Osteopatia Magazine n° 7

7 SETTEMBRE DICEMBRE 2019

SPORT:

Il calcio

Perché i campioni non rinunciano all’osteopata?

Lombalgia

Quando la schiena fa le bizze

Emicrania Combatterla con l’osteopatia

UNIVERSO DONNA

Osteopatia: più benessere per mamme e neonati

by Flokk

I maggiori benefici di una seduta HÅG Capisco

Riduzione dei disturbi cervicali e della cefalea muscolotensiva

Prevenzione dei dolori alla colonna dorso-lombare

La particolare conformazione del piano di seduta favorisce il mantenimento della fisiologica lordosi lombare, riducendo il sovraccarico su questa parte della colonna vertebrale

Comodità e funzionalità della posizione migliorano l’attenzione e l’efficienza

Prevenzione dei disturbi all’arto superiore (tendini, brachialgie, mouse syndrome)

Insieme ad un tavolo ad altezza regolabile permette una postazione di lavoro dinamica.

Il movimento allevia le tensioni e riduce lo stress indotto, favorisce la circolazione ed aumenta l’energia

Håg Capisco Sedia ergonomica attiva, preserva l’assetto fisiologico della colonna vertebrale e garantisce il corretto supporto alla schiena. per saperne di più visita www.spazioergonomia.it

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in questo numero 2 UN CALCIO AL DOLORE

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Anche i Campioni vanno dall’osteopata

SETTEMBRE DICEMBRE 2019

6 CONTRO LA LOMBALGIA SPORT:

Il calcio

Perché i campioni non rinunciano all’osteopata?

Lombalgia

Quando la schiena fa le bizze

Emicrania Combatterla con l’osteopatia

UNIVERSO DONNA

UNIVERSO DONNA

L’osteopata è il giusto alleato

8 GRAVIDANZA?

L’osteopata è sempre d’aiuto

12 OSTETRICIA E OSTEOPATIA: IL PARTO

La clinica: dove l’osteopatia è a portata di ostetricia.

Osteopatia: più benessere per mamme e neonati

15 7 CONSIGLI Osteopatia Magazine Numero 7 Edizione quadrimestrale settembre - dicembre 2019 Euro 3,00 Stampato nel mese di ottobre 2019 Testata registrata presso il Tribunale di Ancona con n° 10/2017 Editore Marco Traferri & C. sas Via Scrima, 59 - 60126 Ancona Partita IVA 02407030424 info@marcotraferrieditore.com Direttore responsabile Federica Serfilippi Progetto grafico bnc > Barbara Bonci www.barbarabonci.it Stampa Grafiche Ricciarelli S.r.l.

Via Sant’Ubaldo n. 41 60030 - Monsano (AN) Fotografie e illustrazioni Adobe Stock: pag. 2 © zeremskimilan pag 6 © khosrork - pag. 9 © Prostock-studio pag 10 © artursfoto - pag. 12 © stockyimages pag. 15-16 © Nataliya - pag. 17 © New Africa pag. 20 © FollowTheFlow - pag. 21 © Prostockpag. 23 © Photographee.eu - pag. 26 © Antonio Gravante - pag. 31 © pixdesign - pag. 29 © goodluz Illustrazioni pag. 28-30 Valentina Ottaviani

per la donna in gravidanza

7 INDICAZIONI

Cosa aspettarsi da un buon trattamento osteopatico in gravidanza

17 LA STORIA A LIETO FINE Grazie all’osteopatia

18 ENDOMETRIOSI:

UN AIUTO VIENE DALL’OSTEOPATIA

20 L’OSTEOPATIA E GLI EFFETTI SUL SISTEMA ENDOCRINO DEL NASCITURO

23 NEONATI PREMATURI:

PIÙ SANI GRAZIE ALLE CAREZZE Una ricerca multidisciplinare lo conferma

24 IL ROI COMPIE 30 ANNI 26 LE VERTIGINI 29 EMICRANIA: 32

Meno recidive con l’osteopatia Il trattamento osteopatico contro le recidive

www.osteopatiamagazine.com

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UN CALCIO AL DOLORE!

Anche i Campioni vanno dall’osteopata Dai tempi di Antonio Conte, passando per Gian Piero Ventura e Gigi Di Biagio, sino ad arrivare a Roberto Mancini, la figura dell’osteopata è parte integrante dello staff sanitario della Nazionale Italiana di Calcio. È Walter Martinelli il professionista che si prende cura degli Azzurri e del loro benessere. Ecco la sua esperienza raccontata in esclusiva alla redazione di Osteopatia Magazine.

Ci racconti come è arrivato a lavorare per la Roma e la Nazionale.

Ho iniziato presto la professione di fisioterapista prima, e di osteopata poi, lavorando con diverse società quali Guidonia, Sorianese, Tor Tre Teste, Frascati, Lodigiani, Cisco Roma, per poi passare alla Lazio, da lì alla Nazionale e alla

Roma. Oltre al calcio ho lavorato con la Nazionale di Kickboxing e Pugilato, nel motociclismo e come osteopata del gruppo sportivo delle Fiamme Gialle.

Lei è stato uno dei primi ad aver portato l’osteopatia in pianta stabile nello staff delle squadre di calcio, ove lavorano professionisti quali medici, fisioterapisti, preparatori atletici, nutrizionisti. Come interagite nella quotidianità?

Uno degli aspetti più belli è il lavoro di equipe. Una squadra composta non solo da giocatori ma da medici, preparatori atletici, fisioterapisti, osteopata, nutrizionista e podologo, che si fondono in un unico elemento. Ci confrontiamo tutti i giorni su ogni singolo giocatore a 360 gradi, un modo per condividere i rispettivi punti di vista. Ho avuto modo con l’esperienza di integrare sempre

foto Luciano Rossi-Lazio Roma

Walter Marinelli D.O. Osteopata della AS Roma e della Nazionale Italiana di Calcio

Cosa significa essere osteopata al servizio della Nazionale Italiana di Calcio?

Lavorare con la Nazionale è motivo di grande orgoglio e soddisfazione. L’emozione che provo ogni volta che indosso la divisa azzurra non è mai cambiata dal primo giorno. Ricordo ancora quando da piccolo seguivo insieme ai miei amici le partite degli Europei e dei Mondiali e mia madre cuciva a mano le bandiere col tricolore. Oggi essere nello staff della Nazionale rappresenta la realizzazione di un sogno.

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di più l’osteopatia nel programma di una squadra o di un atleta.

Anche la figura del nutrizionista è diventata fondamentale nella quotidianità dei Club, e mi ritengo fortunato ad aver collaborato con grandi professionisti quali Guido Rillo e Tiberio Ancora alla Roma, Matteo Pincella in Nazionale.

Come viene gestito il rapporto con i giocatori?

Sono loro i protagonisti, noi possiamo solo aiutarli, tenendo ben presente che il nostro trattamento cerca di rimuovere gli ostacoli che possano compromettere una buona comunicazione all’interno del corpo, così da riuscire meglio nella sua capacità di autoguarigione e autoregolazione, rimanendo in omeostasi.

Molti giocatori “liberando” le strutture si sentono più sicuri nell’eseguire una corsa o un gesto tecnico e questo può risultare utile anche ai fini della prevenzione, anche se non mi piace usare questa parola il cui utilizzo trovo spesso abusato.

foto Claudio Villa

Ai futuri osteopati consiglio di credere sempre nei propri sogni, continuare sempre ad aggiornarsi, rimanere umili e rispettare ogni paziente pensando che sia un nostro caro.

Come gestisce la settimana di lavoro con la squadra? Ci sono dei trattamenti standard, di valutazione e preventivi a cui è bene sottoporre tutti gli atleti prima o dopo una gara?

Come dicevo prima, importantissimi sono i meeting quotidiani con il performance staff e il settore medico. A inizio stagione e durante l’anno eseguo dei test specifici in seguito ai quali stilo un programma su ogni singolo atleta, settimanale o mensile. Alcuni seguono dei trattamenti pre-gara che agiscono sul sistema articolare e su quello neurovegetativo. Inoltre ci sono delle situazioni di “emergenza” che valutiamo al momento stesso.

Quali sono invece i traumi

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più frequenti e che tipo di intervento osteopatico è richiesto?

Ogni sport ha i suoi traumi, i più frequenti nel calcio sono quelli agli arti inferiori, quindi spesso si agisce su quel distretto e sulla colonna ma essendo l’osteopatia globalità la risposta viene da sé.

Nonostante il calcio sia uno sport complesso, al contempo di coordinamento e resistenza, è il più popolare e probabilmente praticato in Italia. Ci sono circa 1.500.000, iscritti a federazioni sportive di vario livello, tra cui tanti amatori che praticano senza particolari attenzioni questo sport. A cosa vanno incontro e cosa consiglia loro da osteopata?

La grande differenza tra un atleta professionista e uno amatoriale sta nella costanza degli allenamenti, nell’attenzione ai particolari, nella cura del proprio corpo e dell’alimentazione. Un atleta professionista, in più, è abituato da sempre a confrontarsi con la gestione del proprio stress, delle proprie ansie, avendo consapevolezza dei propri limiti.

Così è frequente vedere in studio amatori che si infortunano, magari perché giocano o si allenano una sola volta a settimana.

Avendo girato tanto il mondo con i Club e la Nazionale ha conosciuto molti osteopati e professionisti con i quali ha avuto scambi professionali?

Si, grazie alla mia carriera da fisioterapista e osteopata nello sport, ho avuto modo e possibilità di conoscere tantissimi professionisti; con alcuni di loro sono rimasto in contatto, questo per me è stato motivo di crescita anche perché l’unica regola

del viaggio è non tornare mai come si è partiti. Bisogna tornare diversi.

Oltre al calcio ha altri progetti? Ci sono figure professionali con cui collabora?

Grazie per la domanda perché mi permette di condividere il raggiungimento dei miei obiettivi con Giusva Gregori, in primis mio grande amico ma anche grande professionista nello sport. In questi anni abbiamo realizzato insieme tanti progetti, sia nell’ambito sportivo che nell’insegnamento, collaborando con la Scuola STILL OSTEOPATHIC INSTITUTE e la Scuola di Osteopatia EDUCAM. Un pensiero e una dedica speciale va a Paola Sommaiuolo, di recente scomparsa prematuramente, che per me è stata un esempio da seguire nella professione come nella vita.

Un consiglio ai futuri osteopati?

Ai futuri osteopati consiglio di credere sempre nei propri sogni, di continuare sempre ad aggiornarsi, di rimanere umili e di rispettare ogni paziente pensando che sia un proprio caro. Come vorreste che fossero trattati vostra madre o vostro padre se per un problema si rivolgessero ad un professionista?

Beh. vedetela sempre così.

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Contro la

lombalgia, l’osteopata è il giusto alleato

Davide Dariva D.O. Dipartimento Ricerca e Tesi Educam

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Con il termine lombalgia o lombaggine, si definisce una sintomatologia dolorosa limitata alla regione posteriore della colonna vertebrale nel tratto compreso tra il margine costale e la piega glutea.

