Mediaterraneo News 15-30 aprile 2020

pagina 1_Layout 1 03/mag/2020 12:21 Pagina 1

Premio Giornalisti del Mediterraneo 2016 Anno 12 - N. 85 15-30 aprile 2020 Distribuzione gratuita

MEDI@TERRANEO news - Periodico del Master di Giornalismo di Bari Ordine Giornalisti di Puglia - Università degli Studi ‘Aldo Moro’ di Bari Editore: Apfg - Bari Direttore Responsabile: Lino Patruno Registrazione Tribunale di Bari numero 20/07 del 12/04/2007

Redazione: Palazzo Chiaia-Napolitano via Crisanzio, 42 - Bari email: master@apfg.it

Nella Fase 2 ma tutti sfasati Immuni, anzi spiati e contenti Mitarotondo a pagg. 10 e 11

Ma inferiore sarà solo lei Carbone a pagg. 14 e 15

Chiamano il 118 quando è tardi Sarcinelli a pagg. 16 e 17

Il futuro è qui 5G: pro e contro Lopez a pagg. 18 e 19

4 maggio, non è un liberi tutti Mastrangelo a pagg. 2 e 3

Video lezioni nostro tormento Carlucci a pagg. 6 e 7

Sanità pugliese col vestito nuovo Piscopo a pagg. 4 e 5

Il virus in tv ha rotto proprio Bussu a pagg. 8 e 9 1

E bentornati grandi cieli blu Pastore a pagg. 20 e 21

Il nostro metro di (in)felicità Latorrata a pagg. 22 e 23 15-30 aprile 2020

Al via la Fase 2 poche libertà ma tanti i rischi Il 4 maggio ci si avvia alla convivenza con il virus, ma in molti, soprattutto i negozianti, si aspettavano qualche possibilità in più 2 A LAVORO Operai intenti a sanificare un’area pedonale nelle vicinanze di un'attività commerciale

“La fase 2 sarà uguale alla fase 1, ma con le maniche corte”. All’inizio era un meme che girava sui social e ci abbiamo tutti un po’ scherzato su. Poi Conte ha parlato e pare che alla fine sarà davvero così.

In realtà, i più ottimisti ci avevano un bel po’ sperato di poter tornare alla normalità già dal 4 maggio. Ma più che di ottimisti, si trattava di utopisti: come si poteva sperarlo davvero con ancora quasi 500 morti registrati ogni giorno?

Insomma, senza girarci troppo intorno,

La novità

Beati i congiunti che si rivedono La voglia di scherzare, si sa, a noi italiani non manca mai. Nella fase 2, così come detto da Conte stesso, si potrà continuare a uscire soltanto per motivi di necessità. L’unica novità è che si potrà andare a trovare, solo se muniti di mascherina, i propri congiunti.

Ma chi sono questi congiunti? È dovuto intervenire Palazzo Chigi con una nota per specificare chi si debba includere in questa categoria perché, come al solito, subito dopo la conferenza stampa di Conte sono partiti una valanga di meme sui social. Con annessa, immancabile ormai, polemica.

Si potrà andare a trovare i propri parenti stretti, ma anche gli affetti stabili in cui sono inclusi fidanzati, amici e amanti se ce ne sono. La regola però è sempre la stessa: vietati gli assembramenti e i “party privati familiari”.

15-30 aprile 2020

nella fase 2 cambierà poco e niente. A meno che non si abbia un affetto stabile da raggiungere. Comunque, a discrezione i presidenti di Regione potranno poi decidere se adeguarsi alle disposizioni dell’ormai famoso DPCM, oppure restringere o allentare le misure.

Gradualmente, fino a giugno, riapriranno tutte le attività, ma anche dopo si continueranno a indossare guanti e mascherine e la distanza di sicurezza di almeno un metro resterà obbligatoria. Il tutto, naturalmente, se la curva dei contagi non dovesse risalire in maniera vertiginosa. Perché lo sviluppo di nuovi focolai sarà un rischio concreto con la ripresa di molte attività, ma bisognerà mantenere una mentalità da “lockdown” per evitare di nuovo il collasso di ospedali e terapie intensive.

Basta guardare alla Germania dove, qualche giorno fa, ci sono stati alcuni allentamenti delle misure di sicurezza e l’R0 è tornato a sfiorare il valore 1 (significa che ogni persona infetta può infettarne un’altra) dopo essere sceso a 0,7 durante il blocco totale.

A oggi, in Italia, ci sono ogni giorno più di 2mila nuovi casi di contagio. L’R0, secondo il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, è sceso tra 0,5 e 0,7 mentre nei periodi più critici è arrivato a toccare anche quota 3 nelle regioni più colpite.

Numeri che mostrano come il virus stia lentamente perdendo terreno e forza, ma che

a nz ge er m L’e

comunque non tranquillizzano abbastanza, perché si tratta di cifre che potrebbero riaccendere l’epidemia da un momento all’altro. Nella provincia dell’Hubei, per esempio, la quarantena è terminata quando l’indice si attestava su quota 0,1 e nonostante questo, una volta riaperto tutto (con le dovute misure di sicurezza), alcuni contagi di ritorno si sono verificati.

Perché allora l’Italia e l’Europa stanno lentamente ripartendo? Perché se nella fase 1 sono stati gli ospedali ad andare in crisi, ora è l’economia dell’intera Eurozona a essere

sull’orlo del collasso. A maggior ragione quella italiana che già non navigava in acque felici.

Sono già molte le attività, piccole e grandi, che rischiano di non rialzare le saracinesche a causa dei contraccolpi della crisi e queste potrebbero aumentare se il blocco totale dovesse ripartire. È per questo che sarà importante rimanere lucidi e concentrati, perché qualche sacrificio in più oggi ci porta a ripartire prima domani.

3 STRUMENTI Guanti e mascherina, il kit base per poter uscire di casa durante la fase 2: senza non sarà possibile

Maria Cristina Mastrangelo

La protesta

I commercianti, una categoria dimenticata dal Dpcm Titolari di negozi di abbigliamento e di scarpe, di palestre, di centri estetici e di parrucchieri. Sono gli imprenditori che già da due mesi hanno abbassato le saracinesche dei loro negozi e per i quali non è stata prevista alcuna deroga.

Se infatti le attività di ristorazione hanno potuto “tirare a campare” con le consegne a domicilio, gli altri si sono dovuti accontentare del sussidio una tantum di 600 euro erogato dal Governo ma che pare non essere ancora arrivato.

In tanti promettono proteste, alcuni addirittura hanno proposto di alzare le serrande il 4 maggio in barba al decreto che allunga le chiusure. “Lo Stato ci ha abbandonati” è il grido unanime che si alza dalle voci di questi commercianti.

Per molti di loro il discorso di Conte in cui annunciava il nuovo Dpcm che entrerà in vigore dal 4 maggio è stato una vera e propria doccia gelata. Alcuni infatti, già da qualche giorno, avevano annunciato sui propri profili social di aver preparato i locali per riaprire in sicurezza dal 5 maggio.

Confesercenti ha dichiarato che questo prolungamento del lockdown costerà alle imprese una perdita di altri 10 miliardi di euro in fatturato. Una cronaca di una morte annunciata insomma: le stime sono di una chiusura di circa 17mila punti vendita e di una perdita di circa 35mila posti di lavoro. Dal canto suo, il Governo ha annunciato aiuti una volta superata la fase critica dell’emergenza sanitaria, ma potrebbe essere troppo tardi per molte imprese.

M. C. M. 15-30 aprile 2020

Sanità pugliese la “rivoluzione” della Fase 2 Montanaro: “Il Covid ha dimostrato che il sistema regge.

Pronti per eventuale ondata di ritorno” 4 MONTANARO Dirige il dip. Salute della Regione Puglia.

Barese, 56 anni, ha diretto il Policlinico e la Asl di Bari

15-30 aprile 2020

Vito Montanaro, 56 anni, barese. Ha lavorato per società di revisione contabile. Dopo essere stato direttore amministrativo del Policlinico di Bari, ha assunto la direzione generale della Asl del capoluogo pugliese. Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, lo ha chiamato a dirigere il dipartimento di Promozione della Salute della Regione, a marzo 2019, in seguito alle dimissioni di Giancarlo Ruscitti.

La Puglia “ha anticipato” la fase 2. Quali sono le linee guida?

“Distanziamento sociale e igiene. Questo è un momento delicatissimo perché nell’immaginario collettivo noi possiamo tornare a fare tutto quello che facevamo prima che il Covid19 si diffondesse. Non è così. Noi dobbiamo tornare ad una normalità che non è quella che avevamo prima del virus”.

Medici a domicilio per i malati affetti da Covid-19 (USCA, unità speciali di continuità assistenziali) e app di tracciamento potranno aiutare a contenere il virus?

