Mediaterraneo News 15-30 settembre 2022

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15-30 settembre 20221 U U oo m m ii n n ii oo d d ii g g iitt a a llii Anno 12 - N. 98 15-30 settembre 2022 Distribuzione gratuita MEDI@TERRANEO news - Periodico del Master di Giornalismo di Bari Ordine Giornalisti di Puglia - Università degli Studi ‘Aldo Moro’ di Bari Editore: Apfg - Bari Direttore Responsabile: Lino Patruno Registrazione Tribunale di Bari numero 20/07 del 12/04/2007 Redazione: Palazzo Chiaia-Napolitano via Crisanzio, 42 - Bari email: master@apfg.it Premio Giornalisti del Mediterraneo 2016 Premio Mare Nostrum Awards 2022 La nuova Italia a tutta Giorgia Metti don Fefè in capo al mondo Lotta per la vita senza un addio Non moriremo di caro bollette Zampa e Palma a pagg. 4-7 Nuzzaco a pagg. 16-17 Luise a pagg. 8-9 Manzari 12-13; Pasanisi 20-21 Cari, scomparsi gettoni telefonici Pengo a pagg. 22-23 Emanuele Palumbo a pagg. 2-3Emanuele Palumbo a pagg. 2-3

L’uomo e i Big Data Come gli algoritmi ci invadono la vita

Il libro “Siamo uomini o digitali”, scritto dal sociologo De Kerckhove e dal giornalista Ciccarese, analizza l’impatto della tecnologia sulle persone

IL LIBRO

“Siamo uomini o digitali”, nato dalle conversazioni su Skype tra gli autori (Facebook Dionisio Ciccarese)

La storia che ognuno di noi abbia sette sosia sparsi nel mondo non ha mai trovato una dimostrazione scientifica. Se però non sappiamo se esistano o meno altre persone che ci somiglino, è certo che un entità uguale a noi in tutto e per tutto c’è, eccome. Tutti o quasi hanno un gemello, un altro “io”, che si è materializzato da quando abbiamo fatto accesso alla rete. Un essere digitale, una serie continua di numeri in costante aggiornamento, con degli algoritmi che sostituiscono la nostra coscienza. Analizzare e trovare risposte a domande sull’ibridazione tra uomo e macchina è un esercizio tanto complesso quanto, all’apparenza, infinito, dati i continui e velocissimi passi con cui la tecnologia avanza. Il sociologo belga naturalizzato canadese Derrick De Kerckhove, su Skype durante il primo lockdown, ha parlato delle dinamiche della rete con il giornalista barese Dionisio Ciccarese. Ne è nato il libro “Siamo uomini o digitali”, 114 pagine ricche di interrogativi, spunti e riflessioni sulle prospettive di questa incessante evoluzione dell’uomo. Nel volume si analizza come i Big Data, un’imponente quantità di informazioni, abbiano invaso il nostro quotidiano. Una contaminazione silenziosa e inesorabile che incide in maniera rilevante sul nostro pensiero senza che ce ne accorgiamo. È come un “ladro” che ti entra in casa, ma con una sostanziale differenza: al ladro il consenso di

accedere nel tuo appartamento non l’hai dato. Gli algoritmi, invece, hanno ricevuto il nostro beneplacito a prendersi informazioni attraverso il cellulare, che più che da strumento è diventato un prolungamento della nostra mente.

Siamo estesi su tutto il globo, grazie, o a causa, della connessione a internet. Dei “giganti” dall’atroce vulnerabilità, creata dal nostro incontrollabile desiderio di essere collegati a chiunque e a qualsiasi cosa esista. Come dei moderni Cristoforo Colombo, Marco Polo o Magellano, siamo riusciti a spingere i confini a un limite mai visto e in continua espansione. Ora, per esempio, abbiamo la necessità di trovare altri spazi in altri mondi, nel metaverso, la realtà parallela creata appositamente per vivere esperienze come l’incontro, il gioco, il lavoro.

Tante attività possibili nel mondo reale, ma che, per qualche motivo, ora stiamo cercando nell’altra dimensione.

Siamo così in balia degli algoritmi, spiegano De Kerckhove e Ciccarese. Non siamo più noi a studiare loro, bensì il contrario. Perfezionano la conoscenza che hanno di noi, più di quanto lo facciamo di noi stessi. Affondano le radici nel nostro inconscio, sbirciano nei pertugi della nostra coscienza per creare il nostro fedele ritratto. Ci offrono una ricchezza di informazioni incommensurabile e il potere di fare tutto da qualsiasi angolo del mondo. Al contempo, però, ci denudano

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Attualità

della privacy, attingono dalla nostra memoria e annebbiano il nostro senso critico. Insomma, dei superuomini nello sconfinato universo di kryptonite in cui abbiamo deciso di addentrarci.

I Big Data sono disponibili per noi come noi lo siamo per loro. Avergli permesso di entrare nella nostra vita ci ha consegnati alla loro mercé. Ne sono l’esempio più eclatante gli Stati in cui agli algoritmi è affidata la funzione di controllo. In tre macroregioni della Cina, per esempio, è presente il Sistema dei Crediti Sociali, che ha il fine di classificare i cittadini attraverso i loro comportamenti registrati dalle videocamere di sorveglianza presenti in ogni angolo delle città. “Big Brother is watching you” scrisse George Orwell nel romanzo “1984”.

Nei Big Data sono presenti tutte le risposte, un patrimonio enorme di informazioni che, però, bisogna essere bravi a trovare, ponendo le giuste domande. Una miniera da cui estrarre, con abilità, pietre preziose. I Big Data sono e devono rimanere uno strumento a disposizione, da soli non significano nulla. Assumono un senso solo attraverso la nostra interazione con loro, e, per non farci dominare, dobbiamo raffinare il senso critico che stiamo via via smarrendo. Governare i Big Data per sfuggire al loro controllo. Perciò il sociologo ritiene necessario che il giusto utilizzo dei mezzi che abbiamo a disposizione sia insegnato già nelle scuole.

Il libro analizza tante sfaccettature della nostra esistenza nella rete. Si focalizza sulla direzione che stiamo prendendo e indica come fondamentale la necessità di recuperare la nostra autonomia, smettendola di spogliarci all’interno della rete. Siamo già preda degli algoritmi, per i quali siamo semplici consumatori, serie di numeri in aggiornamento, fedelissimo ritratto del nostro inconscio. I Big Data già ci conoscono troppo bene: i sette sosia magari non esistono, ma il nostro “gemello digitale” sì, eccome Emanuele Palumbo

GLI AUTORI

Ciccarese e De Kerckhove all’evento “Lector in fabula” nel 2017 (Facebook Dionisio Ciccarese)

Come la Cina controlla i cinesi

Il Sistema di Credito Sociale è stato istituito in Cina nel 2015. “Consentire alle persone più affidabili di fare ciò che vogliono. Impedire a quelle inaffidabili di muovere un solo passo” recita il documento governativo. È nato come esperimento per valutare l’affidabilità degli oltre 1,3 miliardi di abitanti. I cittadini partono tutti con 1000 crediti sociali, che aumentano o diminuiscono in base al comportamento. I dati vengono consegnati da banche, internet, tribunali, aziende e videocamere all’interno delle città. Attività socialmente utili fanno guadagnare punti, mentre comportamenti deplorevoli li fanno perdere. Chi ha più di 1000 punti, rientrando nella categoria più alta, vive in condizioni più vantaggiose, mentre a chi è in quella più bassa sono negate molte possibilità. Un mix tra il Grande Fratello e Black Mirror, molto più semplicemente un integerrimo sistema di controllo.

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E.P.
L’esperimento

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Cade “Stalingrado” vittoria della destra M5S primo partito

La Puglia rispecchia il trend nazionale, ma grillini oltre il 28%. Le opinioni contrapposte di Emiliano e Decaro sul flop del Pd. Aumenta l’astensionismo

AFFLUENZA IN CALO

Bari la provincia in cui si è votato di più: 58,7% A Foggia il dato più basso: 52,8%. In Puglia l’astensione al 43,4%

Fratelli d’Italia ha fatto incetta di voti anche in Puglia, dove però il primo partito è il Movimento 5 Stelle. Il centrodestra la fa da padrone in tutti i collegi uninominali al Senato, mancando l’en plein alla Camera per un collegio, strappato dai pentastellati: quello della circoscrizione foggiana, terra d’origine del capo politico Giuseppe Conte, in cui l’ex presidente del Consiglio era candidato nel plurinominale, riuscendo a essere eletto. Nella regione che il presidente Michele Emiliano aveva definito la «Stalingrado d’Italia», il centrodestra ha vinto con oltre il 41% delle

preferenze: Fratelli d’Italia sale al 24,5%, Lega cala al 5,3%, Forza Italia si ferma all’11% e Noi moderati 0,6%. Numeri che portano in Parlamento 25 candidati in tutto tra i quattro partiti. Il Movimento 5 Stelle, con il 28,3% dei consensi, conquista otto seggi.Brusca caduta per il centrosinistra, che si è fermato al 21,3%: Partito democratico al 16,1%, Alleanza Verdi e Sinistra al 2,8%, +Europa all’1,7% e Impegno civico allo 0,7%. Sono sei in tutto gli eletti della coalizione sconfitta. Piccola soddisfazione per il Terzo polo, che ha ottenuto il 4,8% dei voti, riuscendo a far eleggere Mara Carfagna.

novità

Le elezioni appena concluse hanno regalato agli elettori ben tre prime volte. Nella storia della Repubblica italiana questa è stata la prima campagna elettorale estiva, con il voto indetto ad appena quattro giorni dall’inizio dell’autunno. Per la prima volta, inoltre, i neo maggiorenni hanno potuto votare per il Senato, diritto riconosciuto fino alla scorsa tornata solo a chi avesse già compiuto 25 anni. Inoltre, questa è stata la prima consultazione per il formato ridotto delle due Camere - 600 componenti tra 200 senatori e 400 deputati -, dopo il referendum sul taglio del numero dei parlamentari. Probabilmente sarà inedito anche l’esito: la prima donna a Palazzo Chigi nella storia della Repubblica, ovvero Giorgia Meloni. In base a un accordo interno al centrodestra, infatti, il partito più votato dovrebbe esprimere il presidente del Consiglio dei Ministri. E adesso è il turno di Fratelli d’Italia. (C. Z.)

