Giornale mese giugno

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Giugno 2014

AGRIGENTO A cura degli Animatori e dei Volontari in Servizio Civile Oratorio ANSPI “San Domenico Savio” di Canicattì Oratorio ANSPI “Don Bosco” di Casteltermini Circolo ANSPI “Karol Wojtyla” di Castrofilippo Oratorio ANSPI “Maria SS. Del Carmelo” di Cattolica Eraclea Oratorio ANSPI Centro Giovanile Immacolata di Montallegro Oratorio ANSPI “Don Bosco” di Sambuca di Sicilia

SOMMARIO - Beatificazione Paolo VI . . . . . . . . . - Canonizzazione Papi . . . . . . . . . . . - Santo del mese e tradizioni . . . . . . . . . - L’angolo del Poeta . . . . . . . . . . . - Attività per paese . . . . . . . . . . . . - La “Parola” del mese . . . . . . . . . - Il gioco di un tempo . . . . . . . . . . . . - La ricetta del mese. . . . . . . . . . - Auguri a . . . . . . . . . . . .

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Paolo VI: beatificazione il 19 Ottobre Co n fe r mata la data de l 19 o tto br e p er la beatificazione di Pa pa Montini amico dell’Anspi Il nove maggio scorso Papa Francesco ha ricevuto in udienza privata il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi ed ha autorizzato la Congregazione a promulgare il miracolo, attribuito all'intercessione del Venerabile Servo di Dio Paolo VI (Giovanni Battista Montini), Sommo Pontefice; nato il 26 settembre 1897 a Concesio (Brescia) e morto il 6 agosto 1978 a Castel Gandolfo (Roma). Paolo VI, dunque, sarà proclamato Beato il 19 ottobre prossimo, a conclusione del Sinodo dei Vescovi. La notizia, circolata nei giorni scorsi, è divenuta ufficiale con la firma apposta da Papa Francesco sul decreto di un miracolo avvenuto tramite l’intercessione di Papa Montini: la guarigione inspiegabile di un bambino non ancora nato. <<Nel 2001, negli Stati Uniti, una madre, al quinto mese di

gravidanza, si trova in condizioni disperate. La diagnosi parla di morte del piccolo nel grembo materno o di gravissime malformazioni future. I medici consigliano l'aborto terapeutico, ma lei si rifiuta e, su suggerimento di una suora italiana che l'aveva conosciuto in vita, si rivolge in preghiera al Pontefice morto nel 1978. Il bambino nasce sano ed oggi è ormai un adolescente>>. Il 12 dicembre scorso la consulta medica del dicastero per le Cause dei Santi ha certificato l'inspiegabilità della guarigione, mentre il 18 febbraio i teologi della Congregazione hanno riconosciuto l'intercessione di Mon-


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tini. Oggi, infine, la conferma definitiva da parte del consesso dei Cardinali e Vescovi. Era stato Benedetto XVI a riconoscere le "virtù eroiche" di Papa Montini nel dicembre 2012. A quel punto serviva il riconoscimento di un miracolo per sancire la beatificazione; un iter che ha avuto un'ulteriore accelerazione con il pontificato di Papa Francesco. Paolo VI non è soltanto il Papa dell’enciclica Humanae Vitae (1968) sulla contraccezione, ma anche il Papa della Chiesa del dialogo col mondo (Ecclesiam Suam, 1964), di un cattolicesimo sociale e progressista in modo radicale (Populorum progressio, 1967), e anche del legittimo pluralismo politico dei cattolici (Octogesima adveniens, 1971). Paolo VI è soprattutto il Papa che ha portato a termine il Concilio Vaticano II (1962-65) voluto dal suo predecessore San Giovanni XXIII e che ha iniziato la riforma liturgica. Paolo VI fu anche un fervente sostenitore della nascita dell’ANSPI, voluta per incrementare la vita cristiana dei fanciulli, dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani. L’Assemblea costituente, che si svolse a Bologna nei giorni 3-6 luglio del 1963, volle infatti dedicare l’Associazione ANSPI (Associazione Nazionale San Paolo Italia) proprio a Giovanni Battista Montini, nel contempo divenuto Sommo Pontefice, il 21 giugno 1963, con il nome di Paolo VI, amico fraterno del fondatore e primo Presidente ANSPI Mons. Battista Belloli. A Papa Montini, infatti, viene dedicata l’Associazione ANSPI, nata durante il Concilio Vaticano II, interpretando le istanze di rinnovamento pastorale volute dalla Chiesa, soprattutto nel campo dell'educazione cristiana e umana dei ragazzi e dei giovani. Filippo Chiarelli Presidente Comitato Zonale ANSPI di Agrigento


