Medi@terraneo News 1-14 febbraio 2019

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Anno 11 - N. 66 1-14 Febbraio 2019 Distribuzione gratuita

Premio Giornalisti del Mediterraneo 2016

MEDI@TERRANEO news - Periodico del Master di Giornalismo di Bari Ordine Giornalisti di Puglia - Università degli Studi ‘Aldo Moro’ di Bari Editore: Apfg - Bari Direttore Responsabile: Lino Patruno Registrazione Tribunale di Bari numero 20/07 del 12/04/2007

Redazione: Palazzo Chiaia-Napolitano via Crisanzio, 42 - Bari email: master@apfg.it

Ragazzi interrotti Matera capitale bella e lontana

Addio, Puglia senza rancore

Servizio civile sotto, ragazzi

Ilva, giustizia made in Europa

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Specchio riflesso devianza minorile e disagio urbano

A Bari ancora tanti i giovani sulla brutta strada: secondo gli esperti serve rigenerazione urbanistica ed educativa Rare le storie a lieto fine

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DEVIANZA TRA LE NUOVE GENERAZIONI Bari alta nella classifica del fenomeno. Spaccio, rapine e organizzazioni criminali anche per più piccoli

Che la situazione giudiziaria a Bari sia in pessime condizioni, si sa. Ma non è tragica solo dal punto di vista edilizio o burocratico. I problemi delle strutture e della macchina giuridica sono specchio e in certa misura anche causa dei problemi che vediamo tutti i giorni sotto i nostri occhi. Negli ultimi anni il fenomeno che ha inondato le strade di ogni quartiere è sicuramente la devianza minorile. Baby gang, associazioni criminali e gravi situazioni familiari. Nell’ultimo sondaggio del 2018, Bari è risultata infatti la quarta

L’anno giudiziario

Sentenza negativa per la Puglia

Lo scorso 26 gennaio si è tenuta in tutta Italia l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2019. In Puglia l’evento è stato celebrato nelle corti d’Appello di Bari,Lecce, Taranto e Brindisi. Gli incontri hanno rappresentato un’occasione per un riepilogo e valutazione degli scorsi mesi. Il 2018 infatti, secondo le parole del Presidente della Corte d’Appello di Bari, Franco Cassano, è stato un “annus horribilis”. Due i tragici aspetti evidenziati: l’emergenza edilizia del Palazzo di Giustizia e l’arresto dei due magistrati Michele Nardi e Antonio Savasta, rispettivamente ex pm ed ex g.i.p della procura di Trani, accusati di corruzione. Il presidente della Corte d’Appello leccese, Roberto Tanisi, ha affermato che nel Tacco d’Italia sono in calo gli omicidi e i reati gravi. Per Taranto invece, il problema più importante rilevato è la mancanza di organico, in particolare nel Tribunale. 1-14 febbraio 2019

città italiana con maggiore devianza minorile dopo Bologna, Roma e Catania. Il criminologo e scrittore Domenico Mortellaro premette che in Puglia non esiste solo la Sacra Corona Unita (che si riferisce principalmente alla mafia leccese), ma si sono sviluppati gruppi criminali specifici. La mafia di Bari per esempio oggi ha un nuovo nome: Camorra Barese. Il nuovo libro di Mortellaro infatti, in uscita a breve, edito dalla cooperativa “Radici Future”, si intitolerà “Bari cal. 9Storia della Camorra Barese”(quest’organizzazione replica in tutto e per tutto la struttura della camorra napoletana). Nel capoluogo pugliese in tutti i quartieri marginalizzati (Bari vecchia, Libertà, Enziteto, San Paolo e Japigia) esiste il fenomeno della devianza minorile. Alcune di queste zone sono marginali anche a livello fisico e urbanistico, sono tagliate fuori dalle comunicazioni nella mappa della città. Mortellaro racconta un esempio di vita vissuta: due mesi fa ha svolto un progetto sul bullismo e sulle baby gang nelle scuole medie come l’istituto “San Nicola” di Bari vecchia. Parlando con i ragazzi, egli è rimasto colpito da alcune risposte e affermazioni del tipo:“Professore qui non bisogna parlare di baby gang ma di baby clan e io sono il boss.” Oppure cercando di sviluppare il discorso sul reclutamento femminile alcune ragazze gli hanno risposto: “Professore io non posso inseguire i miei sogni. Altrimenti chi lava i


piatti a casa?” Altra testimonianza è quella di don Francesco Preite, direttore dell’istituto salesiano Redentore del quartiere Libertà. Egli conferma la tesi sulla corrispondenza tra degrado urbano e degrado sociale-educativo. In particolare egli distingue il centro barese dal quartiere Libertà, che egli cura e ha a cuore. Secondo lui il centro ha beneficiato di interventi importanti come il piano innovativo “Urban”, sul Libertà invece si è appena iniziato. Le forze dell’ordine hanno iniziato a fare un buon lavoro, hanno monitorato le situazioni critiche, ma non si è dato vita a un vero e proprio “Piano Marshall” delle politiche sociali. Questo quartiere ha il più alto tasso giovanile di tutta la città, perciò secondo don Francesco dovrebbero essere migliorati e finanziati ambiti come lo sport, visto che non ci sono tante palestre e devono essere rinforzati teatro e cinema: Gennaro Nunziante e Gianni Ciardo sono solo alcuni esempi di registi e attori che si sono formati al Redentore. E il cine-teatro ora purtroppo è fermo. Non si deve trascurare nemmeno la formazione professionale classica: ci sono giovani che erano a rischio di arresto per detenzione di armi o spaccio di stupefacenti e che ora stanno trovando una qualifica nell’ambito meccanico o elettrico: stanno diventando elettricisti, ristoratori, pizzaioli o meccanici. Michela Lopez

Una delle storie più emozionanti è quella di Francesco Saponieri, in arte Kekko Yang. Scampato dalla vita criminale, è diventato rapper. E non solo. Quando hai capito di stare andando nella direzione sbagliata? “Ho scelto di intraprendere una brutta strada perché i miei genitori non sono stati bene, non avevo possibilità di essere sostenuto economicamente. Non potevo nemmeno lavorare perché ero troppo piccolo, quindi ho deciso di vivere in quella maniera. Non c’è stato un momento preciso in cui mi sono accorto di esserci entrato. Ho solo scelto di prendere quella via”. Com’è iniziato il percorso con Don Francesco Preite e la comunità salesiana del Redentore? “Ho conosciuto Don Francesco non appena sono stato collocato nella comunità per minori ‘16 Agosto’. Lui è il direttore di quella comunità. E’ stato un punto di riferimento per me in tutti questi anni, è una persona che lotta per cercare di strappare i ragazzi dalla strada. Con me ci è riuscito, mi ha offerto tante possibilità, come il servizio civile, mi ha anche dato l’opportunità di creare eventi nell’ oratorio”. Nella tua canzone “Mà” dici: “Vorrei farmi perdonare per la vita che ho fatto, gli sbagli che ho fatto […] sono morto aspettando voi”. Chi sono questi “voi”? E sei riuscito a perdonarti? “Voi è una provocazione. E’ riferito alla mia vecchia vita in generale, a tutte quelle opportunità che non sono arrivate. Sono morto aspettando invano queste svolte finchè non ho deciso di cambiare. Certo che sono riuscito a perdonarmi. Nella vita tutti sbagliamo, c’è chi paga in un modo e chi nell’altro. Io ho pagato per gli sbagli che ho commesso e sono riuscito a ripulire la mia coscienza”. Hai partecipato alla fiction su Rai 1 “Liberi di scegliere” con Alessandro Preziosi. Preferisci cantare o recitare? “Ho partecipato alla fiction perché il regista è venuto a fare un sopralluogo nella nostra comunità, perché lì voleva girare lo sceneggiato. E’ venuto a conoscenza della mia storia e ha voluto mettermi nel cast. Tuttavia io non mi ritengo un attore, sono un cantante”. Chi sono i tuoi idoli? “Non ne ho. Sono il primo fan di me stesso, tutto qui”.