Studi eseguiti in ambito epidemiologico mostrano un’incidenza sulla popolazione compresa tra il 60% e l’80% e una prevalenza annua del 56% con insorgenza tra la quarta e sesta decade. Subito dopo la cefalea, la lombalgia rappresenta la seconda causa di dolore sperimentato nella vita.

Secondo alcuni studi clinici, i fattori di rischio che portano allo sviluppo della sintomatologia possono essere principalmente il lavoro manuale (dove vi sia una importante sollecitazione della colonna lombare e in particolare in relazione al carico e alla ripetizione dei movimenti), e la gravidanza. Esistono anche episodi di lombalgia nell’infanzia dovuta principalmente al peso degli zaini. In generale, invece, si è osservato che una costante attività fisica ne riduce l’incidenza.

Il dolore.

La lombalgia generalmente è caratterizzata da dolore spontaneo, focalizzato sul tratto lombare, che si accentua con una pressione esercitata localmente sulla zona interessata e anche con la mobilizzazione del tronco. Alla palpazione si può anche rilevare una contrattura delle masse muscolari paravertebrali con secondario atteggiamento obbligato del rachide lombare in lieve flessione anteriore o laterale. Alla contrattura segue di solito una rigidità del tronco. In relazione all’insorgenza della sintomatologia si disinguono una forma acuta e una cronica.

Lombalgia acuta. È Il famoso colpo della strega.

Un fenomeno che si instaura improvvisamente, spesso senza una causa apparente. I meccanismi che la provocano possono essere discogeni, dovuti cioè alla distensione acuta dell’anulus, o legati alla distorsione delle articolazioni interapofisarie.

Il riposo e la posizione supina con scarico delle gambe, hanno effetti positivi riducendo la pressione esercitata sul nucleo, che così riacquista la primitiva morfologia. Nella forma acuta, il dolore lombare e la contrattura muscolare sono molto intensi e bastano anche lievi movimenti, come ad esempio il colpo di tosse, a esacerbare il dolore.

La sintomatologia regredisce nell’arco di pochi giorni con il riposo e la terapia medica (dolore di durata inferiore alle 6 settimane). Se questa condizione non si risolve in poco tempo, allora può evolvere nella forma cronica oppure nel quadro clinico della lombosciatalgia.

Lombalgia cronica.

Per forma cronica, si intende una condizione di dolore lombare che dura da più di 12 settimane. Si distingue anche una forma sub-acuta della durata compresa tra 6 e 12 settimane. Sembra essere molto più frequente della forma acuta, ed è spesso una condizione esasperante in quanto a causa della sua durata può inficiare lo svolgersi di una attività quotidiana regolare. Nella pratica clinica, in questa forma cronica, si è potuta osservare una forte componente somato-emozionale che quindi suggerisce una collaborazione con altre figure specialistiche.

fisioterapico, l’uso delle radiofrequenze sul disco intersomatico e il trattamento osteopatico.

Ultimamente sempre più Italiani si rivolgono all’osteopata come dimostrano le recenti analisi presentate al 5° congresso Nazionale del ROI. La lombalgia è proprio una delle motivazioni per cui molti pazienti si rivolgono all’osteopata.

Allora ci si domanda: in che modo l’osteopatia può essere d’aiuto contro il mal di schiena? Come funziona?

La lombalgia non è una malattia, bensì una manifestazione sintomatologica di diverse patologie. Pertanto, anche se il sintomo fenomenologico è lo stesso, la causa che lo determina può essere diversa per ciascun caso clinico. Diventa quindi determinante la raccolta anamnestica e la diagnosi di esclusione che deve essere accuratamente eseguita in modo da evitare trattamenti inutili, o ancor peggio, dannosi per il paziente. Un attento esame, inoltre, fornisce all’osteopata le informazioni utili al trattamento del paziente riguardo alla scelta della tecnica e alla sua eventuale esecuzione.

Può essere utile in sede di valutazione, la diagnostica per immagini per escludere determinate patologie come malattie reumatiche, crolli vertebrali, anomalie strutturali, ernie del disco, patologie neurologiche gravi, osteoporosi e altre condizioni che potrebbero sconsigliare l’approccio manipolativo osteopatico, o quantomeno per consentirlo con le dovute accortezze, qualora si possa comunque effettuare. È di fondamentale importanza valutare la diagnostica per immagini correlata al quadro sintomatologico in quanto spesso possono essere presenti situazioni come protrusioni discali, ernie o alterazioni anatomiche, che non sono in correlazione con il motivo del consulto.

Dal punto di vista osteopatico tra le cause più comuni che possono dare origine al classico mal di schiena si devono considerare fattori come: - mobilità vertebrale limitata o alterazioni della curva vertebrale fisiologica - mobilità del bacino limitata, in particolare delle articolazioni sacro-Iliache e della sinfisi pubica o traumatismi sul coccige

- disfunzioni a livello delle articolazioni degli arti inferiori come anca, ginocchio e caviglia. Ad esempio, in una distorsione di caviglia, si altera la biomeccanica della pinza bimalleolare che tramite il perone raggiunge l’articolazione del ginocchio; il muscolo bicipite femorale che si inserisce sulla testa del perone può trasferire questa tensione sul bacino compromettendo la dinamica lombare.

- relazioni viscerali, quali problematiche renali, congestione pelvica, tensioni del colon o dell’intestino mesenteriale.

- alterazioni posturali mantenute nel tempo, - alimentazione e stile di vita.

- aderenze cicatriziali possono essere all’origine di une lombalgia, in particolare nella regione addominopelvica come ad esempio quelle dovute al taglio cesareo o ad appendicectomia.

Un’interessante ricerca effettuata nel 2014, ha evidenziato come il trattamento osteopatico sia in grado di ridurre notevolmente l’assunzione di analgesici da parte dei pazienti rispetto a chi non ha ricevuto questo trattamento.

Questo diventa estremamente importante se pensiamo a quei pazienti che sono impossibilitati ad assumere farmaci, come per esempio donne in stato di gravidanza, bambini, pazienti che hanno reazioni avverse alla terapia farmacologica.

Il trattamento osteopatico della lombalgia ha l’obiettivo di ripristinare la funzionalità del corpo. È solitamente incentrato sulla mobilità dei tessuti corporei e si avvale di molteplici tecniche manuali correlate alla sintomatologia e alla specificità del paziente. Può quindi utilizzare tecniche indirette dette anche “funzionali” solitamente considerate più dolci e altre tipologie di tecniche; strumenti utilissimi perché grazie al ragionamento osteopatico vengono correlate con lo stato di salute generale del paziente.

L’osteopata, inoltre, al termine della seduta darà consigli utili al mantenimento delle correzioni effettuate, che potrebbero anche l’avvalersi della collaborazione di diverse altre figure specialistiche quali medico, fisioterapista, kinesiologo, dietista, psicoterapeuta.

Come trattare la lombalgia?

Nelle forme acute, il trattamento solitamente è sintomatico: riposo e terapia farmacologica (miorilassanti, antinfiammatori, antidolorifici). Nelle forme croniche, una volta escluse cause importanti a livello tumorale o infettivo, è particolarmente indicato il trattamento

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OSTEOPATIA MAGAZINE

Gravidanza?

L’osteopata è sempre d’aiuto

L’osteopatia può essere di grande aiuto per le mamme durante i nove mesi di attesa: per alleviare svariati disturbi della gravidanza, ma anche durante il puerperio, cioè il periodo di tempo necessario all’apparato genitale femminile per riprendere la sua normale funzionalità dopo il parto.

Pur essendo il 90% delle gravidanze fisiologiche, durante tutto il tempo della gravidanza possono esservi modificazioni importanti a carico dei diversi apparati, che possono dare luogo a sintomi spiacevoli, sia per la madre, sia per il bambino.

La letteratura scientifica sostiene che i cambiamenti strutturali e fisiologici che avvengono nel corpo di una donna durante la gravidanza possono predisporre le donne incinte alla lombalgia nonché alle complicazioni della gravidanza, del travaglio e del parto.

Gli studi hanno indicato che il trattamento manipolativo osteopatico (OMT) può essere efficace nel migliorare il dolore, i sintomi e la funzionalità di tutti gli apparati nelle donne in gravidanza e nel periodo post-partum, dimostrando come le donne trattate durante tutta la gravidanza arrivino ad avere un parto molto più dolce e fisiologico, con un accorciamento dei tempi di travaglio e con un recupero nel post-partum decisamente più veloce. L’osteopatia è di valido aiuto in tutte le problematiche del post partum tra cui: problemi di allattamento, mastiti, incontinenza, prolassi, diastasi del retto dell’addome, lombalgia, pubalgia, dispareunia (dolore ai rapporti), cistiti, esiti cicatriziali.

Vediamo più da vicino quali sono gli adattamenti che si verificano durante la gravidanza a carico dei vari apparati. La gravidanza è un evento fisiologico la cui durata è di circa 40 settimane dalla data dell’ultima mestruazione; possiamo parlare di una situazione in cui tutti gli organi e gli apparati sono portati in una situazione di iper-fisiologia, cioè al massimo delle loro funzionalità e potenzialità.

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DURANTE LA GRAVIDANZA IL CORPO SI MODIFICA. ECCO COME. IL SISTEMA MUSCOLO-SCHELETRICO

Consideriamo il sistema scheletrico, in cui si evidenziano l’ accentuazione della lordosi lombare e la lassità delle strutture articolari, soprattutto a livello dei dischi intervertebrali e della sinfisi pubica.

Quest’ultima è nota come distasi del pube, che porta a un impercettibile movimento e alla comparsa di dolore anche rilevabile alla pressione sul pube, per cui la donna non riesce a stare in piedi né seduta a letto.

La prima grande alterazione strutturale creata dalle variazioni ormonali è l’aumento di mobilità a carico delle articolazioni sacroiliache e della sinfisi pubica che inizia tra la decima e la dodicesima settimana di gravidanza per divenire massima verso la fine. Altra modificazione importante sotto l’azione ormonale è relativa all’allargamento della gabbia toracica per assecondare il futuro spostamento degli organi a causa della crescita uterina.

La lombalgia è il sintomo più comune tanto che molti ginecologi la considerano inevitabile. L’alterata postura, infatti, aumenta lo stress sulle faccette articolari vertebrali del tratto lombare, e aumentano le forze di taglio sui dischi intervertebrali. Molto dipende anche dalla capacità del bacino, e soprattutto del sacro, di effettuare i necessari adattamenti posizionali.

Ovviamente le pazienti con problematiche funzionali o traumatiche precedenti alla gravidanza, più o meno sintomatiche, potranno sentire maggiormente gli effetti deleteri della forza di gravità sulla struttura e sulle funzioni fisiche.

Il dolore sacro - iliaco è causato probabilmente dall’eccessivo stiramento dei tessuti connettivi, mentre un’altra zona di frequente interessata dal dolore si trova nella porzione postero-laterale pelvica che può irradiarsi

Simona Melegari, D.O. Docente CIO Collegio Italiano di Osteopatia

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OSTEOPATIA MAGAZINE alla parte posteriore della coscia e fino al ginocchio, sintomo che può essere scambiato per sciatalgia (ma non vi sono segni neurologici).