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C a no n iz za z ion e Pa pa G i ov ann i P ao lo I I e Pa pa G iov an n i X X I II Si è levata un’ovazione spontanea in piazza San Pietro alle 10.15 di domenica 27 aprile quando Papa Francesco ha proclamato santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Due “uomini coraggiosi”, che “hanno dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio, della sua misericordia” e che pure “hanno contribuito in maniera indelebile alla causa dello sviluppo dei popoli e della pace”, ha detto Bergoglio durante l’omelia. Poco prima di iniziare la cerimonia, Francesco ha abbracciato Joseph Ratzinger, pontefice emerito che si è seduto accanto agli altri cardinali e ha partecipato alla concelebrazione. I pellegrini, 800mila da tutto il mondo, hanno affollato Piazza San Pietro, l’antistante Piazza Pio XII, via della Conciliazione e tutte le strade limitrofe fino al Tevere. Lontano dalla piazza vaticana, gremita tutta la notte di sabato per la veglia in attesa della canonizzazione, c’era solo il rumore degli elicotteri delle forze dell’ordine che sorvegliavano dall’alto la città. La cerimonia si è conclusa con il “solito” fuoriprogramma: il giro di Papa Francesco sulla jeep bianca per salutare la folla di via della Conciliazione. Floriana Alaimo Volontaria SCN Anspi “karol Wojtyla”


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… il gior no dei 4 papi Come detto in precedenza, nel giorno della canonizzazione di Karol Wojtyla e Angelo Giuseppe Roncalli, a concelebrare insieme a Papa Francesco è stato anche il papa Emerito Benedetto XVI. Benedetto XVI ha già partecipato, lo scorso febbraio, al primo concistoro di papa Bergoglio per la creazione di cardinali ma, per la prima volta i due papi viventi hanno celebrato un rito tanto solenne come la canonizzazione dei due predecessori. Papa Benedetto è legato a entrambi i santi: di papa Wojtyla è stato stretto collaboratore per 23 anni in qualità di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Personalmente convinto della sua santità, papa Ratzinger ha sì derogato ai cinque anni dalla morte richiesti dalla legge canonica per aprire il processo di beatificazione, ma ha poi voluto un regolare iter per canonizzare Wojtyla. Il legame di Ratzinger con Roncalli invece sta nella esperienza conciliare, che ha segnato tutta la vita di Joseph Ratzinger, prima giovane perito alle assise della Chiesa del Novecento, poi arcivescovo, poi prefetto della Dottrina della fede e infine papa.

… e c c o p e r c h é A n s p i “ K a r o l Wo j t y l a ” l’ANSPI “Karol Wojtyla” di Castrofilippo cerca di essere il ponte tra la strada e la chiesa, arduo compito ricevuto in eredità da Giovanni Paolo II.