Il dato della regione per il Senato (quasi identico a quello per la Camera) non si discosta da quello nazionale e induce una seria riflessione nel Partito Democratico. I due alfieri regionali Michele Emiliano e Antonio Decaro, ancora una volta, non sono riusciti a vincere la sfida nazionale, nonostante la loro capacità di aver saputo mantenere le roccaforti del centrosinistra sul territorio: rispettivamente la Regione e il Comune del Capoluogo.

I due esponenti dem analizzano l’esito del voto da due angolazioni contrapposte. «Con un’intesa nazionale tra Pd e M5S avremmo giocato tutta un’altra partita - ha detto Emiliano - In Puglia, dove governiamo la Regione insieme, Pd e M5S raggiungono con il voto di domenica il 50,45%, superando il centrodestra unito che si attesta al 41,09%».

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Le tre prime volte di questa tornata
Le

Politica

Mentre il presidente della Regione si consola con la crescita di tre punti del Pd rispetto al 2018, il sindaco di Bari ribadisce la necessità di smantellare «l’intero modello su cui il Pd si fonda».

«In queste ore sarebbe troppo facile sparare a zero sul segretario nazionale del Partito Democratico. E sarebbe inutile - ha scritto Decaro su facebook - È l’intero modello su cui il PD si fonda che va smantellato. Basta con i capi corrente che fanno e disfano le liste a propria immagine e somiglianza. Basta con questo esercizio del potere per il

e vinti

potere. Basta con l’autoconservazione come unico scopo della politica. O saremo capaci, finalmente, di azzerare questi meccanismi perversi e di ritornare a parlare alle persone, oppure la sconfitta perpetua alle elezioni politiche sarà il nostro ineluttabile destino».

A prescindere dai risultati, ancora una volta si è registrata un’astensione elevata. Quasi un pugliese su due ha deciso di non votare: l’affluenza in Puglia è stata del 56,6%. Nel 2018 era stata del 69,1%.

Cesare Zampa

centrosinistra molti esponenti resteranno a Bari

LA TAPPA A BARI

Giorgia Meloni saluta i baresi presenti al suo comizio. La presidente del Consiglio in pectore sul palco in via Sparano

Il centrodestra si accaparra la fetta più ampia degli emicicli di Palazzo Madama e Montecitorio, così come la parte destinata ai collegi pugliesi. Per la Camera, nella coalizione vincente sono stati eletti Mariangela Matera, Dario Iaia, Saverio Congedo, Giandonato Lasalandra, Marcello Gemmato, Raffaele Fitto e Giovanni Maiorano per FdI; Giacomo Diego Gatta, Rita Dalla Chiesa, Mauro D’Attis, Marcello Lanotte e Andrea Caroppo per FI; Rossano Sasso, Davide Bellomo e Toti Di Mattina per la Lega; Alessandro Colucci per Noi Moderati. Per il M5S l’hanno spuntata Marco Pellegrini, Leonardo Donno, Carla Giuliano, Giorgio Lovecchio, Patty L’Abbate e Gianmauro Dell’Olio. Nel centrosinistra hanno ottenuto seggi Claudio Stefanazzi, Marco Lacarra e Ubaldo Pagano per il Pd e Soumahoro Aboubakar per Verdi-Sinistra. Un seggio anche per il terzo polo, grazie all’elezione del ministro uscente Mara Carfagna. Al Senato, per il centrodestra sono stati eletti Annamaria Fallucchi, Filippo Melchiorre, Vito Maria Nocco, Giovan Battista Fazzolari e Ignazio Zullo per FdI; Francesco Paolo Sisto e Dario Damiani per FI; Roberto Marti e Matteo Salvini per la Lega. Il Movimento 5Stelle ha ottenuto due seggi, destinati a Gisella Naturale e Antonio Trevisi. Al centrosinistra sono scattati due seggi per Francesco Boccia e Valeria Valente del Pd. Tra gli esclusi, spiccano l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, il vicepresidente della Regione Raffaele Piemontese, il presidente del Consiglio regionale Loredana Capone, gli assessori regionali Anita Maurodinoia e Sebatiano Leo e l’ex ministro Teresa Bellanova. (C.Z.)

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Nel
Vincitori

Meloni una vittoria poco femminista

La leader di Fratelli d’Italia potrebbe diventare presidente del Consiglio, la prima a rivestire questo ruolo in Italia. Una vittoria per le donne?

IL COMIZIO

Bari ha accolto la leader di FdI nel centro di via Sparano, il 17 settembre. FdI parla di cinquemila presenze

“Speriamo sia femmina”. Così era stata accolta la neo eletta Giorgia Meloni a Bari, nell’ultimo weekend prima delle elezioni. Nella piazza di san Ferdinando, nel centro di via Sparano, decine di cartelloni con slogan di questo genere si innalzavano dalla folla accanto le bandiere di Gioventù Nazionale.

La vittoria della candidata romana era annunciata: Fratelli d’Italia si è attestata prima, portando la coalizione di centrodestra attorno al 43%, con una maggioranza solida in entrambe le camere. L’alleanza con la Lega

(ferma all’8.5%) e Forza Italia (8%) ha portato bene a Giorgia Meloni, che, probabilmente, sarà la prima premier donna della storia d’Italia.

La sua vittoria, dunque, dovrebbe rappresentare un momento di orgoglio per il genere femminile. Ma la mera rappresentanza non serve, se le sue idee non sono a favore delle donne.

Non serve andare troppo indietro nella storia politica di Giorgia Meloni per capirlo. Durante la campagna elettorale, solo qualche

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Quella ossessione a destra per Tolkien

La leader di Fratelli d’Italia ha chiuso la sua campagna elettorale con una citazione della sua saga preferita, “Il Signore Degli Anelli”. Sugli scaffali della sua libreria sono visibili i modellini di Gandalf. L’ultimo comizio in piazza a Roma è stato presentato da Pino Insegno (doppiatore di Aragorn), che ha invitato sul palco la Meloni usando le parole del film (“Arriverà il giorno della sconfitta, ma non è questo il giorno!”).

Il fantasy firmato J.R.R. Tolkien lo conoscono tutti e non ha bisogno di presentazioni. La simbologia cattolica, che lo scrittore inglese usava per raccontare l’epico mondo della Terra di Mezzo, ha sempre permesso alla destra ed estrema destra di strumentalizzare Tolkien. Elfi, maghi e guerrieri sono diventati i simboli dei ritrovi di gruppi come il MSI: i “Campi Hobbit”, li chiamavano. Chissà che avrebbe da dire Tolkien. (C.P)

settimana fa, Giorgia Meloni ha pubblicato il video di uno stupro, già diffuso da un’altra testata giornalistica, per denunciare la mancata sicurezza a mantenere l’ordine pubblico. Di tutti i candidati, da destra a sinistra, è stata l’unica a far rimbalzare il video, dando in pasto la clip ai suoi elettori. Di fronte alle critiche, Meloni ha riaffermato il suo diritto a diffondere il filmato già lanciato da un giornale.

Qualche giorno prima la chiusura della campagna elettorale, dagli scranni televisivi, ha affermato di voler “applicare la legge 194 interamente”, difendendo il “diritto al non aborto”. E ha aggiunto: “Non mi pare che in Italia ci sia un problema ad abortire”. I dati, in realtà, la contraddicono. E la realtà a cui l’obiezione di coscienza costringe le donne è protetta dai dettami di Dio, Patria e Famiglia che la coalizione di centrodestra rivendica come valori fondanti del Paese. Prendendo in considerazione i soli dati della Puglia, il quadro non è positivo. Nella regione ci sono 4 ospedali con quasi il 100% o oltre l’80% con personale obiettore di coscienza: il Polo Ospedaliere di Corato (obiezione al 88,90%), il San Paolo di Bari (84%), il Policlinico di Bari (80%), Polo Ospedaliero di Brindisi (95%, il dato peggiore) e il Polo di Francavilla Fontana (90%). Il carico di lavoro medio di ogni ginecologo non obiettore in Puglia è di 2,6 ivg a settimana. Il dato nazionale più alto si registra in Molise, con 6,6 IVG settimanali in

media. In tutta Italia ci sono 22 ospedali e 4 consultori con il 100% di obiezione tra medici ginecologi, anestesisti, personale infermieristico e OSS. 18 ospedali con il 100% di ginecologi obiettori.