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La rivincita di Kekko Yang

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L’intervista

FRANCESCO SAPONIERI E’ KEKKO YANG Il giovane talento barese in una delle sue esibizioni live. Dopo una vita difficile, ha realizzato il suo sogno

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Matera Capitale non serve lontana dal mondo All’alba dei festeggiamenti continuano i disagi sulla tratta ferroviaria Fal verso Bari. I pendolari: come viaggi della speranza 4

MODUGNO Cantiere a cielo aperto per i lavori di interramento della linea Fal, con la realizzazione di tre nuove gallerie

Matera capitale europea della cultura ma la domanda più frequente e che si fanno i tanti turisti arrivati all'aeroporto di Bari è come raggiungerla. “Si può scrivere un libro sui viaggi Bari-Matera”, ci dice Alessandra studentessa universitaria che abbiamo incontrato su un treno Fal in partenza da Bari centrale e diretto a Matera, dopo aver compiuto una decina di soste in altre stazioni. Eppure mesi prima della festa inaugurale di Matera capitale europea, durante un incontro tenutosi a Casa Cava per la presenta-

Aeroporto di Bari

Il ruolo dello scalo “Wojtyla”

L'aeroporto di Bari ha un ruolo fondamentale per il successo di questa grande manifestazione, poiché Matera non dispone di una zona aeroportuale. Pertanto il Karol Wojtyla di Bari si sta attrezzando per accogliere i tanti visitatori che vorranno godere del ricco calendario di eventi e manifestazioni in programma a Matera sino al 20 dicembre 2019 e della suggestiva bellezza della città lucana. Pugliairbus è un servizio già attivo, offerto dall'aeroporto di Bari e che si occupa di collegare alla città dei Sassi. In occasione di Matera capitale della cultura 2019, Pugliairbus che attualmente dispone di cinque coppie di collegamenti giornalieri, aumenterà le sue corse sino a raggiungere almeno una decina di coppie di navette. Questo permetterà ai visitatori di arrivare più facilmente a destinazione. 1-14 febbraio 2019

zione della stazione di Matera Centrale, è stato assicurato che ai primi di gennaio il percorso Bari-Matera sarebbe stato percorribile dalla Fal in un'ora grazie al raddoppio dei binari. Finalmente la “Capitale” si collega al mondo, ma per la realizzazione del progetto c'è ancora bisogno di mesi. Intanto ai tanti turisti che cercano di raggiungere la città lucana tocca un viaggio di circa un’ora e quarantacinque minuti, come ci riferisce la signora Teresa incontrata nel nostro tragitto. “Impensabile per una città che rappresenta in questo momento la voce dell'Italia in Europa”, lamentano invece altri passeggeri. Impensabile ma ad oggi questa è la stato dei collegamenti. Intanto a Modugno sono ancora a cielo aperto i cantieri per l'interramento della seconda linea, con la realizzazione di tre gallerie, per oltre 500 metri e con l'eliminazione di due passaggi a livello. L'investimento totale ammonta a circa 13,6 milioni di euro di fondi europei. Secondo il progetto iniziale, entro il 2019, dovrebbero essere realizzati 22 chilometri di raddoppio che diventeranno 30 entro il 2022. Tutto questo, quando il lavoro sarà portato a termine, dovrebbe consentire di ridurre parecchio i tempi di percorrenza ferroviari. “Conviene spostarsi con la propria vettura. Consiglio ai turisti di arrivare a Matera con una macchina a noleggio, non ci metteranno


Matera Centrale

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La stazione un’opera urbana

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Porta la firma del noto architetto italiano Boeri il progetto della nuova stazione Fal di Matera centrale. Non più stazione di servizio sufficiente al collegamento ferroviario, ma un'opera urbana capace di valorizzare la capitale europea della cultura. Il progetto consiste nella ristrutturazione estetica e funzionale, nonché nell'adeguamento tecnologico e ferroviario, della già esistente stazione Fal di Matera Centrale. Una delle tre stazioni della tratta Fal Bari – Matera che servono la città. La nuova stazione, che dovrebbe essere pronta entro maggio 2019, è pensata per dar lustro a uno spazio pubblico, situato a pochi passi dai Sassi. Una prima fase è stata terminata a dicembre del 2018. Una pensilina trasformerà lo spazio scoperto in una piazza coperta in cui pendolari e turisti potranno attendere il loro mezzo o semplicemente transitare per giungere nel centro cittadino della "capitale". più di cinquanta minuti”, ironizza Alessandra, la studentessa che ci ha accompagnati in questo viaggio. Infatti i lavori sulla statale 96, per renderla più sicura e più facilmente percorribile, stanno alimentando code e disagi durante le ore di punta. Durante la settimana la situazione peggiora in quanto i treni arrivano nelle varie stazioni sempre super affollati con gente costretta a rimanere in piedi per l'intero viaggio. Una situazione ormai consolidata tanto che i

pendolari ci hanno fatto l'abitudine, denominando il viaggio Bari- Matera “il viaggio della speranza”. Tante pecche che forse saranno poco tollerate dai turisti di tutto il mondo che in questi mesi popoleranno la splendida capitale europea della cultura e che forse si vedranno davvero costretti ad arrivare a Matera utilizzando davvero un’auto presa a noleggio.

Mariamichela Sarcinelli

NUOVA STAZIONE MATERA CENTRALE Proseguono i lavori curati dall’architetto italiano di fama internazionale Boeri

Dopo il 19 gennaio

Una città, sotto i riflettori dell’intera Europa

Solo nel 1993 il sasso Caveoso e il sasso Barisano furono dichiarati patrimonio mondiale dell'Unesco, nel 2019 Matera è di nuovo sotto i riflettori. Un nuovo riconoscimento per la città e per la regione Basilicata ma soprattutto un'ottima vetrina turistica ed economica. All'alba dei festeggiamenti Matera si imbatte nella sua più grande sfida, utilizzare questi 365 giorni per crescere e far crescere le sue infrastrutture sfruttando al meglio questa occasione. Perchè è stata scelta Matera? La giuria della capitale Europea della cultura, ha ritenuto che Matera fosse in grado di abbattere tutti gli ostacoli che impediscono l'accesso alla cultura. La giuria ha considerato l'impegno della città dei Sassi con le istituzioni e le associazioni culturali già esistenti ed ha analizzato l’intenzione della città di incrementare il settore turistico portando le presenze annuali da 200.000 a 600.000 unità. Da vergogna nazionale a patrimonio dell’Unesco. E, oggi, capitale europea della Cultura 2019 con una crescita del 176% del turismo in 7 anni. Quello di Matera non è un boom, però, ma il risultato di anni di lavoro, investimenti e capacità progettuale che hanno saputo trasformare un patrimonio storico-architettonico unico nel mondo in risorsa finanziaria.Matera è una città dalla storia affascinante e complessa: città di confine, di contrasti, di competizione e fusione tra paesaggi, civiltà, culture diverse. 1-14 febbraio 2019

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Servizio Civile: “Gli altri alzano muri, noi i ponti”

Formazione civica, sociale, culturale e professionale sono alcuni degli obiettivi dei progetti dell’ SNC, rivolti a giovani dai 18 fino ai 28 anni

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UNIVERSITÀ A. MORO La facciata dell’ateneo barese. Nell’anno 2017-2018, sono 345 gli studenti che hanno studiato fuori

“Accoglienza vuol dire costruire dei ponti e non dei muri.” È in questa celebre frase di don Andrea Gallo che si potrebbe riassumere il valore del Servizio Civile Nazionale, promosso dal ministero della Gioventù e che quest’anno compie 18 anni di attività. Nato nel 1972 ma istituito per legge solo nel 2001, il Servizio Civile nel 2018 ha registrato più di 18mila ragazzi partiti come volontari per sedi nazionali ed estere. Ad oggi, i volontari sono diventati 19.120, con la pro-

Per saperne di più

L’Ateneo barese punta all’estero

L’Uniba scommette sull’ esperienze all’estero: non solo Erasmuse SNC, ma anche borse di studio e opportunità per tirocini formativi. Ecco alcune delle possibilità messe a disposizione per quest’anno: - Premio Global Thesis: istituito nel 2015, è rivolto ai laureandi iscritti a un corso di laurea specialistico. Gli studenti potranno trascorrere un periodo all’estero (minimo 2 mesi, massimo 12) presso università o centri di ricerca internazionali di eccellenza. - Tirocini formativi: sono i singoli dipartimenti che mettono a disposizione l’opportunità di tirocini, come quello promosso dal dipartimento DISUM e che consente di trascorrere 3 mesi presso la Custodia di Terra Santa, a Gerusalemme. - Globaldoc: consente di preparare la tesi di dottorato all’estero con una permanenza di 5 mesi. Anche in questo caso bisognerà proporre un progetto di ricerca innovativo. 1-14 febbraio 2019

spettiva di aumentare nei prossimi mesi. Un’esperienza che ti cambia la vita, come recita lo slogan ufficiale ma che sempre meno ragazzi conoscono o sono intenzionati a fare. Infatti degli oltre 50mila posti messi a disposizione dal ministero annualmente, circa 30mila restano vacanti nonostante lo scorrimento di graduatoria e la possibilità di scegliere un altro bando se si risulta “idoneo non selezionato”. Ma perché questa scarsa partecipazione? Da una rapida indagine fatta tra gli studenti universitari, è emerso che il Servizio Civile venga ritenuto volontariato, ovvero privo di retribuzione. La domanda è volontaria, da qui la classificazione, ma i volontari civilisti percepiscono un rimborso spese che in alcuni casi può arrivare sino agli 800 euro netti per alcune sedi estere. A questo si aggiunge che ben pochi conoscono i requisiti richiesti per fare domanda. Possono diventare volontari coloro che hanno un’età compresa tra i 18 e i 28 anni, sono in possesso della cittadinanza italiana e non hanno svolto già attività simili. Candidarsi è semplice: basta andare sul sito ufficiale del Servizio Civile, www.serviziocivile.gov.it, alla sezione “Bandi” e prendere visione di quelli attivi, divisi sia per categoria (sociale, culturale, di ricerca) che per regione. In Puglia, inoltre, i ragazzi hanno un’oppor-