“Lo sport non può essere ridotto solo ad una questione di gol e di medaglie, di coppe, primati e traguardi tagliati a suon di miliardi e dirette televisive. Lo sport è qualche cosa di più alto e più nobile: è il ‘veicolo’ privilegiato per la formazione ‘integrale’ dell’uomo, attento ai valori della solidarietà, del lavoro, del sacrificio, della giustizia. Un ‘veicolo’ che forma e aiuta a crescere, e condanna ogni forma di ‘scorciatoia’ per raggiungere sogni impossibili e ricchezze effimere, ricorrendo anche al trucco e a volte anche al doping”. Giovanni Paolo II Francesca Cipollina Volontaria SCN Anspi “karol Wojtyla”


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Il Santo del mese... San Calogero Eremita

San Calogero è venerato come Santo sia dalla Chiesa cattolica sia da quella ortodossa ed è patrono di moltissimi comuni della Sicilia. Calogero significa “buon vecchio”, questo è il nome che generalmente i Greci davano agli anacoreti, infatti San Calogero fu un monaco eremita. Nacque molto probabilmente a Calcedonia intorno all’anno 466 e morì il 18 Giugno 561 sul Monte Kronio. A vent’anni abbandonò tutto e si ritirò nel deserto. In seguito partì insieme a due compagni (Gregorio e Demetrio) verso Roma e al Pontefice espose il tenore della sua vita ed ottenne l'abito monacale e la missione di evangelizzare la Sicilia. S'imbarco dunque verso l’isola, approdò a Marsala allora pagana, dove fu perseguitato insieme ai suoi compagni che incontrarono un crudelissimo martirio mentre Calogero si salvò dirigendosi ad oriente lungo il litorale. Viaggiò per molti paesi dell’isola dove ancora si conservano con amore i segni del suo passaggio, basta ricordare Agrigento, Palermo, Catania, Siracusa e Naro, città che ebbe un posto di privilegio fra quelle visitate dal Santo; qui infatti si stabilì in una grotta fuori dell'abitato, quella che ancora oggi è oggetto di venerazione e dove sorge il Santuario a lui dedicato. Dormiva sulla nuda terra, si dissetava in una fonte vicina e si nutriva del poco pane che la carità gli concedeva. San Calogero fu apostolo e taumaturgo, autore di numerosi prodigi nel nome del Signore, soprattutto aveva il

potere di scacciare i demoni. Ormai vecchio, Calogero si ritirò sul monte Kronio per prepararsi all'incontro con Dio e non potendosi recare nell'abitato per ottenere l'elemosina del pane, il Signore provvide inviandogli una cerva che lo nutriva con il suo latte. Un giorno però, un cacciatore di nome Sierio, detto Arcario poiché armato di arco e frecce, scoccò una freccia e colpì la cerva che ferita gravemente corse a rifugiarsi verso il vecchio Santo. Il cacciatore che inseguiva la cerva, la raggiunse ai piedi del Santo di cui conosceva la fama e gli si gettò ai piedi piangendo e chiedendo perdono per il grave dispiacere involontariamente arrecato. San Calogero lo rassicurò amorevolmente, lo perdonò e lo esortò ad una vita migliore. Il cacciatore divenne il compagno fedele dei suoi ultimi giorni, provvedendo al necessario. Il mattino del 18 Giugno del 561, il pio Sierio, trovò San Calogero morto, ai piedi dell'altare che si era costruito nella caverna. La morte lo aveva sorpreso, mentre pregava. Fu seppellito nella grotta del Kronio assieme ai suoi due compagni martiri Gregorio e Demetrio là portati dallo stesso Calogero. Il sepolcro fu custodito fino al IX secolo, cioè fino a quando per impedire la profanazione dei Saraceni che dall'anno 827 avevano invaso la Sicilia, l’allora vescovo di Agrigento per salvaguardarne le reliquie le fece condurre presso il monastero basiliano di San Filippo, a Frazzanò cittadina dove tuttora le sacre spoglie riposano in una cassa lignea all’interno della chiesa madre.


