Mediaterraneo News 1-31 luglio 2022

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Premio Giornalisti del Mediterraneo 2016 Anno 12 - N. 97 1-31 luglio 2022 Distribuzione gratuita

MEDI@TERRANEO news - Periodico del Master di Giornalismo di Bari Ordine Giornalisti di Puglia - Università degli Studi ‘Aldo Moro’ di Bari Editore: Apfg - Bari Direttore Responsabile: Lino Patruno Registrazione Tribunale di Bari numero 20/07 del 12/04/2007

Redazione: Palazzo Chiaia-Napolitano via Crisanzio, 42 - Bari email: master@apfg.it

Covid, siccità inflazione tempesta perfetta Ventrella, Saponieri, Pengo, Zampa a pagg. 2-9

Borghi pugliesi poveri ma belli Nuzzaco a pagg. 10 e 11

Futuri Ronaldo già a quattro anni

Controcopertina

Bande da giro musica, maestro!

Detoma a pagg. 12 e 13

Scuola e bar mia doppia vita Luise a pagg. 18 e 19

Lisetta Carmi addio in Puglia Pasanisi a pagg. 20 e 21

Palumbo a pagg. 24- e 25

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In Puglia la siccità non è quel che sembra

La nostra regione non è nuova al fenomeno, l’aumento delle temperature e il nuovo ciclo di piogge mettono a dura prova e compromettono l’agricoltura

LE TECNICHE Irrigazione “a goccia”, metodo usato da anni in Puglia, localizza poca acqua li dove ci sono le piante e le loro radici

Le alte temperature delle ultime settimane e le poche piogge stanno mettendo in difficoltà numerose regioni d’Italia, soprattutto quelle del Nord, per quanto riguarda il rischio di siccità e di approvvigionamento di risorse idriche. Questa situazione ha portato già numerosi comuni e regioni a razionarne il consumo e gli usi. Se guardiamo infatti la situazione in Europa, l’Italia, in base ai dati elaborati dall’Istat, risulta essere il Paese europeo che consuma più acqua dopo la Grecia: il fabbisogno pro capite per noi è di 153 metri cubi all’anno, contro i 157 dei greci. Una classifica che vede gli altri Stati dell’Unione fortemente staccati: la maggior parte preleva tra i 45 e 90 metri cubi di acqua dolce. Diversi fattori incidono sui consumi: la domanda, le modalità di prelievo, il clima, il tipo di attività agricole e industriali. Ma anche condizioni specifiche, come il sistema delle infrastrutture e l’entità delle perdite nella rete idrica. In Puglia non siamo nuovi alla siccità. Da anni infatti i ricercatori hanno previsto e preannunciato le conseguenze e l’aggravarsi di un tale fenomeno. Ma quale è la reale situazione del tacco d’Italia oggi? “In Puglia siamo abituati alla siccità, nonostante non siamo una regione ricca di riserve, abbiamo le nostre scorte idriche e le sappiamo usare, la nostra agricoltura è all’avanguardia da questo punto di vista”,

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spiega Marcello Mastrorilli, dirigente di ricerca della sede di Bari del CREA (Centro di Ricerca Agricoltura e Economia Agraria). “La cosa che osserviamo è che la quantità di pioggia annuale è piu’ o meno la stessa, non cambia molto da un anno all’altro, quello che cambia è l’intensità e ritmo con cui avvengono le precipitazioni, piove la stessa quantità in un anno ma le piogge sono concentrate in pochi eventi copiosi e rovinosi; il suolo infatti non ha la possibilità di assorbire quella grande quantità di pioggia che arriva in un lasso di tempo breve e quell’acqua tramite il fenomeno del ruscellamento va persa, oltre a provocare anche danni al territorio dal punto di vista geologico”, afferma il ricercatore. Secondo Coldiretti infatti, ogni anno in Puglia va perso l’89% dell’acqua piovana, una grave dispersione tenendo conto delle già scarse risorse idriche della regione. A questo si aggiunge l’aumento delle temperature che inaridisce sempre più il terreno. È anche vero però che in Puglia si sa da anni come fronteggiare il fenomeno siccità: “La tecnica agricola che si usa tradizionalmente per contrastarla è l’irrigazione - sottolinea Mastrorilli - ma le problematiche sono due, la prima riguarda la distribuzione dell’acqua agli agricoltori; i consorzi di bonifica infatti non sono attrezzati per coprire l’intero territorio regionale, di conseguenza subentra la seconda problematica: come eseguire cor-


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rettamente l’irrigazione. In Puglia avviene in modo “turnato” e con il metodo “a goccia”: questo permette di distribuire poca acqua ma localizzandola li dove ci sono le piante e il loro apparato radicale, quindi adoperando un breve intervallo di irrigazione ma continuo, in media dai due ai tre giorni. I consorzi però distribuiscono acqua in media anche con più di dieci giorni di intervallo, abbassando drasticamente l’efficienza della tecnica”. Mastrorilli inoltre aggiunge: “A causa di ciò gli agricoltori sono costretti ad approvvigionarsi d’acqua per conto proprio e lo fanno creando dei pozzi privati nei propri terreni, spesso lo fanno associandosi tra di loro per costi e gestione, ma questa pratica è molto rischiosa dal punto di vista ambientale”. E continua: “in Puglia c’è una grande falda acquifera che si “poggia” sull’acqua di mare, se questa si assottiglia sempre più a causa di trivellazioni fuori controllo, si va sempre più in contro al rischio di salinizzazione di quell’acqua; questo avvicina sempre più la nostra regione al rischio di desertificazione, quando dai pozzi dei privati pescheremo acqua salmastra, non sarà una desertificazione di causa naturale ma per colpa dell’intervento dell’uomo”. Quali sono quindi le conseguenze a lungo termine? Per Mastrorilli “l’aumento delle temperature a causa del surriscaldamento globale e il conseguente allungamento della

stagione irrigua, comporta che tutta l’ecologia delle colture cambia ed è cambiata, le temperature elevate anche nelle stagioni fredde risvegliano prima le colture che non solo hanno bisogno di più acqua, ma significa anche che queste saranno più soggette ad abbassamenti repentini di temperature, come ad esempio le gelate, che causano molti danni soprattutto a piante come il mandorlo, il ciliegio o la vite; questa alterazione del clima provoca un anticipo della vegetazione che rende il raccolto più soggetto ai fenomeni atmosferici. Questo - continua Mastrorilli - porta anche un accorciamento del ciclo produttivo, un seme ha meno tempo di formarsi, il suo frutto crescerà più velocemente ma sarà anche più piccolo e la qualità sarà inferiore, inoltre il fatto di avere inverni miti comporta la maggiore presenza di parassiti o insetti alieni o di erbe spontanee diverse da quelle autoctone che diventano sempre più difficili da controllare e contrastare”. In Puglia la situazione può sembrare meno tragica di quella che appare ma non si può restare a guardare. Dobbiamo fare di tutto per ridurre sempre più l’impatto dannoso che possiamo avere sul nostro ambiente. L’oro del futuro perde sempre più di lucentezza e diventa sempre più trasparente. Non possiamo continuare a perderci in un bicchier d’acqua. Francesco Maria Ventrella

3 LA SICCITA’ La terra con le alte temperature e le forti precipitazioni perde capacità di trattenere acqua che va poi persa

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Inflazione record Quanto è difficile fare la spesa oggi? L’aumento del costo dell’energia, la guerra in Ucraina, la siccità e anche il Covid fanno lievitare il prezzo dei beni alimentari e svuotano i carrelli 4 GLI AUMENTI In alto, la verdura. È uno degli alimenti che ha subito il maggior aumento di prezzi nell’ultimo periodo

Non solo la guerra in Ucraina scoppiata nello scorso febbraio, che ha fatto crescere vertiginosamente il costo dell’energia, ma anche la siccità degli ultimi tempi e la coda lunga della pandemia, con l’ennesima ondata. Tutto pesa come un macigno nelle tasche e nel carrello della spesa degli italiani, con i prezzi dei prodotti alimentari cresciuti in maniera esponenziale e inflazionati, con un costo anche raddoppiato. E così alcuni beni rischiano di diventare sempre più un lusso, accessibili a pochi, mentre le tavole delle fa-

