare le ragioni, la forza e le difficoltà con cui il leader di FLi ha maturato la sua decisione SEL ha saputo riorganizzarsi e l’asse con Bersani consente a Vendola di presentarsi anch’egli alle primarie. Il PD con due candidati dovrà batterne uno appoggiati da SEL e altri partiti! Che sfida! Anche questo è dinamismo, forse ben più profondo, dei proclami di Grillo che al di la della linea editoriale non possiede esperienza amministrativa e fonda la sua anima ed il confronto su Internet e la rete.

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LA RIVISTA Néa POLIS


SOMMARIO

Novembre 2012, anno III

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Editoriale

ROMA REDAZIONE Editore: Claudio Napoli

Direttore Responsabile Elio Tomassetti Direttore Commerciale Carlo Famiglietti Comitato scientifico: Edy Viola, F. Napoli

Grafico: Daniele Palone daniele-palone@alice.it Advertising & Marketing: Francesco Zanca Collaboratori:

Francesco Grasselli, Alessandro Ranieri, Laura Napoli, Valeria Pucci, Valerio Pelliccia, Viviana Vannucci, Federico Monti, Lorenzo Sigillò, Paolo Migotto, Giorgio Zussini, Laura Andina, Vanessa Pinato, Daniele Palone, Valentina Sanzone

Salvo accordi scritti, la collaborazione con il mensile Nea Polis Roma è da considerarsi a titolo gratuito Foto ed Immagini sono tratte dal web. L’editore ha cercato di rintracciare gli aventi diritto ai crediti fotografici non specificati ed è a disposizione per chiarimenti.

Tipografia: G. De Vecchi Pieralice, 20 00167 Roma Registrazione Tribunale di Roma: n. 360/2010 del 17 settembre 2010 N° iscrizione ROC: 20384 Sede Operativa: via G.Funaioli, 54

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Nel prossimo numero p . 30 dove trovo la rivista p . 30

p.3

Mistero

FOCUS

p.16

Politica: un tuffo nel mistero .3 La porta Magica di Piazza Vittorio Apparizioni paranormali: le regole della Chiesa Cattolica Gregorio VII - Prati- Boccea Esistono ancora i Templari? V.Aurelia-Casalotti-M.Spaccato L’Occidente e la sua mitica Approvata la proposta di G. Azuni cultura (Sel) sull’utilizzo del Forte Boccea Magia e Business in Italia: dati Netta presa di posizione del PD a sconcertanti sostegno degli operatori della La nascita di Venere del Sanità Botticelli, un’opera a soggetto Luci e ombre del Decreto anticalchemico? corruzione varato dal Parlamento Un altro successo per i Soul La Clausura, una vocazione in Revolution al concerto organizzato espansione da néaPOLIS ROMA La Massoneria, un ordine “Liberiamo il Movimento”: un iniziatico di carattere esoterico nuovo progetto sociale dalle orgini controversie “Il mio sangue è pieno di spine”: La magia nella Storia l’ultimo romanzo di Tiziana Betto C’èra una volta: viaggio nel L’energia che guarisce... quartiere Aurelio La Cabala oltre la Smorfia Dona sangue e regala un sorriso napoletana Via Casali Santovetti: problemi di Cosa succede quando andiamo viabilità a Boccea oltre la razionalità Monteverde-Bravetta-Pisana- Donna Olimpia, corrotta e Malagrotta-Portaportese corrutrice

Roma Notizie

Il comitato online Bravetta.Pisana

incontra gli Assessori Baldetti e Rossi Monti dell’Ortaccio: discarica sì o

discarica no?

non buttarmi!! regalami o

riportami

nea cultura/ cinema p.28

Il caso “2012”: atto finale

Professionisti

p.29

Salute & Bellezza

p.30

Risparmio energetico: il singolo condomino può facilmente distaccarsi dall’impianto?

Mangiare sano senza zucchero


Notizie da Roma Capitale Novembre 2012

Municipio 18

Approvata la proposta di G. Azuni (Sel) sull’utilizzo del Forte Boccea

La mozione impegna il Sindaco ad attivarsi per consentire l’utilizzo pubblico del Forte Boccea.

Esultano associazioni, comitati di cittadini per lo straordinario risultato. Su proposta della consigliera di Sinistra Ecologia e Libertà Gemma Azuni, che è stata prima firmataria insieme al consigliere PDL Alessandro Vannini, l’Assemblea capitolina ha approvato una importante mozione che impegna il Sindaco ad attivarsi presso tutte le sedi competenti per consentire l’utilizzo pubblico del Forte Boccea. La mozione si riferisce ad un utilizzo pubblico controllato delle aree verdi, e prevede l’affidamento della struttura al Municipio XVIII che, attraverso un bando pubblico, affiderà il servizio di vigilanza e manutenzione volontaria e gratuita ad un’associazione o comitato operante nella zona. In questo modo sarà possibile la tutela e la salvaguardia delle aree verdi e delle attrezzature sportive esistenti all’interno dell’area, come il campo di calcio, che verrebbero aperte al pubblico, e arrestare il degrado, il rischio di occupazioni e di utilizzo improprio delle strutture.

La mozione corona gli sforzi del Comitato Forte Boccea Bene Comune, che è riuscito a dare visibilità alla questione dell’utilizzo dei beni comuni per scongiurare il degrado, e per

dare servizi ai cittadini, e a coinvolgere le forze politiche sensibili ai temi dell’ambiente, che da sempre si sono battute contro le logiche speculative, che hanno portato piano piano la nostra Città a diventare un luogo di alienazione senza altro luogo di ritrovo che non siano enormi centri commerciali. Nella mozione vengono citate le normative, nazionali ed europee che renderebbero possibile questo passo, segno della serietà della proposta: ora la palla passa al Sindaco, che dovrà fare sentire il suo peso di Primo Cittadino della Capitale nelle sedi competenti, Demanio e Ministero dell’Economia in primis, anche se praticamente a fine mandato, ma l’importante è che l’iter finalmente inizi. Alessandro Ranieri


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Netta presa di posizione del PD a sostegno degli operatori della Sanità

Da due mesi senza stipendi, i lavoratori dell’IDI hanno manifestato ricevendo la visita ed il sostegno politico del Partito Democratico. La crisi del San Carlo-IDI continua, dopo la manifestazione della fine dello scorso anno, lo sciopero e le proteste dei lavoratori, negli ultimi mesi si sono verificati ulteriori ritardi nella corresponsione degli stipendi al personale, questa volta addirittura di due mesi, tanto che nuovamente, durante il mese di ottobre, i lavoratori hanno manifestato, ricevendo anche la visita di rappresentanti delle istituzioni locali del PD Enzo Foschi, Alberto Filisio (Consigliere provinciale) e Paolo Masini (Consigliere comunale), del responsabile PD Sanità Emanuela Droghei e del Coordinatore PD del Municipio XVIII Valentino Mancinelli.

Valentino Mancinelli, Coordinatore PD Municipio XVIII

Al riguardo Mancinelli “dichiara che i lavoratori dell’IDI hanno tutta la solidarietà del partito, per la difficile situazione che stanno vivendo, e che la preoccupazione è non solo per gli stipendi e per la situazione contingente, ma per il futuro della struttura, che vede alcuni suoi dirigenti coinvolti in inchieste giudiziarie”.

Devono essere pagati i lavoratori, ma anche salvaguardata una realtà produttiva che impiega 1.500 persone e opera da decenni nel quadrante nord ovest della capitale, con strutture di eccellenza nel campo dell’ortope-

dia e della dermatologia, dove vengono a curarsi pazienti anche dalle Regioni più lontane.

La crisi ha investito anche l’indotto e ha prodotto anche un circolo vizioso: se i fornitori non vengono pagati finiscono col non consegnare più i materiali e questo produce disservizi e la necessità, per i pazienti, di servirsi di strutture private, con ulteriore perdita di fondi per le strutture.

“Quello che pensiamo sia importante”, afferma Mancinelli, “è che, anche a seguito del sit-in cui hanno partecipato anche alcuni parlamentari, il Ministero del Lavoro e quello della Salute possano aprire un tavolo per affrontare globalmente le problematiche relative al pagamento degli stipendi dei lavoratori e quello complessivo di realtà produttive e servizi sanitari che si deve evitare che cessino la loro attività a servizio dei cittadini”. Alessandro Ranieri

Paolo Masini, Consigliere Roma Capitale


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Luci e ombre del Decreto anticorruzione varato dal Parlamento di Alessandro Ranieri

Dopo il Senato, anche la Camera ha approvato il disegno di legge anticorruzione, con poche astensioni e voti contrari, tra cui quelli dell’Italia dei Valori, che ha accusato il Governo di avere varato una riforma che è un compromesso, non risolve i problemi ed è propaganda elettorale, approvata a colpi di fiducia.

Anzi, alcuni reati, come la concussione per induzione, sarebbero sanzionati con pene più lievi di prima e prescrizioni più brevi, e il voto di scambio rimarrebbe punibile unicamente se fosse pagato in denaro, e ciò appare assurdo, dato che ci sono stati casi in cui il voto è stato ricambiato con appalti e altro tipo di favori, non viene ripristinato il reato di falso in bilancio. Andando al merito del provvedimento, innanzitutto, viene istituita una “white list” delle imprese, per alcuni settori come il calcestruzzo, il trasporto e il noleggio, da rivedere ogni anno, o su segnalazione del Prefetto. Viene, inoltre, prevista la garanzia di anonimato per chi collabora a favore dell’interesse pubblico segnalando illeciti, la incandidabilità dei condannati per reati contro la Pubblica amministrazione, che non potranno nemmeno fare parte di commissioni aggiudicatrici. Viene introdotta una stretta sugli arbitrati, che dovranno essere attivati soltanto previa autorizzazione dell’organo di governo dell’Ente, e inoltre non potranno essere

nominati arbitri avvocati dello Stato e giudici. Viene, inoltre, sancita l’impossibilità di partecipare ad appalti pubblici da parte di soggetti condannati per reati di mafia, contrabbando, traffico di rifiuti e per reati inerenti stupefacenti, in tali casi potrà, inoltre, essere disposta la risoluzione di eventuali contratti in essere. Nuovi obblighi di trasparenza incombono nei confronti delle amministrazioni aggiudicatrici, che dovranno pubblicare sui siti Internet bandi di gara, nonché albi ed elenchi degli aggiudicatari di appalti pubblici di lavori, servizi e forniture. Insomma, questo nuovo provvedimento normativo prevede luci e ombre, ma era pur necessario, quello che si spera è che non finisca per essere l’ennesima foglia di fico a coprire le vergogne di un sistema sempre più corrotto che ha avvelenato la vita politica e svuotato le tasche degli italiani.


