Portrait Sarah Varetto: vi racconto i segreti del mio SkyTG24 _ p.20
Cultura Offesa e violata, come salvare (dagli italiani) la lingua di Dante? _ p.8
Estremismi Il neofascismo del terzo millennio tra il cinema e la realtà _ p.10
New Media Freeda, l’impresa editoriale che spopola sui social network _ p.12
Anno XV | Numero 1 | Febbraio 2018 | masterx.iulm.it
MasterX Periodico del master in giornalismo dell’Università IULM Facoltà di comunicazione, relazioni pubbliche e pubblicità
BITCOIN
SBANCHERANNO IL MONDO O CI SCOPPIERANNO IN MANO? Tra saliscendi vertiginosi che hanno fatto gridare alla truffa, la criptovaluta continua ad affascinare i risparmiatori e persino gli Stati
ILLUSTRAZIONE DI ANTONIO SORTINO
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FEBBRAIO 2018 - N° 1 - ANNO 15
Diretto da: STEFANO BARTEZZAGHI (responsabile) e IVAN BERNI
sommario
In questo numero
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Bitcoin
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Cultura
Progetto grafico: ADRIANO ATTUS Redazione: Marcello Astorri, Sara Bernacchia, Gianluca Brigatti, Emanuele De Maggio, Federico Graziani, Matteo Macuglia, Andrea Madera, Alberta Montella, Francesco Nasato, Matteo Novarini, Giulio Pinco, Carolina Sardelli, Federico Spagna, Matia Venini Leto, Michele Zaccardi, Beatrice Barbato, Chiara Colangelo, Corinne Corci, Alessandro Di Stefano, Giulia Diamanti, Alessandro Follis, Giulia Galliano Sacchetto, Enrica Iacono, Antonio Lopopolo, Luca Palladino, Federico Rivi, Nausica Samela, Alice Scaglioni, Caterina Spinelli, Alessandro Vinci.
Comitato scientifico del master: Mario Negri (Presidente), Paolo Liguori (Vicepresidente), Stefano Bartezzaghi, Gianni Canova, Mauro Crippa, Andrea Delogu Docenti: Roberto Andreotti (Giornalismo culturale) Marianna Aprile (Giornalismo e politica) Adriano Attus (Art Direction e Grafica Digitale) Federico Badaloni (Architettura dell’informazione) Stefano Bartezzaghi (Critica del linguaggio giornalistico) Ivan Berni (Storia del giornalismo e Deontologia) Marco Boscolo (Data Journalism) Silvia Brasca (Fact Checking & Fake News) Marco Brindasso (Tecniche di ripresa e luci) Marco Capovilla (Fotogiornalismo) Piera Ceci (Giornalismo radiofonico) Francesco Costa (Critica del linguaggio giornalistico) Andrea Delogu (Impresa editoriale-TV) Cipriana Dall’Orto (Giornalismo periodico) Luca De Vito (Tutoring, Video per il web) Lavinia Farnese (Tutoring, Social Media) Guido Formigoni (Storia contemporanea) Marco Fraquelli - Sec (Media Relations) Giulio Frigieri (Infodesign e mapping) Riccardo Iacona (Videogiornalismo) Bruno Luverà (Giornalismo e società) Caterina Malavenda (Diritto penale e Deontologia) Matteo Marani (Giornalismo sportivo) Pino Pirovano (Dizione) Roberto Rho (Giornalismo economico) Giuseppe Rossi (Diritto dei media, Deontologia) Alessandra Scaglioni (Giornalismo radiofonico) Gea Scancarello (Storytelling digitale) Stefano Scarpa (Montaggio Video) Claudio Schirinzi (Giornalismo quotidiano) Gabriele Tacchini (Giornalismo d’agenzia) Vito Tartamella (Giornalismo scientifico) Angelo Turco (Geopolitica) Marta Zanichelli (Publishing digitale)
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Italiano alla prova del tempo: troppo bello per essere svilito
Fascismi L’onda nera italiana, dove cresce il nuovo estremismo Il Duce al cinema con “Sono tornato” Intervista a Massimo Popolizio
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Freeda La media company che da Milano ha conquistato il web Storia di un successo editoriale tra social e branded content
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Success Story
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Calcio 2.0
Il business case di Pescaria Da Polignano a Mare a Milano il boom social dei panini al pesce
La comunicazione social apre un nuovo canale tra club e tifosi Intervista a Fabio Guadagnini: “È una grande opportunità”
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Global News in pillole dalle università di tutto il mondo. A Yale si studia felicità Ateneo a energia solare in Australia
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Portrait
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Connessioni social
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Sharing World
twitter.com/masterx_iulm youtube.com/clipreporter
Dai pirati del web ai gattini digitali, dalla finanza alle economie statali, in dieci anni ha mutato tante forme: ma il vero cuore rimane la blockchain
‘Lite’ con l’inglese a colpi di sentenze e parlanti sbadati, così la lingua trema
Registrazione: Tribunale di Milano n.477 del 20/09/2002 Stampa: RS Print Time (Milano) Master in Giornalismo Università IULM Direttore: Stefano Bartezzaghi Coordinatore didattico: Ivan Berni Direttore laboratorio digitale: Paolo Liguori Tutor: Sara Foglieni
Le potenzialità della criptovaluta
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Intervista a Sarah Varetto Direttore di SkyTG24, la giornalista racconta se stessa e il suo telegiornale
Novità da Facebook e dintorni Viaggio tra i no-vax internauti Like & Unlike di Guido di Fraia
Il mondo della condivisione Il bilancio ai cittadini Sharing economy? di Gea Scancarello
IULM News Eventi e novità dal mondo IULM
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EDITORIALE
Sorrisi. Folla in coda per l’elezione dell’assemblea Costituente, 1946. Altri tempi. Altra passione
Ivan Berni Coordinatore del Master in Giornalismo IULM
GIOVANI IN FUGA DAL VOTO UNA QUESTIONE DI CUORE _ A fine gennaio gli allievi del secondo anno del Master in giornalismo Iulm hanno intervistato 500 studenti universitari milanesi sul voto del prossimo 4 marzo. Nulla di scientifico, ma certamente una rilevazione significativa. E originale, dato che non l’aveva fatto nessuno. Domande e risposte hanno riguardato le intenzioni di voto per le elezioni regionali ma, vista la coincidenza nell’election day, l’esito si può considerare indicativo anche per le elezioni politiche generali. I risultati, che potete consultare in rete nella loro interezza all’indirizzo bit.ly/masterx_quindi2feb, mettono La promessa in evidenza un dato impressionante: di un futuro il 53,80% è indeciso mentre il 3,60% che somiglia sceglie l’astensione. Fatta la somma, a uno scenario il 57,40 non esprime alcuna prefedi cartone renza per le forze politiche e i candidati in campo. Logico attendersi che una parte consistente degli indecisi ingrosserà le fila dell’astensione. Si dirà che il dato era largamente prevedibile, visto l’andamento delle ultime consultazioni, la pessima qualità della campagna elettorale in corso e il vento dell’antipolitica che soffia ancora potente. Ma a parte il fatto che non sempre l’astensione cresce, come testimonia l’inatteso 70 per cento di affluenza al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, è impressionante la dimensione del distacco e del disinteresse dalla politica testimoniato dai giovani. Ragazzi dai 19 ai 23 anni che, in molti casi, saranno alla prima prova assoluta di voto.
La prima, e persino ovvia spiegazione, di questa distanza siderale è che l’offerta politica attuale di partiti e movimenti riguarda poco o nulla i giovani. Certo, se si sta alla retorica da comizio e ai programmi elettorali, tutti ma proprio tutti si sbracciano e si sgolano promettendo “un futuro” per figli e nipoti. E naturalmente un futuro potrà prendere forma soltanto attraverso il lavoro, salvo non fare mai i conti fino in fondo con gli ostacoli strutturali che in questo paese bloccano l’innovazione e lo sviluppo di nuovo lavoro qualificato: dalle protezioni corporative a una burocrazia inefficiente e paludosa, alla mancanza di sostegno del credito alle nuove imprese, all’ insufficienza delle infrastrutture, alla lentezza del sistema istituzionale. Se così stanno le cose è davvero difficile immaginare che i giovani possano ostentare entusiasmo e partecipazione. Che si possano riconoscere in questo torneo di sparate demagogiche (salvo eccezioni) dove il futuro assomiglia a uno scenario di cartone. Tuttavia c’è un elemento in più che sfugge e che, invece, è probabilmente la ragione primaria di una disaffezione ormai abissale. Chi insegue il voto dei giovani, infatti, non può sperare di intercettarlo se non propone, anche, una dimensione ideale, un obiettivo di cambiamento, una prospettiva per cui valga la pena di spendersi e appassionarsi. I giovani non votano con il portafogli, soprattutto la prima volta che si affacciano alle urne. Votano col cuore. E di questo pare si siano dimenticati tutti.
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CRIPTOVALUTE
BITCOIN
L’ascesa della criptovaluta La sua storia è costellata di crolli e risalite che hanno spaventato gli osservatori di tutto il mondo, ma la sua carica rivoluzionaria è la blockchain Di Federico Graziani Era la moneta dei nerd e dei pirati della rete, oggi è uno strumento finanziario tanto sdoganato da aver cominciato a far gola ad alcune economie statali. Nelle intenzioni del suo ideatore, che si cela sotto lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, la funzione del bitcoin stava da qualche parte là in mezzo: doveva rivoluzionare il sistema globale di scambi di valore. sfiducia bancaria
Il 15 settembre 2008 implode la Lehman Brothers. La grande banca d’affari statunitense, travolta dai mutui subprime, dichiara bancarotta. È l’inizio della crisi economica più grande dal crollo di Wall Street del 1929. Quarantasei giorni dopo, il 31 ottobre, viene presentato al mondo di internet il documento Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System. Descrive una modalità di pagamento elettronico che elimina dalle transazioni le terze parti di fiducia, ovvero le banche. È il manifesto della sfiducia verso gli istituti finanziari, il piccone con cui gli anarchici del web sperano di frantumare il sistema economico tradizionale. Tra di loro la moneta co-
mincia a diffondersi, attraverso il passaparola degli hacker il bitcoin comincia a evolversi. fiducia virtuale
Col passare del tempo nasce la necessità di creare un mercato di cambio, il Bitcoin Market, aperto il 6 febbraio 2010. In quel momento un bitcoin vale circa 3 millesimi di dollaro ed è usato soprattutto da chi vuole portare a termine traffici illeciti senza lasciare tracce nel mondo fisico. Tracce però se ne lasciano, nel mondo digitale della blockchain. Si tratta del registro digitale distribuito su tutta la rete che tiene conto di tutte le transazioni realizzate in bitcoin. Ecco l’elemento di fiducia che permette i passaggi di denaro: ciò che è sulla blockchain è visibile a tutti ed è immodificabile. Per validare una transazione, questa deve essere confermata da tutta la rete attraverso una serie di indovinelli crittografici. L’algoritmo che gestisce la blockchain di bitcoin prevede che l’emissione di nuova moneta avvenga in automatico come ricompensa a chi impegna risorse informatiche a sostegno delle transazioni. È un sistema digitale indipendente, autoregolato, diffuso e decentrato.
CRONOLOGIA
La nascita nel 2008, l’esplosione in dieci anni A cura di Master Iulm _
MEZZO DI PAGAMENTO Anche a Milano, ci sono negozi che accettano i bitcoin.
1. BLOCCO GENESI
2. BITCOIN PIZZA DAY
“È dunque necessario un sistema di pagamento elettronico basato su prova crittografica invece che sulla fiducia”. Il 31 ottobre 2008 Satoshi Nakamoto, di cui non si conosce la vera identità, invia una mail criptata contenente il documento in cui viene spiegato l’algoritmo del bitcoin. Il 3 gennaio 2009 nasce il Genesis Block, che dà inizio alla blockchain ed >emette
Il 22 maggio del 2010, un programmatore di nome Laszlo Hanyecz spende 10.000 bitcoin per due pizze della catena Papa John’s. In mancanza di un cambio ufficiale, Hanyecz valuta autonomamente le monete circa 0,003 dollari ciascuna. La pizzeria accetta e si verifica il primo acquisto online in bitcoin. L’evento è celebrato ogni anno durante il Bitcoin Pizza Day.
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MONETE STATALI VIRTUALI
Paese che vai criptovaluta che trovi Nel dicembre dello scorso anno Kaspar Korjus, direttore del programma di residenza digitale, ha affermato che l’estcoin, la criptovaluta estone, si farà. Contrario il presidente della Bce, Mario Draghi: “Nessun paese può varare una propria moneta, la moneta dell’eurozona è l’euro”. Korjus però non vuole fermarsi: l’obiettivo è quello di raccogliere attraverso l’Ico (Initial Coin Offering, mezzo non regolamentato di crowdfunding lanciato al fine di raccogliere fondi per nuove criptovalute) i fondi necessari per far decollare il progetto di digitalizzazione del sistema, che in tre anni ha raccolto 30mila adesioni. In Russia, il Cremlino sta progettando di evitare problemi per la sua politica economica creando un criptorublo, una moneta elettronica da utilizzare per gli scambi commerciali internazionali aggirando le sanzioni proposte dall’Occidente. Sergei Glazev, consigliere economico del presidente Vladimir Putin, ritiene che con il criptorublo si potrebbero “saldare i conti con le controparti in tutto il mondo senza alcun riguardo per le sanzioni”. Dopo anni di teorie, la valuta decentralizzata ha il suo primo caso di studio concreto in Africa. In Zimbabwe il bitcoin è il rifugio che dovrebbe conservare o accrescere il valore dei depositi dei cittadini, offrendo protezione dalle paure di un ritorno all’iperinflazione nello Stato africano. Anche il Sud America esplora l’opzione Bitcoin: in Venezuela il presidente Nicolas Maduro ha annunciato la nascita del Petro, una criptomoneta come il bitcoin, che sarà garantita dalle risorse minerarie del Paese e che potrebbe consentire nuove forme di finanziamento per combattere il deficit nazionale. Una soluzione virtuale per la devastante crisi e l’inflazione che hanno polverizzato il valore della moneta nazionale, il bolivar.
3. UN DOLLARO E PRIMO CROLLO
4. UN 2014 NERO, POI...
5. ...COMINCIA LA SALITA
6. SIAMO IN BOLLA?
Il 9 febbraio 2011, il bitcoin raggiunge la valutazione di un dollaro sul mercato Mt. Gox, la prima piattaforma di compravendita di criptovalute, nata sette mesi prima. Il 2 giugno, un bitcoin vale 31,91 dollari. Il 19 giugno Mt. Gox subisce un attacco hacker che causa il primo crollo: la moneta sprofonda a 1 centesimo, impiegherà 601 giorni a superare il tetto di 32 dollari.
Il 28 marzo 2013, la capitalizzazione del bitcoin tocca il miliardo di dollari. Dopo tre giorni si arriva a 100 dollari a moneta, a novembre si sfondano i 1.000. Poi in Cina bandiscono la piattaforma locale, e nel febbraio 2014 Mt. Gox chiude e il 28 febbraio dichiara bancarotta, causando un -30% nella quotazione. L’anno comincia male e finisce peggio: al 31 dicembre un bitcoin vale 200 dollari.
