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EDOARDO PEPINO

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FACE TO FACE WITH

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Direttore del Labirinto della Masone e Direttore

editoriale di Franco Maria Ricci Editore

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Entrare nel sogno di Franco Maria Ricci e poi trovarsi a condurlo, a continuare a dargli forma. Non è un compito facile il tuo, eppure il labirinto assomiglia sempre di più alla visione ricciana e la sua casa editrice non sbaglia un colpo. Cosa sta succedendo a Fontanellato?

Con la scusa di costruire il labirinto Ricci ha dato forma alle sue diverse esperienze di vita. Una più onirica: il sogno del labirinto dei suoi incontri con Borges, dei loro dialoghi fatti di simboli e fantastico. La seconda è la sua carriera di graphic designer e quindi di editore di libri: una professionalità e un savoir-faire portati al massimo, tanto da diventare scuola mondiale e opera d’arte in sé, che Ricci ha messo da parte per alcuni anni, durante la realizzazione del labirinto. E poi ancora c’è la rivista FMR: un’idea separata dal resto ma fortemente connessa, che oggi ritorna. Tutto questo è qui a Fontanellato e continua ad esserci anche ora che Ricci non c’è più. Io ho iniziato a collaborare con Laura Casalis e Franco Maria Ricci nel 2010, quando il labirinto era in costruzione e Ricci si era appena trasferito a Parma da Milano. La parte editoriale era stata sospesa, anche se mai del tutto, e la concentrazione massima di Ricci era sul suo nuovo grandioso progetto. Solo quando il labirinto è nato si è capito davvero il suo gioco: voleva raccogliere tutto ciò che aveva fatto ed è per questo che anche la sua collezione è andata a finire all’interno di questi magnifici edifici nel Museo della Masone. Si tratta di una collezione di circa 400 opere assolutamente eclettica, che lui ha raccolto in oltre 50 anni di vita e lavoro come editore, senza uno scopo definito. Eppure tutte insieme all’interno del labirinto danno l’idea di una direzione, della visione chiara e distinta che era da sempre nella testa di Ricci. Una volta avviato il labirinto era tornato a impegnarsi per far ripartire a pieno regime la casa editrice, anche riacquistando il marchio FMR per rilanciare la rivista. Tutto quello che doveva fare lo ha fatto. Non posso che ringraziarlo di un percorso tracciato. Io ho cercato il più possibile di raccogliere i suoi contributi.

Continuità con il passato ma anche apertura al nuovo. Questo labirinto di bambù si muove flessibile come le sue alte canne. In che direzione sta andando?

Il cammino è segnato, ma ora bisogna interpretarlo e rinnovarlo con i tempi. Per quanto riguarda i libri e la rivista noi abbiamo la capacità di mantenere l’editoria del marchio Franco Maria Ricci allo stesso livello altissimo che l’ha sempre caratterizzata e la gente ancora cerca, vuole possedere i nostri volumi e le nostre pubblicazioni per collezionarli. Il labirinto, invece, ha già subito delle trasformazioni da quando Ricci ci ha lasciato e le subirà ancora, per il fatto stesso che è di una sostanza diversa. È un luogo vivo e accanto ai patrimoni che definirei immutabili, quello botanico, quello artistico con la collezione e i libri esposti, ci sono le persone che lo popolano e alle quali vogliamo avvicinarci. Nel 2022 sono previsti 120 mila visitatori, un risultato straordinario dopo due anni di Covid. E poi ci sono gli eventi e le mostre temporanee che si aprono all’attualità. Già negli scorsi anni avevamo avuto delle esperienze con alcune forme d’arte ancora figurative ma contemporanee, come con la mostra temporanea dell’artista messicano Jarvier Marín che ha invaso

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