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Un altro successo per i SOUL REVOLUTION al concerto organizzato da néaPOLIS ROMA

Applauditissimo il concerto, organizzato per il secondo anno consecutivo dall’associazione néaPOLIS ROMA di Claudio Napoli, Elio Tomassetti e Carlo Famiglietti, ha visto i Soul Revolution, giovani musicisti emergenti, esibirsi il 26 ottobre presso il Teatro Casaletto di Roma. In occasione della presentazione del loro ultimo album, chiamato “People”, il gruppo ha entusiasmato il pubblico in una serata con protagonista la musica. Lo spettacolo ha visto sul palco, insieme al gruppo, una pittrice che tra una canzone e l’altra ha dipinto sulla tela immagini prese casualmente dalla strada: “la donna”, commenta Dario Parlamenti, acuto osservatore e lettore di néaPOLIS ROMA “ vede dalla finestra storie di amore e di speranza, storie di strada, e le dipinge. Una sognatrice, un taxi driver, due anziani senzatetto, una sposa con l’animo colmo di speranza e di amore, una donna ricca ma sola, che vede negli occhi della propria figlia un amore che lei non aveva mai sperimentato. Poi c’e’ un ladro, buffo e ironico, che deve affrontare le spese della villa per la sua fidanzata. Infine l’ottavo personaggio, una ragazza che assiste a una scena bellissima: un uomo e’ intento a donare una rosa alla sua amata. Sfortunatamente scopriamo che il fiore sarebbe stato un regalo gradito

alla nostra protagonista, un tempo fidanzata dell’uomo che sta osservando.” I giovani musicisti hanno quindi conquistato l’interesse degli spettatori, rappresentando non soltanto uno show musicale, ma anche i percorsi artistici della loro sfera personale attraverso i quali hanno trovato l’ispirazione. Infine, ci hanno regalato un pezzo inedito del loro prossimo album che ha letteralmente conquistato la platea con la loro musica che viene dal cuore. Erano presenti numerosi giornalisti della Stampa anche della RAI e della Radio (Radio Rock, ecc) che ringraziamo vivamente per essere intervenuti. Viviana Vannucci

Nella prestigiosa sede di Palazzo Ferrajoli Piazza Colonna 355, Roma - è stata programmata, per il giorno 6 dicembre 2012, a partire dalle ore 16.00, una serata sociale promossa ed organizzata dall' ASSOCIAZIONE NAZIONALE LIBERTA' E PROGRESSO (ANLEP) di ROMA. L'incontro - che verrà sviluppato in stretta collaborazione con l'Associazione “Amici di Totò....a prescindere!-Onlus”, con l'Associazione “néaPOLIS Roma” e con altri numerosi amici che si sono resi disponibili – ha l'obiettivo di dare visibilità e diffusione al Progetto sociale: “Liberiamo il movimento...” Liberare il movimento delle idee, dell'arte, della cultura, del volontariato e della promozione sociale consente infatti di sviluppare coesione, e quindi può rappresentare una possibile proposta di risoluzione dei gravi problemi che attraversano la nostra società. Sicuramente l'idea di fondo costituisce una piccola goccia d'acqua in un mare di

distorsioni, di sovrastrutture e d'indifferenza; tuttavia, vi è la consapevolezza che anche l'oceano è composto da miliardi di gocce. Il Progetto – che verrà illustrato in modo dettagliato nel corso della serata sociale - rappresenta un invito ad agire, a passare dalla protesta alla proposta e quindi, più significativamente, dall'informazione all'azione. Azione finalizzata ad offrire concreti servizi di promozione sociale, oltre che a dare spazio e sostegno di visibilità a tutti coloro (enti, associazioni, movimenti, privati cittadini, ecc.) che, animati da buona volontà, intendano profondere parte delle loro capacità e del loro tempo per aiutarci ad orientare – nei fatti - i comportamenti collettivi verso la concreta solidarietà. Domenico Famiglietti - Presidente ANLEP

“Liberiamo il Movimento...” Un nuovo Progetto Sociale


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“Il mio sangue è pieno di spine” l’ultimo romanzo di Tiziana Betto

Il llibro, un originale ed ironico intreccio di amore e gastronomia, sarà presentato all’aperitivo il 17 Novembre dalle ore 17 presso Edible in via Gregorio VII 330 Il connettere il cibo alle donne è una figura archetipa che ci riporta ai primordi della vita umana, quando le uniche forme di nutrimento provenivano dal grembo materno. Questo legame viscerale, sebbene nel tempo venga sostituito da altre fonti d’alimentazione, lascia un segno indelebile in ogni esistenza. Nell’immaginario collettivo il mangiare, costante ed ovvio elemento di ogni esperienza vitale, grazie alle sue origini legate all’incorruttibile rapporto tra l’essere umano e la madre, può diventare un’efficace allegoria del mondo femminile. “Il mio sangue è pieno di spine”, l’ultimo romanzo di Tiziana Betto, è un appassionante viaggio nell’universo delle donne esplorato nelle sue poliedriche e stravaganti sfaccettature con metafore ed analogie alimentari. Dopo il primo romanzo, dal titolo “Zuppa di pesce”, l’autrice realizza un altro testo dal soggetto sentimentale – gastronomico, già presentato alla Biblioteca Vallicelliana. Non priva di spunti fantastici e psicologici, la storia parla di Milo, uno chef che mentre muore si ricorda della sua vita terrena e delle donne da lui conosciute e

frequentate. Nel suo viaggio verso l’aldilà l’uomo rammenta i suoi trascorsi amorosi unendo la descrizione di un personaggio, un carattere, uno stato d’animo, una vicenda a quella della composizione, dei sapori e dei colori di una pietanza: cucine di tutto il mondo, dall’americana, alla francese, all’indiana alla cinese alla giapponese diventano modalità espressive della trama. Una storia d’amore è quella vissuta dal protagonista e la propria moglie che rivede per l’ultima volta prima di salire a miglior vita. Nel descrivere questo commovente incontro la scrittrice ricorre ancora una volta alla metafora alimentare: il grande amore è una pietanza che non ammuffisce mai. Viviana Vannucci


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C’era una volta...viaggio nella storia e nei simboli del Quartiere Aurelio di Rosalba Cantante Non stiamo raccontando una favola, ma qualcosa che dedichiamo ai curiosi che si chiedono che cosa c’era nel proprio quartiere prima di loro e a chi desidera coltivarne il ricordo.

Circoscriviamo questo primo “c’era una volta” al triangolo del quartiere Aurelio tra il Vaticano, la via Aurelia nuova e l’attuale Gregorio VII° da una parte e dall’altra la cosiddetta Valle dell’Inferno fino a Piazza Irnerio. Come è facile ricavarlo dalla toponomastica della zona (Via delle Fornaci, Via dell’Argilla, ecc..) e dai resti, tra l’altro ben conservati, di almeno 2 ciminiere di fornaci una detta Veschi vicina alla Metro A fermata Cipro, l’altra detta Aurelia vicina al mercato di piazza Borgoncini Duca, questa zona è formata da rocce argillose geologicamente risalenti al Pliocene (almeno 2 milioni di anni fa) che sono servite ai nostri antenati per costruire i mattoni da edilizia e in particolare i mattoni che occorrevano alla Fabbrica di San Pietro. Risale al 1551 la più antica mappa di Roma che indicava nelle mura Leonine (costruite tra l’848 e l’852 da Papa Leone IV) la ‘‘Porta Fabrica’’ attraverso cui entravano i mattoni per costruire la Basilica senza il pagamento del dazio cioè A.U.F. (ad usum fabricae) da cui l’espressione “a ufo” volgarmente “a Uffo”per indicare una cosa gratuita. Questa Porta non funge più e ne troviamo i fornici in parte interrati murati nelle mura leonine vicino Porta Cavalleggeri. Poco distante esisteva appunto la Porta Cavalleggeri, ora murata nell’ultimo tratto delle mura leonine prima dell’apertura del varco che porta al colonnato, sormontata dallo stemma di Alessandro VI Borgia, cosi chiamata dalla vicina caserma delle guardie a cavallo voluta da Papa Pio IV. Anticamente si chiamava Porta dei Longobardi per la vicinanza a una colonia di Longobardi e poi Porta del Torrione per indicare il maestoso Torrione di difesa che tuttora si vede isolato all’imbocco della Galleria Principe Amedeo Aosta

e ora destinato a portare la targa dei martiri di guerra di questo rione. A poca distanza troviamo la bella fontana cinquecentesca ricavata da un sarcofago romano, fatta restaurare da Papa Pio III al Sangallo, la quale è stata spostata dal suo sito originale che era dall’altra parte della piazza del Sant’Uffizio. Camminando oltre sul marciapiede dx di via Porta Cavalleggeri (spalle alla Galleria) troviamo uno slargo poco prima dell’inizio di via Aurelia nuova con un grande distributore di benzina che negli anni 1930-50 era un grosso deposito di legna. Nello slargo i sessantenni di oggi ricorderanno il vecchio Mercato che poi fu spostato in Piazza Borgoncini Duca alla fine del 1960. I caseggiati che costeggiano Via Aurelia dal numero civico 30 in poi furono costruiti per accogliere “gli sfollati” dalla zona di Piazza Venezia e dei Fori al tempo dei grandi sventramenti tra il 1920 e il 1940. Come è facile capire, questo quartiere allora era periferia, una landa abbastanza desolata e senza servizi né collegamenti tramviari con il centro e i nuovi arrivati non erano propriamente contenti. Dall’altra parte di Via Porta Cavalleggeri c’era il Borgo delle Fornaci, un insediamento di operai delle locali Fornaci che era nato intorno al 1570/80 in funzione dell’attività laterizia che sopravvisse fino ai primi anni del 1900. Il borgo a ridosso della ferrovia del Papa si estendeva fino alla attuale Via Cava Aurelia, dove c’erano le ultime cave e la Fornace Aurelia funzionante fino al 1960. La parrocchia del Borgo, dalla bella facciata in stucco simile stilisticamente all’Oratorio dei Filippini del Borromini, era S. Maria delle Grazie alle Fornaci, sorta nel 1694 grazie alle generose offerte del Cardinale Gaspare Carpegna.

Continua nel prossimo numero a dicembre


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Dona sangue e regala un sorriso!

Intervista a Maria Stella Marchetti, Presidente dell’Associazione Arcobaleno della Speranza La Onlus è apartitica, apolitica e senza fini di lucro e principalmente si occupa della raccolta fondi per la ricerca contro le malattie leucemiche.

Come ha deciso di entrare a far parte dell’associazione e qual’è il suo ruolo? L’associazione è stata fondata da me e ne sono il presidente, perché ho avuto la leucemia, e capendo cosa è il dolore, la sofferenza e tutto ciò che gira intorno a un tumore del sangue, ho capito che era necessario dare voce a chi ci passa per far capire come un malato di leucemia vive, durante e dopo la malattia.

Quali sono i vostri obiettivi? L’associazione ha come obiettivo quello di sensibilizzare le persone alla donazione altruistica ed in particolar modo incentivare la donazione di sangue, di cordone ombelicale e di midollo osseo. Cerchiamo di sviluppare iniziative socio-culturali organizzando serate, eventi e spettacoli con lo scopo di raccogliere fondi utili e necessari al perseguimento degli intenti prefissati. Con i fondi raccolti fino ad oggi abbiamo potuto acquistare diversi macchinari per i Reparti di Ematologia del Policlinico Tor Vergata.

Leggendo il vostro statuto si apprende che provvedete a promuovere la ricerca scientifica nel campo delle “leucemie”, è così? E’ stata donata una cospicua somma al Dipartimento di Biopatologia e Diagnostica per Immagini dell’Università degli Studi Roma “Tor Vergata”, a sostegno delle attività di ricerca svolte per l’Istituto di Ematologia della Fondazione dell’Ospedale, acquistando anche due celle per elettroforesi e due Pipitteaid, utili per capire le alterazioni presenti nelle cellule leucemiche. In più cerchiamo di promuovere quanto più possibile il volontariato. Il vostro consiglio direttivo è costituito da persone “fisiche” e “giuridiche”, cosa significa? Significa che sono presenti delle persone, e che possiamo collaborare con altri enti e organizzazioni. Viviana Vannucci


Roma Notizie: Municipio XVIII

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Municipio XVIII: il caso di via dei Casali Santovetti Problemi di viabilità per gli abitanti di via Boccea che potrebbero essere risolti con interventi semplici

Da molti anni nel Municipio XVIII si riscontrano rilevanti problemi di viabilità, specie sulla via Boccea e zone limitrofe, tra cui il tratto vicino al Forte Boccea, sussistono, inoltre, rilevanti problemi nei collegamenti tra la via Aurelia e le vie che portano verso il centro e la periferia, tra cui la stessa via Boccea. In particolare, via Gregorio XI costituisce un’importante arteria di collegamento con la via Boccea: fino alla rotatoria è a doppio senso di marcia, dopo diventa a senso unico, e si nota la presenza di una pista ciclabile.