Infine, sempre Giorgia Meloni ha rivendicato la fiamma tricolore nel simbolo di Fratelli d’Italia e ribadito i valori cattolici su cui si basa la sua linea politica, ignorando forse che viviamo in un Paese laico. Respinge le accuse di fascismo che arrivano dall’Europa, ma lamenta il fatto che i beneficiari delle case popolari debbano giurare di seguire i valori della Costituzione, tra cui, l’antifascismo. Non batte ciglio di fronte le bandiere di Gioventù Nazionale, le stesse che sventolavano nella piazza della destra barese il giorno del suo comizio: eppure la sua storia parla da sé, visto che il movimento, oggi, legalmente non esiste più, ma è stato semplicemente sostituito dal 2011 dal nome “Gioventù della fiamma”, pur conservandone l’ideologia neofascista.

Ogni volta che una donna sale al potere, in Europa, è una donna di destra: perchè in fondo la politica conservatrice non sposta di una virgola l’ordine patriarcale, classista e clericale in cui viviamo. Perciò fa comodo così.

Siamo in una democrazia, perciò il risultato va accettato. Ma non chiamatela una vittoria per le donne.

Politica

I SOSTENITORI

Il pubblico in prima fila nella piazza di San Ferdinando, a Bari, dove Giorgia Meloni ha parlato per circa un’ora

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Sos rincari energia vetrine spente: “meglio che morti”

COMMERCIO IN LUTTO

I pali della luce avvolti dai manifesti funebri attaccati per iniziativa dei negozianti di Carrassi. (foto R. Luise)

Addio alle vetrine luminose e invitanti da cui, sino ad oggi, siamo stati affascinati e attratti. Il caro bollette sempre più pesante ha indotto molti commercianti italiani e baresi a “stringere la cinghia” e a fare economia.

Dalle 18 in poi, molti negozi delle vie principali del capoluogo pugliese e dei vari quartieri della città resteranno al buio in segno di protesta.

Al posto dell’illuminazione a cui siamo abituati, invece, ci saranno candele e ceri. Abbattere i costi troppo elevati per luce e

nero

A partire dal 1° ottobre 2022, le bollette di luce e gas subiranno dei rincari del 100%, ovvero raddoppieranno.

Il rischio sollevato da Arera, Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, è quello di trovarci di fronte a un crescendo di morosità dovuto alle famiglie e alle imprese che per mancanza di liquidità o fallimenti tra i venditori di energia non hanno pagato le bollette.

Un circolo vizioso che non farà altro che peggiorare la situazione in cui famiglie, cittadini e imprese si ritrovano. Ma come siamo arrivati a questo? Attraverso un processo che si chiama socializzazione degli oneri. In pratica, i debiti di chi non riesce a pagare le utenze vengono spalmati sulle bollette di chi le paga regolarmente.

Il risultato è che il conto diventa più salato per chi le bollette finora ha continuato a pagarle.

gas - cui i negozianti devono necessariamente ricorrere per lo svolgimento dell’attività lavorativa - è la prima ragione della protesta. Ma non solo.Chiedono aiuto e maggiori agevolazioni economiche per evitare di abbassare le saracinesche in maniera definitiva.

Sono circa in 500 i commercianti del quartiere Carrassi ad aver aderito alla protesta promossa dall’Associazione “La voce dei commercianti di Carrassi” contro il caro bollette e la richiesta dell’attivazione di una Consulta del commercio.

“E’ venuto a mancare il commercio italiano, ne danno il triste annuncio Enel Energia e Gas”. Così recitano i manifesti funebri affissi lungo i muri di via Giulio Cesare, nelle vicinanze della chiesa Russa, per attirare l’attenzione della comunità e delle istituzioni. E accanto ai manifesti, il pianto di chi, si trova in questa situazione. “Abbiamo paura di chiudere. Si rischia di mandare in fumo anni e anni di commercio e di lasciare famiglie per strada”.

Questa è solo una delle tante preoccupazioni che ogni giorno, da un anno e più, devono sopportare i commercianti. E quelli di Carrassi non sono gli unici. In molte altre regioni d’Italia ci sono proteste contro i rincari che si manifestano con cortei, affissione sulle vetrine dei locali delle bollette confrontate con gli anni precedenti e con l’inserimento delle voci luce, gas e acqua sugli

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La guerra russa-ucraina ha fatto schizzare il prezzo di gas e luce. I commercianti hanno deciso di lasciare al buio i negozi e puntare alle rinnovabili
R. L. I
nuovi prezzi di luce e gas
Ottobre

Economia

scontrini dei clienti. I commercianti dicono che occorre fare qualcosa al più presto per evitare che la situazione diventi irrecuperabile e che le saracinesche dei locali restino per sempre abbassate.

Ma andando oltre le proteste, un dato incoraggiante che potrebbe aiutare l’economia delle piccole e medie imprese di commercianti è arrivato con il pacchetto di misure contro il caro energia.

La Regione Puglia infatti interverrà - come ha affermato il presidente Michele Emiliano - con modifiche fatte agli avvisi e approvate dalla giunta regionale che consentiranno di far fronte alla situazione.

L’obiettivo della misura è quello di rendere le imprese più sostenibili e meno oppresse dalle tasse attraverso l’utilizzo di un’economia circolare e di un’energia autoprodotta. Una risorsa, quella delle fonti rinnovabili, che ha convinto i commercianti ad aderire con numeri sempre più elevati. Infatti, dopo la modifica degli avvisi, si è avuto un aumento notevole delle domande (63%) fatte dalle imprese pugliesi per aderire al bando regionale sulle rinnovabili.

L’aumento deriva dal fatto che per far fronte al caro bollette, sempre più imprese hanno deciso di puntare ad un’autonomia energetica che non preveda dispersione di costi. Di questa tendenza dà conferma l’assessore allo Sviluppo economico, Alessandro Delli Noci, che ha comunicato un aumento delle

adesioni alla misura lanciata nei mesi scorsi dalla Regione Puglia. Intanto, ad eccezione del pacchetto di aiuti promosso dalla Regione, i commercianti si sentono abbandonati e pressati da tasse troppo alte, aumentate nel giro di pochi mesi, e chiedono a gran voce di essere ascoltati per migliorare la situazione in cui si trovano adottando le iniziative più creative per attirare l’attenzione come quella di appendere manifesti funebri sulle vetrine dei loro negozi.

COMMERCIO ITALIANO

“Ne danno il triste annuncio Enel Energia e Gas”. Così recita il manifesto di protesta su una vetrina. (foto R. Luise)

problema

120 mila aziende a rischio

A causa dei rincari, da qui ai primi sei mesi del 2023 in Italia si prevede che saranno a rischio circa 120 mila imprese di lavoro del settore terziario, con conseguente perdita di 370 mila posti di lavoro. Questo è il quadro prodotto dalle stime fatte da Confcommercio-Imprese per l'Italia sulla continua crescita dei costi dell'energia e su un'inflazione prossima all'8% dovuta per quasi l'80% all'impennata dei prezzi delle materie prime energetiche. Ma non tutti i settori saranno colpiti in uguale maniera. A rischiare di più sono alimentari, ristorazione e trasporti. Secondo le stime di Confcommercio, i settori più esposti sono il commercio al dettaglio, che a luglio ha subito un forte aumento delle bollette di luce e gas, la ristorazione e gli alberghi con aumenti tripli rispetto a luglio 2021. Altro settore a rischio è quello dei trasporti per il caro carburanti (+30-35% da inizio pandemia ad oggi).

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Per fare uno psicologo ci vuole un bonus?

SALUTARE - MENTALE

Stare bene con sé stessi significa fare anche tanto esercizio psichico (Fonte: FreePik)

“Da soli siam tutti nessuno, che vita è”, intonava quest’estate negli stabilimenti balneari Fedez con Tananai e Mara Sattei ne “La dolce vita”. E un po’ è così. Dal 26 luglio all’8 agosto scorso in Puglia sono state ben 12.400 le richieste sul sito dell’Inps per accedere al “contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia”, in due parole al “Bonus psicologo”. In Italia, invece hanno superato le istanze sono state 200 mila. Numeri importanti che avranno bisogno di una grande quota di denaro per ac-

contentare tutti. Nell’ultimo decreto “Aiuti bis”, infatti, per il bonus, sono stati stanziati dai primi 10 milioni di euro agli attuali 25.

E’ una misura adottata dal governo Draghi, ormai dimissionario, per arginare o venire incontro alle esigenze di tanti cittadini che hanno subito traumi non visibili a occhio nudo, ma essenziali per una vita degna di essere definita tale. La pandemia e il lockdown certamente non hanno aiutato, anzi in molti casi hanno peggiorato una situazione già complessa di suo, mettendo in bella luce un malessere già presente.

idee

salute mentale è online

La professione dello psicologo non è più legata all’immagine del lettino e del dottore che in silenzio trascrive i racconti del paziente. Oggi il lavoro si esercita soprattutto online. Basta fare una semplice ricerca online per capire quanto ormai sia tutto meno complicato e soprattutto meno ostacolante. Pensiamo a un adolescente alla ricerca di sé o una moglie che ha subito violenza. Con le sedute online si evita di chiedere soldi ai genitori o di esporsi così tanto vista la situazione delicata. Uno dei siti in questione è Psicologodigitale sulla cui homepage si definisce uno “studio psicologico interamente online, per iniziare un percorso psicologico in comodità ovunque ti trovi”. Sì, è proprio la comodità il vulnus: puoi decidere l’ora, il giorno e la frequenza. Una prima sessione conoscitiva gratuita e successivamente il pagamento.