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tunità in più: oltre le associazioni culturali e sociali sparse sul territorio, aderisce ai progetti del Servizio anche l’Università di Bari; Unicom, Unilibri e Univers.abile sono alcuni dei progetti per lavorare all’interno di alcuni uffici dell’ateneo tra cui biblioteche e Ufficio per le relazioni con il pubblico. Ma non solo destinazioni nazionali. L’ateneo barese, infatti, consente di andare anche all’estero: Brasile, Perù, Ecuador e San Marino sono le destinazioni confermate per l’anno 2018-2019, mentre sino al 2017 anche Israele e Palestina rientravano nei progetti. Tante sono le scoperte che riserva un’esperienza come quella offerta dal Servizio Civile, ha raccontato Simona, civilista in Palestina per 10 mesi e partita proprio grazie al progetto Missione Intesa 2 dell’università: “Prima di trascorrere quasi un anno tra Betlemme e Gerusalemme, non conoscevo assolutamente la cultura araba né quella ebraica. Ho scoperto cosa vuol dire essere in un Paese arabo durante il Ramdan o rispettare lo Shabbat ebraico; ho provato sulla mia pelle cosa vuol dire “essere al di là del muro”, attraversare i checkpoint e vedere i militari, armi in mano, salire sul tuo autobus e far scendere tutti per i controlli. Un qualcosa che ti fa rabbrividire dentro.” Parecchi i candidati pugliesi ma anche quelli provenienti da altre regioni, tra cui Lombardia, Piemonte e Friuli. Unico vincolo, la conoscenza della lingua straniera del Paese

per cui si fa domanda. “Conoscevo lo spagnolo e volevo sfruttare questa competenza” ha raccontato Sara, civilista partita per il Perù nel 2017. “Dopo la laurea stavo aspettando il concorso per abilitarmi come insegnante. Ho letto il bando del Servizio Civile sul sito dell’università e ho colto al balzo l’occasione. Penso che sia un’esperienza che tutti dovrebbero fare perché davvero ti da un qualcosa in più a livello umano, oltre che lavorativo”. Un’esperienza da fare, dunque! Simona Latorrata

THE WALL La barriera che separa Israele e Palestina. Tra i graffiti anche quelli disegnati dai famosi writer Bansky e Jorid

Approfondiamo

Muro fa “rima” con Palestina

Dalla primavera del 2002, Israele ha dato il via alla costruzione del “muro di sicurezza” con l’obiettivo di separare i territori israeliani da quelli palestinesi. Conosciuto anche come “muro della vergogna”, ad oggi ha una estensione di 730 km e ingloba la maggior parte dei pozzi d’acqua presenti sul territorio. In alcuni tratti, la barriera si discosta fino a 28 km dal tracciato della “linea verde”, il confine stabilito tra territori arabi e israeliani alla fine della guerra del 1949 e rispettato sino alla Guerra dei Sei giorni, combattuta nel 1967 e vinta da Israele. Nel suo ultimo rapporto, l’ONU ha denunciato le conseguenze disastrose del muro sulla vita dei palestinesi, privati non solo dell’ acqua ma anche di strutture necessarie come ospedali e scuole. Già nel 2003, l’Assemblea generale aveva condannato Israele ritenendo la barriera illegale e gravante su un territorio, quello palestinese, occupato e quindi in una situazione già precaria. 1-14 febbraio 2019

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Puglia mia ti porto nel cuore quando vado via

Sempre più studenti scelgono di lasciare la regione. La crescita in Italia è lenta Il Sud paga più di tutti le carenze strutturali del Paese 8

I DATI Nel grafico la rilevazione sulle forze di lavoro in Puglia dal 2008 al primo trimestre del 2018 (fonte: Istat)

“Purtroppo, per mancanza di soldi, dopo le superiori resterò qui a Bari”. Le parole di Francesca, studentessa del liceo linguistico di Mola di Bari all’ultimo anno, sembrano ricalcare quelle dell’artista molfettese Caparezza. Francesca è in piazza Umberto a Bari, insieme ad altre centinaia di studenti, per manifestare il suo disappunto contro le decisioni del Governo in tema di istruzione. Manifesta in Puglia, ma vorrebbe andar via. “Vorrei esplorare l’Italia, il mondo. Con l’obiettivo di rimanere fuori”.

Il credito bancario

I prestiti a imprese e famiglie

Aumenta il credito bancario e ne migliora la qualità. Nel primo semestre del 2018 c’è stato un aumento del 2,2% rispetto al 2017 dei prestiti concessi dalle banche a famiglie e imprese. La percentuale è superiore a quella del resto del Mezzogiorno. L’aumento è da attribuire alla maggior richiesta di credito proveniente dalle imprese, sia grandi che piccole e medie. Invece il numero dei presiti concessi alle famiglie è rimasto quasi invariato rispetto al 2017. A essere aumentate sono però le famiglie che fanno ricorso al credito a consumo: l’aumeto è stimanto al 7,2% . Inoltre rispetto al 2017 è stato concesso il 2,7% in più di mutui per l’acquisto della prima abitazione. I crediti concessi nel primo semestre del 2018 hanno un grado di solvibilità migliore rispetto a quello dei prestiti precedenti: il tasso di deterioramento, cioè il rischio che i prestiti non vengano restituiti, è sceso al 2,3%. 1-14 febbraio 2019

A quanto pare non è la sola. Secondo le stime riportante dall’Istat e da Banca d’Italia, la quota di studenti che si laureano in Puglia è tra le più basse del Paese. Sfiora il 10 percento: dopo l’esame di maturità si emigra. Ma perché? “Io non mi sento pienamente valorizzata come studentessa al Sud. Anche le statistiche sul livello di preparazione mostrano che c’è un forte divario tra Nord e Sud. L’abbiamo studiato a scuola”, puntualizza ancora Francesca. Se sia o meno una convizione stereotipata è difficile stabilirlo. Resta il fatto che, ancora secondo le stime di Bankitalia, le aziende pugliesi cercano poco personale qualificato. Negli ultimi sei anni solo il 12 percento degli assunti in Puglia ha una laurea. Media inferiore di più di tre punti rispetto a quella nazionale. Vero è anche che la Puglia non si caratterizza certo per la presenza di grandi imprese ad alta tecnologia. La questione è dunque strutturale e gli studenti, o almeno una parte di essi, si sentono tagliati fuori. “Stiamo manifestando perchè siamo stufi del disinteresse che stanno mostrando dall’inizio dell’anno nei confronti della scuola. Tutto ciò che è stato fatto è stato cambiare l’esame di stato, proponendo una prova insostenibile per noi studenti e aumentare i controlli di sicurezza fuori dalle scuole”. A parlare stavolta è Noa, studentessa del liceo scientifico Enrico Fermi di Bari. Lei è a capo del corteo. Sembrerebbe che l’Italia stia


Economia

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Paese e Regione a bassa velocità

combattendo una battaglia contro il nemico sbagliato. Questo suggeriscono i numeri. L’italia è tra gli ultimi Paesi dell’eurozona a non aver ancora colmato il divario che si è aperto dopo la crisi mondiale iniziata nel 2008 e il suo cruccio ora è la sicurezza. “Noi abbiamo bisogno che le nostre scuole siano sicure. Ma non sicure perché ci sono le telecamere o la polizia davanti gli ingressi, ma perché non ci crollino in testa”. Spiega Maurizio del liceo classico Socrate, che sottolinea anche: “La nostra sede succursale è in situazioni pietose. È crollato un pezzo di soffitto e

Lo sviluppo lento

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L’economia pugliese cresce, ma la ripresa è lenta. Lo evidenzia l’analisi condotta dalla Banca d’Italia circa lo stato dell’economia del 2018. A fare da “moderato” traino in Puglia è il settore del siderurgico, seguito da quello dell’alimentare, delle costruzioni e del turismo, soprattutto estero. Il commercio al dettaglio invece stenta a risollevarsi. Nel primo semestre del 2018 l’occupazione in regione è cresciuta di più rispetto alla media nazionale, grazie ai contratti a tempo determinato. C’è poco da esaltarsi: a differenza del resto del Paese, la percentuale di occupati è ancora molto bassa rispetto a quella precrisi. Situazione simile anche per il numero di persone a rischio povertà ed esclusione sociale. Il numero è in calo, ma continua a essere superiore rispetto alla media nazionale. la palestra è inagibile da agosto. Le nostre istanze sono state completamente ignorate”. Tra gli studenti c’è voglia cambiare, ma non è chiaro come. Su molte delle bandiere che sventolano è rappresentato il Sud. Il loro Sud. “Perché vorrei esplorare l’italia il mondo. Con l’obiettivo di rimanere fuori. Ma il Sud è comunque la nostra terra, c’è sempre l’amore.Rimanendo qui potremmo cambiare le cose. Ma non ci danno la possibilità di farlo”.