La top ten dei rincari

Svetta l’olio di semi, poi burro e farina Quali sono gli alimenti che hanno subito il maggior rialzo nell’ultimo mese? È ancora la Coldiretti a stilare la top ten dell’inflazione, quella che viene chiamata “black list”. E a guidarla c’è l’olio di semi, soprattutto quello di girasole (68,6%). Medaglia d’argento per il burro (27,7%), mentre sul gradino più basso del podio, trascinata dall’aumento del prezzo del grano, sale la farina (20,5%). Ma ne risente anche la pasta (18,3%), che chiude subito alle spalle. Quinta posizione per la margarina (16,8%), mentre si aggiudica la sesta piazza la carne di pollo (15,1%). A chiudere la top ten, poi,si trovano in settima posizione il riso (13,7%), in ottava le uova (13,6%), in nona le patatine fritte (13,5%) e in decima, a chiudere questa “speciale” classifica, i gelati (13,4). Un bel problema, dunque, se si considera che la maggior parte di questi prodotti sono basilari e non possono mancare sulla tavola degli italiani. (E.S.) 1-31 luglio 2022

miglie meno abbienti potrebbero diventare, senza una pronta inversione di tendenza, sempre più povere. La conferma arriva anche dai dossier della Coldiretti del mese di luglio, dai quali emergono dati molto preoccupanti. Innanzitutto, sulla base dei dati Istat sull’inflazione di giugno, l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari sta lentamente ma inesorabilmente svuotando il carrello della spesa: l’acquisto di beni alimentari, infatti, è in calo del 2,8% rispetto allo scorso anno. Così come dallo stesso dossier emerge che le famiglie italiane si riversano sempre più nei discount, che fanno segnare un aumento del 9,8% nelle vendite. Un occhio al portafoglio dunque, a caccia di offerte. E non è tutto, perché ci sono numeri ancor più sintomatici di una situazione che rischia di precipitare. Sempre la Coldiretti, infatti, sulla base dei dati Fead (Fondo per l’aiuto europeo agli indigenti) in riferimento al rapporto annuale dell’Istat che vede salire a 5,6 milioni le persone in povertà assoluta, analizza che sono ben 2,6 milioni le persone costrette a chiedere aiuto per mangiare. Se l’Italia non sorride, il resto del mondo piange. Un altro report della Coldiretti, basato sull’indice Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), sottolinea come le quotazioni delle materie prime alimentari sono cresciute addirittura del 23% a livello mondiale, cau-


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sando carestie e fame nei Paesi poveri, inflazione e aumento dell’indigenza alimentare in quelli ricchi. E in Puglia? Anche in regione la situazione non è idilliaca, con l’aumento dei prezzi dei beni alimentari che si sta protraendo ormai da diversi mesi. La conferma nelle parole dei clienti dei supermercati baresi, che non nascondono il loro malcontento. Unanime è, infatti, il coro di chi conferma che fare la spesa sta diventando davvero difficile. “I prezzi di tutti i generi alimentari sono aumentati - spiega la signora Laura - A cominciare dalla pasta, dalla frutta e dal pesce per poi arrivare, soprattutto, all’olio di semi, il cui costo è praticamente raddoppiato. Nel carrello della spesa provo a mettere ancora un po’ di tutto, ma è davvero difficile”. “Assolutamente sì, i prezzi sono aumentati nell’ultimo periodo. La frutta, la verdura e gli ortaggi in primis, ma anche il parmigiano e i salumi per esempio” racconta la signora Angela. E il pesce? “Non si può più comprare” afferma. Una tesi corroborata anche dalla signora Ada: “In generale è aumentato il prezzo della carne e dei formaggi, un pò meno la verdura, che comunque è in ascesa. Sta aumentando il costo di qualunque prodotto” racconta. “Ho riscontrato il principale aumento dei prezzi solo su olio di semi di girasole e grano, che influiscono particolarmente sui prodotti derivati, come per esempio gli arachidi. Sul grano influisce la

crisi dovuta alla guerra in Ucraina” spiega il signor Emilio. “Il prezzo di carne e frutta, come quello di tutti gli alimenti freschi, è in costante aumento. Un pò meno su prodotti di produzione propria, come per esempio i formaggi. Ma quasi tutti gli alimenti stanno diventando cari, bisogna stare attenti, ormai, anche al centesimo”, afferma il signor Maurizio. L’inflazione, dunque, sta pesando sulle tasche degli italiani. E il carrello della spesa è sempre più vuoto. Emanuele Saponieri

5 I SUPERMERCATI In alto, l’interno di un supermercato. In basso, la frutta, di cui i clienti dei supermercati lamentano grandi aumenti

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Combustibili ed energia: la stangata alle famiglie Come in un enorme effetto domino, il conflitto in Ucraina ha reso ancor più difficile la sopravvivenza di lavoratori e nuclei familiari

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I DATI DEL MISE In alto uno dei grafici che traccia l’aumento progressivo e costante dei combustibili più comuni per l’uso civile

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Che ci piaccia o meno, gli effetti della guerra sono tangibili non solo per le nazioni impegnate nel conflitto ma anche per tutte quelle che hanno rapporti collaterali con loro. È in queste occasioni che vengono esposti pregi e difetti della globalizzazione: economie di paesi lontani anche migliaia di chilometri, interconnesse nella buona e nella cattiva sorte. Exempli gratia: l’Europa ha imposto sanzioni alla Russia che le sono costate miliardi di dollari, il default finanziario e la chiusura di

numerose multinazionali che avevano impiantato nel territorio russo filiali con decine di migliaia di lavoratori che, da un giorno all’altro, si sono ritrovati senza lavoro. Per tutta risposta la Russia ha iniziato a fare pressione sull’occidente ricattandolo attraverso i sempre più esigui e costosi rifornimenti di petrolio e gas naturale. Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico, sintetizzati nel grafico in alto, benzina e gasolio per auto sono partiti da un costo rispettivo di 1,60 e 1,45 euro al litro


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(maggio 2021). Tra marzo e aprile il primo picco, seguito da un illusorio decremento. Infine verso la seconda metà di aprile la mazzata vera e propria a superare la soglia dei due euro. L’aumento dei prezzi dei combustibili, come in un effetto domino, ha causato il rincaro dei prezzi non solo di tutti i prodotti legati alla filiera della loro raffinazione e consumo ma, in egual misura, di tutti gli altri settori economici come quello dei trasporti, dell’agricoltura e della pesca. Ultime ma non ultime le famiglie, costrette a subire rincari sulle bollette. L’Italia, priva di risorse energetiche proprie, ha sempre dovuto comprare e importare combustibili fossili ed energia da Paesi stranieri. In Puglia, a Trani per l’esattezza, quanto detto trova riscontro nella vita di tutti i giorni. La marineria della ‘’Perla dell’Adriatico’’, una delle più importanti della regione per numero di natanti impiegati nelle attività sotto costa e al largo, nel periodo marzomaggio, ha messo in atto una serie di blocchi. Gravato dall’immobilità causata dalla pandemia, l’intero comparto è riuscito a ripartire seppur tra mille difficoltà. Il conflitto in Ucraina ha fatto schizzare il prezzo del gasolio oltre l’euro e venti, a fronte dei sessanta centesimi dei primi mesi del 2021. Nonostante l’intervento del governo che ha messo in campo 3,27 miliardi, la loro situazione rimane piuttosto incerta. “È triste ammettere che l’unica cosa certa, a questo punto, siano le tasse da pagare, mentre il nostro guadagno dipende da quanto riusciamo a portare in porto” dice uno dei tanti pescatori che ogni mattina si vedono sul porto a vendere il pescato dell’ultima uscita. I ristoratori della zona, rinomati per i collaudati piatti a base di prodotti di mare e abituati a rifornirsi da loro, sono stati costretti a dover caricare i costi extra sui piatti serviti ai clienti. La situazione non è certo migliore per le famiglie che, nel migliore dei casi, si sono visti recapitare bollette più care del 150%. “Siamo abituati a stringere la cinghia - ci dice una casalinga all’uscita da un supermercato - ma inizia ad essere una situazione non sostenibile per una famiglia, come la nostra, che ha un’unica fonte di guadagno”. Anche chi lavora però si deve recare sul posto di lavoro e, molto spesso, deve utilizzare un proprio mezzo. Pur di risparmiare qualche centesimo al litro, ogni giorno si trasforma in una disperata ricerca del distributore che lo eroga al minor prezzo possibile. Ogni mattina si formano code di anche in prossimità delle pompe più a buon mercato ed è proprio in una di queste occasioni che abbiamo intervistato uno dei gestori. “Nonostante la folle altalena dei prezzi, non c’è stata affatto una riduzione dei clienti - ci confessa uno dei gestori - anzi, è partita una sorta di “competizione” per fare la scorta di benzina che

costa di meno. Vorrei però precisare che i prezzi non dipendono da noi ma da numerosi fattori, non ultimo il prezzo a cui la compagnia la compra”. In tutto questo si rischia di dimenticarsi dei più deboli in termini economici, ovvero i pensionati. Ammettono di aver iniziato ad attingere ai risparmi di una vita per poter far fronte ai rincari “Non possiamo fare altrimenti” è il mesto commento di uno di loro.