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… a Naro A Naro ad esempio molti devoti, promettono come voto al Santo “U viaggiu scanzi” che consiste nel salire a piedi scalzi la ripida altura su cui è posta la “Fulgentissima”. Durante la processione del 18 Giugno che si snoda dal Santuario di San Calogero fino alla chiesa Madre, il Simulacro del Santo nero viene messo su una grande slitta in legno denominata "straula" o "carro dei Miracoli" e viene trascinato dai fedeli con una corda, legata a due capi della slitta e lunga più di 100 metri. Tutta la processione è scandita dalle urla dei fedeli che trascinano la “straula” al grido di "Viva Diu e San Calò" e in tanti si affannano a strofinare i fazzoletti sul Simulacro perché è credenza che il simulacro del Santo, dotato di poteri taumaturgici contro le malattie del corpo e dell'anima, sudi e quindi, i fedeli vogliono portare a casa un “oggetto” di devozione e protezione. Particolare è anche la tradizione del pane benedetto che viene modellato in diverse forme a rappresentare le parti del corpo per le quali il Santo ha interceduto per ottenere delle Grazie, e che viene portato al Santuario per essere benedetto; i proprietari poi ne tengono una parte per loro per condividerla con amici e parenti ed il resto lo lasciano in Santuario affinché sia distribuito ai fedeli. I solenni festeggiamenti in onore al Santo continuano fino al 25 Giugno (l'ottava), giorno in cui avviene la seconda processione per le vie cittadine che si conclude con una Messa solenne.

… ad Ag rigento Ad Agrigento, invece i festeggiamenti in onore a San Calogero si svolgono dalla prima alla seconda Domenica di Luglio. La festa in onore al Santo, ad Agrigento conserva un elemento di grande richiamo: la cosiddetta "tammuriniata di San Calò" detta anche "Diana", che si svolge per le strade del paese iniziando dall'ingresso della chiesa di San Calogero. La folla dei fedeli durante la processione urla spesso: “Chiamamu tutti a cu n'aiuta! Evviva Diu e San Calò!!" Durante la lunga processione, si usa lanciare il pane al Simulacro del Santo questa usanza risale al tempo in cui S.Calogero andava a chiedere l'elemosina per portare da mangiare ai lebbrosi giacché per evitare il contagio le persone lanciavano le loro elemosine da finestre e balconi. Durante la processione mattutina, più popolare che religiosa, i circa cento devoti portatori si accalcano sotto la statua per accompagnarlo nella sua lunga traversata verso le vie del centro storico e ad ogni fermata sono tanti i devoti che salgono ad abbracciare e baciare il Santo. Anche ad Agrigento vi è la pratica del viaggio a piedi scalzi dalla propria abitazione fino al Santuario ed inoltre vengono donati come ex voto le rappresentazioni grafiche delle malattie per grazia ricevuta. Alla fine della processione popolare, in serata ne inizia un’altra – più compostamente religiosa – che riporta San Calogero in chiesa su un camioncino e la “Zingarella” lascia il posto agl’inni e alle preghiere del popolo di Dio. Calogero Miceli Volontario SCN Anspi “karol Wojtyla”


