Osteopatia Magazine n° 9

9 SETTEMBRE DICEMBRE 2020

Prenditi cura della tua voce OSTEOPATIA E ODONTOIATRIA

Il benessere passa dalla bocca SCIATALGIA

Il contributo dell’osteopata FOCUS SCUOLE

Le nuove sfide della formazione osteopatica: la parola ai Direttori

PROTEGGERSI DALLO

STRESS

Come l’osteopatia può esserci di aiuto

FELICITÀ

LA È QUESTIONE DI POSTURA

BASTA MAL DI SCHIENA

È ORA DI DIRE AL

Verità e falsi miti per guarire una volta per tutte da lombalgia, sciatica, cervicalgia e dolori alla colonna

IN TUTTE LE LIBRERIE E ONLINE «Gabriele Benedetti mi rimette al mondo» Rossella Brescia 00

9

in questo numero 9

SETTEMBRE DICEMBRE 2020

2 OSTEOPATIA E CURA

DELLA VOCE

Il contributo dell’osteopatia nell’aiutare ognuno di noi a prendersi cura della propria voce è spesso sorprendente. Ne abbiamo parlato con Valentina Carlile, osteopata specialista nel trattamento della voce.

Prenditi cura della tua voce OSTEOPATIA E ODONTOIATRIA

Il benessere passa dalla bocca SCIATALGIA

Il contributo dell’osteopata FOCUS SCUOLE

Le nuove sfide della formazione osteopatica: la parola ai Direttori

PROTEGGERSI DALLO

STRESS

Come l’osteopatia può esserci di aiuto

Osteopatia Magazine Numero 9 Edizione quadrimestrale settembre - dicembre 2020 Euro 3,30 Stampato nel mese di settembre 2020 Testata registrata presso il Tribunale di Ancona con n° 10/2017 Editore Marco Traferri & C. sas Via Scrima, 59 - 60126 Ancona Partita IVA 02407030424 info@marcotraferrieditore.com Direttore responsabile Federica Serfilippi Progetto grafico bnc > Barbara Bonci www.barbarabonci.it Stampa Grafiche Ricciarelli S.r.l.

Via Sant’Ubaldo n. 41 60030 - Monsano (AN) Fotografie Adobe Stock: Copertina e pag. 18 ©candy1812; pag. 2 ©moodboard; pag. 6 ©ARochau; pag. 7 ©Artranq; pag. 8 ©ARochau,© Lukas Gojda; pag. 13 ©Kurhan; pag. 21 ©Wayhome Studio, ©Aldeca Productions; pag 22 ©Aldeca Productions; pag 23 ©karin; pag 25 © glisic_albina.

6 SPORT INVERNALI: COME PREPARARSI AL MEGLIO CON L’OSTEOPATIA 12 POSTURA: IL BENESSERE PASSA DALLA BOCCA

17

IL PARERE DELL’ESPERTO

LA SPESA SOSTENUTA

PER IL TRATTAMENTO DALL’OSTEOPATA SI PUÒ DETRARRE?

18 STRESS DA LOCKDOWN

Cosa può fare l’osteopatia?

21 L’OSTEOPATIA CONTRO

IL REFLUSSO GASTRICO E IL GONFIORE ADDOMINALE

24 I 5 SEGRETI DELLA SCIATICA: CE LI SVELA L’OSTEOPATA

27

FOCUS FORMAZIONE

LE NUOVE SFIDE

DELLA FORMAZIONE OSTEOPATICA: LA PAROLA AI DIRETTORI

www.osteopatiamagazine.com

OSTEOPATIA E CURA DELLA

La voce esprime lo stato di salute fisica ed emotiva dell’individuo. Molti sintomi come dolore alla gola, sensazione di nodo alla gola, perdita ricorrente della voce, mancanza di resistenza vocale, ma anche fatica vocale, assenza di voce al risveglio, secchezza della gola, impossibilità nel proiettare la voce, raucedine, voce gracchiante, perdita di gamma vocale possono essere ricondotti a squilibri funzionali/ posizionali laringei.

Il contributo dell’osteopatia nel fronteggiare i sintomi sopra descritti e nell’aiutare ognuno di noi a prendersi cura della propria voce è spesso sorprendente. Ne abbiamo parlato con Valentina Carlile, osteopata specialista nel trattamento della voce, anche dei grandi artisti.

Voce e osteopatia, che tipo di legame c’è tra loro?

L’osteopata si occupa dell’individuo a 360° e la voce rappresenta l’individuo a 360°. É infatti il più forte carattere identificativo che ogni persona possa avere, esprime e sottostà allo stato di salute fisica ed emotiva dell’individuo.

L’osteopatia come riesce fattivamente ad aiutare i professionisti della musica?

L’osteopatia va in aiuto a pazienti con disturbi correlati alla voce, in maniera sia globale, sia specifica. Esiste un protocollo osteopatico specifico in laringe, chiamato protocollo “Liebermann”, validato da più di 20 anni a livello mondiale. La figura dell’osteopata ha un ruolo complementare a quello del logopedista nella presa in carico terapeutica del paziente disfonico e ha un ruolo complementare a quello ORL/Foniatrico a livello valutativo funzionale.

Quali sono i casi più comuni di disfunzionalità e quali gli effetti benefici che l’osteopata può portare per un cantante?