Al contrario possono esservi delle sindromi radicolari con parestesie nei territori di distribuzione dei nervi ileoinguinale ed ileofemorale. Il dolore per le stesse cause può estendersi anche ad altre parti del rachide, alla testa e agli arti. Spesso è la pressione dell’utero sui plessi venosi della pelvi a indurre congestione e questo può creare il dolore lombare o lombosacrale.

IL METABOLISMO In gravidanza si riscontra una nettaprevalenza dei fenomeni anabolici su quelli catabolici, al fine di aumentare il glucosio, i lipidi e le proteine. Si riscontra un aumento del peso corporeo di circa 12-13 Kg in tutto l’arco della gravidanza, cioè circa il 24% del peso iniziale.

Ciò sia per la ritenzione idrica legata agli ormoni steroidei, prevalentemente il progesterone, sia per l’ aumento dei depositi adiposi, di circa il 50% nei primi 6 mesi e il restante 50% negli ultimi 3 mesi. Normalmente si dovrebbe verificare un aumento di peso nel primo trimestre di circa 1 Kg. al mese, e di circa 1.5 kg. al mese nel secondo e nel terzo trimestre.

L’APPARATO RESPIRATORIO Poiché l’utero aumenta di volume, gli organi addominali spingono verso l’alto il diaframma, per cui la donna tende a respirare in modo sempre più frequente e superficiale. Il muscolo diaframma può diminuire la sua mobilità e la sua espansione e ciò può comportare difficoltà respiratorie e dispnee, spesso causa di preoccupazione.

L’APPARATO CARDIOVASCOLARE

La modificazione più evidente riguarda l’aumento della volemia. Questo si verifica perché si crea un nuovo distretto, quello utero placentare, in cui deve circolare il sangue. Sembra che il flusso di sangue venoso invertito e la conseguente congestione del sistema nervoso centrale siano in parte responsabili dei classici sintomi gravidici: nausea, vomito, irritabilità, svenimenti e lombalgia. Quindi, nelle pazienti in cui nausea e vomito si prolungano oltre i classici 3 mesi circa (il periodo di stabilizzazione del progesterone in circolo), si potrebbe ipotizzare che tali fenomeni siano legati proprio a questa situazione e non solo a fattori psichici, come di solito vengono classificati.

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L’APPARATO GASTRO-ENTERICO Durante

la gravidanza si ha una diminuzione della motilità di tutto l’apparato gastroenterico, poiché il progesterone riduce l’attività di tutta la muscolatura liscia. Le possibili conseguenze sono: stipsi, modificazione della peristalsi dello stomaco a causa dell’aumentato volume uterino, che si traduce in rischio di reflusso gastro-esofageo, modifica del gusto e, a gravidanza avanzata modica della colestasi, per via dell’ipotonia progestiva delle vie biliari e della maggiore concentrazione di colesterolo nella bile (la gravidanza è una condizione predisponente alla colelitiasi).

L’APPARATO UROPOIETICO

Si verifica dilatazione (da ipotonia) dell’uretere o del bacinetto; destrorotazione dell’utero, che comprime gli ureteri al loro ingresso nel bacinetto che si disloca progressivamente verso l’alto con possibilità di reflusso vescico-

ureterale, da cui un rallentato deflusso delle urine che predispone ad infezioni delle vie urinarie, latenti o manifeste; la vescica diventa ipotonica e aumenta la produzione di urina durante la notte con conseguente nicturia.

Tutte queste alterazioni della normale funzione e il corredo sintomatologico che ne deriva, traggono grande beneficio dal trattamento osteopatico, che mira a ripristinare la corretta fisiologia degli organi e dei vari distretti e a sostenere l’organismo nel suo sforzo di adattamento alle molteplici modificazioni. L’osteopatia, infatti, si avvale di una grande varietà di tecniche “dolci”, per la valutazione e il trattamento delle varie problematiche della donna in gravidanza, prendendo in esame sia la parte viscerale che quella muscolo-scheletrica. L’obiettivo del trattamento osteopatico punta dunque a rimodulare l’informazione neuro-endocrina e neuro-vascolare, nonchè bio-meccanica che sono alla base di una gravidanza fisiologica e ben adattata.

Simona Melegari, D.O., è docente CIO - Collegio Italiano di Osteopatia di Parma dove insegna Osteopatia Viscerale. Specializzata in Osteopatia Ginecologica e Pediatrica, insegna anche all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, Policlinico di Modena, collabora con diversi ginecologici e segue da 7 anni uno studio in via di pubblicazione sul trattamento del dolore pelvico cronico nell’endometriosi. È responsabile del percorso formativo post-graduate “Osteopatia Donna” che mette in luce il contributo dell’osteopatia nel migliorare la qualità di vita nelle varie fasi di espressione della femminilità: ipo-fertilità, gravidanza e puerperio, alterazioni del ciclo mestruale e menopausa e patologie dell’età fertile.

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OSTETRICIA E OSTEOPATIA:

il parto Sono sempre più numerose le donne che si affidano all’osteopatia per risolvere problemi legati alla sfera femminile. Dalla gravidanza al parto, fino alle patologie più diffuse, un approccio multidisciplinare mostra che si possono ottenere risultati a misura di donna.

A C I N I L C LA patia o Dove l’osteata di è a port ia. ostetric

Questo scenario così in divenire, che vede in misura sempre più piena la figura dell’osteopata al fianco della donna, ha visto svilupparsi negli ultimi anni competenze e collaborazioni sempre più specifiche, in grado di accompagnare la donna durante tutto il periodo della gravidanza e del post-partum, e di seguire il neonato nelle sue tappe evolutive psico-motorie, in un articolato complesso di collaborazioni che vede impegnate, tra le altre, le figure dell’osteopata, del pediatra e dell’ostetrica.

Osteopatia Magazine è andata a conoscere più da vicino una di queste realtà: il Centro di Medicina Osteopatica, la cui clinica pediatrica è parte integrante del percorso di studi del 5° anno dell’Istituto Superiore di Osteopatia.

Gestito da Silvia Cosmai, Manuela Manfredi e Silvia Zanon, osteopate formatesi presso ISO, il Centro si propone, con i trattamenti osteopatici, di accompagnare le gestanti lungo tutto il periodo della gravidanza e del post-partum, e di seguire poi il neonato nei suoi primi dodici mesi di vita. Otto gli osteopati che compongono il team, tutti specializzati (Postgraduate Certificate) nell’ambito delle competenze pediatriche.

completa e integrata delle necessità dei pazienti.

Questo approccio multidisciplinare si pone lo specifico obiettivo di supportare i cambiamenti fisiologici che la gravidanza, la maternità, il postpartum e l’età pediatrica comportano”.

Il trattamento osteopatico visto dunque come uno strumento d’aiuto, un vero e proprio valore aggiunto individuabile nella capacità di offrire competenze specifiche ma anche multidisciplinari, così come la capacità di far sentire a casa i propri pazienti, perché ognuno dei professionisti in gioco ha la capacità di comprendere le necessità di una mamma in difficoltà, di un papà che non sa come essere d’aiuto, di un bambino intimidito, di una nonna apprensiva dinanzi alla figlia che ha appena dato alla luce il suo bambino.

Siamo andati a trovarli di giovedì, giorno in cui -ogni settimana- al Centro di Medicina Osteopatica ci si dedica in maniera specifica alle mamme e ai neonati.

Pazienti speciali, come li definiscono Silvia Cosmai, Manuela Manfredi e Silvia Zanon. Ma perché speciali?

“Perché necessitano di trattamenti specifici e di una modalità di approccio dedicata”, rispondono all’unisono le tre osteopate. “Che sia così”, proseguono, “che quelle mamme con i loro bambini così piccoli siano dei pazienti speciali te ne accorgi immediatamente. ll giovedì, non appena metti piede al Centro, ti ritrovi immerso in una girandola di emozioni e di sentimenti. La fatica delle ultime settimane di gravidanza, il peso delle notti insonni, la gioia dell’essere madri, il pianto acuto dei neonati, le prime parole pronunciate da un bimbo di due anni, sono solo alcune delle tante sfumature che si respirano qua al CMO, in un ambiente caratterizzato da un unico filo conduttore: il contatto con i pazienti, piccoli o grandi che siano. Perché è di contatto e di comunicazione che c’è bisogno”.

“E il trattamento osteopatico”, spiegano Cosmai, Manfredi e Zanon, “rappresenta la prima forma di comunicazione, che anche attraverso il supporto di figure professionali quali l’ostetrica e il pediatra, porta a una condivisione

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I L G I S N O C DONNA IN

PER LA ANZA GRAVID

1 ALIMENTAZIONE:

piccoli pasti e tanta fibra È importante ricordare alla donna in dolce attesa che durante la gravidanza non bisogna mangiare per due ma ‘mangiare due volte meglio’. È necessario che la dieta sia varia ed equilibrata, favorendo pasti piccoli e frequenti. Aumentare l’apporto di fibre assumendo verdura, cereali integrali e legumi.

Bere acqua è fondamentale.

Questi consigli oltre ad essere utili per la salute della mamma e del nascituro sono importanti perché possono ridurre le manifestazioni di alcuni disturbi molto frequenti in gravidanza come il reflusso gastroesofageo e la stipsi. Per qualunque dubbio o esigenza nutrizionale (dieta vegetariana/vegana, diabete) ci si può affidare a professionisti della nutrizione specializzati nella gravidanza.

2 SPORT:

il movimento fa bene alla mamma In una gravidanza fisiologica e senza fattori di rischio è buona cosa tenersi in movimento.

In generale vanno bene tutti gli sport, a eccezione di quelli ad alto rischio di caduta o che implichino contatti corpo a corpo. Sono sconsigliate le attività che prevedono corse, salti e sollevamento di pesi, poiché possono aumentare le contrazioni uterine e predisporre a problematiche del pavimento pelvico come l’incontinenza urinaria da sforzo. Gli sport più consigliati sono il nuoto, il pilates e le ‘semplici’ camminate a passo veloce. L’attività fisica è raccomandata per tutte le donne in gravidanza e risulta essere fondamentale per alcune patologie come il diabete gestazionale e l’ipertensione moderata.

3 PRESERVARE LA SCHIENA: i consigli giusti

In gravidanza è utile avere cura della propria schiena. Ecco alcuni consigli da applicare nella propria quotidianità.

• Per sollevare i pesi bisogna sempre abbassarsi piegando le gambe; non la schiena.

• Quando si è sedute sul divano, o su una sedia, evitare sempre di accavallare le gambe e di reclinarsi troppo indietro con il busto. Si consiglia di stare bene erette con la schiena e di tenere le gambe leggermente divaricate, o, piuttosto, a gambe incrociate nella cosiddetta posizione del loto. Utile usare un cuscino come supporto.

• Prestare attenzione ai movimenti di torsione cercando di non effettuarli in modo brusco e improvviso.