All’altezza della rotatoria, sul lato sinistro provenendo da Via Boccea, l’incrocio di via di Santovetti è bloccato da una siepe e da alcune strutture in cemento armato, e non permette un più comodo collegamento fra via Gregorio XI e via Aurelia, costringendo gli automobilisti a un notevole prolungamento del percorso, con aggravio di congestionamento del traffico e tempo perso.

L’argomentazione circa la temporanea impossibilità dell’apertura dello svincolo perché si dovrebbero sostenere oneri per illuminazione e marciapiedi del tratto di via Santovetti non appare facilmente sostenibile, dato che si tratta di 300 metri circa di strada, i lampioni sono già presenti, e nella zona ci sono altre strade aperte al traffico comunque prive di marciapiede, forse qualcosa si può fare, e con una spesa veramente limitata.

Inoltre l’apertura di via Santovetti potrebbe inserirsi in un progetto di revisione complessiva della viabilità della zona, già avviata con l’avvio della realizzazione del sottopassaggio di via Aurelia, che consentirebbe, tra l’altro, il doppio senso di marcia anche dell’ultimo tratto di via Gregorio XI. Una possibile ipotesi proposta dalla rivista néaPOLIS ROMA per rendere più fluido il traffico anche su Via Boccea, in particolare nel tratto fra il Forte e Largo Boccea potrebbe essere, una volta realizzato il sottopasso, di consentire il transito dalla via Boccea alla via Aurelia in entrambi i sensi di marcia, rispettivamente su via di Val Cannuta e via Gregorio XI, ma con l’installazione di apposita segnaletica che informi dell’opportunità di utilizzare via di Val Cannuta in entrata nel caso si sia diretti verso Battistini e la periferia e via Gregorio XI nel caso si sia diretti verso piazza Irnerio e il centro. Alessandro Ranieri


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Roma Notizie: Portaportese-Monteverde-Bravetta-Pisana-Massimina

Il 22 Comitato onlineUomini bravetta.pisana www.neapolisroma.it ed Aziende incontra gli Assessori Baldetti e Rossi del Municipio XVI Tanti i temi trattati con gli Assessori Rossi e Baldetti, dal verde al decoro urbano fino alla viabilità Lo scorso 25 ottobre si è tenuto un importante incontro presso l’assessorato ai Lavori Pubblici del Municipio XVI in via di Donna Olimpia promosso dal Comitato online bravetta.pisana. Presenti il promotore del Comitato Cristian Compagnoni, l’Assessore Roberto Baldetti ed il suo collega Augusto Rossi (il quale ha le deleghe ad ambiente e mobilità) ed alcuni esponenti del comitato.

L’incontro è stato voluto per affrontare alcune problematiche ataviche nel quartiere Bravetta-Pisana. Innanzitutto si è fatto presente all’Assessore Rossi della volontà di adottare il verde della rotonda di via dei Capasso da parte del vivaista di via di Bravetta “I Fiori di Lori”. L’iter da seguire non dovrebbe essere molto lungo: la richiesta va presentata direttamente al Dipartimento Comunale competente. Tra l’altro, proprio lunedì 22 ottobre il Municipio XVI ha espresso parere negativo nei confronti del piano di gestione ed adozione delle aree pubbliche proposto dal Comune. Il perché del parere negativo si ritrova nella mancanza di decentramento delle competenze, che rimangono tutte gestite dal centro (il Comune) con un chiaro allungamento dei tempi. Riguardo l’area verde in esame altro problema è quello di aggiustare il cordolo che la circonda, il quale ad oggi è in parte divelto.

Altro tema trattato è la totale assenza di cassonetti di via degli Ordelaffi, che tra l’altro pone una serie di problematiche in quanto nel suo tratto finale non è asfaltata. Impegno anche qui delle istituzioni è stato quello di fare la segnalazione all’AMA e operare quanto prima, soprattutto adesso che stanno cambiando i cassonetti in tutta la città. Ancora, problema molto scottante è quello della pericolosità di via di Bravetta dal civico 219 al

267 (direzione Buon Pastore) e dal civico 280 al 212 (in direzione Forte Aurelio): il comitato ha registrato negli ultimi mesi ben 4 incidenti che hanno coinvolto pedoni. Infatti la strada lì si allarga sensibilmente e diventa in leggera discesa, cosa che porta gli automobilisti e a volte anche i mezzi pubblici a correre più del dovuto. D’accordo con l’assessore Baldetti, si lavorerà per installare un rilevatore di velocità (sul modello di quello di via della Consolata) con il nuovo anno, ovvero quando partiranno i nuovi bandi, e di rendere maggiormente visibile la segnaletica orizzontale.

Altro problema cronico della zona messo in risalto è quello della mancanza di marciapiedi in via dei Gonzaga. Certo, la soluzione deve andare di pari passo con la creazione di nuovi posti auto nella zona, e non sembra bastare in futuro lo spostamento del mercato in via dei Capasso e la risistemazione di Piazza Visconti. Seppur non facilmente realizzabile nel breve, la soluzione (più volte richiesta dal Municipio al Comune) dovrebbe essere creare un collegamento tra via dei Malatesta e via della Consolata (a scendere) con la successiva apertura di via dei Gisleni. Questo permetterebbe di avere non solo uno sfogo per la viabilità ma anche parecchi posti auto in più. L’incontro è stato comunque impostato per non rimanere isolato. Si sono infatti gettate le basi per una continua collaborazione tra comitato ed istituzioni, a partire da sopralluoghi che dovranno essere fatti nei prossimi giorni nelle aree oggetto delle richieste. Noi continueremo a seguire le tematiche, consapevoli che in un momento di carenza dei fondi si devono quanto più possibile intensificare le forme di collaborazione tra cittadini e enti locali. Elio Tomassetti


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Roma Notizie: Municipio XVI

Monti dell’Ortaccio: discarica sì o discarica no?

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Neanche il parere negativo degli europarlamentari scoraggia Sottile. Intanto la gente continua a protestare Sembra non finire mai la saga della discarica in Valle Galeria. Eravamo rimasti al no all’ipotesi Monti dell’Ortaccio dato in Conferenza di Servizi da tutti gli enti locali e alle dichiarazioni glaciali, al riguardo, del prefetto Sottile. Lunedì 29 ottobre una delegazione del Parlamento europeo ha visitato il sito e ha poi partecipato al Consiglio del Municipio XV. Ad accogliere la delegazione, oltre ai comitati di zona in prima fila contro la discarica, vi era Manlio Cerroni. Padre-padrone della questione rifiuti a Roma da decenni, è il proprietario di Malagrotta e di Monti dell’Ortaccio. Suonano come sfida (e speriamo non saranno delle beffe ulteriori) le sue parole dette ai cronisti: “sono l’unico a capire di rifiuti a Roma”, oppure “aspetto che mi nominino vice-commissario.” Sostanzialmente gli eurodeputati hanno espresso un parere molto negativo nell’installare la discarica provvisoria a Monti dell’Ortaccio: troppi dubbi sul fondo, sullo scavo, sulla vicinanza con le case e con Malagrotta (la più grande discarica d’Europa). Tuttavia la decisione finale spetta al prefetto Sottile, il quale non sembra intenzionato a fare marcia indietro forte dei poteri straordinari che la legge gli dà in quanto Commissario. Certo, ora le istituzioni locali sono tutte contrarie a mettere la discarica in Valle Galeria, ma in questa fase il loro parere potrebbe non contare. Il Comune ha avuto 4 anni per trovare un sito alternativo, e mai è stata avanzata una proposta adeguata. Dal Parlamento europeo si fa sapere anche che a dicembre potrebbe essere riaperta la procedura d’infrazione contro la Regione Lazio che continua ad infrangere le norme comunitarie mettendo in discarica rifiuti tal quale. Ma nel frattempo lo spettro della discarica rimane, e sembrano di supporto a Sottile le dichiarazioni del Ministro Clini, il quale attacca frontalmente Regione e Comune per non aver saputo decidere negli ultimi anni e dice che in situazioni di emergenza le decisioni do-

vranno essere prese con coraggio dal Commissario. Contemporaneamente il Ministro esclude ipotesi di vendita della “monnezza” all’estero come successe con Napoli… Insomma, si potrebbe leggere tra le righe, se non a Monti dell’Ortaccio dove? E poco conta che il tasso di mortalità causa tumori nelle zone circostanti la Valle Galeria sia molto più alto che nel resto della città; e poco importa che i dipendenti del Consiglio della Regione Lazio (sito in via della Pisana) muoiono prima dei colleghi della Giunta regionale (sede in via Cristoforo Colombo). La monnezza da qualche parte dovrà andare, e Cerroni ad oggi rappresenta la scelta meno problematica. Tra l’altro, per quanto tempo Monti dell’Ortaccio dovrà essere aperta? Durissimo al riguardo il Presidente del Municipio XVI Fabio bellini, il quale in un comunicato stampa chiede al Prefetto Sottile perché si ostina a parlare di 18 mesi, mentre il progetto di Cerroni parla di 36 mesi? Insomma un’incertezza che non permette più a nessuno degli abitanti della zona di dormire. Almeno ora però non prendiamo in giro i residenti con la favoletta della provvisorietà per cercare di placare le proteste. Noi continueremo a seguire la vicenda stando al fianco dei comitati e dei Municipi, sperando un giorno di poter scrivere una articolo su un Comune in grado di gestire senza emergenze il suo ciclo di rifiuti, con la possibilità anche di arricchirsi da questo e di far pagare meno Elio Tomassetti tasse.


Novembre 2012

FOCUS: mistero

La Porta Magica di Piazza Vittorio: un mistero nel cuore di Roma

Camminando per Piazza Vittorio Emanuele, dimenticato da tutti, in un angolo, tra sporco e degrado, a Roma c’è ancora un mistero irrisolto: “La Porta Magica”. Seguendo le tracce degli studiosi di alchimia che un tempo popolavano la città, la “Porta Alchemica” è una chiara testimonianza di un passato di esperimenti, alambicchi e formule segrete. La leggenda narra che una notte un pellegrino si fermò nella villa di Christina e trascorse la notte nel suo giardino per cercare un’erba capace di produrre oro. La mattina successiva il pellegrino era già scomparso, ma dell’oro era rimasto nella sua camera da letto, insieme ad un manoscritto pieno di simboli ed enigmi, il segreto della pietra filosofale.

Il marchese Massimiliano Palombara (16141680), appassionato di alchimia e membro dei Rosacroce, una società segreta fondata nel XIVXV secolo dal leggendario Christian Rosenkreuz e basata in seguito sugli scritti dell’alchimista John Dee, mago di corte della regina Elisabetta I d’Inghilterra, riprodusse i simboli all’ingresso della sua villa: infatti cercò di risolvere l’enigma senza alcun successo, così alla fine decise di incidere quei simboli sulla pietra, sperando che qualcuno

potesse decifrarli, e rivelare il segreto dell’oro alchemico. Il monumento era parte del complesso di Villa Palombara, di proprietà di Massimo Palombara marchese di Pietraforte e fu edificato tra il 1655 ed il 1680. Dopo la demolizione della villa nell’800 la porta è stata collocata alle spalle del ninfeo di Piazza Vittorio e protetta da un cancello. Rimane l’unico esemplare ancora conservato delle 5 porte originali della villa. La Porta Magica è composta da uno stipite in pietra bianca decorato con enigmatici simboli alchemici, ed affiancata da due statue del dio egizio Bes, protettore della felicità sessuale, provenienti dal Quirinale.

