neaPOLIS GENNAIO 2013_FOCUS: TEMPO

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Intervista ad EUGENIO PATANE’, presidente pd roma Intervista a Monica Cirinna’

la cosa più preziosa? il tempo! cosa ci attende in questo 2013? Il futuro è nell’economia blu viaggio nella capitale russa Fiscal Compact: da chi siamo veramente governati?

FOCUS: FOCUS il tempo...



EDITORIALE di Claudio Napoli (economista)

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Gennaio 2013

Cosa ci attende in questo 2013?

Il 2013 sarà un anno di importanti appuntamenti elettorali soprattutto nella sua prima parte ossia fino a maggio. Il 24 e 25 febbraio saremo chiamati a votare per il rinnovo del Parlamento e del Consiglio regionale del Lazio, mentre a maggio arriveranno le elezioni per il Comune di Roma ed i suoi Municipi. La concentrazione delle scadenze elettorali è dovuta alle dimissioni di Governo e Regione Lazio prima della scadenza naturale. Per chi non si ricordasse, il Governo Berlusconi fu costretto a dimettersi a causa della crisi legata al dissesto delle casse dello Stato, mentre la Polverini per lo scoppio di una serie di scandali legati all’appropriazione indebita di risorse pubbliche da parte di alcuni consiglieri . La caduta di Berlusconi determinò l’ascesa di Monti, il quale ha sicuramente avuto il merito, rispetto al suo predecessore, di portare in politica uno stile più serio e sobrio che mancava da troppo tempo. Ma le cose cambiano rapidamente: il Professor Monti utilizzò l’iniziale consenso popolare per inasprire la pressione fiscale (IMU ed IVA) su cittadini ed imprese; venne approvata una riforma pensionistica che mise in sicurezza le finanze pubbliche ma gettò nell’insicurezza migliaia di persone. Dal punto di vista economico, tali misure sono da considerare di tipo recessivo in quanto sottraggono ricchezza ai cittadini deprimendo ulteriormente i consumi. Ed il principio di Equità di cui Monti parlò tanto? Scomparso! Il nuovo Presidente del Consiglio giustificò le misure intraprese ponendo le ragioni di Stato al di sopra di tutto ma soprattutto al di sopra del buon senso . Da un eminente Professore, ci sarebbero aspettate proposte ingegnose ed innovative e non un semplice fare cassa con i soliti strumenti. Se fossimo stati a scuola il Professore sarebbe stato rimandato a settembre in quanto non ha indicato “come” intendeva ricreare fiducia tra pubblico e privato indicando e quantificando sprechi, regalie, inefficienze e soprattutto nuove regole. Nulla di tutto ciò è accaduto. Anche in campo legislativo, la legge

anticorruzione, ostacolata dal PDL, è sembrata più una mossa propagandistica che un cambio di direzione rispetto al passato.

A febbraio si voterà anche per la Regione Lazio: il centro destra vive una crisi d’identità dovuta ai numerosi casi di corruzione e conflitti legati alla sua guida che hanno messo in imbarazzo anche gli elementi positivi di questo schieramento. Molti non vedono di buon occhio la candidatura di Storace, in quanto il tema sanitario giocherà un ruolo chiave nella campagna elettorale (caso IDI, San Carlo, chiusura di reparti e posti letto, stipendi non pagati, spesa fuori controllo, ecc) e molti si ricorderanno lo scandalo Lady ASL che caratterizzò negativamente la Giunta Storace quando nel 2006 era Governatore della Regione. La vicenda finì con diversi arresti. Lo scandalo della Polverini ha aperto la questione morale nel PDL e ad oggi quest’ultimo non ha ancora presentato la lista dei candidati al consiglio a dimostrazione della crisi di identità in essere. Diversamente, il PD ha saputo rinnovarsi esprimendo un candidato di qualità come Nicola Zingaretti che da Presidente della Provincia si è distinto per Innovazione (es. wi-fi), creatività e efficienza finanziaria-amministrativa legata alla gestione delle risorse dell’Ente. Ma la novità assoluta del Partito Democratico è la non ricandidabilità di quasi tutti i vecchi politici a favore di candidati nuovi, spesso giovani e brillanti. Il cambiamento del PD pone le basi per un vero ricambio generazionale che dimostra quanto contino i fatti e non i proclami populisti di Grillo il cui consenso è in diminuzione a causa di una serie di incertezze e polemiche che il suo metodo virtuale ha fatto emergere.

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Gennaio 2013, anno IV

SOMMARIO

Primo Piano

Al via la campagna elettorale regionale

Intervista ad Eugenio Patanè: “Mi candido per rinnovare la Regione Lazio” Intervista a Monica Cirinnà: “Valorizzare le donne”

Discarica di Malagrotta. tour del Sindaco ai “capolavori” di Valle Galeria

Largo Quaroni: lo scandalo della palestra abbandonata da anni

Focus: Tempo

La cosa più preziosa? il Tempo!

La famiglia italiana in estinzione!

Il futuro è nell’economia blu!

La fine della democrazia rappresentativa?

Fiscal Compact: da chi siamo veramente governati?

Viaggio nella capitale Russa

Il Teatro nel Dna: Intervista al maestro Luigi De Filippo

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Grafico: Daniele Palone daniele-palone@alice.it Advertising & Marketing: Riccardo Di Salvo Collaboratori: Francesco Grasselli, Alessandro Ranieri, Laura Napoli, Valerio Pelliccia, Viviana Vannucci,

Federico Monti, Lorenzo Sigillò, Paolo Migotto, Giorgio Zussini, Laura Andina, Vanessa Pinato, Daniele Palone, Valentina Sanzone Salvo accordi scritti, la collaborazione con il mensile Nea Polis Roma è da considerarsi a titolo gratuito

Foto ed Immagini sono tratte dal web. L’editore ha cercato di rintracciare gli aventi diritto ai crediti fotografici non specificati ed è a disposizione per chiarimenti. Tipografia: G. De Vecchi Pieralice, 20 00167 Roma Registrazione Tribunale di Roma: n. 360/2010 del 17 settembre 2010 N° iscrizione ROC: 20384 Sede Operativa: via G.Funaioli, 54


Notizie da Roma Capitale

Gennaio 2013

Al via la campagna elettorale per la Regione Lazio:

Dopo scandali, arresti e proclami facciamo il punto della situazione Alemanno smentisce Berlusconi, che a sua volta smentisce se stesso: Storace candidato presidente della Regione Lazio, no anzi Lorenzin. Ma quale Lorenzin? E’ solo un ipotesi, rismentisce Alemanno, la confusione regna sovrana in casa PDL, che comunque ritrova l’effimera illusione di rimanere a galla dopo il penoso e solito confronto tv privo di contenuti di Berlusconi alla trasmissione Servizio pubblico di mercoledì scorso. L’ipotesi di candidare Storace, del resto, appare veramente ardita: a parte le ombre delle inchieste giudiziarie, resta il fatto che la crisi della Sanità ha origine proprio con la gestione Storace, con un megamutuo di 330 milioni di euro che grava per 30 anni su tutti i cittadini laziali, come se avessero acquistato, tutti insieme, mille appartamenti di medio valore, per cui devono pagare le rate per tutta la vita. Singolare è pure che la Polverini venga premiata con la candidatura al Senato dopo gli scandali della sua maggioranza che l’hanno costretta a dimettersi da presidente della Regione Lazio. In casa PD le idee sembrano essere un po’ più chiare: dopo un mandato da Presidente della Provincia, Zingaretti, da tempo è il candidato alla presidenza della Regione, sostenuto dal centrosinistra e da una serie di liste civiche, dove trovano posto personaggi della società civile come Livia Azzariti, medico e conduttore televisivo, Imma Battaglia, presidente di Digay Project, ma anche esponenti politici come Antonella De Giusti o Michele Baldi. Valentina Grippo, assessore alla scuola al III Municipio e vicesegretario del partito, sarà capolista del PD, insieme a Jean Leonard Touadi, si tratta di scelte nel segno del rinnovamento, anche se Touadi è attualmente deputato, ma da una sola legislatura. Dopo che un ricorso dei piccoli partiti ha chiesto che la magistratura amministrativa si pronunci sul numero dei consiglieri che andremo ad eleggere, mentre im-

di Alessandro Ranieri

pazzano liste civetta, liste fasulle, imitazioni al limite della truffa, il Movimento 5 stelle annuncia battaglie legali e apre le proprie liste a Casa Pound, evidentemente il comico genovese sente di avere qualcosa in comune con i fascisti del terzo millennio, chissà? In mezzo a tanto caos, rimane il grido di dolore dei tanti padri di famiglia che hanno perso il lavoro, dei cittadini sempre più privi di servizi, mentre esponenti della maggioranza dimissionaria alla Regione Lazio a settembre scorso, ma tuttora in carica, facevano vita da nababbi con i soldi delle nostre addizionali, dei nostri bolli auto aumentati, con il nostro lavoro e le nostre tasse. Più che ammiccare a Casa Pound o cercare il candidato o la candidata più fotogenici, la vera priorità, per Marino, Bersani e Zingaretti, è mettere mano alla crisi finanziaria della Sanità: non si può più tollerare che le conseguenze delle inefficienze, i furti e i peculati degli amministratori sanitari ricadano sui lavoratori e sui pazienti, come visto per IDI, S. Filippo e tanti ospedali chiusi o a rischio chiusura o, comunque, ridimensionamento. Occorre ripartire, quindi, dalla Sanità, dal problema più grande, dal buco più vistoso, per fare rinascere e ridare dignità all’Istituzione, umiliata da una delle peggiori giunte degli ultimi 40 anni.