“Sì, anche se stiamo avendo difficoltà a formare le USCA perché i medici temono per la propria salute. Ma i kit che abbiamo messo a disposizione sono sicuri”.

Le terapie intensive pugliesi potrebbero reggere a una nuova ondata epidemica?

“Al momento nel piano ospedaliero abbiamo la possibilità di attivare 344 posti letto in terapia intensiva. Di questi, 250 sono stati già attivati. Ora il numero dei casi e dei ricoveri in intensiva è inferiore. Se ci dovesse essere una

nuova ondata ad ottobre – come gli epidemiologi stanno dicendo – ci faremo trovare pronti”.

E l’ospedale Perrino di Brindisi?

“Il Perrino ha i reparti di rianimazione, malattie infettive e pneumologia. Cercheremo di capire come potrà entrare nella rete degli ospedali Covid della “seconda” ondata, semmai dovesse verificarsi. E dobbiamo farlo evitando la sovrapposizione dei percorsi”.

Dove e come saranno curati i malati che erano ricoverati nelle Rsa, che ora sono chiuse?

“Le Rsa non sono chiuse ma hanno sospeso l’ingresso di nuovi pazienti. Dobbiamo ricordare che in due mesi su oltre 12mila ricoverati, solo 600 hanno contratto il virus.

Parliamo di numeri, ma parliamo anche di vite umane. I numeri sono degli indicatori per spiegare la situazione. Inoltre gli operatori delle Rsa si sono spesi per evitare una strage”.

Caso Siciliani di Palo del Colle. Cosa non ha funzionato nelle misure di prevenzione?

“Parliamo di cosa ha funzionato. Il virus subdolo è entrato nell’azienda e l’Asl di Bari ha circoscritto il problema tamponando tutti i dipendenti. I contagiati (71 al momento dell’intervista, ndr) presentano sintomi lievi.

Abbiamo individuato percorsi di garanzia per un riavvio delle attività a partire dal 2 maggio”.

Il numero di nuovi casi degli ultimi giorni è variabile. Ma qual è il dato più rilevante: i

Violenza sulle donne

Il tempo scorre lento o in fretta?

Meno chiamate in quarantena

Tutti a casa, settimane 7 e 8: Se non moriremo di Covid, moriremo di privacy: l’app Immuni. Il direttore di Libero, Feltri, e l’inferiorità dei meridionali. Il governatore della Puglia, Emiliano, e gli “anticipi” della fase 2. Ancora morti fuori. E noi dentro, sospesi in uno spazio metà lirico e metà retorico.

E se il virus non ci avesse insegnato niente? Anche i discepoli di Gesù sulla strada verso Emmaus non hanno riconosciuto il loro maestro.

Anche i protagonisti di Becket aspettavano un certo “signor Godot”. Forse solo i personaggi di Teorema, nati dalla mano e dal cuore di Pasolini, hanno subìto un cambiamento dopo l’incontro con il misterioso ospite. Ma a cosa è servito? Quando è andato via, sono ripiombati nella vuota quotidianità borghese. E se il virus non ci avesse insegnato niente?

Schiaffi, calci, sputi su una ragazza di 23 anni che cade sull’asfalto nel quartiere Libertà, a Bari. Colui che la maltratta è il suo compagno di 45. A riprenderlo, la telecamera di videosorveglianza della zona. Le immagini risalgono ai primi di marzo e, nonostante la giovane abbia provato a minimizzare, il giudice per le indagini preliminari ha disposto l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’uomo è ora in attesa del processo. In questo caso la Procura è intervenuta temendo che la 23enne non denunciasse per paura di ritorsioni. Ma quante donne, chiuse in casa con i loro aguzzini, non riescono a denunciare in questa quarantena? Così la violenza resta tra le mura domestiche.

E tante pagano il prezzo di avere accanto uomini sbagliati. Dall’inizio del lockdown, infatti, le chiamate e i messaggi (che si auto eliminano una volta usciti dalla chat) al 1522, il numero nazionale antiviolenza e stalking, sono drasticamente diminuiti. Perché spesso alle donne vengono tolti, oltre la dignità, anche il cellulare, il computer e ogni mezzo per comunicare con l’esterno e per chiedere aiuto. Come fare?

In una nota del 2 aprile scorso, firmata dal governatore Emiliano, sono state fornite indicazioni alle case rifugio e ai 27 centri antiviolenza che in Puglia continuano a garantire la reperibilità telefonica h24. Il Cav “Paola Labriola”, gestito da Giraffa onlus di Bari, ha promosso una campagna social “La violenza non va in quarantena” (3487777536). Ma questo può non bastare. “Siamo preoccupate perché sotto questo silenzio ribolle qualcosa”, ha detto Anna Maria Montanaro (3332640790) di Safiya Onlus, della rete D.i.Re. (Donne in rete contro la violenza).

Al momento non si conosce il numero preciso delle telefonate e delle denunce arrivate ai centri antiviolenza e alle Questure (verrà reso noto dopo la quarantena). L’unico dato certo è che esiste un sommerso, a cui forse non si riuscirà mai a dare un volto. Ma dietro le cifre, ci sono i volti e le storie di queste donne, che forse vorrebbero sentirsi dire qualcosa in più di: “Anche un ceffone è violenza: denuncia”.

contagi, i decessi o i tamponi eseguiti? “È importante che il numero dei decessi sia diminuito. Quello dei tamponi, invece, è legato alle richieste dei dipartimenti di Prevenzione ed è anche legato ai controlli che vengono effettuati su tutti coloro che stanno scontando a casa il loro periodo di quarantena”.

Si è parlato di “rivoluzione” nella sanità pugliese. In che senso?

“Nel senso più sano del termine. In questo momento noi abbiamo il dovere di dare una risposta adeguata a tutti i cittadini. I pazienti pugliesi che prima andavano al Nord per ricevere prestazioni mediche e chirurgiche, oggi non possono spostarsi e forse hanno perso anche un po’ di fiducia. Le patologie però non possono attendere. La nostra iniziativa è finalizzata alla riapertura in sicurezza delle attività, sia in ospedale che in ambulatorio. Consentiremo di recuperare prestazioni sia ai cittadini che avevano scelto di essere curati in Puglia, sia a quelli che avevano scelto di essere curati in altre Regioni d’Italia e che oggi presentano domanda nella propria regione di residenza.

Forse dopo la pandemia si dovranno rivedere gli stanziamenti dei soldi alla sanità pubblica.

Da queste parti siamo abituati a dover dimostrare sempre. Ma va bene così perché questo ha dato a noi la forza di provare che il nostro sistema sanitario, contrariamente a quanto si pensasse, è un sistema che regge”.

a nz ge er em L’

Abitudini

5

Anna Piscopo 15-30 aprile 2020

Video lezioni in diretta tra gaffe e imprevisti Le aule ora sono virtuali: non c’è più confine tra scuola e vita privata.

Intanto il web cambia: attenzione al traffico dati 6 VIDEOLEZIONI La webcam sempre accesa ci ruba un po’ di intimità. Dobbiamo fare attenzione agli imprevisti

15-30 aprile 2020

Riunione avviata. Il primo alunno entra nell’aula virtuale dopo appena quattro secondi con videocamera e microfono attivati. Gli altri lo seguono alla spicciolata. “Avete studiato il video di National Geographic caricato tra i materiali del corso?”. “Si!”, la risposta arriva corale e nitida. “Bene, allora facciamo un po’ di verifica prima di passare alla lezione di oggi”. Sette microfoni e altrettante telecamere vengono disattivate all’istante. “Cosa succede?”. La connessione lenta, ha preso il posto del “posso andare in bagno?”.

Potrebbe essere l’inizio giornata in una qualunque classe di scuola superiore in Italia, stando ai racconti fatti da diversi docenti e studenti. Uno dei tanti effetti collaterali dell’infame virus Covid-19 è stato aver smaterializzato anche la scuola. Spazi intangibili e digitali hanno preso il posto delle care aule: polverose, disordinate, calde d’estate e fredde d’inverno. Non è più tanto facile capire se uno sguardo è attento o annoiato, dato che bisogna filtrarlo attraverso il monitor di computer e tablet. Ma è il male minore. Ora siamo costretti ad aprire uno squarcio nelle nostre esistenze e vite private e a stare sempre attenti a cosa passa dall’altro lato. “Viviamo nelle loro case”, ha detto uno studente mentre raccontava di quando durante una lezione di fisica dal microfono del professore è arrivato agli alunni il rumore, inconfondibile, di uno sciacquone.

Oppure dobbiamo fare attenzione che il cane non cominci ad abbaiare molesto durante un’interrogazione o che il gatto non decida di mettersi a dormire sulla testiera come fa di solito quando siamo a letto a guardare Netflix.