I casi più comuni di disfunzionalità sono le disfonie muscolo-tensive primarie e i casi che prevedono un intervento per l’ottimizzazione posturale mirata al sistema pneumo-fonico. Un ottimo contributo, anche se più complesso, è quello correlato a disfonie derivanti da cause organico-strutturali e neurologiche, anch’esse piuttosto frequenti nella clinica, quali paralisi cordali monolaterali o asimmetrie aritenoidee che possono essere su base disfunzionale o di origine traumatica. Il contributo osteopatico in questi casi è un validissimo supporto a medici e logopedisti.

5

OSTEOPATIA PROFESSIONE SICURA Esistono casi particolarmente rari nei quali il suo lavoro si è rivelato risolutorio?

I casi clinici più rari che ho incontrato in 18 anni di pratica sono le laringectomie parziali orizzontali, gli esiti di frattura laringea e i danni da estubazione. Sul primo di questi casi, il contributo dell’osteopatia è un validissimo supporto al riabilitatore logopedista; nei danni da estubazione, il contributo è assai più prezioso, in quanto il protocollo osteopatico laringeo, al momento, è l’unico protocollo manuale che possa agire direttamente sulle aritenoidi, come sempre, nel rispetto dei limiti e delle potenzialità del paziente.

Chi ha usufruito dei suoi trattamenti collabora con istituti specializzati?

Durante il mio periodo formativo a New York ho avuto modo di essere messa in contatto con il settore artistico, in quanto il dipartimento che frequentavo aveva in carico la gestione di una grossa accademia, la “Juilliard”, dove ho iniziato poi ad occuparmi anche di musicisti. Dal 2007 sono stata inserita negli elenchi Live Nation Int. e ho avuto l’opportunità di intervenire su diversi artisti, anche del cosiddetto Star System. Collaboro comunque da più di 15 anni con ORL, Foniatri, Vocal Coaches e Logopedisti in Italia e all’estero, e avuto modo di prestare spesso il mio contributo clinico sia a livello ambulatoriale sia, in caso di necessità con interventi mirati, all’interno di una programmazione teatrale e di tour.

Il campo di specializzazione vale anche per le persone che non praticano il canto a livelli professionali?

Assolutamente sì. Come già detto, l’ambito artistico è solo l’approdo di un intero percorso formativo e non lo si può prendere in carico in maniera competente se non sono state prima sviluppate le altre tappe formative. L’anatomia appartiene a tutti, così come la fisiologia e la biomeccanica. La clinica anche, in quanto un nodulo, un edema, un polipo, possono capitare a tutti, a qualunque età. La linguistica e la comunicazione sono proprie di ogni società e appartengono ad ogni individuo che inizia a parlare o che deve apprendere una lingua straniera, così come ad ogni artista che canta, recita o comunicare in un’altra lingua.

Nella musica, chi è più a rischio di incorrere in fastidi o disturbi?

Nella musica, come nella vita quotidiana, tutti sono al sicuro e tutti sono a rischio. La conoscenza, il buon uso, l’igiene vocale e la buona gestione della voce, sono ugualmente importanti in tutte le tipologie musicali e non musicali, come la voce parlata.

Dottoressa Carlile, ci può descrivere il suo percorso formativo? Come si è appassionata a questo lavoro?

Mi sono diplomata nel 2002 presso l’Istituto Superiore di Osteopatia (I.S.O.) di Milano, dopodiché ho intrapreso un tirocinio osservazionale a San Diego, presso lo studio della Dott.ssa Viola Frymann, che mi ha poi suggerito i nominativi cui rivolgermi per seguire un percorso formativo in ORL (Otorinolaringoiatria).

Ho dunque frequentato seminari Post Graduate di Osteopatia in ORL e Voce e successivamente percorsi più articolati, ampliando su Linguistica e Comunicazione presso le Università “Cornell” e “Columbia” a New York. Continuo ancora oggi a frequentare corsi di aggiornamento e congressi specifici.

Mi sono appassionata per puro caso al settore.

In clinica, a San Diego, ho iniziato a notare come alcuni pazienti, in seguito a determinati trattamenti, miglioravano a livello linguisticoespressivo; lo stesso riscontro sulla relazione voce-postura-corpo l’ho avuto frequentando aule dove si faceva Musical e dove ho notato come la voce “cambiasse” in associazione ai movimenti del corpo.

Come è arrivata alla specializzazione sul trattamento dei cantanti?

Il trattamento dei cantanti non è una specializzazione, ma la conclusione di un percorso formativo che prevede lo studio dell’anatomia, della fisiologia e della biomeccanica. Il tutto passa poi attraverso la clinica, la linguistica, la comunicazione per approdare alla voce artistica.

Sono tappe inevitabili. L’artista viene approcciato “attraverso le strutture”, può avere disturbi correlati alla clinica, alla fonetica, alla linguistica e disturbi propri della voce artistica. Si capisce quindi, come non sia possibile occuparsi di voce artistica, senza conoscere bene tutti gli altri ambiti.

7

OSTEOPATIA MAGAZINE

OSTEOPATIA E

come prepararsi al meglio DI FIAMMETTA BONAZZI CON LA CONSULENZA DI NORMA TIPALDI.

Qualche decennio fa la preparazione presciistica iniziava nel mese di ottobre o addirittura prima, si facevano 3-4 sessioni settimanali, da almeno un’ora, di esercizi specifici pensati per migliorare la tenuta e l’elasticità muscolare, soprattutto quella degli arti inferiori.