Municipio XVIII: Gregorio VII - Prati- Boccea - Valle Aurelia - Casalotti - Montespaccato 7 WWW.NEAPOLISROMA.IT

Mi candidato per rinnovare la Regione Lazio Intervista ad Eugenio Patanè, Presidente PD Roma

Eugenio Patanè, avvocato, 40 anni, attualmente presidente del Pd Roma, è candidato al consiglio regionale per il Partito Democratico. Patanè, cosa la ha spinta a questa candidatura?“ Ho pensato che fosse il momento, dopo la brutta pagina rappresentata dalla fine della Giunta Polverini, di contribuire all’affermazione di due concetti chiave per il futuro dei nostri territori: innovazione e discontinuità. Innovazione perché è una precondizione essenziale per uscire dalla palude della crisi economica, e discontinuità perché non può esserci crescita se non si rompono i legami con una gestione opaca della cosa pubblica come quella che ha caratterizzato la Giunta precedente. Sono determinanti la voglia di fare, l’entusiasmo, il “rinnovamento” delle persone e delle idee ma soprattutto la capacità di farlo in squadra, in una esperienza di comunità e mai individuale. E un candidato presidente come Nicola Zingaretti è una garanzia di credibilità e serietà”.

I temi della sanità sono tra i più sentiti sul territorio. Come pensa di poter contribuire a modernizzare e rendere più efficiente questo settore? A partire dall’Idi e dal San Raffaele, è importante non intervenire con l’accetta, ma individuare i percorsi che possano tutelare i lavoratori e gli utenti, oltre che i bilanci regionali. E’ necessario definire nuovi e precisi percorsi assistenziali, con meno burocrazia e più attenzione alle esigenze dei cittadini. L’offerta dei servizi sociosanitari va programmata partendo dall’analisi dei bisogni dei territori, aumentando quindi l’offerta territoriale e domiciliare, informatizzando i servizi, ma soprattutto premiando meriti e competenze. E non voglio dimenticare l’importanza dei consultori familiari come centri aperti ai quartieri e pronti a rispondere alle situazioni di disagio e difficoltà, anche e soprattutto per famiglie, minori e donne vittime di violenza.

Un altro punto chiave è quello dei trasporti, tallone d’Achille per il Lazio… C’è da fare un lavoro importante, aggredendo il problema della governance di sistema, per rafforzare le funzioni di pianificazione, programmazione e controllo e ottenere il massimo di efficienza e puntualità dai servizi esistenti. Il trasporto su ferro così proprio non va: ha bisogno di essere potenziato e di diventare più efficace soprattutto al servizio di chi si muove da e verso Roma per studiare o lavorare, con nuovi parcheggi e nodi di scambio. Questo com-

porterà la necessità di rivedere a fondo la rete del trasporto pubblico su gomma e i contratti di servizio con le aziende di trasporto, in modo da responsabilizzare i manager e legare i loro compensi ai risultati che otterranno.

Lei si è sempre stato sensibile ai temi dell’ambiente. Come pensa di poterli declinare da consigliere regionale? L’impegno principale – e che lega tutto alla fine- è quello di puntare sulla green economy, cioè sull’economia “delle qualità” che riguarda la cultura, il turismo, le tecnologie coniugandole al rilancio delle aree protette, oltre che allo stop al consumo di territorio (con la revisione del Piano casa partorito dalla Giunta Polverini), all’uso delle energie rinnovabili e alla riduzione dei consumi attraverso processi produttivi sostenibili. Così si può legare rispetto per l’ambiente e rilancio dell’economia, creando nuovi posti di lavoro qualificati. Concludiamo con l’innovazione. Quali sono i primi passi da compiere? Le smart communities non sono fantascienza, ma opportunità per il presente. Per iniziare, credo che rendere accessibili tutti i dati della Regione tramite Internet e attuare la legge sull’Open data sia un segnale di trasparenza, oltre che un’opportunità per chi vorrà consultarli o utilizzarli per creare applicazioni di pubblica utilità. E poi sarà importante estendere a tutti il diritto di comunicare con la Regione via Web, e di ottenere in rete la più ampia gamma di servizi e informazioni. Infine creare sul territorio “piazze telematiche” per l’accesso libero e gratuito alla rete nei luoghi pubblici, implementando l’esperienza realizzata dalla Provincia di Roma con “Provincia WiFi”. Viviana Vannucci



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“Valorizzare le donne”

Intervista a Monica Cirinnà (PD), candidata al Senato

La legge elettorale non è stata modificata, saranno le segreterie a scegliere i candidati in Parlamento, mentre il PD ha intrapreso una strada di segno opposto. Ci può spiegare in che modo?

t’anni. Rispetto a prima, quindi la media dei parlamentari PD è molto al di sotto di quella nazionale e più bassa di circa 20 anni rispetto a prima. Un balzo indietro negli anni che prelude un rapido ed energetico balzo in avanti da parte di energie cosi vitali La decisione di Bersani di indire le elezioni Primarie che sapranno imporre una linea moderna, innoper chiedere ai cittadini di scegliere i candidati in vatrice e dinamica alla politica italiana. Parlamento è stata una novità senza precedenti nella storia politica italiana. Ma soprattutto è stata In proposito, Lei si è distinta per aver presentato un la risposta alla volontà conservatrice della maggio- ricorso al TAR che ha costretto per ben tre volte il ranza di centro destra che ha impedito di modifi- Sindaco Alemanno a rivedere la composizione care in Parlamento un’odiosa e poco democratica della sua Giunta vista la pressoché assenza di legge elettorale che tuttora consente alle segrete- donne. Perché? rie di partito di eleggere deputati e senatori in Ho presentato ricorso al TAR insieme alla Consibarba alla volontà dei cittadini. Di segno opposto, gliera Gemma Azuni (SEL) per pretendere il rispetto il PD ha organizzato le Primarie parlamentari per da parte del Sindaco Alemanno dello Statuto del consentire ai cittadini di esprimere una preferenza. Comune di Roma che prevede una equa rappreE’ stata una festa della democrazia e della politica sentanza di donne in Giunta. Il TAR ha accolto i noche ha avvicinato i cittadini alla politica valoriz- stri ricorsi costringendo il Sindaco a rivedere, per zando la partecipazione attiva di tutti. ben tre volte, una Giunta composta da soli uomini . E’ stata una battaglia di civiltà ed una vittoria per In Italia, i dati indicano una scarsa presenza fem- tutte le donne. Nel futuro mi auguro di poter esminile all’interno delle istituzioni. Le Primarie Parla- sere eletta in Senato per poter continuare il lavoro mentari hanno ribaltato tale quadro imponendo il svolto finora con passione e poter rappresentare le 50% di donne in Parlamento. Questo cosa significa? donne il cui impegno non è mai privo di sacrifici Significa una svolta epocale: per la prima volta il considerato anche il nostro ruolo di madri e di 50% degli eletti in Parlamento nelle liste del PD sa- mogli. ranno donne. Una vera rivoluzione in rosa che in modo serio e sobrio ha imposto un criterio che rap- Lei è famosa per l’impegno animalista. presenta il segnale concreto di voler valorizzare il Cosa ci può dire? talento, l’impegno e l’onesta di tante donne. Gli animali sono essere bisognosi di amore che portano affetto in casa e che quindi meritano rispetto. Che cosa ci dice della composizione delle liste dei Per questo, mi sono battuta per modificare il Recandidati PD in Parlamento? golamento comunale di tutela degli animali soDico solo due parole: Donne e Giovani. Della prima prattutto contro lo sfruttamento dei cavalli che abbiamo parlato, mentre della seconda posso dire traino le botticelle e la vivisezione degli animali. che le Primarie hanno visto emergere per la maggior parte candidati giovani anche sotto i quaranViviana Vannucci


Muncipio XVIII:

Gregorio VII - Prati- Boccea - Valle Aurelia - Casalotti - Montespaccato

Notizie da Roma Capitale

Gennaio 2013

Oasi San Giuseppe, a disposizione una sala polifunzionale da oltre 100 posti

L’Oasi San Giuseppe è una struttura ricettiva immersa nel verde, sita in via Fontanile Arenato 277, a pochi minuti da San Pietro e ben collegata con il centro da diversi mezzi pubblici. Oltre alle 72 camere completamente arredate, da oggi la struttura è a disposizione con una sala convegni polifunzionale da oltre 100 posti a sedere fornita di ogni comfort: - sistema video collegabile con personal computer; - sistema audio Bose;

- microfoni wi-fi; - mixer per fonti audio; - disponibilità per eventuale rinfresco e coffee break. Potete inoltre scegliere l’Oasi San Giuseppe per organizzare feste, banchetti e ricevimenti nella bellissima sala-ristorante. Non solo quindi una casa per ferie, ma una struttura sempre aperta al territorio e alle vostre esigenze.

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Muncipio XVIII:

Gregorio VII - Prati- Boccea - Valle Aurelia - Casalotti - Montespaccato

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Degrado pubblico nel Municipio XVIII: auguri di Natale dell'assessore Vito Rapisarda

Nel Municipio XVIII la Giunta di centro destra predica il decoro urbano ma raccoglie al suo interno comportamenti di segno totalmente opposto. Infatti, continuano le affissioni abusive che imbrattano il quartiere. Questa volta a cadere nella violazione è l'Assessore alla Politiche Sociali Vito Rapisarda che, in contro tendenza culturale e contro la volontà dei cittadini che da tempo chiedono e si battono per il rispetto del decoro pubblico, ha affisso Manifesti augurando ai cittadini Buon Natale!

di Alessandro Ranieri

La redazione di neaPOLIS ROMA ricambia, sia pure con ritardo, gli auguri di Natale dell'assessore del XVIII Municipio Vito Rapisarda, (affissi presso il bivio tra via Boccea e Casalotti, sui contenitori dei vestiti usati, lungo la via Pineta Sacchetti e in altri luoghi del Municipio), ricordando il motto dei Comitati cittadini locali che suona come un monito "Prima ti levo e poi non ti voto".