Professori e alunni devono costantemente guardarsi alle spalle e stare pronti a spegnere la telecamera. Potrebbe capitare, come ha raccontato uno studente stavolta universitario, che un parente ignaro del collegamento compaia alle spalle spettinato e in pigiama e domandi: “Perché non ti sei ancora lavato?”. Almeno si ride, penserete. E infatti ciò che i docenti non sanno, o preferiscono non sapere, è che spesso gli alunni non digitano appunti durante la lezione, ma commentano su whatsapp e Telegram le assurdità domestiche trasmesse per sbaglio dalle webcam di ognuno. L’occhio sempre acceso e vigile della telecamera ci ha trascinato in una Candid camera perenne.

Forse questo ci sta permettendo di conoscerci più a fondo. E magari abbiamo scoperto cosa pensa davvero di noi il professore che ci ha sempre trattato con rispetto, perché, dimenticandosi il microfono aperto ha detto: “Questi non capiscono niente, brancolano nel buio”. Eravamo “Uno, nessuno e centomila” secondo il luogo in cui ci trovavamo. Adesso il luogo è solo uno, casa, e siamo obbligati a essere noi stessi.

Saverio Carlucci

Download, la didattica batte i social come risparmiare giga su internet

Non si arriva più a fine mese, a metà della seconda settimana sono già tutti finiti… i giga. Sono tantissimi gli italiani che non hanno accesso a una connessione Internet a traffico illimitato, nonostante nell’ultimo mese molti gestori abbiano “regalato” ai propri clienti altri Giga per poter navigare. Spesso da un’unica rete deve essere possibile garantire lavoro e lezioni telematiche a tre o quattro persone contemporaneamente. Ne consegue che la qualità si riduce e si è costretti a ricorrere al traffico dati del cellulare, molto spesso insufficiente.

Quindi è meglio scegliere con cura come utilizzare i dati a disposizione. Massima attenzione allo streaming video, quello a cui si ricorre durante le lezioni telematiche. Una buona prassi è quella di ridurre al massimo la qualità del video. Un contenuto visualizzato in alta definizione (2k) consuma in media 3GB all’ora, mentre un video riprodotto in bassa qualità (dai 240 ai 320p) consuma soltanto 300 MB. E se non indispensabile evitate di ricorrere al formato ultra HD poiché prosciuga circa 7.2GB ogni ora. Eppure nonostante i tanti download, dall’inizio della quarantena c’è stata un’inversione nelle direttrici di traffico. Lo hanno rilevato gli amministratori di Garr (la rete nazionale a banda ultralarga dedicata alla comunità dell’istruzione e della ricerca). I flussi di upload, cioè di caricamento sulla rete, hanno superato quelli di download di circa il 60% rispetto alla media annuale.

Il fenomeno si spiega col fatto che gli alunni spediscono ai docenti compiti, esercitazioni e progetti caricandoli sulle diverse piattaforme telematiche. File che possono poi essere modificati senza bisogno di scaricarli. Istruzione e lavoro sono dunque balzati ai primi posti nelle priorità su internet. Anche per i giovanissimi. Stando a una ricerca condivisa dall’agenzia Agi, in Italia i download di applicazioni per videoconferenze e lezioni a distanza hanno superato di gran lunga quelli dei videogiochi e piattaforme social. Insomma video lezioni più importanti di TikTok, il social network che iniziava a spopolare soprattutto tra i più giovani. Le applicazioni per smartphone più scaricate da inizio marzo sono state infatti Meet e Classroom di Google, WeSchool, Skype, Edmodo, Zoom (per i meeting) e Microsoft Team.

Effetto del virus e della quarantena è stato dunque anche quello di essere riusciti a frenare la diffusione dei social network e a farci capire che forse non sono così indispensabili come credevamo.

a nz ge er em L’

Il fenomeno

7 SCUOLA E WEB Una divertente vignetta realizzata dagli autori delle pagine social “Commenti Memorabili”

15-30 aprile 2020

Cosa danno in tv?

Il solito virus e le sue repliche Ormai la televisione in Italia tratta solo l’argomento del momento. C’è tanta voglia di informazione alternativa ma la gente è satura 8 PLATEA ALL STAR Così il programma satirico Propaganda Live, su La7, ha ovviato all’assenza di pubblico dovuta al virus

15-30 aprile 2020

Per il virus è record di ascolti in questo periodo di emergenza. Non ci sono nuove produzioni e non c’è lo sport, dunque non ha concorrenza ed è il protagonista indiscusso del piccolo schermo. Si parla solo di lui e anche i film e le serie TV a tema epidemia, in un palinsesto composto da repliche, hanno grande seguito.

In tutti i talk, da quelli politici come Di Martedì di Giovanni Floris e Carta Bianca di Bianca Berlinguer (su La7 e su Rai 3), a quelli satirici come Propaganda Live (La7) passando per quelli più leggeri, come il contenitore di Barbara D’Urso (Mediaset), si sviscera l’argomento Covid-19.

Ma le notizie e gli argomenti sono sempre gli stessi: il coronavirus se ne andrà col caldo?

Quando sarà pronto il vaccino? Il Governo sta facendo bene? Come sarà affrontata la crisi economica dopo l’epidemia? Tutto fa brodo e tutto può essere adattato al tema del momento. Repetita iuvant è il motto, e tra un’opinione più o meno fondata e l’altra, molte informazioni vengono rilanciate ciclicamente. È il caso, ad esempio, del fatto che il contagio da Covid-19 porti alla perdita del gusto e dell’olfatto: una scoperta fatta in Cina all’inizio dell’emergenza, e riportata in Italia, ma che per un po’ è stata messa da parte per poi tornare in auge.

Gli ospiti dei talk sono, tra politici ed esperti, sempre i soliti. Alcuni giornalisti poi, hanno proprio occupato l’etere. Quelli che per di-

stacco si vedono di più sono Marco Travaglio e Andrea Scanzi del Fatto Quotidiano, Alessandro Sallusti (il Giornale), Luca Telese di La Verità, Alessandro De Angelis (Huffington Post) e Massimo Giannini (diventato direttore di La Stampa dopo gli sconvolgimenti di aprile nelle testate del gruppo Gedi, di proprietà della famiglia Agnelli).

Ma come ci si potrebbe aspettare qualcosa di nuovo da loro? Sono talmente presenti che ormai li conosciamo bene e abbiamo gioco facile ad anticiparli. Ad esempio, sappiamo già che Sallusti e De Angelis (per motivi diversi e spesso opposti) andranno a criticare, partendo da un pretesto che fa da variabile, l’operato del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Al contrario, Travaglio tenderà a difendere il premier nel classico gioco delle parti. Luca Telese, in una puntata di 8 e mezzo, talk della sera condotto da Lilli Gruber su La7, ha ripetuto pari pari quanto espresso il giorno prima a Carta Bianca su Rai 3. Insomma, si prova un grande senso di déjà-vu nel seguire i programmi di attualità nostrani.

Eppure, nonostante la monotonia, inseguono un bisogno preciso e gli indici di share li premiano: la gente vuole le notizie sul virus. Lo dimostrano anche i numeri dell’informazione: i TG di tutte le reti, a marzo, hanno registrato un aumento degli ascolti.

Secondo uno studio di Eurispes, un istituto di ricerca privato, 2 titoli su 3 sono stati dedi-

a nz ge er em L’

cati al bilancio del contagio, con i numeri diffusi ogni giorno dalla Protezione civile. Dietro tutti gli altri temi, sempre legati al virus (sociale, politica, contagi all’estero). Secondo la stessa ricerca l’informazione della sera ha preferito porre al centro dell’attenzione, tra le diverse declinazioni dell’emergenza, l’atmosfera di disagio dovuta alle misure di contenimento. Analizzando i termini utilizzati dai sette telegiornali più seguiti è emerso come le testate Rai preferiscano una narrazione istituzionale, rispetto ai toni da emergenza di

Mediaset e La7.

La gente si è stufata e con il passare del tempo gli ascolti dei TG, pur rimanendo alti, sono calati. Sommerso da notizie sul coronavirus, in un periodo di incertezza, il pubblico ha iniziato a cercare conforto nei film e nei serial già visti: consolatori nella loro prevedibilità. Solo repliche, di notizie e di produzioni: non si scappa dalla noia della TV ai tempi del coronavirus. Forse è meglio spegnere.

Luigi Bussu

9 OSPITI FISSI De Angelis (Huffington Post), Sallusti (il Giornale), Luca Telese (La Verità). Tre dei giornalisti più presenti in Tv

La novità

Tutti a casa dei tuoi politici in streaming Anche la televisione si fa da casa. In tempo di coronavirus molti programmi sono costretti e a collegarsi con gli ospiti tramite le piattaforme di streaming. Gli stessi Skype e Zoom che tutti stiamo usando, per lavoro o per stare in contatto con i nostri cari. È un’occasione per curiosare nelle case dei politici, almeno nella porzione che hanno deciso di mostrare dallo schermo dei loro dispositivi. Fa impressione, dunque, vedere Enrico Letta, ex presidente del Consiglio, in una cameretta come quella di un adolescente, con il risiko, il monopoli e altri giochi di società sulla mensolina e un calciatore per il subbuteo con la maglia del Milan.

