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Quito Sin Mineria
di Gabriele Fantozzi
Quito Sin Mineria è il nome della campagna per il referendum diretto ai cittadini della città di Quito. L’area metropolitana di Quito comprende sia la città di Quito che l’area verde del Chocò Andino. Se l’obiettivo di questa campagna è di sensibilizzare i cittadini sulla questione dell’estrattivismo, l’obiettivo del referendum è di dare la possibilità ad ognuno di loro di scegliere consapevolmente sulla questione dell’estrattivismo. Il referendum pone quattro quesiti relativi all’estrazione mineraria artigianale (1), su piccola (2), media (3) e grande (4) scala. Nel dettaglio, le aree interessate sono i territori comunali di Nono, Calacalí, Nanegal, Nanegalito, Gualea e Pacto, comuni che costituiscono la Mancomunidad del Chocò Andino, un’area abitata da 18 000 persone, la maggior parte delle quali si occupa di agricoltura, allevamento e turismo. In realtà, l’obiettivo finale è molto preciso: impedire il rinnovo delle attuali concessioni minerarie, e vietare allo Stato di assegnare nuove concessioni all’interno dei territori.
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La campagna non ha un colore politico ed è coordinata da un gruppo di organizzazioni, collettivi e persone singole della Provincia di Pichincha a nord-ovest di Quito, che da maggio 2022 hanno cominciato a raccogliere firme per chiedere di indire questo referendum. Il numero necessario per far approvare la richiesta da parte della Commissione Nazionale Elettorale (CNE) è di 200 000 firme. Ma non basta raccogliere 200 000 firme: si è deciso di porsi un ampio margine di errore e di raccoglierne il doppio!
Bisogna essere sicuri di avere un’arma piuttosto convincente per il CNE, che deve controllare la validità delle firme raccolte per strada, la correttezza dei dati anagrafici dei firmatari, con stringenti (forse eccessivi) controlli. Raccogliere firme è un lavoro che impiega tante energie e risorse economiche, dalle persone che devono essere fisicamente coinvolte per la raccolta firme, alle strategie di comunicazione da adottare per convincere i cittadini a firmare. Un lavoro che punta a sensibilizzare, coinvolgere e responsabilizzare i cittadini dell’area metropolitana di Quito fino al momento del voto per il referendum.
Il 24 ottobre 2022 il collettivo Quito Sin Mineria ha consegnato al CNE le firme raccolte; Inty Arcos, rappresentante di Quito Sin Mineria ha riferito di aver consegnato 380 000 firme. Questa iniziativa ha visto concretizzare un primo grande passo verso un modello di democrazia diretta, dando voce a quegli ecuadoriani che mirano a vietare l’attività mineraria metallica in prossimità delle loro case e dei loro raccolti. È stato un momento di festa, un giorno in cui i contadini hanno sfilato per la capitale caricando pick-up dei prodotti del loro territorio, addobbando i camion con i rami verdi dei loro boschi e dimostrando alla città quello che la miniera distruggerebbe. I contadini di COPROPAP sono stati alcuni tra quelli che hanno proposto il lancio di questa campagna. Hanno dimostrato ancora una volta quanto sia fondamentale per loro far arrivare ai palazzi alti di Quito la loro quotidianità fatta di resistenza, che ancor prima del Plantón, ancor prima delle manifestazioni, consiste nel prendersi cura della loro terra.
La verifica del numero e della validità delle firme avviene in questi mesi: nei primi mesi del 2023 si deciderà se indire o meno il referendum. Un referendum di vitale importanza, un mezzo legale con cui ci si potrebbe liberare il territorio del Chocó Andino dallo sfruttamento e inquinamento delle imprese minerarie, una volta per tutte.
Ok, abbiamo fatto attività fi sica per tutta la mattina ma perché allora non siamo andati a letto prima? Beh, questa sera è stata molto importante. Per poter arrivare a questo traguardo abbiamo dovuto insistere un po’ con i nostri accompagnatori ma alla fine ci hanno lasciato andare… dove? Accompagnati dalla presidentessa di COPROPAP siamo riusciti a vivere una sera al Plantón, e provare anche noi l’esperienza di presidiare per ore un luogo chiave per la loro lotta alle miniere illegali che cercano di distruggere il loro patrimonio naturale. Così, abbiamo dato una mano a Doña Maria a pelare e cuocere la yucca e a cucinare una lingua di mucca! Con il passare del tempo al Plantón hanno infatti allestito un piccolo gazebo coperto con un paio di materassi per dormire lì e un piccolo cucinotto da campo. Ci siamo poi fatti incantare da un bellissimo tramonto e abbiamo passato la serata a chiacchierare con gli altri ragazzi presenti al presidio per quella notte.
È stata una serata tranquilla, anche se abbiamo avuto due visite… un signore di Quito che passava in macchina si è lasciato incuriosire dalla nostra presenza: fermandosi ci ha dato la possibilità di raccontargli la storia del Plantón e della resistenza del Frente Antiminero. Poi è passato anche un minero… che con il suo pick-up ha deciso bene di sgommare e alzare un gran polverone misto a fumo nero per dimostrarci quanto sia contento della presenza del Plantón … ammetto che per cinque minuti abbiamo tremato tutti…
Sono giornate piene, piene di storie da raccontare, piene di eventi da ricordare per una vita intera e siamo solo all’inizio del nostro viaggio.
Giacomo