Oggi, la presciistica viene sostituita dal potenziamento in palestra, che non tutti fanno: all’apertura delle piste infatti, sono ancora troppi i principianti che inforcano gli sci o si cimentano con lo snowboard senza un’adeguata preparazione fisica. Ed è il motivo per cui traumi e incidenti sono assai più frequenti di un tempo. Ricorrere inoltre, in questo periodo storico, a un pronto soccorso o alla sala operatoria di un ospedale non è certo auspicabile.

L’inverno è alle porte e coloro che programmano giornate e vacanze in montagna, dovrebbero effettuare un checkup con l’ausilio di uno specialista, in quanto le uscite sulla neve non sono equiparabili a una corsa al parco o a una normale passeggiata in campagna.

Quest’anno inoltre, per effetto del lockdown, “la stagione dello sci si è accorciata.

E di conseguenza

8

si arriverà sulle piste avendo nelle gambe lunghi mesi di sedentarietà, e magari qualche chilo in più che pesa sulla parte bassa del corpo a scapito dell’agilità”, fa notare Norma Tipaldi, fisioterapista e specialista in osteopatia a Verbania, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, che ha una lunga esperienza a livello italiano e internazionale proprio nell’ambito degli sport invernali.

“A chi si dedica alle discipline di velocità,

migliori condizioni fisiche per evitare gli infortuni”, chiarisce Tipaldi. “Per prima cosa è necessario verificare lo stato neuromuscolare generale: occorre infatti che l’apparato muscolo-scheletrico sia prestante e in condizioni ottimali e che i legamenti siano liberi e sciolti, perché più un’articolazione è mobile ed elastica, più il rischio di lesioni si riduce”, continua la specialista, che, fuori dallo sci, affianca anche il ciclista Filippo Ganna, quattro volte campione del mondo di inseguimento su pista.

“D’altro canto, è anche essenziale che il corpo sia ben in equilibrio e senza disarmonie e - in particolare per chi scia - è necessario che i carichi siano adeguatamente distribuiti sugli arti inferiori. Uno scompenso a livello del baricentro o della colonna, che talvolta il paziente percepisce da solo, ma non riesce a correggere, rischia alla lunga di favorire gesti atletici sbagliati, che possono determinare strappi e scatenare stati di flogosi anche molto invalidanti”. come lo sci o la tavola, serve una preparazione mirata al rinforzo muscolare, altrimenti rischia di non arrivare in fondo alla discesa”, spiega Tipaldi. Chi pratica discipline di velocità dovrebbe dunque “lavorare con esercizi di stability core e addominali che migliorano la resistenza e la reattività, fattori fondamentali sia per i professionisti che affrontano le piste a 120 km orari, sia in misura minore per chi passeggia nella neve, con la lastra di ghiaccio in agguato sotto la coltre bianca, o pratica il fondo e le ciaspole. In tutti questi casi, è comunque indispensabile abituarsi allo sforzo già prima delle uscite in montagna: ecco perché consiglio spesso le camminate veloci e in salita, anche quotidiane; un esercizio semplice e alla portata di tutti, che aiuta a prevenire la formazione di acido lattico e ad evitare la comparsa del dolore al termine dell’attività sportiva”.

Qual è l’aiuto specifico che può fornire l’osteopata?

“L’osteopata ha soprattutto un ruolo preventivo. Il suo compito è proprio quello di insegnare alle persone comuni - e non solo ai professionisti - come mettersi nelle

I mesi di reclusione forzata, dovuti alla pandemia, hanno portato sia ad un’attivazione fisica le persone che non avevano mai praticato sport, sia ad un’esagerazione di ginnastica casalinga da parte degli sportivi. “I risultati degli eccessi si sono visti subito, fin dalle prime visite effettuate con la riapertura”, fa notare Tipaldi. “In molti casi, poi, il sovrappeso accumulato durante il lockdown ha creato uno stato di compressione su anche e gambe, che spesso ha innescato stati infiammatori intensi e debilitanti. In tali condizioni, rimettersi sugli sci, senza un allenamento adeguato e senza un reset dell’osteopata può essere rischioso, a maggior ragione se si affrontano delle competizioni. Come

Fiammetta Bonazzi

Norma Tipaldi

9

sappiamo, lo sci è un’attività che comporta un’intensa stimolazione dal punto di vista muscolare, ma esige anche una grande mobilità a livello del bacino, della colonna e soprattutto delle caviglie. Il compito dell’osteopata è quello di aiutare il corpo a diventare più adattabile, dinamico e performante durante la sciata, eliminando tutte quelle rigidità che possono bloccare le articolazioni e aumentare il rischio di contratture, crampi e, nei casi estremi, di lesione e rottura dei tessuti. Per questo motivo, consiglio a tutti un reset dall’osteopata almeno ogni sei mesi: si fa una visita in autunno per ripulire il corpo dal sovraccarico dovuto all’attività fisica estiva, e una in primavera, per eliminare gli eventuali blocchi che hanno preso piede nei mesi invernali e che potrebbero compromettere la fluidità dei movimenti nella nuova stagione”.

L’osteopatia gioca anche un ruolo-chiave nel trattamento del dolore dopo un trauma.