LA PROTESTA Gli studenti in piazza per manifestare contro le politiche del Governo in tema di istruzione e occupazione

Saverio Carlucci

Le ragioni della mancata crescita

La grande proletaria ancora non s’è mossa, volendo parafrasare il poeta Giovanni Pascoli. L’Italia non riesce a recuperare le perdite provocate dalla crisi economica mondiale iniziata alla fine del 2007, al contrario di molti altri Paesi dell’eurozona. La crisi ha aggravato debolezze strutturali alle quali ancora non si pone rimedio. Il primo punto debole sta nell’innovazione. In Italia, specialmente nel Mezzogiorno, si investe poco in innovazione e tecnologia. Occupiamo gli ultimi posti della classifica, dopo Spagna, Germania e Francia. Il sistema giudiziario è tra i più lenti d’Europa. Secondo le stime della Banca mondiale l’Italia si trova al di sotto della media dei Paesi emergenti, per durata dei procesi: per portare a termine una procedura di fallimento possono trascorrere anche 13 anni. Altro tasto dolente: il capitale umano. Il numero dei laureati diminuisce di anno in anno. In Puglia, per esempio, la percentuale delle persone che ha trovato lavoro tra il 2014 e il 2016, in possesso di una laurea, è appena del 12%. La maggior parte dei giovani laureati decide di abbandonare le regioni del sud. La forza lavoro, oltre a non essere qualificata, comincia a invecchiare. Secondo le stime di Bankitalia esiste una propensione sempre più bassa da parte proprio dei giovani a immettersi nel mondo del lavoro. Negli ultimi dieci anni i giovani che non lavorano, nè cercano lavoro, sono aumentati. 1-14 febbraio 2019

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Primarie a Bari “chi la dura la vince”

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LA SFILATA DEI “BIG” Il 19 e il 20 febbraio Salvini (Lega) Meloni (FdI) e Gelmini (Fi) saranno a Bari per sostenere i loro candidati

La partita delle primarie per le comunali di Bari 2019 è nel vivo. Il 24 febbraio, dalle 8 alle 21, alla Fiera del Levante, i cittadini baresi sceglieranno (se lo vorranno) il candidato sindaco del centrodestra che sfiderà a maggio il primo cittadino in carica, Antonio Decaro e la pentastellata Elisabetta Pani. In lizza per il centrodestra Pasquale Di Rella, candidato civico, ex Pd, sostenuto da Forza Italia, Idea, e dall’imprenditore Nicola Cano-

Di Rella, ex pd

Fronte comune contro Decaro

Pasquale Di Rella, 53 anni, è in politica dal 1985, prima come consigliere di circoscrizione poi al Comune. È stato assessore dal 2005 al 2009 e presidente del consiglio comunale nelle fila del partito democratico dal 2009 al 2014. Dimessosi e rieletto, Di Rella è stato presidente fino al 2016. Oggi ha scelto di “stare” a destra. Il suo slogan è: “A Bari nessuno è straniero”. 1-14 febbraio 2019

Il centrodestra vota il 24 febbraio alla Fiera del Levante dalle 8 alle 21. “Coesione” è la parola chiave, ma non mancano frecciatine tra i candidati

Melchiorre, FdI

L’ “onore” della politica

Eletto per la prima volta nel 1994 nelle fila di Alleanza Nazionale, è stato assessore ai diritti civili e sociali nella giunta di centrodestra. Filippo Melchiorre, 53 anni, oggi è capogruppo di Fratelli d’Italia al Comune di Bari. Il suo motto per le primarie è: “Ci siamo”. Su di lui infatti hanno deciso di puntare Meloni e Fitto per ricostruire il centrodestra barese.

nico; Filippo Melchiorre, appoggiato da Fratelli d’Italia e Direzione Italia; e Fabio Romito, candidato della Lega che ha intascato il supporto dell’ex responsabile provinciale dei fittiani, Davide Bellomo, che ha preferito uscire di scena e mobilitare il suo elettorato a favore del giovane leghista. Un “menù” che potrebbe riservare ancora sorprese, oltre che lasciare “l’amaro in bocca” a qualcuno.

Romito, Lega

Volto nuovo ideali nuovi?

Una laurea in giurisprudenza e un tesserino da giornalista pubblicista grazie alla collaborazione con “Delta tv”. Fabio Romito, 30 anni, è consigliere comunale dal 2014. Da anni attivo nell’Università di Bari, è il più giovane assessore provinciale d’Italia e ha scelto di “sposare” gli ideali della Lega (ex Nord) di Matteo Salvini. Il suo claim è: “Bari rialza testa!”.


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L’addio a Fitto

Bellomo, il senso di una rinuncia

“Oggi metto a disposizione della città e di Fabio Romito la mia candidatura affinché Bari possa essere amministrata da chi è stato sempre coerente con i valori del centrodestra”. Così Davide Bellomo ha annunciato qualche settimana fa, sul suo profilo facebook, il passo indietro nella corsa alle primarie. Il candidato di Direzione Italia ha lasciato il movimento di Raffaele Fitto per confluire nella Lega a sostegno di Fabio Romito, consegnando idealmente le 1200 firme raccolte per la sua candidatura che si sono sommate alle 3mila del giovane leghista. “Non posso che ringraziare Davide Bellomo che ha visto in me l’unica alternativa in grado di battere Decaro al secondo turno”, ha commentato Romito. Infine la scelta di Davide Bellomo potrebbe mettere in difficoltà l’ex presidente del Consiglio comunale di Bari, Di Rella, che si è detto convinto di poter battere l’attuale sindaco Antonio Decaro.

Quale futuro per Bari? Di Rella: Bari deve tornare ad essere pulita, sicura, ad avere un servizio pubblico efficiente. Poi dobbiamo pensare a eliminare gli sprechi come quelli dei risarcimenti dei danni per la cattiva manutenzione stradale, per le spese legali e fare in modo che questi soldi siano utilizzati per migliorare i servizi e gli interventi. Melchiorre: C’è bisogno che Bari riparta dalle persone. Il mio motto è “Ci siamo”: a favore dei giovani, degli anziani, del commercio. Ora Bari è “seduta”. Si dovrebbero rimettere al centro le piazze e le reti sociali. L’ex Manifattura dei tabacchi, ad esempio, potrebbe essere il luogo in cui occuparsi di aiutare chi cerca lavoro, una sorta di coworking per i giovani e non solo. Romito: Bari sta vivendo un momento di anarchia. Bisogna rimettere in ordine la città aumentando la sicurezza. Abbiamo calcolato che con un taglio del 4% sulla spesa corrente del Comune sarebbe possibile finanziare interventi a favore del commercio e delle piccole imprese. Legalità, rilancio delle periferie e autonomia dei Municipi. Come realizzarli? Di Rella: Il nostro statuto recita “A Bari nessuno è straniero”. Alle periferie noi dobbiamo consentire un’autonomia speciale. I cittadini devono poter trovare nei Municipi delle risposte, non dei consiglieri incapaci.