Più classico Pierluigi Bersani, ordinato uomo di sinistra che alle sue spalle mostra una libreria in cui si scorgono i libri di Dario Fo. Lo stesso stile lo adotta anche Walter Veltroni. L’ex presidente del parlamento europeo, Antonio Tajani, pare un ectoplasma in collegamento dalla camera da letto: si vedono un enorme armadio marrone e due cataste di libri. È, invece, molto sobria casa Calenda, nel cui ufficio dominano eleganti arredi beige con una risma di giornali e documenti indefiniti.

La libreria per i collegamenti del leader della Lega Matteo Salvini, sempre attento alla comunicazione, non può essere stata disposta in modo casuale. Spazio alla famiglia con un orsacchiotto dal nome Mirta (come la figlia prediletta) ma anche al tifo per l’amato Milan con una biografia dell’attaccante olandese Marco Van Basten, leggenda rossonera. E poi i libri “La merda d’artista” di Piero Manzoni e “Putin fobia” di Giulietto Chiesa, insieme a “L’interpretazione dei sogni” di Freud.

15-30 aprile 2020

Mai stati Immuni dal grande fratello sul web L’ing. Primerano: “L’app di Stato non mette in pericolo la nostra privacy semplicemente perché la Rete sa già tutto di noi” 10 IMMUNI L’applicazione sarà scaricabile su base volontaria: avrà efficacia se il 60% di italiani la userà

15-30 aprile 2020

Immuni sì, Immuni no. Sull’applicazione, pensata a beneficio della salute pubblica per fronteggiare l’emergenza Covid-19 e che verrà messa a disposizione dallo Stato a tutti i cittadini che vorranno scaricarla, si è scatenato il putiferio. Colpa della disinformazione personale e collettiva, quand’anche dell’irresistibile voglia di sollevare polemiche, presi come siamo da preoccupanti crisi d’astinenza pallonare sul moviolone domenicale.

Per capire quali possano essere costi e benefici di Immuni, abbiamo intervistato Pier Giulio Primerano, ingegnere elettronico specializzato in Information Technology (IT), che lavora allo sviluppo di applicazioni digitali e alla progettazione di server che ne custodiscono i dati.

Immuni è stata pensata come un’app di ‘contact tracing’. Cosa vuol dire?

“Significa che rileverà la traccia delle persone con cui si entrerà in contatto, ad una distanza (circa due metri) entro la quale il bluetooth del telefono rileva un altro dispositivo cellulare. Si parla di contact tracing perché non sarà registrata la posizione, ma solo una condizione di prossimità tra due o più soggetti. Quindi, non verranno accumulati altri dati come, ad esempio, il contesto ambientale, i punti di interesse o altre correlazioni con dati di navigazione che possono essere in corso di elaborazione su dispositivo mobile”.

Quali sono i rischi per la privacy in cui potrebbero incorrere i cittadini scaricando l’app e quali i benefici di un maggiore controllo sulla

salute pubblica?

“Rischi per la privacy non ne vedo, sempre che lo sviluppo della app risulti conforme ai requisiti esplicitati dal Governo. Gli identificativi dei soggetti sono costituiti da stringhe che non hanno nessuna relazione né con la persona, né con il suo numero di telefono. Intendo una relazione esplicita. Ovviamente sarà possibile mettere in correlazione questi identificativi con la persona, ma questo avverrà in maniera centralizzata, su un server posto sotto il controllo dello Stato e quindi non sarà possibile effettuare altra correlazione se non quella per cui l’applicazione è stata progettata. Stiamo parlando di un quantitativo estremamente limitato di informazioni relative all’entrata in prossimità con le persone. In più, il dato personale registrato sarà limitato all’utilizzo dell’app, quindi in generale alla possibilità di contattare la persona per dargli un segnale di allerta, il tutto utilizzando la cifratura del dato, un identificativo anonimo e un punto unico di reazione con le informazioni minime di contatto con le persone, che è sottoposto all’autorità dello Stato. Le informazioni verranno trattate come se fossero dati giudiziari, non solo riservati, ma addirittura protetti dallo Stato. In sintesi, è stata prevista una garanzia totale sulla privacy e non ci sarà nessuna intromissione nella sfera della privacy per i due motivi che dicevamo: minime informazioni immagazzinate e segretezza del dato, che è correlabile solo in un punto. Per quanto riguarda i benefici questi

a nz ge er em L’

Tutto noto tra privati

Lo Stato non sappia Neanche Sigmund Freud riuscirebbe a rispondere alla seguente domanda: “Perché siamo così diffidenti verso lo Stato e così ‘disponibili’ nei confronti delle iniziative dei privati?”.

Se la risposta resta inevasa, la domanda rappresenta una chiave di lettura per capire a quanta privacy abbiamo rinunciato fino a ieri rispetto al piccolo sforzo che lo Stato ci chiede di fare oggi: “Le app che abbiamo a disposizione quotidianamente – spiega l’ingegnere Pier Giulio Primerano - prevedono, perché è stabilito per legge, la possibilità di attivare dei filtri a tutela della nostra privacy che ne limitano tuttavia l’utilizzo.

Qualunque utente pur di usufruire di applicazioni così ricche e vantaggiose, che ci fanno arrivare a destinazione o ci permettono di fare una ordinazione da remoto, un acquisto online o di metterci in contatto con altre persone, grazie ad esempio alle videochiamate, accetta qualunque condizione. Noi non paghiamo per facebook, né per whatapp, né per google o skype, e stranamente questi servizi ci vengono offerti in maniera gratuita, ma in realtà li stiamo pagando con tutte le informazioni possibili sul nostro conto”.

sono particolarmente significativi, perché visto che si parla di un contagio, allora è importante sapere con quante persone potenzialmente contagiate un soggetto è venuto in contatto.

Quante persone un soggetto ha potenzialmente contagiato, qualora sia portatore dell’infezione. I benefici sono davvero considerevoli, mentre non ci sono rischi effettivi per la tutela della privacy dei cittadini.

Certo ci possono essere delle remote possibilità che si venga in contatto con dei dati, ma pur ammettendo che se ci possa essere un tentativo fraudolento di intercettazione di informazioni cifrate, questo non porterebbe a nessun vantaggio per chi lo mette in atto, perché mancherebbe la chiave di correlazione”.

Qual è la differenza, in termini di immagazzinamento dati, tra Immuni e le app che usiamo tutti i giorni?

“La differenza più grande sta nella quantità di informazioni individuali di cui ciascuna delle applicazioni dei giganti digitali (facebook, whatsapp, google etc.) normalmente acquisiscono e immagazzinano rispetto ad Immuni.

Non è neanche paragonabile, in quanto Immuni registrerà dei dati puntuali di prossimità senza metterli in correlazione con altre identità o con luoghi o con situazioni, al più con degli orari, ma solo per un fatto di elaborazione medico-statistica, il tutto solo con un identificativo che non sarà direttamente riconducibile all’individuo. Le altre applicazioni, invece, acquisiscono una quantità di dati che è enorme-

mente maggiore, in quanto dispongono di informazioni personali per la registrazione: rilevano quasi sempre la posizione, oltre all’orario degli eventi, in più pongono questi dati in correlazione con la navigazione, gli spostamenti e i dati di colloquio dell’individuo. Si pensi, ad esempio, a facebook, che dispone non solo del nostro diario giornaliero, di ciò che mettiamo in condivisione, ma anche di gran parte dei nostri colloqui privati mediante whatsapp (whatsapp è stata acquisita da facebook nel 2014, ndr), perché è vero che whatsapp è cifrato, quindi anche qualora venisse intercettato non potrebbe essere decifrato, ma è anche vero che è facebook ad eseguire la cifratura, quindi non siamo automaticamente garantiti che non ci sia un algoritmo che duplichi la chiave con cui la nostra chat viene cifrata. Quindi, la quantità di dati che facebook ha a disposizione sul nostro conto è enormemente maggiore. Così come google che dispone addirittura della nostra posta, di applicazioni di chat, della posizione, di tutte le nostre ricerche, di gran parte della nostra navigazione internet. Come si può vedere, c’è una sproporzione enorme tra le informazioni che acquisiscono sul nostro conto i giganti digitali, rispetto ad una applicazione che è veramente minimale e progettata per dare una informazione all’individuo in termini di avvertimento e, al più, può consentire una analisi statistica a chi opera in ambito medicoepidemiologico”.