• Durante il riposo, una posizione consigliata per scaricare la schiena dal peso della pancia è quella in decubito laterale, ovvero: sdraiate sul fianco. Può essere di aiuto anche posizionare un cuscino tra le ginocchia.

4 ATTENZIONE ALLA POSIZIONE SUPINA

Può capitare, soprattutto durante l’ultimo trimestre di gravidanza, che la donna in posizione supina lamenti spiacevoli sensazioni quali mancamento, giramenti di testa, sudorazione improvvisa. Questi sintomi non devono destare particolare allarmismo, infatti, passeranno non appena la donna cambierà posizione. È bene quindi che la gestante eviti di mantenere a lungo la posizione supina poichè il peso dell’utero gravido potrebbe aumentare la pressione sulla vena cava inferiore sottostante causando i sintomi sopra descritti.

5 PRESSIONE:

sempre sotto controllo!

Durante la gravidanza è bene tenere sotto controllo i valori pressori. Una delle principali complicanze della gestazione è l’ipertensione gravidica, che se non riconosciuta può avere effetti negativi sulla salute della mamma e del feto. I valori pressori devono rimanere sotto i 140 mmHg per la massima e sotto i 90 mmHg per la minima. Da ricordare che la misurazione deve essere effettuata a riposo e non dopo sforzi fisici o particolari stress.

In caso di valori elevati contattare al più presto il ginecologo di riferimento o recarsi al Pronto Soccorso.

6 UTILIZZO DI FARMACI:

sempre informati! È noto che in gravidanza l’utilizzo di farmaci è limitato. È meno noto, ma utile da sapere, che esiste un numero verde attivo 24 ore su 24 da poter contattare in caso di dubbi e perplessità. Un sito utile è quello dell’Agenzia Italiana del Farmaco: www.farmaciegravidanza. gov.it

7 ASCOLTARE IL PROPRIO CORPO: parola d’ordine, allentare le tensioni.

In gravidanza i cambiamenti ormonali e fisici (peso extra) possono influire sui ritmi della donna, la quale avvertirà maggiore necessità di riposo. È bene quindi che la gestante assecondi il più possibile il suo corpo riposando quando esso lo richiede. Rallentare i ritmi, concedersi i propri tempi e spazi può aiutare la donna ad arrivare al momento della nascita con un atteggiamento più sereno e fiducioso.

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In N O I Z A C I INDosa aspettarsi da u o

C steopatic o o t n e m a t buon tratin gravidanza

1 SPECIALIZZAZIONE

Quando si affronta un percorso di osteopatia durante la gravidanza è bene affidarsi a un operatore con competenze specifiche in questo ambito.

Essendo la gravidanza un periodo delicato e di grandi cambiamenti, non solo fisici, ma anche sistemici, è necessario che l’osteopata abbia delle conoscenze di base più approfondite rispetto a un operatore che non si sia specializzato in questo ambito.

A oggi, sul piano della formazione esistono diversi corsi post laurea.

Quindi valutate l’esperienza del professionista al quale vi rivolgerete.

2 INDAGINE CONOSCITIVA E SICUREZZA

Tra le prime cose che un osteopata specializzato nell’ ambito della gravidanza andrà a eseguire vi è un’accurata anamnesi, che gli permetterà di conoscere a fondo la mamma, il suo vissuto e soprattutto di individuare eventuali controindicazioni al trattamento osteopatico. Questo permetterà all’operatore di lavorare nella più totale sicurezza per la donna e per il nascituro.

3 ESAME OBIETTIVO

Successivamente verrà eseguito un accurato esame obiettivo. La donna verrà osservata per valutare la sua nuova postura e verificare se il suo corpo stia accettando i fisiologici adattamenti muscoloscheletrici imposti dallo specifico periodo della gravidanza.

Da questa osservazione l’osteopata potrà evincere alcune informazioni che saranno di indicazione per il successivo trattamento.

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4 DISTURBI PIÙ COMUNI L’osteopata potrà aiutare la donna in gravidanza nel risolvere alcune condizioni come: • dolore lombare • dolore pelvico • incontinenza urinaria da sforzo • reflusso gastro-esofageo l’osteopatia può inoltre aiutare la donna in dolce attesa: - nei disturbi digestivi e stitichezza.

- nei disturbi legati alla ritenzione dei liquidi (soprattutto durante l’ultimo trimestre di gestazione) che possono causare evidente gonfiore degli arti inferiori e superiori e la sindrome del tunnel carpale, che si manifesta con dolore e formicolio a livello del polso e delle dita della mano.

5 STRUTTURE ANATOMICHE VALUTATE E TRATTATE

Durante il trattamento l’osteopata non potrà fare a meno di valutare, e successivamente trattare, alcune importanti strutture, come: • la componente osteomuscolare della pelvi, osso sacro, coccige, anche, componente legamentosa dell’utero.

• il muscolo diaframma, muscolo importante per la respirazione e la postura e che in gravidanza subisce numerose modifiche a causa dell’aumento di volume dell’utero.

• Alcune componenti muscolari come il muscolo psoas, che guida all’interno dell’addome la crescita dell’utero gravido.

• La componente del cingolo scapolare che può sovraccaricarsi a causa della

crescita repentina del seno.

6 PREPARAZIONE AL PARTO Oltre ad aiutare la donna nel risolvere una sintomatologia specifica, l’osteopata può essere di aiuto per preparare la gestante ad un parto che sia ‘il più fisiologico possibile’.

Con questo obiettivo verranno trattate le strutture del bacino, soprattutto il pavimento pelvico, per renderlo più elastico durante la fase espulsiva del parto.

Utile, a questo proposito, la collaborazione con la figura dell’ostetrica, che potrà valutare in maniera più specifica l’area del pavimento pelvico, consigliando eventualmente esercizi mirati.

7 ESERCIZI UTILI In aggiunta al trattamento, se necessario, l’osteopata può consigliare alcuni semplici esercizi di mobilizzazione della colonna vertebrale e del bacino.

Questi possono aiutare a ridurre la sintomatologia riferita, mantenere a lungo termine i benefici del trattamento e preparare la donna alla fase del travaglio.

Autori: Silvia Zanon, Silvia Cosmai, Luca Madaschi, Alessandro Aquino, Martina Madella, Martina Faggiani, Beatrice Grisi, Rebecca Borghi, Stefano Lora, Matteo Gori, Carmine Castagna.

Istituto Superiore di Osteopatia - Milano.

. e n fi o t e i l a La storia . ia t a p o e t s 'o l l a ie z Gra

Nove fratture al bacino, ma il parto è naturale grazie al supporto osteopatico.

Sara è una giovane donna di professione osteopata e fisioterapista. Un bruttissimo incidente in moto le provoca ben nove fratture al bacino e una rottura scomposta al polso sinistro. Seguono il ricovero, una serie di interventi, medicazioni, più di un mese di immobilizzazione totale; poi trattamenti fisioterapici, osteopatici, controlli; insomma, un periodo pieno di impegni.

Nell’incidente è coinvolto anche Carmine, fidanzato di Sara, osteopata anche lui. E anche per lui un bel po’ di fratture. A due anni da quella brutta esperienza, Sara scopre di essere incinta. Aspetta una bambina.

Si chiamerà Layla. Ma in quel momento di felicità, insieme alla gioia infinita, e vista la professione svolta dai futuri genitori, si affacciano alcune riflessioni rispetto all’imminente parto.

Cosa dicono i medici? Cosa dice la letteratura medica rispetto ai parti in donne politraumatizzate? Sarà possibile vivere quell’esperienza in modo ‘normale’?

Insomma, sarà possibile un decorso naturale, dopo una serie di fratture così importanti?

Prendendo la situazione di petto, i due genitori iniziano da subito un percorso di preparazione al parto presso un centro osteopatico specializzato, un vero e proprio team multidisciplinare formato da professionisti competenti.

“Essere seguiti da un gruppo, un team, è stata un’esperienza molto diversa dalle solite”, ricorda Sara.

“Essere visitata e seguita da figure con competenze specifiche diverse e stili terapeutici diversi mi ha permesso di venir curata sotto tutti i punti di vista. A volte” -continua- “sentivo il bisogno di un approccio più profondo, intenso e strutturale mentre in altre circostanze avvertivo la necessità di trattamenti più lievi e gentili’.

Anche in sala parto è stato possibile avere un supporto osteopatico con un osteopata ‘travestito da futuro papà. “Appena confessato il fatto che sono un osteopata” racconta Carmine - “le ostetriche si sono immediatamente rese disponibili a un confronto aperto e collaborativo, soprattutto perché a giovarne sarebbe stata proprio Sara. La ricerca delle posizioni migliori, le manovre che davano sollievo al dolore durante le fasi del travaglio, tra una contrazione e l’altra, erano decise in stretta collaborazione con l’ostetrica. Questa collaborazione profonda, ha permesso alla neomamma di gestire meglio un travaglio piuttosto complesso e lungo”.

La storia di Sara e Carmine, rappresenta di sicuro un caso particolare. Fortunatamente non tutte le mamme arrivano al parto con una storia clinica simile. Ad ogni modo, tre anni dopo arriva anche Noha, il secondogenito. Anche lui può nascere di parto naturale. Grazie all’osteopatia.

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LO STUDIO

Simona Melegari, D.O. Docente CIO Collegio Italiano di Osteopatia

un aiuto viene dall’osteopatia Uno studio pilota durato 7 anni, oltre 200 donne coinvolte e un risultato incoraggiante: l’osteopatia può alleviare il dolore pelvico cronico legato all’endometriosi, una patologia che colpisce circa una donna su dieci. È quanto emerge da “Risultati del trattamento manipolativo osteopatico sul dolore pelvico cronico e dispareunia in pazienti con endometriosi sintomatica: uno studio pilota” in corso di pubblicazione, firmato dall’osteopata Simona Melegari, docente di osteopatia viscerale al CIO Collegio Italiano di Osteopatia di Parma e specializzata in osteopatia ginecologica, ostetrica e neonatale, e dal dott. Carlo Alboni, responsabile del Centro per l’Endometriosi e il Dolore Pelvico Cronico del Policlinico di Modena.

I dati rilevati mostrano, infatti, che l’85% delle donne con endometriosi trattate con l’osteopatia ha riscontrato un netto miglioramento del sintomo doloroso.

Misurando il dolore attraverso la scala di misurazione NRS (Numerating Rating Scale), il dolore è passato da 9-10/10 a 0-3/10.

Ma cos’è l’endometriosi?

L’endometriosi è una malattia che interessa, solo in Italia, circa 3 milioni di donne fertili causando forti dolori pelvici specialmente durante i rapporti sessuali o durante il ciclo. Si sviluppa quando l’endometrio, cioè il tessuto che riveste la parete interna dell’utero, migra in altri organi provocando sanguinamenti interni, infiammazioni croniche, aderenze e infertilità. Quando l’intervento chirurgico si rende necessario, spesso non porta alla diminuzione del dolore perché rimane attiva una “memoria del dolore”.