Il monumento alchemico ora giace incastrato in un antico muro a piazza Vittorio a ridosso dei cosiddetti ‘Trofei di Mario’, se ne possono intravedere il frontone e gli stipiti incisi in lettere ebraiche, di segni magici e di misteriose iscrizioni in latino. Passato e presente si fondono nei sogni dell’alchimia che nel corso delle sue ricerche era diventata così saggia da scoprire che trovare l’oro era forse solo ritrovare l’innocenza primitiva, occultata e imbrattata dalla falsa cultura, dalla cattiva istruzione, dalla smodata sete di potere e denaro. Roberta Pedrelli

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Focus: Mistero

Apparizioni paranormali: le regole della Chiesa Cattolica

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Esiste un dizionario delle apparizioni – di recente pubblicato anche in Italia – che registra 2.400 apparizioni della Vergine registrate dal 213 d.C. ai giorni nostri. La Chiesa ha sempre mantenuto un atteggiamento ostile nei confronti di questi eventi “paranormali”, così come genericamente verso ogni forma di religiosità popolare e potenzialmente eversiva; pertanto, le apparizioni riconosciute giuridicamente dal cattolicesimo sono poco più di una dozzina.

L’autorità ecclesiastica si è sempre espressa in merito ad apparizioni, rilevazioni e altri fenomeni di presunta origine soprannaturale col semplice verdetto “constat/non constat de supernaturalitate”, a cui seguiva l’ufficializzazione o la proibizione del culto, ma dal 1978 sono state istituite delle norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni, che valutano la loro attendibilità in base all’equilibrio psichico, rettitudine della vita morale, sincerità e docilità abituale verso l’autorità ecclesiastica dei veggenti; in base alla sana o insana devozione e ai frutti spirituali che derivano dal culto (conversioni, testimonianze di carità, ecc.); infine, in base agli “errori” eventualmente presenti della manifestazione divina indagata e alla presenza di possibili fini di lucro. Attualmente una commis-

sione voluta da Papa Benedetto XVI e guidata dal cardinale Ruini sta vagliando il caso della Madonna di Medjugorje: dal giugno dell’81, data delle prime apparizioni a un gruppo di sei giovani veggenti, la piccola cittadina di Bosnia ed Erzegovina è diventata un’ambitissima meta di pellegrinaggio, e molti tra i pellegrini continuano ad attribuirsi visioni della Vergine. La commissione nel 2011 ha interrogato e ascoltato le testimonianze dei veggenti e portato avanti le proprie indagine, ed entro la fine dei quest’anno ha annunciato farà sapere se a Medjugorje si possa parlare o meno di soprannaturalità. Giorgio Zussini

Esistono ancora i Templari? Finora non è stato trovato nulla che dimostri la realtà storica dei numerosi misteri legati all’Ordine dei Templari, così come nulla che una volta per tutte metta fine alla vitale proliferazione di studi, teorie e romanzi legati ai casi di quei cavalieri con barba, baffi e mantello bianco.

Si sa che l’Ordine dei Templari venne fondato nel 1118 allo scopo di proteggere dagli infedeli i pellegrini in Terra Santa; nel tempo l’ordine si ampliò sempre più e ottenne il riconoscimento della Chiesa e la concessione di ampi privilegi fin quando, agli inizi del ‘300, l’Ordine fu sciolto e i Templari arrestati, uccisi e torturati con accuse di tradimento, avidità e idolatria, anche se si ipotizza che le condanne da parte di Filippo il Bello re di Francia fossero in realtà dovute a timori per il loro crescente potere. Ma i Templari continuarono ad agire e prosperare segretamente, e ugualmente prosperarono le leggende: si dice che possedessero le rotte per le americhe ben prima di Colombo, il quale le avrebbe appunto ottenute dall’Ordine come testimonierebbero le croci rosse su campo bianco che adornano le vele delle caravelle, così simili a quelle dei Templari. Si crede poi che i Cavalieri abbiano custodito per secoli un tesoro nascosto, quello del Tempio di Salomone (da cui il nome dell’Ordine), sulle cui rovine stabilirono la propria sede: esattamente nei

sotterranei del tempio si sarebbe celato un ricco tesoro, poi forse finito nelle mani di Filippo il Bello, o forse ancora custodito da qualche parte nel mondo. Ma la leggenda più nota (vedi Dan Brown) è quella del Santo Graal: che si trattasse del calice dell’ultima cena, di un simbolo di ascesi mistica o della discendenza segreta di Gesù generata dal ventre della Maddalena, ci sono ancora oggi gruppi che si proclamano detentori di questo segreto. Attualmente a memoria di quest’Ordine la cui esistenza è così intrisa di mistero ed esoterismo rimangono i Cavalieri Templari Cattolici d’Italia: tra i loro obiettivi c’è quello di proteggere i valori della cavalleria e la fede cattolica, intervenire nel recupero di chiese abbandonate e infine – ironia della sorte – lottare contro l’esoterismo e la magia, ovvero gli unici aspetti per cui spesso si ricorda l’antico ordine cavalleresco. G. Zussini


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Focus: Mistero

L’Occidente e la sua Mitica Cultura di Vanessa Pinato

Popoli e culture da sempre hanno i loro miti. Nessuna società, fra le migliaia che hanno popolato il pianeta nei millenni, ne è priva e la Nostra non è da meno.

Ma che cosa vuol dire Mito? il termine deriva dal greco e vuol dire parola, discorso; in sostanza i miti sono delle narrazioni che svolgono diverse funzioni: conoscitiva, sociale, sacrale. I miti della cultura occidentale affondano nell'Antica Grecia

La cultura occidentale ha alle sue basi due grandi serbatoi di miti: la Bibbia e i vari scritti della civiltà greca (i poemi omerici e le tragedie, soprattutto). I loro personaggi, vicende, situazioni ricorrono in tutta la sua storia, specialmente nel periodo più fortemente dominato dal cristianesimo (basta pensare alla produzione letteraria, artistica, cinematografica, ecc., caratterizzate da diverse rivisitazioni della storia di Ulisse, Mosè, il diluvio, Cristo, l’Apocalisse e molto altro ancora).

Il Medioevo è, sicuramente, considerato il periodo più marcatamente cristiano dell’Europa, in particolare, fra la fine dell’impero romano e il sorgere della modernità secolarizzata (nonostante anche in questo esistano altri influssi di vario genere: dal mondo dell’Islam e dalle culture non ancora pienamente cristianizzate).

Con il Rinascimento si avvia poi un duplice processo; il primo fenomeno vede la lettura più attenta e critica delle fonti classiche (greche e romane) antiche portare ad un uso abnorme di ri-

ferimenti mitici, i cui significati vengono fortemente codificati: Ercole come forza, Poseidone come tempesta, e simili.

Il secondo fenomeno è la tendenza a introdurre nuovi miti antropocentrici; la società comincia ad emanciparsi sempre più dalla religione, mettendo al centro l’uomo: Faust e don Giovanni sono forse le figure più tipiche, in quanto entrambi rivendicano un primato nei confronti del divino (conoscitivo il primo, morale il secondo).

Nonostante un passato tanto ricco di influssi di ogni genere, oggi, parte dell’Occidente crede di aver superato il mito attraverso la scienza, come un bambino che, crescendo, sostituisce i manuali ai fumetti. Tuttavia chi pensava che scienza, tecnica e razionalità avrebbero mandato presto le religioni in soffitta si è sbagliato di grosso. Indubbiamente le credenze del passato si sono un pò spogliate della veste stregonesca per abbracciare l’etica e il sociale, ma l’immaginario contemporaneo è percorso da forti figure dalla consistenza “mitica”; si pensi ai valori celebrati nell’ufficialità: la Democrazia, i Diritti Umani, la Nazione, l’ONU, il Libero Mercato. Sembra che nelle Costituzioni che fondano i nuovi Stati risiedano i miti del terzo millennio. É un po’ come se gli stessi strumenti che secondo i razionalisti avrebbero scacciato miti e religioni dalla porta, li avessero fatti rientrare dalla finestra. L’Occidente non può pretendere di essere troppo differente dalle altre civiltà umane. Gli stessi ideali della modernità laica – inclusi Scienza e Tecnica- inducono fede, entusiasmi, devozione al pari degli antichi culti. È molto difficile che una qualsiasi cultura possa estirpare tutto ciò dalla natura umana.


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Magia e Business in Italia: dati sconcertanti In Italia ci sono dodici milioni di persone che frequentano i maghi. Si sa che la pagina più letta dei giornali è l’oroscopo e che tante persone tentano la fortuna col totocalcio, col lotto, con altri quiz, fino al punto di non lavorare più in attesa del colpo fortunato. Che cosa c’è alla base di tutto questo movimento che fa girare miliardi? Se in certe forme il suggerimento è dato dal desiderio di un facile guadagno, in altre si vuole altro: conoscere il futuro, influire sulla volontà e sulla sorte degli altri; spesso si prende la via dell’occulto, per parlare con i defunti, per curiosità, per superstizione. E i mass media hanno spesso speculato sulla curiosità o le debolezze degli individui per creare nuovi dipendenti da superstizioni che diventano manie.

Il mondo della magia muove in Italia 6 miliardi di euro l'anno!

Maghi truffatori, cartomanti e sensitive, in Italia fanno un giro di affari di 6 miliardi di euro, una somma che i maghi italiani riescono ad occultare, senza nessuna magia nera, anche ai controlli del Fisco. Sono i dati diffusi dalla Guardia di Finanza che sfata anche un luogo comune riguardante la residenza: contrariamente a quanto si pensa, il 42% dei maghi italiani, cartomanti e sensitive vive e lavora nel Nord Italia.

“Secondo le stime della Guardia di Finanza, il 15 per cento degli italiani di ogni età ed estrazione sociale si rivolge a maghi, chiromanti in tv, cartomanti online o al telefono con la speranza di risolvere i propri problemi affettivi, di salute o di denaro, di ottenere amuleti portafortuna o ancora rimedi contro il malocchio”.

L’età media delle vittime è di 44 anni. Il 44% di loro ha un titolo di studio di scuola media inferiore, il 37 per cento di licenza elementare, un 13 per cento il diploma, il 6 per cento la laurea. A frequentare i maghi, maggiormente le donne che sono il 51 per cento del totale, a fronte di un 43 per cento di uomini e un 6 per cento di minori. L’amore e gli affetti in generale (46 per cento) le motivazioni che alimentano la consultazione della magia; poi figurano salute (25 per cento), protezione (22 per cento), lavoro (7 per cento). E se proprio non risolvono i problemi, i maghi devono avere almeno un effetto placebo, visto che

il numero di clienti è di 30.000 al giorno in tutta Italia, coperta dai servizi di ben 160.000 operatori dell’occulto.

Nella società contemporanea l’attività del mago urbano si è confrontata con lo sviluppo del mercato che gli ha fatto perdere la legittimazione tradizionale goduta nel suo gruppo sociale stabile. In questo senso è iniziato un progressivo processo di commercializzazione dell’offerta magica che si è adattata al mercato.

