Move In Sicily - 01/2015

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il magazine

N. 01 | 15

FARM CULTURAL PARK DI FAVARA: L’INCOMPRENSIBILE

BELLEZZA DELL’ARTE

CONTEMPORANEA

LA BOTTEGA DI CARTURA:

UN VIAGGIO ALLE EGADI: ELOGIO DELLA LENTEZZA

DELLE MARIONETTE

SPECIALE FESTIVAL

LA CITTà INCANTATA

DI CARTAPESTA

DEL CINEMA


N. 1 | ANNO I | GIUGNO 2015 Move in Sicily/moveinsicily.com Reg. Trib. di Catania n. 6 del 10/04/2015

La copertina, spiegata male da Antonio Leo

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Direttore Responsabile Rosario Battiato Art Director Ursula Cefalù Redazione Giorgia Butera, Daniela Fleres, Viviana Raciti, Emanuele Venezia viale Bummacaro, 21/A, Librino, Catania redazione@moveinsicily.com Segreteria di redazione info@moveinsicily.com Illustrazione copertina Alessandro Venuto Hanno collaborato a questo numero: Emanuele Grosso, Danila Giaquinta, Antonio Leo, Alex Munzone, Giuseppe Paternò Di Raddusa, Roberto Quartarone, Gaetano Schinocca, Marco Tomaselli Ringraziamenti: Albane Cogne Banou, Andrea Bartoli e Florinda Saieva (Farm Cultural Park), Giuseppe Castrovinci (40due), Lorenzo Catania, Nello Correale (Codice Visivo), Francesco Di Mauro (Ciclope Film), Stefano Donati (Riserva naturale marina Isole Egadi), Alfio Grasso (Algra Editore), Cecilia Grasso, Alfredo Guglielmino (Cartura), Sebastiano Gesù, Tatiana Lo Iacono (Sicilia Queer Film Fest), Giuseppe e Monica Maimone (Maimone Editore) Ufficio Stampa Suttasupra suttasuprapress@gmail.com Editore Soluzione Immediata srl via Teatro Greco n. 76, Catania

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uando il primo numero di Move in Sicily è diventato qualcosa di decisamente più vicino dei buchi neri e le infinite riunioni a Villa Di Bella ci hanno convinto che il Coordinamento è un’entità sovrannaturale di cui avere fede e timore, con Saro abbiamo iniziato a pensare a un titolo che potesse riassumere il guazzabuglio che avevamo in mente. In fondo una rivista culturale può essere tutto e niente, e di certo non volevamo pubblicare soltanto ricorrenze di nascite e morti come il buon vecchio Dottor Pereira nell’omonimo libro di Tabucchi. Per mettere ordine, dunque, l’unica soluzione era quella di creare una copertina che spiegasse bene il disordine e a quel punto il nostro uomo non poteva che essere Alessandro Venuto, il signor Wolf degli ultimi mesi. Anche se non risolve problemi, di certo li disegna benissimo. L’input per Ale arriva da un titolo partorito dopo elucubrazioni durate giorni, roba di cui Kierkegaard sarebbe andato fiero. Oltremarte, saltò fuori alla fine. Non era e non è geniale, si capisce: troppo celebrale per comprenderne i significati al volo, come dovrebbe fare ogni buon titolo che si rispetti. Provo comunque a spiegarvelo, anche se sarà dura come ascoltare una poesia Vogon. Per cui coprite gli occhi o munitevi di asciugamano. Tanto mi butto lo stesso. L’idea era di fondere le parole arte, che è un po’ l’universo mondo a cui guarda Move in Sicily, e Marte, la realtà fantastica (?) che si nasconde oltre lo Stretto di Messina (quindi Scilla e Cariddi esclusi, se ne faranno una ragione). Vi risparmio il fatto che con questo titolo avremmo inglobato pure il riferimento al mare, la galassia di pochi chilometri che separa l’Isola dal Continente anziano. Come la piovra assassina nel film The Goonies venne eliminata per ragioni di buon gusto, allo stesso modo abbiamo tolto il titolo ma ci siamo tenuti l’illustrazione che ne ha tratto ispirazione. Alla prossima copertina!

Stampa: Italgrafica, via Nocilia 157, Aci S. Antonio (CT) Copyright ©2015. Tutti i diritti riservati. La riproduzione anche parziale di testi, foto e illustrazioni è vietata in tutti i Paesi del mondo senza previa autorizzazione dell’editore


l’indice

004 Farm cultural park di favara L’incomprensibile bellezza dell’arte contemporanea 007 Un Codice per il Mediterraneo Nasce la rivista on-line di Nello Correale da pag. 008

IN NOME DELLA SICILIA DI PIETRO GERMI

- INTERVISTA A SEBASTIANO GESù E LORENZO CATANIA

RIPIGLIAMOCI GERMI 010 CORTOMESSAGGI FROM SICILY da pag.011

SPECIALE FESTIVAL DEL CINEMA. IL CALENDARIO

- DA MARZAMEMI A PALERMO, QUANT’è BELLA LA SICILIA DEI FESTIVAL CINEMATOGRAFICI

IL CINEMA SI METTE IN RETE, GIOIE E DOLORI DEL COORDINAMENTO da pag.013

UN MESTIERE DIFFICILE. pARLA GIUSEPPE MAIMONE - COSTRUIRE LA CULTURA SOTTO IL VULCANO INTERVISTA A MONICA MAIMONE

015 LA CONTEMPORANEITà IN SCENA

LA NUOVA STAGIONE DEL TEATRO GRECO DI SIRACUSA

017 DAL ROCK ALTERNATIVO AL JAZZ UN’ESTATE IN MUSICA

018 LA BOTTEGA DI CARTURA

LA CITTà INCANTATA DELLE MARIONETTE DI CARTAPESTA

020 SULLA STRADA DELL’ORLANDINA UNA STORIA A SPICCHI

021 UN VIAGGIO ALLE EGADI

l’editoriale

Con le buone notizie vogliamo arrivare ovunque Non c’è niente che viaggi più in fretta della luce, ad eccezione delle cattive notizie. Un combustibile straordinario, scriveva il compianto Douglas Adams nel romanzo Mostly Harmless, al punto che alcuni alieni ne fecero l’alimentazione di una flotta puntuale ed economica, eppure non sempre ben accolta. Arrivare da qualche parte tramite le cattive notizie non aveva alcun senso. Anche MoveInSicily, che di certo non è una navicella spaziale, vuole viaggiare e farvi viaggiare, mostrando quella Sicilia dinamica e molteplice che trovate in copertina, un’Isola ideale popolata dalle arti e dalle ricchezze del suo patrimonio culturale oltre che naturale. Vi sveleremo una terra di buone notizie: dall’apertura di nuovi spazi creativi alle migliori scommesse dell’imprenditoria culturale, dagli appuntamenti imperdibili della stagione agli artisti isolani più rappresentativi, dalle innovazioni dell’industria culturale agli eventi collegati alle tradizioni del territorio. Ne siamo consapevoli, è un progetto ambizioso e complesso. Ci confronteremo con difficoltà economiche che stanno strozzando il mondo editoriale, e con la resistenza di quella parte della Sicilia che “doesn’t move” e che speriamo di contribuire a far ripartire a “strappo”, magari spingendola. Per riuscire in questa sfida mensile ci affideremo a una redazione ampia e composita, e a una rete costituita da associazioni culturali, case editrici, festival e altre realtà del panorama siciliano. Un campionario della miglior Sicilia che vogliamo raccontare, insomma: un mare di idee per una terra mai ferma. (rb)

l’ELOGIO DELLA LENTEZZA

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Farm Cultural Park di Favara L'incomprensibile bellezza dell’arte contemporanea di Alex Munzone e Rosario Battiato