«Attraverso un’attenta analisi della colonna vertebrale, della pelvi e dei visceri in essa contenuti, spesso infiltrati dalla malattia – spiega Simona Melegari - mediante una serie di manipolazioni viscerali e mio-fasciali opportunamente adattate e studiate per la paziente con endometriosi, si riescono a valutare le modificazioni e la conseguente risoluzione dei sintomi, primi dei quali il dolore pelvico cronico e la dispareunia (cioè il dolore durante i rapporti sessuali), e poi i sintomi mio-fasciali correlati come la lombalgia, la sacralgia, il dolore addominale e il dolore pelvico».

Secondo Melegari, che al CIO è responsabile del percorso formativo per osteopati “Osteopatia Donna” che mette in luce il contributo dell’ osteopatia nel migliorare la qualità di vita nelle varie fasi di espressione della femminilità (ipo-fertilità, gravidanza e puerperio, alterazioni del ciclo mestruale e menopausa e patologie dell’età fertile), la personale esperienza clinica nella valutazione e nel trattamento del dolore pelvico cronico che accompagna, o che è legato all’endometriosi, «ha evidenziato che sono sovente compresenti situazioni di infiammazione di basso grado a livello dell’intestino, spesso associate ad altri disturbi addominopelvici quali sindrome del colon irritabile, cistiti, uretriti, stipsi, ecc. Per questo è necessario uscire dal circolo vizioso dell’infiammazione che causa il dolore e del dolore che causa infiammazione. Il dolore pelvico cronico viene infatti attivato e mantenuto dal Sistema Nervoso Centrale, attraverso un meccanismo riflesso, il meccanismo della sensitizzazione centrale, dove i visceri pelvici e addominali mandano input dolorifici al sistema nervoso centrale. Essendo la relazione fra uno stimolo doloroso e il modo in cui esso è percepito dalla paziente fortemente condizionata dai circuiti del sistema nervoso centrale, è chiaro che occorre lavorare considerando tutta la storia clinica della paziente al fine di portare il sistema il più possibile vero uno “stato di salute” con tutte le tecniche che abbiamo a disposizione, compresi i consigli per migliorare lo stile di vita».

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OSTEOPATIA MAGAZINE

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Fabio Dall’Omo, osteopata e dottore in fisioterapia.

Docente in osteopatia viscerale e sistema neurovegetativo presso EIOM di Padova.

Negli ultimi anni si sono acquisite importanti nozioni in letteratura scientifica su questa particolare fase della vita umana.

Si è scoperto come il “dialogo placentare” sia un continuum di impulsi bilaterali madre-bambino su tutti i piani, da quello emozionale a quello organico, attraverso un dialogo biologico e molecolare costante, comprensivo anche di informazioni di natura neuroendocrina, compresa la situazione stress correlata.

I prodotti del metabolismo della madre per via placentare informano costantemente tutti i sistemi in evoluzione – accrescimento del bambino creando un feedback di tutto l’asse ipotalamo-ipofisicortico-surrenalico.

Da qui l’importanza del clinico di studiare l’evolvere, durante la gravidanza, di tutti i processi neuroendocrini della mamma, allo scopo di garantire il miglior sviluppo possibile del nascituro.

Cosa passa attraverso la placenta?

Praticamente tutto.

È noto, ad esempio, come i glucocorticoidi (ormoni steroidei prodotti dalle ghiandole surrenali) abbiano effetti diretti sulla fisiologia del Gh (ormone della crescita) e sull’asse gonadico (Tsigos 2016), interferendo attivamente sul processo di crescita intrauterino.

Essi vengono espressi proprio per

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fronteggiare gli “stressor” e le situazioni infiammatorie che caratterizzano la madre in gravidanza quali alterazioni del ritmo sonno-veglia, stress nutrizionale da cambio abitudini, in generale, condizioni di cambiamento che generano nella futura mamma situazioni di ansia.

Tali situazioni inducono, attraverso la placenta, le stesse condizioni di attivazione neuro-immuno-endocrina della madre sul bambino.

Madri sotto stress mal compensato possono indurre situazioni disfunzionali sul nascituro tali da essere in grado di alterare la crescita intrauterina, alterazioni metaboliche, nascita pre-termine, porre le basi per una alterazione del network neuroimmunoendocrino coinvolgendo lo sviluppo di un microbioma efficiente (facilità nel bambino alle coliche gassose, predisposizione a una scarsa efficienza del sistema immunitario...).

Alcuni studi riportati dal dipartimento di ricerca di Ginecologia e Ostetricia dell’Università di Uppsala, Svezia, hanno evidenziato come la depressione della madre in gravidanza predisponga sia ad alterazioni psicologiche del

nascituro sia a parto pretermine.

Il cortisolo è un ormone essenziale per lo sviluppo placentare e fetale: alterazioni dei ritmi del cortisolo della madre possono comportare nascite difficili e pre-termine (Will – Holzmann 2008/2009, Obstetr. Ginec. , Leung et al.

1999-2005), oltre a una scarsa resilienza allo stress del nascituro con facilità a subirne gli effetti patologici.

Alterazioni dell’HRV nella madre (Heart Rate Variability, indice di misura fondamentale per analizzare la buona qualità della risposta del sistema neurovegetativo) possono creare predisposizione ad alterazioni delle funzioni neurovegetative, della suzione e deglutizione, tendenza a sintomi neuropsichiatrici ed effetti sulla qualità della respirazione diminuendo nel nascituro la sua capacità di resistere e reagire agli stressor (Shea et al. 2008, Izumi et al.

2016).

Altri autori pongono l’attenzione sulla sovraesposizione al progesterone, per esempio bolo farmacologico pre fecondazione assistita, che potrebbe creare i presupposti di alterate risposte neuroimmunologiche nel nascituro (Smith et al. Nature 1998, neuroscienze 1998, Sundstrom, Peromaa et al.

Neuroscienze 2002).

Un’importante evidenza riguarda i processi neurovegetativi correlati ad alterazione della risposta allo stress nella madre con effetti sulla Matrice extracellulare.

Cos’è la matrice? È l’elemento distintivo del tessuto connettivo non costituito da cellule.

La quantità di matrice è

caratterizzata dal funzionamento di un enzima chiamato metalloproteinasi 2, che ha il compito di degradare tutte le proteine costituenti la matrice.

Per questa caratteristica la matrice viene considerata come un indicatore di infiammazione. Maggiore è la sua presenza, al di sopra di un certo limite, maggiori possono essere i processi di collagenosi-fibrosi che avvengono nell’organismo.

Essa costituisce il 20% della massa corporea, partecipa alla maggior parte dei processi fisiologici dell’organismo compresa la risposta immunitaria, lo sviluppo di cellule, la trasmissione nervosa.

Essa segue la ritmicità circadiana del cortisolo. L’alterazione dei ritmi sonno veglia è in grado di modularne la fisiologia lasciando spazio all’infiammazione e al rimodellamento successivo tissutale. Questo potrà avere effetti sulla formazione della matrice e dei connettivi del nascituro, situazione che potrebbe facilitare la comparsa della plagiocefalia.

L’obiettivo dell’osteopata

L’analisi funzionale del sistema neurovegetativo è il requisito fondamentale per porre le basi di un parto fisiologico e di una corretta crescita del bambino in ambiente intra ed extrauterino.

Lo status di salute in ambito neuroendocrino deve essere valutato prima sul piano disfunzionale poi sul piano morboso, essendo le due condizioni talvolta autonome o sequenziali.

Un ulteriore elemento nella valutazione neuroendocrina della neo mamma è la funzione epigenetica, cioè quella genetica che il bambino non acquisisce direttamente dal DNA materno e paterno bensì dalle modificazioni di esso legate alle interazioni con l’ambiente.

Tale “trasmissione dati” avviene già per via placentare creando le basi di una costruzione di una genetica cosiddetta “acquisita”.

Con tali considerazioni diventa auspicabile fin dai primi giorni del concepimento la valutazione del sistema neurovegetativo della neo mamma per accompagnarla nella gravidanza fino al parto nel modo più salutare, cosa che ci permette di fare reale prevenzione sia delle problematiche peri-partum di mamma e bambino, sia del futuro stato di salute del nascituro.

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LO STUDIO UNA RICERCA MULTIDISCIPLINARE CONFERMA:

neonati prematuri, più sani grazie alle

carezze Il tocco prolungato, simile a una carezza, determina una riduzione dello stress nei neonati prematuri.

Lo afferma lo studio “Dynamic touch reduces physiological arousal in preterm infants: A role for c-tactile afferents?” realizzato da un team internazionale (Ospedale Buzzi di Milano, Università di Milano-Bicocca, Fondazione COME Collaboration di Pescara, SOMA Istituto Osteopatia Milano e l’Università John Moores di Liverpool) e recentemente pubblicato sulla rivista Developmental Cognitive Neuroscience.

I risultati dello studio indicano che la carezza produce un miglioramento in diversi parametri fisiologici, quali il livello di ossigenazione sanguigna e il battito cardiaco nei neonati pretermine tra le 28 e le 37 settimane di gestazione.

Sebbene l’interazione tattile pare abbia un ruolo centrale in molte strategie di cura perinatale, come la “Kangaroo Mother Care”, dove il neonato viene messo a contatto pelle a pelle con il genitore o il massaggio, le basi neurobiologiche di questi approcci vengono raramente prese in considerazione.

Lo studio ha preso in esame gli afferenti C-tattili (CT), una classe di fibre nervose non mielinizzate attivate da un tocco continuo a bassa intensità, del tutto simile ad una carezza. Tali fibre sembrano avere un importante ruolo nel modulare diversi aspetti dell’interazione sociale nell’uomo e in molte specie animali. Il tocco, mirato all’attivazione delle fibre CT, attiva aree cerebrali quali la corteccia insulare posteriore ed è in grado di ridurre l’eccitazione del sistema autonomico, generalmente correlata a stress e dolore.

La ricerca, nello specifico, ha confrontato l’effetto di cinque minuti di stimolazioni effettuate sulla schiena alla velocità ottimale delle fibre CT con

cinque minuti di tocco statico, sulla frequenza cardiaca e sui livelli di saturazione di ossigeno, due parametri correlati con il miglioramento delle condizioni cliniche dei neonati pretermine tra 28 e 37 settimane di età gestazionale.

Il tocco in grado di attivare le fibre CT ha prodotto una riduzione significativa della frequenza cardiaca dei neonati e un aumento dei livelli di ossigenazione del sangue, fenomeno che si è protratto per un periodo di cinque minuti post-tocco.

Al contrario, non vi è stato alcun cambiamento significativo nella frequenza cardiaca o nei livelli di ossigenazione del sangue dei neonati sottoposti a contatto statico.

«Questi risultati – spiega il professor Alberto Gallace, docente di psicobiologia e psicologia fisiologica dell’Università di Milano-Bicocca supportano l’ipotesi che l’attivazione delle fibre CT determinata da stimoli analoghi alla carezza, sia il substrato neurobiologico degli effetti benefici osservati nelle terapie basate sulle interazioni tattili neonatali, offrendo importanti informazioni per la loro ottimizzazione in futuro. Più in generale, la ricerca arricchisce le nostre conoscenze sull’importanza dell’interazione tattile per il nostro benessere, già a partire dai primissimi mesi di vita».