“L’osteopata non interviene nell’immediato sul trauma, ma può essere di grande aiuto sui dolori che accompagnano la fase di recupero o sulle algie legate alle infiammazioni. Nel caso dello sci e degli sport da montagna, è

auspicabile che l’osteopata lavori in sinergia con il preparatore atletico e i massaggiatori per ridurre i rischi di incidenti e, soprattutto, per cercare di sistemare l’allineamento a livello della spina dorsale, che - quando manca - è causa frequente di dolori che si riverberano su gambe e bacino.

Altro importante compito dell’osteopata consiste nel capire se il paziente non stia insistendo a lavorare su un fisico non del tutto in forma: in caso di flogosi pregresse o situazioni di disequilibrio, bisogna sempre ricordare a chi abbiamo di fronte che, in certi casi, un buon riposo è meglio di un cattivo allenamento, che produce sforzi sbagliati e peggiora la situazione”.

L’osteopata Norma Tipaldi con Gabriella Paruzzi, alle Olimpiadi di Salt Lake City.

Gabriella Paruzzi (Udine, 21 giugno 1969) è un’ex fondista italiana, vincitrice della medaglia d’oro nella 30 km a tecnica classica ai XIX Giochi olimpici invernali di Salt Salt Lake City 2002 e della Coppa del Mondo di sci di fondo del 2004.

Norma Tipaldi fisioterapista e osteopata di Verbania, che ha seguito nel 2002, alle Olimpiadi invernali di Salt Lake City, la Nazionale italiana di sci di fondo nel 2006, per i Giochi di Torino, la Federazione spagnola di sci alpino nel 2014, alle Olimpiadi di Sochi, la squadra svizzera di sci nordico capitanata da Lara Gut (e poi il recupero dell’atleta stessa, dopo l’incidente del 2017).

10

Perché comprare una sedia ergonomica per i bambini e ragazzi che studiano?

La risposta è semplice: la vita moderna è sempre più sedentaria, e anche i più piccoli ormai passano molte ore seduti a leggere, disegnare, giocare e soprattutto a fare i compiti. È quindi importante scegliere con attenzione una sedia adatta per la loro scrivania.

Le sedie Varier sono indicate fin dai 6/7 anni di età, ma la stessa seduta è perfetta anche per ragazzi e adulti.

Si utilizza alla scrivania ed al tavolo, per studiare, scrivere, disegnare o per lavorare in home office, perchè è la sedia più adatta per ogni tipo di attività da svolgere da seduto.

La cosa più importante è scegliere una sedia che consenta il movimento naturale del corpo, che non costringa in una posizione statica, ma che al contrario permetta di cambiare posizione, garantendo sempre il corretto supporto.

Perché in realtà il peggior nemico della schiena non è tanto la postura sbagliata quanto piuttosto una postura statica mantenuta per troppo tempo.

La postura corretta viene aiutata o “insegnata” dalla sedia, ma poi questa postura deve essere mantenuta e soprattutto cambiata cioè si devono fare pause durante l’uso, per permettere alla schiena di rilassarsi ogni tanto e di cambiare posizione in modo naturale.

Varier Variable e Varier Move

varierstore.it

Stile e benessere con il design funzionale Le nostre case un tempo erano divise in stanze con funzioni specifiche. Ma oggi la vita in casa è diventata molto più fluida.

Guardiamo serie tv in cucina, mangiamo a letto e lavoriamo in salotto.

Questo nuovo modo di intendere la casa ci ha fatto sviluppare nuove necessità e spesso abbiamo dovuto ripensare a come arredarla.

Siamo entrati in un periodo in cui molti di noi lavorano a casa e dobbiamo affrontare questo nuovo corso cercando di migliorare questo nuovo modo di lavorare.

Sicuramente possiamo farlo in molti modi. Una opzione è preparare uno spazio dedicato al lavoro, equipaggiato con dei mobili specifici per ufficio. In alternativa possiamo completare la nostra casa con degli arredi dinamici che si adattano sia alle ore di lavoro che al tempo libero.

HÅG Capisco

Lavorare sul divano? Meglio una sedia ergonomica, che dia il corretto supporto.

HÅG Capisco

Usare una sedia ergonomica aggiunge equilibrio alla tua vita quotidiana per il corpo e per la mente, a casa come al lavoro.

ergonomio.it

A casa come in ufficio, il movimento è la chiave del benessere Troppo spesso passiamo le ore lavorative seduti fermi alla scrivania, con conseguenze a volte gravi per la nostra salute, quali riduzione dell’attività muscolare, rallentamento del metabolismo, sovrappeso e mal di schiena.

Diversi studi sostengono che cambiare di frequente la postura sul posto di lavoro può migliorare il benessere fisico e mentale.

Una postazione di lavoro regolabile in altezza permette di muoversi, di alleviare le tensioni muscolari e lo stress indotto, favorisce la circolazione e la concentrazione ed aumenta l’energia.

Non è necessario lavorare sempre “in piedi ”, è anzi consigliabile l’uso di una sedia o di uno sgabello regolabile in altezza.

Tavolo Xena di Ergodesk Sedia HÅG Capisco 8107

Se stare seduti durante la giornata è un male necessario, cerchiamo di porvi rimedio, portando la possibilità di variare posizione sul posto di lavoro, con un tavolo ad altezza regolabile che permetta di alternare la posizione seduta a quella in piedi.

Un notevole beneficio per la salute della persona che lavora, ma anche uno strumento per migliorare la produttività.