Michele Mitarotondo

11 PRIMERANO Secondo l’ingegnere che lavora nell’IT l’app statale Immuni non mette a rischio la privacy individuale

15-30 aprile 2020

12

Come eravamo...

15-30 aprile 2020

In ea nc tri

...e come siamo

13

15-30 aprile 2020

La storia infinita il virus è al nord i“parassiti” al sud I dati dimostrano la differenza di spesa pubblica a danno delle regioni del Sud, ma si continua a parlare di un meridione pigro e mantenuto dal “ricco” Nord In piena emergenza Covid-19, in un clima che sembrava essere di grande solidarietà nazionale, tra canti e tricolori, sono ricomparse le estenuanti questioni sui meridionali. Alla fine è sempre questione di soldi.

I virus, lo sanno tutti, sono parassiti. Se ultimamente i virus si sono insediati soprattutto nel nord Italia, i parassiti, secondo alcuni, sono sempre (e solo) stati stanziali qui al Sud. La cosa stridente è che, mentre c’è chi accusa i soliti terroni di ciucciare incessantemente dalla tetta del produttivo e ricco Nord, viene fuori una bozza del documento “L’Italia e la risposta al Covid-19” contenente delle ipotesi di modifica delle risorse economiche da destinare al meridione.

Le modifiche riguardano, in particolare, la spesa pubblica ordinaria in conto capitale e il Fondo di sviluppo e coesione (Fsc). Per il primo si ipotizza di sospendere un articolo di legge che prevede il riparto delle risorse in proporzione alla popolazione (per il Sud quindi almeno il 34%).

Immediate le proteste anche se, in pratica, non ci sarebbe alcun danno aggiuntivo per “chi vive di reddito di cittadinanza” (questa l’opinione della pugliese Annalisa Chiricò sui suoi conterranei) visto che la legge non è mai stata applicata. Nel rapporto sui conti pubblici territoriali (cpt) diffuso dall’Agenzia per la coesione territoriale, infatti, si sottolinea come la quota effettivamente erogata

14

15-30 aprile 2020

al Sud nel periodo 2000 - 2017 è stata pari (in media) al 26,6 per cento (il 23,9 nell’ultimo triennio) ben al di sotto della quota di popolazione che, nella media dell’intero periodo è stata del 35,1 per cento.

I cittadini delle otto regioni meridionali hanno ricevuto, secondo l’Agenzia, circa 2,57 miliardi di euro in meno all’anno per un totale di oltre 46 miliardi nel periodo considerato.

Questa, peraltro, è solo una piccola parte delle risorse negate al Sud. L’Eurispes, partendo dai dati cpt, ha sottolineato più volte di recente che “dal 2000 al 2017 il Sud si è visto sottrarre illecitamente dallo Stato italiano qualcosa come 840 miliardi, dirottati al Centro-Nord”. Solo nel 2017 la spesa totale del Settore pubblico allargato è stata di 15.297 euro per ogni abitante del Centro Nord, contro gli 11.939 di un abitante del Sud. Ma se questi sono i dati (e lo sono), perché tante voci e, soprattutto, perché tanti giornalisti, alimentano più o meno inconsapevolmente questa leggenda del furto di risorse da parte degli “indolenti” meridionali? Un argomento molto sfruttato è quello che il nord Italia produce di più, paga più tasse, o meglio, gli importi delle entrate dello Stato sono complessivamente maggiori che al Sud e quindi perché mai questi introiti dovrebbero andare a vantaggio di “un popolo economicamente più

a nz ge er em L’

Il caso

Sei nato al Sud? Sei “inferiore” In tanti hanno commentato l’ultima genialata di Vittorio Feltri che, dopo aver affermato che non crede al complesso di inferiorità, ma che in molti casi i meridionali siano effettivamente inferiori ha “girato la frittata” sostenendo che si riferiva a una inferiorità economica. Peccato che le sue parole non fossero inserite in un contesto economico, Mario Giordano, infatti, gli aveva chiesto se anche lui avesse notato una sorta di soddisfazione di altre regioni nel veder “crollare” per la pandemia i lombardi primi della classe. Bella domanda.

Il caso di Feltri, amplificato dalla sua notorietà e segnalato agli organi di disciplina dall’Ordine dei giornalisti, è però solo uno dei tanti episodi di offese nei confronti dei meridionali.

E così, qualche giorno dopo, la giornalista Annalisa Chiricò, nata a Cisternino (in provincia di Brindisi), nel corso della trasmissione di La7 “Non è l’arena” condotta da Massimo Giletti, difendendo a spada tratta Feltri ha fatto affermazioni forse ancor più pesanti del giornalista bergamasco.

La Chiricò ha sostenuto che poiché i meridionali sono “un popolo economicamente più lento…rischia di essere anche moralmente inferiore”.

Ha proseguito spiegando che per morale intendeva “la laboriosità di un popolo, l’intraprendenza, la voglia di fare”, aggiungendo che “la gente che vive in quelle regioni… vive di reddito di cittadinanza” e che “c’è una parte del Sud che è anche più pigro, lo dico!”. L’autrice di “Siamo tutti puttane” ha peraltro sottolineato il fatto di essere l’unica meridionale presente in studio, quasi che ciò le desse il diritto di sparare a zero sulla sua terra.

Scendendo ancora in notorietà è da segnalare un articolo di tale Fabio Marcomin, comparso sul sito Milanocittàstato.it, nel quale, dopo una serie di discutibili commenti che nulla hanno a che vedere con le fonti che cita, si chiede sdegnato, come mai, dopo tutto quello che il Nord ha fatto per il meridione, il Sud non senta il dovere morale di esprimere solidarietà e supporto.

lento”.

Tralasciando lo stimolante e complesso tema delle motivazioni che sono dietro a questo minore apporto all’economia nazionale, basta ricordarsi che, fino a prova contraria, esiste ancora una Costituzione. La legge fondamentale dello Stato prevede che la Repubblica debba rimuovere gli ostacoli economici che limitano di fatto l’eguaglianza dei cittadini (art. 3) imponendo che ognuno debba concorrere alle spese pubbliche secondo la propria capacità (art. 53) e istituendo un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante (art.

119).

Del resto cosa succederebbe se applicassimo questo criterio all’interno della città di Milano, ovvero se gli abitanti della zona Isola, con i famosi grattacieli del Bosco verticale, pretendessero che i soldi delle loro tasse non venissero utilizzati per i residenti del Giambellino o di Quarto Oggiaro (altri quartieri milanesi)?

In questo rinnovato astio Nord Sud (in ordine alfabetico) a poco serve ricordare le eccellenze meridionali di ogni tipo, passate, ma anche presenti, perché l’obiettivo non dovrebbe essere quello di innescare spirali di rivendicazioni su chi è più bravo. A Mezzogiorno non siamo certo perfetti, però, per cortesia, basta con le bugie.

Claudio Carbone

15 ITALIA DIVISA IN DUE In un momento in cui sembrava esserci un sentimento di solidarietà nazionale rispunta la rivalità Nord-Sud

15-30 aprile 2020

Paura dell’ospedale fa più vittime del coronavirus Chiamano il 118 quando è già troppo tardi muoiono per il timore di contrarre il male.

I medici sono preoccupati 16 PRONTO SOCCORSO Oggi la malattia più temuta dal mondo intero ha un solo nome ed è noto a tutti: Coronavirus

Fra gli effetti collaterali di questa epidemia, la paura di andare in ospedale aumenta i rischi per i pazienti con malattie croniche. Un problema non da poco e che in futuro rischia di portarci a constatare che, nel picco della pandemia da Coronavirus, tante persone sono morte anche a causa di altri problemi di salute.

"Si sa che l’infarto richiede un trattamento tempestivo. Più precoce è l’intervento, maggiori sono le probabilità di sopravvivere. In questo periodo i familiari dei pa-

zienti che iniziano ad avvertire un malore temporeggiano prima di chiamare il 118.

Questa esitazione fa perdere tempo prezioso che a volte può fare la differenza per salvare una vita - ci racconta la dott. Antonella Bevilacqua, specializzata nella medicina di emergenza e che opera sulle ambulanze- dall'inizio dell'epidemia ci è capitato spesso di arrivare quando non c'era più niente da fare".