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IL ROI COMPIE 30 ANNI A Roma l’evento “ROI: 30 anni di osteopatia in Italia”

La senatrice Paola Binetti

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Il ROI, Registro degli Osteopati d’Italia, compie 30 anni e li celebra nell’ambito dell’evento “ROI: 30 anni di osteopatia in Italia” tenutosi a Roma il 4 ottobre scorso presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani in via della Dogana Vecchia 29 su iniziativa della senatrice Paola Binetti. Durante l’evento, cui hanno preso parte oltre alla presidente Paola Sciomachen, il vicepresidente del ROI Mauro Longobardi, il segretario generale Chiara Arienti, il presidente dell’Associazione Italiana Scuole di Osteopatia Gina Barlafante e la socia ROI e ricercatrice del dipartimento di ricerca dell’Istituto Superiore di Osteopatia Silvia Ratti, è stato annunciato per gennaio 2020 il lancio della “Settimana Nazionale della cura osteopatica delle persone con cronicità”.

La campagna ha l’obiettivo di raccogliere dati qualitativi finalizzati a evidenziare il ruolo dell’osteopatia nella gestione della cronicità e si inserisce nel progetto di ricerca “CronOs: Cronicità e Osteopatia” presentato lo scorso luglio durante la Maratona Patto per la Salute proprio per dimostrare l’efficacia del trattamento manipolativo osteopatico nelle patologie croniche. In Europa si stima che le patologie croniche siano responsabili dell’86% di tutti i decessi e di una spesa sanitaria valutabile intorno ai 700 miliardi di euro per anno. Le patologie muscoloscheletriche sono una delle principali

cause di disabilità con una prevalenza pari al 9% per la lombalgia cronica e il 5% per la cervicalgia. Secondo una survey svolta per il ROI da Lattanzio Monitoring & Evaluation su un campione di osteopati, per il 65% degli intervistati dal 2017 a oggi i malati cronici negli ambulatori osteopatici sono cresciuti e continueranno ad aumentare anche nei prossimi due anni per il 73%.

“Era il 29 settembre del 1989, quando con il nostro atto costitutivo davamo vita al ROI, l’organizzazione che per prima in Italia avrebbe dato voce agli osteopati e alla nascente cultura dell’osteopatia – ha dichiarato Paola Sciomachen, Presidente del ROI. Una cultura che abbiamo contribuito in modo determinante a sviluppare e diffondere lavorando con rigore e responsabilità e che ci ha portato nel dicembre 2017 a ottenere l’approvazione da parte del Parlamento Italiano dell’articolo 7 della legge 3/2018 che ha individuato la nostra disciplina come professione sanitaria. Ora siamo pronti a compiere l’ultimo passo: attendiamo il varo dei decreti attuativi che completeranno il riconoscimento e consentiranno all’osteopatia di entrare a far parte pienamente del Sistema Sanitario Nazionale. È un atto fondamentale a favore di quei milioni di cittadini che considerano la nostra disciplina una valida risposta terapeutica”.

“Il riconoscimento della professionalità degli Osteopati ha comportato un lungo itinerario giuridico e di fatto il Corso di laurea per Osteopati è il primo giunto in dirittura di arrivo, dopo l’approvazione della legge 3/18, una delle ultimissime approvate nella legislatura precedente - ha dichiarato la Senatrice Paola Binetti. un riconoscimento ampiamente meritato per la serietà e la competenza con cui tanti professionisti lavorano in Italia, per l’apprezzamento che ricevono da pazienti che sempre più numerosi si rivolgono alle loro cure e per una opportuna equiparazione alle strutture didattico-formative, tecnico-sanitarie e

normative di riferimento nei paesi più avanzati in questo ambito. In Italia il ruolo svolto dal ROI è stato fondamentale per aggregare diverse scuole di pensiero, per fare forza al confronto a livello istituzionale, sciogliendo nodi mano a mano che si evidenziavano e per rilanciare un’attività scientifica indispensabile a un pieno riconoscimento dell’Osteopatia nella sua specificità culturale e degli osteopati nella loro peculiarità professionale. Cresceranno nel tempo l’interdisciplinarità e la sinergia con altri profili professionali che convergono sui bisogni degli stessi pazienti. Oggi è il momento di scolpire una identità professionale e riconoscerne un profilo formativo adeguato”.

Paola Sciomachen, presidente del Registro degli Osteopati d’Italia

Continueremo a fare cultura e informazione sull’osteopatia.

Intervista a Paola Sciomachen.

Quali sono stati gli inizi del Registro degli Osteopati d’Italia?

Ripercorrere la storia del ROI significa rivedere l’album di 30 anni di osteopatia in Italia. Era il 29 settembre del 1989 quando con il nostro atto costitutivo è nata l’organizzazione che per prima in Italia ha dato voce agli osteopati e alla nascente cultura dell’osteopatia. Una cultura che abbiamo contribuito in modo determinante a sviluppare e diffondere lavorando con rigore e responsabilità per essere professionisti competenti, informati e adeguati all’attuale contesto.

Oggi il percorso iniziato 30 anni fa ha portato l’osteopatia a diventare una professione sanitaria conosciuta da due italiani su tre e a cui si rivolgono 10 milioni di pazienti.

Quali sono state le conquiste ottenute in questi anni?

Il ROI è oggi un riferimento per l’osteopatia, un luogo nel quale abbiamo difeso valori e identità, all’interno di un contesto privo di regolamentazione che ha permesso a chiunque di prenderne dei pezzi, di estrapolarne le tecniche, di usare l’osteopatia per attività diverse.

Oggi la nostra associazione conta 4.000 iscritti ed è impegnata attivamente nel riconoscimento dell’osteopatia come professione sanitaria autonoma. Nel gennaio 2018 abbiamo raggiunto un importante traguardo che ha portato alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana della legge 3/2018, nella quale si “individuano le professioni sanitarie dell’osteopata e del chiropratico”.

Inoltre, nel 2016 il ROI è entrato a fare parte dell’International Osteopathic Association (OIA), l’associazione internazionale fondata nel 2004 che rappresenta oggi 75 organizzazioni di 30 Paesi in 5 continenti e oltre 120.000 professionisti del settore. Si tratta di un ulteriore tassello nella strategia di condivisione delle best practice internazionali, sia nell’ambito della formazione sia nella ricerca, e di allineamento dei percorsi professionali agli standard internazionali. Stiamo lavorando attivamente anche con EFFO, associazione europea che si fa carico di elevare ed uniformare i livelli di formazione e di qualità per i professionisti in Europa.

Quali sono le speranze per il futuro?

L’obiettivo primario è completare la legge attraverso l’emanazione dei decreti attuativi che consentiranno all’osteopatia di essere a tutti gli effetti una professione sanitaria. È un atto fondamentale a favore di quei milioni di cittadini che considerano la nostra disciplina una valida risposta terapeutica.

Al tempo stesso il ROI continuerà a lavorare sui contenuti, facendo cultura e informazione sulla professione. Per questo nel gennaio 2020 lanceremo la “Settimana Nazionale della cura osteopatica delle persone con cronicità”. La campagna è pensata per raccogliere dati qualitativi finalizzati a evidenziare il ruolo dell’osteopatia nella gestione della cronicità. Ci rivolgeremo ai cittadini inserendo questa iniziativa nel contesto di “CronOs: Cronicità e Osteopatia”, un progetto di ricerca presentato lo scorso luglio durante la Maratona Patto per la Salute proprio per dimostrare l’efficacia del trattamento manipolativo osteopatico nelle patologie croniche.

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OSTEOPATIA MAGAZINE

Le

vertigini Un breve capogiro occasionale capita a tutti, ma la parola vertigine può avere significati diversi per soggetti differenti: per alcuni individui vertigine potrà significare una fugace sensazione di svenimento, mentre per altri magari consisterà in un’intensa sensazione di rotazione perdurante nel tempo, la vera e propria vertigine.

Questo sintomo è uno dei principali disturbi per cui soggetti adulti si rivolgono al medico. Frequenti o costanti episodi possono ripercuotersi in modo significativo sulla vita di un individuo, ma solo raramente sono segnali di condizioni gravi o pericolose per la vita.

Gabriele Benedetti, osteopata romano, specializzato in patologie della colonna vertebrale.

Possiamo definire “equilibrio” l’integrazione tra il Sistema Nervoso Centrale, nello specifico il tronco dell’encefalo e il cervelletto, e tre sistemi periferici: • Sistema Visivo • Sistema Propriocettivo • Sistema Vestibolare La vista fornisce informazioni iconiche e profonde provenienti dell’ambiente che ci circonda. Con la propriocettività, otteniamo informazioni sul posizionamento e il movimento (cinestesico) del nostro corpo nello spazio. Ciò avviene attraverso fusi neuromuscolari e organi tendinei del Golgi.

Infine nell’orecchio interno, abbiamo l’apparato vestibolare. Una struttura complessa, costituita dal Labirinto. Nella sua anatomia, troviamo il Vestibolo, che mette in relazione Coclea e i Canali Semicircolari, con Utricolo e Sacculo.

A causa del loro orientamento nella testa, gli organi otolitici sono sensibili, in particolare, al cambiamento nel movimento orizzontale (utricolo) o all’accelerazione verticale (sacculo). I canali semicircolari del sistema vestibolare recepiscono, invece, le accelerazioni angolari, come per esempio la rotazione della testa.

Essendo più pesanti della matrice (endolinfa) che li contiene, infatti, gli otoliti stimolano le cellule ciliate sensoriali dell’orecchio quando si cambia posizione o viene iniziato un movimento. A loro volta le cellule ciliate inviano dei segnali al cervello, informandolo delle variazioni del corpo nello spazio, attraverso il nervo vestibolare.

Le vertigini sono un sintomo, per cui chi ne è vittima ha la sensazione che l’ambiente attorno a lui si muova o ruoti. Non ha caso, il termine vertigini deriva dal verbo latino verto, che ha il significato di girare o ruotare su sé stessi.

LE CAUSE

Le vertigini che derivano da un problema dell’encefalo (nello specifico cervelletto o tronco encefalico), sono vertigini centrali. Le alterazioni dell’apparato vestibolare (organo dell’equilibrio), sono invece vertigini periferiche.

CAUSE DI VERTIGINI CENTRALI:

• L’emicrania.

Cefalee unilaterale, con dolore intenso e pulsante.

• La sclerosi multipla.

Malattia cronica con degradazione progressiva delle cellule nervose (i neuroni) del sistema nervoso centrale.

• Il neurinoma acustico (o Schwannoma vestibolare) è un tumore al cervello, benigno, che colpisce le cellule di Schwann dell’VIII nervo cranico (o nervo vestibolo-cocleare). Che controlla udito ed equilibrio.

• I tumori del cervelletto Il cervelletto è una delle quattro regioni dell’encefalo. Il suo compito è coordinare i movimenti del corpo. Fondamentale per equilibrio e postura.