Per intercettare questo tipo di domanda, la moderna impresa magica, inserita in un quadro sistemico sempre più complesso, si è dovuta riorganizzare per una gestione imprenditoriale e con un sistematico “sfruttamento economico dell’irrazionalità” (Venturini, 2005). Tra i veicoli promozionali utilizzati quelli di maggior successo sono stati: - la telemagia, che si è avvalsa della mediazione televisiva e di un nuovo linguaggio comunicativo (il format e quello della telepromozione); - la cartomanzia telefonica (o consulti telefonici), in cui si realizza una vera è propria catena di montaggio delle divinazioni. La preveggenza si realizza con una serie di operatori telefonici (call center) che intrattengono al telefono la “vittima” costringendolo a pagare somme altissime per l’attivazione di numeri a tariffazione speciale. In questo senso non siamo più di fronte alla tradizionale magia di campagna ma all’interno di vere e proprie organizzazioni che fruttano commercialmente e con efficienza manageriale la superstizione delle persone. Fonte dati: Osservatorio Antiplagio Roberta Pedrelli


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La nascita di Venere del Botticelli, un’opera a soggetto alchemico?

L’alchimia è una disciplina secondo la quale la psiche abbandona il mondo razionale per intraprendere un viaggio nell’inconscio che ha come meta la conoscenza di sé. Elevata a rango di scienza nel Medioevo, questa forma di sapere ha come obiettivo la ricerca di perfezione che si raggiunge con la trasformazione della materia: il metallo grezzo che attraverso una serie di procedimenti diventa oro. Durante il Rinascimento sulla spinta della filosofia neo platonica di Marsilio Ficino alla corte di Lorenzo il Magnifico l’alchimia conosce un nuovo sviluppo. Grandi maestri della Firenze medicea, come Leonardo da Vinci e Sandro Bottocelli, solo per citarne alcuni, dipingono opere dal soggetto esoterico. La Nascita di Venere, meraviglioso dipinto botticelliano, può avere una chiave di lettura alchemica. Sebbene l’opera sia stata realizzata in occasione del Battesimo di Margherita de’ Medici tra il 1484-85, nipote di Lorenzo, e quindi ispirata ad un tema battesimale, presenta un contenuto non del tutto chiaro. Una plausibile interpretazione può individuarsi nei personaggi ai lati di Afrodite, che possono personificare i tre stati della ricerca

di Viviana Vannucci

alchemica orientati verso la conoscenza della forma perfetta: il vento Zefiro rappresenta la Nigredo, cioè l’istinto primordiale che soffia impulsivamente per sospingere la divinità a riva; Aura, la donna unita a Zefiro, è l’Albedo, la brezza del mattino che gettando una lieve luce schiarisce l’oscurità della notte ed incarna l’intuizione. La Ninfa delle Ore, la donna a terra con la veste rossa in mano che si appresta a coprire pudicamente Venere è invece la Rubedo, la coscienza recuperata. A questo punto ci chiederemmo qual è il vero significato di Afrodite e come si lega alle altre figure: la Dea della Bellezza e dell’Eros nascendo dal mare simboleggia il compimento del viaggio alchemico, la conoscenza dell’anima che, emersa dalle acque, cioè dagli abissi dell’io, si rivela al mondo; ma è nuda perché è tornata alla stato puro, completando la sua catarsi interiore. Tuttavia la conchiglia che la trasporta a riva, motivo funerario ripreso dagli antichi sarcofagi romani, allude alla resurrezione. Quindi la donna nata dal mare può essere un’allegoria dell’anima resuscitata che, passando attraverso la morte, ha ritrovato la perfezione.

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Focus: Mistero

La Clausura, una vocazione in espansione

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di Vanessa Pinato

Che senso ha la clausura delle monache, oggi? Perché mantenere certe forme di segregazione, retaggio storico del Medio Evo? Queste e altre domande si sentono ripetere spesso da chi, al “di fuori” della cinta della clausura, guarda alla vita delle claustrali. Tante e diverse sono anche le risposte e le proposte di rinnovamento che vengono formulate sempre dall’esterno; eppure in pochi sembrano essersi accorti di un fenomeno abbastanza recente che sembra zittire qualunque interrogativo sull’argomento: l’aumento delle giovani ragazze che scelgono la clausura. I dati parlano chiaro. Fra il 2004-2005 le claustrali nel mondo sono aumentate di 1.147 unità, arrivando a 47.626 (a cui vanno aggiunte 8.107 ragazze in periodo di formazione). Questo fenomeno ha colto di sorpresa gli stessi ambienti ecclesiali, che non si attendevano una simile messe di vocazioni in uno dei settori della vita religiosa considerato da sempre il più ostico e il più duro.

Ma le sorprese non sono finite; se fino a ieri, le vocazioni femminile che arginavano la fuga da conventi e monasteri venivano quasi tutte da paesi del terzo mondo, come l’India, le Filippine, alcune zone dell’ Africa, e si trattava per la maggior parte di giovani che non avevano studiato, i dati resi noti alla Giornata delle Claustrali dicono che sta succedendo l’ inverso: ora sono le ragazze occidentali e le più istruite, a chiudersi in un monastero. Curiosamente, infatti, sono le laicissime Spagna e Francia che hanno il maggior numero di vocazioni di questo tipo, ma l’Italia non è da meno: trecento giovani ragazze italiane, spesso laureate, del tutto normali, figlie del loro tempo (discoteche comprese), negli ultimi anni hanno la-

sciato tutto, scegliendo le quattro mura di una clausura e una vita di totale povertà, silenzio e preghiera, per questo Amore. Complessivamente le professe solenni sono 6.672 (anche i monasteri sono passati da 524 a 533); solo a Roma le monache di clausura due anni fa erano 350, oggi sono 550.

La domanda, a questo punto nasce spontanea: perché? Queste giovani donne fanno parte di una generazione consumata dal desiderio di trovare un senso alla vita senza la guida di nessun valore ed è proprio la ricerca di questi valori che le spinge ad allontanarsi da una società che, per come è attualmente, può solo trascinare più a fondo.

Per il Vicariato questa è la conferma che «la tradizione delle claustrali non è affatto destinata a sparire con il passare del tempo», ma per noi deve essere uno spunto di riflessione: forse non stiamo andando nella direzione giusta se sono sempre di più coloro che scappano. Non è sbagliato decidere di trascorrere la propria vita in un convento, ma sentire di ragazze che diventano suore pur non avendone mai avuta l’intenzione, forse vuol dire che c’è qualcosa che non va ed è opportuno intervenire prima che l’unica soluzione diventi davvero la fuga.

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La Massoneria, un ordine iniziatico di caratere esoterico dalle origini controverse L’inizio ufficiale della massoneria risale al 1717, quando a Londra viene fondata la prima Grande Loggia dove i membri cominciano a riunirsi segretamente. Da allora i massoni, accomunati dalla credenza in un ente supremo chiamato GADU “Grande Architetto dell’Universo”, si suddividono in varie logge sparse per il mondo. Queste associazioni praticano riti iniziatori che consistono nell’abbandono della vita profana attraverso una morte figurata per poi rinascere in una nuova esistenza: il gruppo conferisce al candidato una serie di prove rituali, necessarie per l’ammissione all’ordine. Origini controverse, quelle della massoneria, secondo alcuni discenderebbero dalla biblica costruzione del Tempio di Salomone, quando il geniale artigiano Hibram fonde due colonne in bronzo da collocare davanti al vestibolo e le 12 basi a forma di buoi. L’abilità del giovane lo fa diventare l’architetto del tempio, preposto alla direzione di tutti gli operai in opera. Il sistema massonico si basa infatti sul simbolismo architettonico, identificando Hibram con il gran costruttore dell’universo e i vari muratori del cantiere con i membri della loggia. Secondo altri le origini deriverebbero dai Cavalieri Templari, ordine teutonico fondato da Bernardo da Chiaravalle alla fine dell’XI secolo che accumula grandi ricchezze attraverso le donazioni delle famiglie aristocratiche e bottini di guerra. Soppressi nel 1307 per mano del re di Francia Filippo il Bello, i Cavalieri di Cristo continuano a vivere in forme clandestine e a rifugiarsi in paesi dove trovano ospitalità. Perseguitati dalla Chiesa, si spargono

La magia nella storia

Fin dagli albori, quando storia e leggenda erano avvinte da un legame indistricabile e ammantate da una bruma che dissimulava i contorni dell’una e dell’altra, le storie dei nostri patriarchi sono abitate da creature magiche e soprannaturali. Tali storie erano raccontate con la pretesa d’esser reali, e talvolta considerate reali dai contemporanei del narratore. Le Parche secondo la tradizione latina tenevano in mano i fili del nostro destino. Il nome fata deriva dall’altro nome latino delle Parche, che è Fatae, ovvero coloro che presiedono al Fato. La fata è un essere etereo e magico, una

per il mondo e si riorganizzano in logge i cui componenti comunicano con parole in codice. Tutt’altro che annientato l’ordine cavalleresco si inserisce in diversi stati europei e poi nel Nuovo Mondo, fondando un potente sistema bancario. La ricchezza dell’ordine, in parte ereditata dalle fortune passate, può spiegare l’aspetto elitario che caratterizza la massoneria moderna. Oltre a questo, il filo di continuità che lega i massoni ai Cavalieri del Santo Sepolcro è soprattutto nella tramandazione del sapere esoterico… Ma allora non sono vere le teorie circa le origini nel Tempio di Salomone? Eppure gran parte della simbologia dell’ordine si basa su emblemi architettonici… Quale delle due storie sarà giusta? E’ difficile dare una risposta certa, ma un’ipotesi può risiedere nello scoprire una continuità tra la leggenda biblica e quella dei Templari, un mistero ancora da risolvere, una storia ancora da scrivere. Viviana Vannucci

di Daniele Palone (segue pag. succ)

sorta di spirito della Natura. Le fate sembrano ereditare i loro poteri ed il loro aspetto da alcuni personaggi della mitologia classica, ovvero principalmente dalle ninfe e dalle Parche. Come le ninfe, esse sono spiriti naturali che hanno sembianze di fanciulla; come le Parche presiedono al destino dell’uomo, dispensando vizi o virtù. Le prime fate appaiono nel medioevo. Nei Balcani, la fata è chiamata Vila, e le saghe degli eroi medievali sono piene di fate che aiutano guerrieri o tramano contro di loro. Nel mondo anglosassone abbiamo le fairy tales, fiabe di fatine e folletti. Se le streghe, una per tutte Baba-Jaga, nella tra-


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Meduse, Troll, Tritoni e Sirene: la magia nella storia

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dizione fiabesca slava servivano a impressionare i bambini pestiferi e capricciosi, nell’Europa cattolica arrivano ad essere tanto reali e demoniache da essere arse al rogo, talvolta con l’accusa di avere stipulato un patto col Diavolo e di esserne le amanti, talaltra di essere esse stesse demoni o spiriti maligni sotto mentite spoglie.