I pazienti non lo negano: "Ero in dubbio se chiamare l'ambulanza o no, perché andare

Ginecologia

Partorire ai tempi del Covid-19 tra paura e speranza Se ne parla poco, eppure sono molte le donne che si trovano ad affrontare il parto durante il lockdown. La gioia dei parenti si esprime attraverso uno schermo, mentre le mamme baciano il loro figlio attraverso una mascherina di protezione. Tutto a distanza, una situazione surreale che accresce le ansie di chi si trova a diventare genitore proprio in questo momento. Se la maggior parte degli italiani sta evitando gli ambienti ospedalieri per timore di imbattersi nel virus, c'è ansia anche nel reparto di ginecologia, dove si vivono contemporaneamente due emozioni forti: la paura del momento e la speranza nel futuro. "Le pazienti arrivano spaventate, tocca a noi tranquillizzarle e proiettarle al futuro", ci racconta Annamaria Cea, ostetrica nel reparto di ginecologia dell'ospedale San Paolo di Bari. Al San Paolo, come negli altri ospedali italiani, per i pazienti che hanno contratto il Coronavirus c'è un passaggio obbligato che conduce direttamente al nono piano, in modo tale che siano isolati. "Qualora ci fosse il sospetto che una gestante sia infetta- ci dice- viene effettuato subito il tampone e nel caso risulti positiva viene immediatamente isolata".

Se in pochi parlano di cosa significa partorire ai tempi del Covid 19, ancor meno si parla delle donne in gravidanza, costrette ad uscire di casa per sottoporsi alle visite di rito. "Si respira tanta umanità e l'equipe dei medici e delle ostetriche ce la sta mettendo tutta per dare alle famiglie sostegno in questo momento drammatico. Nel pianto dei neonati la forza che mi spinge ad andare a lavoro, perché il personale in corsia è il primo ad aver paura", ci racconta Annamaria.

15-30 aprile 2020

a nz ge er em L’

Testimonianza

La prevenzione non si ferma mai Nasce a Minervino Murge in collaborazione con la dott. Rosa Carbone, nutrizionista e biologa, lo sportello telefonico di consulenza nutrizionale gratuito, rivolto a tutte le persone che soffrono di patologie pregresse.

“Sicuramente il primo consiglio è non esagerare con i carboidrati e la carne rossa, soprattutto ora che non possiamo fare sport. Bisogna invece inserire in ogni pasto le verdure e il pesce tre volte a settimana. Bere tant'acqua è indispensabile”, questi alcuni consigli della dott. Carbone rivolti anche alle persone in perfetta forma fisica.

L'importanza della prevenzione inizia con l'alimentazione. Sul suo blog Lasaluteintavola.blogspot.com ha pubblicato un post che è una guida su come organizzare la spesa ai tempi del Covid19.

M.S.

in ospedale vuol dire rischio Covid", si è sentita più volte rispondere la dott. Bevilacqua. "A una paziente che abbiamo trattato qualche sera fa, con disturbi respiratori e febbre banale, quando abbiamo comunicato che si trattava di un infarto, ci ha risposto 'meno male, pensavo fosse Coronavirus'. Ecco in questo momento, si arriva a pensare che l'infarto sia meno grave del Coronavirus. Questo dato mi preoccupa perché non si deve assolutamente abbassare la guardia", ci racconta ancora la dottoressa.

Bisogna anche sapere che negli ospedali di tutta Italia ci sono percorsi differenziati, pensati di proposito per fare in modo che i pazienti non si incrocino, proprio per scongiurare possibili contagi.

L'affluenza in Pronto soccorso è sicuramente in calo e così si arriva tardi all'osservazione dei medici. Eppure, nonostante i richiami, dallo scoppio dell’emergenza Covid-19 la mortalità per infarto acuto è quasi triplicata mentre sono diminuite del 40 per cento le procedure salvavita di cardiologia interventistica perché la gente evita gli ospedali.

Se la tendenza dovesse persistere, la mortalità per infarto supererà di gran lunga quella direttamente associata alla pandemia. A dirlo sono gli esperti del Centro Cardiologico Monzino di Milano, che hanno realizzato sul tema uno studio fir-

mato da Giancarlo Marenzi, responsabile della Unità di Terapia Intensiva Cardiologica. Ai dati italiani si associano quelli già pubblicati dai medici spagnoli e statunitensi, che indicano un incremento anche delle morti per arresto cardiaco in questi ultimi mesi.

Tutte le campagne di sensibilizzazione pubblicate negli ultimi anni con lo slogan "Ogni minuto conta" sono state vanificate da quando il male più temuto dal mondo intero ha un solo nome: Coronavirus. In questo periodo un ulteriore problema è quello degli interventi programmati e delle visite di controllo per i pazienti con malattie pregresse che sono state tutte annullate. I medici temono anche che molti pazienti con rischi cardiovascolari potrebbero aver sospeso le cure.

I cardiopatici non sono gli unici che destano preoccupazione. A questi, infatti, si aggiungono anche i pazienti con problemi oncologici che nell'emergenza sanitaria hanno difficoltà nel continuare le terapie, mentre gli esami a cui devono sottoporsi sono stati tutti rinviati. Eppure sembra che proprio le persone con questo tipo di patologie siano quelle che necessitano di maggiori cure, perché risultano le più esposte ai rischi provocati dal virus.

17 IN CORSIA Nel reparto di ginecologia si vivono due emozioni forti: la paura del momento e la speranza nel futuro

Mariamichela Sarcinelli 15-30 aprile 2020

Il futuro è qui 5G tra dubbi e potenzialità Tra teorie complottistiche e antenne bruciate il dibattito sulla rete diventa super veloce. Il parere di tecnici e sindaci

18 IL FUTURO La tecnologia 5G supererà l’attuale 4g.

Più velocità e vantaggi in ogni settore della nostra vita

15-30 aprile 2020

“Fa luce e dà calore, possiamo anche cuocere la carne” disse l’homo erectus 1. “Si, ma fa troppo fumo e ci si brucia” disse l’homo erectus 2. “Ma quindi il fuoco è un bene o un male?” Chiese l’homo erectus 3.

La scoperta o l’invenzione di una nuova tecnologia o di nuovi strumenti ha sempre portato a discussioni, dubbi e confusione. Dopotutto la condanna necessaria dell’uomo è il progresso.

E oggi ci risiamo. La domanda è: 5G sì o no?

Con l´acronimo 5G si fa riferimento alle tecnologie di quinta generazione per la telefonia mobile che supererà l’attuale 4G. Il Ministero dello Sviluppo economico ha recepito il 5G Action Plan della Commissione europea, lanciato il 14 settembre 2016, per promuovere uno sviluppo armonico tra i diversi Stati di questa tecnologia. L’obiettivo è far sì che il 5G diventi realtà entro il 2020 e abbia una copertura totale entro il 2025. I guelfi e ghibellini del 5G si scontrano già da qualche anno, tuttavia ci ha pensato il Covid-19 a mettere benzina sul fuoco. Di colpo in tutto il mondo sono nate teorie complottistiche sulla correlazione tra i due fenomeni. Tra le prime affermazioni ci sono state quelle del dottor Thomas Cowan. In un video pubblicato il 12 marzo su YouTube, ha detto: “Storicamente ad ogni pandemia corrisponde un picco nell’elettrificazione del pianeta”. Quindi secondo lui il 5G ha provocato la pandemia.

E poi le ipotesi su Wuhan: il focolaio è nato proprio in una delle prime città cinesi in cui è stato installato il 5G. Nel corso dei mesi, sono

uscite altre tesi. In particolare due i filoni: per il primo il 5G indebolirebbe le difese immunitarie dell’uomo, per il secondo il Covid-19 si servirebbe delle onde elettromagnetiche del 5G per diffondersi più rapidamente.

Ora la situazione fake news sembra gradualmente placarsi, grazie anche alla battaglia dei social network: Youtube ha bloccato video sull’argomento, Twitter ha fermato i tweet sulle teorie fantasiose, Zuckerberg ci sta lavorando. Ma il dubbio amletico ormai esiste e si sta passando all’azione: nelle ultime settimane, in giro per l’Europa, sono stati segnalati numerosi casi di roghi o abbattimenti di antenne per le telecomunicazioni. A Cipro, in Irlanda, in Olanda. Ma il fulcro degli attentati è stato il Regno Unito, dove nell’ultimo mese sono state incendiate circa 50 antenne, arrestate 3 persone e verificati 80 casi di molestie ai danni di dipendenti del settore delle telecomunicazioni. Anche in Italia si sono verificati dei roghi, come quello a Maddaloni del 10 aprile. E molti sindaci hanno firmato ordinanze per bloccare l’installazione delle antenne.

Coronavirus a parte, ci si chiede se questa tecnologia possa effettivamente fare male alla salute. Sia chiara una cosa: al momento l’installazione di antenne 5G è ancora in fase embrionale. Alcuni gestori le hanno già posizionate, altri stanno facendo progettazioni.

Continuano inoltre a essere fatti studi. Si spera che ne venga alla luce uno che metta tutti d’accordo. Ai posteri l’ardua sentenza.

Michela Lopez

Mario Lopez

La parola al sindaco

La parola all’esperto

“La mia è stata una scelta singola, indipendente. Nel mio comune ospito tutte le emittenti radio-televisive che da qui irradiano le loro frequenze su tutto il territorio provinciale. Questo perché Parabita si trova nel punto più alto del Salento, quindi sulla nostra collina nel corso degli anni si è creato un “assembramento” di ripetitori, alcuni collocati proprio sopra gli abitati.