Un sussidio che in Puglia è stato colto, e non poco. Per accedere al servizio i cittadini devono avere un reddito Isee non superiore ai 50 mila euro e la scadenza per presentare la domanda è fissata al 24 ottobre prossimo.

La quota in denaro riconosciuta in base alla graduatoria di reddito si aggira tra i 600 euro e i 200 euro per sostenere le spese di dodici sedute di psicoterapia.

Un incentivo, questo del bonus, per far avvicinare sempre più le persone alla figura professionale dello psicologo. Un tabù in Italia da combattere, per comprendere e far comprendere la necessità di una misura che curi il benessere totale dell’individuo, dagli aspetti emotivi a quelli fisici, fino a quelli psichici, spesso dimenticati.

In Puglia, stando agli ultimi sondaggi di BiDiMedia (9 dicembre 2021-23 gennaio 2022) per l’Ordine regionale degli psicologi, un cit-

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La misura introdotta dal governo Draghi darà accesso a un numero significativo di persone con i loro traumi e le loro pulsioni interiori
S. D. Il futuro della
Nuove

Salute

tadino su tre ha usufruito almeno una volta nella vita di un colloquio o in generale di uno psicologo. Numeri che confermano un bisogno e una necessità che non può essere tralasciata. Il PD pugliese a firma Campo aveva già sottoscritto una proposta di legge, approdata in Consiglio regionale, affinché l’assistenza psicologica di base diventi parte integrante del servizio sanitario regionale, soprattutto nell’ambito scolastico. Anche lo stesso presidente dell’ordine degli Psicologi di Puglia, alla viglia dell’inizio del nuovo anno scolastico aveva invitato le isti-

Futuri orizzonti

tuzioni a procedere celermente affinché sia presente almeno uno psicologo nelle scuole per evitare tragedie. Purtroppo, con il periodo di pandemia e le riforme sempre più urgenti, non si è mosso ancora nulla, fino al bonus psicologo. Già il Codacons, l’associazione dei consumatori, mesi fa, aveva ammonito il governo sull’inutilità della misura, viste le poche risorse messe a disposizione. Vedremo se questa misura sarà efficace e soprattutto se non si trasformerà in un sussidio come ne abbiamo già visti tanti.

MESTIERE PSICOLOGO

Non solo lettini e taccuni. La professione è esercitata anche online a costi e spese ridotte (Fonte: FreePik)

Sui social ormai è così da anni

La psicologia si fa anche sui social, e anche bene. Da anni anche la categoria è sbarcata su Instagram, un canale privilegiato grazie alle storie e alla presenza costante, ma non solo. Un fenomeno importante con cui tutti, anche i più giovani, possono avvicinarsi al mondo della psicologia e alle tematiche sociali più calde. Il caso più emblematico è quello di Gennaro Romagnoli, psicologo psicoterapeuta autore del podcast “PsiNel”, che con la sua pagina sul social network di Zuckerberg ha raggiunto quasi i 54 mila follower. Nei suoi discorsi la riappropriazione di sé stessi, persino un app per la meditazione quotidiana e una diretta live ogni giovedì in cui risponde alle domande degli utenti. Nel suo podcast, il primo interamente dedicato alla psicologia in Italia, invece, ogni argomento legato alla psicologia viene sviscerato in ogni sua parte.Lo psicologo Marco Crepaldi, presidente e fondatore dell’associazione “Hikikomori Italia”, invece è a quota 42 mila seguaci. Sulle sue pagine, che vanno da YouTube a Twitch, fino a Instagram e Spotify, affronta i temi che ogni giorno fanno tendenza, soffermandosi perlopiù sulle tematiche legate al divario di genere e alle nuove generazioni. E ancora, lo psicologo Federico Dibennardo, in arte “Strizzacervelli”, che divulga psicologia e benessere mentale ai suoi quasi 22 mila follower, con un occhio di riguardo ai problemi e traumi vissuti dalle persone appartenenti al mondo Lgbt+. Insomma, gli psicologi fanno persino tendenza, alla faccia della solita immagine. (S.D.)

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Psico-influencer?

Davide, la sua lotta con la leucemia esempio per tutti

La vita, delle volte, ci mette davanti a grandi sfide come queste. Davide Stella, barese doc, la racconta ogni giorno per aiutare ad affrontarla

MOMENTI UNICI

La foto è stata scattata subito dopo il trapianto del midollo osseo al San Martino di Genova il 6 settembre 2012

La storia di Davide Stella può sembrare la solita storia di un ragazzo di 33 anni che si diverte con gli amici, lavora e ama andare allo stadio per vedere il Bari.

Invece, come pochi, Davide porta un fardello e una grande esperienza di vita dietro le sue spalle, che sembra difficile da immaginare. È stato messo davanti ad una sfida grandissima, la leucemia.

La leucemia, come altre malattie del sangue, sovente non dà sintomi evidenti, ma si manifesta senza preavviso: il giorno la vita è

del tutto normale, il giorno dopo è completamente cambiata. Davide è guarito da qualche anno da questa malattia, scoperta esattamene 10 anni fa, all'età di 25, cosi all'improvviso.

Non è il solo, storie e vittorie come questa ne abbiamo sentite tante perché da questa malattia, si può uscire vincitori, e grazie alla ricerca,si può guarire. La certezza però non arriva subito ma solo dopo tanti anni di terapie e trapianto del midollo osseo. Di storie ne abbiamo sentite però

La cura della Leucemia parte dal trapianto del midollo osseo. Si tratta semplicemente di un atto volontario, che prevede il prelievo di una porzione di midollo osseo da un donatore sano. Lo scopo è di sfruttarla per un trapianto, ossia infonderla in un soggetto ricevente compatibile che ne ha bisogno, in quanto malato..Questa è già la seconda fase perchè prima del prelievo del midollo osseo, si deve ferificare la compatibilità con un semplice prelievo di sangue. Un piccolo gesto di altruismo che può salvare e ridare la vita ad una persona che sta lottando con questa grande malattia. Esistono due tipologie di prelievo: dalle creste iliache, con prelievo diretto del midollo osseo, o dal sangue periferico, con separazione e isolamento delle cellule staminali ematopoietiche.

La donazione di midollo osseo è da considerarsi una procedura estremamente sicura, anche nel lungo periodo. La compatibilità tra paziente e donatore si verifica 1 volta su 4 in ambito familiare (solo tra fratelli e sorelle) ma diventa molto rara, 1:100.000 (centomila!), tra individui non consanguinei. Il trapianto è spesso l’unica speranza per provare a cambiare un destino infelice che porta quasi sicuramente alla morte: tale speranza risulta essere legata alla disponibilità da parte di un gran numero di persone a tipizzarsi e diventare così donatori “potenziali”.

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G. M. Quanto è importante diventare un possibile donatore Perché farlo

Gemelaggio solidale tra tifoserie diverse

A Genova, in ospedale, più volte, sono andati a salutarlo e ad omaggiarlo, i tifosi della Sampdoria, gli Utc, e i Fedelissimi. Un gesto semplice ma mai scontato da un gruppo di tifosi che si dimostrano sensibili davanti a queste vicende. Perché dietro ad uno sport, dietro al calcio, e dietro ad un gruppo ultras c’è unione, amicizia e compattezza soprattutto nei momenti deboli. Appartenere ad un gruppo di tifosi, a volte, non è solo tifare una squadra, maanche instaurare un legame che va oltre lo stadio, come il gruppo di Davide, la “Banda Bassotti Bari”, uno dei gruppi più storici della Curva Nord del san nicola e anche i “Seguaci”. Tante volte abbiamo visto striscioni allo stadio San Nicola, durante le partite del Bari, dalla curva degli ultras che mostrano solidarietà ad amici, parenti e tifosi colpiti da dolori, malattie e infortuni.

altrettanto anche tristi, con un finale diverso e molto più amaro. Il perché l’esperienza di Davide venga presa come esempio, va oltre agli aneddoti legati all'amicizia e agli ultras del Bari, perché ciò che è speciale è il contrasto di avvenimenti, ovvero una malattia così improvvisa che si inserisce e si introduce in un contesto di vita di un giovane spensierato. Lunghi mesi in ospedale e tanti momenti di difficoltà e sconforto che ad un ragazzo di 25 anni hanno tolto tanto ma anche donato un approccio alla vita sicuramente più maturo.

Davide è stato colpito da dolori e debolezza durante la notte all’improvviso, va prima al pronto soccorso di Bari e poi viene ricoverato all’ospedale San Martino di Genova.