La concentrazione fatta dalle amministrazioni negli ultimi anni è servita a favorire il clientelismo. Melchiorre: I Municipi non hanno né le risorse economiche né umane per portare avanti il decentramento amministrativo e per camminare con le proprie gambe. Infatti per anni abbiamo raccolto denunce da parte delle stesse figure politiche che rilevavano inefficienze all’interno dei propri Municipi. Romito: Oltre che mettere in pratica il decentramento, io ho previsto un piano di autonomia “rafforzata” per le periferie di Ceglie, Carbonara, Loseto, Palese e S.Spirito. Cioè più autonomia in materia di piccole infrastrutture. Inoltre abbiamo pensato a una pattuglia della polizia locale per il presidio di questi territori. Dica qualcosa all’altro candidato. Di Rella: La parola chiave del centrodestra per battere Decaro a maggio è “coesione”. Guai a far continuare la battaglia delle primarie oltre il 24 febbraio: non sarebbe compreso dai cittadini. Melchiorre: In 25 anni non ho mai cambiato partito politico. Se uno indossa una maglia, deve rispettarla anche se perde. Romito: Io mi rivolgo soltanto ai cittadini baresi, ai miei “competitor” dico di giocare secondo le regole e di fare una buona campagna elettorale. Anna Piscopo

PALAZZO DI CITTÀ La corsa per le comunali si riapre dopo cinque anni di amministrazione pd. Il 23 maggio tutti al voto

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Master di Giornalismo 2018/2020

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LA TO O  F 13

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Centri antiviolenza come e quando le donne parlano 1522 il numero salva-vita L’importanza delle associazioni a difesa delle vittime e l’iter con cui le assistono e supportano gratuitamente

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NUMERO VERDE Promosso dal Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio, attivo dal 2009

“A Bari le donne non denunciano quasi mai e nei pochi casi in cui riescono a trovarne il coraggio, ci raccontano di stalking.” Sono le parole dell’avvocato Antonio Maria La Scala, presidente dell’associazione Gens Nova Onlus di Bari, che si occupa dell’assistenza alle donne vittime di violenza. Secondo il penalista, ospite fisso del programma “Chi l’ha visto” e anche presidente dell’associazione Penelope (l’onlus che supporta psicologicamente e legalmente i familiari di persone scomparse), esiste una correlazione tra le

Facciamo chiarezza

Cos’è il CO.RE.COM

L’acronimo sta per “Comitato regionale per le comunicazioni”: un organo di governo che si occupa della garanzia e del controllo sul sistema delle comunicazioni in ambito regionale. È nato contestualmente all’AGCOM (autorità per le garanzie nelle comunicazioni) che da un lato assicura la giusta competizione degli operatori sul mercato e dall’altro tutela le libertà fondamentali dei cittadini nel settore delle telecomunicazioni, dell’editoria e dei mezzi di comunicazione di massa. Il CO.RE.COM è composto da cinque membri, con competenze nel settore della comunicazione nei suoi aspetti culturali, giuridici, economici e tecnologici. Il suo principale compito è quello di controllare che vengano rispettati gli obblighi di programmazione previsti dalla legge in riferimento alla pubblicità, alla tutela dei minori, al rispetto del pluralismo socio-politico e socio-culturale. 1-14 febbraio 2019

donne vittime di violenza e quelle di cui non si trova più traccia. L’ultimo dato pubblicato dal ministero dell’Interno il 31 dicembre scorso, segnala la scomparsa di 3306 donne italiane, che il presidente La Scala collega a motivazioni di natura violenta e quindi al femminicidio (così come i casi di Roberta Ragusa, Elena Ceste e molte altre donne vittime di omicidio con conseguente occultamento di cadavere). Sempre attraverso i dati del ministero, è possibile ricondurre le ragioni dell’allontanamento dalla casa familiare di una donna, alle percosse e ai maltrattamenti da parte dei mariti, che in primis hanno denunciato la loro scomparsa. Secondo la più recente indagine Istat che risale a luglio 2018, nel Barese si contano 86 centri antiviolenza, sui 253 presenti sul territorio nazionale. Quasi tutti aderiscono al numero verde nazionale 1522 contro la violenza, disponibile 24 ore su 24 nelle lingue: italiano, inglese, spagnolo, francese e arabo. Il centralino di prima accoglienza, dopo un primo colloquio con la donna che richiede di essere aiutata, anche in forma anonima, indirizza la vittima verso il centro antiviolenza più vicino. Nel 93% di questi centri è prevista una formazione obbligatoria per le operatrici che, nella maggior parte dei casi, sono impiegate in forma volontaria. Le figure professionali che si possono incontrare sono avvocati,


da in L’ ne gi

pscicologi o segretarie di accoglienza. In un’intervista, l’avvocato la Scala ha spiegato qual è l’iter attraverso il quale le associazioni aiutano concretamente una donna vittima di violenza, dopo aver denunciato. “Prima di tutto i nostri operatori accolgono la vittima e la invitano a raccontare ciò che le è successo. Poi i nostri avvocati e i nostri psicologi predispongono materialmente la querela insieme alla donna, utilizzando termini più tecnici e appropriati e in seguito la accompagnano al commissariato di polizia per sporgere la denuncia, che deve consegnare personalmente, perché la sua firma deve essere autenticata. Chiaramente questo non avviene se siamo in presenza di una situazione urgentissima, quindi nei casi in cui la donna si presenta con il volto tumefatto, viene accompagnata in ospedale. In ogni caso, da quel momento in poi ci occupiamo di seguire e assistere gratuitamente la vittima fino a che non abbia superato la vicenda”. L’avv. Maria de Tommaso, consigliere nazionale di Gens Nova, ha rilasciato la testimonianza di una donna che si è rivolta all’associazione con il volto tumefatto: “Era irriconoscibile, piena di lividi: era stata picchiata dal suo compagno. Quando era andata a fare la denuncia le avevano consigliato di rivolgersi a qualcuno che la seguisse dal punto di vista legale: è qui che siamo subentrati noi, dandole anche soste-

gno psicologico, chiaramente tutto in formula gratuita. Non andava più a lavoro e non si fidava più di nessuno. Riceveva addirittura sms di minacce e ingiurie. Abbiamo ottenuto nell’immediatezza il divieto di avvicinamento da parte del responsabile, per il quale è stato aperto immediatamente un procedimento penale. Noi, come associazione Gens Nova Onlus, ci siamo costituiti parte civile per stare al fianco della vittima e attendiamo fiduciosi l’evolversi dei fatti.” Marìcla Pastore

SCARPE ROSSE Torino 2013: l’iniziativa di donare scarpe rosse alle vittime di violenza (Foto Amnesty International)

Non cosa, ma come

Comunicare il femminicidio

Quali siano le “parole giuste” per affrontare il tema della violenza sulle donne, resta ancora un tasto delicato. Per questo il 26 gennaio scorso, nella sede dell’Ordine dei giornalisti di Bari, si è tenuto un corso di formazione promosso da Corecom Puglia, introdotto così dalla presidentessa dell’associazione, Lorena Saracino: “La violenza di genere cresce ogni anno, ancor più quella che non viene denunciata”. Al fine di scoprire il modo corretto in cui i media e le testate giornalistiche dovrebbero esprimersi per trattare l’argomento, il forum è stato suddiviso in tre panel, attraverso i quali gli interlocutori, tra cui giornalisti e scrittori, hanno espresso il proprio punto di vista. Sin dal primo intervento, in cui la ricercatrice universitaria Valentina Cremonesini ha proiettato le slides della sua ricerca, è stato possibile verificare il modo, quasi mai corretto, in cui vengono raccontati gli omicidi delle donne attraverso i media. 1-14 febbraio 2019

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Penny Wirton Bari modello virtuoso di integrazione <<Trasmettere la conoscenza della lingua italiana è l’obiettivo minimo. Ci sono poi altre attività per una condivisione più allargata>>

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LAVORO IN CLASSE Migranti e volontari insieme a scuola, durante una lezione

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Attiva dal 13 dicembre 2016, la Penny Wirton Bari rappresenta un punto di riferimento per i migranti presenti su tutto il territorio pugliese. La scuola gratuita di italiano per stranieri si avvale della collaborazione di volontari ed è ispirata ai principi di insegnamento di don Lorenzo Milani: nasce dall’iniziativa di due associazioni cittadine, GEP (Gruppo Educhiamoci alla Pace) e Convochiamoci per Bari, con l’obiettivo di promuovere l’integrazione culturale. <<La Penny Wirton nasce a Roma nel 2008 – racconta Gianpaolo Petrucci, ex presidente di GEP e tra gli insegnanti volontari del gruppo – grazie all’opera del professore e scrittore Eraldo Affinati e di sua moglie, Luce Lenzi. La scuola si ispira fondamentalmente a don Lorenzo Milani e, fra i vari principi, c’è quello di avere un rapporto “uno a uno” tra insegnante e studente. Trasmettere la conoscenza di base della lingua italiana è l’obiettivo minimo della Wirton. Ci sono poi una serie di altre attività che rientrano nell’ambito di una condivisione più allargata promossa dalla scuola: instaurare relazioni personali, favorire l’inserimento degli stranieri, attraverso visite guidate della città, la partecipazione a spettacoli teatrali, alle assemblee, ai convegni e ai campeggi estivi>>. Il lavoro svolto non può quindi prescindere dall’impegno costante dei volontari, attraverso l’attività delle due associazioni: << “Gruppo Educhiamoci alla Pace” e “Convo-

chiamoci per Bari” hanno abbracciato questo modello – prosegue Petrucci - . Hanno collaborato, pur avendo origini diverse. Convochiamoci per Bari ha un’origine politica: si riconosce in una sinistra diversa da quella rappresentata dal PD. Nasce, quattro anni fa, come lista civica delle precedenti elezioni amministrative. GEP ha una storia diversa. Il gruppo nasce 27 anni fa e ha una caratterizzazione psico-pedagogica. Ci siamo ispirati a don Lorenzo Milani, a don Tonino Bello, ai padri della non violenza. Queste due realtà, pur avendo caratteristiche diverse, si sono messe insieme per raggiungere obiettivi comuni. La Penny Wirton è la nostra scommessa>>. L’inserimento degli stranieri sul territorio attraverso l’insegnamento della lingua italiana e l’aggregazione non è facile. È necessaria una doppia formazione, da una parte quella dei volontari, e dall’altra quella rivolta ai cittadini stranieri, ognuno con le proprie necessità e il proprio background di nazionalità ed esperienze diverse: <<Ci siamo dotati di una struttura organizzativa a beneficio degli stessi insegnanti – afferma Patrizia Frezza, formatrice, counselor e volontaria della scuola – per l’esigenza di avere competenze specifiche. Non sempre ci troviamo di fronte a casi facili: abbiamo accolto ragazzi analfabeti. Loro vedono in noi un punto di riferimento sotto ogni punto di vista: affettivo, medico, persino legale. Siamo stati noi in molti casi ad aiutarli a