Pur con oscillazioni degne di un ottovolante, il bitcoin comincia la sua inesorabile ascesa “to the moon”, come dicono i fan delle criptovalute, verso la luna. Il 30 dicembre 2016, la quotazione torna a superare 1.000 dollari. Per quattro mesi la crescita segue un trend rialzista lineare e, passando attraverso piccoli e grandi scossoni, giunge indenne ai 2.000 dollari.
Da aprile 2017 la fama del bitcoin aumenta: il grafico del suo valore cambia ritmo, abbandona la linearità e diventa esponenziale. Per molti, è sintomo di un mercato malato. Nonostante alcune correzioni (-30% a luglio e a settembre), a metà dicembre ecco il massimo storico: 20.000 dollari. Poi il ribasso, fino a 10.000 dollari. Sta scoppiando la bolla o ripartità “to the moon”?
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CRIPTOVALUTE
> L’esatto opposto delle banche. Il sogno di Satoshi Nakamoto, o chi per lui, era creare una valuta globale e restituire ai cittadini il potere di scambio.
L’ESPERTA Marta Ghiglioni Ricercatrice
mercato nero
“Ma la vera innovazione è la blockchain” _ Un registro digitale aperto e controllabile da tutti in ogni momento. Oltre al sistema monetario, anche notai e assicurazioni rischiano di vedere il loro mondo rivoluzionato dalla blockchain. “A Chicago il catasto si trova su un database gestito dalla blockchain: di fatto, chi compra casa notarizza l’acquisto senza passare dal notaio”. Laureata in Giurisprudenza, Marta Ghiglioni studia le applicazioni legali e governative della blockchain, grazie alle quali si è guadagnata una borsa di studio alla Singularity University, in piena Silicon Valley, e un periodo di ricerca alla Nasa. Con l’esplosione del bitcoin, tutti parlano di blockchain. Ma che cos’è? La parola chiave è fiducia: un algoritmo valida le contrattazioni tra due individui, distribuendo tale informazione su più macchine in modo da non poterla contraffare. La questione della blockchain è simile a quella di internet negli anni Ottanta: allora, spiegare alle persone il protocollo httpc (quello che sta sotto il web, ndr) sarebbe stato inutile e anche dannoso. La blockchain non va spiegata, va solo sfruttata nelle sue applicazioni pratiche. Per esempio? Principalmente, si possono redigere atti notarili. Includendo nella crittografia della blockchain un’informazione, si assicura che quell’informazione sia unica e non replicabile. Oggi c’è bisogno di qualcuno che abbia l’autorità di certificare l’autenticità di un atto. Domani potrebbe essere un algoritmo a farlo. Le applicazioni di cui si sta parlando sono la certificazione di opere d’arte e le assicurazioni: digitalizzando la Pa, la blockchain potrebbe attingere dai vari database e certificare immediatamante la veridicità di un fatto. Sarebbe la fine della burocrazia.
La strada verso il successo, però, è fatta di compromessi. Primo fra tutti, per il bitcoin, quello di essere diventato la moneta “ufficiale” del Dark Web, l’internet più profondo e pericoloso. In particolare, era lo strumento di scambio dentro Silk Road, l’E-Bay oscuro dove droga e armi prendevano il posto di libri e videogiochi, prima che venisse chiuso nel 2014 in seguito a un’inchiesta dell’Fbi. Come può una valuta utilizzata nell’Amazon dei narcotrafficanti a farsi conoscere anche dal filosofo Diego Fusaro, che l’1 febbraio 2018 ha tenuto un incontro sul bitcoin? La risposta risiede nel denaro: la popolarità della criptovaluta cresce all’aumentare del suo controvalore in dollari. E la vetrina migliore la ottiene quando pare viaggiare sulle montagne russe. montagne russe
La storia del prezzo dei bitcoin è costellata di bruschi crolli che hanno prodotto pagine di giornali imbastite a lutto. Puntualmente, a ogni crollo è seguita una lenta risalita che lo ha portato a toccare nuovi massimi prima del crollo successivo. “Bitcoin, scoppia la bolla speculativa”, titolava il Sole 24 Ore il 10 aprile 2013. Erano i primi spazi che la criptovaluta riusciva a ritagliarsi tra i giornali italiani, incuriositi da un -60% in poche ore inedito per i titoli di borsa tradizionali. L’anno successivo una notizia ha avuto risonanza globale: “Piattaforma di bitcoin MtGox dichiara bancarotta. Persi 345 milioni di euro” (Il Sole 24 Ore, 28 febbraio 2014). Fino ad allora MtGox era stata la principale piattaforma di compravendita di bitcoin al mondo. Nel giro di una settimana va offline e porta i libri contabili in tribunale. Il prezzo del bitcoin accusa il colpo, ma in pochi giorni torna a salire: la fine di MtGox, invece di affossarlo, ha ampliato la platea dei suoi conoscitori e, di conseguenza, la sua capitalizzazione. MINARE DA CASA Nel 2013 con una piccola rete di schede grafiche si potevano estrarre bitcoin.
“L’anno in cui il mondo ha scoperto (e ‘apprezzato’) il bitcoin”, titola sempre il Sole 24 Ore alla fine del 2017. Nel corso di dodici mesi il prezzo della criptovaluta cresce del 1900% e arriva al picco di 20mila dollari. Il successo porta le critiche dei grandi della finanza globale. Il 12 settembre Jamie Dimon, ceo di JPMorgan, sentenzia: “È una frode ed è peggio dei bulbi di tulipano”, riferendosi alla bolla scoppiata in Olanda nel Seicento, una delle più famose della storia dell’economia. È un mercato, quello dei bitcoin, ancora piccolo e suscettibile alle dichiarazioni esterne: unita alla dichiarazione di illegalità da parte della Banca Popolare della Cina, la frase scatena il panico, e il prezzo scende da 4800 dollari a 3200. “Ascesa e declino del Bitcoin” è il titolo funereo della Stampa. come le dotcom
Ulteriore dimostrazione della volatilità del sistema è dato dalla Long Island Iced Tea. Il 21 dicembre 2017 la piccola e poco conosciuta società del New Jersey, produttrice di bevande analcoliche, modifica il suo nome in Long Blockchain. Risultato: il titolo schizza da 2,44 a 9,49 dollari. Dall’altra parte dell’oceano, il 27 ottobre l’azienda londinese On-line Plc si trasforma in On-line Blockchain Plc e il suo titolo si impenna in due ore da 16,20 sterline a un picco di 80. La mente torna al fenomeno delle “dotcom”, aziende che, alla fine degli anni ’90, inserirono “.com” nel loro nome, pur non avendo nulla a che vedere con il mondo digitale, per cavalcare la bolla di internet. moneta deflativa
E la bolla del bitcoin? L’algoritmo prevede che l’emissione di moneta rallenti ogni quattro anni fino al limite di 21 milioni di unità. Oggi ce ne sono circa 17 milioni e tra vent’anni sarà stato emesso il 98% del totale, che verrà raggiunto nel 2140. Questo fa del bitcoin un bene scarso: il prezzo dipende esclusivamente dalla sua domanda. Inoltre, a chi obietta che non ha garanzie fisiche su cui fondare il suo valore, occorre ricordare che lo stesso dollaro non è garantito da un sottostante dal 1971, da quando Nixon sancì la fine della sua convertibilità in oro. In effetti, un sottostante da cui dipende il valore del bitcoin c’è, ed è la blockchain, che promette innovazioni rivoluzionarie.
E in un futuro un po’ più lontano? Arriveremo a un punto in cui la blockchain ci servirà per davvero. Presto molti oggetti saranno autonomi e noi avremo bisogno di controllarli. Validando le loro azioni, la blockchain potrà essere usata per tenere sotto controllo le intelligenze artificiali del futuro. F.G.
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Investire in gattini inesistenti Il successo di CryptoKitties, dove un gattino digitale può costare milioni di dollari. La piattaforma di scambio è Ethereum, che gestisce la criptovaluta rivale del bitcoin Di Andrea Madera _ CryptoKitties è un gioco online simile al Tamagotchi (creato nel 1996) in cui gli utenti allevano, comprano e vendono gattini digitali utilizzando come moneta di scambio l’ether, la seconda criptovaluta più importante al mondo dopo il bitcoin. Sul sito web Cryptokitties.co, attivo dall’1 novembre 2017, i cuccioli sono generati dal codice sorgente del programma e i giocatori (a una settimana dal lancio del sito erano già più di 7 milioni) devono allevarli e crearne di nuovi facendoli accoppiare per generare un gattino con caratteristiche uniche. Tra i tanti esemplari virtuali spicca l’esempio del gattino 23: scambiato il 2 dicembre per 4.000 dollari, tramite più operazioni in cinque giorni il suo valore è salito a 259.81 ether, in quel momento pari a poco più di 117.000 dollari. Al momento sono in vendita online gattini che costano più di 100 milioni di dollari. attacchi contro le criptovalute
Con queste cifre si capisce perché i volumi di traffico su CryptoKitties siano stati così alti da intasare la blockchain di Ethereum. La piattaforma CryptoKitties, creata dal-
la società canadese Axiom Zen, ha avuto un volte in grosse operazioni economiche prima successo tale che il volume di traffico nella dell’avvento delle criptovalute. Proprio come prima settimana (picchi del 20% su tutte le Bitcoin ha aperto il mondo della finanza a transazioni in ether) ha messo a dura prova persone che prima non avrebbero mai potuto l’ecosistema digitale su cui la principale cripaccedervi. to “rivale” di bitcoin è costruita, rallentando le transazioni e portando il prezzo al ribasso. blockchain e gattini, binomio vincente Questo può anche essere un problema che riAver applicato la logica della blockchain a guarda gli ether adesso, ma deve essere tenuun mercato di simpatici gattini è semplice e to in conto per tutte le criptovalute, monete geniale. La natura del gioco virtuale, la sua che nascono e sono gestite tramite algoritmi, capacità di rispecchiare quella umana ha dunque attaccabili in condizioni particolari. reso il gioco molto popolare. Il meccanismo Ethereum ha subìto un attacè esattamente lo stesso che co hacker nel 2016, un attacc’è dietro Bitcoin e che rende Un felino virtuale co che ha portato alcuni svile criptomonete inattaccabili luppatori a creare Ethereum e sicure. Come per Bitcoin, comprato a 4.000$ Classic, una moneta sata su un perfetto equilibrio tra alè stato venduto una blockchain più sicura. Lo goritmi e avidità umana, che stesso creatore di Ethereum, l’hanno fatto sopravvivere a dopo cinque giorni Vitalik Buterin (classe 1994, quattro anni di attacchi. a 117.000$ di Mosca), ha annunciato un nuova aggiornamento della non copiate il gattino rete. L’upgrade Casper promette di miglioProprio come un bitcoin ha la sua forza nel rare, oltre alla sicurezza, la scalabilità del fatto di non poter essere né replicato né usanetwork di Ethereum, sollecitata da applicato due volte per uno stesso pagamento, così zioni esterne come quella dei gattini virtuali. i gattini della blockchain di Ethereum non possono essere rubati o copiati. La nascita tempismo e fortuna di una nuova specie o di un nuovo gattino è Come i bitcoin e gli ether, anche CryptoKitsancita e registrata su un registro condiviso ties ha permesso ai suoi inventori, gestori e e approvato. Il segreto del successo di questo utilizzatori di guadagnare molto semplicegioco è l’aver intuito che chi vi partecipa vuomente trovandosi al posto giusto nel momenle creare qualcosa di unico e irripetibile e gioto giusto. I ricavi derivano dalla capacità di care a chi lo valuta di più. Non è un caso che valutare i prezzi dei cuccioli e dalla fortuna, sia nato su Ethereum, che non è solo una mofattore imprescindibile dato che in questo neta, ma una piattaforma per la creazione di campo non esiste l’analisi fondamentale o smart contract, contratti digitali che potrebtecnica come nel mercato valutario. I gattini be rivoluzionare il settore notarile. È nato nel possono prestarsi, così, alla speculazione, at2015, sei anni dopo Bitcoin, ma ne rispecchia tirando persone che non sono mai state coinla logica e le potenzialità.
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CULTURA
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L’ITALIANO
IL LINGUISTA Claudio Marazzini Presidente Accademia della Crusca
L’amara verità: “Non siamo un popolo colto” Di Emanuele De Maggio _ Petaloso non ce l’ha fatta, ma è arrivato a un passo dal traguardo. Nonostante riescano a guadagnarsi una dignità linguistica, solo pochi neologismi approdano tra le pagine di un vocabolario. “Questo perché c’è un filtro che non lascia passare termini che rischiano poi di rivelarsi degli occasionalismi”, spiega il presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini. “Dire che una parola è legittimamente formata - aggiunge - non significa che questa entri nell’olimpo dell’italiano. Sul nostro sito c’è una rubrica in cui le persone ci comunicano dei termini nuovi, a volte molto strampalati. Quando una parola è segnalata spesso dà garanzie, vuol dire che non si tratta di un’invenzione. Ma prima di trovarla tra i vocaboli della nostra lingua occorre aspettare qualche anno e vedere se dura”. i termini (astrusi) di ieri e di oggi
Andando a scavare tra i neologismi prima saliti alla ribalta e poi scomparsi, si può trovare il termine videoidiota, “nato intorno agli anni ‘60 e frutto dell’influenza della televisione”, racconta il professor Marazzini. “Forse lo stesso destino toccherà anche alla parola webete, attualmente molto usata”. Così come il termine docciarsi, in voga soprattutto tra i giovanissimi. Se questi neologismi dureranno o meno, lo dirà solo il tempo. L’ultima parola, comunque, spetterà ai linguisti che curano le pagine dei vocabolari. Ciò che al momento risulta chiaro è che il rapporto tra gli italiani e la propria lingua è tutt’altro che semplice e lineare. Su questo tema, il presidente Marazzini precisa che “il problema non riguarda l’italiano e il suo stato di salute, bensì il profilo culturale di coloro che lo parlano. La verità è che non siamo un popolo colto e i dati sulla diffusione dei quotidiani e sulla vendita dei libri lo dimostrano”. Non tutti condividono questa chiave di lettura, però. Un’autorevole personalità come Tullio De Mauro, per esempio, “sosteneva che i responsabili fossero i governi e la loro politica culturale. Ma può essere sempre colpa di qualcun altro?”
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Italiano, la lingua o Il Consiglio di Stato stoppa i corsi tenuti solo in inglese ma il Miur lo impone come unico idioma della ricerca. Tra analfabetismo funzionale e test, la fotografia del Paese Di Sara Bernacchia, Emanuele De Maggio _ Jobs act, workshop, teenager, meeting. Perché non utilizzare riforma del lavoro, seminario, adolescente, riunione? Le parole in italiano non sono abbastanza incisive ed esaurienti rispetto alle equivalenti dell’inglese? O più semplicemente gli anglicismi risultano, tanto per essere precisi, più “cool” e “smart”? Interrogativi, questi, che spingono verso una domanda precisa: qual è, ad oggi, lo stato di salute della nostra lingua? Una risposta semplice, ovviamente, non c’è. Ma, prendendo in considerazione determinati aspetti, si possono trarre alcune conclusioni. Andiamo con ordine e partiamo dal mondo della scuola, chiamato a gestire situazioni contrastanti se non addirittura agli antipodi tra loro. Da una parte, infatti, il Consiglio di Stato - recependo la sentenza della Corte Costituzionale del 2017, relativa al ricorso presentato da un centinaio di docenti del Politecnico di Milano - pochi giorni fa ha riconosciuto come imprescindibile l’utilizzo della lingua italiana nell’ambito dell’insegnamento accademico, bloccando, di fatto, i corsi di studio tenuti esclusivamente in inglese.