In questi casi funziona così, non puoi andarci solo, non riesci ad affrontare in solitudine tutto questo, cosi anche i genitori, Tommaso e Angela, hanno lasciato le loro cose e il loro lavoro per seguire e stare vicino al loro figlio, insieme a Stefania, l’allora fidanzata di soli 23 anni. E anche Valentina, la sorella di Davide, ha avuto tanta pazienza stringendosi ogni giorno alla sua famiglia

. Queste malattie oggi possono essere curate e anche completamente guarite grazie al trapianto di midollo osseo. Indispensabileperò è la compatibilità genetica tra chi dona e chi riceve e purtroppo è un fattore molto raro: 1 su 100.000.

Nel caso di Davide la compatibilità si è trovata nella mamma. Si, per lui Angela, la madre, non è solo la dolce persona che lo ha messo al mondo e che gli cucina bontà e che lo coccola, per lui è il suo angelo custode. Una mamma coraggio che può dimostrare, con la sua esperienza, quanto sia importante diventare donatori di midollo osseo per ridare la vita ad una persona.A questa età non ti aspetti di vivere una cosa del genere e ciò che colpisce di Davide è che non ha mai nascosto tutto questo, anzi lo ha raccontato agli amici e lo mostra tutt’oggi sui social per dare coraggio e forza a chiunque si ritrovi in una situazione simile. Dimostra con foto, video e tante stories Instagram, che è possibile ritornare a fare la vita di prima ma con una consapevolezza in più. Davide continua tutt’ora a fare controlli e ad andare a Genova almeno una volta l’anno.

A volte lo fa testimoniando la sua visita con una video in diretta, dove sorride con i medici e gli infermieri.

Da quando è guarito,Davide ha sempre dato la priorità a seguire le sue passioni, il Bari, quando gioca in casa o in traferta, le cene con gli amici e le serate in discoteca, ma anche il lavoro con il papà Tommaso.

“Lottare sempre e non mollare mai, fin quando non vedi la luce in fondo al tunnell”.

Salute

IN TRASFERTA

Parte del gruppo Banda Bassotti Bari nella scorsa trasferta a Cagliari in occasione di Cagliari-Bari del 17/09

Giancarla Manzari
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Ultras Bari
15-30 settembre 2022 14 Datemi, datemi, iDatemi, datemi, i

La lunga coda che si è creata davanti alla stazione centrale di Bari, in piazza Aldo Moro, per richiedere il bonus trasporti. La misura, istituita dal governo Draghi, potrà essere richiesta dai pendolari che sottoscrivono l’abbonamento ogni mese fino a dicembre per ricevere uno sconto di 60 euro

il bonus trasportiil bonus trasporti

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LA FOTO

Il salentino doc Fefè sul tetto del mondo con i «bravi ragazzi»

L’Italia dei bravi ragazzi trionfa a Katowicebattendo in casa la Polonia e torna sul tetto del mondo dopo 24 anni. A guidare la nazionale nell’impresa, la sera dell’11 settembre davanti agli spalti gremiti di tifosi della Spodek Arena, c’è Ferdinando “Fefè” De Giorgi, che di mondiali ne ha vinti tre in campo, e ora uno da coach.

L’Italvolley ha affrontato i polacchi in una partita combattuta, in cui l’esperienza della squadra allenata da Nikola Grbić ha messo a dura prova gli azzurri, che hanno dovuto faticare per infrangere la difesa avversaria e portare a casa il titolo mondiale, arrivato a un anno dalla vittoria agli Europei 2021 contro la Slovenia, all’esordio di Fefè nel suo ruolo da ct azzurro.

Una partita complicata, iniziata in salita, che ha visto la Polonia recuperare il vantaggio ottenuto dal team capitanato da Simone Giannelli e conquistare il primo set, sfoggiando una difesa invalicabile che ha messo a dura prova gli attacchi dei giovani italiani. Ma il match è destinato a terminare diversamente, dopo una lenta ma decisa ripresa della nazionale guidata da De Giorgi che, punto dopo punto, ha tenuto testa ai polacchi.

E su un secondo set partito sulla scia del precedente, arrivano i punti personali di Daniele Lavia, schiacciatore del Trentino, che sfonda il muro avversario e apre la strada a Michieletto, autore del 7-7. L’Italvolley si

riaccende e tra Giannelli che serve sempre più veloci, le pipe di Anzani e il contributo di Fabio Balaso, chiude la finale con la vittoria della nazionale azzurra per 3-1, un titolo che mancava dal 1998.

Gli atleti azzurri hanno conquistato anche alcuni dei premi individuali assegnati al termine del campionato: a Simone Giannelli è stato assegnato il titolo di Mvp e Miglior palleggiatore, a Galassi è andato il premio di miglior centrale (insieme al polacco Bieniek) e Balaso è stato riconosciuto miglior libero. Ma chi è Ferdinando De Giorgi, il palleggiatore salentino della “Generazione dei Fenomeni” che negli anni '80 - '90 ha riscritto le regole della pallavolo diventando una delle nazionali più forti della storia?

Nato a Squinzano, ha giocato fino ai 40 anni, e ora che sta per compierne 61 continua a collezionare vittorie. Nonostante una statura modesta per la pallavolo, 178 cm, Fefè esordisce in serie A1 con la Pallavolo Falchi Ugento nel 1983, dopo la gavetta fatta alla Vis Squinzano. Il salto lo compie nella stagione 1986-87, quando diventa giocatore nella squadra di Modena, con cui vince lo scudetto.

Di qui si susseguono altre squadre fino al tesseramento a Cuneo, team in cui gioca dal 1994 al 1997, e ricopre il doppio ruolo di giocatore/allenatore dal 2000 al 2002, vincendo due Coppe Italia, una Supercoppa Italiana, due Challenge Cup, una Coppa delle

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La nazionale di pallavolo del ct De Giorgi conquista il titolo a 24 anni dall’ultima vittoria. Battuta in casa la Polonia 3-1. Il quarto mondiale da campioni
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Un azzurro da record: traguardi e conquiste

Prima di ricoprire il ruolo di commissario tecnico della nazionale maschile di pallavolo, Fefè De Giorgi è stato palleggiatore nella squadra che, nel corso degli anni ‘90, è stata rinominata “Generazione di fenomeni”. L'espressione venne coniata nel 1994 dal giornalista televisivo Jacopo Volpi, ispirata dal titolo dell'omonima canzone del 1991 degli Stadio, dopo l’ultimo punto conquistato dagli azzurri nella finale del Mondiale di Grecia ’94. Considerata una delle formazioni più forti di sempre, l’Italvolley guidata dall’argentino Julio Velasco prima, e poi da Bebeto e Andrea Anastasi, ha conquistato tre titoli mondiali di fila.

De Giorgi ha inoltre ricevuto, dal presidente della provincia di Lecce, il titolo di ambasciatore del Salento e lo “Scudo d'Aragona” come testimonianza di gratitudine «per la splendida impresa realizzata dalla squadra italiana da lui guidata».

Coppe e una Supercoppa europea. Con la maglia azzurra ha collezionato ben 330 presenze, diventando per tre volte di fila campione del mondo, da Brasile 1990 a Grecia 1994, fino alla vittoria in Giappone nel 1998. Ma De Giorgi non si accontenta, e all'attività di allenatore affianca quella di docente e scrittore, con due libri: “Pensieri per allenare e motivare una squadra”, in collaborazione con la scuola di Palo Alto, e “Vademecum del palleggiatore”. Dalla stagione 2002-03 svolgerà a tempo pieno l’attività di allenatore, alternandosi tra

squadre italiane ed estere, fino ad arrivare al giugno 2021, quando viene ufficializzata la sua nomina a commissario tecnico della nazionale italiana per il triennio fino alle Olimpiadi di Parigi 2024, subentrando a Gianlorenzo “Chicco” Blengini dopo Tokyo 2020. Sin dal principio è stato chiamato a occuparsi del ricambio generazionale tra la vecchia guardia e i nuovi e i giovanissimi giocatori che hanno indossato per la prima volta la maglia azzurra.

Personaggio

IL TRIONFO IN FINALE De Giorgi mostra la coppa del mondiale 2022. In basso, l’Italvolley festeggia la vittoria a Katowice

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Protagonista

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L’estate barese centosessanta volte musica e cultura

Un ricchissimo cartellone e una serie di spettacoli hanno allietato le serate nel capoluogo pugliese da un quartiere all’altro

Un concerto in riva al mare con un tramonto barese sullo sfondo (Foto: profilo Facebook Bari Piano Festival)

L’onda lunga dell’estate culturale barese si sta riverberando anche su questo primo assaggio di autunno. Proseguono ancora, infatti, gli appuntamenti con “Le due Bari”, l’avviso pubblico fortemente voluto dal Comune e in particolare dall’assessorato alle Culture per sostenere la realizzazione di attività di spettacolo dal vivo nelle aree periferiche del territorio. Così la stagione estiva ha portato in dono, per turisti e residenti, spettacoli dal vivo, con teatro, musica, danza, circo e tanto altro. E poi la “Festa del Mare”,

E non finisce qui

Ancora tante iniziative in programma

Nonostante l’estate sia ufficialmente finita, continuano senza sosta gli spettacoli in città. Tante le rassegne culturali ancora in programma, con numerosi artisti internazionali. Non solo “Le due Bari”, i cui appuntamenti proseguono fino a novembre inoltrato, ma anche “Time Zones”, il festival delle musiche possibili, un contenitore multi codice dove trovano spazio oltre alla musica, con generi e stili differenti, anche il teatro e la letteratura, giunto ormai alla 37esima edizione. Laboratori, teatro per bambini, danza, spettacoli musicali e concerti sono in arrivo con “Le due Bari”, ma anche con “Time Zones” in città si esibiranno ospiti di altissimo livello come Mattia Morleo e Daniel Herskedal, Christophe Cassol, Christian Löffler, i Mokadelic e i Calibro 35. Insomma, l’estate è finita ma non finiscono gli appuntamenti culturali in tutta la città.