l percepire l’aria dell’espe- un processo artistico progettuale a 360°, rienza culturale contem- allestendo esposizioni, presentando inporanea, il confronto con stallazioni permanenti, introducendo il linguaggio concettuale l’attività concertistica nei propri locali e e il porsi d’innanzi alla rielaborando esperienze d’architettura creatività con l’adeguata contemporanea. apertura mentale sono i ca- Il ‘ritorno’ che Bartoli e Saieva si aspettaratteri fondanti e intrinseci che, fin da no è decisamente diverso. «La vera sfida quando esploravano da nomadi collezio- – ha sottolineato Andrea - è restare in nisti i territori culturali del panorama piedi 20/25 anni, non soltanto cinque, artistico parigino ed europeo, hanno de- così da poter accompagnare le mie bamlineato le intenzioni del notaio Andrea bine e le loro compagne e i bambini del Bartoli e della moglie, l’avvocato Flo- quartiere, a quel punto avremo una gerinda Saieva. nerazione di cittadini colta e aperta». E «Viaggiavamo quasi mensilmente – ha poi ci sono gli artisti, un’altra delle meraccontato la cofondatrice – e abbiamo raviglie di Farm. Lo conferma Florinda voluto portare qui un po’ della nostra che, visibilmente soddisfatta, ci ricorda esperienza». Così, dopo aver i tanti talenti che sono passati, creato un ponte virtuale tra e continuano a passare, da l’Italia e l’estero, i due dequeste parti. Non ci sono cidono di tornare in Siparticolarità: «siamo le«Viaggiavamo cilia scegliendo Favara, gati a tutti gli artisti che molto e abbiamo perché Florinda è natiabbiamo avuto la forva del comune ai piedi tuna di conoscere». Poi voluto portare qui del Monte Caltafaraci e c’è un artista che, al di un po’ della nostra inoltre hanno necessità là del progetto, «abbiaesperienza» di trovare una località mo visto nascere, anche che possa garantire una se qui ha solo un’opera: Giuseppe Veneziano». maggiore stabilità familiare Intanto, assai più prosaicaper la crescita della primogenimente, c’è una città intera che ha ta. Ben consci del fatto che il paese dell’agrigentino offra davvero poco in ter- potuto godere di decisi benefici economini artistici e, soprattutto, dal punto di mici. Ce lo spiegano, liberando emoziovista del coinvolgimento sociale rispetto ni, sensazioni e speranze, proprio i due alle tematiche dell’arte contemporanea, i fondatori. Comincia Andrea: «il rapporto due non rinunciano alle esperienze ac- con la città è buono, un po’ tutti hanquisite avviando così una procedura di no capito che Farm è come se fosse una ristrutturazione e di rivalutazione mas- sorta di hardware, il fatto che accadano delle cose ha permesso la creazione di un siccia del luogo. Il 25 Giugno 2010 nasce ufficialmen- vero e proprio indotto». Chiude Florinda: te Farm Cultural Park, il primo parco «In cinque anni di esperienza qualcosa turistico e culturale apparso in Sicilia. si è mosso, molte persone avvertono un Di cosa si tratta? «Io lo definisco un cen- cambiamento, però a volte, e questo mi tro culturale di nuova generazione – ha dispiace, il cambiamento è più nell’aspetabbozzato Andrea Bartoli – ma è difficile to economico che in quello sociale». spiegare, chi viene qui e deve raccontare Favara è, in effetti, in controtendenza, all’esterno cosa siamo, vive una specie di rispetto alla staticità che si riscontra in frustrazione». Insomma, vedere per cre- tante parti di Sicilia. Qui si investe, nadere. Sorta vicino al centro storico della scono nuovi locali, cultura e produttività città, la struttura, definita nell’insieme si cominciamo a muovere assieme, come “Cortile Bentivegna”, si compone di set- accade nelle migliori realtà del mondo. te piccoli cortili caratterizzati da moduli Soltanto nella Farm ci sono cinque canabitativi d’influenza araba, proponendo- tieri e i due coniugi hanno ancora tante si fin da subito come spazio d’incontro sorprese da tirare fuori dal cilindro. Netra artisti, collezionisti e appassionati. gli ultimi anni è in fermento l’attività dei «Ancora oggi - ha continuato Florinda laboratori per i bambini delle scuole del - c’è gente che si aspetta ancora quale comune e della provincia e in futuro la sia il nostro vero ritorno». La sede avvia fondazione del Children Museum.

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Le storie di Farm

Farm Cultural Park sarà anche “incomprensibile e frustrante”, ma fornisce degli stimoli formidabili. Un esperimento vivente che è, innanzitutto, un ricettacolo di storie da raccontare, pezzo per pezzo. «La cosa importante di questo luogo – ha ricordato Andrea Bartoli - è che l’arte, la cultura, il contemporaneo sono un mezzo per dare futuro». Un futuro che da queste parti si può immaginare particolarmente sorprendente. Ci sono i cultori del vintage e dell’handmade di The second life, ma anche la Scocca Papillon, 100% made in Favara, un’azienda composta da un artista, Carmelo Nicotra, e da sua madre, che su Etsy.com ha venduto 12mila papillon in tutto il mondo. Storie che si intrecciano con questo luogo magico, fatto anche di mostre semestrali, come Greetings from Italy che si chiuderà all’inizio di giugno e la personale del pubblicitario Stefano Ginestroni che accompagnerà al meglio il quinto compleanno di Farm Cultural Park alla fine di giugno. E poi ancora ci sono le campagne pubblicitarie provocatorie e “sociali”. E non basta. Gli elenchi non rendono giustizia a un posto così frustrante. Pardon. Stimolante. (rb)

Una farm (diversa) in ogni città

MovExtra Per l’intervista completa ad Andrea Bartoli e Florinda Saieva e altri contenuti su Farm Cultural Park Move in Sicily moveinsicily.com farm-culturalpark.com

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Se Farm Cultural Park ha risvegliato Favara, cosa potrebbero fare mille esperienze del genere in Sicilia? Alla fine Andrea Bartoli non ha potuto eludere la domanda che, come lui stesso ha ammesso, spacca il mondo a metà. «Credo sia esportabile – ha commentato – ed è replicabile nei suoi connotati più pregnanti, però non avrebbe senso fare un altro Farm Cultural Park, si tratta di una buona pratica». E il tentativo, in questo senso, si sta facendo. «Qui è nata un’idea che si chiama Boom polmoni urbani, un concorso di idee che consentirà a tre realtà siciliane di creare progetti completamente diversi ma che si ispirano a Farm, un modo per dare identità e costruzione di futuro alle nuove città». L’iniziativa (polmoniurbani.it) è stata lanciata dal Movimento 5 Stelle e permetterà alle prime tre idee di ottenere un contributo di 120mila euro lordi a fondo perduto ciascuno. «Un’operazione condotta con grandissima pulizia – ha assicurato Andrea – e che avrà una giuria nazionale nazionale super qualificata». (rb)


Un Codice per il Mediterraneo

Nasce la rivista on-line di Nello Correale di Edoardo Amore

è una tempesta di creatività che presto storie e visioni che non può essere annichilito. Un papotrebbe abbattersi sulla Sicilia. È an- trimonio che merita un riferimento contemporaneo e nunciata dai “lampi sul Mediterraneo” una memoria storica. Due obiettivi precisi. «Codice Vidi Codice Visivo (codicevisivo.com), sivo può diventare una specie di recettore – ci racconta così come riportato dal manifesto mi- Nello - e nello stesso tempo un’antenna soprattutto per nimalista che accompagna la nascita di la Sicilia ma non solo». Quindi un punto di approdo – questo web magazine fondato e diretto da termine che non può essere casuale – per molti appasNello Correale. Una vera e propria rivista sionati di cinema che frequentano i festival on-line che si propone di raccontare – legda gennaio fino a dicembre. «Un vero e giamo nel documento di presentazione -, proprio palinsesto dell’anno». Un paguardare e rinviare tutto quello che trimonio per tutti gli addetti ai laRaccontare, di interessante di arte e cultura vori e non solo. «Il materiale preguardare e rinviare audiovisiva si muove nell’area del sentato sarà diffuso online, ma tutto quello Sud Est, da quello siciliano a resterà anche in questa sorta di che di interessante quello del Mediterraneo. magazzino virtuale, un tesoretdi arte e cultura L’ennesima creatura ideata dal to per registrare la produzione audiovisiva si muove versatile artista di origine napoculturale di un intero anno». letane, suggerisce un’ambizione Un raccoglitore di qualità e nell’area del Sud Est, che può apparire pretenziosa solnon un “ricettacolo”, precisa il da quello siciliano tanto se superficialmente non se fondatore. «Codice visivo, come a quello ne considera l’esigenza. Qui e ora. rivela la parola stessa, mantiene del Mediterraneo «Il riferimento geografico mi sembra un certo rigore nel raccontare quenecessario – ci spiega mentre alle sue ste esperienze». Ogni mese ci sarà spalle emerge la severa campagna della un’immagine diversa che condenserà i provincia catanese - più di quanto lo è stato contenuti della rivista che si distribuirancome pensiero e come motivazione, anche perché oggi no in diverse rubriche: film, festival, autori, libri. il Mediterraneo si cita nella cronaca, nel confronto, La redazione del magazine, un filtro per selezionare e nella guerra ideologica oppure nelle grandi crisi che programmare gli elaborati presentati, sarà leggera, si colpiranno l’Europa o che arrivano dalla Grecia, come muoverà in rete per illustrare un Mediterraneo reale, se ci fossimo dimenticati che questa parte del mondo che è vivo e pulsante sotto il rimbombo riduttivo dei continua ad avere film, libri artisti». media generalisti. Il mare nostrum è sopravvissuto, Insomma, esiste ancora un Mediterraneo vibrante di il mare nostrum parlerà.

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In nome

della Sicilia di

Pietro Germi di Marco Tomaselli

a Sicilia del secondo dopoguerra continuava ad essere una questione irrisolta nel panorama nazionale: ben presto le sue criticità e una certa volontà istituzionale di negarle fecero della Sicilia la questione. In un’epoca di grandi cambiamenti, molti grandi registi, da Zampa a Rossellini fino a Visconti, utilizzano le lande siciliane come teatro delle loro narrazioni, ma a spiccare tra tutti per qualità e quantità è la produzione quindicennale di Pietro Germi. Del fortunato binomio tra l’isola e il regista genovese fanno testimonianza due opere da poco pubblicate, Sicilia terra di elezione per conto di Algra Editore e Pietro Germi il Siciliano della 40due edizioni. I due autori Lorenzo Catania e Sebastiano Gesù mettono in risalto fin dal titolo la sicilianità acquisita del regista ligure: i suoi film isolani girati tra gli anni ’40 e ‘60 testimoniano una tendenza per nulla modaiola o opportunistica, ma costruita negli anni dal regista per la forte carica espressiva che riusciva a trarre e trasmettere. Catania e Gesù trattano la materia con padronanza e metodo, mettendo al centro della loro ricerca la filmografia siciliana di Germi: In nome della legge (1949), Il cammino della speranza (1950), Gelosia (1953), Divorzio all’italiana (1961) e Sedotta e abbandonata (1963). Raccontare il quotidiano di una terra a più riprese, nell’arco di quindici anni, ti permette di coglierne anzitutto i mutamenti: se i primi due film dipingono una realtà appena uscita dalla guerra, desolata, povera, in cui le piccole miserie individuali completano un quadro inevitabilmente melodrammatico, con gli ultimi due si aggrega con esiti altissimi al filone della commedia all’italiana, in cui l’occhio del regista è più attento a cogliere la deriva grottesca che il boom economico ha portato con sé, trasformando e deformando l’intera società. Ed è proprio questa la chiave di lettura che accomuna i due volumi, l’idea che Germi abbia scelto di raccontare l’Italia dal suo spazio privilegiato di osservazione, la Sicilia, da cui non riusciva a stare lontano «forse perché è una terra veramente tragica e anche comica, ma soprattutto tragica…»

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Immagini gentilmente concesse da 40due edizioni | www.40due.com

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doppia intervista Sebastiano Gesù, uno dei più importanti storici e critici del cinema siciliano, e Lorenzo Catania, collaboratore delle pagine culturali dei quotidiani La Repubblica (edizione di Palermo e Napoli) e La Sicilia, hanno risposto alle nostre domande incrociate sui loro due libri: Pietro Germi il siciliano e Sicilia terra di elezione. Obiettivo? Raccontare il loro personale Pietro Germi. Cominciamo dal titolo, che è già una dichiarazione di intenti netta.