Lavorare “in piedi” stimola la circolazione e l’ossigenazione del sangue.

Questo contribuisce a ridurre la sensazione di stanchezza, soprattutto post pausa pranzo e ad alzare i livelli di energia e di concentrazione.

E’ questa la rivoluzione in atto: trasformare le ore sedentarie in possibilità di movimento, migliorando la salute, il lavoro e la qualità della vita.

ergodesk.it

POSTURA:

Sabrina Galimberti D.O Laureata in Scienze Motorie

Luca Bortolaso Medico, Osteopata

IL BENESSERE PASSA DALLA BOCCA

Esiste, secondo gli addetti ai lavori, una correlazione importante tra occlusione dentale, malocclusione e cefalea, dolori alla cervicale, tensioni muscolari lungo la schiena e anche dismorfismi della colonna vertebrale.

Ma che cos’è l’occlusione dentale? Può davvero avere una così stretta correlazione con la postura e l’insorgenza di problemi alla schiena? In questo articolo proviamo a chiarire alcuni aspetti di questo argomento che coinvolge molte discipline, dall’osteopatia alla gnatologia, cercando di capire quali sono le basi scientifiche sulle quali poggiano oggi le terapie utilizzate e i risultati che si possono evidenziare.

OCCLUSIONE E ATM (Articolazione Temporo-Mandibolare) Che cos’è l’occlusione? È la chiusura delle due arcate dentali, è cioè il modo in cui combaciano i denti nel cavo orale quando chiudiamo la bocca. Esiste un’occlusione di tipo abituale, cioè quella che abbiamo quando serriamo le labbra e un’occlusione di tipo centrica, regolata da fattori anatomici che poco hanno a che fare con i denti. Questi fattori sono legati alla posizione della mandibola, che si collega al cranio attraverso l’articolazione temporo-mandibolare (ATM).

I muscoli che, partendo dal cranio si inseriscono sulla mandibola e servono per la masticazione, sono in stretta correlazione con il tratto cervicale del rachide. Il cranio è infatti poggiato sulla colonna vertebrale e la sua po-

14

stura è stabilizzata da muscoli, che hanno un certo grado di tensione e da legamenti molto forti e resistenti che fungono da stabilizzatori passivi.

Se paragoniamo questi muscoli e legamenti a delle corde, possiamo facilmente intuire come tirando uno di questi cordini dalla schiena o dalle spalle, tutto il sistema subisce un’alterazione che sarà tanto più importante quanto più la tensione sarà forte. Ed ecco che, in tempi più o meno lunghi, si verranno a creare situazioni di instabilità di sistema che potranno poi sfociare in dolori cervicali, cefalee muscolo tensive, difficoltà nell’eseguire particolari movimenti, scrosci articolari e affaticamento prematuro. Viene dunque naturale accorgersi come il complesso temporo-mandibolare cervicale sia alla base del

15

struttura muscolare potentissima, fondamentale nel gesto della deglutizione, in grado di effettuare spinte costanti durante tutta la giornata sulle arcate dentarie, sul palato e posteriormente sulla faringe e le alte vie respiratorie. Secondo alcuni studi effettuati, la lingua sarebbe anche in grado di perturbare l’equilibrio della colonna cervicale e dell’assetto corretto a livello vertebrale con le sue costanti spinte giornaliere nelle quasi 3000 deglutizioni che vengono eseguite nell’arco delle 24 ore.

benessere del corpo sotto tanti punti di vista e come sia importante averne cura per prevenire determinate disfunzioni. Ma come agire su queste strutture?

STRUTTURE ANATOMICHE IN CAMPO L’articolazione temporo-mandibolare, chiamata ATM (in inglese viene chiamata TMJ – Temporomandibular Joint), si trova tra una o entrambe le estremità della mascella e il condilo della fossa temporale. Si può definire come una diartrosi, ovvero un’articolazione provvista di capsula sinoviale con superfici ossee che eseguono movimenti a scivolamento.

Il complesso temporo-mandibolare ha, come principali attori in campo: - il muscolo temporale, un largo ventaglio di forti fibre che si apre ai lati del cranio e che rappresenta uno dei cardini della masticazione; - il muscolo massetere; - i sovra e sottoioidei; - gli pterigoidei.

Tutte queste strutture muscolari sovraintendono al corretto movimento di apertura e chiusura della bocca e alla masticazione. Anche se non ce ne accorgiamo, perché si tratta di muscoli piccoli ma estremamente forti per il grande lavoro di trituramento sul cibo, il loro corretto funzionamento è fondamentale perché se si contraggono eccessivamente, si affaticano o sono troppo in tensione, svolgono inevitabilmente un lavoro di sovraccarico della struttura che potrebbe trasmettere sensazioni dolorifiche importanti al paziente.

Altra protagonista molto importante del complesso temporo-mandibolare è la lingua, una

16

PATOLOGIE DELLA REGIONE TEMPORO-MANDIBOLARE E CERVICALE Alcune patologie che interessano la regione temporo-mandibolare, come la malocclusione, sono legate ad abitudini precoci e protratte oltre il tempo fisiologico, come succhiare il dito o il ciuccio oppure assumere atteggiamenti a bocca aperta.

Queste abitudini producono rigidità, sensazioni di pesantezza alla regione temporo-mandibolare, scrosci articolari in apertura e chiusura della bocca e, non da ultimo, il dolore, a volte ben delineato ad alcune strutture, a volte più generalizzato alla bocca, al cranio e al collo.