Via dei Savorelli e via Marcello II: i lavori dell’Ital GAS deturpano il manto stradale Nei giorni scorsi via dei Savorelli e via Marcello II, strade tranquille e rinomate del Municipio sono state interessate da una serie di interventi operati da ital Gas per migliorare le reti presenti nel sotto suolo. Un intervento necesario si è trasformato nel solito esempio di cattiva gestione perché i lavori di chiusura delle canalizzazioni scavate hanno lasciato un manto stradale dissestato, ghiaioso, fangoso ed inguardabile composto da strati di cemento diversi (le solite toppe che alle prime piogge si trasformeranno in buche!) lasciando ai residenti una strada deturpata che era in precedenza in buono stato. Perché tanta leggerezza? Inoltre, i lavori hanno provocato la rottura di un tubo dell’acqua in via Marcello II con conseguente allagamento della strada. Il danno è stato riparato ma anche in questo caso gli operai sono andati via senza ripristinare adeguatamente il manto stradale chiudendo le tracce dei lavori alla buona che sono tuttora visibili. Non si tratta di uno spettacolo piacevole. Abbiamo ricevuto numerose segnalazioni da parte di cittadini residenti

di Claudio Napoli

amareggiati che ci hanno sottolineato lo stato di degrado delle strade in questione ed il netto peggioramento rispetto alla situazione pre-lavori. Pertanto, chiediamo alle autorità competente di intervenire al più presto per ripristinare il manto stradale prima che occorra intervenire per ben più seri problemi.



Muncipio XVIII:

Gregorio VII - Prati- Boccea - Valle Aurelia - Casalotti - Montespaccato

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ANLEP, un progetto davvero innovativo e sociale in campo sanitario intervista al dott. Renato Ienaro, vice Presidente dI ANLPE (Associazione Nazionale Libertà e Progresso)

Il progetto sociale dell'Associazione ha, come obiettivo dichiarato, quello di liberare il movimento; in che direzione si orienta questa volontà di espansione?

L'Associazione vuole proporre una politica nuova che promuova la partecipazione diretta del cittadino sia alla valorizzazione culturale ed artistica che alle proposte sociali, assistenziali e progressiste di tutti i gruppi che aderiscono al programma associativo. Si tratta dunque di valorizzare l'individuo nella sua totale interezza, nel senso di renderlo protagonista della propria esistenza e non soggetto passivo, vittima del sistema. Un sistema, in particolare, che e' debole con i forti, salvaguardando per l'appunto le caste, e forte con i deboli. E chi sono i deboli se non i lavoratori, i pensionati e la gente comune? Ed è proprio su queste categorie che si abbatte inesorabilmente la scure dell'ingiustizia sociale e della pressione fiscale. Partendo da questi presupposti, e da queste constatazioni, ANLEP promuove la propria azione di promozione sociale al fine di liberare, soprattutto il movimento delle idee, dai condizionamenti e dalle sovrastrutture che attualmente ne impediscono l'agevole espressione e la concreta traduzione in azioni.

Lei è anche Responsabile dei Rapporti con le Istituzioni dell'Associazione. In che modo ritiene d'interpretare questo ruolo?

Anzitutto promuovendone l'immagine ed i contenuti presso tutti gli Enti e le Sedi istituzionali, e presso i formatori di opinione. Ma ritengo che lo sforzo maggiore debba essere indirizzato verso la valorizzazione delle iniziative di promozione sociale della nostra Associazione, in modo da catturare l'attenzione della gente comune e sollecitare, nello stesso tempo, aspetti concreti di divulgazione di idee e positiva emulazione. Sono convinto che questa sia una modalità corretta ed innovativa per contribuire alla crescita di una società più a misura d'uomo. Viviana Vannucci


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Muncipio XVI:

Portaportese-Monteverde-Bravetta-Pisana-Massimina

Notizie da Roma Capitale

Gennaio 2013

Protesta a Malagrotta: tour del sindaco ai “capolavori” di Valle Galeria

Raccogliamo la testimonianza di una residente della Valle Galeria

E’ una bella giornata, oggi 5 Ottobre 2013; il sole splende sulla Valle Galeria: perfetto per ritrovarsi in tanti a far valere i propri diritti! C’erano proprio tutti nella Piazza di Ponte Malnome, luogo deputato per la manifestazione organizzata dai Comitati di quartiere che, per l’ennesima volta, si ritrovano a protestare contro le intollerabili decisioni del Prefetto Sottile. Tutti presenti dunque, non solo i cittadini inferociti, ma anche tutti gli schieramenti politici, i Presidenti dei Municipi coinvolti, Paris e Bellini, e ancora Legambiente, i Cobas, i Comitati di Riano e Corcolle: tutti uniti, solidali e con un solo slogan: “Mai più discariche nella Valle Galeria”. Il palco, improvvisato su un camioncino, frutto dei pochi mezzi a disposizione dei Comitati che autofinanziano ogni iniziativa, sembra oggi lo scenario delle grandi occasioni, pronto ad accogliere il suo ospite più illustre: il Sindaco di Roma. Si avvicendano così le voci ed i rappresentanti dei Comitati di Valle Galeria, Massimina, Piana del Sole e Malagrotta; interviene anche Simona Izzo, nata e cresciuta qui: si ricorda e ci ricorda che la lotta contro le discariche non è argomento nuovo, ma vecchia e dolorante ferita che infligge tormenti sin dal giorno in cui gli impianti sono entrati in funzione….più di 40 anni fa! Ognuno interviene a portare una testimonianza, a sottolineare l’enorme ingiustizia che il quartiere vive e vivrà se verranno messi in atto gli iniqui provvedimenti del Prefetto che, appena pochi giorni fa, ha decretato la proroga di Malagrotta, ha autorizzato l’installazione del cosiddetto “Tritovagliatore” e concesso, come se non bastasse, l’apertura del nuovo sito di smaltimento a Monti dell’Ortaccio. Le domande allora travolgono le menti dei residenti: dove sono le politiche ambientali? La raccolta differenziata a impatto zero? Chi è responsabile dello scempio ecologico che si perpetua qui? E così, tra proteste e inviti a non mollare, arriva finalmente il Sindaco. Poche e concise parole rappresentano un fugace discorso che non lascia spazio al contraddittorio: Alemanno conferma la sua convocazione per lunedì 7 Gennaio dal Ministro Clini, per essere messo al corrente circa i recenti provvedimenti sulla spinosa vicenda dei Rifiuti di Roma, a seguito delle decisioni poco convincenti ed inadeguate del Prefetto, lo stesso che il Ministro

aveva fortemente voluto per questo incarico, lo stesso che invece lo delude con atti e autorizzazioni insostenibili per la gente e per le casse sempre più esigue del Comune. Il Primo Cittadino confermerà la sua totale solidarietà ai suoi cittadini e ribadirà a gran voce che nella Valle Galeria non sono più ammissibili altre discariche. Tra fischi e applausi, si avvia poi sotto braccio alla sua gente verso l’ingresso principale dell’impianto di Malagrotta e, sul tragitto, gli vengono illustrati i “capolavori” di zona: a sinistra potrà ammirare l’impianto di smaltimento dei rifiuti ospedalieri, pochi metri più avanti la raffineria, ed infine a destra la discarica più grande d’Europa; un tour davvero “sui generis”, inconsueto. Il Sindaco viene poi esortato a visitare Monti dell’Ortaccio, una beffa che sorge a poche centinaia di metri dalla stessa Malagrotta: una passeggiata che il Sindaco non può di certo rifiutare! Ed eccolo che riparte alla volta di quella che i cittadini di Valle Galeria considerano la più grande delle ingiustizie, specialmente dopo anni di lotte, litigi, notti insonni. Alemanno altro non può fare se non constatare l’enorme degrado di un quartiere sfruttato e svilito dalla puzza dell’immondizia, dalle morti per tumore, dalle promesse al vento delle istituzioni. E di fronte allo scenario pietoso di una valle in ginocchio, forse in cuor suo sa di non aver fatto tutto il possibile, guarda attonito l’amara visione di una buca che rappresenta il vuoto politico che ha ridotto Valle Galeria in un cumulo di fossati, ciminiere e olezzi nauseabondi. Ma il suo mandato non si è chiuso, gli conferisce il potere necessario ad opporsi, a rifiutare lo scempio che oggi si apre sotto i suoi occhi, a tentare di giocare ancora un’ultima carta, quella della parola del Sindaco di Roma, la città più bella del mondo che, per rispetto alle sue gloriose bellezze monumentali, non può e non deve tollerare la mortificazione di un solo metro quadro del suo prezioso territorio. Francesca Digiacomantonio


Muncipio XVI:

Portaportese-Monteverde-Bravetta-Pisana-Massimina

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Largo Quaroni: lo scandalo della palestra abbandonata da anni Già altre volte avevamo parlato della palestra di via Giannantonio Selva (quartiere Quaroni), un’opera pubblica bellissima che ancora oggi è inutilizzata. La palestra era stata costruita come “onere concessorio” dai privati che avevano avuto le concessioni edilizie per realizzare il nuovo quartiere. Quindi, appena terminata, il Comune doveva provvedere a darla in gestione ad alcune associazioni sportive di zona per aprire uno spazio importante nel quartiere. Molti ragazzi infatti sono costretti ad andare in altri municipi per fare sport, e da sempre si lamenta la mancanza di luoghi di aggregazione nel quadrante Pisana-Bravetta. La struttura è bellissima, con tanto di parcheggi, gradinate per gli spettatori, spogliatoi e volta in legno. Ma, nonostante sia terminata da sei anni, giace in stato di totale abbandono. Non a caso, in questi anni è stata preda di tantissimi atti vandalici che hanno causato danni per decine di migliaia di euro (nella foto si possono vedere vetri rotti, muri imbrattati ecc…). Perché tutto questo si chiedono ormai da tempo i cittadini? Perché una struttura pubblica non viene sfruttata? Tra l’altro il quartiere in questione (Largo Quaroni) è pieno di potenzialità, in quanto abitato da molte

giovani coppie, bambini e ragazzi. I problemi da affrontare sono vari: dalla mancanza di un autobus-navetta che colleghi la zona per lo meno a Monteverde, all’apertura dell’asilo in costruzione da diversi anni. Per fortuna non tutto va male, in quanto tra poco aprirà un importantissimo sportello del Municipio XVI, in grado di servire tutti gli abitanti del quartiere Pisana-Bravetta-Vignaccia i quali non saranno più costretti ad andare a Monteverde per documenti e richieste. Elio Tomassetti


FOCUS: T E M P O

Gennaio 2013

La cosa più preziosa? Il tempo!

di Viviana Vannucci

Si vive con l'illusione che il tempo sia infinito

Uno dei vocaboli più usati nel nostro linguaggio quotidiano è senz’altro la parola “tempo”. Quasi giornalmente utilizziamo espressioni come, “non faccio in tempo…”, “non bisogna perder tempo…”, “è venuto il tempo…”,”tra quanto tempo?”… Questo termine viene anche sfruttato per indicare condizioni climatiche del tipo, “è brutto tempo…”, ”vediamo com’è il tempo…”. A giudicare dal linguaggio verbale di comune utilità sembra che, nel bene e nel male, tutta la nostra vita dipenda da questa entità e che essa determini non solo i limiti, ma anche la cornice ambientale.