S.G.: Più che una dichiarazione d’intenti il titolo vuole avvisare l’eventuale lettore che il libro prende in considerazione esclusivamente i 5 film siciliani (una fetta abbastanza nutrita e importante) della produzione di Germi.

L.C.: La filmografia di Pietro Germi comprende 18 film, più l’episodio Guerra 1915-1918, inserito nel film Amori di mezzo secolo. Cinque film il regista li ha realizzati in Sicilia o, come nel caso del Cammino della speranza, partendo dalla Sicilia: In nome della legge, Il cammino della speranza, Gelosia, Divorzio all’italiana, Sedotta e abbandonata. Cinque film “siciliani” non si girano per caso. Si girano soltanto se si hanno motivazioni forti. Germi diceva che «La Sicilia è un mondo dove le contraddizioni del nostro costume, della nostra civiltà, sono più evidenti che altrove». La filmografia siciliana di Germi si sviluppa nell’arco di 15 anni, dal dopoguerra al boom economico degli anni ‘60. Come si rispecchiano queste trasformazioni nei suoi film e che tipo di rapporto instaura con la Sicilia, analisi razionale o empatia?

S.G.: I film siciliani, ma quasi tutta la produzione filmica di Germi, è in sintonia con le epoche e i periodi storici in cui vengono realizzati. I primi due film possono considerarsi dei melodrammi sociali, ponendo all’attenzione del grande pubblico due temi nel dopoguerra molto sentiti dalla società nazionale: il problema della mafia, della giustizia, della legge (Non a caso il film si intitola In nome della legge) e quello della miseria che induce la parte più povera del paese ad emigrare (Il Cammino della speranza). Entrambi tratti da due opere letterarie minori, ma che non hanno impedito a Germi di farne due capolavori cinematografici. In un’opera cinematografica credo sia difficile ricercare un’analisi razionale forse è più facile trovarvi un sentimento di empatia. A dire di Germi, egli raccontava la Sicilia, pur essendo un genovese, perché la Sicilia è l’Italia due volte e i difetti degli italiani sono più evidenti nel popolo siciliano. In fondo Germi ancor prima di Sciascia usa la nostra terra come metafora della nazione.

L.C.: Negli anni 1948-1950, le caratteristiche antropologiche, culturali e sociali della Sicilia offrono al regista, fiducioso nelle sorti degli uomini e dell’umanità, il pretesto per un discorso cinematografico che, combinando impegno civile e forma spettacolare, racconta la condizione di certe estreme contrade del Sud, travagliate dalla povertà e dalla delinquenza, dalla mancanza di lavoro e dall’assenza di una vera democrazia. In pratica, nei film In nome della legge e Il cammino della speranza Germi racconta l’incipiente degrado dell’Italia postbellica occultato dai cinegiornali dell’epoca e dai film di puro intrattenimento. In questo periodo prevale in Germi nei confronti della Sicilia un’analisi anche razionale, ma soprattutto un sentimento di empatia, che traspare in particolare dal finale utopistico del Cammino della speranza. All’inizio degli anni ’60, il vuoto che si nasconde dietro il boom economico e la modernizzazione ambigua, contraddittoria della società italiana, fanno precipitare il pessimismo di Germi. Di qui trae origine il dittico dell’onore costituito dai film Divorzio all’italiana e Sedotta e abbandonata. In questi film Germi disegna un affresco pungente dell’Italia del tempo, leggibile come un apologo del “Paese mancato”.

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Durante il suo lavoro di ricerca cosa l’ha colpita maggiormente e cosa vorrebbe lasciare ai suoi lettori?

S.G.: Ciò che mi colpisce nel cinema “siciliano” di Germi è che sebbene

lui forse più di altri ha raccontato una Sicilia stereotipata, esagerata, comica, al limite del farsesco (come in Divorzio all’italiana e in Sedotta e abbandonata), abbia avuto la capacità di essere non solo un fustigatore dei costumi nazionali, ma un anticipatore dell’evoluzione sociale. Ma soprattutto mi colpisce come nel suo cinema sa raccontare una Sicilia falsa, qualche volta letteraria (come in Gelosia), melodrammatica o comica, ma in fondo più vera della Sicilia vera.

L.C.: Mi ha colpito negativamente il fatto che Germi, che si dichiarava socialdemocratico e saragattiano, è stato un artista ideologicamente discriminato, una vittima dei furori e dei pregiudizi ideologici che alimentarono il lungo “inverno” della Guerra fredda. Ciò lo ha penalizzato, perché gli ha impedito di raggiungere la fama che hanno avuto altri cineasti più fortunati e talvolta sopravvalutati. Ai lettori vorrei fare nascere il desiderio di (ri)vedere i film di un maestro eretico del cinema.

Ripigliamoci Germi di Giuseppe Paternò Di Raddusa

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iamo un po’ tutti Pietro Germi, in Sicilia. Quei siciliani cui Sciascia (psico)analizzava le nature di «sommamente timidi e sommamente temerari», ri-trovano, nel cinema del regista ligure, una dignità pittoresca che li (ci) eleva al ruolo di giganti. Enormi per vocazione, rumorosi per necessità, indissolubili nelle azioni. Giusti anche nel torto, anche quando commesso nel guazzabuglio dello stereotipo: come accade al barone Fefè-Mastroianni di Divorzio all’italiana - per il quale, ricordiamolo, Germi vinse l’Oscar come miglior sceneggiatore insieme a Giannetti e De Concini -, che uccide la moglie adultera e ne trova una ancora peggiore. Senza dimenticare l’avanzata della famiglia Ascalone di pater Vincenzo (lo straordinario Saro Urzì, premiato a Cannes), parabola collerica in cui valori e leggi cercano il dialogo con la moralità di un popolo dalla prossemica autonoma, ispirata e letteraria. Un popolo, come dimostrato nel precedente – e da tanti criticato - In nome della legge (1948), in cui il malaffare si mescola all’omertà e alla violenza sottesa, ambigua e

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fumosa, che blocca il lavoro del magistrato venuto da lontano (Massimo Girotti) e lo contrappone alla pigrizia, alla reticenza e alla mafia (perché non dirlo?), con i toni del western, o del polar francese. È vero, il cinema di Germi non ha raccontato solo la Sicilia (si pensi al corrosivo Signore e signori, al bellissimo Il ferroviere, che pure interpretò nel ruolo principale, il vibrante e purtroppo dimenticato Gioventù perduta); è innegabile, tuttavia, come ne abbia anticipato alcune delle verità più amare e limitanti, e come ne abbia sdoganato le figure per farne statue di ammirevole fattura, di civiltà idealizzata ed esotica – ma non in accezione negativa. Più ancora che grottesco, il suo cinema siciliano è stato pionieristico: dopo di lui, gli epigoni. Dopo di lui, il ritorno alla convenzione dello stereotipo. Sua, però, è la re-invenzione: lo vorremmo ancora con noi, soprattutto perché mancano ancora quegli autori in grado di restituire il mito a questa terra – nonostante due o tre tentativi pure riusciti. A Germi, però, consegneremo sempre gli onori del merito. Legali, s’intende.

CORTOMESSAGGI FROM SICILY

di Emanuele Grosso MIA MADRE. Va bene, Nanni, vuoi farci singhiozzare di nuovo dopo La stanza del figlio? Sepoffà, anche perché l’argomento del titolo si presta a una discreta universalità. Ma questo film non ha coraggio. Dovrebbe scaraventarci nel dolore fino in fondo, invece ha paura che senza gli strampalati intermezzi turturro-morettiani lo spettatore non regga. Così produce due storie parallele e disconnesse, con quella più leggera che esprime mosciume e debilita la parte migliore, ovvero la disperazione e l’angoscia. Troisi diceva: “Fatemi soffrire bene”. A ogni uscita Nanni è sempre più incerto.