Altra patologia importante è la sindrome temporo-mandibolare, caratterizzata da dolore all’articolazione omonima, monolaterale o bilaterale, che colpisce le donne in un rapporto di otto a uno rispetto agli uomini e le cui cause possono essere traumi mandibolari, traumi al collo o artrosi dell’articolazione stessa; spesso è presente dolore all’orecchio che si irradia al viso e può mimare una simil sindrome trigeminale.

Altra patologia ben conosciuta dagli addetti ai lavori è il bruxismo, ossia la tendenza a serrare in modo incontrollato i denti, con movimenti laterali che spesso determinano sfregamento molto fastidioso delle arcate dentarie. Questa condizione può comportare ricorrenti cefalee muscolo-tensive, sensazioni di riposo notturno non rigenerante con tensioni mandibolari al risveglio e il riscontro di dentatura danneggiata o consumata.

Altra patologia da ricordare è la condizione di “click temporo-mandibolare”, molto frequente nel sesso femminile, caratterizzata da un movimento non corretto del menisco articolare, il quale, forzato dalla muscolatura che apre e chiude la bocca, determina un intrappolamento del disco che durante il movimento improvvisamente si libera e rientra in sede con uno schiocco sonoro molto ben percepibile a orecchio nudo. Tale condizione, che è chiaramente

POSTURA: IL BENESSERE PASSA DALLA BOCCA

patologica, spesso però non determina dolore a causa della scarsa innervazione del disco stesso, ma può esacerbarsi in rigidità nucale, sensazioni di instabilità articolare, cefalea o vertigini, fino ad arrivare all’arresto in blocco del movimento articolare.

COSA PUÒ FARE L’OSTEOPATIA? L’approccio dell’osteopata è innanzitutto preventivo e mira alla cura e al benessere del paziente; di fronte a patologie che riguardano la regione temporo-mandibolare, l’osteopata che ha un’intima conoscenza della fisiologia e della fisiopatologia delle parti in esame, interviene con tecniche manuali adeguate ad agire efficacemente sui tessuti. Un corretto approccio del terapista, insieme all’intervento di figure come dentista o gnatologo, necessari per una corretta anamnesi e un esame obiettivo, riesce a migliorare, se non risolvere, le situazioni patologiche in tempi anche brevi, rendendo possibile la diminuzione di utilizzo di farmaci analgesici ed antinfiammatori, migliorando il riposo notturno, l’attenzione dell’individuo nelle attività giornaliere ed in generale la qualità della vita quotidiana.

Come sempre avviene nel corpo umano, le strutture che lo compongono non sono a sé

stanti, non lavorano a compartimenti stagni, ma si influenzano, si intersecano e vanno dunque analizzate e trattate nella loro interezza, senza esclusione. Ecco che un corretto lavoro manuale si instaura sul paziente trattando non solo l’articolazione temporo-mandibolare e le strutture molli collegate direttamente a questa, ma anche quelle apparentemente più lontane, come i muscoli del collo, della schiena, delle spalle e del bacino.

Ci sono evidenze comprovate che spiegano come un lavoro ben fatto nel tempo, in grado di togliere progressivamente le tensioni responsabili delle deviazioni dell’assetto posturale, possa correggere, o quantomeno migliorare in maniera sensibile, la postura del soggetto e le sue sintomatologie. Il lavoro dell’osteopata a volte è veloce, si risolve in poche sedute, altre volte può essere più lungo e impegnativo; il tutto dipende da molti fattori come l’età, il tempo intercorso dall’insorgenza del dolore, il lavoro che si svolge, l’attività sportiva che si pratica, e non ultimo i possibili traumi che il soggetto ha subito.

La prevenzione rappresenta la base sia del lavoro del terapista, sia del benessere duraturo del paziente. Dunque, la regola d’oro è non aspettare che la situazione precipiti.

L’intervista

Quando l’odontoiatra e l’osteopata lavorano a stretto contatto Sempre più frequentemente, dentisti e osteopati collaborano nel trattamento dei disordini temporo-mandibolari e non solo. Lo sa bene Andrea Corti, medico chirurgo, odontoiatra e osteopata, docente del CIO (Collegio Italiano di Osteopatia di Parma) che da tempo fa dialogare le due professioni al CMO (Centro di Medicina Osteopatica di Firenze), di cui è socio-fondatore insieme all’osteopata Nicola Barsotti.

DOTTOR CORTI, COSA SIGNIFICA UTILIZZARE L’OSTEOPATIA NELLA PRATICA ODONTOIATRICA? Significa che, oltre ai dispositivi ortodontici, ci si avvale della diagnosi e della terapia osteopatica e posturale per un approccio globale al paziente non incentrato solo sulla bocca.

COME PUÒ LA POSTURA INCIDERE SUI PROBLEMI ODONTOIATRICI? La postura della testa e del collo, se non è ben equilibrata, può condizionare i movimenti di deglutizione, respirazione, masticazione e dunque contribuire allo sviluppo di problematiche odontoiatriche.

IN CHE MODO L’OSTEOPATIA AGISCE SULLE PROBLEMATICHE DELLA BOCCA? L’osteopatia può agire su cinque componenti: - sulle ossa del cranio e della faccia durante la prima infanzia - sulla respirazione nasale, essenziale per un corretto sviluppo delle ossa mascellari e del palato - sulla masticazione - sulla deglutizione, che può essere condizionata dalla lingua, nello sviluppo della forma delle arcate - sulla postura.