Senza accorgersene la lotta contro il tempo è una battaglia che siamo chiamati a combattere ogni giorno: la sveglia del mattino, le scadenze, i ritardi, gli orari, gli appuntamenti, l’ultimo treno, sono tutte realtà con cui bisogna sempre fare i conti. E poi ci sono i fenomeni climatici, altre piaghe dell’umanità, che condizionano le scelte quotidiane. In altre parole il flusso temporale non è uno dei tanti limiti della vicenda terrena, ma ne costituisce il problema centrale che segna ogni esperienza umana nei termini

di spazio e durata. “Il tic-tac” dell’orologio è il protagonista indiscusso di ogni esistenza perché ne segna l’inizio e la fine; ciò nonostante, si vive con la paradossale illusione che tutto sia infinito: l’accettare che ogni cosa è destinata a finire è una delle nostre sfide più dure. Il problema nasce dal fatto che si è troppo immersi nel tempo per accorgersi della sua esistenza e quando la si scopre è sempre tardi.

Alla fine di un qualcosa ci si rende conto di chi sia il vero e incontrastato nemico dell’uomo e solo a quel punto lo si comincia ad apprezzare: quando si rimpiange il tempo perduto si arriva all’amara consapevolezza che niente è per sempre, si capisce quale sia la cosa più preziosa e quanto sia vero il detto, “il tempo è denaro”.

Il suo valore nasce proprio dall'essere fugace, in costante e perpetuo movimento, anche se credi di averlo preso, magari mettendo in pratica il celebre “carpe diem”, lui è già passato, un po' come lo scorrere dell'acqua d'un fiume: “... e i desideri diventano ricordi” (Italo Calvino, Le città invisibili).


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La famiglia italiana in estinzione

di Vanessa Pinato

L’Italia, culla del cattolicesimo, è oggi il Paese con più alto numero di separazioni in Europa

La famiglia italiana è cambiata e continuerà a modificarsi nel tempo sempre più, seguendo un orientamento già affermato in altri Paesi occidentali. La struttura familiare degli ultimi trenta anni è già molto diversa dal suo modello tradizionale. La famiglia di una volta, agricola e patriarcale, era molto numerosa e riuniva genitori, figli e nipoti sotto uno stesso tetto. Gli uomini lavoravano, mentre le donne si occupavano della casa e dell’educazione dei figli. Sicuramente la trasformazione, causata dall’industrializzazione, non ha cancellato ogni traccia del vecchio modello; ci sono ancora abitudini e modi di pensare che legano la famiglia del passato a quella del presente. Pensiamo ad esempio alla vita quotidiana: la famiglia si riunisce sempre, per almeno un pasto al giorno, intorno allo stesso tavolo e tra i membri permane ancora un grande legame affettivo, anche se i nuovi mezzi di comunicazione si stanno sempre più sostituendo al dialogo che, prima, riempiva i silenzi nei momenti di relax. Il vero problema però è che a essere cambiata è la struttura delle famiglie, lasciando il posto a una pluralità di situazioni: famiglie unipersonali, coppie senza figli e famiglie mono genitoriali. La famiglia moderna è composta dai genitori e uno o due figli (raramente, almeno al Centro e al Nord-Italia, più di due), ed entrambi i genitori generalmente lavorano fuori casa. L’ingresso delle donne nel mondo del lavoro ha comportato nuovi modelli di relazioni familiari, meno gerarchici rispetto al passato, e nuovi bisogni insoddisfatti. L’aumento dell’istruzione ha causato un progressivo aumento dell’età del matrimonio e dell’uscita dalla famiglia d’origine (quest’ultimo fenomeno è legato, tuttavia, anche alle difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro, alla diffusa precarietà e alla dilatazione dei tempi necessari per raggiungere una occupazione stabile). In più aumentano le coppie senza figli e un numero sempre crescente

della popolazione sceglie la convivenza. Infine, l’Eurispes, istituto che si occupa delle indagini di mercato, ha rilevato come la rivoluzione culturale abbia determinato, in Italia più che nel resto d’Europa, un “vistoso incremento delle separazioni”, dovute soprattutto alle richieste delle donne: “La società si aspettava che la donna sopportasse e riversava soprattutto su di lei l’onere della continua mediazione su cui si fondava il matrimonio – scrive l’Eurispes -. Ora la situazione sembra essersi completamente capovolta: la donna che chiede la separazione è una persona conscia dei propri diritti, con un’autonomia che le deriva dal suo lavoro, e che vuole dimostrare, innanzitutto a se stessa, di non essere succube o perdente”. Ciononostante, non tutte le separazioni sfociano in un divorzio e questo perché, secondo l’indagine, non tutti i coniugi separati vogliono contrarre un nuovo matrimonio. Si sceglie di sposarsi soprattutto al Sud (91,9% contro l’87,3 del Nord e l’86,3 del Centro), mentre la convivenza predomina al Centro (il 10% contro il 6,4 del Nord e il 3% del Sud), con il risultato che, alla diminuzione del numero dei matrimoni, corrisponde una crescita in massa delle convivenze. Indubbiamente la famiglia della Mulino Bianco è sempre più soltanto una pubblicità e anche se l’evoluzione è di per sé un fatto positivo sotto molteplici punti di vista, il rischio è che si ecceda fino a perdere definitivamente un qualsiasi concetto di famiglia che da sempre fa parte della tradizione del nostro Paese.

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Gennaio 2013

Il verde non basta più:

il futuro è nell’economia blu!

di Valerio Pelliccia

Nelle idee di Gunter Pauli “10 anni, 100 invenzioni, 100 milioni di posti di lavoro"

Il protocollo di Kyoto, ratificato più di vent’anni fa, non ha dato i risultati sperati. Nonostante le promesse e gli annunci trionfalistici le emissioni di gas serra e di CO2 sono aumentate, assieme al buco dell’ozono. L’essere umano con le sue frenetiche attività scava solchi sempre più profondi nell’ambiente distruggendo paesaggi e fagocitando risorse, avvelenando l’acqua e rendendo irrespirabile l’aria. Le ciminiere del progresso pompano a tutto spiano consumando in un batter d’ occhio le risorse accumulate in milioni di anni, con il risultato che continuando cosi avremmo bisogno di un’altra terra nel giro di qualche decennio. Il clima che cambia è una delle conseguenze più evidenti di queste trasformazioni, ma assieme al clima, da due anni a questa parte, sta cambiando anche l’approccio con cui l’essere umano cerca di arginare la catastrofe. Kyoto e l’“economia verde” che ne è seguita hanno fallito. Si pensava che riducendo le emissioni di anidride carbonica si sarebbe raggiunta una certa stabilità e perché no, anche un aumento della coscienza. Purtroppo inquinare meno non significa non inquinare affatto e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Quindi basta col “verde”, si passa al “blu”. Il “blue thinking” e la blue economy che ne deriva, sono figli della considerazione che situazioni gravi richiedono soluzioni radicali. Ad esempio smettere di produrre rifiuti e smettere d'inquinare riducendo a zero le emissioni nocive nell’atmosfera. Per intraprendere questa via basta ispirarsi alla perfezione

della natura e al biomimetismo. Gunter Pauli, teorico della blue economy ha scritto un libro, "Blue Economy - 10 anni, 100 invenzioni, 100 milioni di posti di lavoro", in cui spiega i vantaggi che questo nuovo modo di produrre porterebbe all'ambiente, senza tralasciare investimenti e occupazione.

Ecco alcuni passaggi: "Nell’ecosistema non esiste il rifiuto (così come lo ha concepito l’uomo), perché in natura dallo scarto di un processo nascono gli input per un altro processo. Possiamo parlare concretamente di sostenibilità quando progettiamo i nostri sistemi di vita guardando al modo in cui si evolve e funziona l’ecosistema."

Questo modello è stato applicato con successo soprattutto nei Paesi in via di sviluppo e in estremo Oriente: Pauli ha curato personalmente progetti di rimboschimento completamente sostenibili in Amazzonia e Israele, ha firmato in Giappone Daiwa House, edificio a uso abitativo la cui termoregolazione è ispirata a quella al manto delle zebre, segue progetti per sfruttare l’energia prodotta dalla forza di gravità (la fonte di energia più abbondante del mondo, ha spiegato durante una conferenza) o il calore prodotto dal corpo umano per ricaricare i telefoni cellulari e i peacemaker. Persino i fondi usati del caffé posso servire per la coltivazione di funghi e poi come cibo negli allevamenti. Idee a prima vista utopistiche ma, dati alla mano, realizzabili.


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Olivetti: il volto umano dell’impresa

La scommessa del futuro: conciliare dicotomie come tecnologia ed ambiente, diritti e produttività

Un uomo che ha molto da insegnarci a questo proposito è Adriano Olivetti, capace di garantire il welfare quando il concetto stesso non era stato concepito che fondò una azienda che avrebbe ottenuto agevolmente una certificazione etica, se solo fosse esistita ai suoi tempi, un uomo che curava il rapporto con gli stakeholders (termine oggi assai in voga che più o meno corrisponde a ‘interlocutori’)

“La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica, giusto? Occorre superare le divisioni fra capitale e lavoro, industria e agricoltura, produzione e cultura. A volte, quando lavoro fino a tardi vedo le luci degli operai che fanno il doppio turno, degli impiegati, degli ingegneri, e mi viene voglia di andare a porgere un saluto pieno di riconoscenza. Abbiamo portato in tutti i paesi della comunità le nostre armi segrete. I libri, i corsi culturali, l’assistenza tecnica nel campo della agricoltura. In fabbrica si tengono continuamente concerti, mostre, dibattiti. La biblioteca ha decine di migliaia di volumi e riviste di tutto il mondo. Alla Olivetti lavorano intellettuali, scrittori, artisti, alcuni con ruoli di vertice. La cultura qui ha molto valore”.