POMPE DI BENZINA Sempre più frequenti gli incolonnamenti ai distributori di carburante più economici, alimentati dal passaparola

Fabio Pengo

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La Puglia prudente Aumento del Covid non rovina l’estate La quinta ondata non comporterà nuove restrizioni da parte della Regione Puglia. Palese: «Fuori dall’emergenza, ma solo come stato giuridico» 8 ROCCO PALESE Assessore alla Sanità della Giunta Emiliano da febbraio scorso, ha sostituito il dimissionario Pier Luigi Lopalco

Turismo e Coronavirus: il binomio torna a preoccupare la Puglia, in primis le istituzioni. Tuttavia, la quinta ondata e il conseguente aumento dei contagi non influirà sulle libertà individuali di cittadini e forestieri. La Regione, infatti, osservando le linee giuda del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, non adotterà misure restrittive. Da via Gentile, nei prossimi mesi, ci si limiterà alle sole raccomandazioni. In primis sulle mascherine: resteranno fortemente consigliate al chiuso e in caso di assembramenti. Poi, le vaccina-

L’andamento Covid

Casi in salita, ma inizia la frenata Le sottovarianti Omicron B.4 e B.5 del Covid, insieme all’allentamento delle misure di precauzione, stanno determinando anche in Puglia la risalita del numero dei contagi. A inizio giugno il tasso di incidenza era pari a 180 casi per 100mila abitanti; il 12 luglio – ultimo dato diffuso dalla Regione – si è attestato a 1.417 casi ogni 100mila abitanti. L’incremento dei contagi sta riguardando in particolare la fascia di età 30-39 anni. La percentuale delle reinfezioni è quasi raddoppiata. Dal monitoraggio regionale risulta inoltre una frenata iniziale nella velocità dei contagi: il che lascerebbe ben sperare per i prossimi mesi. Nonostante i numeri in salita, i vaccini dimostrano la loro efficacia nel proteggere dalle forme gravi della malattia. «I non vaccinati hanno un rischio maggiore di oltre 3 volte di essere ricoverati - si legge in un report della Regione - e di oltre 7 volte di morire per COVID». Il rischio aumenta con l’innalzamento dell’età. (C.Z.) 1-31 luglio 2022

zioni: la campagna è ancora aperta e la quarta dose resta consigliata soprattutto per gli anziani sopra gli 80 anni di età e per i soggetti maggiormente a rischio. Tra questi ultimi rientrano i pazienti oncologici, i trapiantati, gli immunodepressi e chi soffre di gravi disturbi metabolici (come, ad esempio, i diabetici). A favorire questa ondata, secondo il parere di Rocco Palese, assessore regionale alla Sanità, sono state anche le elevate temperature delle ultime settimane. Stando in casa a causa del caldo, la gente si sarebbe contagiata molto più facilmente. «Siamo fuori dall’emergenza pandemica come stato giuridico, dal 31 marzo di quest’anno, ma purtroppo non siamo fuori dalla pandemia - ha dichiarato a Mediaterraneo News - Il flusso turistico desta preoccupazione, perché determina l’aumento della popolazione pugliese, seppur temporaneamente, aumentando la possibilità di contagiarsi». Le previsioni sull’andamento della curva epidemiologica non sono incoraggianti. Dalla Regione, però, la macchina sanitaria sarebbe pronta a rimettersi in moto, qualora ce ne fosse bisogno. «Il sistema è già tarato per una simile eventualità» ha affermato Palese. Al momento, secondo i dati forniti dall’assessore, in Puglia ci sono complessivamente 1.300 posti letto distribuiti tra le diverse Asl, pronti per essere riattivati


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a discrezione dei rispettivi direttori generali e in base alle esigenze dei pazienti affetti da Covid. Dal punto di vista dei ricoveri, in particolare nelle terapie intensive, non si evidenziano criticità. La campagna vaccinale ha dunque dimostrato la sua efficacia, preservando la popolazione pugliese dalle forme più gravi del virus. Chi sta contraendo il virus, infatti, nella maggior parte dei casi riesce a curarsi a casa e a venirne fuori senza grandi difficoltà. Palese preme infine sull’importanza dei vac-

cini, che preservano dalle forme più gravi di Covid, pur non immunizzando dal virus. È possibile sottoporsi alla quarta dose nei centri di prevenzione, all’interno degli hub – sono rimasti aperti quelli nelle grandi città – e dai medici di famiglia. «Le vaccinazioni stanno dimostrando di essere efficaci e sono necessarie - ha concluso l’assessore regionale - perché il virus si dimostra un avversario invisibile, imprevedibile e in continua mutazione».

9 POLIGNANO A MARE Uno scorcio della caratteristica scogliera. Sullo sfondo, in mezzo al mare, spicca anche un arcobaleno

Cesare Zampa

Esperti e istituzioni

Preoccupati per i fragili. Anelli invita alla responsabilità Con i vaccini si era vinta una delle tante battaglie, ma la guerra contro il Covid non è finita. Lo dimostrano i numeri in crescita in tutto il Paese. Lo confermano le istituzioni. Lo certificano i medici, che continuano a raccomandare la massima prudenza. «La nostra preoccupazione sono i fragili, oggi la nostra libertà ci costa duemila morti al mese» ha spiegato Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale dell'Ordine dei Medici e della sezione di Bari. L’allentamento delle misure, secondo il dott. Anelli, se non si unisce al senso di responsabilità dei cittadini, continuerà a favorire la circolazione del virus, con cui bisognerà inevitabilmente convivere. «Convivere significa prendere anche in considerazione l'ipotesi che chi è positivo e asintomatico possa evitare isolamento e quarantena» ha detto il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa. «Dovremo porci il problema, altrimenti rischiamo di ribloccare il Paese – ha aggiunto – oggi abbiamo non solo positivi asintomatici che sono in casa a fare la quarantena, ma anche che inconsapevolmente sono in giro». Per affrontare questo argomento bisognerà aspettare che si attenui la curva epidemiologica, il cui innalzamento non sta pressando gli ospedali italiani, in particolare le terapie intensive. La situazione attuale, ben diversa rispetto agli inizi, consente invece di pensare agli investimenti, come annunciato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenuto al Pharma & Life Sciences Summit del Sole 24 Ore. Per il rappresentante del governo Draghi, la vera sfida è quella di «tra1-31 luglio 2022


I borghi pugliesi: salviamo questi luoghi dell’anima Stanziati i primi finanziamenti finalizzati alla riqualificazione di piccoli comuni della regione. Alla scoperta di posti nascosti e delle tradizioni della Murgia 10 I PAESAGGI In alto, una foto del molo San Nicola, a Bari. In basso, un’immagine della campagna murgiana

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La Puglia è diventata una delle mete più ambite dai turisti che vogliono scoprire non solo le bellezze del territorio, ma anche le tradizioni che lo caratterizzano, la cultura di cui è impregnato e il patrimonio gastronomico rinomato in tutto il mondo e i meravigliosi paesaggi naturali. È una regione che negli ultimi anni ha saputo crescere e investire su sé stessa, sfruttando al massimo il proprio potenziale tanto da essere eletta, per la seconda volta nel 2021, la regione più bella del mondo, aggiudicandosi il “Best

Value Travel Destination in the world” riconosciuto da National Geographic. Eppure la Puglia non è solo il Salento con le sue spiagge da sogno e l’acqua cristallina o i tramonti che si riflettono sul lungomare di Bari, a due passi dalla città vecchia con le sue massaie che preparano le orecchiette “a vista” per i turisti. Esistono tanti borghi altrettanto incantevoli sui cui le amministrazioni stanno ora intervenendo per finanziarne la riqualificazione e investire sulla cultura. Il Ministero della Cultura ha annunciato un totale di oltre 100 milioni di euro, fondi del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr), da investire per il miglioramento dell’efficienza energetica di cinema, teatri e musei, e per incrementare l’attrattività dei borghi e dei Comuni pugliesi. Per la riqualificazione di borghi, musei, teatri e cinema, in Puglia sono previsti: 8 milioni di euro per 31 musei, cinema e teatri, di proprietà pubblica e privata, per interventi di efficientamento energetico; 31,7 milioni di euro per il restauro di 33 chiese o edifici di culto e opere d’arte in esse presenti, e per l’adeguamento sismico e la messa in sicurezza di 16 edifici di culto e loro torri o campanili; 4,2 milioni di euro per 3 giardini storici. A tal fine, è nato il progetto “La Puglia dalla Murgia al mare” che vede coinvolte in rete le Pro Loco di Altamura, Cassano, Bitetto, Sannicandro di Bari, Conversano e Mono-