L’osteopatia inoltre, va a bilanciare il sistema neuro-vegetativo, che quando non è equilibrato può por-

17

tare le strutture della bocca in una condizione di scarsa adattabilità all’ambiente, con conseguenze a livello di attività muscolare (bruxismo, serramento), attività infiammatoria (parodontite), difese immunitarie (carie, stomatiti).

QUALI SONO LE TECNICHE CHE L’OSTEOPATA UTILIZZA? Attraverso la palpazione osteopatica, usando le mani, l’osteopata individua la capacità di adattamento del paziente all’ambiente esterno e interno.

Le aree del corpo che presentano una limitazione del movimento o un cambiamento nella qualità dei tessuti, indicano uno stato di non adeguato adattamento all’ambiente con conseguente sofferenza o, se tale condizione cronicizza, di patologia. Ne consegue la scelta di una tecnica finalizzata a mobilizzare le articolazioni, distendere i muscoli, ridurre le alterazioni dei tessuti connettivi (fibrosi), stimolare determinati riflessi neuro-vegetativi.

QUAL È LA RISPOSTA DELL’ORGANISMO? Il trattamento osteopatico fornisce una serie di informazioni in quanto l’organismo elabora una risposta allo stimolo e innesca una serie di reazioni che lo portano alla guarigione o alla risoluzione del sintomo, o a entrambi. Possono essere necessarie più sedute, in base all’età del paziente, al tipo di problema, alle capacità di recupero (un bambino o un soggetto giovane generalmente recupera più velocemente rispetto ad un adulto o a un anziano).

Non aspettiamoci che dopo un trattamento osteopatico la forma delle arcate si sia modificata!

Il trattamento è finalizzato, attraverso un cambiamento della qualità dei tessuti, a migliorare la qualità “dei movimenti” di deglutizione, respirazione, masticazione e della postura della testa.

Una volta che questo obiettivo viene raggiunto, l’intervento dell’osteopata è finito e può iniziare quello del dentista.

A QUESTO PUNTO, IL DENTISTA COSA FA? Il medico odontoiatra, attraverso dispositivi ortodontici, applicherà delle forze bio-meccaniche sui denti per far loro cambiare posizione. L’azione dell’apparecchio ortodontico sarà più efficace perché esercitata su un “terreno” più recettivo e, allo stesso tempo, i disagi legati alla stimolazione meccanica dei denti saranno minori, così come sarà maggiore la collaborazione del paziente.

18

QUALI SONO LE PATOLOGIE O I DISTURBI PER I QUALI IL TRATTAMENTO OSTEOPATICO APPORTA UN BENEFICIO MAGGIORE? L’osteopatia svolge un ruolo importante in fase pre-ortodontica, quindi nella prima infanzia e fino alla permuta dei primi denti da latte. In questo periodo si possono intercettare e trattare tante “disfunzioni” osteopatiche che interferiscono nel corretto sviluppo delle ossa mascellari e della mandibola e si può prevenire l’aggravamento di una malocclusione o, in alcuni casi, può risolversi del tutto. Nei disordini temporo-mandibolari il trattamento manipolativo osteopatico è nella maggior parte dei casi la terapia di elezione per curare il dolore, il click articolare e la ridotta apertura della bocca, in quanto metodica non invasiva, che non altera l’occlusione, ma agisce sulle cause del dolore (muscoli e articolazioni). Il trattamento ha inoltre un ruolo importante nella cura di quei sintomi che spesso accompagnano i disordini temporo-mandibolari come la vertigine, la cefalea, il bruxismo.

QUANTI SONO IN ITALIA GLI ODONTOIATRI CHE PRATICANO L’OSTEOPATIA O CHE SI AVVALGONO DELLA COLLABORAZIONE DI OSTEOPATI? Negli ultimi anni sempre più odontoiatri si sono “aperti” ad una visione globale del paziente e si avvalgono della collaborazione dell’osteopata, anche se non sempre è sinergica. Rimane ancora, a mio avviso, una differenza di linguaggio tra le due professioni che potrebbe essere colmata attraverso l’apprendimento da parte dell’odontoiatra di una semeiotica osteopatica di base per il distretto cranio-facciale e di una conoscenza più approfondita della diagnosi e delle varie strategie terapeutiche odontoiatriche e ortodontiche da parte dell’osteopata. Questo è l’obiettivo del nostro insegnamento nei vari Post-graduate e nella docenza al CIO. DA QUANDO HA INIZIATO A STUDIARE LE RELAZIONI FRA OSTEOPATIA E ODONTOIATRIA? Da quando ho iniziato a studiare osteopatia, in seguito alla laurea in Medicina e Chirurgia e in Odontoiatria e Protesi Dentaria. Nel 2003, dopo aver preso il D.O. in Osteopatia, ho cominciato a lavorare con il collega osteopata e fisioterapista Nicola Barsotti per condividere esperienze cliniche e metodi di lavoro. Dal 2006, inoltre, con lui e con il dott. Paolo Magnolfi tengo corsi postgraduate per osteopati e odontoiatri in tutta Italia. Il prossimo è in programma il 4, 5 e 6 dicembre al CIO - Collegio Italiano di Osteopatia.