Sul sito www.storiaolivetti.it curato dalla Associazione Archivio Storico Olivetti, la sintesi dell’identità di Olivetti è la seguente: Urbanista, editore, scrittore, uomo di cultura, ma soprattutto imprenditore che crede nella tecnologia, nell’innovazione, nella responsabilità sociale dell’impresa. Adriano Olivetti è soprattutto un imprenditore capace di radicare nell’impresa la cultura dell’innovazione, l’eccellenza della tecnologia e del design, l’apertura verso i mercati internazionali, il rispetto del lavoro e dei lavoratori. Un imprenditore, oltretutto, capace di selezionare con

di Daniele Palone

felice intuito i collaboratori, spesso scelti tra i giovani. Nel suo stile di management assume un particolare rilievo l’attenzione al miglioramento delle condizioni di vita dei dipendenti. Nel 1948 negli stabilimenti di Ivrea viene costituito il Consiglio di Gestione, per molti anni unico esempio in Italia di organismo paritetico con un importante ruolo consultivo, vincolante per i temi socio-assistenziali. In più occasioni i dipendenti ottengono dall’Olivetti, in anticipo sui contratti collettivi, miglioramenti economici, dell’ambiente di lavoro e dei servizi sociali. L’azienda costruisce quartieri per i dipendenti, nuove sedi per i servizi sociali, la biblioteca, la mensa, il nido aziendale, perfino palestre e mette a disposizione il bus-navetta. La città di Ivrea è plasmata dall’immaginifica progettualità olivettiana; suoi sono i progetti di riqualificazione di Matera. Olivetti ha creato macchine da scrivere e calcolatrici funzionali e dall’estetica all’avanguardia, ponendo le basi per essere la prima fabbrica di computer e prodotti informatici d’Italia. Ai suoi operai spaventati dall’idea che l’automazione del lavoro determinasse una contrazione dei livelli occupazionali, spiegava che un operaio o un impiegato che smette di seguire un processo ora automatizzato, può essere impiegato per fare qualcosa di ugualmente redditizio che la macchina non può fare al posto dell’uomo. Oltre le reticenze, bisogna ammettere che una parte della filosofia olivettiana è stata assimilata dal Gruppo Telecom, di cui Olivetti fa ora parte.

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Gennaio 2013

I mestieri del passato per dare lavoro ai giovani del futuro di Vanessa Pinato

Di fronte alla crisi occupazionale giovanile che mostra un tasso di disoccupazione preoccupante e in continuo, ci si comincia a chiedere se l’unico modo per andare avanti non sia quello adottato dai gamberi: tornare indietro! Al riguardo, in Friuli Venezia Giulia, la giunta provinciale ha lanciato il progetto «Memoria e innovazione: antichi mestieri e giovani protagonisti» in lizza per essere finanziato dal bando regionale «Arti&Mestieri del passato per un’imprenditoria del futuro». “Il progettoha spiegato l’assessore provinciale alle Politiche giovanili Adriano Piuzzi- consiste nel recuperare i mestieri del passato, riappropriandosi di un’identità e di una cultura, che possa offrire ai giovani concrete opportunità lavorative per il futuro.” Ora, la domanda è: perché non estendere l’iniziativa anche alle altre regioni d’Italia? Secoli di tradizioni uniche hanno caratterizzato il nostro Paese nel passato: agricoltura, arti e mestieri semplici e genuini che oggi, tuttavia, sembrano essere solo un ricordo; basta fare una passeggiata per rendersene conto: campi coltivati sostituiti da palazzi alti e spigolosi, centri commerciali al posto delle vecchie botteghe di artigianato e fast food siti sulle ceneri di antichi forni il cui odore aleggia ancora nella fantasia dei palati più fini. L’industrializzazione prima e la globalizzazione poi, hanno permesso all’Italia di crescere e alle nuove generazioni di avere aspirazioni maggiori dei loro padri. Oggi all’interno di ogni famiglia, almeno un figlio su due frequenta l’Università mirando alle più alte cariche dirigenziali e questo è positivo; purtroppo però l’entusiasmo si ridimensiona quando la realtà costringe molti di questi giovani ad abbandonare i loro

sogni di gloria o a trasferirsi all’estero per raggiungerli, e la causa è che le tradizioni che appartenevano all’Italia non sono cresciute con lei. Molte delle materie prime e delle attività che consentivano agli italiani del passato di sopravvivere, oggi potrebbero essere una fonte di guadagno inesauribile; bisognerebbe solo ripartire dal basso: dal “saper fare” uscendo dal vortice della modernità per reimmergersi in una realtà più semplice. Sicuramente molte di queste attività sono dure; si tratta di mestieri manuali e faticosi (mi vengono in mente la lavorazione della ceramica, del ferro, la preparazione del pane ecc ), ma con le tecnologie del nostro tempo potrebbero essere modernizzate e adeguate al presente. D’altronde, di alternative non ce ne sono molte: lo scorso ottobre, in Italia, l'esercito dei disoccupati ha raggiunto la soglia record di quasi 2,9 milioni di individui, come ha comunicato l'Istat spiegando che si tratta del dato più alto dal gennaio 2004 e tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 639 mila rappresentando il 10,6% della popolazione in questa fascia d'età. Qualcosa bisogna fare e il Friuli potrebbe averci dato un suggerimento sul “cosa fare”.

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La fine della democrazia rappresentativa? La storia nel suo incessante dispiegarsi assiste ad ogni genere di cambiamento. Brusche o graduali che siano, le trasformazioni toccano tutti gli aspetti della vita, politica inclusa. Alcuni penseranno il contrario, illudendosi che non sia cosi. Che bene o male i cambiamenti politici si fermano qui e che questo regime democratico è il meglio desiderabile.

“La Nostra Costituzione è la più bella del mondo e va rispettata” è infatti un’affermazione comune tra la gente. Ma il logoramento non risparmia nessuno, neppure la Costituzione e le istituzioni che ne derivano, le quali hanno mostrato diversi segni di cedimento. Esse non hanno impedito ad esempio, che per vent’anni si parlasse solo in termini di Berlusconismo e anti-Berlusconismo o il formarsi dei duemila miliardi di debito pubblico per cui ora siamo tutti sacrificabili, tranne i veri colpevoli del disastro, premiati anzi con poltrone e pensioni d’oro. Ancora la democrazia rappresentativa non ha impedito l’avvelenamento dell’ambiente (i casi FioritoPenati-Lusi) e niente ha potuto contro la perdita della “sovranità popolare” (primo articolo della Costituzione) sotto i colpi dei tecnici, delle ingerenza sovra-nazionali e dell’Europa neoliberista e privatizzatrice. Chi si dimentica tutto questo, difendendo lo status quo e respingendo il cambiamento assomiglia a chi, durante la Rivoluzione Francese, pensava alla monarchia come l’unica forma possibile. Un attimo prima che la ghigliottina gli dividesse la testa dal collo. Insomma il classico esempio del conservatore incallito. Purtroppo l’anima conservatrice è ovunque in questo Paese a cominciare dalla gerontocrazia (anziane persone al potere) insinuatasi nelle istituzioni, nei partiti, nei sindacati, nei posti che contano. Ora cercano in tutti i modi di tamponare il cambiamento, in difesa degli interessi che hanno

di Valerio Pelliccia

costruito su misura di questa democrazia rappresentativa. Loro sono convinti che una tornata elettorale ogni cinque anni sia sufficiente a garantire l’espressione della “sovranità popolare” e a tener buono il popolo. Non la pensano così tutti gli altri che invece vorrebbero una maggiore partecipazione, quella vera però e che sia in grado di dirigere il processo decisionale dal basso verso l’alto. Ovunque nascono movimenti per i “beni comuni” contro le privatizzazioni e il profitto di pochi. Si moltiplicano le realtà autogestite e sempre più persone chiedono strumenti di democrazia diretta, come il referendum propositivo; la possibilità di giudicare (e in caso rimuovere) i propri rappresentanti in corso di mandato e armi pubbliche per mettere a freno lo strapotere dei mercati finanziari. In tal senso l’attuale offerta politica è piuttosto bassa. Il Movimento 5 Stelle, Grillo permettendo, prova a fare qualche timido passo in avanti, ma per ora, del lancio della tanto annunciata “piattaforma di democrazia liquida”(tentativo di applicare la democrazia diretta tramite internet) non se ne sa nulla. Ci sarà qualcuno che saprà raccogliere la sfida del cambiamento?


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Gennaio 2013

MES, Fiscal compact, pareggio di bilancio: da chi siamo veramente governati?

di Alessandro Ranieri

Negli ultimi anni si è verificato il fenomeno della progressiva perdita di sovranità degli Stati, con cessione di potere ad entità sovranazionale, a partire dalle ex Comunità Europee, ma anche, più recentemente, ad entità private, come sta verificandosi con i meccanismi salva Stati e il fiscal compact, che impongono politiche di austerità a tutto danno delle fasce più deboli della popolazione. Comunque queste politiche fortemente recessive volute dal Governo Monti sono ben lontane dal garantire l’uscita dalla crisi, come dimostrano le cronache di questi ultimi mesi, perché togliendo ulteriore reddito alle persone che hanno una maggiore propensione marginale al consumo si riduce ulteriormente il consumo e la produzione.