Il Ministero dell’Istruzione, poco più di un mese prima, ha invece stabilito che per ottenere un finanziamento pubblico tutti i progetti di ricerca, indipendentemente dalla disciplina di riferimento, devono essere presentati in lingua inglese. L’uso dell’italiano è facoltativo. Quindi, seguendo le indicazioni del Miur, uno studente di Lettere classiche o una sua collega di Italianistica, dovrebbero redigere le rispettive proposte in inglese. “Il problema sta nell’esclusione dell’italiano, soprattutto perché si tratta di un bando per progetti di ricerca di interesse nazionale”, spiega il presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini. “E’ assurdo anche discuterne”, aggiunge. “La domanda in inglese è legittima per aver voce nel contesto internazionale, ma introdurre la possibilità discrezionale di presentare una seconda versione in italiano risulta un gesto di pietà inutile. Mi chiedo quale pigrizia si vada ad assecondare eliminando l’obbligatorietà di entrambe le lingue”. Un gesto di pietà che però, numeri alla mano, appare ingiustificato. L’italiano, a discapito del pensiero comune, non è utilizzato solo nello Stivale: fuori dai confini del Belpaese ci sono quasi cinque milioni di connazionali residenti all’estero e almeno 80 milioni di oriundi. Nel mondo, quindi, dall’Argentina alla Germania, passando per il Brasile e l’Australia, l’italiano si parla molto più di quanto si potrebbe immaginare. Il regolamento imposto dal Ministero ha destato scalpore anche e soprattutto in ambito accademico dove “è in atto una protesta generalizzata, specie nelle facoltà umanistiche”. Lo spiega Annalisa Andreoni, docente di Letteratura italiana all’Università Iulm,
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L’ITALIANO
IL PADRE Dante in esilio, olio su tela di Domenico Peterlini
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CULTURA
Scritta o parlata è sempre la più bella Annalisa Andreoni, autrice del libro “Ama l’italiano”: “La distinzione tra cultura di massa e cultura letteraria oggi non ha più ragione d’esistere, la discriminate sia la qualità”
Di Sara Bernacchia _
a offesa secondo la quale “una lingua è di prestigio quando viene utilizzata in tutti i settori della comunicazione, se non la si usa per la ricerca diventa un dialetto”. Per di più, aggiunge Andreoni, “proprio la ricerca, se finanziata con risorse pubbliche, dovrebbe essere accessibile a tutti: i cittadini hanno il diritto di poter leggere i risultati dei lavori che loro stessi, indirettamente, hanno sostenuto”. Questa considerazione, però, fa sorgere un dubbio: quanti italiani, scorrendo testi del genere, riuscirebbero a capirne il contenuto? Il rapporto Piaac – Ocse, infatti, rileva che il 42,3% dei nostri connazionali adulti (compresi nella fascia d’età tra i 16 e i 65 anni) non raggiunge la quota di conoscenze minime per comprendere appieno quanto legge o ascolta. Si parla dei cosiddetti “analfabeti funzionali”, persone capaci di produrre e “visionare” un testo, ma non di valutarlo in modo compiuto e con un approccio critico. Il problema allora sarebbe da cercare nell’effettiva conoscenza della lingua da parte di chi la usa. Su questo versante, l’Università Biccoca di Milano, insieme a quella belga di Gent, ha elaborato un test che, sottoponendo agli utenti termini più o meno complessi, permette di “misurare” la conoscenza dell’italiano. “Il quiz, accessibile online, propone una serie di parole scelte tra un insieme di 130.000 vocaboli”, racconta Marco Marelli, ricercatore del dipartimento di Psicologia dell’Università Bicocca. Al momento “sono stati compilati circa 70.000 questionari e nel giro di qualche mese saremo in grado di diffondere i primi risultati qualitativi. L’obiettivo, infatti – sottolinea Marelli –, è capire come cambia l’utilizzo dell’italiano a seconda dei luoghi e di altri fattori”.
Sono i capolavori della nostra letteratura a essere tali perché scritti in una lingua tanto bella o è l’italiano che si nobilita perché declinato in versi e strofe di innegabile raffinatezza? Il dubbio, quasi amletico, sembra destinato a persistere. L’unica certezza è che “quello tra la nostra lingua e i capolavori che vi sono stati composti è un rapporto di inscindibile reciprocità, che rafforza entrambe le parti”, afferma Annalisa Andreoni, docente di Letteratura italiana all’Università Iulm, che ha dedicato il libro “Ama l’italiano - Segreti e meraviglie della lingua più bella” alla valorizzazione di una lingua che, troppo spesso, noi stessi tendiamo a sottovalutare.
è considerato una delle lingue più musicali, dolci e seduttive. La musicalità è data dal fatto che, poiché tutte le parole terminano in vocale, è possibile tenere più a lungo le note. Non a caso la nostra lingua è circolata in tutto il mondo grazie alla lirica. Ed è vero che spesso chi ascolta l’opera si emoziona fino a commuoversi anche senza capire il significato delle parole.
Spesso, però, sono gli stessi italiani che non colgono il valore della lingua. Che ruolo può avere la scuola? L’elemento da cui partire è che la conoscenza dell’italiano, scritto e parlato, è un requisito imprescindibile per essere cittadini. I dati evidenziano la perdita di competenza nella scrittura soprattutto da parte dei giovani e questo rende necessario mettere in campo strategie mirate. Per esempio, apprezzo la proposta di Luca Serianni (ndr responsabile del gruppo di esperti voluto dal Ministero dell’istruzione per arginare le carenze linguistiche degli studenti italiani) di riformare l’esame di terza media sostituendo L’iniziativa di poeti il tema con testi descrittivi, argomentativi o creativi, che e intellettuali permettono di individuare che scelsero ed esaltare le competenze dei singoli ragazzi. di usare il volgare
Professoressa, nel libro la nascita dell’italiano è legata a una presa di posizione degli intellettuali, che scelsero di scrivere le loro opere in volgare e non in latino. Esatto, è il passaggio decisivo nella trasformazione del volgare, e quindi dell’italiano, da lingua di uso quotidiano a lingua di prestigio. Nel Medioevo c’era una diglossia, si parlavano i volgari locali ma si scriveva in latino. L’iniziativa di poeti e intellettuali, che scelsero di fare del volfu fondamentale gare una lingua per scritture Nel libro si racconta della complesse, è stata decisiva. bellezza dell’italiano citanannalisa andreoni Dante è a tutti gli effetti il pado come esempi anche testi dre dell’italiano, perché più di Vasco Rossi e Roberto di ogni altro si è impegnato per fornirgli uno Benigni. Fare riferimento a queste figure status di prestigio: non solo scegliendo di uti- può contribuire ad avvicinare i giovani lizzarlo per comporre la Commedia ma spie- alla conoscenza della lingua? gando, nel De vulgari eloquentia, perché fosse L’italiano nel tempo ha conquistato terreno in una lingua degna di essere utilizzata. tutti gli spazi della comunicazione, per avere una visione corretta e completa di un’evoluQuando una lingua diventa di ‘Serie A’? zione lunga otto secoli è giusto considerare Quando è utilizzata in ogni ambito della co- anche i “settori” di applicazione più recenti municazione, primo tra tutti quello della dal fumetto alla musica, alla sceneggiatura. scrittura. La divisione tra cultura di massa e letteraria oggi non ha più ragione di esistere. Quindi sì, L’italiano è tra le lingue più amate al mon- anche nel definire i programmi scolastici bido, lo apprezza anche chi non lo conosce. sogna sostituire il principio del livello di culAssolutamente. Sin dal Settecento l’italiano tura alta o bassa con quello della qualità.
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L’eterno fascismo italiano Dalle iniziative di Casa Pound ai blitz di Forza Nuova, un’onda nera sembra essersi abbattuta sull’Italia. E le periferie, abbandonate dalla sinistra, sono diventate terreno di conquista delle formazioni neofasciste.
Di Michele Zaccardi _ “Per tutti i camerati caduti: presente!”. Il grido lanciato dai militanti radunati per commemorare la strage di via Acca Larentia si perde tra i palazzi del quartiere Tuscolano. Le immagini della manifestazione ci portano indietro di quarant’anni. A quel 7 gennaio del 1978, quando un commando della sinistra extraparlamentare, i Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale, uccise a colpi di mitra due giovani attivisti del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile dell’Msi, appena fuori dalla sede romana del partito. Fu un punto di non ritorno. Da lì, la lotta politica tra opposti estremismi divenne feroce. E, soprattutto, armata. Vedere adesso migliaia di militanti di Casa Pound, inquadrati in battaglioni, rispondere al richiamo alla memoria dei caduti con il braccio teso, per alcuni è presago di un ritorno alla violenza politica degli anni ’70. É innegabile che l’estrema destra abbia guadagnato spazio mediatico e politico negli ultimi anni, uscendo da quell’irrilevanza cui sembrava condannata dopo la svolta di Fiuggi del ’95, quando Fini spogliò il Msi dalle vestigia nostalgiche per trasformarlo in un moderno partito conservatore. Le parole d’ordine “non rinnegare, non restaurare”, sembravano superate. Invece, complici anche i successi elettorali ottenuti da Casa Pound - 9% a Ostia il 7.8% a Lucca e il 6.9 a Bolzano - , la destra radicale è tornata a essere al centro del dibattito. In molti hanno lanciato l’allarme, soprattutto dopo il blitz di un gruppo di militanti di Forza Nuova armati di fumogeni davanti alla sede di “Repubblica”, a Roma. La galassia neofascista, però, è troppo frammentata per poter contare qualcosa a livello nazionale. Tutte insieme Forza Nuova, Casa Pound, Fiamma Tricolore - valgono il 2-3%. E di coalizioni non ne vo-
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gliono sentir parlare. Le preoccupazioni sono legittime, ma gridare al lupo quando non c’è non serve a niente. I rigurgiti neofascisti di questi anni allignano nel malcontento degli strati della popolazione più colpiti dalla crisi. Sono loro a sopportare il peso dell’immigrazione e il degrado urbano dei quartieri popolari nei quali vivono. Abbandonate dalla politica tradizionale, le periferie si tingono di nero. E il disagio sociale delle banlieues italiane trova sempre più spesso interpreti nelle iniziative dell’estrema destra. Dagli aiuti alimentari agli italiani indigenti alle occupazioni a scopo abitativo, Casa Pound è tra le formazioni più attive. Purtroppo, nell’attuale temperie europea l’Italia non fa eccezione. Il risentimento verso le elites, accompagnato da richiami identitari e revanscisti, è un tratto comune dell’Europa contemporanea. Ovunque disoccupazione, povertà, mancanza di prospettive rendono fragile il contratto sociale. Non è un caso che l’estrema destra tedesca, Afd, abbia trionfato alle ultime elezioni politiche, con percentuali superiori al 20%, nei Lander della vecchia Germania Est, regioni che scontano ancora i problemi di 40 anni di comunismo. O ancora, Alba Dorata in Grecia, terzo partito alle ultime elezioni con il 6.3%, il Front National in Francia, che alle presidenziali ha preso il 21% e la destra nazionalista austriaca Fpo con il 26%, sono il segno tangibile del fallimento della politica tradizionale. A questi successi fa da contraltare la profonda crisi dei partiti di sinistra. Il Partito socialista francese è passato dal 28.63% del 2012 al 4.8, il Psoe spagnolo dal 2009 ha perso il 20%, i socialdemocratici tedeschi sono scesi dal 38.4% del 2005 al 24.6 del 2017. La sinistra si sgretola e viene superata da destra nel terreno che le era proprio: la tutela delle fasce sociali più deboli. Un terreno che la sinistra sembra aver abbandonato.
DALL’ALTO: Il corteo del 7 gennaio ad Acca Larentia in commemorazione di due attivisi del Msi uccisi nel 1978; Manifestante in piazza Duomo a Milano; SOTTO: Divi duci guitti papi caimani. L’immaginario del potere nel cinema italiano, da Rossellini a «The young pope». Perché il nostro cinema identifica gli uomini di potere con le maschere mentre in America si fanno nomi e cognomi? Il libro del critico cinematografico Gianni Canova spiega come mai, dopo 70 anni di vita democratica, ancora colleghiamo la politica a intrighi, congiure e complotti.
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SOCIETÀ
Foto: Claudio Iannone
“Per alcuni non ero un attore” Massimo Popolizio ha prestato il volto a Mussolini nel film Sono Tornato di Luca Miniero Di Giulio Pinco Caracciolo e Marcello Astorri “Vedere il Duce che si aggira per Roma ha suscitato reazioni impensabili”, racconta Massimo Popolizio. Prodotto da Indiana films e distribuito da Vision, il nuovo film - Sono tornato - è uno spaccato di una “società che spesso si rivela ancora razzista e forcaiola”. L’attore 56enne, tra i migliori del nostro cinema e teatro, ha indossato la camicia nera di uno spaesato Benito Mussolini, catapultato nella Roma di oggi e costretto a confrontarsi con i problemi moderni. Si tratta di un remake italiano del film Lui è tornato, tratto dal bestseller di Timur Vermes. Se nell’originale si immaginava un ritorno di Hitler, Nicola Guaglione e Luca Miniero hanno riscritto la storia con protagonista il Duce. Popolizio, insieme a Frank Matano, sua spalla nel film che uscirà al cinema dal 1 febbraio, ha presentato così il suo lavoro all’università Iulm: “È una commedia ironica, ma il finale rivelerà risvolti inquietanti”. Cosa si prova a indossare i panni di Benito Mussolini? Un attore non può giudicare l’uomo che interpreta. Nel caso di Mussolini, ho pensato che sarebbe stato sbagliato farne una parodia e l’unica possibilità era trattarlo con il mas-
simo rispetto. Quando le scene si rivelavano comiche, io interpretavo il personaggio con estrema serietà nelle espressioni facciali e nel tono della voce. Il risultato? La serietà produce comicità e non sciatteria.
80 anni torno e vi ritrovo di nuovo analfabeti”. Secondo lei il “fascismo di ritorno” è un pericolo reale? Non stiamo parlando della maggioranza degli italiani, ma molti lo vorrebbero ancora. Grazie a Dio, però, esiste la legge sull’apologia di fascismo. Questo film ci fa capire quanto sia giusta. Il malcontento e la paura fanno pensare alle persone di essere fasciste, ma il fascismo è stata un’altra cosa.