Gli elfi sono gli omologhi maschili e nordici di ninfe e fate, governano i quattro elementi coi quali agiscono in sintonia, hanno un aspetto piacente e puro, una voce melodiosa. Le sirene, simili ad arpie nel mondo greco-romano, poi donne-pesce nella mitologia nordica, altre volte figure femminili alate con lire e cetre che disorientano e portano gli uomini alla follia; l’origine comune è senz’altro una dea siriana con la metà superiore di donna e quella inferiore di pesce. I tritoni sono la versione maschile delle sirene e servono Poseidone. Fauni, satiri e centauri della mitologia greco-romana hanno degli omologhi nella tradizione gallica e celtica. I termini drago e dragone vengono dal nominativo draco e dall’ablativo dracone, e prima ancora dal greco dragon. Nei miti greci viene sopraffatto ora dagli Argonauti, ora da Eracle, ma se non stupisce che ne parlino il cantore di gesta epiche Omero, il favoliere Fedro e vari scrittori di racconti mitologici che fanno parte del nostro retaggio ancestrale, non tutti forse sanno che a proposito di draghi esistono dissertazioni di Plinio, universalmente classificato storico e storiografo. Nel medioevo la figura chimerica, mostruosa e diabolica deriva dalle leggende classiche, mentre in oriente esistono leggende di draghi in chiave positiva, portatori di saggezza, maestà e bontà. La chimera ha una genesi mitologica comune all’Idra e al custode dell’Ade Cerbero, su un corpo e una prima testa da leone, fa capolino dal dorso

una testa di capra e al posto della coda ha un settembre. Ora sembra ridicolo, magli antichi si facevano davvero tumulare con una moneta in bocca per Caronte e un biscotto per ammansire Cerbero, o una spada per tenerlo a bada. Il custode degli inferi è un cane a tre teste con un fitto manto fatto di aspidi. L’Idra aveva corpo, coda e ali di drago, e nove teste di servente che rispuntavano se recise e il sangue era un potente veleno nel quale bagnare la lama per poi abbattere nemici ancor più temibili. Medusa, assieme alle sorelle Steno e Euriale, è una gorgone, orribile mostro che aveva ali d’oro, dita con artigli di bronzo, zanne di cinghiale e una chioma di aspidi attorno al capo che evolve poi nella Grecia ellenistica in una creatura dall’aspetto di una bellissima donna che lascia incantati, e pietrificati, i mortali che osano posare lo sguardo sul suo viso e nei suoi occhi. Dalla morte di Medusa per mano di Perseo ha origine Pegaso, cavallo alato di cui si servirà Bellerofonte per uccidere Chimera. Grottesco, puzzolente, burbero e dispettoso è il troll, presente nel folklore scandinavo e britannico. Zlatorog, è il camoscio dalle corna d’oro noto in Slovenia, nella Carinzia austriaca e in Friuli-Venezia Giulia; chi lo trova trova anche un tesoro; curiosamente la sua effigie è usata tanto da una birra slovena quanto da un formaggio friulano.


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L’energia che guarisce...

di Federico Monti

L’energia re informa, curando le cellule del corpo e la loro funzione Quando si parla di energia se ne ha spesso un’immagine vaga e confusa, pochi si chiedono cosa sia veramente, e se ne ha sovente una percezione come qualcosa di invisibile, d’intangibile, di cui, tuttavia si avvertono gli effetti.

Ma cos’è essenzialmente l’energia? Se ne conoscono svariate forme, ma qualunque ne sia la sua essenza, l’energia può essere definita come una perturbazione, una vibrazione che si propaga nell’ambiente circostante lasciando la sua impronta o per meglio dire la sua informazione.

Se si accetta il postulato scientifico che in una visione ultima tutti gli essere viventi sono costituiti da atomi che vibrano secondo una frequenza elettromagnetica, esprimendo così un’essenza ed una sua specifica informazione, possiamo capire come l’energia possa intervenire come agente terapeutico.

Se si fa il paragone, per il momento prettamente materialistico, dell’uomo con il computer, possiamo evincere che entrambi posseggono un hardware (il corpo fisico) ed un software (il DNA e la mente).

Il software è un programma che nell’uomo ha sede come base fisica nel codice genetico, dove troviamo scritte tutte le informazioni per costruire e tenere in salute il corpo, e inoltre il software si esprime anche nell’essenza mentale della psiche. La malattia genericamente posta, può essere identificata come un errore nella trasmissione informazionale tra i codici del DNA e le cellule in nuova formazione o in riparazione, errore che nasce da un problema d’interferenza (la malattia) disturbante la comunicazione.

Ed è proprio lì che l’energia interviene come agente terapeutico, restituendo l’informazione elettromagnetica necessaria a ripristinare l’esatta comunicazione tra i codici del DNA e il corpo. Le onde elettromagnetiche con le loro determinate caratteristiche, frequenza ed ampiezza, sono latrici d’informazione, che per la legge della risonanza (stessa frequenza ed ampiezza), sono in grado di re informare, rifasando le cellule con loro frequenza d’origine genetica.

Un facile esempio per intuire come le onde elettromagnetiche siano portatrici d’informazione, basti pensare alle vibrazione della nostra stessa voce, in grado di trasmettere l’ informazione, che viene poi decodificata dai nostri apparati auditivi.

I principi che sfruttano l’energia a scopi terapeutici sono la Biorisonanza, e il Biofeedback. La prima sfrutta il principio della risonanza già sopra citato, la seconda invece somministra agli organi o agli aspetti emozionali disarmonici, una frequenza uguale ma di fase opposta, in grado di ridurre i picchi anomali delle frequenze distoniche, eliminando entrambe le metodiche , non solo il sintomo ma il problema alla sua radice.

La metodica più conosciuta in ambito olistico è forse l’Omeopatia, che cura con il simile. Somministrando un principio naturale terapeutico, opportunamente diluito e dinamizzato, avente una frequenza quanto più simile a quella di disturbo che, invertendosi di fase (Bio-feedback) va a correggere la perturbazione elettromagnetica. Molto noti poi sono i Fiori di Bach, essenze floreali in grado di correggere le disarmonie emozionali attraverso il principio della Bio-risonana, troviamo poi la Spagyria, la cromoterapia, la magnetoterapia e tante altre ancora che sfruttano i principi sopra citati. Infine, da alcuni anni, esistono strumenti elettronici di medicina quantistica in grado di leggere e riprodurre attraverso un oscillatore, l’esatta frequenza terapeutica da somministrare in tempo reale all’individuo, indicandone anche il rimedio naturale più adatto per la cura. Federico Monti


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Focus: Mistero

La Cabala oltre la Smorfia Napoletana

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Scopriamo i misteri della Cabala, pilastro della mistica Ebraica Pensando alla cabala viene subito in mente tutta quella tradizione popolare che, attraverso l’interpretazione di ciò che accade nei sogni o di qualche evento straordinario del quotidiano, cerca di estrapolarne dei numeri magici. Generalmente questi numeri, da 1 a 90, vengono poi giocati al Lotto e più recentemente al Super Enalotto. La Smorfia Napoletana, originaria dell’Italia meridionale, ha cosi codificato in numeri fissi tutta una serie di significati: ad esempio, se si sognano due amanti bisognerà correre in una ricevitoria e giocarsi il 13, se poi questi amanti si trovano in un letto il corrispettivo numerico sarà 73; i carabinieri 60…

Ma la storia della Cabala ebraica, di cui la smorfia napoletana non è che un’annacquata derivazione, racchiude ben altri misteri. Per Cabala, in ebraico Qabbaláh, tradotto è “l’atto di ricevere la tradizione”, s’intende il pensiero mistico della tradizione Ebraica basato sulle sacre scritture (in particolare la Torah). Può essere quindi considerata una sorta di guida, di chiave di lettura per quelli che i cabalisti ritengono essere i segreti contenuti nei testi sacri dell’Ebraismo. All’interno di uno dei suoi libri fondanti, il Sépher Yetziràh (Libro della formazione che alcuni attribuiscono direttamente ad Abramo) è contenuta la descrizione di come Dio ha fondato l’Universo attraverso le lettere dell’alfabeto ebraico. Dall’ unione di lettere e numeri presero vita tutte le cose dell’universo, ragione per cui i cabalisti studiano i segreti celati dietro sequenze di numeri e lettere ritenute magiche.

Ma la diffusione della pratica cabalistica affonda le sue origini ai tempi del pesante dominio romano nell’odierno Israele, quando agli ebrei era impedito professare pubblicamente la propria

religione. É qui, nella piena clandestinità che alcuni rabbini si rifugiarono nel misticismo e nella meditazione, alla ricerca di aiuto e di un contatto diretto con la divinità. Attraverso la meditazione potevano cosi raggiungere una trance psico-fisica che li metteva in contatto con Dio; non tutti però riuscivano a sopportare le immense energie liberate e molti resoconti parlano di principianti impazziti o addirittura rimasti uccisi nel tentativo.

Questo ha poi spinto i saggi a rendere sempre più ermetici e simbolici i testi cabalistici, con la convinzione che per la sua pericolosità, l’accesso a questa sapienza dovesse rimanere mistero per i più sprovveduti e privilegio per pochi iniziati. La leggenda vuole che il rabbino Simeon ben Yohai, fuggito dalla condanna a morte per le sue idee anti romane, si sia rifugiato in una caverna per 14 anni e lì, nella totale solitudine, abbia scritto lo Zohar (il libro dello splendore).

Questo capolavoro della Cabala secondo i mistici racchiude i segreti del mondo terreno e del rapporto tra essere umano e il divino. Sovvertendo l’immagine tradizionale di un Dio padrone dell’universo e degli esseri umani, nello Zohar trapela la straordinaria interpretazione di una divinità influenzabile e dipendente dall’uomo. Non fu Dio a cacciare i peccatori Adamo ed Eva dal paradiso terrestre ma furono proprio quest’ultimi a voler fare a meno della divinità. L’interrogativo/sfida presente all’interno dello Zohar è proprio questo: come riallacciare i rapporti con Dio e recuperare contatto con il divino? L’idea straordinaria dei cabalisti è che possiamo influenzare, nutrire e interessare Dio con le nostre azioni. Ma non solo. Invocando durante la meditazione il nome segreto del Signore (decifrabile dalle Sacre Scritture con l’aiuto della Cabala) sarebbe possibile entrare in contatto con la mente divina e sfruttarne i poteri soprannaturali. Lo stesso procedimento utilizzato da Mosè per dividere le acque del Mar Rosso durante la fuga del popolo ebraico dall’ Egitto. Liberi di credere o non credere. Valerio Pelliccia


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Focus: Mistero

Cosa succede quando andiamo Lorenzo Sigillò, oltre la razionalità? sociologo membro ANS

La magia, il sogno, la spiritualità e tutti gli argomenti trattati nel numero che state leggendo, hanno in comune il posizionarsi appena fuori dalla ragione, da quella area di comfort della nostra mente, che è propria del nostro quotidiano. Cosa accade quando usciamo dalla razionalità sociale, perché e come interviene qualcosa di intangibile? Il senso di avere fede in qualcosa di irrazionale, in una religione ad esempio, è difficile da spiegare in una pagina di giornale, ma credere nell’astratto è evidentemente frutto della culturalità di ogni popolo. A ragione o torto che sia, la storia parla sempre al nostro posto, ci guida e fornisce spiegazioni fino ad arrivare alle tradizioni, alle festività religiose quanto profane, che hanno radici culturali, ma diventano facilmente business, seguendo, appunto, quello che detta la società. La sociologia compie un salto di eccellenza, quando non commette l’errore di contare quante persone ci siano ad esempio in Chiesa, per parlare del valore della Chiesa, e così gli individui vincono la loro battaglia con la Società, quando non si fermano alla superficialità di quello che il proprio piccolo mondo fa gravitare loro intorno. Si cerca sempre di portare gli altri dalla propria parte: in ogni gruppo, sia esso religioso o meno, tra gli obiettivi c’è sempre la diffusione, una sorta di miglioramento degli altri, perché noi siamo nel giusto. E’ quando non abbiamo chiaro il nostro traguardo, che siamo inevitabilmente più vulnerabili.