In questo quadro desolante dopo la stagione della flessibilizzazione del lavoro, che è stata un totale fallimento, si inseriscono i trattati ESM (Meccanismo europeo di stabilità), e il fondo salva Stati, che in cambio di cessione di sovranità nel campo della politica economica, fornisce prestiti per ricapitalizzare gli Stati in difficoltà, anche per essere stati oggetto di attacchi speculativi. Chi ha organizzato gli attacchi speculativi? Probabilmente se si va ad indagare, si potrebbe scoprire che lo stesso sistema finanziario che gestirà il fondo non è estraneo a questi attacchi. In pratica il fondo viene gestito da una istituzione privata, e quali condizioni per concedere i prestiti impone l’instaurazione di politiche di austerità, tagli di dipendenti pubblici e pensioni, sanità e scuola, e gli Stati dovranno pagare pure un interesse per i prestiti. Un ulteriore problema è anche che se non si eli-

mina la speculazione è inutile continuare ad immettere denaro nel sistema, si ritornerà sempre al punto di partenza. Chi finanzia il fondo? Gli Stati stessi, all’atto della sottoscrizione si sono impegnati a determinati versamenti al fondo, l’Italia, per esempio, dovrà versare 125 miliardi di euro, che non ci sono, e per cui occorreranno ulteriori emissioni di debito pubblico. Ma c’è anche il rischio che questo fondo possa essere utilizzato dalla criminalità organizzata per riciclare denaro, dato che il trattato prevede versamenti anche da parte di terzi. Altra imposizione dell’Europa per il risanamento della finanza pubblica è la cessione del patrimonio pubblico, che è una ricetta che ha già fallito, dato che il ricavato è stato minimo e spesso si sono dovuti andare a riprendere in affitto immobili che erano stati praticamente svenduti, con ulteriore aggravio per le casse dello Stato. Senza contare che la svendita del patrimonio è un’ipoteca sulla testa delle future generazioni, come bruciare la casa per riscaldarsi. Recentemente poi, è passata in sordina, senza alcun dibattito pubblico, e praticamente senza discussione nemmeno in Parlamento, l’introduzione del cosiddetto pareggio di bilancio nella Costituzione, con una restrizione della possibilità di manovre di politica economica in Italia, ciò a seguito di un ordine partito dalla burocrazia europea. Oggi quindi ha meno senso di ieri interrogarsi sulla maggiore o minore idoneità di una parte o dell’altra al governo del Paese, semplicemente perché una certa parte delle decisioni vengono prese fuori dal Governo e anche fuori dal Parlamento.


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Come evolve il lessico nel Terzo Millennio… Il nostro è un mondo di parole. La realtà percepita dai sensi è costantemente tradotta in lingua: una serie potenzialmente infinita di etichette mentali che hanno smesso di rappresentare il reale, per diventare il reale stesso. La capacità di linguaggio è da sempre mistero e al contempo vanto per l’uomo; un’entità astratta che veste ogni nostro movimento, come un abito alla moda che cresce e cambia con noi. Ma come cambia davvero una lingua? La lingua ha una struttura piuttosto stabile, difficile da modificare. Per struttura intendiamo la composizione di una frase e la collocazione degli elementi grammaticali da cui è composta. Ciò che davvero evolve è il lessico: l’inventario di parole che quotidianamente maneggiamo dando vita a vocaboli nuovi e declassandone altri che riteniamo obsoleti. Le forme di cambiamento sono principalmente i prestiti linguistici, esterni e interni. È noto quanto l’inglese abbia apportato – e continui a farlo – termini nuovi ormai entrati a pieno titolo nel lessico italiano (es. shopping, baby-sitter, meeting, week-end) o accezioni diverse a verbi esistenti, come realizzare nel senso di “rendersi conto” (accezione che esisteva solo in inglese). Sono però frequenti anche le operazioni di rivalutazione semantica di parole che riguardano un certo settore e a cui vengono attribuiti significati diversi in un altro ambito. Basta guardare qualsiasi talk-show per rendersi conto di come la politica abbia saccheggiato il linguaggio calcistico e lo abbia riciclato: oggi dire che qualcuno entra in politica suona an-

di Manuel Saraca

tico, adesso si scende in campo. Ma le parole n a s c o n o anche da nuove invenzioni. Basti pensare a tutti i sostantivi che internet ha inserito nel lessico: da website a email, da download a chat. Parole, queste, una volta moderne e prestigiose, che hanno già fatto il loro tempo: oggi non si chatta più, si twitta un pensiero; non ci si preoccupa più del phishing, tanto si è taggati ovunque. Fare il giornalista è demodé: adesso se non sei anche un blogger, non sei credibile. Tuttavia, la lingua ha anche un grande spirito conservativo, soprattutto nei modi di dire. Da oltre dieci anni usiamo l’euro, eppure nessuno ha smesso di lamentarsi perché non ha una lira; e si sa, manca sempre una lira per farne due. Ancora, nonostante l’uomo abbia smesso di fare battaglie a cavallo, si continua a spezzare lance a favore di qualcuno. E in questo modo innumerevoli altre locuzioni nasceranno e moriranno, rendendo viva una lingua in continua evoluzione.

Medicina alternativa: dalla Cina alle Regioni

L’agopuntura, antichissima tecnica terapeutica cinese, è soltanto una delle moltissime tecniche di cura chiamate generalmente “medicina alternativa” o “non convenzionale”.

La definizione si deve al fatto che la medicina tradizionale, quella fondata su basi scientifiche, non ne riconosce la validità. In Italia sono ormai moltissimi coloro che vi ricorrono, e col tempo è divenuta più forte l’esigenza di una regolamentazione in materia. Così molte regioni (Toscana, Emilia Romagna e Lombardia, per dirne alcune) hanno cercato di regolamentare alcune di queste pratiche mediche, considerandole però non come “alternative” ma come “complementari”, ovvero come terapie da affiancare alle cure tradizionali. La Regione Toscana è stata la prima a proporre una legge (Legge regionale 9/2007) in tal senso, realizzando inoltre il primo ospedale italiano di medicina integrata, dove specialisti in agopuntura, omeopatia o fitoterapia operano accanto ai medici “tradizionali”.

di Giorgio Zussini Una legislazione in materia è importante per garantire al cittadino non solo la possibilità di scegliere con più libertà come curarsi, ma anche una maggiore sicurezza, evitando che operatori poco preparati possano esercitare professioni per le quali non sono adatti, a tutto danno del paziente. Anche nel Lazio la commissione Affari Comunitari e Internazionali si è espressa favorevole a una proposta di legge del consigliere Enzo Foschi (PD), che la ritiene “un atto dovuto nei confronti dei cittadini e di chi esercita la professione, onde evitare l'insinuarsi di maghi fattucchieri; si tratta di un provvedimento già previsto dal Parlamento Europeo, recepito da molte regioni italiane, regolamentato in diversi paesi d'Europa, dalla Francia alla Germania. Garantire e tutelare la libertà di scelta della cura cui sottoporsi deve essere una opzione regolamentata”.


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Gennaio 2013

Viaggio nella capitale russa

Due italiani a Mosca per un bianco Natale? Si direbbe fuori dalla nostra portata, invece è proprio ciò che abbiam fatto io e la mia compagna lo scorso dicembre: vedere la terza Roma per come si mostra in condizioni normali, sepolta da un mantello di candida e soffice neve. La temperatura all’arrivo non è delle più scoraggianti; troviamo 0°, ma d’allora in poi non farà che scendere.

Per il clima, ciò che spaventa non è la neve che scende in verticale, e neanche quella in orizzontale (tormente di neve portata dal vento) che ti arriva in faccia, t’inzuppa la sciarpa e poi gela, ma il sole, che sorge alle 10:30 e tramonta alle 16:30. Sì, avete capito bene; vi spettano 6 ore di luce, se intendete venire qui. Portate i doposci, o ancora meglio scarponi da montagna impermeabili con profondi solchi antiscivolo. Se avete la sensazione che i vostri calzini siano umidi, cambiateli subito. Troverete eserciti di persone che spalano neve dai marciapiedi e inoltre spargisale ed escavatrici che asportano cumuli di neve –acqua preziosa di cui non viene persa una goccia. Occhio al ghiaccio compatto sui marciapiedi, persino i russi stentano a rimanervi in equilibrio. Se siete single e vi capita di conoscere una ragazza, non fatevi cogliere alla sprovvista e regalatele dei fiori, qui sono molto ro-

di Daniele Palone

mantici e chioschi di fiori aperti h24 abbondano in tutta Mosca, non avrete scuse. Occorre sfatare alcuni luoghi comuni, gente ubriaca e risse in strada, mai viste, schiamazzi men che mai. Si trova dell’ottimo cognac, anche se i più si limitano alle birre, anche a dicembre. Qui c’è efficienza, ordine e disciplina. A parte qualche matto che deliberatamente sgomma e drifta sulla neve, il traffico veicolare è perlopiù ordinato. Le corse metro sono frequenti e velocissime. I vagoni sono pulitissimi e le indicazioni chiarissime, almeno per me che, se non parlo russo, capisco alla perfezione le scritte in cirillico. L’estetica delle stazioni d’epoca sovietica non dispiace affatto; i turisti vanno a fare le foto nelle stazioni più antiche. Teniate però a mente che fra una stazione e l’altra non c’è un km o meno, come da noi. Dove e cosa mangiare? La catena Ëlki-Palki vi offre un buffet illimitato a prezzi accessibili, ha un’area fumatori, vi cambiano spesso il piatto e l’atmosfera è accogliente. In alternativa, avventuratevi in un’anonima trattoria che serve le tipiche zuppe russe nella ciotola, e il menù della sconfinata Russia asiatica e siberiana: borš, š i, soljanka, botvinja, rassolnik sono le minestre più diffuse; non tentate neanche di scoprire che c’è dentro, perché se non le assaggiate è come se


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Informazioni utili per chi intendesse visitare Mosca in cinque giorni

non foste mai stati lì. Accompagnerete colazione o cena con la kaša, un piatto di grano saraceno alternativo al pane, oppure il pilaf, affine al riso o al cous-cous. Tra gli stuzzichini, ci sono i blin (focacce) cosparsi di smetana (panna acida) sui quali si mette salmone affumicato, caviale o aringhe, e i eburek, focacce lievitate che ricordano le pizze ripiene e i calzoni fritti, arrotolate e chiuse a mezzaluna, ripiene di formaggio, funghi, carne o verdure. N.B: nulla a che fare col burek dei balcani! In ulica Stari Arbat c’è un ristorante ricavato in un autobus, dove fanno musica live ogni sera diversa.