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poli, in un itinerario dedicato alla riscoperta di cittadine e borghi nascosti grazie al nuovo finanziamento dell’agenzia Puglia Promozione che intende dar vita a un vero e proprio “Grand Tour della Murgia”. Ma cosa rende questi luoghi così unici? A differenza della città, in questi piccoli comuni dell’entroterra si viene avvolti dalla quiete, l’atmosfera creata dal silenzio delle campagne, la particolarità delle casette in pietra, e sapori caratteristici, cibi tipici che variano spostandosi di pochi chilometri, e ognuno custode di una propria storia. Alle porte del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, a due passi dalla Foresta di Mercadante, c’è Cassano delle Murge, un piccolo Comune collinare di 14 mila abitanti, circondato dal verde e per troppo tempo dimenticato. Il centro storico del paese è un susseguirsi di vicoli stretti, archi, piccole abitazioni, botteghe, chiesette e cripte caratteristiche. Circondata dalle campagne, l’agricoltura ha da sempre rappresentato un’importante attività per Cassano, che vanta la produzione di mandorle, olive e uva, oltre a essere nota per la produzione di vino e olio e del locale cece nero. Negli ultimi anni, i cittadini e le associazioni del posto si sono impegnati per risollevare il paese, giovani con tante idee e la voglia di contribuire ad apportare un contributo alla vita sociale del borgo. Diverse le iniziative, dalle escursioni a cavallo alle passeggiate nei boschi, fino alle

iniziative legate alla pulizia e alla raccolta dei rifiuti. Tante le feste religiose legate alla comunità, tra le principali: il falò in onore di San Giuseppe e la festa patronale in onore di "Maria SS. degli Angeli", celebrata dall’1 al 3 agosto. Annualmente viene organizzata l’Estate Cassanese, una serie di manifestazioni culturali programmate dall’amministrazione per i mesi da luglio a settembre, oltre alla tradizionale "Sagra della Focaccia”, del "Pane e olio in frantoio", la “Sagra del cece nero” e la rinomata “Festa della birra”. Serena Nuzzaco

11 I LUOGhi In alto, il panorama dalla balconata a Polignano a Mare; in basso, la piazza principale di Cassano delle Murge

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Bande da giro Puglia tutela la tradizione secolare

La proposta di legge del consigliere Metallo (Pd), approvata in sesta commissione regionale promuove il patrimonio musicale e culturale pugliese

A SUON DI MUSICA La banda accompagna San Nicola durante la processione del 6 dicembre a Bari (Foto di Silvio Detoma)

Tra le realtà pugliesi che da anni soffrono di una crisi economica ci sono le bande da giro. La pandemia, purtroppo, ha soltanto fatto emergere le difficoltà già esistenti. La proposta di legge passata lo scorso 22 giugno in sesta commissione, a firma del consigliere PD, Donato Metallo, si propone di modificare questa tendenza negativa di immagine per le 35 bande da giro pugliesi. L’obiettivo principale è quello di raggruppare e qualificare le numerose realtà presenti nella nostra regione all’interno di un

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Note storiche

A Orsara la banda più antica Alcune bande da giro pugliesi vantano una storia che risale anche a prima dell’800. L’esempio è la formazione bandistica di Orsara di Puglia, piccolo paese foggiano di quasi 2500 anime, nel Subappennino Dauno, fondata nel 1780. Le varie vicende che da 242 anni hanno attraversato la cittadina, oltre alle due guerre mondiali, non hanno smosso la passione orsarese per la banda. Vecchie e nuove generazioni si sono susseguite al ritmo delle processioni e dei vari eventi in giro per il Sud Italia. L’Associazione musicale Santa Cecilia, in vita da quarant’anni, ha organizzato per due anni consecutivi, nel 2018 e nel 2019, il raduno delle bande dei Monti Dauni, portando a Orsara ben 150 musicisti dai paesi limitrofi. La banda di Orsara, con le sue tradizioni musicali, continua ancora nel 2022 a esibirsi, anche all’estero, ed è tra le più antiche del Meridione. (S.D.) 1-31 Luglio 2022

inventario del patrimonio culturale immateriale pugliese. Oltre a offrire risorse finanziarie, si parla al momento di 500 mila euro, la proposta di legge vuole promuovere la pratica musicale bandistica nelle scuole, l’avvio di corsi musicali, la realizzazione di un museo diffuso e integrato e la creazione di reti di festival. La Puglia sarebbe la prima regione a dotarsi di una legge in tal senso, dopo il protocollo già firmato nel 2019 da diversi sindaci, maestri concertatori e organizzatori di festival bandistici. “La banda è la festa stessa. Lo è ancora oggi quando in piena notte, nella piazza della mia città gremita di gente, aspettiamo in religioso silenzio l’ultimo atto della festa”, ha raccontato così il consigliere Metallo durante la presentazione delle proposta di legge in sesta commissione. La storia della banda in Puglia è la storia della regione. Le prime formazioni bandistiche raggruppavano al loro interno i ceti più popolari, come gli artigiani, i bottegai e i barbieri ed erano un modo come un altro di creare comunità. Tra le prime quelle del piccolo paese del Foggiano, Orsara di Puglia, e di Acquaviva delle Fonti e Noci, nel Barese, Oggi tra le bande più importanti della regione c’è Conversano e Lecce, entrambe eredi di storie centenarie. La tradizione bandistica conversanese risalirebbe, per alcune fonti, addirittura ai conti Acquaviva d’Aragona. Notizie più certe la datano agli inizi


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dell’Ottocento, così come quella di Lecce. Le bande da giro sono state e continuano ad essere la colonna sonora di processioni e funerali, accompagnando le vicende dei centri pugliesi e cadenzando il quotidiano a suon di trombone o grancassa. Al tempo stesso le bande, in un’operazione di marketing ante litteram, hanno fatto conoscere a tutti la grande musica d’autore, un tempo relegata ai teatri. Le piazze sono diventate palcoscenici popolari all’aperto colorati di lucine grazie alle casse armoniche, presenza fissa di ogni festa patronale.

Non a caso il proponente della legge ha parlato di “un’arte democratica, una tradizione fortissima dell’intero Sud Italia, della Puglia in particolare”. All’interno della proposta dilegge, infine, anche la promozione della figura del trascrittore degli spartiti musicali, ormai una presenza che si perde nella notte dei tempi. Oggi, come in molte attività lavorative di tutti i giorni, è stata sostituita da un’applicazione che, tramite un’intelligenza artificiale, trascrive i brani direttamente sugli spartiti. Silvio Detoma

13 A PASSO LENTO Le bande da giro accompagnano anche le processioni della settimana santa (Foto di Mario Del Prete)

Concerti e non solo

Alle origini della cassa armonica, luogo di suoni e luci Decorata con lucine e agghindata di colori, protagonista indiscussa delle feste patronali pugliesi è la cassa armonica. Ora mobile, un tempo era il fulcro della vita borghese dei piccoli paesi. È il caso della struttura posta al centro di Piazza Vittorio Emanuele II ad Acquaviva delle fonti, nel Barese, eretta nel 1907 per onorare il gran concerto bandistico della città, più volte premiato in quegli anni. Unico esempio al Sud di cassa armonica in cemento armato è diventato negli anni il simbolo della cittadina della cipolla rossa. Le prime casse armoniche, realizzate in ghisa o vetro, erano presenti nei luoghi di villeggiatura e svago vicino al mare, poi sono diventate il luogo di ritrovo di appassionati di musica e dei grandi concerti bandistici. Oggi invece sono elementi di design, immancabili assieme alle luminarie, di cui la Puglia è in prima fila nel mondo con ditte, dal Nord al Sud della Regione, che hanno esportato la loro arte anche all’estero. Nel Salento, in occasione della festa patronale di San Donato di Lecce, è stata presentata anche la cassa armonica del futuro, la prima con una cupola trasparente interamente in plexiglass, con lucine a led a creare un effetto magico. Due anni fa, invece, la ditta “Mariano Light” di Scorrano, la cittadina leccese famosa per le luminarie, l’aveva utilizzata in occasione della sfilata di moda Dior in Piazza Duomo a Lecce. Una struttura nata per soddisfare le esigenze borghesi è diventata negli anni elemento decorativo delle feste, diffondendo la cultura bandistica pugliese nel mondo. (S.D.) 1-31 luglio 2022


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Mare Nostr il premio d

I vincitori della XIV edizione del premio giornalistico intern

Fra i premiati i 12 praticanti del Master in Giornalismo di Bari (presenti alla premiazione a N

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La ia tiz no 15

um Awards rum da noi vinto

nazionale promosso dalla rivista “Grimaldi Magazine Mare”.