Ci poniamo come seguaci di un qualcosa che spesso valutiamo come migliore di noi, basti pensare ad una politica elitaria che impone una norma ingiusta grazie ad una legge. Al di là del senso civico, non è forse una irrazionalità, seguire un dettame legislativo con cui non siamo d’accordo? Tutto ciò che impone una modifica al nostro

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atteggiamento, prima di far parte della nostra ragione, ne era fuori ed invece dopo viene accettata. Non esiste un’élite, ma prende forma solo se c’è chi l’avvalora, la teme, e ne permette la giustificazione e così si comporta la società, che fa scattare un meccanismo sociale che decide cosa è bene e cosa è male, perché sì e perché no. Ma non tutti siamo uguali, o almeno potremmo non esserlo nello stesso momento: quando accettiamo una razionalità, per il nostro vicino potrebbe rimanere irrazionale o viceversa! Se parliamo invece di “energia” , tiriamo in ballo una contrapposizione inequivocabile alla scienza medica, ma alcune volte le esperienze personali ci sconvolgono con delle certezze, non permettendoci di trovare giustificazioni razionali. E’ anche là che si apre la nostra “debolezza”, è difficile contestualizzare un’emozione, anche i sentimenti possono essere conditi da una propria faziosità. Banalmente, viene da chiederci:”ma questa cosa mi fa star bene, è necessario ‘analizzarla al microscopio” per capirne il significato?”

Estremizziamo: dov’è l’inghippo culturale che ci fa rivolgere ai santoni ciarlatani? Ignoranza a parte, forse non c’è bisogno di nessuno studio psicosociologico, per capire che la disperazione che ci porta dal guaritore miracoloso, è l’ultima mossa, quell’aggrapparsi ad un’ultima speranza. All’agire umano, individuale o sociale, non è possibile mettere freno, condizionato inoltre da quel potentissimo mezzo dei mass media moderni, arma che paradossalmente potrebbe anche dimostrarsi completamente inerme. Questo accade quando, patologie mediche a parte, subentra quello che alcuni chiamano libero arbitrio, mentre altri accettano come destino. Anche non poter spiegare tutto, è il bello della vita.

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Focus: Mistero

Donna Olimpia, corrotta e corrutrice di Rosalba Cantante La leggenda popolare vuole che il fantasma dannato della nobil donna appaia la notte su una carrozza fiammeggiante

Se fosse vissuta ai nostri giorni un personaggio tanto potente e chiacchierato come Donna Olimpia Maidalchini Pamphili , detta dal popolino con disprezzo “la Pimpaccia” o “la Papessa”, certamente avrebbe riempito le pagine delle riviste dei giornali scandalistici. Pasquino l’apostrofava “Olimpia, nunc impia (Una volta pia, ora empia); e ancora “Chi dice donna, dice danno. Chi dice femmina, dice rovina, chi dice Maidalchina, dice donna, danno e rovina” e tra le tante, forse la voce più appropriata alla vera personalità di Donna Olimpia diceva “Chi porta trova la porta, chi non porta non trova la porta”. Infatti le malelingue erano tante, alcune infondate, ma i fatti dicono che era sicuramente una donna avida di denaro e di potere, ambiziosa e priva di scrupoli. Donna Olimpia era nata a San Martino al Cimino, nella provincia viterbese, da una buona famiglia un pò decaduta e non ricca, che l’aveva destinata al velo monacale. Ma Olimpia non subì il destino a lei riservato e, nonostante la giovane età, consapevole delle sue aspirazioni e dei suoi mezzi, evitò il convento accusando il suo Confessore di tentata seduzione. Era una calunnia, ma lo scandalo fu terribile. Olimpia uscì dal convento e il povero religioso fu sospeso. Olimpia era una ragazza di bell’aspetto. Il busto scolpito dall’Algardi ce la mostra matura, con il viso severo e lineamenti regolari e belli sotto una certa pinguedine senile. Certamente era di intelligenza vivace ma, venendo dalla provincia, non era colta. Amava però i salotti e sognava una vita agiata. La sua avvenenza e la personalità brillante attrassero un ricchissimo e maturo borghese, certo Paolo Nini, che la sposò a 16 anni. Dopo solo tre anni di matrimonio, il facoltoso marito ebbe il buon gusto di morire e lasciarle una ingente eredità, che Donna Olimpia seppe far fruttare bene. Lo zio Gualtieri le presentò il nobile, ricchissimo di titoli, ma non di soldi, Pamphilo Pamphili, fratello di un brillante avvocato avviato alla carriera ecclesiastica, tale Giovanni Battista (il futuro Papa Innocenzo X); i due erano molto ben introdotti negli ambienti della nobiltà e della Curia Papale. L’ambiziosa Olimpia, che sognava titoli principeschi, afferrò l’occasione e dopo poco sposò l’attempato Pamphilo e si dedicò anima e corpo a scalare le vette dell’alta nobiltà romana e a dare lustro alla sua nuova famiglia Pamphili. Si sparse la voce che lei frequentasse più la carrozza del cognato che il letto del marito. Nel 1639 morì il marito e subito si sospettò di veleno. Divenne la sola consigliera del cognato. Il suo potere cresceva con il crescere delle cariche del suo eminente congiunto. Fu fatta Principessa di San Martino al Cimino e introitò l’Abbazia omonima con le relative terre. Ne fece un feudo rigoglioso. La bella dimora in Piazza Navona, abbellita e ingrandita, divenne un salotto rinomato e ben frequentato. Lei aveva le mani in pasta in tutti gli affari, spesso non leciti, dalle attività “benefiche” di ritiro di elemosine, che finivano in tasca a lei, al controllo della florida attività delle cortigiane, gestendo una specie di traffico della prostituzione, che le permetteva di conoscere i segreti intimi di personalità, che forse ricattava. Molti denari le

provenivano dal traffico dei pellegrini a Roma, specie per il Giubileo e dalla vendita delle indulgenze. Grazie all’ingente patrimonio, alla scaltrezza e agli intrallazzi di Donna Olimpia e forse grazie anche agli indubbi suoi meriti, il cognato G.Battista si ritrovò a ricoprire cariche prestigiose, fu eletto presto cardinale e poi Papa nel conclave del 1644. Donna Olimpia presenziava ogni cerimonia e ogni giorno faceva visita all’illustre cognato. I due si fecero testamento a vicenda, avvalorando ogni sorta di sospetto legame. Alla sua ambizione si deve uno dei capolavori ineguagliabili dell’urbanistica romana: il riassetto della piazza Navona e la costruzione della Fontana dei Fiumi, vero capolavoro del barocco romano, in occasione del Giubileo del 1650. Pare che il Bernini fosse caduto in disgrazia e il Borromini fosse in procinto di cominciare la Fontana. Accadde però che, all’improvviso, il Papa scegliesse il Bernini. Si dice che il Bernini avesse fatto dono a Donna Olimpia di un modellino in argento massiccio alto 1 metro e mezzo della fontana che intendeva realizzare. Sarebbe stata lei a convincere il Papa, grazie a questo prezioso presente. Ma il risultato dell’opera del Bernini fu stupefacente. Nonostante malelingue, resta il fatto che il cognato non fu un papa mediocre. Si trovò a regnare in un periodo storico critico per il papato, con i problemi seguiti alla pace di Westfalia, il giansenismo, i conflitti con Mazzarino e la guerra di Castro. Fu papa colto e mecenate. Il 7 gennaio 1655 si dice che Donna Olimpia sottrasse da sotto il letto del Papa morente due casse piene d’oro. Resta la certezza della cronaca che il cadavere del povero Papa rimase per un giorno intero abbandonato sul letto di morte. Nessuno dei parenti si fece vivo nè spese un soldo per i funerali. Fu il maggiordomo a pagare 5 scudi per acquistare una povera cassa e seppellire il Papa in Vaticano.

La Curia cercò invano di rientrare in possesso delle ricchezze della Pimpaccia. La “Papessa”aveva venduto benefici ecclesiastici per 500.000 scudi. Donna Olimpia fu esiliata e morì di peste due anni dopo il cognato nel suo palazzo di San Martino al Cimino, lasciando 2 milioni di scudi in eredità e la fama di una donna odiata da tutti. Ogni anno in occasione della data della morte di Papa Innocenzo X, la leggenda popolare vuole che la notte appaia una carrozza fiammeggiante, tirata dai diavoli, che trasporta il fantasma dannato della Pimpaccia da casa sua al Vaticano per poi precipitare con tutte le sue casse d’oro nel Tevere a Ponte Sisto.


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neaCultura Novembre 2012

Il caso “2012”: atto finale verso il recupero dell'etica

Pochi anni fa solo pochi appassionati, solitari esploratori della conoscenza avanzata e del mistero, s'interessavano dell'anno 2012 e degli avvenimenti che avrebbero potuto riguardare il pianeta terra in coincidenza del 21 dicembre, giorno del solstizio d'inverno di tale data. Oggi se ne discute in tutto il mondo, ed è un gran bene, perché la diffusione della conoscenza agevola la presa di coscienza collettiva degli avvenimenti e dei fatti. Ma il “caso 2012” merita un'attenzione particolare. Oltre 2000 anni fa i primi Maya, probabilmente i Toltechi, studiando in prospettiva la posizione del Sole ai solstizi invernali, formularono un'affascinante cosmologia galattica, ricompresa in cicli temporali. Si convinsero che il Sole si muoveva, ogni 26.000 anni, verso il centro della nostra galassia, la Via Lattea e che il 21 dicembre 2012 avrebbe raggiunto nuovamente tale precisa posizione. Questo evento, l'allineamento galattico, avrebbe segnato avvenimenti sconvolgenti sulla Terra. Avevano individuato cinque cicli, l'ultimo dei quali, iniziato il 12 agosto 3114 a.C. avrebbe avuto termine, appunto, il 21 dicembre 2012, ovvero al solstizio d'inverno. Questa data finale non è una semplice coincidenza temporale individuata dai Maya nel loro calendario del Lungo Computo (fine di un ciclo esistenziale), in quanto numerose mitologie e culture antiche, d'Oriente e d'Occidente, riconducono ad essa. Ad esempio, nel Popol Vuh dei Maya Quichè, testo trovato in Guatemala nel 1550, troviamo leggende e descrizioni di sistemi cosmologici correlati con antiche mitologie; in particolare il mito che racconta la lotta tra il demone Seven Macaw con l'antico Padre One Hunahpu che, alla fine del ciclo, risulterà vincitore e ricondurrà l'umanità verso epoche più luminose.

di Carlo Famiglietti

Nel sud del Messico si trova un luogo, la piana di Izapa, che presenta numerosi reperti Maya, grandi complessi monumentali e migliaia di iscrizioni, conservati particolarmente bene, al punto tale che i ricercatori, decrittandoli, sono stati in grado di ricostruire tutte le informazioni astronomiche ed i messaggi spirituali di questo misterioso popolo. La decifrazione di questi reperti, specialmente dei geroglifici, ha lasciato spazio a molteplici interpretazioni. Esistono, infatti, numerose ipotesi catastrofiste. Molti studiosi parlano della fine del nostro pianeta a seguito di un nuovo diluvio universale, per l'inversione dei poli magnetici, per la distruzione causata dal fuoco dei vulcani e dei terremoti, per il passaggio del pianeta Nibiru. Probabilmente si tratta di leggende infinite. In realtà i Maya avevano semplicemente capito (o avevano ereditato questa conoscenza da una più progredita cultura pregressa) che la natura del cosmo tende ad operare allineamenti ciclici, segnati non da distruzione fisica ma piuttosto da rinascite, da interpretarsi come profonde trasformazioni interiori dell'umanità. Questa tesi, peraltro condivisibile, è particolarmente sostenuta da John Major Jenkins, ricercatore e archeologo indipendente, che ritiene che il solstizio d'inverno del 2012 sarà un'occasione di potenziale risveglio spirituale in cui l'umanità ritroverà la propria visone etica. In pratica, nel momento in cui il Sole troverà il proprio allineamento con il centro della Via Lattea, la galassia umana si riallineerà con il proprio centro cosmico, cioè divino. In tal modo i popoli della terra daranno inizio ad una nuova era, caratterizzata dal ritorno ad una visione più autentica della coscienza individuale e collettiva, e quindi di quella della vita sulla Terra.