Sociale

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Sull’accoglienza la storia di Kemo

svolgere esami diagnostici o a parlare con i loro avvocati, per le pratiche necessarie per richiedere l’asilo o il permesso di soggiorno per motivi umanitari>>. Un permesso non più contemplato nel nostro ordinamento, per effetto del nuovo decreto legge sicurezza. Questo ha portato la scuola ad avere meno migranti di origine africana, provenienti da situazioni di stallo dal centro accoglienza Cara di Palese: <<Lo scorso anno erano più di 300 le persone iscritte alla scuola provenienti dal Cara. Mediamente avevamo 30-35 studenti al giorno nelle due sedi (quella in via Garruba 148 e nella scuola Don Bosco in piazza Redentore, ndr). A volte anche 50-60 persone al giorno>> dichiara Angela Notarnicola, insegnante del Laboratorio di arte e politica, che prosegue: <<Oggi chi è in stallo al Cara non ha più motivi per venire da noi. In prima battuta perché i migranti del Cara non hanno più a disposizione il pullman che li portava gratuitamente in centro a Bari. Taglio deciso dalla Prefettura. Poi, perché chi veniva lo faceva con l’intento di imparare la lingua e avere un attestato di fine corso che, anche se mero riconoscimento simbolico, poteva essere utile per dimostrare la loro buona volontà di restare in Italia e integrarsi. Tuttavia, dopo la decisione del governo di abolire il permesso di soggiorno per motivi umanitari (che riguardavano un’estensione della protezione dello straniero, al di là dello status o meno un ri-

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<<Ho sentito della Penny Wirton quando ero ancora al Cara di Palese. Ho deciso di iscrivermi e da quel momento la mia vita qui in Puglia è cambiata. Grazie alla scuola e ai suoi insegnanti, ho cominciato ad avere una speranza, ad avere delle persone intorno a me. Lì ho imparato l’italiano, ho conosciuto Bari e ho avuto la possibilità di integrarmi>>. Sono le parole di Kemo Drammeh, un rifugiato politico gambiano che dal 2016 è in Puglia. Scappato dal Gambia per essersi opposto alla dittatura del governo, si è rifugiato in Senegal e successivamente in Libia. Kemo ha viaggiato per mesi in Africa, sfuggendo miracolosamente alla morte. Grazie alla Penny Wirton, ha smesso di essere considerato uno straniero. Ora, Kemo è in contatto con un’azienda di Lecce per iniziare un nuovo lavoro: la sua storia così significativa, profonda e umana è diventata anche la nostra. fugiato politico, per persecuzioni per motivi di razza, sesso, lingua, religione etc.) i migranti vogliono solo andare via dal centro di accoglienza e, più in generale, dall’Italia il prima possibile>>. Valori umani persi, in senso assoluto e sotto l’aspetto dello scambio culturale e del processo di integrazione, come affermano gli insegnanti della Penny Wirton. Il loro impegno rimane comunque radicato sul territorio, grazie ad un rinnovato interesse di studenti universitari, disoccupati e di altri cittadini che incrementano il numero dei volontari della scuola, aumentati in un anno da 40 a 60 unità circa: <<Quest’anno abbiamo un maggior numero di volontari e classi di 20-25 persone per ogni lezione. Abbiamo perso la maggior parte degli studenti africani dello scorso anno, per lo più senegalesi, gambiani, guineani e nigeriani. In compenso vengono da noi i cittadini stranieri già radicati nel territorio come bengalesi, pakistani, indiani. Altri provenienti dall’Argentina, dalla Georgia e dall’Ucraina. La loro età varia dai 40 ai 15 anni>>, il commento degli insegnanti. Alla domanda su cosa rischiamo di perdere nell’attuale clima di diffidenza e chiusura nei confronti dei migranti, Gianpaolo Petrucci non ha dubbi: <<L’umanità, la solidarietà e lo straordinario arricchimento possibile solo attraverso lo scambio culturale: quello di imparare dalla diversità>>. Michele Mitarotondo

AGGREGAZIONE Il cortile della sede Penny Wirton in via Garruba 148 durante una delle iniziative promosse dalla scuola

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Produzione industriale di crimini contro l’umanità

IL PANORAMA Lo stabilimento Ilva e le ciminiere degli altiforni eccezionalmente non attive a causa di lavori di manutenzione

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Lo Stato italiano condannato dall’Europa per aver tutelato Ilva a scapito dei cittadini del quartiere Tamburi di Taranto che chiedono ancora giustizia

Giorgio ha fatto appena in tempo a sapere che sì, è vero che il suo diritto di crescere in salute o di studiare per sperare di diventare avvocato o medico o ingegnere era stato violato. Poi, appena qualche ora dopo che la Commissione Europea dei diritti dell’uomo ha emanato la sentenza in cui riconosce la violazione di questi diritti, Giorgio ha lasciato la vita e ha dovuto dire addio ai suoi genitori per raggiungere Sofia, Lorenzo, Rebecca, Angelo...! Sono i bambini del quartiere Tamburi di Taranto, quello che confina con l’acciaieria ex Ilva, quello che se c’è troppo vento non si può uscire neanche per andare a scuola, quello dove muori perchè hai il piombo nel sangue e dove, se un bambino sopravvive, è condannato a essere sempre “un po’ meno intelligente degli altri” (un deficit di circa 10 punti del quoziente intellettivo rispetto alla media). Circa 130 persone, coordinate dalla dottoressa Lina Ambrogi Melle, hanno chiesto giustizia per questi bambini e per tutte le vittime della “fabbrica della morte”, promuovendo il ricorso alla Cedu la cui sentenza è arrivata lo scorso 24 gennaio. Lo Stato italiano, secondo la Commissione, ha violato l’art. 8 e l’art. 13 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che tutelano il diritto al rispetto della vita privata e familiare e il diritto di ogni cittadino europeo, in caso di violazione, di ricorrere a un’istanza nazionale. Entrambe le parti in causa pos-

sono proporre appello entro tre mesi dalla pubblicazione della sentenza, termini dopo i quali diventerebbe definitiva se questo non accadesse. Ma la dottoressa Ambrogi Melle ha già annunciato a nome dei 130 ricorrenti che verrà promossa una richiesta di riesame alla Grande Camera (composta da 17 giudici). Questo in virtù delle mancate indicazioni, da parte della Cedu, sulle misure che il Governo italiano dovrà adottare per mettere fine a questi crimini accertati; e a causa del fatto che il tribunale ha ritenuto di non doversi esprimere sulla violazione dell’art.2 che tutela il diritto alla vita. Massimo Castellana, portavoce del comitato “Genitori Tarantini”, si augura che il Governo non faccia ricorso più che altro, dice, per salvare la faccia davanti ai tarantini già delusi dalle promesse disattese del Movimento 5 Stelle di chiudere lo stabilimento. E a proposito degli accordi raggiunti da Di Maio lo scorso settembre con i sindacati e la multinazionale ArcelorMittal, dice: «Se produrre acciaio a scapito della vita dei cittadini è un buon accordo allora sì, il ministro ha raggiunto il miglior accordo possibile. Se i diritti dei cittadini devono invece essere al primo posto allora assolutamente no, l’accordo raggiunto mette ancora una volta Taranto in ginocchio». L’avvocato Andrea Saccucci, titolare dello studio romano che ha rappresentato i cittadini tarantini davanti alla Commissione Eu-