Napoli, nella foto in basso da sinistra: Pasanisi, Nuzzaco, Palumbo, Palma, Luise, Saponieri)

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L’aborto in Italia tra contraccettivi e medici obiettori Nel Barese un aumento degli interventi in contrasto con il numero nazionale delle Interruzioni volontarie, (tasso in diminuzione per varie cause) 16

SCUOLE Il tasso degli aborti è riconducibile anche alla mancanza dell’educazione sessuale nelle scuole italiane

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Aumento di aborti in Puglia, nel Barese oltre 2000 interruzioni di gravidanza volontarie. Un record che riguarda soprattutto le minorenni e che va controcorrente ai dati registrati negli anni sugli aborti in Italia, che sono in calo. Nel corso del 2020 in Italia sono state registrate 66.413 Interruzioni Volontarie di Gravidanza (IVG), confermando il continuo calo del fenomeno. Rispetto al 2019, si parla del 9,3% di aborti in meno e il nostro rimane uno dei Paesi con i più bassi livelli di ricorso alle IVG.

I dati sono stati raccolti dal Sistema di Sorveglianza Epidemiologica: attivo in Italia dal 1980, impegna l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il Ministero della Salute e l’Istat da una parte, le Regioni e le Province autonome dall’altra.Il calo degli aborti, ormai costante dal 1983, anno in cui si è riscontrato il valore più alto in Italia con 234.801 casi, non può essere imputato alla pandemia di Covid-19. Il Ministero della Salute, infatti, fin dall’inizio della pandemia ha identificato l’interruzione volontaria di gravidanza tra le prestazioni in-


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differibili in ambito ginecologico, e le Regioni hanno reagito prontamente all’impatto della pandemia con la riorganizzazione dei servizi. Il calo delle interruzioni volontarie è influenzato da più cose, su tutte: i medici obiettori di coscienza in aumento e la spinta a vendere contraccettivi alle case farmaceutiche.Due ginecologi su tre e quasi un anestesista su due sono medici obiettori. Più basso il tasso di obiezione tra gli anestesisti: nel 2020 è pari al 44,6% in lieve aumento rispetto al 43,5% del 2019. Così per le donne questa scelta sofferta significa spesso cambiare regione, o espatriare. In Italia se parliamo di aborto dobbiamo considerare la legge 194. Entrata in vigore il 22 maggio del 1978, è nata per consentire alle donne di ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza. Questa legge (Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza) depenalizza e disciplina le modalità di accesso all’aborto. Pare funzionare nel suo intento di fornire maggiori diritti alle donne e, allo stesso tempo, diminuire gli aborti, clandestini e no, aumentando la cultura della prevenzione e della contraccezione. Grazie a questa legge, tutte le donne possono ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza nei primi 90 giorni di gestazione; dopo il quarto mese è possibile procedere all’aborto solo per motivi di natura terapeutica, ovvero nel caso in cui portare avanti la

gravidanza significhi mettere a repentaglio la vita della madre. Anche se i dati definitivi del 2020 riportano una riduzione degli aborti in Italia, c’è ancora molto da fare in termini di contraccezione e scelte consapevoli. Un fenomeno da considerare è che la riduzione del numero di interruzioni osservata negli ultimi anni può essere in parte riconducibile all’aumento delle vendite dei contraccettivi di emergenza a seguito delle tre determina Aifa che hanno eliminato l’obbligo di prescrizione medica. Nel frattempo è arrivato in questi giorni il via libera dal Parlamento europeo all’inserimento dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. E’ un forte gesto di condanna diretto oltreoceano dove è in atto una vera e propria “regressione in materia di diritti delle donne e di salute sessuale”. La risoluzione è stata approvata con 324 voti favorevoli, 115 contrari e 38 astenuti. Ad opporsi al provvedimento sono stati gli europarlamentari di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. “Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e delle proprie comunicazioni - così recita l’articolo 7 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che nella risoluzione gli europarlamentari intendono modificare aggiungendo che “ogni persona ha diritto all’aborto sicuro e legale”. Giancarla Manzari

17 OPERAZIONE Lo svuotamendeo dell’utero può avvenire sfruttando due metodiche: l'aspirazione o il raschiamento

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Studentessa e barista per mantenermi E allora?

Allieva del Master in giornalismo di Bari, dal lunedì al venerdì, e nel week-end anche lavoratrice in un bar del capoluogo pugliese

IN STUDIO La foto di una prima prova di conduzione per la web tv del Master in giornalismo di Bari, Medi@terraneonews

Smettetela di dire che i giovani non vogliono lavorare e leggete, se potete, la mia storia come quella di altre centinaia di ragazzi e ragazze volenterosi per ricredervi. Sono una studentessa del Master in giornalismo di Bari, ma non per questo ho scelto di vivere da “allieva” e basta. Così come tanti giovani, ho deciso ampliare i miei orizzonti e di dedicarmi anche a qualche lavoro extra che mi potesse permettere di comprare l’attrezzatura per svolgere quello che spero che sia il mio futuro lavoro: il

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I motivi della scelta

La doppia vita degli studenti Sempre più giovani studenti scelgono di intraprendere una doppia vita ripartendola tra studio e lavoro. I motivi dietro questa scelta possono essere i più disparati. Più di frequente, quello che spinge gli studenti ad affacciarsi al mondo del lavoro durante un percorso formativo è un’esigenza per lo più economica. I giovani vogliono mantenersi gli studi da soli, senza dover pesare sul reddito dei genitori ed evitando così di essere influenzati sui percorsi universitari da itraprendere. Molti di loro però, scelgono anche di “lavorare” per essere indipendenti e coprire le spese personali senza delegare alla famiglia Secondo uno studio condotto da Almalaurea infatti, il 59 per cento dei laureati del 2018 ha compiuto una qualche esperienza di lavoro nel corso degli studi universitari, mentre solo il 6 per cento si è laureato lavorando stabilmente. 1-31 luglio 2022

giornalismo. Nonostante molti miei amici non fossero d’accordo per la mia scelta, ho deciso comunque di avere una mia indipendenza che mi potesse garantire di studiare e di continuare a credere nella formazione continua e nell’università. Però è anche vero che, finché sei studente, l’università non ti dà da mangiare. Così anziché lagnarmi o andare a chiedere soldi a mamma e papà, ho pensato che fosse giunto il momento di darmi da fare. Rinunciare al sabato e domenica liberi dopo una settimana full time di master non è semplice. Significa fare rinunce, vuol dire uscire ogni sabato alle 21.00 dopo una giornata di lavoro e ritornare a casa presto perché il giorno dopo, la domenica, c’è la sveglia alle 5 di mattina che ti aspetta.Vuol dire assumersi delle responsabilità, rispettare gli orari e inserirsi in un contesto completamente nuovo.Non ci sono professori che ti possono aiutare e che ti seguono passo dopo passo, ci sei solo tu e quello che sai fare. In questo lavoro, senza dubbio, sono tanti i sacrifici, ma sono tante anche le soddisfazioni: le amicizie che si creano sul lavoro, il rispetto delle persone e dei clienti, i sorrisi e gli sguardi delle persone che aspettano il tuo caffè per iniziare bene la giornata. E poi, dopo il fine settimana, si ritorna al Master, al mio mondo, ed è lì