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...a Castrofilippo Raccontano gli anziani Si sa, la festa popolare è un momento di partecipazione e di ritualità collettiva. Nella festa i devoti talvolta eseguono determinate pratiche, supplicano grazie, si attendono risposte che possono rassicurare o esaudire certe richieste rivolte al Santo. In merito all’ormai vicina festa di San Calogero di Naro, ho intervistato le signore Rosa Graci e Carmela Chiarelli di Castrofilippo per raccogliere i loro ricordi legati a questa festività religiosa. - Ricorda qualche pia pratica in onore a San Calogero che si svolgeva un tempo? Oggigiorno qualcosa è cambiata? (Rosa Graci) Ricordo che la gente faceva varie “purmisioni” come “lu viaggiu a la pedi, a vita”, o la donazione di un contributo economico nella grotta o per il comitato della festa. Ricordo che un tempo “lu viaggiu a San Calò” da Castrofilippo si faceva passando di “la Funtanedda” o di “la Fanzina”, oggi invece i devoti del paese in prevalenza percorrono la strada che va verso la diga. Un tempo si partiva di buon mattino prima dell’alba, oggi perlopiù le persone pur continuando a fare il viaggio a piedi, partono per Naro in prevalenza intorno alle ore 17:00. Il viaggio si faceva talvolta (e ancora c’è chi lo fa) a piedi scalzi, da Castrofilippo fino al Santuario. - Ricorda se c’è un antica pratica devozionale che ora non si fa più? (Carmela Chiarelli) Si mi ricordo che tante persone ai tempi entravano nel Santuario in ginocchio e arrivavano così sino all’altare, talvolta alcuni – secondo la grazia richiesta o ricevuta - proseguivano facendo la cosiddetta “lingua a strascicuni” cioè strisciavano la lingua per terra lungo tutto il percorso che conduceva all’altare. Ora non si usa più farlo anche perché intorno al 1960, se ricordo bene, fu proibito dalle autorità ecclesiastiche. - Qual’è il ricordo più bello di quand’era piccola che conserva della festa di San Calò? (Rosa Graci) Il ricordo più bello è quando da bambina, mio padre tornando da Naro dove all’andata andava a piedi col mulo al seguito (che sarebbe stato adoperato per il viaggio di ritorno)- mi portava come pensierino ‘li bifari’ e ‘li pirazzola’ dentro la giara; ora le bambine preferiscono i giocattoli. (Carmela Chiarelli) Da bambina mi piaceva mangiare “li maccarruna di San Calò” che venivano offerti ai devoti di fronte al Santuario. -Durante il viaggio verso Naro, i pellegrini castrofilippesi recitano qualche preghiera particolare al Santo nero? (Carmela Chiarelli) Sì, durante il viaggio generalmente si recita questo rosario cantando: <<San Calogeru e Maria vu prigati a Diu pi mia, sti dulura c’haju iu, iu l’offrisciu a lu me Diu>> *** <<San Calogeru gluriusu lu me cori e assai cunfusu, iu vi vegnu a visitari e d’ogni mali n’aviti a libirari>> La prima strofa si recita 50 volte, alternandovi ogni 10 volte la seconda e un Padre Nostro. Alla fine si recita il Salve Regina e la litania. Calogero Miceli Volontario SCN Anspi “karol Wojtyla”


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. . . L’ a n g o l o d e l p o e t a Canzone di Giugno

Stormiscono le fronde nell'aria greve, e il sole ride alle prataiole ed alle biche bionde, e rende tutto d'oro il campo donde arriva la canzone giuliva nell'agreste lavoro. Ecco è piena la spica e la falce è nel pugno; e il buon sole di giugno rallegra la fatica. E la canzone sale dal campo del lavoro e s'accompagna a un coro stridulo di cicale: e sale il canto anelo da bocche pia lontane lodando in terra il pane ed il buon Padre in cielo. Marino Moretti (1885 – 1979)


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Attività per paese Primo tor neo inter par rocchiale Canicattì

Si è svolta giorno 6 maggio la cerimonia conclusiva del "TORNEO INTERPARROCCHIALE DI CALCIO A 5" organizzato a Canicattì dall’ANSPI “San Domenico Savio” in collaborazione con l’ASD PGS Domenico Savio di Canicattì. 7 sono state le squadre di altrettante parrocchie ad aderire a tale iniziativa: San Pancrazio, Sacra Famiglia, Santa Chiara, Santo Spirito, San Domenico, S.S. Redentore, San Calogero oltre che la parrocchia Maria Ausiliatrice con l' Oratorio Salesiano "Don Bosco" che hanno ospitato il Torneo. Alla serata conclusiva, che si è svolta nella sala del teatro dell’Oratorio Salesiano, hanno partecipato oltre alle autorità religiose, le Massime Autorità cittadine. Sono state loro, infatti, a premiare la prima, la seconda e la terza classificata; la squadra più disciplinata, il miglior realizzatore e il miglior portiere. Il gradino più alto del podio è andato alla parrocchia S.S. Redentore seguita da Santa Chiara e San Pancrazio; mentre la coppa per la squadra più disciplinata è stata vinta dalla parrocchia Sacra Famiglia. Il trofeo per il miglior realizzatore e quello per il miglior portiere sono stati vinti rispettivamente da Claudio Condello della parrocchia S.S. Redentore e da Christian Liuzzi della parrocchia Santa Chiara.