N-CAPACE. G-eniale, N-gegnoso, M-perdibile. La quasi sconosciuta attrice Eleonora Danco aggiorna con surrealismo morettiano i Comizi d’amore di Pasolini: interroga gli anziani sulla paura della morte, sul sesso, sulla nostalgia, e ne ricava buffa tenerezza; manipola come burattini i ragazzi malati di telecamerite per dimostrare la loro vuota ignoranza. M-pareggiabili i duetti con il padre e il vecchietto che non crede in nulla. Il miglior debutto italiano degli ultimi trent’anni dopo Sorrentino e Lo Cascio. SARÀ IL MIO TIPO? Tutta la superiorità francese nella commedia sentimentale, tutta l’inferiorità italiana nella titolazione da acchiappo. Chi ha scritto la storia d’amore tra il filosofo gattone e la parrucchiera kantiana (viene da un libro di Philippe Vilain) conosce anche la più piccola sfumatura del cervello delle donne. Chi l’ha trasformata in un film (si chiama Lucas Belvaux, ed è l’erede di Emmanuel Mouret) ha il totale controllo dell’espressività corporea e dei tempi di narrazione. Una lezione di cinema e di sentimenti, con un finale che ti resta addosso.


quant’è bella la Sicilia dei festival cinematografici

A

di Danila Giaquinta

tema o generalisti, con star da red carpet o giovani talenti, all’aperto o in sala, negli ultimi anni, i festival cinematografici sono sbocciati in Sicilia un po’ dappertutto e tutti alimentati dall’amore per la settima arte che a dicembre compierà i suoi primi 120 anni. Una cinquantina di manifestazioni, qualcuna più vecchietta di altre che, da una punta all’altra dell’Isola, coinvolgono cineasti, produttori, distributori italiani e non, piazzano spettatori davanti al grande schermo e dimostrano pure come, qualche volta, la cultura risvegli l’economia. Se chiudi gli occhi e vedi Alain Delon che balla con Claudia Cardinale, o Ingrid Bergman su un vulcano il richiamo alla location è immediato. Il rapporto tra terra e cinema è sempre stato simbiotico e, nel suo piccolo, anche la scelta di un luogo per una manifestazione culturale lascia qualche segno. Come nel caso di piazza Regina Margherita di Marzamemi dove, dal 2001, si svolge il Festival Internazionale Cinema di frontiera giunto alla XV edizione e con una media di 60 opere all’anno. Non è “antico” ma di sicuro “adulto” e tutto comincia con un pubblico di 30 persone. «La vita degli eventi culturali – sorride l’ideatore e direttore artistico Nello Correale – va calcolata come quella dei cani: ogni anno vale sette perché si fatica a crescere e stare in vita. La continuità è importante e in 15 anni non ho mai interrotto. Mi è sempre piaciuta la frontiera, nel senso di andare oltre. Il 2000 era l’anno dell’euro, della rete. Pensai che si potesse cablare con il cinema il nord e il sud Europa e, grazie alla collaborazione con i fratelli Kaurismäki, portai i film che venivano dal Midnight Sun Film Festival di Sodankylä. Perché Marzamemi? Era già stato set di film importanti e poi nel 2001 era una frontiera vera: una volta raggiunta non trovavi niente, non c’era nulla, solo un locale, il cinema più vicino era a Siracusa. Ma forse proprio per questo potevi portare le pellicole che volevi». E da allora tante cose sono cambiate. Da poche decine a migliaia di spettatori, da uno a quattro schermi, dalla pizza al digitale. Quel piccolo borgo marinaro ogni estate si riempie sempre di più e il grande schermo rimane il motore in tempi in cui si guardano i film sul pc o sul cellulare. E sono anche nati altri festival con concorsi aperti a film un po’ più “corti”. «Farne uno allora era proprio difficile - continua Correale - perché le pizze pesavano, era complicato spostarle e sdoganare quelle che venivano dall’estero. C’erano i proiettori, il service era impegnativo. I costi erano esorbitanti. Poi cambiano le tecnologie, non ci sono più le cineprese ma le videocamere. E i festival cominciano a crescere anche perché diventano lo spazio per il cortometraggio, un tempo figlio povero della famiglia cinematografica e dopo un fenomeno, in Sicilia, in Italia e in tutto il mondo. Non sono sicuro che il cinema resti tale se si guarda su un telefonino: il film ha a che fare col buio, con gli altri, è un atto sociale. Puntare tutti lo sguardo, ridere, piangere, emozionarsi nello stesso tempo per la stessa cosa ha del miracoloso. Il festival è un evento comune. È faticoso, come fare un film con la differenza che non hai il montaggio: giri e puoi decidere se una cosa la metti prima, dopo o la cambi, nella manifestazione, se il pubblico non c’è non lo puoi montare, se

GENNAIO j Maazzeni Film Festival | Paternò (CT) | maazzenifilmfestival.it MARZO j Il Cineclub dei Piccoli | Catania | arknoah.it j Versi di Luce Festival | Modica (RG) | officinakreativa.org j Short Film Sicilia | Nizza di Sicilia (ME) APRILE j Cominks Short Festival | Messina | nonguardarlo.it j Gold Elephant World | Catania | cataniafilmfest.it MAGGIO j Corto Tendenza | Barcellona Pozzo di Gotto (ME) | cortotendenza.it j Sorsi Corti | Palermo | sorsicorti.it j Sicilia Queer Film Fest | Palermo | siciliaqueerfilmfest.it j Kalat Nissa Film Festival | Caltanissetta | kalatnissafilmfestival.it j Mizzica Film Fest | itinerante AG/CT | mizzica.net GIUGNO j Sicilia Est Festival (Sicilia è Cinema) | Catania | i-art.it j Sportfilm Festival | Palermo | sportfilmfestival.it j Taormina Film Fest | Taormina (ME) | taorminafilmfest.net j Ciak Scuola Film Fest | Messina | scuolafilmfest.it j Erice Film Festival | Erice (TP) | ericefilmfestival.it j Terre di Cinema - Incontri internazionali sulla fotografia | Forza d’Agrò (ME) | terredicinema.com LUGLIO j SiciliAmbiente Documentary Film Festival | San Vito Lo Capo (TP) | festivalsiciliambiente.it j Un Mare di Cinema, Eolie in Video | Lipari (ME) | centrostudieolie.it j Sole Luna Festival | Palermo | solelunaunpontetraleculture.com j Etnaci Film Fest | Aci Sant’Antonio (CT) | ambrosianacineamatori.net j A.M. Ortigia Film Fest | Siracusa | ortigiafilmfestival.it j Festival del Cinema di Frontiera | Marzamemi (SR) | cinefrontiera.it j Per...corti alternativi summer edition | Villafranca T. (ME) | prolocovillafrancatirrena.it j Libero Cinema in Libera Terra | itinerante | cinemovel.tv | (ottobre) j Cefalù Film Fest | Cefalù (PA) | cefalufilmfestival.it AGOSTO j State Akorti | Viagrande (CT) | stateakorti.it j Donnafugata Film Festival | Donnafugata (RG) | donnafugatafilmfest.wordpress.com

Speciale Festival del Cinema

Da Marzamemi a Palermo,

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Speciale Festival del Cinema 012

j Corto di Sera | Itala (ME) | cortodisera.wordpress.com j Shortini Film Fest | Augusta (SR) | shortinifilmfestival.com j Mare Festival Salina | Salina (ME) | marefestivalsalina.it j Piraino B Movie Film Convention | Piraino (ME) | pirainobmovie.com j Modix Festival | Modica (RG) | modixfestival.com j VideoLab Film Festival | Vittoria (RG) | laboratorio451.it j Mazzarelli Art Festival | Marina di Ragusa (RG) | mazzarelliartfestival.it j Visioni notturne sostenibili (notte di documentari con gli autori) | Menfi e Sambuca (AG) | visioninotturnesostenibili.wordpress. com | epicentrobelice.net SETTEMBRE j Cici Film Festival | Castellammare del Golfo (TP) | associazionecici.com j Corti in Cortile | Catania | cortiincortile.it j Cortopepperfest | Terrasini (PA) | cortopepperfest.com j Floridia Film Fest | Floridia (SR) | floridiafilmfest.it j Lampedusa in Festival | Lampedusa (AG) | lampedusainfestival.com j Non è mai troppo corto | Catania | facebook.com/nonemaitroppo.corto j Salina Doc Fest | Salina (ME) | salinadocfest.it j Il Vento del Nord | Lampedusa (AG) | ilventodelnord.it j Sciacca Film Fest | Sciacca (AG) | sciaccafilmfest.it | (dicembre) OTTOBRE j Trailers Film Fest | Catania | www.trailersfilmfest.ivid.it j Rassegna del Documentario della Comunica Archeologica | Licodia Eubea (CT) | rassegnalicodia.flazio.com NOVEMBRE j Magma, Mostra di Cinema Breve | Acireale (CT) | magmafestival.org j Corto Corto Mon Amour | Cinisi (PA) | www.cortocortomonamour.com j Premio Internazionale Efebo d’oro | Agrigento | efebodoro.com DICEMBRE j Jalari in Corto | Barcellona Pozzo di Gotto (ME) | parcojalari.com j ARES Film & Media Festival | Siracusa | aresfestival.it j Efebo Corto Film Festival | Castelvetrano (TP) | efebocorto.eu j Cortiamo, Segni Nuovi | Alcamo (TP) | segninuovialcamo.it j Peace Film Festival | Vittoria (RG) j Rassegna Itinerante del Cinema d’Autore e dei Documentari

coordinamento dei festival del cinema di sicilia

piove o salta il proiettore… è come la vita». Un po’ più giovanotto del collega di frontiera, il Sicilia Queer è giunto quest’anno alla quinta edizione. Non solo festival cinematografico, vanta un pubblico di circa 2000 persone a settimana, tanti eventi collaterali e ben tre schermi. La location è Palermo e i Cantieri Culturali alla Zisa. Uno staff fisso di dieci persone attivo quasi tutto l’anno che vive facendo altro. «Ci sono tante professionalità – spiega la direttrice organizzativa Tatiana Lo Iacono – e tante ore di lavoro, di giorno, di notte. Un progetto grande, di cinema, letteratura. C’è pure una summer school. In generale il festival è il primo step della distribuzione di un film ed è il momento in cui il regista incontra il pubblico. La maggior parte poi si svolgono tra maggio e ottobre, quando la gente è portata a uscire, a incontrare, a cercare luoghi di adesione e comunicazione. La Sicilia potrebbe essere un trampolino di lancio enorme per l’arte cinematografica».

