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Euronote
di Andrea Pierucci
Nuova relazione fra la Commissione europea ed i Parlamenti nazionali LâUnione europea va avanti, nonostante tutto. Se questâaffermazione era vera qualche settimana fa, adesso lo è ancora di piĂš. Paradossalmente, però, i termini non cambiano. I Ministri degli esteri non hanno fatto alcun serio passo in avanti per decidere sul futuro della Costituzione, nondimeno sono sta te prese o annunciate decisioni importanti in ma teria istituzionale in altre sedi. Non certo per com piacere alla redazione di questa rivista, alcuni dei principali argomenti di questi sviluppi sono stati trattati con passione e intelligenza dal Presidente Napolitano durante il suo mandato al Parlamento europeo. In particolare, Giorgio Napolitano è stato autore di unâimportante risoluzione del Parlamen to europeo sulla questione dei Parlamenti nazio nali nel sistema dellâUnione europea, che aveva consentito un accordo in seno alla Convenzione sulle disposizioni da introdurre nella Costituzione. Il merito della proposta fu quello di presentare il ruolo dei Parlamenti nazionali non in opposizione a quello del Parlamento europeo e di trovare un orientamento incentrato, soprattutto, sullo svilup po complessivo della democrazia europea. La prima novitĂ di queste settimane consiste, ap punto, nella decisione della Commissione europea di trasmettere direttamente ai Parlamenti nazio nali le proprie proposte legislative, indicando loro che la Commissione è pronta a rispondere ai loro rilievi ed alle loro richieste di chiarimenti. Si badi: in sĂŠ la decisione è banale. GiĂ oggi, tutte le pro poste della Commissione sono su internet dal mo mento della loro adozione nelle tre lingue di lavoro (francese, inglese e tedesco) e, appena possibile, in tutte le altre lingue. GiĂ oggi, le regole interne della Commissione la obbligano a rispondere entro 15 giorni a qualsiasi lettera ricevuta (a maggior ra gione, ovviamente, se la lettera arriva da unâistitu zione parlamentare). La novitĂ significativa sta nel fatto che la Commissione prende una sorta dâim pegno a dialogare con i parlamenti nazionali che lo desiderano e che, nonostante qualche malumore di quattro Stati membri e di parlamentari europei, la questione sembra essere assolutamente ben ac colta da tutti. In particolare, lâhanno accolta favoÂ
revolmente anche i Parlamenti che, grazie ad una forte collaborazione con i rispettivi governi, erano giĂ largamente implicati nella vicenda legislati va europea. Bisogna ricordare che la Costituzione (che, si ricorda non è entrata in vigore) prevedeva una misura analoga, assortita da due altri elemen ti. Il primo era che se un terzo o un quarto (secon do la materia) dei parlamenti avesse espresso delle riserve su una proposta, la Commissione avrebbe dovuto riesaminare la proposta stessa. Il secondo era che la ragione dellâopposizione poteva attenere solo al rispetto del principio di sussidiarietĂ . Ora, nessuna di queste regole compare nella decisione presa dalla Commissione, che conferma cosĂŹ la sua decisione di non anticipare la Costituzione. Sembrerebbe una decisione minore, in attuazione, sia pure estensiva, del Trattato in vigore. Invece essa contiene elementi dâinnovazione sostanzia li e, probabilmente, dei passi avanti rispetto alla stessa Costituzione. Secondo il sistema che si do vrebbe creare, ogni Parlamento potrĂ criticare una proposta da qualsiasi punto di vista (sussidiarietĂ , ma anche orientamento politico o qualitĂ dei sin goli articoli) e obbligare la Commissione a discu terne â anche perchĂŠ non saranno certo i servizi a rispondere, ma la Commissione stessa. Certo, non vâè lâobbligo della revisione della proposta critica ta, ma una reazione comune di un certo numero di Parlamenti porterĂ necessariamente ad una va lutazione dellâopportunitĂ di mantenere, ritirare o modificare una proposta. Vorrei, inoltre, attirare lâattenzione sul valore isti tuzionale della decisione. Si può immaginare che i Parlamenti, generalmente costituiti intorno ad una maggioranza che sostiene il governo, segua no lâindirizzo dellâesecutivo anche nelle questioni inerenti alla legislazione europea. Non credo che le cose andranno necessariamente in questo senso. In primo luogo, se un Parlamento si sente, nel caso specifico, rappresentato dal proprio governo non sarĂ particolarmente spinto a rivolgersi alla Com missione, se non, eventualmente, per sostenere il governo stesso; ma questo è il caso meno interes sante e politicamente meno complesso per la Com missione. La questione diventa politicamente piĂš sensibile se il governo non accetta di seguire lâin dirizzo parlamentare â che è cosa possibilissima in materia legislativa. Addirittura in certi casi si può verificare che due camere di un Parlamento bicaÂ