Qual è stata la sua preparazione? Ho visto tanti film storici: uno tra tutti – Mussolini ultimo atto – diretto da Carlo Lizzani, dove a mio parere c’è la migliore interpretazione del Duce. Il nostro però è un film immaginario. Volevamo inventare Mussolini nel 2018, e l’idea che ne esce è che sia meglio un Agli italiani piace ancora l’uomo forte al non-ritorno. Nessun film deve comando? far cambiare idea politica. Più Nessun uomo forte al comando che altro deve suscitare delle ripuò risolvere da solo i problemi. flessioni: saremmo allo sfascio Gli italiani dovrebbero sapere Ognuno di noi se un film avesse il potere di inche la soluzione passa attraverso ha dentro fluenzare il parere politico delle la cooperazione. Quando il canpersone. didato alle regionali dice “dobMussolini, biamo difendere la razza bianca”, ma è meglio che uno dovrebbe rispondergli: “ci Avete girato il film per le strade di Roma. Come ha reagito la non venga fuori dica come fa a tutelarla”. Non gente? esiste una razza bianca, siamo massimo popolizio Il rigetto era presente, ma altri tutti meticci. Si tratta solo di frasi dicevano: “meno male che sei anacronistiche. ritornato”. Per alcuni non ero un attore, mi parlavano come se fossi la reincarnazione Nel film Mussolini dice: “Se mi uccidi, ucdi Mussolini. Vomitavano parole tremende: cidi una parte di te stesso”. Cosa voleva “ammazzali tutti, prendi il potere e liberaci dire? dagli immigrati”. Un odio dietro al quale c’è Nel dna italiano c’è la voglia di autoritarismo, un sentimento di smarrimento: demandano è antropologicamente dentro di noi. Come la risoluzione dei problemi all’intervento di diceva Gaber di Berlusconi, “Non ho paura un’ipotetica figura autoritaria. Questo è frut- di Berlusconi in sé, ho paura di Berlusconi in to dell’ignoranza. Nel film il mio personaggio me”. Ognuno di noi ha dentro Mussolini, ma dice: “Vi ho lasciati analfabeti, adesso dopo è meglio che non venga fuori.
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NEW MEDIA
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DONNE NEL WEB
#GIRLPOWER A sinistra e in basso alcune grafiche pubblicate sul profilo Instagram della media company dove troneggia l’hashtag #girlpower. A destra il team di lavoro: un gruppo giovane e dinamico con una media si età di 29 anni e composto per il 75% da donne.
Freeda, i social si tingono I segreti della media company milanese che parla alle donne e spopola su Internet. In un anno ha raggiunto 1 milione e 200mila follower su Facebook Di Carolina Sardelli _ Freeda come freedom, ma al femminile. Al centro dell’idea su cui si fonda la media company con sede a Milano, creata alla fine del 2016 da Andrea Scotti Calderini e Gianluigi Casole, c’è il concetto di libertà. “Ognuno sia ciò che vuole”, questo potrebbe essere lo slogan del progetto editoriale che in un anno di esistenza sui social network ha superato il milione e 200 mila seguaci su Facebook, raggiungendo, però, mensilmente tra i 20 e i 24 milioni di contatti grazie a condivisioni e interazioni. “Ci siamo resi conto che mancava un editore capace di rispondere alle esigenze delle nuove generazioni”, racconta Andrea Scotti Calderini. E allora l’obiettivo del gruppo editoriale diventa quello di strizzare l’occhio alle giovani donne, tra i 18 e i 35 anni, con
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un approccio generalista al complesso mondo femminile, nessun argomento è precluso: lifestyle, attualità, persino le abitudini sessuali vengono trattate con un linguaggio ironico e ispirazionale. Ciò che distingue il progetto, che oggi ingloba al suo interno 50 persone, è la sua presenza esclusiva sui social. Non esiste un giornale cartaceo, così come non c’è nessuna home page su internet. Se si approda sul sito freedamedia.it troviamo un’interfaccia grafica che rimanda direttamente a Facebook e Instagram: “Read us in your social feed”, si legge. Non si spera che l’utente scelga autonomamente di guardare ciò che il gruppo diretto da Daria Bernardoni crea, ma si va direttamente a cercare i possibili fruitori di Freeda. Si contano i like e le condivisioni, si ascoltano i consumatori finali e si provano a tradurre le loro richieste in contenuti. Così si allinea la produzione giornaliera alle regole del marketing: ogni mi piace e commento diventa fondamentale per capire i gusti del pubblico. la squadra di freeda
Nell’organico di Freeda oltre al gruppo autoriale e a quello produttivo sono centrali i team commerciali e quelli che si occupano di marketing e tecnologia. Con dipendenti per il 75% donne e con una media di età di 29 anni, l’azienda è una mosca bianca nel panorama editoriale italia-
I SOCI
Imprenditori digitali Dietro Freeda c’è la società Ag Digital Media fondata da Andrea Scotti Calderini, ex di Publitalia dove dirigeva la divisione branded entertainment, e Gianluigi Casole che ha fatto parte di Holding Italiana Quattordicesima, azionista di Fininvest. Al suo interno il progetto editoriale vede la partecipazione anche di Ginevra Elkann, sorella di Lapo e John, e del fondo FW che fa capo a Mario Gianani e a Lorenzo Mieli, figlio del giornalista de La Stampa e del Corriere della Sera Paolo. Quarantenni con esperienza nell’editoria, nella pubblicità e nelle comunicazioni che investono nel mondo digitale, scommettendo su una progetto che vive solo sui social network. L’editor in chief Daria Bernardoni riassume al meglio lo spirito di Freeda. Giovane, donna e con una grande competenza in campo di digitalizzazione. Prima di approdare alla media company milanese è stata coordinatrice e supervisore in Bookrepublic per la creazione di ebook, responsabile editoriale a Yahoo e product e web content manager in Microsoft.
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DONNE NEL WEB
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Valori e marketing ecco l’editoria 2.0 Monetizzare grazie alla collaborazione con un marchio e garantire un prodotto di qualità per l’utente. Il branded content è la chiave del successo _
o di rosa no. “Abbiamo studiato nel dettaglio tutti i mercati – dice Scotti Calderini - Ci sono tanti publisher che ci ispirano: dal New York Times a BuzzFeed, da Vice ai top influencer dei vari settori che sono diventati dei punti di riferimento nella creazione dei contenuti”. “Fondiamo insieme le caratteristiche tipiche degli editori in senso classico a idee super innovative come in altri paesi solo persone fisiche sono riuscite a fare - aggiunge Daria Bernardoni - Per esempio il nostro engagement rate su Instagram è di diverse lunghezze superiore se comparato con quello di altri editori tradizionali e invece è perfettamente in linea con personalità del mondo dello spettacolo o della moda”. lo sguardo al futuro
Il progetto editoriale si appresta anche a oltrepassare i confini nazionali. “Stiamo esportando il modello Freeda in Spagna – rivela Scotti Calderini – Da febbraio apriremo i nuovi uffici con una team dedicato, dovremo capire come strutturare il piano d’azione rispetto agli utenti, ma l’azienda è la stessa per cui ci sono risorse, competenze e un brand che danno delle certezze, perché Freeda ha una sua identità ben precisa. Pensiamo ad altri Stati e ad altre lingue. Parlare a una moltitudine di realtà avvalorerà sempre più il prodotto che stiamo creando da un anno a questa parte”.
Produrre contenuti divertenti, informati- saggi importanti, con un approccio inclusivo vi, interessanti che attraggono il pubblico anche del mondo maschile: “Non c’è nessun raccontando una storia e allo stesso tem- istinto femminista nel nostro progetto – conpo fanno pubblicità a un marchio, il tutto tinua la direttrice - I nostri contenuti vengorestando fedeli alla propria linea editoriale e no filtrati in base a quelli che sono per noi i struttura valoriale. valori centrali: la realizzazione femminile, Prima si chiamavano articoli publiredazio- lo stile personale e la collaborazione fra donnali o con contenuti pubblicitari, nella nuova ne. Questi sono i messaggi che devono essere editoria si parla di branded content. trasmessi dal nostro gruppo. Non imponiamo È questo uno dei punti chiave della strategia dei diktat, non diciamo alle donne chi o come imprenditoriale di Freeda, che fin dalla sua devono essere, non ci sono must have o icone nascita ha deciso di dedicare una parte del da seguire. Noi vogliamo raccontare le donne suo palinsesto a prodotti editoriali dal più o in tutte le loro sfumature.” meno celato contenuto promozionale. Sono un esempio alcuni mini-documentari “e a voi cosa va di fare?” realizzati dalla media company milanese in La formula del successo di Freeda unisce collaborazione con Nike sulle la capacità di legarsi a mardonne e lo sport. chi di rilievo a quella di sa“Andate sulla Nike App o al per parlare al suo pubblico. Nike Store Porta Nuova di “E a voi cosa va di fare nel Milano per scoprire l’inte2018?” chiede con un post su ra storia delle ragazze del Instagram pubblicato il prirunning”, si legge sotto a un mo giorno dell’anno. Risponpost di Facebook pubblicadono in centinaia. to da Freeda lo scorso 20 Ecco che implicitamensettembre e correlato da un te, a disposizione del team, video perfettamente realizzaci sono tante informazioni to dove si racconta cosa spinsfruttabili per creare articoli ge alcune ragazze ad amare la e video perfettamente comcorsa. Una pubblicità a tutti patibili con i desideri della gli effetti, che però arriva al loro utenza, che, da parte sua, pubblico in via quasi sublisi sentirà ascoltata e riuscirà minale, perché l’attenzione è a identificarsi in quel conteNon diciamo catalizzata dal contenuto. nuto. gli ideali
alle donne chi e come devono essere. Le raccontiamo in ogni loro sfumatura
il target
“Sono entrata a far parte del “Le donne sono il nugruppo di Freeda perché cleo attorno al quale ruocondividevo la sua visione ta l’intero mondo Freeimprenditoriale – racconta da - aggiunge Bernardoni Daria Bernardoni, direttriparlando della mission che daria bernardoni ce editoriale del progetto sta alla base del progetto Da un lato c’è la creazione editoriale - sono un pubdi contenuti destinati a piattaforme specifi- blico interessante tanto editorialmente, che in chiave mobile e social, dall’altro c’è il quanto commercialmente”. E a coloro che tentativo di garantire sia l’esperienza uten- li accusano di piegare i loro contenuti a te che la monetizzazione con i brand, fa- cause economiche rispondono: “Ci leghiamo cendo in modo che queste due variabili non ad aziende che condividono i nostri princiconfliggano ma lavorino insieme. Al centro ci pi e la nostra linea editoriale. Non siamo un deve essere comunque la volontà di fare in- movimento o un ideologia, siamo una media formazione o entertainment toccando temi company con una missione aziendale molto interessanti.” chiara. Realizziamo contenuti rilevanti per la nostra utenza e se ci sono dei brand che hanil programma di lavoro no interesse nel veicolare un messaggio alla Nel palinsesto editoriale di Freeda devono nostra audience ben venga, deve però esserci trovare spezio sia argomenti pop che mes- concomitanza di intenti e di valori.” C.S.
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I NUMERI
Un business case per Facebook Pescaria è un innovativo fast food che nasce con un punto vendita pilota a Polignano a Mare (BA). Il cuore del prodotto è rappresentato da piatti a base di pesce, ispirati alla tradizione enogastronomica pugliese. L’impresa ha sfruttato Facebook come strumento di marketing. L’obiettivo? Diventare virali ancor prima di lanciarsi sul mercato. Il giorno dell’inaugurazione a Milano, a distanza di poco più di un anno dalla prima apertura, cinquecento clienti hanno invaso il locale. In un mese sono stati venduti 3000 esemplari del “panino gourmet”. Sono stati serviti anche 1000 clienti al giorno. Il 70% del fatturato aziendale è generato grazie a Facebook, e l’80% dei consumatori che frequentano il locale hanno scoperto Pescaria grazie al social network per eccellenza. Per questo motivo, Facebook Italia ha citato il fast food “marinaro” tra i suoi business case di successo.
Pescaria, panino di mare targato social Da Polignano a Mare a Milano: il boom del fish fast food Su Instagram conta più di 82mila follower In primavera l’apertura del nuovo locale sui Navigli Il co-fondatore: “Partiti con 1000 euro al mese” Di Alberta Montella _ Dal mare della Puglia alla mondana zona Corso Como. Il pesce crudo e fritto di Pescaria si gusta nei panini e diventa il primo fast food ittico italiano grazie a Facebook. La sua storia nasce quasi tre anni fa, nei vicoli di Polignano a Mare e contemporaneamente sulla piattaforma social più famosa al mondo. È frutto della creatività di menti differenti: quella di Bartolo L’Abbate, proprietario della pescheria Lo Scoglio, e di Brainpull, un’agenzia di marketing. Nel maggio del 2015 l’apertura al numero 29 di via Roma, nel paesino sulla costa adriatica in provincia di Bari. Ma Pescaria, ancor prima di nascere, era già era famoso, o meglio, era già entrato nell’immaginario di tutti coloro che avevano votato per dargli un nome. Merito di un contest su Facebook che ha coinvolto più di 300 persone che hanno deciso come battezzare il fast food.
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Dopo solo un anno percorre 900 chilometri e si insedia a Milano in via Bonnet, nei pressi di Corso Como, suscitando una grande curiosità nel pubblico. L’evento su Facebook raccoglie l’adesione di 4000 utenti. All’inaugurazione 500 persone non si fanno scoraggiare dalla lunga fila per provare quei panini dai curiosi accostamenti, già divorati con gli occhi sui social. Non è finita qui. Pescaria continua a crescere: in primavera aprirà una terza sede, questa volta ai Navigli. Il costante utilizzo dei social e i traguardi raggiunti in tempi record hanno fatto sì che il fast food “marinaro” diventasse un vero e proprio business case per Facebook Italia. Oggi Pescaria, che continua a coinvolgere la sua clientela con storytelling ed eventi pubblicizzati sui social, vanta più di 82mila follower su Instagram. “Siamo partiti con un investimento di 1000 euro al mese”, spiega Domingo Iudice, direttore di Brainpull, che considera i social la
scelta di marketing migliore. “Oggi investiamo circa 65.000 euro annui per punto vendita”. Secondo colui che ha trasformato una pescheria in un fish bar, l’impresa deve tenere conto dell’esigenza del consumatore. Facebook ha offerto una vetrina al pubblico, tale da anticipare la percezione della qualità del prodotto. Un modo utile per testare gusti e consensi prima di lanciarsi sul mercato. Pescaria rappresenta un piccolo miracolo della comunicazione nel mondo della ristorazione italiana. Se Facebook è stato il mezzo, la semplificazione del linguaggio, per rendere i contenuti adeguati a un pubblico vasto e diversificato, è stato l’altro elemento di una strategia di successo. “Abbiamo modificato il modo di fotografare il cibo”, racconta Iudice. I primi piani sulle mani che reggono i panini sono riconoscibili anche senza la presenza del logo, rimosso perché “l’impostazione fotografica deve
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IL PERSONAGGIO
Gilda Ambrosio tra i 30 under 30 della rivista Forbes _ Capelli neri, lunghissimi e lucidi come la seta. Carattere deciso, gusto eccentrico e quasi 300 mila follower su Instagram. Non stiamo parlando dell’ennesima fashion blogger che sfoggia outfit nella vetrina del web, ma di Gilda Ambrosio che per Forbes - la rivista statunitense di economia e finanza, è tra i 30 under 30 d’Europa da tenere d’occhio. forbes categoria “arte e cultura”
La classifica colloca la 26enne nella categoria “Arte e Cultura”. Ma cosa ha fatto l’Ambrosio per meritarsi un tale riconoscimento? Insieme all’amica Giorgia Tordini ha creato il marchio d’abbigliamento The Attico. Presentato al pubblico neppure due anni fa, ma che ha già raggiunto un notevole successo sia in Italia che all’estero. Tale da vestire modelle e pop star internazionali come Beyoncè, Katy Perry, Emily Ratajkovski e Rosie Huntington-Whiteley. Forbes ha voluto premiare la stilista sia per il successo lampo del marchio, il cui fatturato - secondo la testata finanziaria - è destinato a crescere del 150% per ogni stagione, sia per il genio che pare contraddistingua la giovane donna. “Crea collezioni - si legge sulla rivista che non hanno tempo e che gettano un accenno di lusso nella vita di tutti i giorni”. il percorso di gilda
fungere da riferimento visivo, potente quanto un brand”. Pescaria non ha paura di definirsi un fast food. Non è però solo marketing e social, ma “anche qualità”, insiste Iudice. Se da un lato gli ideatori del concept potrebbero sfruttare il loro successo lampo, dall’altro, continua il cofondatore del fish bar: “Rifiutiamo ogni giorno proposte di finanziamento privato e franchising”. La strategia di mercato interamente sviluppata sui social ha reso Pescaria molto mainstream. I fondatori hanno dato un tocco democratico a un prodotto gourmet: offrono qualità, ma a prezzi contenuti. “A Milano abbiamo aumentato i prezzi solo del 20%, restando al di sotto della media milanese: il nostro panino non supera i 13 euro”. “Vogliamo continuare a raggiungere nuovi consumatori tramite i social - conclude la mente di Brainpull – rimanendo, però, sempre fedeli alle nostre radici e al progetto iniziale”.