Le collaborazioni

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che mi sono accorta di essere davvero fortunata. Dopo aver conosciuto tante persone in più di un anno che svolgo il lavoro di barista, mi sono resa conto che il lavoro, qualsiasi esso sia, è un lusso e ho avuto modo, durante la mia esperienza di crescita lavorativa, di scoprire storie di vita di straordinaria umanità. Ci sono i vissuti di ragazze che sin da giovanissime hanno iniziato a lavorare come bariste per aiutare i genitori finiti in cassa integrazione. Ci sono sogni che diventano realtà, come quello di A. che dopo 4 anni di lavoro nel bar è riuscita a mettersi i soldi da parte e ad iscriversi ad un’accademia di moda a Milano. Poi ci sono giovani volenterosi che non vogliono più gravare sulle spalle dei genitori e decidono di responsabilizzarsi e poi, alla fine di tutto questo marasma, ci sono io che anche con un lavoro “momentaneo”, cerco di prendere il meglio che quest’esperienza ha da offrirmi: le amicizie, qualche entrata per investire nel mio futuro e nei mei sogni, l’indipendenza e tanta soddisfazione per tutti i sacrifici fatti. Con questo voglio dire ai giovani e agli studenti/lavoratori come me, che tutto è possibile se si fanno dei sacrifici. A chi non crede nelle nuove generazioni direi che deve provare ad avere più fiducia nei loro confronti. Rosanna Luise

Secondo una classifica condotta dall’Università Cusano di Agrigento, sul podio tra le formule di lavoro più richieste dagli studenti c’è il lavoro part-time. Ma, all’interno della categoria parttime, quali sono i lavori più ambiti per chi deve conciliare la vita tra studio e lavoro? Al primo posto, soprattutto per le ragazze iscritte ai corsi di laurea in scienze della formazione, c’è il servizio di Baby-sitter, perché consente di fornire un primo approccio con i bambini e anticipare quello che poi sarà il lavoro del futuro. Infatti per svolgere questa tipologia di lavoro bisogna essere formati adeguatamente e avere una buona dose di pazienza. A seguire ci sono i servizi di doposcuola e di ripetizioni perché oltre a consentire di racimolare qualche soldo, permettono anche di tenere la memoria sempre in allenamento nello studio e non richiedono particolari abilità o qualifiche professionali. Al terzo posto troviamo il lavoro di cameriere-barista, collocato un pò più in basso nella classifica perchè in questo campo spesso di richiede un minimo di esperienza nel settore e perché di solito, riguarda solo le stagioni estive o contratti a chiamata o al massimo ad intermittenza. Da non trascurare anche il lavoro di Dog-sitter, specialmente per chi ama gli animali e non può tenerli a casa. Chi svolge questo lavoro generalmente riesce a conciliare gli impegni lavorativi con le ore di studio e fornisce un servizio, specialmente durante il periodo estivo, per i padroni che non possono portare con sè in vacanza il proprio fido. Infine, un lavoro poco ambito, ma comunque svolto dagli studenti e studentesse è quello del volantinaggio. Un lavoretto facile, che impiega non troppo tempo e che consiste nel distribuire volantini promozionali per conto di supermercati, locali o ristoranti. Questi appena elencati, sono solo alcuni dei lavori part-time facilmente gestibili da chi vuole lavorare e al tempo stesso studiare. Non serve fare grandi rinunce per essere indipendenti, basta organizzazione e forza di volontà. R. L.

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Studenti e lavoro vince il part-time

19 AL LAVORO IN UN BAR Un momento di pausa dalle ore di lavoro al bar Capelli rigorosamente legati e uniforme per riprendere il turno

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Lisetta Carmi addio alla fotografa degli ultimi Una vita da ribelle e anticonformista sempre alla ricerca di qualcosa. Dalla musica alle immagini fino alla calligrafia cinese e la spiritualità

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IL RICORDO Alcune fotografie della Carmi raccontano gli ultimi e i diversi negli anni ‘60. La fotografa si è spenta a 98 anni

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Si è spenta a 98 anni la fotografa Lisetta Carmi, nella sua casa a Cisternino. Nata a Genova da una famiglia benestante di origine ebraica, viveva da tantissimi anni nella Valle d’Itria dove aveva fondato nel 1979 il centro culturale e spirituale ‘Ashram Bhole Baba’. Sarebbe dovuta diventare una musicista ma scelse la luce, il racconto per immagini come scelta di ribellione e libertà. “Tutta la vita ho lavorato per capire’, raccontava di sé. Ribelle, anticonformista, curiosa. Rivendicava spesso che per lei la macchina

fotografica non era uno strumento di creatività, men che meno uno strumento artistico, ma piuttosto una sua antenna sintonizzata empaticamente sugli ultimi, utile a dar voce a chi voce non ha. Il tutto condito dal suo anticonformismo ribelle, insofferente a qualsiasi imposizione. Fin da bambina si dedicò allo studio del pianoforte che gli permise di frequentare il conservatorio. Uno studio intenso in cui si rifugiò nell’adolescenza durante la seconda guerra mondiale, periodo in cui con la fami-


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glia si trasferì in Svizzera in seguito all’entrata in vigore delle leggi razziali. Brava e talentuosa intraprese una gloriosa carriera come pianista concertista a livello internazionale. Nonostante il successo però decise di abbandonare il percorso musicale perché cresceva in parallelo il suo impegno politico e civile. La decisione di abbandorare la musica fu presa dalla Carmi nel 1960 quando degli agenti musicali le consigliarono di non partecipare ad una manifestazione di protesta a cui lei invece voleva andare, perché avrebbe messo a rischio in caso di incidenti, le sue preziose mani da pianista. Delusa da tutto questo decise da quel momento di chiudere definitivamente con la musica. Il suo fu un atto non solo di dissenso e libertà, ma anche di urgenza a partecipare attivamente nella società civile per cambiarla e migliorarla. Fu infatti proprio in quell’anno che la Carmi si recò in Puglia, regione che per lei rappresenterà identità e fu qui che iniziò, ancora da dilettante, a usare la sua prima macchina fotografica. Questa netta scelta le permise di dedicare tutta la sua energia nella fotografia producendo reportages che sono rimasti nella storia come testimonianza di denuncia sociale, tra questi i più famosi: ‘Italsider’ del 1962, ‘Genova Porto’ del 1964 e ‘Travestiti’ del 1972. In quest’ultima opera, iniziò a documentare nel 1965, la condizione marginale, allegra e disperata, dei ‘travestiti’ che vivevano in quegli anni nell’ex getto ebraico di Genova. Un’esperienza che la toccò nel profondo e che commentava così: “I travestiti mi hanno fatto capire che tutti abbiamo il diritto di decidere chi siamo”. Oggi può sembrare normale questa affermazione, ma nel 1965 era un’affermazione di rottura avanti anni luce: non a caso, quando ‘I travestiti’ divenne un libro, fu sistematicamente rifiutato dalle librerie o nascosto in angoli irraggiungibili, considerato sporco, scandaloso, sconveniente. Tra i suoi lavori interessanti anche una lunga ricerca fotografica in Sardegna, e poi tanti viaggi intorno al mondo per capire in prima persona ‘chi sono gli altri.’ Fu in uno di questi viaggi che si innamorerà dell’Oriente attraverso l’incontro con il maestro spirituale Babaji. questa fu la sua ulteriore svolta che segnò la sua vita in un nuovo cambiamento. Ritornata in Puglia infatti fondò il centro spirituale ‘l’Ashram Bhole Baba’ nel 1979 in un trullo a Cisternino, dove diffuse e visse a pieno gli insegnamenti del suo maestro d’anima e inizio a dedicarsi allo studiò della calligrafia cinese. nella sua lunga attività ha lavorato per il teatro e firmato tanti ritratti di artisti e personalità della cultura da Charles Aznavour a Edoardo Sanguineti da Leonardo Sciascia a Carmelo Bene, Claudio Abbado a Ezra Pound, immortalato in una sua famosa foto.

TESTIMONIANZA In alto e a sinistra Lisetta Carmi. In basso la famosa foto da lei scattata che ritrae il poeta americano Ezra Pound

Antonietta Pasanisi 1-31 luglio 2022

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Torna il Medimex Il rock in piazza tra mostre e Cave Dopo gli appuntamenti di Taranto, tocca a Bari dal 13 al 15 luglio. E Decaro sogna: “Un festival in città come a Barcellona e Copenaghen” 22

FOLLA PER NICK CAVE Il cantautore australiano, accompagnato dai The Bad Seeds, ha chiuso la prima tappa del Medimex, a Taranto

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Quello della “ripartenza” era un mantra nell’aria già da un po’. Per l’industria della musica, finalmente sembra essere arrivato quel nuovo inizio che aveva toccato già da un pezzo tutti gli altri campi, tranne quello dei grandi eventi. Il Medimex, festival internazionale di musica e conferenze, è ripartito sotto il segno della speranza, e lo ha fatto trascinando sul palco uno dei più grandi della musica: il cantautore australiano Nick Cave, esibitosi in concerto il 17 giugno sul lungomare di Taranto.