“Bari in Jazz” e i “Municipi sonori”, così come il “Bari Piano Festival” e il premio “Nino Rota”, il “Medimex” e il “Locus Festival”.

È stata proprio la 17esima edizione di quest’ultimo a inaugurare dei mesi all’insegna della musica e del divertimento, con gli Alt J, band inglese che ha suonato nei pressi del faro borbonico all’interno del porto del capoluogo pugliese per l’unica tappa nel Mezzogiorno. Un evento e una risposta di pubblico che hanno spinto il sindaco Antonio Decaro a dichiarare in una diretta l’intenzione di creare, proprio in quella location marittima, un festival di tre giorni simile a quelli di Barcellona, in Spagna, e di Copenaghen, in Danimarca.

E a proposito di concerti, non è finita qui, perché a metà luglio in città sono arrivati anche i Chemical Brothers, che hanno fatto vibrare le corde vocali e saltare di gioia i fan in delirio. Musica grande protagonista dell’estate culturale barese, perché, oltre ai concertoni, ha avuto vita “Municipi sonori”, la rassegna di concerti della Fondazione Teatro Petruzzelli, che ha portato i maestri d’orchestra nelle periferie della città che non hanno teatri, con alcune serate all’insegna della cultura e abbattendo, allo stesso tempo, le distanze con il centro cittadino.

E poi le tante serate di intrattenimento grazie all’avviso pubblico “Le due Bari”. Spettacoli dal vivo e all’aperto che hanno dato

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e.sap.

nuova linfa vitale ad alcuni luoghi periferici, come quando un’area adibita a parcheggio nel quartiere Japigia è stata trasformata in un teatro di strada, chiamando a raccolta più di mille residenti.

Una città unita attraverso il file rouge che spazia dalla musica a tante altre occasioni di divertimento. La lunga estate barese, infatti, è stata anche spettacoli pensati per grandi e piccini, che hanno potuto trascorrere, insieme alle proprie famiglie, delle serate spensierate. Senza dimenticare altri settori come la cultura, con le mostre allestite nei teatri del capoluogo pugliese, e la cultura, con le rassegne ospitate dalla città, come per esempio “Lungomare di Libri”, che hanno portato anche momenti di riflessione e di confronto.

Tanti e per tutti i gusti, insomma, gli eventi della lunga estate barese, con la città e le sue periferie sempre piene di cittadini e turisti per godersi gli spettacoli di un cartellone estivo di grande livello. Dalla musica all’arte fino alla cultura, Bari non solo ha saputo accogliere i vari appuntamenti, ma continua a far pulsare la sua anima.

Per esempio, con i tanti eventi in programma fino a novembre con l’avviso pubblico “Le Due Bari”. Intanto Bari, con i suoi importanti eventi, dal punto di vista culturale si afferma sempre più come capitale europea.

Emanuele Saponieri

Parla Ines Pierucci

«La città ricucita col filo rosso»

«Abbiamo portato la cultura nelle periferie perché penso che guardare la città dai confini e dai margini sia molto più interessante». Ne è fermamente convinta l’assessora alle Culture del Comune di Bari Ines Pierucci. Assessora, tracciamo un bilancio di questa estate culturale. «Il bilancio è positivo perché abbiamo favorito per la prima volta nella storia un cartellone di oltre 160 eventi in tutta la città. Un’estate iniziata il 18 giugno con un concerto di livello internazionale come quello degli Alt J, con il quale si sperimentava la location del porto per favorire il prossimo anno un eventuale festival rock di due/tre giorni. E poi altri artisti come Cristina Donà o Arooj Aftab, Grammy Awards pakistana che si è esibita alla basilica di San Nicola, un luogo galvanizzato da alcune iniziative come il primo concerto fuori dal Teatro Petruzzelli, che quest’estate ha confermato il successo di portare per le strade e nelle periferie il coro e l’orchestra».

Quanto è importante portare la cultura nelle periferie?

«Io penso che guardare la città dai confini e dai margini sia molto più interessante, o comunque si vede meglio. E bisogna investire non in forma estemporanea, ma continuativa. Ecco perché si è cominciato con “Arene culturali”, ottenendo poi ulteriori risorse per gli operatori culturali colpiti dalla pandemia. Un investimento nelle periferie che, con i concerti del Petruzzelli, con il bando “Le due Bari” e con il corteo di San Nicola per la prima volta nella storia, mira a valorizzare i luoghi ai confini e abituare i cittadini a frequentare “le città nelle città”, offrendo anche ai turisti un’alternativa diversa dal centro e destagionalizzando l’offerta culturale. Sono fortemente convinta che sia la cultura a creare il turismo e non il contrario, così come penso che sia la stessa cultura a rendere i cittadini consapevoli delle potenzialità di una città che si valorizza anche nei quartieri diversi dal centro. E il bando “Le due Bari” omaggia il famoso racconto di Pasolini di una città divisa in due e cerca di unirla attraverso il filo rosso della cultura, facendo riscoprire spazi e territori ai cittadini e favorendo gli operatori culturali». (e.sap.)

Spettacoli

GLI SPETTACOLI/2

Uno dei tanti eventi estivi della rassegna culturale “Le due Bari” (Foto: profilo Facebook assessora Pierucci)

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Libertà di scegliere ‘fino all’ultimo respiro’ l’addio

Titoli di coda dell’Esistenza scelti e scritti dai tre registi Godard, Monicelli e Lizzani riaprono il confronto sul suicidio assistito, ancora tabù

KILL ME PLEASE

Scena del film in cui gli aspiranti suicidi dopo vari tentativi rocamboleschi trovano la morte nella foresta

Ha scelto la sua fine, il suo ultimo frame Jean Luc Godard. Il più rivoluzionario e irriverente dei registi della Nouvelle Vague. Il movimento cinematografico francese nato alla fine degli anni Cinquanta e inizio anni Sessanta che ha formato intere generazioni di cineasti e amanti del grande schermo. Godard ha deciso di spegnersi a 91 anni in Svizzera con suicidio assistito. Fino all’ultimo respiro, come il suo capolavoro, consapevole e in pieno possesso delle proprie capacità. La sua era solo ‘stanchezza di vivere’

Il film

Un riso amaro tra vita e morte

Un film che ha vinto il Marc’Aurelio al Festival del cinema di Roma nel 2010, che descrive con raffinato umorismo nero un argomento controverso e ancora per molti un tabù. ‘Kill me please’ del regista Olias Barco è una commedia politicamente scorretta sul suicidio assistito con tocchi di raffinata maestria di dialoghi e inquadrature. Girato in bianco e nero per trasmettere ancora di più l’essenza di un gesto di fine vita così drammatico. In una clinica semi clandestina in Belgio, un medico pratica l’eutanasia e prende anche il finanziamento dello Stato. Il dottor Kruger non è però un cinico e cerca di capire i meccanismi psicologici, che portano le persone all’autodistruzione. Ma arrivano pazienti folli più che malati disposti a tutto pur di morire. Alla fine però solo una soprano senza voce riuscirà a realizzare il suo ultimo sogno, cantare la Marsigliese in un’alba livida, essendo l’unica sopravvissuta. (A. P.)

dopo una lunga vita. Un copione scritto con lucidità, proprio lui che dell’improvvisazione ne ha fatto un’arte. Questa volta però non è stata finzione ma vita vera, la sua. Un ultimo atto che ha voluto rendere pubblico e non solo per non lasciare ombre e dubbi, ma come testimonianza civica.

Il suo gesto infatti è legale sono in alcuni stati come la Svizzera dove risiedeva, in altri è ancora un forte tabù. In Italia non esiste una legge che autorizzi l’eutanasia o il suicidio medicalmente assistito. Solo una sentenza emessa dalla Corte costituzionale in seguito alla causa legata a Dj Fabo - Cappato consente l’eutanasia in casi specifici.

La Consulta ha delegittimato parte dell’articolo 580 del codice penale; la legge permette, solo in casi specifici, la morte assistita. Devono essere pazienti sottoposti a trattamenti di sostegno vitale, con sofferenze fisiche e mentali evidenti, capaci però di intendere e volere. In queste condizioni si può inoltrare una richiesta formale all’Asl territoriale che incaricherà di conseguenza un comitato interdisciplinare per la verifica dei singoli casi.

Con l’atto successivo si passano le informazioni a un comitato etico che, alla fine, deciderà se accettare o meno la richiesta, per la quale non è prevista l’obbligatorietà.

Quest’ultima commissione sceglierà tempi e modi dell’atto finale e il farmaco letale da registrare agli atti. Spesso però le Asl pos-

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sono anche rifiutarsi, come già successo. Il richiedente è costretto a volte persino a rivolgersi ad un tribunale che dovrà, una volta fatte le veriche, intervenire per far compiere l’iter.