IN ALTO: Uno dei best-seller di Pescaria. Il panino “Polpo fritto”. IN BASSO: Gilda Ambrosio stilista e influencer italiana. Quest’anno forbes l’ha inserita nella classifica dei 30 giovani under 30 più influenti e promettenti d’Europa.
Ma se l’imprenditrice Chiara Ferragni - incoronata dallo stesso Forbes come la regina delle influencer più potenti al mondo - studiava giurisprudenza alla Bocconi e ha iniziato la sua carriera scrivendo sul blog The blonde Salad, qual è stato il percorso di Gilda? Nata all’ombra del Vesuvio, la it-girl made in Napoli si è trasferita a Milano per inseguire le sue passioni. Ha studiato l’arte del design all’Istituto Marangoni e dopo poco ha iniziato a lavorare per la rivista Grazia. E’ nel 2016 che l’Ambrosio ha deciso di fare il salto nel buio. Credere nelle sue potenzialità e investire in The Attico. Nonostante non sia nota a molti, Gilda, nell’ambito della moda, è già popolare. Ha debuttato, il mese scorso, come modella in passerella, per la sfilata del giovane brand GCDS, all’interno del calendario ufficiale di Milano Moda Uomo.
“strong enough” Testimonial di prestigiose campagne pubblicitarie come Reebok, Chanel e Blugari, l’Ambrosio è stata segnalata tra le 500 personalità più importanti del mondo della moda secondo Business of fashion, primo sito di notizie e analisi sul settore. Il suo mito in assoluto, la cantante Cher, nel maggio del ’99 cantava “Strong Enough” (forte abbastanza). Verso che, per l’esordio dell’Ambrosio nel panorama modaiolo, sembra esserle cucito addosso. A.M.
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Club sempre più social Facebook, Twitter, Instagram: i nuovi canali digitali hanno rivoluzionato e disintermediato la comunicazione delle squadre di calcio Di Gianluca Brigatti e Federico Spagna _ Quasi 200 mila visualizzazioni, oltre 400 condivisioni e 10 mila reazioni. Sono i numeri della presentazione in diretta Facebook di Rafinha Alcantara, l’ultimo acquisto dell’Inter. Un esempio di come la comunicazione delle società calcistiche sia radicalmente cambiata con l’arrivo dei social, da quello di Zuckerberg a Twitter, da Instagram a linkedIn. il punto di marco michelin
“È stata una rivoluzione. Le società, in primis i presidenti e i proprietari, ne devono prendere piena consapevolezza”, dice Marco Michelin, responsabile comunicazione del Pordenone. A lui e al suo collaboratore si deve il boom della squadra friulana sui social, grazie anche all’uso dell’ironia (come il tweet “Mai in serie B”) per lo scontro di Coppa Italia con l’Inter. “Il 4 dicembre, primo giorno del nostro countdown, i numeri sui social erano circa questi: Facebook 22 mila, Instagram 4 mila, Twitter 3 mila – prosegue Michelin – Durante la partita su Facebook abbiamo toccato quota 30 mila, su Instagram 10 mila e su Twitter 5 mila. Nelle ore successive, spinti dall’impresa della squadra (0-0 al 120’ con l’allora capo-
lista), il boom più grande: Facebook oltre 34 mila, Instagram oltre 24 mila e Twitter oltre 6 mila”. Secondo il responsabile della comunicazione del Pordenone si sono mossi bene Paesi come Inghilterra e Germania, “mentre in Italia il processo è molto più lento e siamo legati (non è il nostro caso, evidentemente!) a una linea più tradizionale e, permettetemi, noiosa”. Uno degli effetti principali dell’arrivo dei social, è stato aprire un canale diretto tra club e tifosi senza dover passare necessariamente dai media tradizionali. “I tifosi cercano direttamente le ultime novità, senza mediazione. Cambia così, nella maggioranza dei casi, la gerarchia dei canali nell’annuncio di un nuovo giocatore da parte di una società. Prima sui social, dove può passare da una storia di Instagram o da un video su Facebook, poi i mezzi tradizionali, come la news ufficiale sul sito o il comunicato stampa”, afferma Michelin. Naturalmente, il rapporto con la stampa rimane di primaria importanza, ma adesso i club hanno a disposizione anche altri canali per raggiungere un pubblico più ampio e con modalità diverse. Per i club più importanti (come Milan, Inter e Juventus) una delle nuove sfide da affrontare è quella di attrarre fan da tutto il mondo. Un esempio è quello della società neroazzurra, che è riuscita ad arrivare a 8 milioni di like su Facebook grazie anche a tifosi e simpatizzanti internazionali, come gli indonesiani trainati dal presidente Erick Thohir.
ministratore delegato e direttore generale dei rossoneri, Marco Fassone, in occasione della firma del contratto dei nuovi acquisti. L’hashtag ha infiammato l’entusiasmo e le fantasie dei tifosi. E per l’ultimo giorno di calciomercato la società ha organizzato un #APACF show, ovvero una diretta social per seguire le ultime ore della campagna acquisti. social: un’arma a doppio taglio
Ma i social non sono un canale monodirezionale: così come la società può rivolgersi direttamente al tifoso, anche il tifoso può comunicare senza filtri alla società. E così, magari dopo una sconfitta pesante, una squadra può essere bersagliata dalle critiche. Oppure un giocatore considerato scarso può finire nel mirino dei “leoni da tastiera”, come successo a Ranocchia all’Inter. Nel prossimo futuro, la gestione di queste dinamiche comporterà sempre maggiori sfide per i club.
#apacf #APACF è invece l’hashtag che ha accompagnato il calciomercato estivo dell’A.C. Milan. È l’acronimo della frase “Adesso passiamo alle cose formali”, lo slogan lanciato dall’amhashtag
LA CLASSIFICA
Lo scudetto di Facebook Quali sono le squadre italiane più seguite su Facebook? Il primo posto va alla Juventus, con 31 milioni di like (dati febbraio 2018). Medaglia d’argento per il Milan, con oltre 25 milioni di fan. Il terzo posto, occupato dalla Roma, è molto distante: 9 milioni di mi piace, 16 in meno rispetto ai rossoneri. Appena fuori dal podio troviamo l’Inter, con 8 milioni di like, seguita dal Napoli che dimezza il risultato dei nerazzuri (4 milioni). Ma se guardiamo ai grandi club d’Europa, nemmeno la Juventus riesce a tenere il passo. Prendiamo la Spagna: il Real Madrid ha 106 milioni di fan, mentre il Barcellona 103. In Inghilterra, invece, il Manchester United ne ha 73 milioni. In Germania, il Bayern Monaco arriva a 44 milioni. Non troppo distante dalla Juventus, c’è il Paris Saint Germain: 33 milioni di fan. L’unico “brand calcistico” che riesce a battere il Real Madrid, è un suo giocatore: Cristiano Ronaldo (122 milioni di fan). Messi, invece, si ferma a “solo” 89 milioni di like.
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I CASI
Creatività: cosa si inventano le squadre GOAL OF THE DAY Il “goal of the day” è diventato una tappa fissa della comunicazione del Milan con i suoi tifosi. Da Rui Costa a Ronaldinho, da Shevchenko a Kakà, la società pubblica il video delle reti che hanno fatto la storia dei rossoneri. Spesso, queste clip vengono legate all’attualità ricordando gol del passato contro le avversarie di turno.
#THROWBACKTHURSDAY Dall’altra sponda dei Navigli, l’Inter ha lanciato il #ThrowbackThursday: ogni giovedì viene ricordato un avvenimento (un gol, un’esultanza, una curiosità...) della storia del club neroazzurro. Per esempio, giovedì 15 febbraio 2018 è stato ricordato il ventennale di una storica partita contro il Lecce, quando Ronaldo il Fenomeno realizzò una tripletta.
SAN VALENTINO NERAZZURRO
A.C. Milan. Da sinistra il responsabile comunicazione Guadagnini, il dg Fassone e il ds Mirabelli
“Bisogna saper ascoltare i tifosi” Il Milan ha una comunicazione sempre più integrata e multi-livello. Il responsabile Fabio Guadagnini spiega i segreti alla base della strategia dei rossoneri _ Fabio Guadagnini è alla guida della comunicazione del Milan da aprile 2017. Prima dell’approdo in casa rossonera, per lui diverse esperienze nel mondo sportivo: come la vice direzione di Sky Sport Channels e la vice presidenza di Fox Sports.
I social possono essere utilizzati anche per pubblicizzare il merchandising dei club. Come l’Atalanta, che per il giorno di San Valentino ha deciso di pubblicizzare alcuni prodotti per le coppie nerazzurre e ha veicolato la promozione su Facebook: “Se ama i colori nerazzurri, il regalo perfetto di aspetta da AtalantaStore”.
L’INTERVISTA BIANCONERA In vista degli ottavi di finale di Uefa Champions League contro il Tottenham, la Juventus ha pubblicato su Facebook una video-intervista a Gary Lineker (ex giocatore degli Spurs) sottotitolata in italiano per essere fruibile a tutti i fan della squadra. In poche ore, l’intervista ha totalizzato oltre 100mila visualizzazioni.
Com’è cambiata la comunicazione per i club con l’arrivo dei social? Per me sono una grande opportunità, vanno ascoltati e interpretati, perché sono un contatto diretto con la fan base, senza intermediazioni. I social sono un veicolo di comunicazione a due vie, a costante interazione. È comunicazione “senza filtri”, c he espone anche il fianco a qualche eccesso e a un linguaggio “border line”. I social permettono un canale diretto tra società e tifosi, come si è quindi modificato il rapporto con i media? Rappresenta un’opportunità per una comunicazione più disintermediata, con annessi e connessi, e questo cambia il peso verso i media, che comunque mantengono la loro centralità per autorevolezza, capillarità e persistenza. Com’è cambiata la comunicazione del Milan dalla sua nomina? La mia figura serve essenzialmente per met-tere a sistema tutte le attività di comunicazione e di contenuto: l'ufficio
stampa, il media management e così via. La comunicazione deve essere integrata, con squadra e tifosi al centro. Non è più accettabile ragionare per singoli settori. Come gestite le critiche dei tifosi? Per me i tifosi sono una fonte primaria. Le loro valutazioni, osservazioni, le loro critiche sono degli elementi importanti da considera-re, interpretare, e con cui interagire. Parliamo “con i tifosi”, non “ai tifosi”. Non solo social: quanto è importante il canale Milan Tv? È una componente molto importante sia per contenuti che per autorevolezza. Ha un peso economico importante e dovrà adeguarsi all’evoluzione della tv per fruizione e tipo di contenuti. Il Milan è già, e sara sempre di più, anche una media company internazionale. Qual è la strategia per le comunicazioni con tifosi di Paesi stranieri? I tifosi stranieri spesso hanno il Milan come prima squadra estera di riferimento, ma hanno simpatia anche per altre società. Ma sarebbe un errore considerare allo stesso modo gli oltre 200 milioni di fan del Milan in giro per il mondo. E per conoscerne le esigenze torniamo al punto di partenza della nostra chiacchierata: bisogna ascoltare e saper ascoltare il tifoso. G.B. e F.S.
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UNIVERSITÀ NEL MONDO
GLOBAL UNIVERSITY CHRONICLE Pagine a cura di Matia Venini Leto 7 1 IRAN Gli studenti guidano le proteste in tutto il paese Il 30 dicembre gli studenti iraniani si sono riuniti all’Università di Teheran per protestare contro le scarse prospettive economiche e l’aumento dei generi alimentari di base. Le forze dell’ordine hanno reagito bloccando le strade circostanti e occupando le università nei giorni successivi. Tra il centinaio di arrestati anche 15 studenti dell’ateneo della capitale. 2 INGHILTERRA Il governo propone la laurea di due anni I corsi universitari in Gran Bretagna potrebbero diventare più ‘short’. Il governo presieduto da Theresa May infatti ha annunciato di voler proporre la laurea di due anni, per rispondere alle esigenze degli studenti che chiedono maggiore
flessibilità e consentire loro di risparmiare circa il 20% delle tasse universitarie. Le nuove lauree biennali sarebbero composte dallo stesso numero di ore e di argomenti. 4 GERMANIA Bocciate le procedure di ingresso a medicina 20% agli studenti con i migliori voti di uscita dalle scuole, 20% in base ai tempi di attesa dei richiedenti e il resto a discrezione dell’università: questo è il criterio di assegnazione dei posti della facoltà di medicina in Germania. Tuttavia la Corte Costituzionale Federale ha chiesto al governo di stabilire delle nuove procedure e di presentare un emendamento
3 AUSTRALIA Un’università alimentata a energia solare L’Università del Nuovo Galles del Sud sarà una delle prime a essere alimentata interamente a energia solare. Il 14 dicembre scorso è stato annunciato l’accordo con Sunraysia Solar Farm, società produttrice di energie rinnovabili in Australia, per acquistare 124mila megawattora l’anno per soddisfare il bisogno energetico della struttura. L’impianto entrerà in funzione entro la fine dell’anno: l’obiettivo è alimentare tutta l’università entro il 2019.