Toccherà poi a Bari, dal 13 al 15 luglio, a chiudere l’edizione. Lo ha fatto con gli incontri più disparati, portando i Pink Floyd sulla facciata del castello aragonese, con l’opera di video art firmata da Hermes Mangialardo e a cura di Valentina Iacovelli. E poi la mostra dedicata all’Hipgnosis Studio, lo studio di grafica che ha disegnato le più iconiche copertine degli album dei Pink Floyd, nella suggestiva cornice del MArTA, il museo archeologico di Taranto. Lo stesso museo che, un paio di


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settimane dopo, ha annunciato la chiusura per il primo weekend di luglio per mancanza di personale. In piena stagione estiva. Si sa, del resto, che la Puglia è una regione che vive di contraddizioni. Il supporto del Ministero della Cultura, poi, ha permesso la regolare apertura del museo, ma resta comunque il segno di qualcosa che non sta funzionando benissimo. Almeno, le sinergie culturali hanno portato nei giorni del Medimex una ventata d’aria nuova. Lo si poteva notare passeggiando nel museo: tra i visitatori (soprattutto stranieri e molti giovani) che si muovevano tra antico e modernità, tra statue elleniche e The Dark Side Of The Moon, c’era anche qualche addetto ai lavori, con tanto di camice bianco, che osservava le nuove installazioni. Pur rimanendo scettico sul senso della mostra: “Non ne capisco il senso, i giovani non conoscono i Pink Floyd. Questa mostra è per la mia generazione.” Gli incontri sulla band, però, hanno dimostrato il contrario. Nel corso delle serate a teatro dedicate ai Pink Floyd, dove sono stati raccontati storie e aneddoti sul gruppo (delle sorte di lectio magistralis) i ragazzi erano tanti, con tanto di magliette della band come fossero a un concerto. Quella del Medimex è stata la prima manifestazione post Covid in Puglia che ha davvero trascinato la comunità in piazza. Non conta il Bifest, il festival del cinema di Bari, dove gli appuntamenti in sala erano ancora vincolati all’obbligo della mascherina e al green pass. A Taranto, invece, si respirava un’aria completamente diversa. Una cosa è certa: il Medimex ha ricordato alla collettività cos’è un concerto rock, che unisce giovani e meno giovani. Nick Cave è in tour mondiale con i Bad Seeds dopo quattro anni, e per la tappa del Medimex ha trascinato sul palco un carico emotivo non da poco. Solo qualche settimana prima del concerto, infatti, Cave ha perso il figlio Jethro, di soli 31 anni. Un lutto che aveva provato già sette anni fa, quando suo figlio Arthur morì a soli 15 anni per un incidente fatale. Se già di per sé l’esperienza Nick Cave è forte ed immersiva, stavolta lo è stato ancora di più: il cantante ha restituito al pubblico tutta la drammaticità di pezzi come Oh, Children e Into my arms. Brani che hanno fatto la storia della musica. E mentre a Taranto si vivevano le emozioni di Nick Cave, a Bari, in preda all’entusiasmo, il sindaco Antonio Decaro si è detto determinato nel portare nella città una nuova stagione di grandi concerti, immaginando un festival di tre giorni sul mare come nelle grandi capitali europee. E cita Barcellona (riferendosi al festival musicale Primavera) e Copenaghen (forse confondendosi con altre città, non esistendo festival degni di nota nella capitale danese.) “Siamo pronti, se tutto va bene si comincia l’anno prossimo”. Banco di prova, a detta sua, è stato il weekend del 17 e 18 giugno,

con i concerti in contemporanea del Radionorba Battiti Live e del gruppo Alt-j, anteprima del Locus Festival. Questi si sono esibiti in una location inusuale: sul porto, accanto al faro borbonico. Bari è davvero pronta? La mentalità è quella giusta? Vedremo. Rimane, adesso, l’auspicio che anche in Puglia si possano rivivere momenti del genere, che siano o meno parte di un festival da capitale europeo Carmen Palma

23 LE MOSTRE In alto, un visitatore al MArTA per la mostra dedicata ai Pink Floyd. In basso, l’opera di videoart sul castello tarantino

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Bambini e calcio Come si allenano i futuri giocatori Pierluigi Vitucci, ex preparatore atletico dei piccoli dai 4 agli 11 anni della Virtus Palese, spiega le tecniche e i segreti per farli crescere e migliorare 24 CAMPIONI D’ITALIA La squadra u10 della Virtus Palese che ha vinto il campionato nazionale a Cesenatico (Instagram V. Palese)

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“Conoscere i bambini, sapersi approcciare a loro e lasciarli divertire sono le chiavi che gli permettono di crescere e migliorare”. Associare la preparazione atletica ai più piccoli è un argomento delicato che accende spesso dibattiti tra i calciofili. Eppure focalizzarsi su alcuni princìpi è necessario affinché le qualità dei ragazzi sboccino. Ne è convinto Pierluigi Vitucci, 27enne di Gravina, che negli ultimi quattro anni ha alternato lo studio delle attività motorie all’Università di Bari con la passione di far crescere i bambini baresi tra i 4 e gli 11 anni che danno i primi calci al pallone nella scuola calcio della Virtus Palese. Ha sottolineato, infatti, come questo lavoro dia tante soddisfazioni, a partire dalle emozioni presenti sui volti dei più piccoli. Come ci si avvicina alle esigenze dei bambini? “Il primo passo è cercare di conoscerli e capirli, stando tutti insieme e presentandoci: entrare in sintonia con loro è fondamentale. La cosa più importante è farli divertire. Quando crescono diventa necessario indirizzarli a livello comportamentale, insegnandogli il rispetto per i compagni e per gli avversari”. Quali sono gli step dell’allenamento dei bambini? “L’allenamento è strutturato in quattro fasi. Si comincia con la fase di attivazione, svolta attraverso giochi come “guardie e ladri” con

cui si migliorano le qualità motorie. Poi si passa agli esercizi coordinativi, necessari per i più piccoli, attraverso percorsi da fare con la palla. Il terzo step sono gli esercizi condizionali per i ragazzi dai dieci anni, in cui si allenano forza, velocità e resistenza, ed esercizi basilari con la palla per i più piccoli. Ogni sessione si conclude con la partitella. Dopo un po’ di allenamenti, le nozioni di base vengono acquisite, quindi si inizia a lavorare sulla tecnica, con passaggi e tiri in porta. La parte più difficile riguarda la copertura del campo e il controllo della posizione, ma, chi prima chi dopo, imparano tutti”. Il momento migliore rimane, però, la partitella. “È senza dubbio la parte che preferiscono. Le restrizioni dovute alla pandemia non permettevano di concludere l’allenamento con la partita, rendendo la situazione pesante per loro e per noi. Segnare nella sessione dei tiri in porta non è come segnare in partitella perché non esulti. Per loro è importante perché si divertono”. Quali sono le principali differenze tra le fasce d’età? “Ce ne sono molte, più crescono e più si può passare a un allenamento specifico. Iniziando a quattro anni, dalla categoria “Piccoli amici”, arrivano agli undici, nella categoria “Pulcini” con sette anni di allenamenti, conoscenze e collaborazione tra loro. Con i più piccoli è più utile fare i giochi che


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gli allenamenti veri e propri, mentre i più grandi riescono quasi a gestirsi da soli. La fascia d’età più problematica è quella dei sette e otto anni, perché iniziano ad andare a scuola e ogni tanto hanno comportamenti irrispettosi nei confronti dei più piccoli. In tal caso si cerca di indirizzarli, anche con qualche richiamo”. Cosa succede quando diventano più grandi? “Crescendo, arrivano le richieste da parte dei settori giovanili delle varie squadre della regione. Le scuole calcio si occupano della formazione in vista di questo passaggio. A me piace lavorare nelle scuole calcio più che farlo con i più grandi, ho studiato e sto studiando per farlo al meglio. Preparare un programma adeguato alle varie età permette di ottenere risultati importanti e di accrescere la loro autostima, basti vedere quello che sono riusciti a fare i 2012”. È stato un anno ricco di successi. “Sì, tra i 2012, 2013 e 2014 abbiamo vinto due tornei regionali e fatto un secondo posto. È bellissimo vederli felici per aver raggiunto un obiettivo. Con l’under 10 è stato fatto un grande lavoro, infatti i ragazzi hanno vinto tutte le partite del girone arrivando a rappresentare la Puglia al torneo nazionale a Cesenatico. La Figc organizza ogni due settimane delle partite tra scuole calcio; in base alle vittorie da ottobre a maggio, la squadra con più punti accede alla competi-

zione nazionale. In finale hanno battuto una scuola calcio siciliana ed è stata un’enorme soddisfazione”. Come è strutturato il sistema delle scuole calcio? “Le scuole calcio sono divise per livello, dato in base ai risultati raggiunti nei tornei. È una scelta della Federazione che permette a tutti di giocare con altri ragazzi del loro livello, evitando situazioni spiacevoli o che i meno bravi non giochino”.