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ropea, ha espresso soddisfazione per la sentenza, ma ha sottolineato come non si sia trattato di una vittoria scontata perché il Governo ha in sostanza negato ogni suo tipo di responsabilità. Governo che non ha commentato in alcun modo la sentenza facendola quasi passare in sordina. Massimo Castellana non risparmia critiche neanche su ArcelorMittal, la società indiana che ha acquisito Ilva s.p.a. e che aveva promesso di tutelare ambiente, persone e territorio: questa società ha processi a carico in tutto il mondo, dice, e tutti per disastro ambientale. Inoltre, l’Italia è l’unico (si spera ancora per poco) Paese nel mondo che garantisce l’immunità penale agli acquirenti di uno stabilimento siderurgico, ArcelorMittal in questo caso, se violeranno le norme di tutela ambientale, della salute e dell’incolumità pubblica. Questione che finirà in Corte costituzionale. Una sorta di “No Lex area” in cui il carnefice può fare quello che vuole e la vittima deve subire a testa bassa. Gli abitanti dei Tamburi in fondo non chiedono assurdità, solo di poter vivere una vita dignitosa e tranquilla al pari degli altri cittadini. Padroni di uscire liberamente di casa se un giorno il vento ha deciso di soffiare più forte. Padroni di poter sognare un futuro per i propri figli e consapevoli di riuscire a vederli adulti realizzati e non bambini sofferenti in un letto di ospedale. Maria Cristina Mastrangelo

È passato quasi un secolo da quando le ciminiere dell’ormai ex Ilva hanno sbuffato per la prima volta nel cielo di Taranto. Soltanto nei primi anni del 2000 però, grazie a inchieste giudiziarie e a una maggiore sensibilizzazione verso l’ambiente, si sono accesi i riflettori su quella che oggi viene definita la fabbrica della morte. Ripercorriamo la vicenda giudiziaria che ha portato l’UE alla condanna dello Stato italiano per crimine contro l’umanità. 30 marzo 2011: la Corte di Lussemburgo condanna l’Italia come inadempiente per non aver obbligato industrie altamente inquinanti come l’Ilva a munirsi di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) e di norme per la sicurezza sul lavoro. 26 ottobre 2012: in fase di sequestro e commissariamento dello stabilimento il Governo, attraverso dei decreti noti come “salva-Ilva”, dispone il dissequestro dell’area per poter continuare con la produzione di acciaio e il rilascio dei certificati AIA. 16 ottobre 2014: dopo aver più volte sollecitato l’Italia a mettersi in regola con le direttive comunitarie e non avendo ottenuto riscontro positivo, la Commissione Europea segnala al Governo numerose inosservanze circa il monitoraggio dell’aria, del suolo e delle acque nonché la mancata diminuzione delle emissioni dovute alla produzione dell’acciaio. Luglio 2015: si apre il processo “Ambiente svenduto”, davanti al tribunale di Taranto, per disastro ambientale, avvelenamento da sostanze chimiche e associazione a delinquere contro l’Ilva. 17 maggio 2017: un gruppo di cittadini e lavoratori dello stabilimento si appella alla Corte Europea per i diritti dell’uomo e sia sul Governo Italiano che sull’Ilva piomba l’accusa di crimine contro l’umanità. I vertici dell’Ilva avrebbero commesso reati plurimi contro la vita e la salute umana e lo Stato ne sarebbe stato complice tramite i decreti salva-Ilva. La sentenza del CEDU, emessa lo scorso 24 gennaio, ha condannato lo Stato italiano per aver violato il diritto al godimento della vita privata e familiare dei cittadini del quartiere Tamburi di Taranto.

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Dal 2011 a oggi la vicenda Ilva

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Il caso giudiziario

LA PROTESTA Alcuni cittadini tarantini manifestano contro lo Stato e lo stabilimento durante un corteo per il loro diritto alla salute

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All’opera dietro le quinte: le scene i costumi e le luci

Il direttore degli allestimenti del teatro Petruzzelli di Bari spiega il lavoro necessario per regalare agli spettatori la migliore esperienza visiva

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IL PETRUZZELLI La facciata dello storico teatro barese. Con il suo stile liberty e il tipico colore rosso domina Corso Cavour

Il teatro visto dall’altra parte del sipario. Chi sa come funziona? La passione non può mancare, ma serve anche altro. Lo abbiamo chiesto a chi lo sa bene: Pier Paolo Bisleri, il direttore degli allestimenti scenici del Petruzzelli di Bari. Teatro e arte da 40 anni, passando dal collaborare con Andy Wharol ad avere parte attiva nelle opere di land art di Christo, imballando il Bundestag e altri simboli delle grandi capitali europee. Da Trieste a Bari, 1200 km e non sentirli per amore del teatro. Un legame speciale quello di Pier

La storia

Il legame di Bari col politeama

Il teatro Petruzzelli, simbolo culturale della città di Bari. Costruito alla fine dell’800, quando i fratelli Onofrio e Antonio Petruzzelli, commercianti e armatori di origine triestina, decisero di finanziare i lavori per la costruzione di un nuovo teatro. Doveva essere al passo con i fasti della Belle Époque e più capiente del teatro comunale pubblico, il Teatro Piccinni, e di ogni altro in Italia. La costruzione iniziò il 23 maggio 1898. Fu inaugurato quattro anni dopo, il 14 febbraio 1903, con Gli Ugonotti di Giacomo Meyerbeer. Casa dei più grandi classici pucciniani, verdiani e dei più grandi compositori. Ma anche di artistici iconici come Frank Sinatra, ospitato nel giugno del 1987, e Ray Charles. Resiste a due guerre e al fascismo, ma non può nulla contro l’incendio doloso che dalla notte del 27 ottobre del 1991 ne interrompe le attività per 18 anni. Il teatro viene finalmente restituito alla sua città il 4 ottobre 2009, con la Nona sinfonia di Beethoven. 1-14 febbraio 2019

Paolo con la città. Era, infatti, lo scenografo ai tempi dell’incendio del Petruzzeli , che bruciò la notte tra il 26 e 27 ottobre 1991, dopo che avevano smontato la “sua” Norma. Il direttore degli allestimenti scenici è il responsabile di tutto quello che si vede: scenografie, costumi, trucco, luci, attrezzamenti, effetti speciali. La scelta delle scenografie, spiega Bisleri, è un percorso obbligato nel programmare la stagione. Si può decidere di costruirne di nuove. Un lavoro artistico di squadra in cui si mettono insieme artigiani di varia natura come pittori, falegnami e scultori. Tutto deve essere realizzato al meglio delle possibilità, sotto il controllo continuo del direttore degli allestimenti scenici, che gestisce il budget. La stagione 2019, ad esempio, vedrà il debutto di una scenografia nuova, nella Bohème di Puccini. Perché sia pronta a dicembre i progetti devono essere approvati già a marzo. Nei tre mesi successivi si passa alla fase amministrativa e agli ordini dei materiali. Solo dopo inizia il lavoro artistico vero e proprio nel laboratorio, che terminerà solo 15 giorni prima della messa in scena. Anche quando si decide di usare un allestimento già in magazzino, il lavoro non manca e occorre prepararsi per tempo. Ad esempio per la Madama Butterfly, in scena dal 23 febbraio, il sopralluogo inizia a dicembre. Si ordinano gli eventuali materiali e il rinfresco può avere inizio, per essere pronti al montaggio 10 giorni prima dell’opera. Far girare tra i più importanti teatri


La stagione 2019

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le proprie produzioni è importante nell’economia di una fondazione per rifarsi delle spese. Scambi che consentono di portare a Tokyo un allestimento, ormai in disuso e che “ha fatto il giro” dell’Italia, per farlo continuare a vivere. Elemento clou della messa in scena sono i costumi. Un altro lavoro artistico di squadra. I bozzetti vengono discussi dal costumista, dal regista e dal direttore. Insieme identificano poi una sartoria in grado di realizzare i costumi. È sempre meglio spendere qualcosa in più, per avere una qualità alta ed evitare eventuali lamentele da parte del costumista. Una volta fatto l’ordine il controllo artistico passa al responsabile della sartoria. Le luci dello spettacolo sono affidate al light designer. Una ruolo svolto da “elettricisti dell’arte”, che dopo aver parlato col regista, e visto lo schema della scena, elaborano la pianta delle luci. Lo scopo è interpretare le esigenze di regia per esaltare i personaggi in scena, creando gli ambienti, gli effetti e i controluce. Quando la scenografia è montata vengono puntati i proiettori, ad ognuno dei quali corrisponde un diverso uso della luce. Durante la performance artistica a comandare sul retro sono i macchinisti. Coloro che in concreto muovono le macchine sceniche, diretti dal capomacchinista. I cantanti? “Meglio vederli poco, significa che va tutto bene!”, ci dice Pier Paolo. Luigi Bussu