Quindi nel mio comune il tema dell’elettrosmog è sempre stato molto importante.

Non c’è ideologia dietro questa mia ordinanza, è stato un approccio puramente precauzionale.

La tecnologia 5G, a prescindere da come la si voglia argomentare, oggi non ha una classificazione precisa di cancerogenesi. La comunità europea ha individuato e considerato certi individui come “elettrosensibili”, riconosciuti come soggetti affetti da invalidità. Una tecnologia a onde millimetriche come il 5G potrebbe avere gravi conseguenze su queste persone. Noi non affermiamo che sicuramente farà male, noi diciamo solo che non abbiamo scudi e non abbiamo un quadro scientifico che ci dia certezza che questa tecnologia non sarà dannosa. Quindi io, come massima autorità di sanità locale, mi sono sentito di fare questo. Posizioni diverse le abbiamo pure volute ascoltare, di persone che volevano dar vita ai progetti. Gli argomenti che propongono sono anche fondati, basati su studi, però niente di sicuro. La chiarezza non c’è al momento, infatti nessuno ci obbliga a installare queste antenne. Questo territorio ha una grande incidenza di tumori, non posso far finta di niente.

Fosse per me cambierei tutto nella società.

Si dice “bisogna crescere, essere più veloci e interconnessi” perché c’è una misurazione del benessere in base alla maggior produzione, velocità, sviluppo. Ci può pure essere aumento del Pil, ma se ci ammaliamo tutti, il benessere non c’è. Io devo per forza correre. C’è un modello economico secondo il quale se vado più lentamente, sarò scartato e la mia economia non sarà al passo con tutto il resto”.

“Ci sono normative specifiche sull’argomento: la Raccomandazione del Consiglio Ue del 1999 definisce i livelli per i campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici. E in Italia abbiamo livelli molto più bassi rispetto a quelli decisi nel resto d’Europa (6 v/m). Poi il decreto 259 del 2003, in cui ci sono tutte le limitazioni nei sistemi di comunicazioni. Qualche settimana fa abbiamo simulato il livello di esposizione al campo elettromagnetico su Bari Carbonara per il 5G. Il livello di inquinamento era troppo alto, quindi abbiamo revisionato la progettazione 4 volte affinché si rientrasse nei limiti preposti. A controllare tutto c’è l’ARPA che convalida rilasciando un parere ed effettua verifiche.

Se vogliamo una rivoluzione verde dovremmo cambiare i meccanismi mondiali.

La lotta solo contro il 5G è una battaglia persa. Bisognerebbe eliminare allora tutta una serie di tecnologie con cui viviamo.

Non solo telefoni, ma anche elettrodomestici e tutto ciò che emette radiazioni in piccole quantità. Torneremmo al medioevo.

Poi se parliamo dei vantaggi del 5G, non dobbiamo pensare solo a quanto velocemente posso scaricare file. Darà tanta occupazione, soprattutto nel Sud Italia: secondo gli analisti, produrrà circa lo 0,3% del Pil italiano. Tra 10 anni i settori con maggiore potenziale di crescita per la rete superveloce saranno sanità, energia e automotive.

Esempi: con il 5G si potranno ridurre gli incidenti stradali monitorando la velocità e la posizione reciproca delle macchine. Potremo capire quando un’auto si sta avvicinando e a quanti km/h. Potremo essere avvertiti e preventivamente rallentare o deviare il percorso. Stesso vantaggio per le ambulanze. Si recupererebbe tempo per salvare tante vite. Con la telemedicina si potranno fare operazioni da lontano, senza spostarsi in altre città. E poi i nostri giovani non dovranno spostarsi per forza al Nord per trovare lavoro. Si parla di pubblico interesse e utilità. Se vogliamo stare al passo col mondo e progredire, bisogna solo fare le cose per bene”.

a nz ge er em L’

Stefano Prete

INTERVISTATI A sinistra Stefano Prete, sindaco di Parabita (Le), a destra Mario Lopez, project manager di uno studio di telecomunicazioni

19

15-30 aprile 2020

Lì dove non arriva l’inquinamento ci pensa il Covid Il nuovo coronavirus ha trovato terreno fertile in alcune regioni italiane più esposte alle polveri sottili: sarà solo un caso?

20 INDIA Due elefanti svenuti in una campo da tè dopo essersi ubriacati col distillato di contadini in casa per il lockdown

Nella lista degli esempi del “binomio perfetto”, come guerra e pace e amore e odio, se ne è aggiunto un altro: Covid-19 e inquinamento.

Capire, però, quale delle due parole si senta più colpevole, non è ancora dato sapere.

Sta di fatto che da ciò che ci dicono i dati, tirate le somme di due mesi in lockdown, il primo a beneficiare degli effetti della pandemia pare sia proprio l’ambiente.

Come conseguenza all’allentamento delle attività umane, confinate allo smart working, la natura si starebbe riappropriando

dei propri spazi: animali che invadono le zone urbane, catene montuose che tornano a farsi vedere dopo decenni in penombra (come le Himalaya, in India).

Il rallentamento del motore produttivo ha portato infatti a una considerevole diminuzione delle concentrazioni di monossido e biossido di azoto (tra i principali inquinanti dell’atmosfera). Possiamo quindi sostenere, in relazione a quanto dichiarato in una nota ufficiale dal direttore esecutivo dell’Agenzia spaziale europea (EEA), Hans Bruy-

Il quesito

Non sarà che la natura si riappropria dei suoi spazi?

Dall’inizio della quarantena, sul web dilagano immagini e filmati di animali che invadono indisturbati i centri urbani, quasi a voler simboleggiare il loro trionfo sulla Terra, ora che gli uomini devono restare in casa per rispettare le misure anti contagio.

Alcune notizie sono vere, altre un po’ meno, o meglio, non proprio attuali. Ma per lo meno ci fanno sorridere: foche argentine sdraiate al sole in comitiva, cervi sospetti in Giappone, macachi affamati in Thailandia e oche per le piste deserte dell’aeroporto di Tel Aviv. Su YouTube, il montaggio di tutte queste immagini ha raggiunto già cinque milioni di visualizzazioni.

E per la serie, “non si fa di tutta l’erba un fascio”: nel mese di aprile in alcune zone costiere della Puglia sono stati segnalati sciami di meduse, che il personale esperto di Arpa Puglia ha identificato con la specie di Aurelia (meduse quadrifoglio), un tipo di meduse poco, o per nulla, urticanti. Abbiamo chiesto al direttore Ungaro se è possibile collegare questo fenomeno con quello della “natura che si riappropria dei suoi spazi”. Ma la risposta è negativa: “C’è stata una variazione repentina delle temperature delle acque e questo, insieme ad altri fattori, ha fatto sì che esplodesse la popolazione di meduse, che ricordiamo si nutrono di altri organismi del plancton. Quindi in seguito ad un incremento della popolazione del plancton, si è avuto anche un aumento della popolazione di meduse”.

15-30 aprile 2020

a nz ge er em L’

La donazione

Finché c’è Greta c’è speranza Greta Thunberg, l’ormai nota attivista svedese, ha donato un premio di 100mila dollari all’Unicef per aiutare i bambini più indifesi a combattere la pandemia.

Greta, come annunciato sul suo profilo Twitter, ha consegnato direttamente all’Unicef un premio ricevuto dall’organizzazione danese Human Act, come aiuto concreto contro il coronavirus.

“Come la crisi climatica, la pandemia di coronavirus è una crisi dei diritti dei bambini. Colpirà tutti i bambini, ora e nel lungo periodo, ma i gruppi vulnerabili saranno maggiormente colpiti.

Chiedo a tutti di farsi avanti e unirsi a me a sostegno del lavoro vitale dell’UNICEF per salvare la vita dei bambini, proteggere la salute e continuare l’istruzione”.

Il denaro raccolto dalla campagna sarà utilizzato per fornire ai bambini sapone, mascherine, guanti e prodotti per l’igiene.

ninckx, che “il calo dell’inquinamento è correlato alla riduzione del traffico nelle città”.

Prima di alzare la coppa al cielo, però, bisogna considerare che esiste una connessione tra l’inquinamento e alcune zone più suscettibili alla diffusione del contagio, per via della concentrazione di particolato o PM10 (particelle di aerosol sospese nell’atmosfera terrestre). Infatti, secondo l’ultima ricerca della SIMA (società italiana di medicina ambientale) condotta in collaborazione con le università di Bari, Napoli, Bologna e Trieste, è stata accertata la presenza del Covid-19 sulle polveri sottili. Ciò significa che la progressione del coronavirus è più grave laddove ci sono livelli più elevati di PM10.