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entro il 2020. 5 CINA Istituto congiunto con il Marocco a Ningxia Il ministero dell’istruzione cinese ha approvato un istituto congiunto tra l’università Ningxia e quella marocchina di Hassan I. Gli studi saranno incentrati sul commercio e la cooperazione tra i due stati.
6 AUSTRALIA Previsti tagli di oltre 2 miliardi ai finanziamenti universitari Il numero di studenti in Australia potrebbe calare drasticamente. È l’allarme lanciato dalle università locali dopo la decisione del governo di tagliare di oltre 2 miliardi i
finanziamenti per gli studenti. “Per le università che hanno bisogno di un grande numero di studenti sarà un duro colpo” ha spiegato il presidente dell’Organizzazione Nazionale per l’Istruzione Superiore Margaret Gardner. 7 CILE Si lavora per l’istruzione superiore gratuita A meno di un mese dalla fine della legislatura di Michelle Bachelet, il governo cileno sta preparando un disegno di legge per rendere gratuita l’istruzione superiore. Il presidente della commissione per l’educazione del Senato Ignacio Walker spinge per far passare la proposta prima della fine della legislatura: “Se dovremo lavorare 10 ore di venerdì e di sabato, lo faremo”. 8 INDIA 20 atenei diventeranno ‘Istituzioni di eminenza’ 100 tra le migliori università indiane stanno gareggiando per essere nominate ‘Istituzioni di eminenza’. La gara fa parte della riforma di istruzione superiore per avere 20 atenei di livello mondiale nei prossimi 10 anni. Le istituzioni che verranno nominate avranno libertà amministrativa, accademica e finanziaria per decidere il
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PSICOLOGIA
REGENI
“La ricerca A Yale è stata scelta si studia da Giulio” la felicità
proprio sistema di tassazione e aggiungere nuovi corsi. 9 DANIMARCA Rimborsi dagli studenti stranieri: l’Ue dice no L’Unione Europea ha respinto la richiesta di aiuto del governo danese nel riscuotere i debiti accumulati dagli studenti stranieri che hanno poi lasciato il paese. Per la Corte di Giustizia Europea infatti i cittadini europei che lavorano in Danimarca per 10-12 ore alla settimana sono da considerare lavoratori migranti, che quindi possono beneficiare del finanziamento studentesco danese. 10 CONGO Fine allo sciopero di quattro mesi L’8 gennaio è finito lo sciopero del personale dell’università pubblica del Congo che andava avanti da settembre. I lavoratori protestavano per stipendi arretrati e sussidi trimestrali per oltre 2 milioni di dollari. “Nell’interesse della nazione riprendiamo a lavorare” ha dichiarato l’unione del personale docente e amministrativo dopo la retribuzione di 3 mesi di stipendio arretrati.
11 OHIO Un corso sul problema di essere maschi (e bianchi) Capire come la virilità eterosessuale bianca sia un problema: questo è il tema del corso che aprirà a breve all’Ohio State University. Dalla cultura pop al bullismo fino alla questione razziale, le lezioni tratteranno gli abusi che ‘l’uomo bianco occidentale’ ha perpetrato contro coloni, neri, e donne nel corso della storia. 12 GIAPPONE Un pacchetto da 800 miliardi per studenti a basso reddito I prestiti sono uno dei problemi principali dell’istruzione universitaria giapponese. Il 51% degli studenti dipende dai finanziamenti della Japan Students Services Organization, e la maggior parte rimane indietro nei pagamenti. Per questo il governo ha annunciato per il 2020 un pacchetto da 800 miliardi di yen per far studiare gratuitamente gli studenti delle famiglie a basso reddito.
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A due anni dalla scomparsa di Giulio Regeni il mistero intorno alla sua morte non si è ancora risolto. Il rettore di Cambridge, Stephen J. Toope, ha preso le difese di Mara Abdelrahman, la tutor dell’università britannica che seguiva il lavoro del ricercatore friulano. In una nota Toope fa esplicito riferimento all’articolo uscito lo scorso 2 novembre su Repubblica, nel quale la docente veniva accusata di aver incaricato Regeni di svolgere una ricerca su un tema pericoloso. Il 9 gennaio la Abdelrhaman ha risposto alle domande del pm della Procura di Roma spiegando come il tema della ricerca di Giulio, i movimenti sindacali degli ambulanti egiziani, fosse stato scelto dal giovane e non suggerito da lei. Dopo l’interrogatorio sono stati sequestrati il pc, l’hard disk, la penna usb e il cellulare dell’insegnante. A rendere ancora più complessa la vicenda un presunto verbale sulla ‘consegna del detenuto Regeni’, arrivato in forma anonima alla procura di Roma, in cui risulta che il 31 gennaio 2016, sei giorni dopo la scomparsa, Giulio fosse in buone condizioni. Tuttavia, non ci sono certezze sull’autenticità del documento. Nel frattempo, il mondo accademico non cessa di chiedere giustizia e di far sentire il proprio appoggio alla famiglia: in diverse università in tutto il paese sono state istituite borse di studio a suo nome.
Sei insoddisfatto dalla vita? Nessun problema: a Yale ti insegnano come essere felice. Questo infatti è l’obiettivo del corso in Psychology and the Good Life, aperto dalla prestigiosa università statunitense a gennaio e diventato in pochi giorni il più frequentato negli ultimi 300 anni di storia dell’ateneo, con oltre 1100 iscritti. “Gli studenti vogliono essere più felici, cambiare il proprio atteggiamento e la cultura del campus”. Così presenta il corso la professoressa Laurie Santos, docente di psicologia dell’università: “Se vedremo gli studenti mostrare la propria gratitudine e aumentare il numero di connessioni sociali – continua l’insegnante significa che avremo seminato il cambiamento nella mentalità dell’ateneo”. Il corso si occuperà di psicologia positiva e negativa, agendo sul comportamento degli studenti nella vita quotidiana; ci saranno test, quiz e anche un progetto finale individuale. Insomma, per gli iscritti non sarà una passeggiata: “se pensano di ottenere crediti facili, si sbagliano di grosso – spiega Santos – sarà il corso più difficile di tutta l’università”. Purtroppo non verrà riproposto nei prossimi anni, anche a causa della scarsità di risorse del dipartimento di psicologia di Yale. Ma per gli studenti, che richiedevano un corso del genere da anni, sarà comunque una vittoria.
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Di Matteo Novarini Partita nel 1992 da una tv locale piemontese, Sarah Varetto siede oggi su una delle poltrone più prestigiose del giornalismo italiano: dal 2011 dirige Sky TG24, dove è entrata nel 2003 come caporedattore. Sposata con il collega Salvo Sottile e madre di due figli, a 46 anni rappresenta anche un esempio di donna che hasaputo raggiungere vette professionali senza sacrificare la famiglia. “Si può fare, ma serve supporto - racconta - Io sono stata e sono fortunata. Posso contare sull’aiuto della mia famiglia”. La direzione di Sky TG24 è il punto più alto di una carriera che l’ha vista transitare anche in Rai e a La7. E in cui la prima grande occasione ha rischiato di sfumare per un plico di fogli smarrito. Quali sono state le tappe fondamentali della sua carriera? Ho iniziato a collaborare a vent’anni con una tv locale, Grp, Giornale radiotelevisivo piemontese. Il mio primo servizio fu sul Torino calcio. Poi sono passata al tg, dove ho lavorato per sei anni. Quello delle tv locali è un mondo affascinante, una palestra in cui si apprende moltissimo. In seguito mandai il mio curriculum per una nuova trasmissione della Rai, Maastricht-Italia, di Alan Friedman. Non ottenni alcuna risposta, perciò telefonai per chiedere informazioni. Scoprii che il plico con la mia candidatura non era mai giunto a destinazione. Riuscii a partecipare alle selezioni nell’ultimo giorno disponibile. Dopo un colloquio molto impegnativo, Friedman mi scelse. Da lì è arrivato il resto: la direzione della testata miaeconomia. com, il programma di economia I nostri soldi, su Rai 2, e laconduzione di Miaeconomia su La7. Infine, l’approdo a Sky. Da ragazza, sognava di fare la giornalista? Dopo il liceo scientifico, ho studiato giurisprudenza. Il giornalismo, però, mi ha sempre affascinato.
Sarah Varetto Direttore di “SkyTg24”
“IL SEGRETO DEL MIO TG? LA PROFONDITÀ DEL RACCONTO” 20
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Ora siamo in piena campagna elettorale. Sky TG24 è stata, per un certo periodo, la casa dei dibattiti fra leader politici. Avete tentato anche di raccontare la politica in modo non “urlato”. Vista l’evoluzione del dibattito verso toni via via più aspri, non teme che questa linea finisca per relegarvi in secondo piano? Abbiamo sempre raccontato la politica con la volontà di informare i cittadini e consentire loro una scelta elettorale consapevole. Per le prossime elezioni abbiamo pensato di rivolgerci soprattutto alle giovani generazioni, a coloro che voteranno per la prima volta. Lo faremo attraverso format dedicati, come ilfact-checking quotidiano delle dichiarazioni politiche, masoprattutto dando spazio ad alcuni temi di grande impatto per ilPaese sui quali ci concentriamo da tempo: inquinamento, fake news, dissesto idrogeologico, corruzione. Il nostro obiettivo è quello di interrogare la politica sui grandi temi sociali e sui cambiamenti epocali in atto e dare risposte concrete agli elettori. Un’iniziativa a cui tengo particolarmente è “Io voto perché”: testimonianze vere, in onda ogni giorno e disponibili anche su sito e social della testata, che spiegano perché hanno deciso di andare a votare e ricordano l’importanza, in democrazia, di una partecipazione elettorale attiva dei cittadini. Pochi mesi fa, la vostra redazione si è trasferita nel nuovo studio di Milano. Quali sono stati gli effetti del cambiamento? Per restare competitiva in un futuro che è già presente, Sky TG24 ha intrapreso un percorso di rinnovamento profondoper diventare sempre più non solo un canale televisivo, maanche un protagonista dell’informazione su tutte le piattaforme. L’azienda ha deciso di fare un investimento importantedove ha il suo centro produttivo d’eccellenza, la sede di Santa Giulia a Rogoredo. Insieme
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alla nostra redazione, abbiamo abbracciato una sfida importante: offrire non solo un notiziario sempre completo e attendibile, ma anche una “verticalità dell’informazione”, con continui approfondimenti e una grande capacità multimediale. Se dovesse indicare un elemento che vi distingue rispetto ai vostri competitor, RaiNews24 e Tgcom24, quale sceglierebbe? Credo che il nostro valore aggiunto sia la profondità del racconto, sia nelle breaking news che negli approfondimenti. Sky TG24 ha iniziato un percorso di rinnovamento: la sfida è quella di andare oltre il classico modello delle all news, che pure ha avuto successo in Italia. Detto ciò, la concorrenza è unostimolo prezioso e insostituibile a fare sempre meglio.
delle vittime, ma anche perché il rischio, in questi casi, è di fare da grancassa a chi vuole seminare terrore.
LA CARRIERA Sarah Varetto, nata a Torino il 18 gennaio 1972, ha esordito come giornalista a Grp, una tv locale piemontese.
Il suo nome è circolato per la direzione del Corriere della Sera. Era una voce fondata? Dirigerebbe un quotidiano? Ogni tanto accade che il mio nome venga accostato da indiscrezioni giornalistiche alla direzione di qualche testata, ma qui a Sky TG24 sto benissimo. Abbiamo davanti tante sfide. E poi il racconto per immagini è la mia grande passione.
Ha lavorato alle trasmissioni Rai Maastricht-Italia e I nostri soldi. Ha condotto la trasmissione Miaeconomia su La7.
Su quali elementi si basa e come si costruisce l’autorevolezza di una testata? Diamo tutte le notizie, ospitiamo tutti i commenti, abbiamo nel pluralismo la nostra unica chiave di lettura, ci piace essere un modello di equilibrio. Abbiamo dimostrato anche Oggi sempre più persone apprendono le notizie dai so- di saper fare emergere temi che hanno un grande impatto cial anziché dalla televisione. Quale ruolo pensa che po- sulla vita delle persone e di riuscire a portarli all’attenzione tranno ritagliarsi in futuro le reti all news? dell’opinione pubblica e delle istituzioni. Penso, per esemOrmai siamo costantemente connessi, per pio, alle nostre campagne sugli sprechi di sapere cosa sta accadendo nel mondo è sufrisorse pubbliche o sulla corruzione, sul ficiente guardare il telefonino. Per questo ruolo che i giganti del web giocano nella Ai giovani giornalisti diffusione di contenuti che fomentano l’omotivo puntiamo sempre più sulla profondità e sulla “verticalità” dell’informazione, dio e il terrorismo, sull’inquinamento degli consiglio di essere con reportage e inchieste. Cerchiamo di oceani per colpa delle microplastiche. sempre curiosi, fornire agli utenti gli strumenti per capire il futuro e orientarsi giorno dopo giorno. Il 17 gennaio, Donald Trump ha assegnasenza fermarsi mai Vogliamo informare anche attraverso dati, to i Fake News Awards, ennesimo atto alla superficie storie e temi che spesso non trovano spadella sua crociata contro i media. Qual è zio nell’informazione mainstream, con la sua ricetta per navigare nell’informaSARAH VARETTO un’attenzione capillare al nostro Paese, ma zione al tempo delle fake news? anche ai grandifenomeni internazionali. È fondamentale la verifica, sempre: fornire Sky TG24 oggi è un vero e proprioecosistema informativo un’informazione corretta è la priorità. L’intermediazione e questa filosofia coinvolge tuttele nostre piattaforme: tv e del giornalista deveessere la migliore garanzia per coloro universo digitale sono articolazioni complementari di que- che ci seguono e ci accordano la loro fiducia. sto approccio, per valorizzare ancora di piùl’offerta informativa del canale. I ragazzi che si avvicinano oggi al giornalismo faticano atrovare spazio. Molti, professionisti inclusi, navigano Il fatto di essere donna ha un impatto sulla sensibilità per anni fra impieghi precari e stipendi miseri. Lei incon cui tratta il racconto di alcuni eventi? Pensiamo, coraggerebbe comunque un giovane a intraprendere peresempio, ai casi di cronaca nera, che spesso nei tele- questa strada? giornali vengono raccontati fin nei dettagli più scabrosi. Quello del giornalista è un mestiere duro. È importanteciTra direttori uomini e donne non c’è differenza. La diver- mentarsi con questa professione il prima possibile, cominsasensibilità dipende dai diversi caratteri personali. ciare molto giovani. La situazione attuale è complicata: ci Non credo che per raccontare l’orrore lo si debba neces- sono sempre più ragazzi che si avvicinano al giornalismo, sariamente guardare dentro. Per condannare la pedopor- ma gli spazi sono limitati. nografia, di certo nessuno si sognerebbe mai di mostrare immaginipedopornografiche. Il nostro compito è quello Quali suggerimenti darebbe loro? di raccontare storie e creare empatia, non quello di scioc- Quello che posso consigliare è di approcciarsi a questo lavocare. Sky TG24, per esempio, ha scelto di non mostrare ro con tanta curiosità, con voglia di scavare e senza fermarsi mai le immagini delle esecuzioni dell’Isis: per rispetto mai alla superficie.