• Ictus L’infarto cerebrale (stroke) – cioè l’interruzione del rifornimento di sangue a un’area dell’encefalo.

Comporta la morte progressiva della regione interessata.

• Effetti collaterali da farmaci.

CAUSE DI VERTIGINI PERIFERICHE:

• La vertigine parossistica posizionale benigna o VPPB è la più comune causa di vertigini. È dovuta al distacco dei piccoli cristalli di carbonato di calcio, gli otoliti, che si trovano normalmente fissati nelle macule labirintiche dell’utricolo e del sacculo, e al loro posizionamento o fluttuazione all’interno del canale semicircolare (canalolitiasi o cupololitiasi). Tale distacco va a pregiudicare il buon funzionamento dell’organo dell’equilibrio e provoca la tipica sensazione dell’ambiente circostante che gira. Più diffusa nella popolazione anziana, la VPPB tende a insorgere senza particolari ragioni; raramente legata a traumi e infezioni.

• La labirintite. È l’infiammazione del labirinto, ossia l’insieme di tutti i canali semicircolari. Può essere virale,

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OSTEOPATIA MAGAZINE

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come per esempio nel caso di un’influenza, o di origine batterica come nel caso dell’otite. La labirintite è motivo di vertigini perché in presenza di un’infiammazione a suo carico, il labirinto funziona in maniera inadeguata e invia segnali errati al cervello.

La neuronite vestibolare. È l’infiammazione dei nervi che collegano il labirinto all’encefalo. È di origine virale.

La sindrome di Ménière.

Malattia dell’orecchio interno dovuta all’accumulo di endolinfa all’interno del labirinto. L’endolinfa è il liquido presente all’interno dei canali semicircolari dell’apparato vestibolare, che gioca un ruolo fondamentale nella trasmissione dei segnali nervosi per la regolazione dell’equilibrio.

Disfunzione della Tuba di Eustachio Quando non si apre sufficientemente, si crea una differenza pressoria tra l’aria che c’è all’interno e quella all’esterno dell’orecchio medio; la pressione dell’aria sul lato esterno del timpano diventa maggiore rispetto a quella interna. Questo meccanismo spinge il timpano verso l’interno, lo costringe a stare teso e non gli permette di vibrare come dovrebbe quando viene colpito dalle onde sonore. Tale disfunzione, che causa dolore e abbassamento dell’udito, potrebbe nel tempo causare parotite, otite media, acufeni e vertigini.

Effetti collaterali da farmaci.

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Perdita di equilibrio Nausea Mal di testa Sudorazione Nistagmo (rapidi movimenti involontari degli occhi) Acufeni Perdita dell’udito Senso di malessere generale

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Sintomi associati:

TRATTAMENTO: L’otorino è lo specialista indicato per la prima visita.

Attraverso esame obiettivo e indagini strumentali, può identificare la tipologia del disturbo e trarne una precisa diagnosi. Oltre alla somministrazione farmacologia, può effettuare delle specifiche manovre liberatorie, ovvero di riposizionamento otolitico. Si tratta della manovra di Semont e quella di Epley.

Il lavoro di equipe nel trattamento delle vertigini è fondamentale, e completato dall’intervento dell’osteopata.

Infatti la collaborazione tra Otorino e Osteopata, è fondamentale, quanto per la diagnosi, quanto per il trattamento.

L’obiettivo è ottenere una Diagnosi Differenziale, sfruttando il trattamento stesso, per esclusione, attraverso il principio di causa-effetto.

L’osteopata interviene sul sistema vestibolare, attraverso le seguenti strutture: • Osso temporale Tecniche sull’osso temporale, sia in ascolto (ritmo craniale), che in tecnica diretta, sono fondamentali, 28

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poiché questa struttura ossea rappresenta il supporto anatomico del sistema vestibolare Muscoli massetere, digastrico, temporale, sternocleidomastoideo Con le loro inserzioni temporali e le rispettive tensioni, possono portare osso e vestibolo in rotazione, rendendo le informazioni sensoriali, incomprensibili.

ATM La definizione stessa di Asse Temporo-Mandibolare, racchiude una casistica importante legata alle vertigini.

Una volta trattato l’osso temporale e le strutture muscolari che lo connettono alla occlusione, rimane il trattamento della mandibola. Incluso il Thrust.

Articolazione Occipito-Atlantoidea L’80 % delle disfunzioni che non sono legate a sindromi otolitiche proprie, sono risolvibili trattando l’articolazione tra Cranio e Prima Vertebra Cervicale.

Un piccolo piedistallo concavo che accoglie una enorme sfera, rappresenta parametri biomeccanici di forte instabilità. Una disfunzione dell’Atlante, costringe il cranio a un enorme sforzo per rimanere in asse con il piano terrestre (vedrete persone storcersi in ogni postura possibile, ma non ne vedrete mai una camminare con la testa inclinata da un lato), questo perché l’asse degli occhi deve rimanere perfettamente allineato, e per lo stesso principio, deve rimanere allineato il vestibolo.

Potremmo paragonare il movimento ciliare al liquido della livella, utilizzata dal muratore. Posizionandola in piano, la bolla di aria situata in alto perché meno densa del liquido, si predisporrà allo zenit, punto che congiunge perpendicolarmente volta celeste e piano terrestre.

Fornendo la corretta localizzazione spaziale.

Tecnica Muncie Modificata Paziente in posizione (preferibilmente) supina.

Si inserisce l’indice guantato della mano, nella bocca del paziente posizionandolo dietro il pilastro posteriore della Tonsilla Palatina.

Si applica una pressione laterale (verso fuori) e si effettua un movimento circolare sui tessuti molli. La forza applicata decomprime le tensioni della Tuba di Eustachio, e ne favorisce l’apertura.

Questa tecnica aiuta a normalizzare la pressione su entrambi i lati della membrana timpanica, e nel contempo permette un drenaggio dei fluidi.

Muscolo Tensore del Velo Palatino Tromba di Eustachio Porzione Cartilaginea Apertura

Muscolo Elevatore del Velo Palatino Muscolo Salpingofaringeo

Tonsilla Palatina

Emicrania?

Meno recidive con l’osteopatia

Massimo Tranchina D.O. Direttore didattico e docente presso Scuola di Osteopatia OSCE - Bologna

L’emicrania è una cefalea primaria talvolta molto invalidante e con un impatto socioeconomico significativo, tanto da risultare tra le prime 10 cause di disabilità nel mondo. In base ai criteri pubblicati nella classificazione internazionale delle cefalee (ICHD-3) l’emicrania è caratterizzata dalla presenza di attacchi di cefalea ricorrenti, separati da intervalli di benessere, della durata dalle 4 alle 72 ore che si localizza solitamente da un solo lato del capo.

Il dolore, in genere, aumenta gradualmente fino a divenire di intensità moderata o grave, ha carattere pulsante e peggiora con l’attività fisica e il movimento (salire le scale, abbassare il capo) rendendo difficoltosa l’esecuzione delle abituali attività quotidiane.

Si associa a sintomi quali la nausea e/o il vomito e l’ipersensibilità alle luci, ai rumori ed agli odori, costringendo spesso il paziente a ricercare un ambiente buio e silenzioso durante l’attacco.

La fase di emicrania conclamata può essere preceduta da sintomi minori (premonitori) quali sbadiglio, disturbi dell’umore, irritabilità, stanchezza, difficoltà di concentrazione, sonnolenza, aumento della diuresi o desiderio di specifici alimenti. In una piccola percentuale di pazienti con emicrania, il dolore è preceduto da sintomi neurologici focali di solito visivi con durata variabile da 5 a 60 minuti, completamente reversibili, che prendono il nome di aura. La presenza di tali sintomi distingue l’emicrania in una forma senza aura, di gran lunga più frequente, ed in una forma con aura. Nello stesso soggetto possono essere presenti entrambi i tipi di attacchi. Quando la frequenza della cefalea supera i 15 giorni al mese per almeno tre mesi, e ha prevalentemente caratteristiche emicraniche, si parla di emicrania cronica.

Dati epidemiologici

La prevalenza nella popolazione generale mondiale risulta essere del 14%, con sostanziali differenze di genere e percentuali che raggiungono il 25% nelle donne in età fertile. I dati ISTAT 1 del 2005 indicano che nella popolazione italiana l’emicrania, con una prevalenza del 7,7%, si pone al quarto posto fra le patologie croniche più diffuse, dopo artrosi/artrite (18,3%), ipertensione (13,6%) e malattie allergiche (10,7%).

La popolazione femminile è 3 volte più colpita (10,5%) di quella maschile (4,7%). In entrambi i sessi la prevalenza cresce progressivamente con l’età, fino a raggiungere il massimo fra i 45 e i 54 anni, per poi decrescere lievemente e stabilizzarsi nelle fasce di età successive.

Uno studio condotto su un campione di 71588 adulti intervistati presso gli ambulatori di Medicina Generale in Italia conferma queste stime; il 25% ha dichiarato di soffrire di cefalea; estrapolati alla popolazione italiana, 29

OSTEOPATIA MAGAZINE detti dati indicano che circa 15 milioni di persone nel nostro paese sono affette da questo disturbo.

Malgrado le numerose indagini strumentali che oggi abbiamo a disposizione, la diagnosi dell’emicrania è basata solo sulla storia clinica del paziente, per tale motivo l’uso routinario di esami quali tomografia computerizzata, risonanza magnetica, elettroencefalogramma o altri non ha alcuna giustificazione.

Ci sono invece casi selezionati, che dovranno essere discussi con il medico, nei quali è opportuno eseguire degli accertamenti.

LA TERAPIA FARMACOLOGICA La terapia sintomatica dell’emicrania, chiamata anche terapia dell’attacco, ha lo scopo di bloccare in acuto la crisi o di ridurre l‘ intensità del dolore e dei sintomi associati, riportando il soggetto al benessere.

Rientrano in questa categoria di

farmaci principalmente i FANS e i triptani. Nei pazienti con emicrania ad alta frequenza o con attacchi particolarmente invalidanti e/o resistenti alla terapia dell’attacco, è indicata la terapia di profilassi.

Gli obiettivi di questa terapia sono quelli di ridurre la frequenza e l’intensità degli attacchi, migliorare la qualità di vita del paziente e ridurre l’assunzione di farmaci d’attacco.

Gli approcci terapeutici di profilassi sono molteplici, includono infatti differenti classi di farmaci e strategie non farmacologiche. Il medico deve opportunatamente scegliere la terapia di profilassi per ogni singolo paziente, tenendo in considerazione la patologie concomitanti e i fattori di rischio per altre malattie.

LE CAUSE DELL’EMICRANIA Nonostante il crescente interesse scientifico, i numerosi studi condotti fino ad oggi non hanno chiarito i

meccanismi alla base dell’emicrania.

Attualmente l’emicrania è considerata una patologia multifattoriale alla cui origine concorrono sia fattori ambientali che genetici.

