Navicelli News n°9

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ANNO III, Numero 9

EDITORIALE: NAVICELLI AL DUBAI BOAT SHOW 2012

Il Presidente di Navicelli Spa, Giovandomenico Caridi

“L’unica via d’uscita realisticamente percorribile è quella di internazionalizzare ancora di più le nostre aziende”

Offriva un colpo d’occhio davvero suggestivo il Siyahi Marine Club che, sullo sfondo della skyline degli avveniristici grattacieli della città di Dubai, ha ospitato dal 13 al 17 marzo scorso la ventesima edizione del Dubai International Boat Show, il più grande e prestigioso salone nautico di tutta l’Asia. In una cornice metropolitana in cui tradizione islamica e modernità avanzata si compenetrano senza alcun attrito, la manifestazione ha registrato una sorprendente affluenza di visitatori da tutto il mondo che hanno affollato gli stand dei circa 750 espositori giunti a Dubai da oltre 40 paesi. Cifre che danno l’idea del risveglio d’interesse che questo settore sta conoscendo nella regione della penisola arabica. La partecipazione della Navicelli Spa ha permesso di consolidare i rapporti allacciati nell’edizione dello scorso anno con costruttori di yacht, responsabili di marine, broker, operatori del settore e di ampliare le relazioni con imprese e istituzioni di un’area strategica dell’economia mondiale, che nel settore della nautica costituisce uno dei mercati più dinamici per la diportistica di alto lusso, come anche la manifestazione di quest’anno ha dimostrato. Oltre alla possibilità di creare partnership, la fiera è stata, infatti, un’occasione per conoscere gli sviluppi e il trend del mercato arabo, sistema economico in forte espansione che può costituire un’importante opportunità per i cantieri italiani. Secondo gli ultimi dati di un rapporto dell’ufficio ICE degli Emirati Arabi Uniti, i maggiori esportatori nautici nella regione sono gli USA con il 47%, seguiti dall’Italia con il 14%, aspetto che conferma il forte interesse per i prodotti italiani. Gli Emirati Arabi,

come gli altri paesi del Middle East, sono una realtà in continua espansione caratterizzata da una forte crescita, che anche in questa crisi economica hanno mantenuto un alto tasso di consumi soprattutto nella fascia dei prodotti di lusso, con margini di crescita sconosciuti altrove. Immersi nella fiera si è potuto, infatti, respirare un dinamismo economico che manca da troppo tempo alle nostre latitudini, dove la stagnazione se non il crollo della domanda interna sta mettendo a dura prova i nostri cantieri navali. L’unica via d’uscita realisticamente percorribile è quella di internazionalizzare ancora di più le nostre aziende, aiutandole a conquistare fette di mercato dove la domanda di imbarcazioni, specialmente quelle di maggior pregio che rappresentano il punto di forza della cantieristica italiana, conosce un trend di costante crescita in modo particolare in quelle aree del mondo, come gli Emirati Arabi, il Brasile, i giganti del Sud-Est, che a differenza dei paesi europei hanno assorbito in maniera indolore gli effetti della crisi economica. È illusorio, oltre che pericoloso, pensare che si esca dalla crisi arroccandosi per cercare di consolidare semplicemente il livello raggiunto, in un mondo in cui non esistono più rendite di posizione, ma solo competenze da far valere per non scivolare fuori dalla competizione internazionale. È quanto hanno compreso perfettamente le oltre 40 imprese italiane presenti alla manifestazione, riscontrando un interesse da parte degli operatori che lascia ben sperare e che conferma ancora una volta quanto sia vincente il mar-

chio del Made in Italy, se coniugato, come fanno i nostri cantieri navali, alla qualità e all’ eccellenza ovvero i punti di forza italiani: bellezza del design, accuratezza nella ricerca tecnologica dei materiali e attenzione artigianale ai dettagli. Sono questi i tratti distintivi del brand italiano nella nautica, che rappresenta in quasi tutti i mercati la prima scelta degli armatori e che è vincente solo quando riesce a tenere insieme e a far entrare in risonanza la tradizione di quel sapere operoso che le nostre maestranze si tramandano di generazione in generazione con la ricerca e l’innovazione tecnologica. Sfruttare a fondo una vetrina internazionale così prestigiosa come la fiera di Dubai è pertanto un obbligo irrinunciabile, al quale anche noi come Navicelli abbiamo cercato di ottemperare al meglio. Se si dovesse trarre un insegnamento dai numerosi incontri con gli operatori locali, riguarderebbe il modo in cui facilitare ed accrescere l’ingresso delle aziende italiane nel mercato arabo, che difficilmente può avvenire senza una presenza stabile in loco, attraverso la creazione di joint venture o l’apertura di Uffici di Rappresentanza. Solo così ci potremo radicare sul territorio e instaurare relazioni stabili con i partner arabi, aumentando i servizi post-vendita che rappresentano un fattore di importanza strategica per la fidelizzazione del cliente e per la stabilizzazione dei rapporti commerciali.

Giovandomenico Caridi 3


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