Inoltre, in un servizio televisivo del programma Report, su Rai3, è stata messa in risalto la relazione tra lo smaltimento dei liquami animali, che producono grandi quantità di ammoniaca e nitrati, e l’inquinamento atmosferico. A questo proposito, abbiamo chiesto al direttore di Arpa Puglia (agenzia regionale per la prevenzione e la protezione ambientale), Nicola Ungaro, se esiste un legame tra la diffusione del virus e l’inquinamento prodotto dagli allevamenti intensivi. “Il PM10, in maggior concentrazione, si trova in quelle aree in cui le condizioni metereologiche consentono che ci sia, e quindi bisogna tener conto delle condizioni metereologiche di contorno e non tanto degli impianti di allevamento – ha spiegato il direttore – quindi

l’effetto, se c’è, è indiretto ma non può essere messo direttamente in connessione con la presenza del virus”. E se è vero che l’inquinamento contribuisce ad amplificare i centri di contagio e diffusione, tanto vale giocare d’anticipo e correre ai ripari, come? Cosa possiamo fare per contrastare questo inquinamento? “La mia teoria è che per contrastare l’inquinamento bisognerebbe innanzitutto conoscerlo. – ha spiegato Ungaro - Viene definito inquinamento qualsiasi perturbazione all’ambiente marino che abbia una base antropica, cioè ricondotta all’attività dell’uomo. Se io vedo una schiuma bianca in mare, può essere del tutto naturale. Le faccio un esempio che colpisce sempre: lei ha presente un uovo?

Se lo apre quando è fresco, c’è il tuorlo che è rosso e l’albume che è completamente trasparente. Se lo sbatte con la frusta, cosa fa? La meringa, che è una schiuma bianca. Ora immagini in mare una fioritura di fitoplancton naturale. Questa fioritura ha una durata nel tempo limitato, dopodiché la popolazione, così come gli organismi, cominciano a morire.

Se questa sostanza organica in un determinato posto è molto concentrata, ma è del tutto naturale, e io faccio una mareggiata, cosa fa l’onda? Lo stesso effetto della frusta nell’albume dell’uovo. Invece se parliamo di inquinamento inteso come abbandono di rifiuti in mare, la soluzione sarebbe a monte: diminuzione della produzione della plastica”.

Maricla Pastore

21 INQUINAMENTO In Italia i livelli di biossido di azoto (NO2) nell’aria sono diminuiti notevolmente nell’arco di un mese

15-30 aprile 2020

Le cinque cose che devo portare nel dopo Covid Stiamo riscoprendo e apprezzando ciò che pensavamo di aver perso come il piacere di avere tempo libero da dedicare alle nostre passioni 22 SCELTE Addio al cinema per come lo conosciamo: entrate contingentate e riduzione dei posti lo scenario possibile

15-30 aprile 2020

Un vecchio adagio recita che non tutti i mali vengono per nuocere. Un detto che ripeteva sempre mia nonna, inguaribile ottimista, che diceva sempre che non tutto quello che sembra a noi negativo lo è al 100%: c’è sempre un che di positivo, un qualcosa che ci faccia ringraziare (anche se per poco) la disgrazia che ci è capitata tra capo e collo.

E di certo la pandemia scatenata dal Covid19 non si può catalogare tra le manne dal cielo; due mesi chiusi in casa, la prospettiva di una crisi economica peggiore di quella del 2008 e ancora tanti dubbi su come ripartire, non sono proprio elementi che rendono lo scenario post-covid così positivo e ben augurante.

Eppure, seguendo proprio il consiglio di nonna Antonietta, ho voluto scavare in questa fase 1 per vedere se effettivamente tutto il male fosse venuto per nuocere. Sorprendentemente non è così, anzi: non sono pochi quegli aspetti conosciuti proprio grazie al lockdown di questi mesi e che, con tanta pace di chi vuole tornare alla normalità “pre-coronavirus”, voglio portare con me nella fase 2.

Gestione del tempo. Con aziende chiuse, siamo stati costretti a relazionarci con il cosiddetto lavoro agile. Una serie di obiettivi aziendali da portare a casa, ma non più seguendo un rigido schema aziendale. Siamo stati capaci di gestire il nostro tempo, riuscendo a dividerlo equamente

tra quello dedicato al lavoro e quello dedicato al nostro tempo libero; una skill non da poco e che non tutti, in situazioni ottimali, sono in grado di avere.

Il distanziamento sociale. Fortunatamente il mondo è bello perché è vario, ma talvolta nella vastità del mondo ci sono alcune persone con le quali proprio non riesci ad andare d’accordo. Per alcuni, il primo discrimine è il contatto umano: chi ti tocca mentre parla, chi ti abbraccia anche se non ti conosce. Peggio ancora chi, in uno slancio confidenziale, cerca di stamparti due baci sulle guance. Grazie al covid-19 chi è “tattofobico” finalmente conoscerà un po’ di pace: niente abbracci, pacche sulle spalle e meno che mai baci. Tutti a distanza di sicurezza. Un metro di felicità (oltre che di salute).

Cinema. Il punto sopra esposto ci conduce ad un altro fondamentale. Il distanziamento sociale servirà nei prossimi mesi soprattutto per contenere il contagio, ragion per cui i luoghi dove si creano assembramenti saranno ripensati per evitare situazioni di questo genere; tra questi, rientra anche la sala cinematografica che, con ogni probabilità, superata la stagione estiva tornerà ad aprire i battenti permettendo solo a pochi utenti di potersi sedere. Ed ecco che il sogno di milioni di cinefili si avvera: essere circondati da poltrone vuote, senza l’incubo dello spilungone (seduto da-

a nz ge er em L’

vanti ti mozza lo schermo, seduto dietro ti puntella lo schienale con le ginocchia), senza gente che parla o usa il cellulare. Il costo del biglietto vale tutta questa pace.

Ambiente. David Quammen, autore del celebre libro “Spillover” in una delle pagine conclusive del suo libro scrive “dal punto di vista ecologico, un outbreaks (esplosione) si può definire un estremo aumento della numerosità di una determinata specie in un tempo relativamente breve.

L’Homo sapiens è il più serio outbreaks verificatosi sul pianeta Terra”. Una esplosione che non è stata indolore per l’ambiente, che invece è stato messo in ginocchio e condotto vicino al collasso. Ma il Covid-19 ha ripristinato gli equilibri: il buco dell’ozono ha iniziato a richiudersi, le emissioni di CO2 si sono abbassate con conseguente diminuzione dell’inquinamento e gli animali sono tornati ad essere i veri padroni della natura.

Ecco, se riuscissimo a mantenere questo sacrosanto rispetto verso il nostro Pianeta anche senza la minaccia di un virus mortale, ci potremmo definire davvero evoluti.

Tuta. La pandemia ha significato anche la rivalsa della tuta su tacchi, gonne e pantaloni attillati. Finalmente per andare in ufficio non abbiamo dovuto alzarci due ore prima per sceglie l’outfit e il trucco adatto alla riunione del giorno, ma in mezz’ora abbiamo trovato la camicetta che fa al caso nostro, rigorosamente indossata con il pan-

talone del pigiama. Questo non vuol dire che la tuta sia il modo in cui ci dobbiamo presentare in ogni luogo dopo la fine dell’emergenza; ma mi piacerebbe che continuassimo a prestare attenzione al messaggio che la tuta porta con sé: ovvero quello di riuscire ad indossare quello che fa sentire noi più a nostro agio, e non quello che ci viene imposto dal sistema. Se mi sento a mio agio con un tacco 12 voglio poterlo metterle sia in casa che in ufficio, così come un comodissimo pantalone della tuta.

Simona Latorrata

23 SILENZIO Come in un tipico scenario post-apocalittico, le strade vuote sono state l’emblema di questa quarantena

Sound of silence

Il lockdown ha riscoperto il silenzio È da marzo che le nostre vite sono scandite da qualcosa alla quale non eravamo più abituati: il silenzio. Con le serrande abbassate, non c’è stata più la necessità di doversi mettere in macchina o prendere un treno o autobus per recarsi a lavoro; la sensazione che si è avuta è che improvvisamente al mondo fosse stato tolto il volume.

Niente più clacson, schiamazzi, urla ma solo il canto degli uccelli e la musica proveniente da qualche appartamento. Avevamo scordato quanto potesse essere potente il suono del silenzio: così assordante e al tempo stesso così ammaliante, da non voler che nessun altro rumore lo disturbi. Secondo l’ARPA nella sola città di Torino si è rilevata una riduzione media del rumore stradale di 5 decibel, arrivando fino a una riduzione di 15 dB se si considerano zone dedicate alla movida torinese in determinate ore notturne.

15-30 aprile 2020

24

15-30 aprile 2020