Cosa vedere? Il primo giorno è da dedicarsi interamente al Kreml’- la fortezza- nella quale si trovano l’arsenale, la piazza delle cattedrali, il palazzo delle armature, e una serie di edifici governativi inaccessibili. Un po’ d’Italia si trova proprio nella piazza delle cattedrali, precisamente nella Cattedrale della Dormizione (o Assunzione) del geniale architetto Aristotele Fioravanti. Su un fianco delle mura del Cremlino trovate i Giardini di Alessandro, col monumento al milite ignoto, mentre su un altro fianco c’è Krasnaja Ploš ad –la piazza rossa- ove riposano le spoglie di Lenin, ma per i nostalgici riservo una cocente delusione: Putin infatti teme tanto i neo-comunisti, che sono molto forti, da vietare l’accesso al Mausoleo, in 10 giorni, vi siamo passati innanzi in orari diversi, ma non lo abbiamo mai visto aprire i battenti. All’altro capo della Piazza Rossa c’è la Basilica di San Basilio. Il secondo giorno dedicatelo al Museo delle Belle Arti Puškin, e alle sue filiali, che si trovano negli edifici adiacenti. A pochi passi c’è la monumentale Basilica di Cristo Salvatore dell’architetto Konstantin Thon, eretta su una piattaforma rialzata cui si accede da monumentali scalinate le quali conducono a un immenso piazzale, al centro del quale sta la basilica stessa. Il terzo giorno potete vedere il monumento navale a Pietro I, alto ben 98 m e costruito in occasione del 300esimo anniversario dalla fondazione della

marina russa, che si trova su di un’isoletta alla confluenza tra la rijeka Moskova e un canale artificiale, il Parco delle Arti –Park Iskustvo- che ospita 700 statue a cielo aperto di celebri scultori, al centro delle quali si erge la filiale della Galerija Tretjakova, assolutamente da visitare. Il Parco delle arti è sul lato opposto del Gorky Park, da cui lo divide una importante arteria di traffico. Il quarto giorno visitate il Parco Kolomenskoe, un polmone verde di 390 ettari, dove si trovano costruzioni d’incommensurabile valore storico-artistico, tra cui la Dacia di Pietro I il grande, chese antiche, regie con molte collezioni esposte e una immensa reggia estiva in legno, usata come luogo di villeggiatura e per le battute di caccia, dove si fondono stili architettonici russi e bizantini, vi riconoscerete pagode cinesi e la Samarcanda di Tamerlano. Il quinto giorno dovete affrontare la sede storica della Galerija Tretjakova, poi vi tuffate per le vie di Arbat dove potete fare shopping, o visitare il museo della tortura o quello dell’erotismo, se vogliamo andare sul frivolo. Questo è il minimo per dire di aver visto Mosca, e beati voi se ce la fate in soli 5 giorni! Ciascuna delle cose che ho menzionato è imprescindibile; se andate a Firenze, vi diranno che non potete saltare la Galleria degli Uffizi, Palazzo Pitti, il Giardino di Bobuli, il Palazzo Vecchio in Piazza della Signoria, il Duomo con il campanile e il battistero, la Basilica di Santa Croce, Ponte vecchio. Fate attenzione. Non si attraversa dove capita, in 1° luogo perché lo spazio di frenata sulla neve aumenta, in 2° luogo la municipale vi fischia e vi spara contro la sirena con l’altoparlante, come minimo verrete solennemente redarguiti, in 3° luogo esistono molti sottopassi, molto sicuri (la pulizia è una presenza costante). All’ingresso del Cremlino verrete perquisiti, lo sguardo inquisitorio dei poliziotti indugerà su di voi, tra quelle mura ci sono la Duma, ministeri della difesa e degli interni, le residenze di Putin e Medvedev.

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Gennaio 2013

Il passato: un peso o una base per il futuro?

L’esperienza è il nome che diamo ai nostri errori”, Oscar Wilde è stato abbastanza chiaro nella sua esposizione del concetto, nascosto dietro ad un aforismo dai molteplici significati, sia positivi che negativi. Il passato, qualcosa di già accaduto, può essere un peso duro da portare in spalla, ma anche una base per il futuro e renderlo propedeutico o, al contrario, insostenibile, dipende soprattutto dalla propria forza egocentrica. Il fascino del passato è indiscutibile, è il bianco e nero, è un frammento spesso rammentato in maniera non particolarmente precisa, ma comunque enfatizzato con un’accezione più profonda rispetto alla realtà. Nella maggior parte dei casi il nostro cervello ricorda in maniera più bella quello che è già passato, che è sempre “ai bei tempi”… non è vero? Sappiamo che non è così, ma questa autoproduzione di menzogne è spesso inevitabile per confortare il nostro presente. Allora dritti verso il futuro, un occhio dietro ma guardare avanti: porsi obiettivi, anche piccoli, è il solo modo per non lasciar sfiorire la nostra voglia di vivere. Si vive il passato, sempre più spensierato rispetto al presente, dove si combatte solo per la pensione del futuro: vale la pena? È veramente deprimente pensare che l’obiettivo del futuro sia la pensione! In questi tempi di crisi poi, chissà se la otterremo; ovviamente è un diritto e bisogna lottare per questo, ma il futuro di ogni individuo val la pena costruirlo per qualcosa di più bello, giorno dopo giorno, anche passando dalle ‘sliding doors’. Coltivare le passioni ieri e oggi per gustarne i frutti oggi e domani, organizzare meglio il tempo

di Lorenzo Sigillò sociologo membro ANS

che si ha a disposizione, e poi il segreto per vivere bene: prevedere l’imprevisto! Poi si sbaglia, si migliora e torniamo al concetto iniziale, ma bisogno cercare scossi positive, pensando sempre che il meglio deve ancora venire! Abbiamo aperto con una citazione di un grande poeta, chiudiamo invece con un istrionico personaggio del nostro tempo, ‘Ciccio Graziani’, che si definiva “talmente avanti che mi guardo indietro vedo il futuro”! Non pretendiamo così tanto da voi, ma il concetto del tempo ai nostri giorni può far impazzire, troppo poco tempo per fare tutto, è figo essere straimpegnati, fare qualcosa solo per il gusto di dire che si è fatta e dire “sto incasinato” , “sto a mille”, “vorrei solo un po’ di tranquillità”…. Bè amico/a mio, comincia a ridurre le cose da fare e falle bene, qualità al posto di quantità, godendo ed assaporando quello che hai.


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Curarsi con la marijuana in Toscana e Veneto

In tutto il mondo centinaia di organizzazioni si battono per la legalizzazione della marijuana per uso terapeutico, vincendo a volte la battaglia, come ha dimostrato il referendum statunitense che ne ha sancito la legalizzazione negli Stati di Washington, Colorado e Massachusetts (nei primi due casi anche per “uso ricreativo”).

Come gli oppiacei, da cui vengono derivati morfina e altri antidolorifici, anche la marijuana può avere effetti benefici nella terapia del dolore in pazienti terminali, nel trattamento farmacologico di nausea e vomito in soggetti affetti da neoplasie o AIDS e in una casistica sempre più ampia: ogni anno vengono condotte nuove sperimentazioni, anche per quanto riguarda la cura del cancro; viste le sue potenzialità, la ricerca farmaceutica mostra crescente interesse per la cannabis e per il suo maggiore principio attivo, il THC o tetracannabinolo, al quale si devono le proprietà stupefacenti della marijuana così come quelle antidolorifiche. Resta da stabilire quali siano gli effetti collaterali, tema che divide gli scienziati tra favorevoli e contrari alla sua assunzione anche per fini terapeutici; ma intanto uno studio israeliano documentato dalla BBC ha selezionato una particolare varietà di cannabis che pur mantenendo le sue proprietà analgesiche parrebbe non alterare le percezioni né produrre altri effetti stupefacenti. Secondo le prime sperimentazioni su pazienti malati, il prodotto – confezionato in forma di sigaretta – avrebbe ottime proprietà anti-infiammatorie e i maggiori benefici si otterrebbero su anziani e bambini. Dal 2007 la legislazione italiana riconosce la valenza terapeutica dei derivati della cannabis e la capacità che questi hanno di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da gravi patologie, e riconosce inoltre la loro preferibilità rispetto agli op-

di Giorgio Zussini

pioidi, che a differenza dei primi richiedono un continuo aumento del dosaggio.

Tuttavia al momento soltanto in alcune regioni come Toscana e Veneto è stata avviata o prevista l’introduzione di farmaci a base di cannabis in ospedali e farmacie; al di fuori di tali sperimentazioni, il medico curante può richiederne l’importazione dall’estero, in subordine all’avvenuta autorizzazione da parte del Ministero e al pagamento anticipato da parte del paziente (fino a dieci volte il costo del prodotto, per una spesa che può anche superare i 500 euro al mese); tempi lunghi e costi elevati, che potrebbero essere abbattuti se la cannabis destinata all’industria farmaceutica venisse coltivata anche in Italia come già avviene sperimentalmente negli unici centri autorizzati di Firenze e Rovigo.

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Il mistero di Tuerin tra realtà e leggenda

Il Popol-Vuh dei maya-quiché narra che 400 giovinetti celesti, insoddisfatti dei rapporti con i terrestri, erano ritornati nel loro luogo d'origine, le Pleiadi. Le leggende dei popoli preincaici dicono che in un lontano passato dalle Pleiadi erano scesi gli dei. Il tempio buddhista di Tuerin, in Mongolia, si caratterizza per la presenza di alcune salme antiche, perfettamente conservate, tra le quali anche quella di un alieno proveniente da un pianeta del gruppo delle Pleiadi, che fa parte della costellazione del Toro. Si deve ad un avventuriero, John Spencer, e ad un viaggiatore americano, William Thompson, la divulgazione di questo segreto.