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Il Sindaco Corbo, ha elogiato la prima iniziativa sportiva interparrocchiale di calcio a 5, ed entusiasta ribadiva: “l’amministrazione comunale per le prossime iniziative sarà presente e cercherà, ove sia possibile, di aiutare allo sviluppo e alla crescita del progetto per i giovani della nostra Città”. L’Anspi “San Domenico Savio” in collaborazione con la ASD PGS Domenico Savio di Canicattì, con il patrocinio del comitato provinciale ANSPI, con la competenza dei salesiani e dei parroci delle chiese di Canicattì, avvieranno una serie di iniziative per promuovere la formazione e lo sviluppo dello sport e della cultura sul territorio. Vincenzo Di Stefano Anspi “San Domenico Savio”


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Attività estive

… a Castelter mini

Estate, tempo di sole, mare e anche di grest. Un appuntamento che si rinnova e che cresce anno dopo anno confermando la sua capacità di mettere insieme giovani e famiglie all’insegna dell’aggregazione e dell’amicizia. “Motore” di questo evento sono proprio i ragazzi dell’Anspi con la stretta collaborazione dei sacerdoti e delle famiglie. Quest’anno il grest all’oratorio don Bosco di Casteltermini inizierà nella seconda metà di giugno coinvolgendo i bambini dalla prima elementare alla terza media. Si fa alla svelta a pronunciare la parola “Grest”. Grest vuol dire club e significa: circolo, riunione, ecc… Ha come scopo principale quello di riunire tutti i ragazzi della nostra comunità per attuare con nuovi mezzi che l’ attività estiva offre, una più larga azione d’influenza sui ragazzi della parrocchia. Denise, Angelo, Michela Volontari SCN Anspi


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...a Castrofilippo

Come ogni anno ripartono le attività estive. Dopo aver trascorso questi mesi in compagnia e unione, attraverso giornate all’insegna dello sport e delle attività ricreative, dal 7 al 19 Luglio ritorna l’appuntamento con il Grest estivo. Gli animatori sono pronti per far divertire e formare i bambini dai 6 ai 12 anni con giochi a tema, laboratori e sport! Quest’anno il Grest verterà sul tema formativo ANSPI “Narnia- Cronache d’estate”, un’avventura che vede coinvolti 4 protagonisti (Susan, Edmund,Peter e Lucy) in numerose peripezie e colpi di scena che terranno i ragazzi in suspance dal primo all’ultimo giorno. Francesca Cipollina Volontaria SCN Anspi “karol Wojtyla”


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La “Parola” del mese... VANGELO Mt 9, 9-13 In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: "Misericordia io voglio e non sacrifici". Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori.

R i fles si on e ...

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Nel brano odierno ascoltiamo un racconto di vocazione, Gesù passa, vede qualcuno che è intento a svolgere la sua attività, lo chiama a diventare suo discepolo; il chiamato lascia tutto e aderisce a Gesù, cioè lo segue. Una novità rispetto alla precedente chiamata: qui non si tratta di pescatori, ma di un "pubblicano", cioè un esattore, appartenente alla categoria di uomini considerati sfruttatori e strozzini, odiati dal popolo ed esclusi dalla comunità religiosa di Israele. Dire "pubblicano" equivaleva a dire "peccatore". L'iniziativa di Gesù provoca la risposta immediata del chiamato: "Ed egli si alzò e lo seguì". Risposta che è dono totale di sé a Colui che lo chiama. Matteo "festeggia il cambiamento di vita al seguito di Gesù, non decide a malincuore di seguirlo. Ma è felice. Alla festa prendono parte molti suoi amici e colleghi, "pubblicani e peccatori", che siedono a tavola con Gesù e con i suoi discepoli per i farisei - che osservano rigorosamente la Legge e si guardano scrupolosamente dall'aver contatti con i "peccatori" - il comportamento di Gesù è semplicemente scandaloso. La risposta di Gesù si articola in tre dichiarazioni, con un messaggio sempre attuale e provocatorio. La prima: "Non hanno bisogno del medico i sani, ma i malati". Con la seconda dichiarazione invece, Gesù smaschera l'ignoranza dei suoi avversari e cita un testo del profeta Osea (6,3-6:I lettura): "Voglio la misericordia e non il sacrificio". La"misericordia" che Dio vuole è l'amore sincero e fedele a Lui. Amore che si esprime nel rifiutare ogni forma di idolatria e nell'attuare la sua volontà che riguarda l'amore concreto verso i fratelli, a imitazione della misericordia divina. "Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". E' la missione di Gesù e ad essa egli rimane fedele. I presunti "giusti", coloro che si sentono già salvati e a posto con Dio, non hanno bisogno...di Gesù. In realtà Gesù è venuto anche per loro, perché tutti sono peccatori e hanno bisogno di conversione e di perdono . Vincenzo Di Stefano