Il cinema si mette in rete, gioie e dolori del Coordinamento

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olontari e devoti a parte, i festival qualcosa la fanno. Danno spazio ad opere che faticherebbero ad arrivare in sala e stimolano un ritorno economico se si pensa alle professionalità coinvolte o al pubblico, soprattutto se proveniente da altri Paesi. Ma le risorse ci vogliono e siccome l’unione fa la forza, quasi cinque anni fa Nello Correale ha fondato il Coordinamento Festival Cinema di Sicilia per intrecciare una rete tra le iniziative, coinvolgendole in un’esperienza di partecipazione e condivisione e per creare un unico, compatto individuo parlante con le istituzioni. «La rete è sempre stata nella mia testa – spiega il regista –. Unire tutte quelle energie, spezzare quell’isolamento, vederci, conoscerci e prendere forza dallo stare insieme era qualcosa di rivoluzionario. Ho cominciato così a telefonare, prendere contatti e fissare appuntamenti. È stato interessante scoprire di essere in tanti sul territorio e il primo effetto è stato quello di creare un interlocutore e ottenere il bando di finanziamento. Non solo, una specie di laboratorio di idee, un consorzio, un luogo di incontro tra esperienze diverse. Un bilancio positivo di un progetto ambizioso che deve fare di tutto perché la partecipazione aumenti». Da circa un anno e mezzo è presidentessa del Coordinamento Tatiana Lo Iacono che da volontaria è diventata direttrice organizzativa del Sicilia Queer FilmFest. Dall’arte contemporanea è passata da alcuni anni alla settima arte «decisamente più soddisfacente della sesta perché il cinema è concreto». Come concreta appare la sua visione del Coordinamento. «La forza deve essere innanzitutto comunicativa – spiega – nel senso che bisogna presentarsi come un unico pacchetto culturale. Il colloquio con la Regione ha funzionato alla grande e in questi anni ci siamo visti, riuniti e tirato fuori delle idee ma è difficile farlo a livello regionale. È faticoso gestire 25 festival perché siamo 25 diversità. I più grossi soffrono perché i finanziamenti non sono mai costanti, i più piccoli ancora di più perché magari non hanno i requisiti per accedere al bando. Capita di dover mettere i soldi di tasca propria. Ma il vantaggio nell’unirsi c’è perché ci si può dare una mano anche per ottimizzare i costi: noi, ad esempio, aiutiamo con i sottotitoli. Se tutti ci vedessimo, faremmo molto di più. E bastano solo 30 euro all’anno per associarsi al Coordinamento. È una lotta costante però, caspita, alla fine vengono fuori delle cose incredibilmente belle». (dg)


a storia dell’editoria è complessa, difficile, sfuggente. Paradossalmente, non potrebbe proprio stare in un libro. Ce lo ricorda un monumento nazionale come Roberto Calasso nel suo L’impronta dell’editore (Adelphi, 2013): «La vera storia dell’editoria è in larga parte orale – e tale sembra destinata a rimanere». Prestando fede a questa asserzione, abbiamo voluto incontrare la storia dell’editoria catanese e siciliana e lo abbiamo fatto in un giorno veramente particolare per tutti gli amanti della lettura: il 23 aprile, la giornata mondiale del libro. Ad attenderci, in una delle fermate della littorina che ha accompagnato i ragazzi partecipanti del concorso “Storie sotto il vulcano”, abbiamo trovato Giuseppe Maimone, un nome che da queste parti è sinonimo di editore. La sua casa editrice esiste da oltre trent’anni, ha pubblicato centinaia di volumi, allestito grandi mostre ed eventi culturali di rilevanza nazionale e, soprattutto, rappresenta la vera memoria storica della realtà siciliana, dei suoi molteplici aspetti, e del suo rapporto con il resto del mondo. L’uomo che si presenta alla stazione di Mascali di fronte alla camera di Move è vitale, energico, entusiasta, disponibile. Soddisfa la nostra immaginazione: un editore di frontiera, uno di quelli che non si fermano. Nemmeno di fronte alla crisi imperante, ai numeri drammatici dell’Istat sul tasso di lettura in Sicilia, o al proliferare di case editrici senza storia e professionalità. «Noi abbiamo agito controcorrente – ci spiega lentamente, anche se la littorina borbotta in attesa di ripartire - inducendo i ragazzi a scrivere e a parlare del proprio territorio, due cose molto complicate oggi». La spinta è stata il concorso letterario per racconti inediti dedicato ai ragazzi “Storie sotto il vulcano”, un modo per mettere al centro dell’attenzione la conoscenza e il rispetto del territorio etneo, attraverso la valorizzazione della cultura e delle specificità locali, e promuovere, al contempo, l’amore per il libro. «I ragazzi hanno inviato oltre mille racconti e anche illustrazioni molto belle – continua raggiante – ed è stato molto importan-

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Un mestiere difficile Parla Giuseppe Maimone di Filippo Grasso

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te impegnarli sul territorio e sulle caratteristiche che quotidianamente vivono». Oggi l’editore non si può limitare a fare libri, anche se sa farli molto bene. Oggi l’editore, forse come ieri, forse più di ieri, deve inventare nuove occasioni di incontro e di condivisione e una nuova classe di lettori. Per sopravvivere, perché l’editoria è materia sognante che necessità di denaro sonante per esistere, e anche per formare. «Per noi è stato importante creare un circuito ideale di energia, portando i ragazzi in giro con la littorina che rappresenta il viaggio, un’avventura dell’anima». E una breve avventura è stata anche per la piccola troupe di Move che ha potuto assaporare il senso di un mestiere che si evolve pur mantenendo la medesima passione. Senza parola scritta, come ci ammonisce Calasso, ma restando sul campo perché «noi non crediamo nel libro come oggetto – ammette candidamente Maimone – ma nei contenuti che riesce a esprimere, crediamo nella creatività che c’è dietro ed è l’energia più importante di cui dispone il Paese».

Monica Maimone è la responsabile del progetto “Storie sotto il vulcano”. Com’è andata questa edizione di “Storie sotto il vulcano”? La straordinaria risposta dei ragazzi, delle scuole e delle Istituzioni, rappresenta un forte stimolo a proseguire la strada intrapresa intensificando il dialogo con le comunità scolastiche e civili con l’obiettivo di dare corpo ad una maggiore pluralità espressiva. Siamo sempre più convinti, in un’epoca in cui la “fuga all’estero” sembra essere la panacea e la parola d’ordine in grado di garantire un futuro migliore ai nostri giovani, che lo spunto di riflessione determinato dal concorso, possa costituire nuova linfa generatrice. Recuperare le tradizioni, gli affetti, le storie familiari, i ricordi degli anziani, le feste popolari, le tradizioni, la conoscenza del passato e del territorio, non costituisce un modo nostalgico di guardare indietro, ma al contrario, significa sapere di fare parte di una comunità che ha una sua storia e profonde radici. All’interno del percorso avete ospitato i “messaggeri” della lettura, figure deputate alla diffusione del libro. Ci sono oggi a

MovExtra Per l’intervista completa a Giuseppe Maimone e altri contenuti: Move in Sicily

Catania, e più in generale in Sicilia, spazi di condivisione della cultura e del libro all’altezza? I messaggeri hanno consegnato 240 mila volumi ad altrettanti italiani che i libri non li leggono mai, o li leggono poco per pigrizia, disabitudine. Noi di “Storie sotto il vulcano” ne abbiamo distribuiti ben 500 in uno spazio pubblico in cui festeggiare insieme la passione per la lettura. L’evento ha sortito grande partecipazione e gradimento non in forza delle potenze web e social, ma piuttosto perché è riuscito, da evento calato dall’alto, a trasformarsi in un happening diffuso, corale, gioioso che, tramite il libro, susciterà curiosità, relazioni, nuove conoscenze, scambi emozionali, incontri, sorrisi e belle vibrazioni tramite una cosa piccola, preziosa e importante come il libro. Una prova di entusiasmo per la cultura e per la pagina scritta, per la quale è stato fondamentale il ruolo di librerie, atenei, scuole, case editrici, e dell’intera filiera del libro che nessuna strategia di marketing può inventarsi, pur di fare in modo che i libri non restino dimenticati, non si perdano, non si impolverino.

Costruire la cultura sotto il vulcano

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la contemporaneità in scena

La nuova stagione del teatro greco di Siracusa entouno anni non sono pochi per l’Istituto Nazionale Dramma Antico, fondazione cui è demandata la cura e la gestione degli eventi presso il Teatro Greco di Siracusa, situato all’interno del più ampio Parco Archeologico della Neapolis – noto, oltre che per l’imponente anfiteatro, in parte conservato, anche per la suggestiva grotta conosciuta come Orecchio di Dionisio. Dal 15 maggio e fino al 28 giugno ad attrarre turisti e appassionati da tutto il mondo saranno, però, soprattutto le rappresentazioni classiche, per questo cinquantunesimo ciclo tutte incentrate su figure femminili e legate non solo dalle riflessioni sul potere,

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sul mare come «barriera che separa anziché unire» ma anche da un sottile gioco di intrecci tra rimandi tematici e autoriali. D’altra parte, il neo sovrintendente Gioacchino Lanza Tomasi (erede proprio di quel Tomasi di Lampedusa) sembra voler dare fin da subito un taglio differenziale alla programmazione, attento alla varietà stilistica tanto dei testi quanto dei registi chiamati a dirigerli. Ad aprire le danze saranno Le Supplici eschilee sotto la regia di Moni Ovadia, nelle vesti anche di protagonista per una mise en scene che potrà contare su un melange di sonorità e lingue diverse: siciliano, greco, arabo, ma anche le musiche del catanese Mario Incudine, tradotto sul Colle Temenite come un cantastorie a cavallo tra l’antico e il moderno. Come

di Viviana Raciti

non mancherà di sottoline- immigrazione, portando in are il Convegno internazio- chiave attuale una riflesnale di studi sul dramma sione sull’idea di libertà, antico nella scena contem- “Canto dell’uguaglianza” poranea (Antico Contempo- che da sempre ha mosso raneo, 20-21 maggio), molti l’animo di Ovadia. sono gli aspetti che collega- Secondo un taglio più trano passato gicamente e presente e personale, mai sembra (ma mai sleAl via più calzangato all’etica il 51° ciclo te la Sicilia comunitaria come luogo della dramdelle in cui accoaturgia rappresentazioni m gliere la stoellenica) è classiche, ria delle Daancora la linaidi, esuli bertà il cenincentrate in fuga da tro dell’Ifigequest’anno un tremennia in Aulide sulle figure do destino e diretta da un infine accolaltro grande femminili te nel regno regista e spedi Argo. Trar i m ent at o r e gedia corale italiano, Feche si risolve (uno dei rari derico Tiezzi. Se l’epica casi tra i testi pervenutici) omerica accennava appena positivamente, sembra uno alla figlia di Agamennone, sprone a voler considerare è a un altro tragediografo, diversamente la questione Eschilo, che si deve la no-