Nel 1920, John Spencer, in fuga dalla Manciuria era approdato, stremato e febbricitante, in Mongolia. Sarebbe deceduto se alcuni monaci della lamaseria di Tuerin non lo avessero soccorso e trasportato al convento. Qui conobbe William Thompson, da tempo ospite dei lama, che lo mise al corrente di alcuni segreti del convento. John Spencer cominciò a guardarsi attorno fin quando non s'imbattè in una scaletta di pietra. Incuriosito, spinse una porta e si ritrovò in una stanza poligonale con 13 lati sulle cui pareti erano tracciati strani disegni. In uno di questi riconobbe la costellazione del Toro. Seguendo il tracciato del disegno, all'estremità di una linea che rappresentava le Pleiadi, la parete si aprì dolcemente e Spencer intravide nel buio una strana luminescenza verde. D'istinto sarebbe scappato, ma la curiosità ebbe il sopravvento. Mise una grossa pietra accanto alla porta per assicurarsi l'uscita, poi si addentrò. Camminò lungo un corridoio al cui termine trovò una sala dove la luce verde splendeva più forte e più cruda. Accanto ad una parete scorse parecchie casse rettangolari che parevano sospese a circa mezzo metro dal pavimento. Vide che si trattava di sarcofaghi che cominciò subito a scoperchiare. Nei primi tre scoprì le salme di monaci vestiti come quelli che lo avevano ospitato, nella quarta una donna dagli abiti maschili, nella quinta un indiano con un mantello di seta rossa, nella sesta un uomo con un costume risalente almeno "al 1700". Nell'ultima bara giaceva un essere vestito d'una "specie di maglia d'argento" che, in luogo della testa, aveva "una palla pure d'argento, con due buchi circolari al posto degli

Gennaio 2013

di Carlo Famiglietti

occhi ed una 'cosa' ovale, in rilievo, piena di piccoli fori, al posto del naso". E non aveva bocca! Spencer fuggì sconcertato dalla strana sala e subito corse a raccontare tutto all'amico Thompson che, a sua volta, avvertì i lama dell'accaduto. L'indomani l''avventuriero venne chiamato da un lama che lo accolse sorridendo. "Mio povero amico - gli disse - perché non ha atteso almeno d'essere guarito, per visitare i nostri santi luoghi?".

La cordialità del monaco l'incoraggiò a chiedere spiegazioni. Il lama scosse il capo: "Non esistono labirinti né cadaveri, laggiù. Venga con me, se si sente abbastanza in forze". Insieme scesero nella bizzarra stanza. Il prete sfiorò con le dita una parete, che s'aprì su una galleria; i due camminarono finché raggiunsero una saletta occupata da una mensola simile ad un altare su cui erano allineate molte piccole bare, lunghe non più di 12-13 centimetri. Il lama le scoprì delicatamente: contenevano figurine perfette, raffiguranti le creature viste da Spencer. "Ecco quel che lei ha visto in realtà", sorrise il monaco. "Si tratta di persone che hanno arricchito la Terra con la loro grande sapienza, e alle quali noi rendiamo onore." Spencer non poté trattenersi dal domandare chi fosse il personaggio dalla testa rotonda. "Un grande maestro venuto dalle stelle", rispose il lama. Ed indicò alcune linee tracciate lungo la parete contro cui era posto l'altare: si trattava della costellazione del Toro. Ancora una volta lo sguardo dell'avventuriero veniva indirizzato verso le Pleiadi! Oggi questa storia è riportata come una leggenda, ma forse varrebbe la pena approfondirla.


neaTEATRO

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Luigi De Filippo: il teatro nel dna Intervista ad un maestro del teatro

Uomo di grande vitalità, vive il teatro ogni giorno, perché l’azione scenica è Elisir di giovinezza! Attore, commediografo, regista italiano di teatro, figlio d’arte del famoso Peppino De Filippo e dell’attrice Adele Carloni, nipote di Scarpetta. Cavaliere al merito della Repubblica Italiana, più di 40 film con illustri firme, insignito l’11dicembre 2012 in Campidoglio con l’onorificenza: “Personalità europea per il teatro”, per avere diffuso la cultura Italiana nel mondo. Più volte campione d’incassi con il riconoscimento “ Biglietto d’oro”. Una simpatia, un’energia teatrale magica per un signore di 82 anni con un cognome prestigioso- De Filippo-nato a Napoli e trasferito a undici anni a Roma con la famiglia. Già nel 1941 bisognava fuggire da Napoli? Ricordi d’infanzia lontani, di una Napoli che non c’è più, che non esiste più, ma anche di una Napoli della guerra, dei bombardamenti, della paura, della fame. Ci siamo trasferiti a Roma perché l’impegno teatrale e cinematografico di mio padre si svolgeva principalmente. Napoli in quel periodo era bombardata dagli anglo-americani, Roma invece era, ed è, una città più tranquilla. L’attore è napoletano ma purtroppo per vivere deve abitare a Roma? Sì, perché purtroppo l’attore per manifestare il suo lavoro deve trasferirsi, cosa che capita anche adesso, non è cambiato molto tra ieri e oggi! A Napoli c’è una grande fioritura di artisti, è la città d’Italia che vanta il maggior numero di opere teatrali e musicali della grande tradizione. Non c’è nessuna città in Italia che possa vantare una tradizione teatrale tanto ricca quanto Napoli, però, come diceva il poeta Libero Bovio: “ è una fortuna nascere a Napoli ed è una fortuna ancora più grande potersene andare!”. Le sue passioni più grandi: il teatro e la drammaturgia? Mi definisco attore per necessità e autore per vocazione. Ho sempre amato scrivere sia per il teatro che per diletto personale. Recitare mi riesce molto bene ma la mia aspirazione massima è scrivere: quando scrivo commedie mi sento completo come artista! Ho scritto e rappresentato con grande successo sia in teatro che in televisione tante comme-

di Margi Villa Del Priore

die. Quando scrissi la prima commedia mio padre mi mandò un bigliettino: “Caro Luigi, la tua è una bella commedia, vorrei averla scritta io! Complimenti!”. Il suo teatro: “ Parioli Peppino De Filippo “ridato alla città nel cuore di Roma? Un teatro privato, senza sovvenzioni pubbliche. Le istituzioni si sono simpaticamente defilate, non ci hanno mandato neanche un telegramma di auguri, tanto per dire a che livelli è la cultura qui in Italia, in che considerazione è la cultura in Italia! Facciamo tutto io e mia moglie Laura con le nostre fatiche e i nostri soldi. Gennaio 2013 lo spettacolo nel suo teatro Parioli : “Peppino quante belle risate”? Due atti unici della giovinezza di mio padre, scritti nel 1933, una comicità moderna che fa divertire ma anche riflettere, pervasi di ironia, comicità , è la risata della commedia umana. Il pubblico sa che da me trova un teatro con la T maiuscola, un teatro di grande tradizione, un teatro targato e marcato De Filippo e quindi una garanzia; il pubblico da me si aspetta un certo tipo di comicità ad alto livello senza volgarità, senza parolacce, senza mezzucci a sfondo erotico o volgare che spesso usano i cabaretteristi di oggi La cultura e l’arte sono ancora vivi? Certo che sono ancora vivi! Basta andare a Teatro dove la cultura e viva e vegeta. Noi De Filippo abbiamo sempre catturato il pubblico a teatro. I De Filippo sono una grande tradizione che ha sempre fatto teatro con il proprio talento e il proprio impegno.


SALUTE & BENESSERE

Gennaio 2013

Grandi abbuffate, buoni propositi

Arriva gennaio con la sua aria di rinnovamento. Come ogni anno ci troviamo a fare il bilancio di ciò che è stato e a fare programmi nel futuro. Sarà un caso se le iscrizioni in palestra nel mese di gennaio hanno un notevole incremento o se decidiamo improvvisamente di frequentare un corso di yoga? La voglia di cambiare, di cominciare a fare qualcosa di nuovo si sente di più durante questo periodo dell’anno. Da che dipende? Il desiderio nasce dal lontano profumo della primavera o dalle abbuffate natalizie? Comunque vada con il nuovo anno siamo tutti pieni di buoni propositi. E tra le varie cose ogni anno ci proponiamo sempre gli stessi obiettivi, a volte, senza riuscire a essere costanti. Un frequente obiettivo del nuovo anno è quello di mettersi a dieta. La dieta racchiude in se non solo ciò che dobbiamo mangiare perché è sano e ciò che dobbiamo eliminare per depurarci ma anche l’importanza di un nuovo stile di vita, rivolto con attenzione verso un ambiente salutare. Una buona cosa da fare è stabilire le linee guida per migliorare la nostra salute nel prossimo anno. Ma per fare questo non è possibile prescindere da uno sviluppo armonico di mente, gestione emozionale e fisico. Per quanto riguarda la mente è essenziale acquisire focalizzazione e concentrazione, eliminare le fonti di distrazione che sono

di Laura Napoli

dannosissime in quanto consumano gran parte della nostra energia. E quando manca focus, quando manca il fuoco della determinazione e della volontà allora sorgono vari problemi di tipo emotivo ed energetico, come senso di colpa, preoccupazione, paura del futuro... Ma veniamo al fitness fisico, ovvero lo stato di essere fisicamente attivi in modo regolare per mantenere o creare una buona condizione fisica e di salute. Da dove iniziare: 1) Prendersi cura di sé: trovate il tempo per dedicarvi a voi stessi, alla mente e al corpo per ricaricare le pile dopo lo stress di un anno intenso di lavoro; 2) Concedersi dei propri spazi iniziando qualcosa di nuovo che vi piace; 3) Va bene anche segnarsi in palestra e iniziare a fare lunghe passeggiate all’aria aperta per ricaricare mente e corpo; 4) Iniziare una dieta disintossicante per un paio di settimane, senza fare lunghi digiuni per i sensi di colpa del periodo natalizio. Avere uno stile di vita migliore, mangiare pesce e verdura, fare sport e dedicarsi ai propri interessi e all’amore verso gli altri è il segreto per la longevità.


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Tema del Focus di febbraio: Vitamina “S”

Zone: Prati - Centro - Aurelio - Monteverde

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circonv. trionfale via tacito 34/36 viale giulio cesare 8b piazza cavour, 16 circ.ne trionfale 53 via cola di rienzo 174 via tacito 32 via degli scipioni 80 p.zza dell'unita' 11 v. m. colonna 34 p.zzale clodio 50 via candia 42 circonv. trionfale 57/d circonv. trionfale, 8 via leone iv 125 via andrea doria 69 c.ne clodia 84 a-b via teulada 49/51 via teulada 85/87 Viale Angelico 153/155 via Candia MUNICIPIO XVI POZZO DEL GELATO Via Isacco Newton vBravetta: Alimentari Doninelli

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