Il successo del Simon Boccanegra di Verdi, con protagonista Luca Salsi, uno dei migliori baritoni al mondo, è stato solo l’inizio della nuova stagione lirica al Teatro Petruzzelli. Una stagione nel segno di Giacomo Puccini. Son ben tre, infatti, gli appuntamenti con alcune delle opere più iconiche del compositore lucchese. Dal 23 febbraio al 3 marzo si torna in sala per Madama Butterfly, la tragedia ambientata nel Giappone del 800’. Diretta da Giampaolo Bisanti (direttore stabile dell'Orchestra del teatro) e con la regia di Daniele Abbado. A giugno è il turno della Tosca. Dal 22 giugno al 3 luglio, con la regia del newyorkese Joseph Franconi Lee e diretta da Antonio Pirolli e Alvise Casellati (il 25 e 26 giugno). Sempre Puccini chiude la stagione con La Bohème, diretta da Giampaolo Bisanti con la regia di Hugo De Ana. Non solo capolavori classici però. L’appuntamento compreso tra il 13 e il 17 marzo è atipico. I clown lasciano, infatti, il circo per approdare a teatro. L’artista russo Slava Polunin porta a Bari il suo spettacolo di clownerie. È lo Slava’s Snow Show, pluripremiato a livello internazionale e visto nei migliori teatri del mondo. A ottobre, dal 19 al 27, va in scena La Voix Humane, opera moderna di Francis Poulenc con regia di Emma Dante. Ad aprile (dal 10 al 16) ritorna a Bari l’opera preferita da Richard Wagner: La Valchiria. La storia del travaglio interiore del Dio Wotan (odino), con la regia di Walter Pagliaro e la direzione del maestro e pittore tedesco Stefan Anton Reck. Dopo la pausa estiva l’attività riprende il 14 settembre con Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, in scena fino al 22, rivisto in modo inedito dal regista Pierlugi Pizzi, curatore anche della scenografia, e diretto da Renato Palumbo. A ottobre, nella stesse sere de La Voix Humane, c’è Cavalleria Rusticana di Mascagni. Diretta da Michele Mirabella, noto per il programma Elisir su Rai 3. L‘Onegin di Pëtr Čajkovskij è in scena dal 13 al 17 novembre, diretto da Valery Kiryanov e regia di Dimitry Bertam. Spazio anche al balletto dal 21 novembre: è il Ballet Preljocaj di Angelin Preljocaj, con lo spettacolo La Fresque, ispirato da un racconto cinese del 1925.

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Giacomo Puccini è il protagonista

DIETRO IL SIPARIO La platea vista dal fondo del palco: lo spazio in cui i macchinisti gestiscono la scena durante l’opera

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Metti Verroca un campione alla testa del Barion

SALA TROFEI L’imbarcazione con la quale Ruggero Verroca vinse il titolo mondiale nel singolo pesi leggeri a Hazewinkel nel 1985

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Il palmares

“Avevo tredici anni quando dal lungomare della mia città vidi delle barche sfiorare l’acqua. Fu amore, entrai nel circolo e iniziai la mia carriera di atleta”

Il canottiere Ruggero Verroca è uno di quegli atleti che ha dato allo sport, ancor più a quello barese, molto più di quello che ha ricevuto. Uno dei più titolati di sempre, ha mancato la grande notorietà per colpe non sue. Gli sport cosiddetti minori vivono il loro “bagno di folla” ogni quattro anni, in occasione dei giochi olimpici. Chi conosceva Antonio Rossi, già campione del mondo nella canoa, quando vinse due medaglie d’oro alle Olimpiadi di Atlanta del 1996? Ma Verroca questa vetrina non poteva averla perché negli anni ottanta la sua categoria,

Sei titoli mondiali consecutivi

Nel canottaggio nessuno, neanche i più famosi fratelli Abbagnale, finora è riuscito in quest’impresa. Tesserato da sempre per il Barion di Bari, Verroca si avvicina a questo sport a tredici anni, si fa presto notare a livello nazionale e viene convocato in azzurro. Fa coppia con Francesco Esposito (Circolo nautico Stabia), formando con lui un doppio imbattibile nella categoria pesi leggeri (sotto i 72,5 Kg). Vince il titolo mondiale per cinque stagioni consecutive: nell’80 ad Hazewinkel il primo, poi nell’81 a Monaco, nell’82 a Lucerna, nell’83 a Duisburg e nell’84 a Montreal. I due partecipano anche alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984 ottenendo uno strepitoso quinto posto assoluto. Dopo la divisione da Esposito si dedica al singolo. Vince il suo sesto mondiale consecutivo nell’85 a Hazewinkel, poi ancora sul podio, bronzo nell’87 e nell’88. A livello nazionale ha vinto dieci titoli italiani tra assoluti e di categoria. 1-14 febbraio 2019

quella dei pesi leggeri (sotto i 72,5 Kg.), non era specialità olimpica. Nonostante questo partecipa con Francesco Esposito (insieme hanno formato per 5 anni il doppio più forte al mondo) alla competizione olimpica di Las Vegas del 1984 sfidando i colossi del canottaggio. Era un po’ come se negli anni sessanta avessero combattuto per il titolo Nino Benvenuti e Cassius Clay. Il risultato fu strepitoso: qualificati per la finale e quinto posto assoluto. Ma un quinto posto non lo ricorda nessuno e, se non sei un appassionato, neanche sei titoli mondiali consecutivi. L’anno seguente Ruggero Verroca, con la voglia di dimostrare le sue capacità affrancandosi dalla scuola di Castellamare di Stabia, si misura con il singolo. Il risultato non cambia e Verroca ottiene il suo sesto titolo mondiale, questa volta da solo, in Belgio, lì dove aveva conquistato il primo. Altri tre mondiali e due bronzi prima di chiudere la sua carriera agonistica nel 1988 a soli 28 anni, perché, come dichiarato in una recente intervista, “il canottaggio è uno sport dilettantistico, una settimana dopo essermi laureato ho iniziato a lavorare e ho detto addio alla sport”, argomento che forse meriterebbe qualche riflessione sull’organizzazione dello sport di alto livello nel nostro paese. Laurea in chimica e tecnologia farmaceutica, di professione informatore scientifico del farmaco lo ritroviamo, a trent’anni dal suo ri-


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tiro, con la stessa determinazione di sempre dove tutto è iniziato: il Barion. Quarantacinque anni che è lì, atleta, campione, socio onorario per poi, qualche anno fa, entrare nel direttivo, assumendo anche la carica di direttore sportivo. Anni difficili per lo storico circolo barese che, oltre a non essere più riuscito ad esprimere atleti a livello iridato, dagli anni 2000 ha anche avuto una serie di vicende giudiziarie e fiscali, dissidi interni e un importante calo del numero dei soci. La sofferenza per queste situazioni, per il danno d’immagine e di prestigio subito dal circolo

Un po’ di storia

la si legge nel suo programma “il Barion ha navigato in acque turbolente: ha bisogno di pace e di un approdo sicuro”, ma Verroca non ama fare polemiche. Lo sport gli ha insegnato che con la tenacia e la fatica i risultati arrivano e probabilmente è per questo che ha deciso di rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro cercando di costruire una squadra di dirigenti con i quali candidarsi alla carica di presidente.Obiettivo: riportare il più antico circolo nautico barese “alla sua migliore tradizione sportiva e sociale”. Claudio Carbone

Ultim’ora

Ruggero Verroca è stato eletto presidente del Barion con 324 voti su 634. “Voglio riportare serenità nel circolo dopo le polemiche degli ultimi anni”. Seconda si è classificata Nunzia Bernardini con 190 voti, terzo Vitangelo Ladisa con 110.

Da Italia a Circolo Canottieri Barion Sporting Club

Il Circolo nautico viene fondato dal medico milanese Igino Pampana che dà dignità sportiva a un gruppo di canottieri noto con il nome di "Italia" nel 1893. La prima sede dei “Vogatori Bari” viene stabilita in un locale all’interno della Camera di commercio. Il sodalizio si trasferisce l’anno seguente in via Abate Gimma, prendendo il nome di “Circolo canottieri”; per l’indicazione della città viene scelta la forma messapica “Barion” che resterà il nome con il quale i baresi indicano per brevità il sodalizio. Nel 1899, il Principe di Napoli e futuro re d'Italia, concede all'associazione la propria presidenza onoraria e la possibilità di fregiarsi dell’appellativo “reale”. Dopo alcuni anni e diverse collocazioni, con la presidenza dell’avvocato Giuseppe Lembo il circolo approda nella sua sede attuale.Sul lungomare voluto dal senatore Araldo Di Crollalanza, il circolo occupa l’estremità del molo San Nicola dove in precedenza c’era il ristorante e stabilimento balneare Posillipo. Nel 1983, a seguito della chiusura del Teatro Margherita, un’altra associazione nautica barese, lo Sporting Club, resta senza sede chiedendo ospitalità al Barion. Da questi contatti si arriva a una fusione tra le due società con la nascita del “Circolo canottieri Barion sporting club”. Nei suoi 126 anni di storia la società ha avuto molti presidenti noti non solo a livello locale tra i quali, ad esempio, Antonio Matarrese o Rino Formica ma mai un ex-atleta plurimedagliato. 1-14 febbraio 2019

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