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torietà della storia, nella quale Ifigenia fu sacrificata sull’altare degli dèi per il bene del popolo acheo, causando però la tragedia familiare sviluppata nell’Orestea. Nella vicenda narrata da Euripide i tratti psicologici invadono la scena e i personaggi acquisiscono maggiore importanza

rispetto la coralità: protagonisti, oltre l’Ifigenia interpretata dalla figlia Lud’arte cia Lavia, Clitemnestra (affidata a E l e n a Ghiaurov) e ci aspettiamo grandi cose dall’Agamennone di Sebastiano Lo Monaco, ap-

prezzato più volte sia sui palchi di prosa che sulle pietre siracusane. L’inferno della personale condizione, la mancanza di coraggio, l’impossibilità a sfuggire ad un superiore disegno inespugnabile sono tratti tipici dell’ultima produzione greca, eppure, secondo le intuizioni del regista, sembrano anticipare la modernità di Ibsen. Se per gli irriducibili del classico tout court alcune operazioni hanno il gusto dell’azzardo, «è sempre il momento del coraggio» sostiene Seneca, drammaturgo del terzo spettacolo che si alternerà agli altri due nel programma, Medea. Le vicende della maga della Colchide assumono, ancor più in questa versione latina, i toni della tragedia d’amore, tanto terribile quanto più rinnegato. Del regista e direttore del Teatro Metastasio di Prato, Paolo Magelli, oltre la partecipazione della fedele attrice della compagnia Valentina Banci

nel ruolo della protagonista, incuriosisce l’accenno ad un’altra Medea, quella «materiale» ed estraniata del tedesco Heiner Muller. Segnaliamo infine l’interessantissima iniziativa IndaGiovani, festival internazionale dedicato alle messinscene da parte di scuole e università (che raggiunge quest’anno la XXI edizione) dal 18 al 31 maggio presso il teatro greco di Akrai a Pazzolo Acreide, corredando la partecipazione da incontri con gli artisti, ospitalità e ingressi agli spettacoli. Unica nota di piccolo demerito è da imputare alle “Giornate siracusane”; differentemente dalle antenate repliche “popolari” nelle quali chiunque poteva acquistare a posto unico il biglietto ridotto a 15 Euro, quest’anno a usufruire del più ampio sconto saranno solamente i cittadini di Siracusa, a fronte di una forbice oscillante tra i 64 Euro dei settori più ambiti e i 24 per quelli più lontani.

L’evento da non perdere La “trilogia del mare” saprà certamente corrispondere alle aspettative di appassionati e studiosi tanto dal fronte accademico quanto da quello teatrale, tuttavia, se proprio avrete solo un giorno da poter dedicare l’Ifigenia in Aulide è l’operazione da non perdere. Federico Tiezzi, alla sua prima regia presso il teatro greco di Siracusa, vanta una carriera che spazia dalla sperimentazione dei lavori tra i Settanta e gli Ottanta, tra attenzione alle categorie contemporanee di concettuale e di teatro immagine, fino ad approdare al teatro di poesia e alla grandezza di classici tra letteratura prosa e lirica. Non sembra un caso allora, la presenza di riferimenti all’arte contemporanea come Kiefer o Kounellis, patrocinate anche dallo scenografo, col-

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laboratore e amico di Tiezzi in dal ’91, Pier Paolo Bisleri. Molte altre saranno le particolarità di questa Ifigenia, tradotta dal celebre grecista Giulio Guidorizzi, in grado di conservare in sé «tante parti di comicità – racconta Tiezzi – per cui abbiamo tenuto conto di questi elementi e di come Euripide in alcuni passaggi tratti la situazione con grande ironia». Anche e soprattutto in ragione di una narrazione finita con un bagno di sangue, nella quale –stranamente – nessun Dio viene nominato. Inoltre, continua il regista toscano, «Sono molto soddisfatto della traduzione perché Guidorizzi utilizza un italiano molto dicibile, che sta bene nella bocca degli attori, unendo alla conoscenza filologica anche una conoscenza del teatro». (vr)


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DAL ROCK ALTERNATIVO AL JAZZ

Un’estate in musica di Gaetano Schinocca

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n una regione come la Sicilia, piena di località ai più sconosciute ma dal grande valore sia paesaggistico che storico, non si smette mai di parlare di pro- mozione culturale. Da qualche anno, in tal senso, si sta sviluppando una fiorente sinergia con i festival musicali estivi: catalizzatori di grandi affluenze, sembrano un ottimo modo per amalgamare la qualità della proposta alla quantità richiesta. Il pubblico siciliano, per molti anni costretto ad allontanarsi parecchio per vedere le band preferite esibirsi dal vivo, ha a disposizione molte scelte di qualità da poter effettuare. Il festival più longevo, almeno per quanto riguarda il rock alternativo, è l’Ypsigrock. Giunto quest’anno alla diciannovesima edizione, si tiene al 6 al 9 agosto nella splendide cornice del Castello di Castelbuono, in provincia di Palermo, un borgo medievale dalle dimensioni raccolte ma ricco di storia e cultura. Nel corso degli anni all’Ypsig si sono esibiti Mogway, Editors, Anna Calvi, Alt-j, Motorpsycho, Dinosaur Jr. e altri grandi nomi dell’indie rock. In attesa della lista definitiva, sul sito del festival sono stati annunciati i primi nomi. A calcare il palco allestito al Castello saranno i Future Island, Metronomy, Notwist, The Sonics, Temples, The Fat Whi-

te Family, Kate Tempest, Bipolar Sunshine e East India Youth. Anche Catania ha un suo festival rock che muove i passi nel 2013. Quella dello Zanne è una storia giovane ma già piena di importanti nomi: dagli Swans ai Blonde Redhead e Calexico per quanto riguarda gli anni passati, dai God speed you! Black emperor agli scozzesi Franz Ferdinand per l’edizione di quest’anno. Questi ultimi, in particolare, presenteranno a Catania il nuovo album, frutto della collaborazione con gli Sparks, band synth-rock americana attiva dagli anni ’70. Oltre ai due nomi già citati, sul palco del Parco Gioeni dal 16 al 19 luglio si esibiranno, tra gli altri, anche gli Spiritualized, Balthazar o A place to bury strangers. Restando nella provincia etnea ma cambiando genere, gli amanti del jazz hanno a Catania la loro casa. Da 32 anni l’associazione Catania Jazz offre al suo pubblico stagioni concertistiche di grandissimo livello e respiro internazionale. Nel corso della sua lunga – e travagliata – storia hanno calcato i palchi catanesi Coleman, Wayne Shorter, Jaco Pastorius e altri mostri sacri. Il cartellone estivo per questa edizione è in fase di definizione, unico nome già annunciato Omar Hakim e la sua band. Tuttavia non manchiamo di segnalare altri appuntamenti come quello che vedrà protagonista l’ex batterista dei Weather Report che si esibirà l’1 agosto all’Anfiteatro Falcone e Borsellino di Zafferana.Sempre in tema di jazz Taormina ospiterà per il quinto anno la rassegna Taormina jazz festival. Ospiti di questa edizione saranno il tastierista elettro jazz-rock Jason Lindner (31 luglio), l’eclettico Francesco Berzatti in quintetto con la partecipazione di Dino Rubino (1 agosto), il batterista Roberto Gatto (2 agosto) e per chiudere Danilo Rea in trio con Ares Tavolazzi e Fabrizio Sferra (3 agosto). Non dimentichiamo di citare anche alcune date slegate dai festival, mostri sacri come gli Spandau Ballet (16 luglio) e gli statunitensi Toto (il 19) sempre a Taormina, mentre Patty Smith il 16 giugno sarà a Catania nella cornice di Villa Bellini ed eseguirà dal vivo il suo disco storico Horses. Un calendario musicale già ampio ma in via di aggiornamento: un buon modo per organizzare le ferie estive e non farsi mancare dell’ottima musica.

© foto gentilmente concesse da Roberto Panucci, Stefano Masselli e Pietro Sapienza

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utti sanno, non tutti sanno, che da 17 anni i sogni dei catanesi sono racchiusi in un piccolo scrigno di carta e spazzatura. Perché non tutti sanno che immerso nel cuore pulsante di Catania, a pochi passi dal Borgo, un piccolo cortile è lo spartiacque tra i clangori artificiali dei clacson e un mondo surreale che si fa città incantata senza dover scomodare il maestro dell’animazione giapponese, Hayao Miyazaki. È la bottega di Cartura, dove le marionette di cartapesta raccontano storie di ordinaria magia con il niente del mondo, l’acqua e la farina. L’arte che sgorga dal poco per elevarsi al molto, perché tutti sanno che gli ultimi saranno i primi. Di certo, lo sono nel regno delle marionette dove Mastro Alfredo Gugliemino è padre, figlio e indiscusso decano di un gruppo storico, oggi costituito da altri tre ragazzi che a suo tempo andarono come si soleva dire “a bottega” (Elena Cantarella, Carola Valente e Calogero La Bella). Le loro mani, lo strumento principale del carturismo, hanno generato quei personaggi che possiamo ammirare in via Passo di Aci: dalla donna che tiene la luna a ironici jazzisti, passando per diavoli e diavolacci. Un universo di fantasia che colpisce per la forza con cui gli occhi grandi dei pupi guardano e raccontano una storia a chi vuole ascoltarla. Chagall, Picasso, ma anche il surrealismo del nostro Jean Calogero si potrebbero azzardare ammirando le opere di Guglielmino e soci. Sarebbe però riduttivo. Come spiega il mastro «oggi non si lavora per inventare qualcosa di nuovo», è semmai il bello – che è già stato scoperto - da riformulare, ripensare, rimodellare anche solo con acqua e farina. Per creare altri mondi, altre storie. Dal 1998 è il sogno di Cartura, «quello di creare un universo assurdo rispetto alla realtà in cui viviamo». Un sogno però molteplice, multiforme e cangiante: «i sogni cambiano ogni settimana qua dentro, forse anche in giornata».