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Il gioco di un tempo I giochi sono un passatempo che fanno divertire tante persone,coinvolgendo sia i grandi che i più piccini. Anche in tempi lontani dai nostri ci si divertiva con i giochi più disparati. Ora però, a differenza di una volta, si gioca molto al computer e ai videogiochi . La nostra società ha fatto in modo che la tecnologia cambiasse, col tempo, anche il modo di giocare. Un tempo, infatti, si giocava molto all’ aperto, per le vie o, come si dice da noi, “ni li vaneddri” del paese. La villa era il punto di ritrovo e il luogo di svago. Qui, ragazzi e adulti, giocavano con la mente o con la forza fisica e gli anziani li guardavano giocare con il sorriso che illuminava il loro viso. Tra i giochi più popolari c’era il gioco della “lippa” detto :

Il gioco è effettuato con due pezzi di legno, generalmente ricavati dai manici di una scopa, uno di circa 15 cm in lunghezza con le estremità appuntite , l'altro lungo circa mezzo metro chiamato lippa: si traccia a terra un cerchio ed un ovale per posizionare il lippino. La tecnica consiste nel colpire con il pezzo lungo il pezzo piccolo su un'estremità per farlo saltare (questo il motivo delle estremità appuntite), quindi colpirlo. Si hanno tre tentativi, il gioco consiste nel lanciare il pezzo piccolo quanto più lontano possibile. Il numero di concorrenti è variabile. La squadra che attacca dispone al centro di un cerchio di raggio pari alla lunghezza del bastone che si usa come mazza il bastoncino piccolo, affusolato, la lippa appunto; se ne colpisce un'estremità per sollevarla in aria e colpirla con forza una seconda volta per lanciarla il più lontano possibile. La squadra che difende si dispone in modo da afferrare al volo la lippa, cosa piuttosto difficile, se vi si riesce il lanciatore è eliminato. In caso contrario dal punto in cui è finito il lippino, il difensore, tenendola in pugno poi la lancia cercando di colpire il bastone -mazza preventivamente posato dietro il cerchio in direzione del lippino; se viene colpito il lanciatore è eliminato. In caso contrario, gli attaccanti hanno tre possibilità per colpire e allontanare il più possibile il lippino dal cerchio dopodiché il lanciatore valuta ad occhio la lunghezza in bastoni-mazza del lancio effettuato, ossia tra il cerchio e il punto raggiunto dal lippino. Dopo i tre colpi l'attaccante chiede quanto il difensore offre, per esempio trenta bastoni: se l'attaccante accetta tale distanza, trenta, si ascrive il numero a punteggio. Se non accetta, si controlla se la valutazione è corretta misurandola; se il numero dei bastoni è superiore a trenta, per esempio 35, i punti ottenuti dagli attaccanti saranno il doppio del contato; se saranno meno, gli attaccanti prenderanno quello contato. Di solito si valuta sempre in difetto, ma caratteristica del gioco, in prossimità del finale, è anche rischiare. Finché la squadra che attacca non viene eliminata, continua a battere con rotazione dei giocatori. Il punteggio finale può essere 500 o anche 1000. Dipende dal tempo di gioco e dal numero dei giocatori.