Come Godard anche i registi italiani Mario Monicelli e Carlo Lizzani hanno scelto il fine vita anche se con modalità diversa, lanciandosi entrambi nel vuoto.

Tutti novantenni. Sarebbe bastato loro aspettare qualche anno in più per morire di vecchiaia, invece hanno deciso di farlo da

soli. Anarchici, laici, insofferenti, disincantati.

Scegliere però come Godard la strada più ‘soft’ richiede l’intervento di ‘un terzo’, lo Stato, per avere una legittimazione davanti alla comunità. Un sentito bisogno di riconoscere la liceità anche etica prima che giuridica dell’atto che intendeva compiere.

Tutto questo deve portare a far pensare sul futuro dell’esistenza e chiederci dove l’attuale società, centrata sul principio di autonomia, sta andando.

Il regista Jean-Luc Godard per strada durante le rivolte studentesche del Sessantotto in Francia

Godard e la Nouvelle Vague

Per molti anni Jean-Luc Godard ha rappresentato un’energia rivoluzionaria e indipendente, emblema della libertà nel cinema. Esponente di quel movimento francese, la Nouvelle Vague, che per tutti gli anni Sessanta ha costituito una rottura con i canoni estetici e stilistici che il cinema precedente aveva rappresentato. Godard insieme ad un gruppo di giovani cineasti francesi: François Truffaut, Jacques Rivette, Claude Chabrol, Éric Rohmer, Alain Resnais, Louis Malle hanno cambiato per sempre la grammatica di un racconto visivo. Criticare tutto, stravolgere in un atto di libertà, ma nel rigore di una ferma convinzione che il cinema è essenza. Jean-Luc Godard era il più sperimentale di tutti, il più estremo. Per la sua generazione, il cinema stava per morire. Questa convinzione era confermata da una frase pronunciata da Roberto Rossellini che nel 1953 aveva annunciato che il cinema sarebbe morto a causa della televisione. Per scongiurare la morte del cinema, Godard lo trasferirà di volta in volta su tutti i nuovi supporti: prima il video, il digitale poi. Il cinema così sfugge a ogni determinazione finale, in particolare materiale, e in tal modo non può mai spegnersi. Un primo principio di questo cinema moderno è l’incorporazione del negativo, che si presenta in primo luogo come il rovescio della medaglia, il cinema delle vertigini. Ogni inquadratura, ogni stacco è verità, realtà, reale e storia. La rappresentazione diventa il proprio Altro, un Grande Altro che la relativizza, la informa della sua assenza, la minaccia, la giustifica nella sua fragilità. (A. P.)

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Jean-Luc
Il personaggio Cinema

Schede e gettoni il commiato silenzioso dei telefoni pubblici

Rimossi dalle strade e utilizzati come set fotografici. E’ l’agrodolce destino delle cabine telefoniche di New York che, da maggio, hanno per sempre abbandonato le iconiche strade della Grande Mela. Se però nella città della costa ovest il commiato è stato affidato ad una cerimonia tra la 7th Avenue e la 50ma strada, in Italia il loro declino è stato lento e inesorabile.

coloro che hanno vissuto quegli anni hanno più volte raccontato di come le si potesse utilizzare per accedere agli atm, all’interno delle banche, oppure come passpartout quando si rimaneva chiusi fuori casa.

I TELEFONI IN CITTA’

In basso, la lista dei venticinque apparecchi attivi ad oggi secondo il principale gestore nazionale.

Sopravvissute alla prima e seconda generazione di telefoni cellulari, il loro abbandono è iniziato dai primi anni duemila, quando i cellulari hanno iniziato ad offrire metodi alternativi di comunicazione come gli mms e le piattaforme di chat istantanee. Gli apparecchi pubblici, anche nelle versioni più aggiornate, sono limitati a chiamate e a brevi sms. Col tempo hanno iniziato a perdere l’appeal e l’utilità, venendo manutenute sempre meno e rappresentando un mero arredo urbano o bacheca per qualche annuncio commerciale. I tabacchi hanno smesso di vendere le schede prepagate, ora divenute raro oggetto di collezionismo. “Abbiamo smesso di vendere da qualche anno ormai, forse quasi dieci – ha detto la proprietaria di una cartolibreria – gli ultimi esemplari li ho dati via ad amici e conoscenti per le loro collezioni”.

Nei primi anni novanta ci si divertiva a scambiarsele tra amici se appartenevano a qualche serie particolare: opere d’arte, luoghi famosi e persino personaggi storici. Molti di

A Trani, secondo l’elenco degli apparecchi pubblici, censiti sulla pagina internet del principale gestore nazionale, sono 25 i telefoni pubblici ancora disponibili e funzionanti in città. Eppure un rapido giro tra le strade ci ha fatto capire che quella lista andrebbe corretta.

Dei 25 censiti, molti hanno la nomenclatura ‘’stradale’’, indicando quelli che trovavamo negli stalli e nelle cabine a bordo strada. Di questi solo una minima parte funziona ancora, ma non sembra essere stato usato di recente, visto lo spesso strato di polvere sui tasti. Gli altri sono semplicemente lasciati lì, con un perenne ‘Fuori servizio’ sul display e il metallo con evidenti segni di corrosione.

Nel peggiore dei casi, sono diventati casa per qualche senza tetto.

“Quando facevo tardi, il fine settimana, avvisavo i miei andando sempre al telefono pubblico vicino alla pizzeria in cui lavoravo –ci racconta un uomo sulla quarantina – I miei aspettavano in ogni caso una mia chiamata e solo allora si mettevano a letto”.

Non è l’unica storia che le persone, che abbiamo fermato per strada, hanno voluto condividere. “Ricordo che nei primi anni ’80, quando ero poco più di una adolescente –

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Focus su Trani. L’arrivo sul mercato dei cellulari ha segnato il declino di stalli e cabine pubbliche, ora diventate arredo urbano
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confida una donna di mezza età - mi vedevo con un ragazzo che non andava particolarmente a genio ai miei. Un paio di volte alla settimana chiedevo ai miei i soldi per un gelato ma, una volta al bar, li facevo cambiare in gettoni. Erano le uniche occasioni durante le quali potevo parlare con lui. Era una cosa stupida ma ricordo quei momenti con tenerezza.

Nell’elenco ce ne sono diversi che sono stati assegnati a diversi esercizi commerciali. Inutile dire che con la chiusura anche il telefono è scomparso insieme all’esercizio. Su corso Cavour, in pieno centro, è segnalato un telefono pubblico all’interno di una delle più longeve attività della città. Non avendo mai cambiato gestione, abbiamo provato a chiedere se avessero potuto darci qualche informazione utile.

“Lo abbiamo tolto durante l’ultimo restyling del locale, all’incirca quindici anni fa – ci confida il proprietario – è un peccato però. Nonostante nei più giovani questo cambiamento sia passato inosservato, per noi ‘meno giovani’ è stato la fine di un’era. C’era chi si fermava a consumare proprio perché era entrato per fare una chiamata o scambiare gettoni. Una rapida occhiata e potevamo capire se potevamo iniziare a chiacchierare sul contenuto della telefonata. Eravamo quasi dei confidenti indiscreti”.

Società

CADUTE IN DISUSO

Nelle foto, tre particolari di una cabina telefonica attiva ma ridotta quasi a rudere. La ruggine è uno dei segni del tempo

Fabio Pengo 15-30 settembre 2022 23

Natura vissuta in comunità Casa del Vitello una rivoluzione

Cultura, comunità, natura e l’esperienza del vivere collettivo. Sono questi i pilastri principali su cui si basa l’associazione no profit “Casa del Vitello”.

L’idea nasce nell’ estate 2020 da due giovani baresi, Crissi Campanale e Niccolò Santelia, 24 e 25 anni. Dopo i mesi di lockdown decidono insieme a un gruppo di amici di mettersi alla ricerca di un luogo per ovviare alla noia estiva e ritornare all’aria aperta.

un cartello trovato all’interno del rudere.

“Ci aveva fatto bene stare insieme nella natura, nella nostra campagna pugliese, il nostro territorio, potevamo rivalorizzare un posto che era abbandonato e che poteva diventare qualcosa di utile, volevamo dargli un nuovo significato”, racconta Niccolò. Nell’inverno 2021 decidono di diventare una realtà consolidata e si registrano legalmente come associazione culturale.

IL LUOGO

Una veduta dell’ex allevamento “Casa del Vitello” durante le operazioni di pulizia e messa in sicurezza.

Le ricerche si focalizzano nelle vicinanze di Bari, principalmente su luoghi ormai in disuso o in stato di abbandono. Dopo vari tentativi, la loro scelta ricade su un terreno a Giovinazzo dove era locato un allevamento per la produzione di latte in polvere, ormai abbandonato dagli anni 90. Si mettono in contatto con il proprietario, che da anni tentava invano di vendere il terreno, e gli viene concesso l’uso. Rimboccandosi le maniche, iniziano a ripulire e mettere in ordine. Il passare degli anni si fa sentire: tolgono erbacce e sterpaglie, oggetti rimasti li negli anni, da motori di trattori a cumuli di riviste. Vi trovano addirittura una barca di legno. Dopo aver rimesso a nuovo il luogo, decidono di trascorrerci alcuni giorni in campeggio e di arricchire il soggiorno con diverse attività. L’esperienza è per tutti davvero intensa. Concordano di concretizzare quello che avevano provato e di condividerlo. Da li a poco nascerà la “Casa del Vitello”.