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La Bottega di Cartura, la città incantata delle marionette di cartapesta di Antonio Leo

Immersa nel centro storico di Catania, è un luogo senza tempo, rifugio dai clangori della realtà nevrotica. Intervista al padre, figlio e decano del carturismo, Alfredo Guglielmino

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Intervista Carta e spazzatura, Alfredo ci spieghi la vostra tecnica? Carta e spazzatura perché siamo partiti dall’idea di fare arte non avendo mezzi e quindi recuperando il materiale povero, di scarto. Rispetto a 17 anni fa, dove c’era anche del materiale di recupero - come scheletri e rivestimenti vari che noi applicavamo successivamente -, adesso tutto ciò che si vede e ci circonda in questa bottega è creato solo recuperando carta di giornali quotidiani.

Quanto vi siete ispirati alla marionettistica siciliana e napoletana? Come tendenza marionettistica siamo più francesi. È evidente che Cartura dalla tradizione siciliana ha preso colori e storie, seppure tante tecniche ce le siamo inventati noi. Alcune sono del tutte slegate dalla tradizione, altre nel modellato e nella lavorazione sono più vicine alla scuola siciliana. Ma anche a quella orientale.

Un’arte che passa dagli elementi più poveri: l’acqua, la carta e la farina. Ecco, la scelta dell’acqua la devo a mio nonno: inizialmente usavo il vino, ma quando venne qui in bottega mi disse: sei pazzo! Sprechi soldi e ti intossichi. Andò a comprare della farina “00”, la mise in una pentola d’acqua e - come diciamo spesso - ‘con l’occhiometro’, con questa formula magica, mi mostrò come si faceva la colla anticamente.

La cosa che, a mio avviso, colpisce lo spettatore è la capacità dei vostri personaggi di raccontare delle storie, sei d’accordo? Il sogno di cui parlavamo è proprio questo. Slegandoci dall’oggetto - marionetta, burattino, lampada - abbiamo voluto narrare storie, legate da uno stile che non è solo mio, ma plasmato da più mani. Ogni pezzo della nostra bottega ha un nome e diventa visibile al pubblico in una forma diversa: tanto è vero che spesso le nostre installazioni vengono chiamate mostre animate. È come vivere dentro un cartone.

Tanto è vero che le vostre marionette vanno in scena. Si, abbiamo lavorato per teatri, scenografi e registi. Adesso l’obiettivo è autoprodurre le opere di teatro di figura. L’ultimo

backstage

spettacolo è stato Oppure parlo, un bellissimo esperimento realizzato con gli Angolo giro, musicisti con cui da poco ci siamo imbarcati in una nuova avventura di prossima uscita: Scarabocchi. Nella nuova rappresentazione, cerchiamo di unire manualità e tecnologia, dall’artigianato povero al videomapping. Un vero viaggio nella testa di un’artista alla ricerca dell’ispirazione. Ancora una data non c’è, ma in estate potrebbe esserci una sorpresa.

In realtà è già possibile assistere a un altro spettacolo nella vostra bottega, no? La vocazione di questo spazio - che ormai definisco storico per Catania – è culturale. Per questo, abbiamo realizzato un viaggio, che si chiama A volte. Come per dire a volte nella nostra quotidianità può accadere qualcosa di strambo che ti stacca dalla fila delle macchine, dai telefonini. E così una volta a settimana trasformiamo la bottega in un teatro che chiamiamo ‘ta-ta’ perché in un ‘ta ta’, con delle semplici tende, iniziamo un percorso nel teatro di figura per venti persone, per venti viandanti. Lo stiamo facendo ogni venerdì sera per i privati, dietro prenotazioni”.

Ci sono giovani che si avvicinano per imparare la vostra arte, “andando a bottega” come si diceva una volta? Ho scelto di andare via da Milano per creare un luogo - in questa città, fonte di ispirazione inesauribile - che potesse raccogliere sotto un unico progetto, estetica e narrazione figurativa delle persone, utilizzando le mani. I miei soci - Elena, Carola e Calogero - si sono tutti avvicinati “a bottega” e oggi fanno parte del gruppo fondativi dell’associazione Cartura.

A un giovane siciliano che si vuole avvicinare all’arte, magari alla vostra, cosa ti senti di dire? Da dove iniziare? La bottega Cartura è sempre stata molto aperta e molto indipendente. Se la nostra porta è aperta, lo è per tutti. Non abbiamo segreti da nascondere. Nel tempo, abbiamo fatto corsi, vengono dei ragazzi e diamo dei consigli: chiaramente è uno spazio di 60 mq, autogestito ed è dura: sarebbe anche compito delle istituzioni, no?

Avete dimostrato che l’arte non ha frontiere e anche in Sicilia si può lavorare con qualità. Penso di si. L’arte deve emozionarmi: lo deve fare un libro o un film, a prescindere da quello che dice la critica. Quello a cui personalmente tengo è sviluppare un artigianato d’autore che arrivi a tutti i livelli, non solo alla nicchia. Sono fiero che proprio oggi (il giorno dell’intervista, nda) sia venuto da noi un’anziano signore che faceva il falegname proprio in questo spazio quarant’anni fa. Si è emozionato e si è commosso. Credo che noi arriviamo al bambino, come all’intellettuale, come anche all’anziano che ritrova il saMovExtra pore del giocattolo, di un’atPer l’intervista mosfera che a me romanticompleta camente piace ancora. ad Alfredo E forse è proprio Guglielmino questo il segreto di e altri contenuti: Cartura. E direi di si.

Move in Sicily

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Sulla strada dell’Orlandina

Una storia a spicchi di Roberto Quartarone

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«Ciao, domenica c’è l’Olimpia Milano a Capo d’Orlando, partiamo?» Che la chiamata parta da Milazzo, da Porto Palo o da Marsala fa poca differenza; se dall’altro capo del telefonino risponde un appassionato di basket il viaggio è presto organizzato. Non ci sono viadotti caduti che tengano, impegni domenicali con la famiglia o biglietti introvabili: la quarta stagione dell’Orlandina nella massima serie è stata un altro successo regionale, perché alla tensostruttura del PalaFantozzi si è registrato sempre il pienone. Agli sportivi del comune nebroideo si aggiungevano i cestofili provenienti dai tre angoli dell’Isola, poco importa che l’avver saria si c h i a masse Milano, Sassari, Varese o Caserta. Il basket siciliano ha avuto quest’anno in Serie A una truppa che ha tenuto alto l’onore della tradizione dei paladini. Con una squadra costruita all’ultimo per il ripescaggio ottenuto solo ad agosto inoltrato, il gm Peppe Sindoni ha cucito e scucito la sua tela di Penelope varie volte in cerca dell’assetto migliore. L’unica parte dell’arazzo rimasta intonsa è quella che riguarda il nucleo degli italiani, forse il capolavoro della strategia di coach Giulio Griccioli. A inizio settembre, durante la prima amichevole contro la Viola Reggio Calabria, l’allenatore (che ha ereditato da Gianmarco Pozzecco la squadra vicecampionessa di DNA Gold) confessò: «Ci siamo assunti consapevolmente il rischio di avere una media età alta: ma giocheremo una volta la settimana e dovremo essere bravi a portare i giocatori ad allenarsi sempre nelle migliori condizioni». Dalla seconda serie erano rimasti capitan Matteo Soragna, Gianluca Basile e Sandro Nicevic; a loro s’era aggiunto Andrea Pecile. Media età? 38 anni.

“È un azzardo”, ha pensato più di un addetto ai lavori. Eh, no. Sui parquet 1+1 non fa 2. Così come 40 anni non fanno un giocatore bollito, nemmeno nella massima serie. Lo sanno bene, e lo ricorderanno in futuro, al PalaDelMauro di Avellino. «40 minuti di zona bulgara e brutti come il peccato. Ma alla fine se giochi di squadra e metti un po’ di sacrificio la porti a casa. #GoCapo» twittò capitan Teo, già protagonista con l’Italia della medaglia d’argento alle Olimpiadi d’Atene, una vita fa, e ora anima di una squadra capace di vincere senza il miglior realizzatore (Austin Freeman, volato a Roma e non sostituito se non dopo il 65-75 in Irpinia) e con i vecchietti italiani in campo. Arrivassimo tutti così alla soglia degli “…anta”! Gli stranieri sono stati la croce portata a spalla per i mesi di campionato. Non per le loro qualità, ma perché non s’è trovato mai l’assetto migliore tra infortuni e rendimento altalenante nei momenti più importanti. Così la squadra passava da vittorie esaltanti (cinque di fila in casa a cavallo di Natale hanno sancito la salvezza, togliendo di mezzo big come Sassari, Varese e Venezia; quella d’aprile contro Milano rimarrà negli annali della storia del basket siciliano) a sconfitte indisponenti e irritanti che hanno fatto aspettare più del dovuto prima di festeggiare la quarta permanenza nella massima serie. Cinque stranieri sono arrivati, cinque se ne sono andati: l’unico a rimanere dall’inizio alla fine è stato il pivottone Dario Hunt, 206 centimetri di solidità; e anche Dom Archie e Sek Henry hanno disputato una stagione in biancazzurro indimenticabile, con il primo che è stato chiamato da Ostenda a salvezza raggiunta. In vista dell’anno prossimo, il PalaFantozzi rimane il tempio del basket siciliano, insieme al PalaMinardi di Ragusa, al PalaIlio di Trapani e al PalaMoncada di Porto Empedocle. Sarà in questi quattro impianti che tutti gli appassionati di pallacanestro dell’Isola avranno un appuntamento domenicale da onorare: vedere i migliori giocatori del campionato italiano, beniamini di casa o rispettati avversari.