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Professionisti Novembre 2012

Risparmio energetico: il singolo condomino può facilmente distaccarsi dall’impianto di riscaldamento centralizzato

Sempre più spesso si ricevono richieste di condomini che vorrebbero staccarsi dall’impianto centralizzato di riscaldamento, ritenendo di poter così godere di un risparmio energetico, di poter decidere la temperatura del proprio appartamento nonché gli orari di accensione e spegnimento, programmandoli in modo standard o tramite un semplice comando attivato con una telefonata. In molti considerano la cosa ancora impossibile, in pratica, perché una delibera a favore del distacco sarebbe valida solo se presa all’unanimità…non è così … non più. Fino agli anni ‘90 il distacco dall’impianto centralizzato era considerata un’ innovazione che però era vietata (ai sensi dell’art. 1120 del codice civile) a meno di un consenso unanime di tutti i condomini. Questo costituiva un vero e proprio impedimento, basato sul fatto che una parte dell’impianto comune sarebbe divenuto inservibile da parte degli altri condomini nonché dal fatto che l’impianto era progettato, dimensionato e costruito in funzione dei complessivi volumi interni dell’edificio cui doveva assicurare un equilibrio termico di base, sul quale, invece, il distacco di una o più diramazioni avrebbe inciso negativamente. La Cassazione ha operato una svolta con due sentenze del 1996 e 1997 che, partendo dalla distinzione tra le spese di conservazione dell’impianto e quelle dovute in relazione all’uso, hanno stabilito che queste ultime non

sono dovute se l’impianto non è utilizzato. Il condomino può legittimamente rinunziare all’uso del riscaldamento centralizzato e distaccare la diramazione del suo appartamento dall’impianto di riscaldamento comune, senza necessità di autorizzazione od approvazione degli altri condomini, fermo restando il suo obbligo di pagamento delle spese di manutenzione ordinaria e straordinaria (conservazione), purché non vi sia un aggravio di spese per i condomini che continuano ad usufruirne e purché l’impianto di riscaldamento non ne sia pregiudicato. Queste due condizioni devono essere certificate da una perizia di un professionista abilitato. Per quanto sopra, Il condomino distaccato non pagherà alcunché per le spese relative al consumo(Gas/gasolio, forza motrice). Spesso accade che il condomino porti all’attenzione dell’assemblea la sua richiesta, corredata della perizia del professionista e che, nonostante questo, l’assemblea deliberi di respingere la richiesta di autorizzazione al distacco. Una tale delibera è nulla per violazione del diritto individuale del condomino sulla cosa comune. (Cass. Civ. Sez. II n. 7518/06) Ing. Marco Cardarelli–Amministratore Condomini Studio in Via di Monteverde 35 00152 Roma Cell 348/8349127email: marco_cardarelli@fastwebnet.it


Salute&Benessere Novembre 2012

Mangiare sano senza rinunciare allo zucchero

È chiaro che per mantenersi in forma bisogna ridurre lo zucchero. Questo saccarosio nelle diete è considerato un tabù e a volte totalmente vietato, rischiando in questo modo il cosiddetto “calo di zuccheri”.

Si comprende che il problema del sovrappeso è legato sia alle cattive abitudini alimentari sia a una vita troppo sedentaria, ma lo zucchero anche se in piccolissime dosi è necessario perché nella dieta esso si tramuta in energia.

Ad esempio rinunciare allo zucchero non aiuta l’umore: «con un poco di zucchero la pillola va giù» diceva Mary Poppins. Un ottimo rimedio è sostituirlo con altri dolcificanti naturali ai quali abbiamo dato dei voti in pagella: Sciroppo d’acero VOTO 10. Fuoriesce sotto forma di linfa zuccherina dalla corteccia dei vecchi alberi. È ricco di minerali e antiossidanti. Dolcifica 25 volte più dello zucchero.

Sciroppo d’agave VOTO 7. Contiene il 70% di fruttosio e dolcifica 25 volte più dello zucchero.

Il miele dolcifica fino a 25 volte in più del comune zucchero

Miele VOTO 10 e lode. Contiene minerali, enzimi, triptofano (favorisce il buonumore), acido acetilsalicilico e componenti ad azione antibiotica e disinfettante. Dolcifica venticinque volte più dello zucchero. È molto importante anche la quantità di zucchero assunta, come si combina con altri elementi nutritivi. Ad esempio a colazione è perfetto abbinare una tazzina di caffè con lo zucchero a uno yogurt perché le proteine dei latticini rallentano l’assorbimento degli zuccheri nel sangue e fanno alzare più lentamente la glicemia. (fonte Starbene) Laura Napoli

Che cos’è l’aspartame?

L’aspartame è un edulcorante artificiale intenso, a basso tenore calorico. Si presenta come una polvere bianca e inodore ed è circa 200 volte più dolce dello zucchero. In Europa ne è autorizzato l’uso come additivo alimentare in prodotti alimentari tipo bevande, prodotti di pasticceria e confetteria, prodotti lattieri, gomme da masticare, prodotti dietetici e per il controllo del peso, nonché come edulcorante da tavola.

Da più di trent’anni questo edulcorante e i suoi derivati sono argomento di approfondite ricerche che comprendono studi sperimentali sugli animali, ricerche cliniche, studi sulle quantità assunte, studi epidemiologici e attività di sorveglianza successiva all’immissione in commercio. Da molti anni e in molti Paesi l’aspartame, a seguito di accurate valutazioni della sua sicurezza, è giudicato sicuro per il consumo umano.

Certamente ancora sono presenti lati oscuri sulla validità di questo prodotto che può sostituire lo zucchero nelle diete ma che ancora nasconde qualche perplessità sui benefici. Nell’Unione europea (UE) l’etichetta sui prodotti alimentari contenenti aspartame deve dichiarane la presenza, indicandone il nome o il suo numero con la E davanti (E 951).

Laura Napoli


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dove trovo la Rivista? Luoghi

MUNICIPIO 18 SANBIL BAR GEO CENTER BAR RISKY POINT SIKELIA VINO & COMPANY' PIZZA SHOP 341 TABACCHI PIZZERIA DA ROBERT SNACK BAR SALA ATTESA MEDICO LITTLE BAR BAR T.CALDA CAFFE' GRECCO PIZZA E POLLI PALESTRA PIZZA SHOP 341 COFFEE BREAK GREGORY BAR CANDY CREAM GRANCAFFE' GREGORIO VII GUSTO E SAPORI MEDITERRAN DELIZIE DEL PALATO BAR TRE TRE TRE SRL DANY BAR S.R.L. KISSPIZZA BAR AL METRO' PIZZERIA NINO E VINCENZO GRAN FORNO 2009 SRL SAL CAFE' BAR LATTERIA CAFFE' CORNELIA PALESTRA BODY NEW BAR DE NARDO ANDREA RIST.MESSICANO EL PUEBLO LA PIZZA AL BAR LO SFIZIO PASTICCERIA PANSERA PIZZERIA DA ROBERT SNACK BAR GUSTO BAR GELATERIA BLUE ICE GRAN CAFFE' Spizzico Mercatino srl TAVOLA CALDA SAYONARA Bar Metro Gelateria

nel Focus di Dicembre si parlerà di Natale

Zone: Prati - Centro - Aurelio - Monteverde

Indirizzi

via Aurelia piazza pio xi via teodoro valfrè, 6 via innocenzo xi via satolli via ludovico micara 37 via madonna del riposo 38/d via gregorio vii 341 via gregorio vii via dei gozzadini 9/11 via dei gozzadini 9/11 via gregorio vii, 158 v. gregorio vii 109 v. gregorio vii 182 via gregorio vii 239 via gregorio vii 82-84 angolo v. valfrè e v. micara via gregorio vii 341 v. gregorio vii 92a via gregorio vii, 158 v. gregorio 17-19 via gregorio vii 214 via gregorio vii 158/d v.gregorio vii 237 via gregorio vii 335 v.baldo degli ubaldi 95 via baldo degli ubaldi 182 via baldo degli ubaldi 152 via baldo degli ubaldi 92 via baldo degli ubaldi 146 v. baldo degli ubaldi 56 v.b.degli ubaldi 135 circ.ne cornelia 68 via gregorio xi, 6 via gregorio xi 11 via g.de vecchi pieralice 34 via aurelia 382-a via aurelia 328 via aurelia, 323 via dei gozzadini 9/11 via dei gozzadini 9/11 via aurelia 357 p.zza irnerio 19 via aurelia 374 Piazza Carpegna Via ludovico micara tavola calda sayonara via Baldo degli Ubaldi Piazza Carpegna

Pisana - Bravetta

MUNICIPIO 17 SFIZIOSITA' E RICERCATEZZE GELATERIA PARAD-ICE ENOTECA SOTANTINI GELATERIA LA PIAZZETTA MO'S GELATERIE PIZZA A TAGLIO MANUEL BAR FAMILY LA CAFFETTERIA DI CARLONI GELARMONY MONDO ARANCINA NON SOLO PIZZA LO SPUNTINO CAFFETTERI BRUNI LUKY BAR A.D. CAFFE' ALEX BAR TELE BAR MAILA S.R.L. Pianeta Pizza Mordi e Fuggi Studi Professionali / Medici via gregorio vii 158/e via cardinal tripepi 8 via g.b. somis 9 via graziano 58 via san silverio 23 piazza irnerio 21 via giuseppe palombini 9 via madonna del riposo 46 via aurelia 378/a via domenico barone 51 via monte del gallo 13 piazzale gregorio vii 22 via cardinal cassetta 8 via dei savorelli 11 via madonna del riposo 129 via aurelia 596 via card. tripepi 8 via baldo degli ubaldi 22 via clelia 15 via a. di pietro 21 via l. da fagnano 10/a

circonv. trionfale via tacito 34/36 viale giulio cesare 8b piazza cavour, 16 circ.ne trionfale 53 via cola di rienzo 174 via tacito 32 via degli scipioni 80 p.zza dell'unita' 11 v. m. colonna 34 p.zzale clodio 50 via candia 42 circonv. trionfale 57/d circonv. trionfale, 8 via leone iv 125 via andrea doria 69 c.ne clodia 84 a-b via teulada 49/51 via teulada 85/87 Viale Angelico 153/155 via Candia MUNICIPIO XVI POZZO DEL GELATO Via Isacco Newton vBravetta: Alimentari Doninelli

Internet Point v. dei Feltreschi Ass. ACD via Isabella d'Este 58

Figaro (barbiere) Bar via degli Estensi

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Pisana: Negozio Intimo e merceria Conte Barbiere Aldo Ass. cult. "La Musica che gira intorno" (via dei Bentivoglio) Parco Giochi "Il Grillo Parlante" Gelateria "Iceberg" Bar Tabacchi (Angolo via Malaspina)

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