25 UNIONE D’INTENTI I ragazzi della squadra si caricano prima di una partita importante (pagina Facebook Virtus Palese)

Emanuele Palumbo

L’allenamento

Le fasi della preparazione La preparazione è studiata in base all’età. La sessione d’allenamento parte sempre dall’attivazione motoria. La prima cosa da allenare sono le capacità coordinative, che si possono migliorare dai 5 ai 9 anni. Riguardano equilibrio, combinazione del movimento, differenziazione cinestetica, orientamento, ritmo, reazione e trasformazione del movimento, tanti temi che non si conoscono se non studiati. A questo proposito è utile introdurre nel settore giovani che hanno studiato e conoscono determinati argomenti. Poi si passa alle capacità condizionali: forza, velocità e resistenza. Si allenano dai 10 anni in su, non prima perché il bambino deve crescere. Per esempio il salto a piedi uniti, scatti alternati. Una sessione d’allenamento dura all’incirca un’ora e mezza. I primi 15/20 minuti di attivazione, altrettanto di coordinativa e condizionale. Poi l’ultima mezz’ora c’è la partita. E.P.

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Calcio e medicina: preparazioni estive tra dubbi e timori Sempre più partite e sempre meno tempo per allenare atleticamente i giocatori nel pre-campionato: e quest’anno si va in Qatar... 26 TANTI INFORTUNI Sono sempre più frequenti gli infortuni, soprattuto muscolari, che affliggono i calciatori professionisti

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“L’estate sta finendo e un anno se ne va” cantavano i Righeira nell’estate del 1985, un brano che sembra sempre più attuale per i tanti calcatori professionisti che, ormai tra impegni con club, nazionali e ritiri prestagionali, vedono i loro giorni “off” ridursi sempre di più. Sia chiaro, non siamo qui per difendere i diritti di un categoria, quella dei calciatori professionisti, che gode già di tante agevolaizioni economice. Ma è indubbio che, soprattutto negli ultimi anni, il numero delle partite giocate da questi professionisti sia quasi raddoppiato a causa dell’aumento di competizioni europee e nazionali (Come Conference League e Nations League) spesso create per generare nuovi introiti per il grande buisness del calcio piuttosto che per aumentare lo spettacolo per gli spettatori del gioco pià bello e più seguito del mondo. Se prendiamo come esempio i calciatori che fanno parte della nazionale del Commissario Tecnico Roberto Mancini infatti questi ultimi, dopo aver sostenuto una serie A composta da 38 giornate (con l’ultima giocata il 22 maggio), hanno poi risposto presente alla chiamata della nazionale chiudendo con le quattro partite di Nations League chiusasi solamente il 14 giugno. Ciò che però ha fatto saltare il banco, è stata l’ultima novità prodotta in casa FIFA: per la prima volta nella storia infatti i Mondiali di Calcio non si giocheranno durante il periodo

estivo, bensì nei mesi di dicembre e gennaio comportando dunque la sospensione di tutti i principali campionati europei. Una novità assoluta dunque che ha comportato però soprattutto un’inedito inizio della preparazione estiva anticipato ai primi di luglio per arrivare pronti per la prima giornata di campionato di serie A che quest’anno, altrà novità assoluta, verrà inaugurata nel caldissimo weekend di Ferragosto (dal 13 al 15 agosto). Con questo inizio anticipato dei ritiri prestagionali, con i top club italiani (come la Juventus) che saranno coinvolti anche in brevi tournè internazionali, i giorni di riposo per i calciatori si ridurranno dunque a poco meno di 20. Una situazione paradossale dunque considerando anche il fatto che, proprio la Nazionale allenata dal Commissario Tecnico Roberto Mancini, avendo perso sciaguratamente i play-off contro la Macedonia del Nord, non parteciperà ai Mondiali in Qatar. Una sentenza che ha costretto dunque le squadre dei club italiani ad iniziare anticipatamente la preparazione estiva, per adeguarsi alle altre squadre per club dei principali campionati europei, con l’handicap però di ben due mesi in cui i giocatori italiani rimarranno sostanzialmente fermi, costetti dunque a guardare i mondiali soltanto in tv. Il campionato di seire A sarà dunque diviso in due tronconi con una partenza sprint da Agosto a metà novembre


Parola all’esperto

con 15 giornate di campionato che saranno concentrati nei primi tre mesi. Dopo i mondiali poi si ripartirà 4 gennaio 2023 con la sedicesima giornata con il campionato che terminerà poi solamente a giugno. L’incognita adesso è dunque rappresentata da due elementi: i ritiri prestagionali e la pausa di due mesi a metà campionato, dopo la quale i calciatori riprenderanno la loro attività agonistica. Sempre più spesso infatti nel corso della stagione, i calciatori sono vittime di diversi infortuni, soprattutto di natura muscolare. Le cause sono spesso attribuite in primis all’elevato numero di partite ravvicinate (con mesi in cui un giocatore può essere sottoposto anche a tour de force da 6/7 partite in trenta giorni) oppure da una preparaizone estiva sempre meno efficiente con i giocatori che invece di potersi concentrare sull’allenamento nei vari centri sportivi sono spesso impegnati in diverse tournée estive in giro per il mondo, per la gioia dei tifosi d’oltre oceano ma soprattutto per la disperazione dei mister che allenano con sempre meno coninuità i ragazzi e che necessitano dunque di più tempo per trasmettere le loro idee tattiche. Quel che è evidente è che ci sia una contrapposizione tra le esigenze economiche di un calcio che cerca di aumentare il numero di partite e il rischio di mettere però a rischio la salute e carriera dei calciatori. Luca Scattarella

Il periodo di riposo dei giocatori professionisti si riduce sempre di più. Quali sono i rischi, da un punto di vista fisico, derivanti da una sosta cosi’ breve? “I rischi sono abbastanza elevati in quanto un organismo soggetto al training agonistico ha sicuramente bisogno di periodi di “recovery” un pò piu’ lunghi per evitare che continui ad essere sotto stress e quindi border line. Un adeguato ed organizzato periodo di transizione permette di abbassare il rischio infortunio di gran lunga. Le proposte operative vertiranno maggiormente su l’utilizzo di altri sport, anche per poter allentare la presa psicologica sullo sport di appartenenza”. Quali sono gli infortuni piu’ frequenti derivanti da una cattiva preparazione atletica? “Dagli ultimi report della FIFA è stato individuato nelle lesioni degli hamstring (flessori) e del mal funzionamento della catena cinetica posteriore la percentuale maggiore di infortuni che vede coinvolti i calciatori professionisti. ricordiamo anche il protocollo ufficiale antiinfortunio creato dalla FIFA stessa e che prende il nome di FIFA+11”. Si dice che i calciatori ad alti livelli giochino troppe partite. Da un punto di vista medico lei e’ d’accordo con questa affermaizone? “Assolutamente no. Basti osservare cosa accade negli altri sport: nella pallacanestro si gioca tutto l’anno con impegni così ravvicinati da disputare gare ogni tre giorni. La cosa fondamentale sarebbe avere uno staff tecnico e sanitario unito, che comunichi e che sappia prendere le giuste decisioni per calibrare al meglio il rapporto carico di lavoro/recupero”. Mondali in Qatar 2022 a Dicembre. Come ci si può preparare al meglio? “Se dipendesse da scelte a me imputate, provvederei a portare i miei atleti il prima possibile nell’ambiente in cui verranno svolte le competizioni, in modo che ci si possa adattare ai nuovi stimoli territoriali. di conseguenza opterei per una drastica riduzione dei carichi di lavoro e quindi propenderei per una scelta di una preparazione atletica basata principlamente sulla velocita’- rapidita’- reattivita’- resistenza alta intensita’ con palla e senza”. L. S.

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