Il nome dell’associazione è preso proprio da

All’inizio dell’estate, a due settimane dal loro primo evento, succede l’inaspettato. Contro ogni pronostico iniziale il proprietario è riuscito a vendere il terreno. Nonostante il duro colpo i Vitelli (come piace appellarsi tra di loro) non demordono e si mettono alla ricerca di un nuovo luogo. E’ proprio qui che si vede una parte dello spirito cardine di questa iniziativa. I Vitelli si organizzano e grazie anche ad alcuni soci che mettono a disposizione propri luoghi e spazi, riescono a mettere in piedi ben tre incontri.

Le attività proposte sono di ogni tipo: artigianato sostenibile, come la creazione di filati riciclati o eco-printing, un laboratorio musicale sperimentale, costruzione di un rifugio, maglieria e corderia, organizzare un orto sul balcone, produzione di pesto di erbe selvatiche, saponi fatti in casa, workshop artistici, laboratori di auto produzione e addirittura come creare un lombricaio.

La partecipazione è tale da coinvolgere

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L’iniziativa nasce da un gruppo di giovani pugliesi che offrono le loro esperienze di vita e i loro saperi per riscoprire e rivalorizzare il nostro territorio
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quasi un centinaio di persone ad evento. “I laboratori artistici proposti in questi mesi sono legati molto al corpo e alla percezione estetica di ciò che è intorno a noi. Ciò che accomuna ogni laboratorio è la proposta di un'esperienza sensoriale nuova, quasi sempre infatti si gioca con la deprivazione sensoriale” spiega Crissi. “Uno dei punti chiave di questo progetto è stata l’unione di background totalmente differenti, siamo tutti giovani pugliesi che, nonostante per lavoro o per studi siano sparsi tra Italia e Europa, perseguono insieme un obiettivo comune e hanno voglia di condividerlo”, racconta Marco Morgese, 25 anni, tesoriere dell’associazione. Per i Vitelli resta però la necessità di trovare un luogo stabile. Tramite passaparola entrano in contatto con una coppia di coniugi membri di ZeroeLode, associazione impegnata nel recupero e sviluppo del territorio e dell’agricoltura. I due mettono a disposizione Casina Torrebella, terreno situato tra Modugno e Carbonara. Grazie alla loro disponibilità i Vitelli metteranno in piedi il loro primo campeggio ufficiale. Ad oggi la loro avventura continua, con tanta voglia di condividere e imparare nel rispetto e a fianco della natura. È possibile seguire la “Casa del Vitello” su Instragram e Facebook. Ricorda di presentarti con il saluto ufficiale: “Muuuu!”.

Ilcaso

I “VITELLI”

In alto: i fondatori e i primi soci. In basso: laboratorio di eco-printing e varie tipologie di saponi naturali fai da te.

Francesco Maria
Ventrella 15-30 settembre 2022 25

Giovani e pallone La Levante Azzurro fa scuola a Bari

IL PRESIDENTE

A sinistra, Raffaele Cesario durante la festa per il decimo anniversario dalla fondazione della Levante Azzurro

‘Spazio ai giovani’. E’ questa la parola d’ordine della Levante Azzurro, scuola calcio che sorge a Bari, sul prolungamento di Via Caldarola, e che prende il nome dal fresco e potente vento che soffia da est sul capoluogo Pugliese. La scuola calcio, che nasce nel 2011, da tre anni a questa parte ha anche una ‘prima squadra’ che ha esordito nel campionato di terza categoria. Abbiamo icontrato il presidente della Levante Azzurro, Raffaele Cesario, per saperne di più su questa bella realtà.

Come nasce l’idea di creare la prima squadra della Levante Azzurro?

“Noi nasciamo 11 anni fa come puro settore giovanile, non era nelle nostre idee creare una società di calcio. La nostra azienda si fonda sulla scuola calcio, ci basiamo sull’autosostentamento e sulla crescita dei giovani. Abbiamo fatto partire un progetto partendo da Saverio Belviso (direttore sportivo) e Muzio Fumai (allenatore). Lo scorso anno abbiamo giocato bene in prima categoria, con tanti ragazzi giovani e una serie di prestiti dal Bari, e siamo riusciti a vincere i playoff e a fare una bella cavalcata che ci ha portati a giocare in Promozione quest’anno. Ci affacciamo in un campionato nuovo quindi dobbiamo andarci con i piedi di piombo. La nostra forza è quella di essere una società che si è sempre distinta per essere una società sana e di buoni valori”.

Quanto è importante per voi investire sui giovani e sulla loro crescita?

“È importante che i giovani capiscano quanto questa opportunità sia importante per loro. È importante far capire ai ragazzi che escono dal nostro settore giovanile quanto sia importante giocare nel campionato di promozione all’interno di una società che è stata per loro una famiglia e quindi in un ambiente sano, che non mette molte pressioni, per poi poter avere la possibilità, dopo una o due stagioni, di entrare nel calcio che conta. L’anno scorso per esempio abbiamo lavorato molto bene con due ragazzi del 2004 che ora giocano stabilmente: il primo nella BorgoRosso Molfetta, il secondo nel Mola”.

A proposito di giovani, tanti si stanno allontanando dal mondo dello sport. Che messaggio si sente di dare a questi ragazzi?

“E’ una delle problematiche che cerco di affrontare quotidianamente con il mio staff. In passato c’erano pochi interessi oltre allo sport all’interno della crescita di un ragazzo in età adolescenziale. Adesso invece, alla prima difficoltà, i ragazzi preferiscono abbandonare, preferendo rintanarsi nei social o nei videogiochi. Ed è qui che subentriamo noi o i genitori. Dobbiamo calarci nella realtà di questi ragazzi. Capire di cosa hanno bisogno. In età adolescenziale bisogna cercare di allenarli e formarli ma dandogli gioia e serenità. Altrimenti, al primo problema, il

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La società, nata nel 2011, da tre anni ha anche una prima squadra. Al centro del progetto i giovani, con un occhio rivolto alla sostenibilità economica
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ragazzo può decidere di abbandonare lo sport. C’è il problema della Juniores per esempio. Nessuno vuole più giocarci. Perché viene vista dai ragazzi come la categoria per chi non è riuscito ad approdare in Under in Promozione o in Eccellenza. La Juniores è lo specchio dell’allontanamento dei ragazzi dallo sport”.

Perché nelle grandi società italiane i giovani hanno tante difficoltà a trovare spazio? Soprattutto quando sono italiani?

“Secondo me c’è poco coraggio. Le aspettative e gli interessi economici sono troppo alti. Per questo le società pensano ad un risultato a breve termine preferendo puntare su un giovane, proveniente dall’estero, già pronto e maturo sia dal punto di vista mentale che fisico. Preferiscono investire subito 10 euro su un ragazzo già pronto piuttosto che 1 euro su un ragazzo da far crescere col tempo. Si sceglie la strada più rapida per avere ragazzi subito pronti per giocare. Comprandoli dall’estero, una società non spende soldi per far crescere il ragazzo investendo per 5 anni sulla sua formazione. Aspettare la crescita di un ragazzo ha un costo e dei rischi”.

Ci sono dei ragazzi, che sono passati dalla Levante Azzurro, di cui è particolarmente orgoglioso?

“Se devo fare un nome ti dico Giovanni Mercurio che è riuscito a calcare i campi del professionismo. Lui è cresciuto con noi da

quando aveva sette anni ed ora è ad Andria in prestito dal Bari. E’ un attaccante esterno e due anni fa ha esordito in serie C con i biancorossi”.

Obiettivo per questa stagione?

“Fare bene. Sotto tutti gli aspetti. Organizzativo, comportamentale, fare in modo che i giovani possano servirsi della Levante Azzurro per maturare, crescere e migliorarsi. Io sarò il primo tifoso della squadra e celebrerò qualsiasi risultato dei miei ragazzi”.

Talenti ‘made in sud’

LA ‘PRIMA SQUADRA’

I ragazzi allenati dal mister Muzio Fumai, quest’anno faranno il loro debutto nel campionato di ‘Promozione’

Quello tra la Puglia e i talenti del mondo del pallone è ormai da tempo un binomio vincente. Sono tanti infatti i giovani cresciuti nei settori giovanili del sud che poi hanno trovato fortuna nei maggiori campionati europei. Impossibile non pensare per esempio ad Antonio Cassano. Il talento di ‘Bari vecchia’ è cresciuto nel settore giovanile dei biancorossi, facendo il suo esordio a soli 17 anni in un derby tra Bari e Lecce, lanciato dal mister Eugenio Fascetti. Una carriera tra alti e bassi, che lo hanno portato comunque a vestire la maglia della Nazionale oltre che quella prestigiosa dei ‘blancos’ del Real Madrid. Il ragazzo di Bari Vecchia però è in ottima compagnia. L’ex tecnico della Nazionale e della Juventus, Antonio Conte, nacque a Lecce nel 1969 crescendo per ben nove stagioni in biancorosso prima di trasferirsi a Torino. I nomi più recenti sono quelli di Caputo (Altamura) e Castrovilli (Canosa di Puglia). Entrambi attualmente in attività in Serie A.

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Quando la Puglia fa gol con i giovani
sport
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