La predisposizione familiare, ampiamente riscontrata in numerosi studi epidemiologici, tramite l’interazione di differenti geni, genera un cervello particolarmente sensibile a cadere in uno stato di insufficienza energetica a causa di un qualsiasi fattore che provochi una situazione di aumentata spesa o di aumentata richiesta energetica. In sostanza quindi i fattori scatenanti, interni o esterni all’organismo quali alcuni alimenti, l’ansia, la depressione, lo stress, il rilassamento dopo lo stress, l’alterazione del ciclo sonno-veglia, le modificazioni degli ormoni sessuali femminili, alcuni farmaci, agiscono su un “cervello speciale”, un cervello che produce meno energia, determinando l’attacco emicranico.

Emicrania e osteopatia aprile 2016 dalla SIPNEI2, è stato possibile condurre un’analisi più completa .

TIPOLOGIA DI MAL DI TESTA

CEFALO TENSIVO

sembra una mano che strizza la testa da sopra o di fronte

EMICRANIA asimetrico e associato con nausa e vomito e disturbi alla vista

L’esclusivo trattamento farmacologico, anche quando coerente secondo le guide dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), spesso è inefficace nella risoluzione completa del problema ed è ricco di potenziali effetti collaterali.

Non si conoscono esattamente i 30

SINUSITE

localizzato al centro della testa tra naso e occhi

A GRAPPOLO di solito attorno ad un occhio

meccanismi fisiopatologici ed i pazienti frequentemente perdono la speranza e la fiducia nella medicina tradizionale.

Grazie agli importanti spunti raccolti al congresso nazionale sulle “Terapie non farmacologiche e integrate per la cura delle Cefalee e delle Emicranie ” svoltosi a Firenze il 9

A seguito di alcune ricerche 3,4,5,6,7 , che ne hanno validato l’efficacia, anche l’osteopatia entra di diritto tra i molteplici approcci terapeutici complementari o alternativi all’emicrania.

L’osteopatia ha dimostrato avere una buona efficacia con pochissime se non nulle controindicazioni ed effetti collaterali. Dei cinque articoli inerenti all’OMT (Osteopathic Manipulative Treatment), due sono delle revisioni 3,5 e tre dei RCT (Randomized Controlled Trial) 4,6, 7, cioe’ studi sperimentali che permettono di valutare l’efficacia di uno specifico trattamento in una determinata popolazione. I risultati dei cinque studi, comunque, sono stati pressoché tutti concordi, con leggere differenze dovute probabilmente agli outcome valutati e i metodi di sperimentazione utilizzati. In tutti si è riscontrato

un miglioramento dei giorni senza cefalea e una minor frequenza dell’insorgenza degli attacchi statisticamente significativo. Negli studi analizzati, i pazienti trattati osteopaticamente hanno potuto ridurre e alcune volte anche eliminare i farmaci, ottenendo notevoli miglioramenti per quanto riguarda le disabilità, conseguendo anche un miglioramento del benessere psicofisico.

Se è vero che gli studi analizzati sono confortanti sull’efficacia dell’osteopatia nel trattamento dell’emicrania, è anche vero che sono ancora troppo pochi per poter aver un completo riconoscimento nel mondo scientifico internazionale. La ricerca nel mondo osteopatico è ancora in

fase embrionale. I fondi stanziati per questo tipo di ricerca sono inesistenti, inoltre ci sono parecchie complicazioni di ordine burocratico e gestionale nel portare a termine dei trial solidi.

Sarebbe molto interessante paragonare l’efficacia del trattamento osteopatico rispetto a quella di un trattamento farmacologico con triptani, farmaco maggiormente utilizzato in questa patologia.

Infatti come detto prima, i triptani spesso hanno effetti avversi, mentre l’osteopatia, seppur operatoredipendente, ha un livello di rischio praticamente nullo, proprio perché lavora per ristabilire un migliore funzionamento del sistema vascolo nervoso del paziente.

L’approccio osteopatico L’osteopata non fa diagnosi e non tratta le patologie come altre figure sanitarie. L’osteopata acquisisce, nel corso della sua formazione, quella sensibilità che gli permette di percepire quegli strani rumori/ vibrazioni che sono i primi segnali che portano, se sottovalutati, alla rottura della macchina corpo umano.

L’osteopata non è un “meccanico” che ripara l’auto, bensì un “meccanico” che previene, attraverso tensionamenti o allentamenti di bulloni e cinghie, la rottura dell’auto.

L’osteopata, nel caso dell’emicrania, focalizza l’attenzione al funzionamento del sistema circolatorio e nervoso intracranico.

E dove riscontra delle anomalie, che in gergo tecnico osteopatico vengono definite disfunzioni, cerca di interagire, migliorandone la funzione, con il solo utilizzo delle mani. Tra i diversi strumenti che l’osteopata ha a disposizione nel cassetto degli attrezzi, il trattamento craniale risulta il più specifico ed efficace per l’emicrania. Un’attenta valutazione delle tensioni dei bulloni (suture e articolazioni craniche cervicali) e delle cinghie (dura madre, membrane

intracraniche e muscoli) permette all’osteopata, mediante il trattamento craniale, di essere efficace nel ripristinare una condizione vascolo nervosa intracranica più fisiologica.

Nell’emicrania, spesso il dolore nasce dall’eccessiva tensione delle membrane e cisterne vascolari presenti nel cranio. Altre cause di dolore sono date da irritazione dei primi nervi che escono dalle prime vertebre del rachide cervicale (nervo grande occipitale, derivante dalla parte dorsale di C2, e del nervo piccolo occipitale, derivante dalla ventrale di C2).

Il dolore generalmente è tagliente, e/o lancinante sul territorio di innervazione del nervo interessato, di solito dura diversi secondi.

Si può anche riscontrare un dolore continuo o un’iperestesia, per giorni o settimane, nella zona del nervo interessato. Dolorabilità alla palpazione si presenta sul territorio di innervazione del nervo maggiore e/o minore occipitale.

La risoluzione del dolore dopo blocco anestetico può essere usato per confermare la diagnosi.

Il trattamento osteopatico

dell’emicrania globalmente è indirizzato a: • liberare le suture craniali, riducendo le tensioni intracraniche e dando in questo modo maggior agio alle strutture vascolo-nervose; • effettuare un lavoro di riequilibrio tra i diaframmi del corpo, strutture essenziali nella distribuzioni delle pressioni all’interno delle cavità corporee; • migliorare la libertà di movimento di tutte le membrane durameriche partendo dall’articolazione sacro-iliaca fino alla dura madre intracraniale • ridurre tutte le tensioni muscolari e correggere eventuali disfunzioni del rachide cervicale • trattare direttamente il nervo grande occipitale e il nervo trigemino. È in fase di approvazione e realizzazione uno studio sul trattamento osteopatico dell’emicrania che vede coinvolti il Centro delle Cefalee dell’Ospedale Bellaria di Bologna diretto dalla dottoressa Giulia Pierangeli e la scuola di Osteopatia OSCE di Bologna.

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CONSIGLI CONTRO L’EMICRANIA

IL TRATTAMENTO OSTEOPATICO CONTRO LE RECIDIVE Generalmente, i mal di testa che vengono trattati in osteopatia cedono il passo in due o tre sessioni. Il vantaggio innegabile dell’approccio osteopatico, quando il trattamento è completo e ben condotto, è quello di evitare le recidive o, almeno, di distanziarle considerevolmente nel tempo. Diversi studi hanno dimostrato l’importanza di uno stile di vita sano per limitare il verificarsi di crisi. Sappiamo che lo stress, l’affaticamento o certi cibi incluso l’alcol possono scatenare crisi.

TENERE UN DIARIO PER “MAPPARE” LA PROPRIA EMICRANIA

Ogni persona con dolori cranici sviluppa una sua propria “identità di emicrania”, con entrambe le cause e i sintomi. Il paziente dovrebbe tenere un diario delle crisi, con informazioni sull’intensità delle stesse, la frequenza, il rapporto con il ciclo mestruale, il dosaggio e tipo di medicamento utilizzato come trattamento a lungo termine o acuto. Utile segnare anche la causa verosimile, l’eventuale presenza di aure, nausea o vomito. Seguendo questa traccia, l’osteopata può intraprendere un trattamento adeguato ed efficace.

Nel rispetto biomeccanico e anatomico, la sessione osteopatica mira a riequilibrare tutto il corpo, normalizzare tutte le strutture disfunzionali che possono causare uno stato o più attacchi di emicrania. Queste tecniche sono indolori e assolutamente adattate allo stato di salute. Dopo aver eseguito una diagnosi funzionale sulle cause del dolore usando l’agenda delle crisi e un’anamnesi completa, il ruolo dell’osteopata è quello di: garantire un equilibrio delle diverse strutture tissutali (sistema muscololegamentoso). ripristinare la mobilità articolare dell’ intero corpo e principalmente vertebrale. normalizzare la circolazione arteriosa, venosa e linfatica, al fine di fornire l’ossigeno necessario per il buon funzionamento cellulare e garantire il drenaggio per eliminare le tossine. riequilibrare le funzioni digestive del sistema viscerale principalmente il fegato e la sfera ginecologica.

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Sport e movimento ci danno una mano L’attività fisica non è controindicata in caso di emicrania. Al contrario, mentre i movimenti esacerbano il dolore durante le crisi, diversi studi hanno dimostrato che l’esercizio fisico regolare aiuta a ridurre la frequenza, l’intensità e la durata delle crisi. Questo aiuta a ridurre l’ansia e migliorare la qualità del sonno e la salute cardiovascolare.

Per la massima efficienza, sono da preferire le attività all’aria aperta e preferibilmente quelle che promuovono il rilassamento. È importante anche controllare il sistema oculare, consultando un oftalmologo in caso di miopia o esposizione significativa agli schermi, e anche il sistema mandibolare, consultando un dentista in caso di carie o infezioni del cavo orale. Questa potrebbe essere la causa di importanti fattori nel meccanismo dell’emicrania.

Il trattamento può anche essere multidisciplinare con l’intervento di uno psicologo in parallelo, specialmente nei mal di testa legati allo stress, allo shock emotivo o al fastidio.

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Stéphane Sabbioni D.O. Docente FORMED BELSO, Scuola di Osteopatia Napoli

Alcune delle cause scatenanti l’emicrania.

E il corretto stile di vita.

STRESS: tutte le misure di rilassamento (massaggio, agopuntura, omeopatia, erboristeria) sono indicate per combatterlo.

AFFATICAMENTO: il sonno regolare e sufficiente è essenziale, soprattutto nei momenti di stress. Fare attenzione all’abuso di sonniferi che hanno un effetto perverso sull’emicrania.

CIBO: evitare cibi troppo grassi o troppo zuccherati e dolcificanti spesso presenti in prodotti dietetici e consumare alcol con moderazione poiché è uno dei fattori scatenanti più noti. Ricordarsi di mangiare in modo regolare ed equilibrato ed evitare di saltare i pasti.

BUONO A SAPERSI: fare del proprio meglio per mantenere un buon equilibrio acido-base mangiando succhi di verdura, zuppe fatte in casa, salsa di mele o cereali come riso, grano saraceno, quinoa.

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