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Entrata nel 2003 a Sky TG24 come caporedattore, è diventata direttore nel 2011.
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Vaccinazioni. Quando i social diventano strumento di informazione per molti, ma senza basi scientifiche
Facebook e i no-vax nella bolla social
1 STORIFY Chiude la piattaforma del social journalism Storify chiude i battenti. La piattaforma di “social journalism” che permetteva di creare storie unendo post di Facebook, Twitter, Instagram, video di YouTube e ogni altro elemento multimediale ha annunciato che non permetterà nuove registrazioni. In più, le vecchie storie già postate dagli utenti verranno cancellate a partire da maggio. “Grazie a chi ha partecipato al progetto”, il saluto di Storify. 2 PROFILE VISIT Instagram ti dirà chi visita il tuo profilo
Osservazione, contatti e confronti diretti per circa un anno La tesi di uno studente Iulm “infiltrato” fra i no-vax Quello che ha trovato è una vera “bolla di autoreferenzialità”
Di Francesco Nasato _
cercare di entrare nelle pieghe di un fenomeno social forse sottovalutato nella sua portata.
Una delle caratteristiche più straordinarie dei social è quella di far diventare rumorose nicchie che appena una decina di anni fa sarebbero rimaste probabilmente silenti. Uno dei casi più evidenti è quello dei gruppi anti vaccini che si possono trovare soprattutto su Facebook. Il tema delle vaccinazioni è diventato così attuale da essere ripreso dagli schieramenti in corsa per le elezioni, tutti a caccia dei voti dei sostenitori o dei contrari ai vaccini. Ma se osservare i gruppi pro vaccini su Facebook è forse più semplice, analizzare quelli contrari è più difficile e complicato. Soprattutto perché all’interno di queste comunità virtuali vigono due principi difficilmente superabili: diffidenza e reticenza al dialogo con una forma di pensiero diversa e più legata a fonti ufficiali. Elementi messi in evidenza con un lavoro sul campo, anzi, sul social, da un neolaureato IULM, Jacopo Valtulina, che su questo tema ha basato la propria tesi di laurea. Grazie a un’identità falsa creata su Facebook, infatti, è riuscito a entrare in contatto con alcuni dei più importanti gruppi che appartengono al mondo dei “no-vax”, come “Autismo, danni da vaccinazione e malasanità”, “Coordinamento del movimento italiano per la libertà delle vaccinazioni Comilva”, “Vaccini Basta”. Quasi un anno di osservazione diretta, da maggio 2016 ad aprile 2017, per
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Non solo attività passiva, perché Jacopo ha scelto di provare a interagire con questi gruppi attraverso la propria falsa identità, con l’obiettivo di analizzare il modo di reagire sia a post di richiesta di informazioni su un tema come quello delle vaccinazioni, sia per verificare che cosa accade quando qualcuno prova a mettere in discussione tesi e posizioni poco scientifiche. “Una bolla di autoreferenzialità”, ecco a cosa si è trovato di fronte. Un ambiente digitale che si autoconvince delle proprie idee, continuamente riproposte alla ricerca di un consenso sempre più convinto. Un cortocircuito informativo che se non è una novità sui social diventa più rilevante quando riguarda argomenti legati alla salute delle persone. Il ruolo dell’informazione sanitaria e della medicina ufficiale assume quindi un ruolo ancora più decisivo. Dubbi e teorie complottiste non sono una novità, ma mai come nell’era social possono essere divulgate con sorprendente rapidità. La grande sfida per la comunità scientifica sembra essere quella di riuscire a far sentire in maniera forte e chiara la propria voce in mezzo a una gigantesca piazza digitale come Facebook. Con la speranza di farsi ascoltare soprattutto dai genitori di neonati e bambini, le categorie più nel mirino di queste teorie.
Si chiama Profile Visit e rivelerà a tutti gli utenti di Instagram quante persone hanno visitato il loro profilo. La funzione è in fase di test ed è stata riservata solo ad alcuni utenti. In più a breve verrà attivata anche un’altra funzione: quando qualcuno farà un scrennshot di una storia, all’utente arriverà una notifica che svelerà anche l’identità della persona. 3 MINORI Foto di minori sui social multe fino a 10mila euro Un giudice di Roma ha condannato una madre a togliere da internet le foto del figlio di 16 anni, postate senza il suo consenso. Se la decisione non verrà rispettata potrà scattare una multa fino a 10mila euro. Il tribunale ha motivato la sentenza facendo riferimento alla legge sul diritto d’autore e all’articolo 16 della Convenzione sui diritti del fanciullo del 1989.
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SOCIAL MONITOR
4 CRIMINALI ONLINE Truffa su instagram, denunciate due persone Scarpe sportive a prezzi super convenienti su Instagram. Peccato fosse tutto una truffa perchè una volta incassati i soldi l’utente veniva bloccato e il finto profilo cancellato. Due donne sono state denunciate in provincia di Caserta con l’accusa di concorso in truffa. Le indagini dei carabinieri sono partite su segnalazione di una donna reggiana di 20 anni.
5 MONDIALI SOCIAL Russia 2018, Fox Sports si allea con i social Fox Sports si appoggerà a Twitter e Snapchat per espandere ancora di più i propri contenuti durante i prossimi Mondiali di Russia 2018. L’accordo prevede che Twitter condividerà il programma giornaliero di Fox Sports e pubblicherà sintesi e video, quasi in tempo reale, delle migliori azioni di ogni incontro. Stessa cosa per Snapchat, con contenuti creati ad hoc per le sue celebri “storie”. 6 DIGITAL 2018 Italia, 34 milioni di persone sono attive sui social
Il portale We Are Social ha pubblicato il Digital 2018, il rapporto sul numero di utenti digitali a livello mondiale. In Italia sono 34 milioni le persone che sono attive su un social network, un dato in aumento del 10% rispetto al 2016. Sono invece 43 milioni gli italiani utenti del web, un numero che cresce anche in questo caso del 10% rispetto al 2016. 7 INDAGINI SOCIAL Canada, strangola l’amica incastrata da un selfie Cheyenne Rose Antoine, 21
anni, è stata condannata a 7 anni per l’omicidio dell’amica Brittney, 18 anni. La polizia ha incastrato Cheyenne grazie a un selfie postato su Facebook dalla giovane insieme all’amica Brittney poche ore prima del delitto. Nella foto, infatti, si vede indossata la stessa cintura usata poi per commettere il delitto. 8 FAKE NEWS Fact checking contro le bufale su Facebook Facebook Italia ha annunciato che a breve avvierà una collaborazione con Pagella Politica per cercare di contrastare la condivisione di fake news e bufale. Le storie postate dagli utenti verranno analizzate e giudicate e nel caso siano ritenute saranno meno in evidenza sulle timeline. In più, chi ha condiviso una fake news riceverà una notifica direttamente sul proprio account. 9 GB Social sotto accusa “Fermino i pedofili online” La polizia ha chiesto al governo britannico di obbligare i social media a bloccare gli approcci sessuali nei confronti dei bambini dopo che sono state registrate 1330 denunce in Inghilterra e Galles in soli sei mesi. Nel mirino ci sono Facebook, Snapchat e Instagram, ha spiegato il Times, che non rispetterebbero la norma dello scorso aprile per punire questo tipo di atti. 10 USA Devumi, l’azienda che vende finti follower Lo stato di New York ha aperto un’indagine su Devumi, azienda che si occupa della vendita di finti follower sui social network. L’accusa principale è quella di furto d’identità e in generale sono diverse le attività di Devumi considerate illegali. A svelare il business dell’azienda un’articolata inchiesta comparsa sul New York Times. Il quotidiano stesso ha acquistato sulla piattaforma 25mila nuovi follower per il suo account Twitter pagando 225 dollari. Insomma, la notorietà social sembra avere un prezzo. Per conquistarla basta pagare.
LIKE & UNLIKE A cura di Guido di Fraia*
PAGELLA POLITICA PER FACEBOOK _ Niente paura, non ho intenzione di proporvi una valutazione politica del più celebre social network o del suo fondatore. Il tema è quello del rapporto tra media digitali, diffusione delle notizie, fake news e costruzione dell’opinione pubblica che, a poche settimane dalle elezioni politiche, assume anche nel nostro Paese un significato particolarmente rilevante. Il 30 gennaio Facebook ha siglato un accordo con Pagella Politica, l’unica organizzazione italiana firmataria del Codice dei Principi dell’International FactChecking Network (IFCN). Il mandato assegnatole è quello di individuare, verificare e segnalare le notizie false di natura politica, proseguendo anche oltre le elezioni del 4 marzo. Iniziative simili sono state avviate da Facebook anche in Germania, Usa, Olanda e Francia. Ma come funzionerà concretamente la cosa? Innanzitutto, ogni contenuto in odore di bufala – scovato dagli esperti di Pagella Politica o segnalato dagli utenti – sarà oggetto di una valutazione, pubblicata sul sito dell’organizzazione. Quest’approfondimento, contraddistinto dall’indicazione “fact-checking”, verrà inoltre mostrato nel News Feed degli utenti sotto forma di “articolo correlato” al link sospetto. Ciò significa che gli articoli palesemente falsi non verranno rimossi né contrassegnati in modo particolarmente visibile, a meno che non violino gli Standard della Comunità. Facebook si limita a dichiarare, senza ulteriori precisazioni, che potrebbero essere “penalizzati” a livello di visibilità. Pagella Politica precisa che la sua attività riguarderà le “notizie false nel senso più proprio del termine”. Niente fact-checking quindi per i giudizi politici, le previsioni, le Gli articoli falsi opinioni e le interpretazioni di non verranno dati espresse da politici e persorimossi ma nalità pubbliche, né (giustamensaranno solo te) per la satira. meno visibili Tutto questo servirà a liberare gli spazi pubblici di Facebook dal peso delle bufale e dal loro potenziale effetto inquinante sul dibattito politico? E aiuterà a formare un’opinione pubblica meno soggetta agli effetti perniciosi delle fake news generate ad arte per la chiassosa campagna elettorale? Personalmente, ne dubito. Nulla da dire sulla bontà dell’iniziativa di Facebook, o sull’abilità dei cacciatori di bufale. Resta il fatto che il risultato risulterà inevitabilmente soggetto ai meccanismi psicologici e percettivi (esposizione selettiva, percezione selettiva e confirmation bias, solo per citarne alcuni) che da sempre caratterizzano il rapporto tra persone e contenuti mediali, trovando nuove e più forti declinazioni nel digitale. Per dirla in breve: la specifica “factchecking” sarà notata soprattutto da coloro che scorreranno il News Feed con atteggiamento davvero esplorativo e aperto. Stiamo parlando quindi di una piccola minoranza, che probabilmente non avrebbe neppure bisogno di leggere l’approfondimento di Pagella Politica, in quanto già consapevole della natura falsa della notizia. *docente di metodologia della ricerca sociale Università Iulm
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SHARING WORLD
Il bilancio dei cittadini Dopo car e bike sharing, Milano continua a essere leader dell’economia condivisa in Italia. Ora i contribuenti potranno decidere come spendere parte delle tasse versate
proporre delle idee per cambiare il volto della città. A Milano si è giunti alla seconda edizione di questo esperimento, con dei numeri che fanno ben sperare: 242 proposte, 17mila voti per un totale di oltre 10mila utenti registrati sulla piattaforma allestita ad hoc dal Comune. Niente paura per chi non è troppo pratico con il mondo della rete; per i meno tecnologici sarà possibile partecipare grazie a delle postazioni assistite presso i municipi, le Case delle Associazioni, le biblioteche comunali e tutti quegli spazi che decideranno di offrire il loro supporto all’iniziativa.
Di Matteo Macuglia _
come funziona
Internet si è sempre proposto come un’opportunità democratica, dove chiunque ha il diritto di parola. Sui social media tutti hanno lo stesso spazio per condividere le proprie idee, giuste o sbagliate che siano. In tempi più recenti il Movimento 5 Stelle ha deciso di portare la battaglia politica sulla rete, creando una piattaforma, Rousseau, in grado di stringere i legami tra elettori e rappresentanti presso le istituzioni. Sebbene si tratti di un fenomeno circoscritto, non si può negare la portata rivoluzionaria di questo progetto che ha permesso a chiunque di elaborare proposte di legge. Portare la politica nelle case dei cittadini tramite internet è esattamente l’idea dei bilanci partecipativi. Per ora si sono cimentati in questa piccola-grande innovazione il capoluogo e alcuni comuni lombardi così come grandi città come Bologna, Caltanissetta, Faenza e Udine. L’incipit si ha con lo stanziamento di fondi da parte dell’ente pubblico; a questo punto la palla passa ai cittadini che devono
I progetti, una volta scelti dai cittadini, devono passare il vaglio della fattibilità tecnica. Se superano anche questo scoglio si procede alla fase 3, quella della co-progettazione tra proponenti e la squadra dei tecnici del Comune. Per la seconda edizione del bilancio partecipativo, Palazzo Marino ha messo a disposizione un milione di euro da dividere tra i 9 municipi della città. Si tratta di una competizione vera e propria per spartirsi le risorse visto che saranno ammessi tutti i progetti necessari al raggiungimento del tetto previsto dal budget.
2 “Arriviamo a questa seconda fase con numeri da record, quintuplicati rispetto alla prima edizione – ha commentato Lorenzo Lipparini, assessore alla Partecipazione, Cittadinanza attiva e Open Data – e che testimoniano la volontà dei cittadini di partecipare concretamente al governo della città. Ora comincia la fase di co-progettazione con i tecnici del Comune: le proposte che non hanno avuto accesso a questa secondo step potrebbero cofase
munque essere ripescate se quelle ammesse alla fase di valutazione e progettazione non si rivelassero praticabili. Saranno comunque visionate tutte le proposte presentate perché i contributi dei cittadini sono preziosi e meritano tutta la nostra attenzione”. nuove città
Tra le varie istanze, la parte da leone la fanno le strutture per migliorare la rete ciclabile e pedonale della città ma, tra le idee più supportate ci sono anche quelle che prevedono la crescita degli spazi verdi, più alberi nei viali ma anche giochi per bambini per riportare la vita nelle periferie. Proprio su queste ultime si concentra una buona parte delle proposte, con i cittadini che tentano di prendere la palla al balzo per migliorare la vivibilità nelle aree rimaste più indietro. Grazie a persone comuni e studi di architettura più o meno conosciuti, emergono proposte come quelle per coprire i palazzi malconci dell’edilizia popolare con muri vegetali, in modo da regalare anche ai meno ricchi i loro “boschi verticali”. decisioni dal basso
Le proposte dimostrano la visione della cittadinanza rispetto alle città di domani. Più zone pedonali, più verde e più sicurezza sulle strade. Sono questi i temi che dominano – incontrastati - tra le proposte più votate. La sharing economy ancora una volta spinge per delle città più vivibili, con le persone e i loro piccoli problemi quotidiani al centro del dibattito. Il bilancio partecipato è un’idea di condivisione che può spingere i cittadini a essere protagonisti del miglioramento della qualità della vita e non più semplici spettatori ai lati dei cantieri.