Un viaggio alle Egadi, l’elogio della lentezza di Rosario Battiato

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on bastano una bracciata, né un tuffo. Bisogna fermarsi, godersi una slow holiday, una vacanza a ritmo compassato, magari sorretta tra due guanciali di cuscus e pescato fresco. Le Isole Egadi, proprio dirimpetto alla costa occidentale della Sicilia, racchiudono il meglio dell’Isola maggiore, pur essendo infinitamente più piccole sia nelle loro realtà rappresentative, Favignana, Levanzo e Marettimo, che nelle loro varianti minori come Maraone, Formica, l’Isola dello Stagnogne e di S. Pantaleo, l’isola degli Asinelli. Per il viaggiatore è un percorso da compiere in due tempi. Un’immersione, reale e metaforica, tra gli splendidi fondali di posidonia oceanica, i monumentali trascorsi suggellati da tesori sommersi, le citazioni omeriche – la fantastica identificazione di Favignana con l’i-

sola delle capre in cui approda Ulisse – e i lasciti della battaglia che alle Egadi chiuse la prima guerra punica. E quindi un’emersione tra il tufo bianco conchigliare, lenti declivi, rilievi a strapiombo sul mare – segnatevi Monte Falcone nell’isola di Marettimo – e la scoperta dei tempi e dei ritmi della comunità locale, altra porzione ‘protetta’ e non dichiarata della riserva. Avvicinarsi a un microcosmo così stratificato e complesso non è affatto semplice, perché si rischia sempre di tralasciare qualcosa o di scivolare nelle secche di un racconto dalla superficiale magnificenza da impacchettare e vendere al turista. Invece noi vogliamo restare, e quindi il nostro ‘attracco’ all’area marina più grande d’Europa (oltre 53mila ettari di mare) e protetta per legge dal 1991, è stato guidato da Stefano Donati, geologo, che da circa cinque anni ne è il direttore. «La riserva nasce in una fase pioneristica della

protezione ambientale, - ha spiegato a Move In Sicily - e a distanza di un quarto di secolo possiamo dire di essere passati da uno scenario conflittuale a una fase di forte coinvolgimento della comunità locale». Parole che si traducono, innanzitutto, nella presenza della più grande prateria di posidonia oceanica del Mediterraneo, «un vero e proprio polmone verde che allo stesso tempo è anche la nursery di tutte le forme giovanili dei pesci, e che rappresenta la ragione principale dell’istituzione dell’area marina protetta». Restando legati alle molteplici letture del luogo, c’è una comunità locale da scoprire che è centrale nei processi decisionali – il sindaco del comune di Favignana è il presidente dell’Ente – e che gode economicamente della presenza dell’area marina protetta. Un indotto verde formato da cooperative di giovani, 35 ragazzi delle isole lavorano nel periodo estivo, e da un mar-

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MovItinerari

chio ambientale di qualità dei servizi turistici «che ha coinvolto ben 11 categorie differenti – ha proseguito Donati – e già 60 operatori si sono certificati nel giro di due anni». Un laboratorio di sostenibilità per gestire 600mila visitatori all’anno con picchi da 60mila unità soltanto nei fine settimana di agosto, dodici volte in più rispetto alla popolazione residente. Un carico che a volte è sin troppo ingombrante. «Noi lavoriamo sulla canalizzazione dei flussi, servizi turistici di qualità per

un numero ridotto di persone, così da ridurre l’impatto ambientale mantenendo costante l’indotto economico derivante». Tra il rischio trivelle che minaccia i dintorni e la pesca a strascico, ben diversa dalla marineria locale sostenibile, il lavoro di difesa non manca. Un impegno costante per preservare un’area preziosa, che custodisce ben 76 siti di immersione censiti e autorizzati. Nelle viscere del mare la riserva custodisce anche un galeone spagnolo

Cominciamo da Favignana, l’isola maggiore. Qui troviamo Punta di San Nicola, caratterizzata da una serie di cale e insenature naturali, luoghi che sarebbero stati abitati sin dalla preistoria, mentre all’interno della Grande Grotta si trova l’incisione di uno stemma spagnolo, appartenuto alla famiglia dei Moncada, che risale al 1500. Passando da Cala Rotonda noterete un arco in pietra modellato dal vento e dalla salsedine, chiamato Arco di Ulisse, oltre che la presenza delle numerose grotte sommerse che si distinguono per l’incredibile flora marina. Lo Scalo Cavallo è un suggestivo terrazzamento situato sopra una scogliera che si getta sul mare, valorizzato da una magnifica cava di tufo, mentre Punta Longa è situata sulla costa meridionale dell’isola ed è conosciuta per il piccolo porticciolo dei pescatori. Per gli amanti dell’archeologia industriale è imperdibile lo Stabilimento Florio che fino ai primi del Novecento era il più grande d’Europa e che nel 2003 è stato restaurato e oggi ospita il Museo archeologico. Per gli appassionati del mare è d’obbligo il passaggio nelle varie cale: Rossa, Azzurra e Graziosa. A Marettimo ci muoviamo da Punta Troia, unita all’isola da una sottile striscia di terra, e contraddistinta da una serie magnifica di piccole baie e spiagge di sassi, caratterizzate da incantevoli colori.

con cannoni e un relitto della seconda guerra mondiale. «Vogliamo promuovere – ha concluso il direttore – un turismo sportivo e sostenibile: Favignana è già una delle isole più pedalabili del Mediterraneo, abbiamo dei siti per fare snorkeling anche con i bambini, ma stiamo lavorando per portare anche il climbing, il trekking, il kayak, vogliamo un turismo responsabile, che non sia mordi e fuggi e di massa, i nostri modelli sono Capri e le Cinque Terre, non Riccione».

Da visitare sicuramente c’è anche il Castello Aragonese, probabilmente costruito nel XII secolo, e utilizzato dai Borboni, fino al 1840, per esiliare i prigionieri. Oggi ospita l’osservatorio “Foca Monaca” dell’area marina protetta. Presente anche una Chiesa bizantina, costruita durante i primi secoli del Cristianesimo. Dopo i lavori di restauro, nel 2010, è stata consacrata e restituita al culto dei fedeli. I fondali più incantevoli si trovano Punta Bassana, dove la trasparenza dell’acqua rende uniche le immersioni favorite da un’ottima visibilità che permette la visione ben oltre i quaranta metri di profondità. A Punta Libeccio troviamo il maestoso faro, posto a circa 40 metri sul livello del mare, che osserva Cala Nera. A Levanzo è necessario un passaggio da Cala Tramontana, uno dei luoghi più suggestivi dell’isola per il colore della roccia, per la trasparenza del mare, per la flora e la fauna marina, per i favolosi paesaggi. Si trova a nord-ovest dell’isola e si possono ammirare anemoni di mare, pesci di tana, rotule tubularie e stelle marine. Presenti anche reperti archeologici come le vasche del garum che risalgono al periodo romano e sono state realizzate per permettere la lavorazione dello stesso garum, una salsa ottenuta dalla fermentazione del pesce. Gli scarti dei pesci, precedentemente lavorati, venivano messi all’interno di contenitori scavati nella terra, costruite in pietra e resi impermeabili dall’intonaco isolante. Altra tappa obbligata è certamente il Faraglione, situato nella parte ovest dell’isola, sorge a circa 50 metri dalla riva. Da questo enorme scoglio di roccia è possibile immergersi in un mare ceruleo e trasparente.

MovExtra Per l’intervista completa e altri contenuti: Move in Sicily Sito ufficiale dell’area marina protetta: ampisoleegadi.it Foto gentilmente concesse dall’Area Marina Protetta, Isole Egadi


#MoveAnticipazioni Sul prossimo numero... La vita è tutta una liscìa di Riccardo Di Bella

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uando l’ironia affluendo nella satira sfocia nell’umorismo si forma un delta che noi siciliani chiamiamo LISCÌA e nel quale adoriamo immergerci. Ecco perché Move in Sicily non poteva non dedicare un’apposita rubrica di approfondimento all’abluzione nella liscìa. La liscìa è un modo di essere del siciliano e si manifesta in pensieri parole opere ed omissioni. Insomma la liscìa è il peccato che ci redime. LISCÌA è quindi il titolo di questa rubrica che cerca di analizzare con serietà la voglia di scherzare dei siciliani.


La terra trema di Luchino Visconti Italia 1948, 162’ Trama: Il giovane pescatore di Trezza, ‘Ntoni Valastro, stanco si sentirsi sfruttato dai grossisti di pesce, decide di mettersi in proprio e, insieme ai fratelli, acquista una barca, dopo avere ipotecato la casa. Le cose sembrano andare bene: grande pesca e salature delle acciughe. Ma una terribile tempesta distrugge l’imbarcazione e il poveretto si ritrova senza nulla. Dovrà tornare dai padroni sconfitto dagli eventi, ma ricco di un’esperienza che lascerà in lui un indelebile segno di speranza. Location e note: Acitrezza della fine anni 40’, girato nell’arco di sette mesi e interpretato dagli abitanti e i pescatori del luogo. Soggetto: di Luichino Visconti da I Malavoglia di Giovanni Verga. La scheda critica (a cura di Sebastiano Gesù) e le location si trovano sull’app di MovieinSicily scaricabile gratuitamente da tutti gli store e/o sul sito movieinsicily.org. A cura di Giorgia Butera e Daniela Fleres ph Alfredo Magnanti

Materiale fotografico gentilmente concesso dall’Associazione culturale Immagina


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