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La ricetta del mese Crostata alla fr utta La crostata di frutta è un classico dolce estivo da personalizzare con qualsiasi tipo di frutta. Perfetta come torta di compleanno quando il caldo scoraggia le classiche preparazioni a base di panna, creme e cioccolato. Ingredienti per la frolla : 300 gr. circa di farina 100 gr di zucchero 20 gr di burro a temperatura ambiente 70 gr di olio di semi 50 gr di latte 1 uovo e un tuorlo un pizzico di lievito 1 bustina di vanillina Per la crema: 400 g. di latte intero 100 g. di panna fresca da montare (35% di materia grassa) 150 g. di tuorli d’uovo (circa 8 tuorli) 150 g. di zucchero semolato extrafino 40 g. di amido di mais 1 bacca di vaniglia Per la decorazione di frutta : 70 gr di fragole 4 kiwi 1 ciliegia 1 pesca ribes mezza banana uva rossa


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Preparazione La crostata di frutta è composta da una base di pasta frolla, riempita successivamente con della crema pasticcera, sulla quale poi verrà poggiata la decorazione di frutta. La prima cosa da fare pertanto è la preparazione della pasta frolla. Mescolate il lievito e la vanillina alla farina e formateci una fontana. Rompete le uova nel mezzo della fontana e aggiungente anche lo zucchero. Unite a poco a poco la farina dai lati della fontana con le uova. Quando avrete formato l’impasto, unite anche il burro ammorbidito e l’olio. Per impastare, aiutatevi unendo poco alla volta il latte. Quando avrete ottenuto una pasta morbida ma non appiccicosa, formateci una palla, ricopritela con della pellicola da cucina e mettetela a riposare per almeno mezz’ora in frigorifero. A questo punto passiamo alla preparazione della crema pasticcera. Le dosi indicate nella ricetta sono precise per la preparazione di una crostata di 24 cm, non vi spaventate quindi per gli 8 tuorli, meglio che ne avanzi un pò piuttosto che averne poca, potreste sempre utilizzarla per farci una bella zuppa inglese classica! Una volta pronta la crema, mettetela in un recipiente e copritela con della pellicola trasparente facendola aderire perfettamente alla superficie della crema e mettetela a raffreddare in frigorifero per almeno una mezz’oretta. Riprendete la pasta frolla e stendetela direttamente con le mani nella teglia. Dovete formare uno strato di circa mezzo centimetro, che poi aumenterà in cottura. Procedete con la “cottura in bianco” della pasta frolla. Bucherellate irregolarmente tutta la superficie della pasta frolla con la forchetta e copritela interamente con dell’alluminio e metteteci sopra uno strato di fagioli secchi. Fate cuocere per circa 20 minuti in forno a 200°. Prima di sfornare controllate la cottura e nel caso fate cuocere per altri 5/10 minuti. Appena pronta tiratela fuori dal forno e lasciatela raffreddare. Distribuite la crema pasticcera all’interno della base di pasta frolla, fino a riempirla e procedete con la decorazione con la frutta. A questo punto entra in gioco la vostra fantasia, non ci sono regole precise. Basta fare dei cerchi concentrici ognuno con le fettine di un frutto diverso fino a coprire per intero la crostata. Per rendere più brillante la frutta, spennellatela con della gelatina, che potete ottenere facendo sciogliere dei fogli di colla di pesce in un pò d’acqua tiepida. Floriana Alaimo Volontaria SCN Anspi “karol Wojtyla”


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AU G U R I a‌ I compleanni del mese...

Volpe Grabriel Fortunato

Bruccoleri Gabriella

Chianetta Cassandra

Lazarevic Graziella

Alessi Erika

Sferrazza Federica

Inglima Gioachino

Amico Oriana

Ragazzo Denise

Marchica Teresa


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