I CASI
Sharing contro lo spreco A cura di Matteo Macuglia _ Con il boom dell’internet of things anche la sharing economy si fa sempre più incentrata sulle esigenze delle persone. Se airbnb ci ha risolto il problema delle vacanze ogni giorno nascono nuove realtà che vogliono evitare sprechi e facilitare la vita di tutti i giorni.
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1. INDIGO PARKING
2. LEILA BOLOGNA
3. SHAREDESK
Città meno caotiche, rumorose e inquinate. Tasche un po’ più piene e persone un po’ meno nervose. Indigo promette tutto questo con un’app che gestirà al meglio i parcheggi nelle metropoli, permettendo di massimizzare lo sfruttamento dei posti auto esistenti, con un conseguente miglioramento del traffico e della qualità della vita.
Le statistiche hanno dimostrato che in media un trapano viene utilizzato per 13 minuti per tutta la durata della sua vita. Un sottoutilizzo che lascia pensare che forse, di quell’utensile, non ne abbiamo così bisogno. Così è nato Leila Bologna, una biblioteca degli oggetti dove prendere in prestito utensili, materassini gonfiabili e maschere da giraffa.
Bello il coworking, ma chi riempie tutti questi spazi? ShareDesk risponde a questa domanda ponendosi come trait d’union tra chi cerca e chi offre spazi di lavoro condiviso. Che stiate cercando una scrivania, un ufficio o una sala riunioni di classe, questa è l’app che vi consentirà di lavorare sempre in compagnia.
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SHARING WORLD
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PANE & SHARING A cura di Gea Scancarello*
DOPO TANTO PARLARE DOV’È FINITA LA SHARING ECONOMY? _
Il progetto. Una delle idee più votate del bilancio partecipativo riguarda la riqualificazione del naviglio pavese.
4. RENT THE RUNWAY
5. GET MY CAR
Quante volte abbiamo comprato un abito per un’occasione speciale, lo abbiamo indossato un’unica volta per poi dimenticarlo in un angolo buio dell’armadio? Rentrunway, permette di noleggiare i vestiti, per poi restituirli quando non ne abbiamo più bisogno. Un guardaroba da oltre 100.000 capi vi aspetta dietro tre diversi abbonamenti.
Get my Car, l’airbnb delle auto private. Se il car pooling non soddisfa la vostra esigenza di guidare e vivere la macchina di qualcun altro questo è il sito che andate cercando. I prezzi sono estremamente competitivi, specie se confrontati con le condizioni offerte dalle principali compagnie del settore.
Dove è finita la sharing economy? Più se ne parla e meno la si vede. Sostituita, con agilità linguistica e assenza di norme, con le più comode on demand e gig economy. Per valutare il panorama non c’è cartina di tornasole migliore delle vicissitudini degli ultimi mesi dei grandi colossi. A partire dalla scelta di Airbnb, la piattaforma per offrire casa propria, di rifiutarsi di versare la trattenuta del 21% sugli affitti brevi: una “tassa”, come impropriamente definita, pari alla cedolare secca prevista per tutti i contratti analoghi stipulati non in digitale. L’importo, va detto per chiarezza, non è richiesto ad Airbnb: la società avrebbe dovuto fare solo da sostituto d’imposta, a partire dal 12 settembre. Non lo ha fatto, nonostante il ricorso intentato al Tar del Lazio sia stato rigettato. E promette di perorare la propria causa fino ai tribunali europei. Cosa significa? Banalmente che, temendo di perdere utenti, la piattaforma preferisce sfidare lo Stato. Dimenticando che le trattenute potrebbero essere impiegate con finalità redistributive, magari per costruire asili o edilizia popolare. E cioè per condividere i vantaggi offerti da Airbnb ai proprietari di casa con il resto della popolazione. Vista così, insomma, la faccenda prende tutt’un’altra piega, e cala la maschera su una retorica gonfiata ad arte, e dalla necessità, negli ultimi anni. Con la complicità – va detto – di governi che hanno agito malamente ex post, rifiutando di indirizzare il fenomeno quando era possibile. Sarebbe bastato mettere un tetto al numero di notti in cui ogni casa poteva essere affittata (come hanno fatto per esempio in California e in Olanda) per segare le gambe al reddito nero da Airbnb, senza più riuscire a contenerlo. La famosa legge sulla sharing ecoDella buona nomy, che provava a fare chiarezza realtà della tra piattaforme e a mettere paletti, condivisione giusti o sbagliati che fossero, è nel resta poco dimenticatoio. Uber, chiuso il servizio “Pop” sotto i colpi dei tribunali, ha provato a tenere in vita almeno quello delle auto con conducente, che sottostà ad altre regole. Ma anche in questo caso la famosa norma di riordino del settore non è arrivata. Nel frattempo senza suscitare attenzione, si sono palesati sulla scena competitor che offrono lo stesso identico servizio di Pop - con persone comuni alla guida, sulle loro vetture e soltanto di notte – e che, in mancanza di indicazioni sono all’oggi legali. A Londra, il governo locale ha prima tolto la licenza a Uber di operare, e un tribunale ha poi riconosciuto che gli autisti siano da considerarsi dipendenti. L’azienda ha risposto chiedendo la mobilitazione dei driver stessi contro le istituzioni locali, raccogliendo un enorme sostegno: pare insomma che, in condizioni di incertezza e difficoltà economiche, gli sfruttati siano disposti a spendersi per gli sfruttatori prima di perdere il lavoro. Della buona realtà della condivisione, insomma, resta poco. Per recuperare l’idea di sharing, serve andare nelle piccole comunità locali, nelle rete dello scambio e di aiuto: ma quelle raramente fanno notizia. *docente del Master in Giornalismo Iulm
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IULM NEWS
EVENTI
Nel web. Un’immagine della homepage del sito www.coca-colaitalia.it
Fuorisalone con Interni e Tgcom.it di Federico Rivi _
Bollicine al master Al via la sponsorship fra IULM e Coca-Cola a sostegno della scuola di giornalismo: borse di studio e collaborazione degli allievi del primo anno al progetto Journey
di Redazione _ Il Master in giornalismo Iulm può contare su una nuova sponsorship di prestigio: quella di Coca-Cola. L’acccordo raggiunto con l’università IULM riguarda l’anno accademico 2017-18. La big company americana, leader globale nel mercato dei soft drinks, sosterrà il Master in giornalismo con 10mila euro destinati a borse di studio, avviando una collaborazione con gli allievi praticanti giornalisti per il sito Coca – Cola Journey. al lavoro
La sponsorship sarà anche l’occasione, per gli studenti del Master, di entrare in diretto contatto con la struttura di comunicazione di Coca-Cola Italia, per conoscere la storia di uno dei brand più famosi al mondo, l’organizzazione produttiva, la strategia di comunicazione, gli obiettivi di mercato. Coca-Cola Journey è l’evoluzione del sito corporate di Coca-Cola Italia (www.coca-colaitalia.it), uno strumento di comunicazione molto simile a un magazine digitale: un contenitore di news e di storie da raccontare e condividere e una fonte di informazioni per tutti gli interlocutori e gli stakeholder di Coca-Cola Italia.
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Il nome deriva dall’house-organ di Coca-Cola pubblicato dal 1987 al 1997 per gli uffici di Atlanta, che proponeva storie di persone dell’azienda, era corredato da immagini di fotografi affermati e già all’epoca si presentava come un prodotto editoriale professionale. nel mondo
Dal 2012 ad oggi, più di 20 Paesi hanno lanciato Journey che è oggi disponbile in oltre 15 lingue. Quello italiano è stato uno dei primi lanci in Europa (dicembre 2014). Le tematiche trattate da Journey sono di diverso tipo: contenuti branded e contenuti unbranded, storie globali e storie italiane, selezionate e scritte da una redazione che si avvale di freelancer per creare dei contenuti interessanti per il target dei lettori, principalmente giovani tra i 18 e 34 anni. la collaborazione
Gli allievi del primo anno del Master in giornalismo Iulm produrranno inchieste e servizi concentrandosi su aree tematiche come Economia circolare, Sostenibilità, Occupazione giovanile, Inclusione sociale, Fake News e Fact Checking. Coca-Cola, inoltre, sosterrà le spese di viaggio e pernottamento per due studenti che parteciperanno alla dodicesima edizione del Festival internazionale del giornalismo di Perugia e lo racconteranno in esclusiva per il sito Coca-Colaitalia Journey.
Anche quest’anno gli studenti del Master in Giornalismo IULM racconteranno il Fuorisalone. La kermesse, dal grande richiamo internazionale, si terrà a Milano dal 17 al 22 aprile. Una delle più grandi vetrine del design italiano e internazionale che gli allievi del Master esploreranno con Tgcom24.it e la rivista Interni. La collaborazione ha preso il via lo scorso anno. Nelle edizioni precedenti gli studenti del Master in Giornalismo avevano seguito il Fuorisalone per il sito IlGiornale.it. Gli allievi, divisi in 5 troupe video, racconteranno la manifestazione seguendo gli eventi e raccogliendo le testimonianze e le impressioni non solo di curiosi e turisti, ma anche di organizzatori, proprietari degli stand e addetti ai lavori. Tutto questo nei luoghi storici del Fuorisalone come via Solari e le zone Tortona, Brera, Università Statale e zona Romana. 370mila visitatori in città, 1500 espositori e 250 milioni di euro di indotto creato dalla Milano Design Week. Sono solo alcuni dei numeri che hanno reso trionfale l’ultima edizione della manifestazione che si svolge in contemporanea al Salone del Mobile, giunto alla sua 57esima edizione, a Rho Fiera. Anche qui i dati sono più che incoraggianti e ci si attende che crescano nel 2018: 205mila metri quadri di padiglioni visitati da 160mila operatori e turisti, provenienti da 165 paesi del mondo.
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IULM SPOT SERVIZI
TERRITORIO
Career office
Ateneo per la città
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Cambio di nome e nuovi compiti per l’ufficio Stage& Placement: dai primi di febbraio si è infatti trasformato nell’Ufficio Career Service e Rapporti con le imprese, che offre agli studenti e laureati Iulm supporto e opportunità per l’inserimento nel mondo del lavoro. L’ufficio seguirà lo sviluppo del progetto IULMforJob, organizzando incontri con le aziende; stage in Italia e all’estero; placement; check dei CV; career advisory& Consulting. IULMforJob è su Facebook con un proprio profilo.
Riprende l’iniziativa “Ateneo per la città”, un ciclo di lezioni, accessibili gratuitamente a tutti i cittadini, su alcuni temi legati al mondo della comunicazione. Si tratta di tre corsi a cura di Aldo Bonomi (Territorio, globalizzazione, sociologia), Giovanni Paolo Accinni (Civiltà giuridica della comunicazione) e Mario Abis (Le industrie creative). Gli insegnamenti rientrano, come esame a scelta per 6 CFU (Crediti Formativi Universitari), nel piano formativo di tutti i corsi triennali e magistrali della IULM.
STUDIARE
CALL
Alma è online
Idee per docufilm
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Si chiama Alma ed è il nuovo catalogo digitale della biblioteca dell’Università Iulm. Alma semplifica la ricerca di libri, periodici, risorse elettroniche, e-book, film, tesi e banche dati. Accedendo con autenticazione al proprio account (con le stesse credenziali dei servizi di Segreteria o di posta IULM), sarà possibile richiedere i documenti in prestito, prenotarli, rinnovare i propri prestiti o effettuare richieste anche di prestito interbibliotecario: il tutto online ovunque ci si trovi.
Lo scopo è raccogliere spunti e idee sul tema dell’alternanza scuola-lavoro per un docufilm. Per questo è stata lanciata una Call for ideas che invita gli studenti a farsi protagonisti del progetto. L’iniziativa viene lanciata da Risorse Spa con la partecipazione di IULM e Inuni. Il docufilm racconterà l’esperienza dell’alternanza scuola-lavoro dall’interno delle aziende partners. Per partecipare scrivere a hello@ iulminnovationlab.com rispondendo alla domanda: Come ti immagini l’alternanza scuola-lavoro del domani?
UNIVERSITÀ
Varata la nuova governance _
1 REGISTI DOCENTI Duccio Forzano guru di Sanremo C’è anche il sigillo IULM nel successo dell’ultima edizione del Festival di Sanremo. Duccio Forzano, regista delle cinque serate della kermesse, è infatti docente di Teorie e tecniche del Linguaggio televisivo nel corso di Laurea magistrale in Televisione, Cinema e New Media. Genovese, 57 anni, Forzano collabora con Claudio Baglioni dal ’96, quando firmò prima la regia di un videoclip del cantante romano e poi divenne il regista delle sue tournée negli stadi. Da anni è anche il regista di Che tempo che fa, ora su Rai 1, con Fabio Fazio e ha collaborato con Mediaset e con Sky 2 LUTTO Addio Salvatore “sindaco” dello Iulm 5 Se n’è andato lo scorso 28 gennaio, a 52 anni, per un malore che lo ha colto all’improvviso. Salvatore Laconi, operatore della società di servizi Iss, era il “sindaco” dello Iulm 5, curandone il funzionamento quotidiano e fornendo a tutti, docenti e studenti, attenzione, cura e cordialità. Sempre sorridente, e amatissimo dai ragazzi, Laconi lascia un grande vuoto per la sua bonomia e la sua proverbiale disponibilità.
Dal 3 novembre scorso l’Università ULM ha un nuovo Consiglio d’amministrazione. Il nuovo vertice è composto dal Rettore prof. Mario Negri, dal Prorettore vicario prof. Gianni Canova, dal rappresentante dei Presidi prof. Luca Pellegrini, da tre membri designati dall’ente fondatore “Scuola Superiore per Interpreti e Traduttori” nelle persone del prof. Giovanni Puglisi, del prof. Paolo Proietti e del dott. Salvatore Carrubba, dal membro designato dal Ministero degli Affari Esteri dott. Simon Carta, dal dott. Paolo Del Debbio, membro designato da MondoIULM - associazione di imprenditori, enti e imprese legati all’Università IULM da finanziamenti, attività di stage, placement e iniziative di internazionalizzazione - e dal rappresentante degli studenti dott. Nicolò Maria Raspanti. La composizione del CdA verrà completata con l’aggiunta di un membro scelto dal Senato Accademico fra i Direttori di Dipartimento e da un esponente di chiara fama proveniente dal mondo della cultura, comunicazione e media, designato dallo stesso Senato. Il nuovo statuto trasferisce al Rettore e al Direttore Generale molte delle deleghe e delle prerogative che prima erano in capo al Presidente del CdA. Nel quadro di un complessivo riequilibrio dei poteri, il CdA ha inserito nel nuovo statuto la norma per cui il Presidente deve essere scelto fra i tre membri designati dall’Ente Fondatore e ha eletto alla Presidenza il prof. Giovanni Puglisi, già Rettore dell’Ateneo fino al 31 ottobre 2015. Il CdA ha altresì designato alla carica di Direttore Generale per il triennio 2017/18-2019/20 la dott.ssa Raffaella Quadri.
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Periodico del master in giornalismo dell’Università IULM Facoltà di comunicazione , relazioni pubbliche e pubblicità
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