Il PARERE DELL’ESPERTO

La spesa sostenuta per il trattamento dall’osteopata si può detrarre?

Si, ma ad alcune condizioni.

A cura dell’ Avv. Susanna D’Alessio Avvocato tributarista e civilista, Roma.

Phd di ricerca in discipline giuridiche Università Roma Tre

La Legge 3 gennaio 2018, n.3, conosciuta come “legge Lorenzin” ha finalmente riconosciuto e qualificato la professione dell’osteopata come professione sanitaria. L’art. 7, della stessa Legge, infatti, afferma che è individuata nell’ambito delle professioni sanitarie quella dell’osteopata e rinvia, per la determinazione dell’ambito, delle funzioni e dell’ordinamento didattico della professione, a dei decreti ministeriali, che dovevano essere adottati entro pochi mesi, ma che ancora oggi non sono stati emanati. L’Agenzia delle Entrate, facendo leva su tale mancata regolamentazione, sostiene ancora oggi, che la spesa sostenuta per il trattamento osteopatico non sia detraibile. Differente il caso in cui la prestazione osteopatica venga resa da professionisti iscritti anche ad altre professioni sanitarie, in tale ipotesi, infatti, le prestazioni di osteopatia sono detraibili (Circolare Agenzia delle Entrate n. 7/E del 4 aprile 2017). Alla luce dell’attuale assetto normativo, le spese sostenute per il trattamento osteopatico, non essendo fiscalmente detraibili, non rientrano tra quelle che devono essere obbligatoriamente pagate attraverso il Pos. L’osteopata rientra tra i professionisti obbligati alla tenuta del “registro delle attività di trattamento” introdotto dal Regolamento europeo n. 679/2016 ?

Si, l’osteopata rientra tra i soggetti che devono redigere il registro, il quale è obbligatorio per tutti i professionisti che trattano dati personali e dati sanitari. Il registro è un documento contenente le principali informazioni (specificatamente individuate dall’art. 30 del Regolamento europeo) relative alle operazioni di trattamento svolte dal titolare e, se nominato, dal responsabile del trattamento. Il Registro può essere compilato sia in formato cartaceo che elettronico, ma deve in ogni caso recare, in maniera verificabile, la data della sua prima istituzione (o la data della prima creazione di ogni singola scheda per tipologia di trattamento) unitamente a quella dell’ultimo aggiornamento e deve essere esibito su richiesta al Garante.

Un Osteopata, in regime ordinario, deve applicare l’IVA nelle sue fatture ?

L’osteopata che si trova nel regime fiscale cosiddetto “regime ordinario”, nella sua fattura dovrà applicare l’IVA con aliquota ordinaria. Infatti, pur essendo ormai inquadrato tra i professionisti sanitari di grado primario manca ancora il decreto attuativo del Ministero della Salute e questo fa sì, secondo l’Agenzia delle Entrate, che non possa applicarsi la normativa dell’esenzione IVA prevista, invece, per tutte le altre professioni sanitarie. Occorre specificare che nel caso in cui l’osteopata eserciti anche altra professione sanitaria, ad esempio fisioterapista, saranno esenti le fatture relative alle prestazioni fisioterapiche e non quelle relative alle prestazioni osteopatiche e per la detrazione dell’IVA sugli acquisti il professionista dovrà applicare il meccanismo del Pro-rata, quindi, non potrà detrarsi tutta l’IVA delle fatture di acquisto, bensì la detrazione dovrà essere fatta in misura proporzionale alle operazioni imponibili effettuate.

19

OSTEOPATIA MAGAZINE

STRESS DA LOCKDOWN Cosa può fare l’osteopatia?

Elena Pattini Psicologa e Psicoterapeuta

20

Muoversi in spazi ridotti, non uscire di casa se non per limitatissime ragioni e con autocertificazione, rinunciare alla socialità e al contatto fisico. A leggerle ora, sembrano regole da film di fantascienza. Eppure, durante l’emergenza Covid 19, per il bene collettivo le abbiamo rispettate tutti, per due lunghi mesi, rivoluzionando le nostre vite. Ciò che ci sembrava scontato, il caffè con i colleghi al lavoro, lo shopping, una cena con amici è diventato tutt’a un tratto un miraggio. E anche oggi, nulla è più esattamente come prima.

Le reazioni, nostre e dei nostri conoscenti, sono state le più disparate: c’è chi si è rifiutato di pensare al pericolo, chi ha preso atto della situazione e l’ha gestita con equilibrio e raziocinio e chi, infine, si è sentito particolarmente esposto, per la paura di essere contagiato o per il timore che si ammalassero i propri cari. Tutti, chi più chi meno, adulti e bambini, hanno vissuto un periodo di stress e molti ne subiscono ancora le conseguenze.

La connessione mente-corpo

Muoversi in spazi ridotti, non uscire di casa se non per limitatissime ragioni e con autocertificazione, rinunciare alla socialità e al contatto fisico.

A leggerle ora, sembrano regole da film di fantascienza.

Come reagisce il corpo allo stress? Lo abbiamo chiesto ad alcuni osteopati del CIO (Collegio Italiano di Osteopatia) di Parma, centro che conduce, da diversi anni, ricerche in questo campo e che ospita nella sua sede uno “Stress Control Lab”, dove lo stress viene misurato con parametri scientifici e biologici. La premessa alla risposta è stata che per l’osteopatia, mente e corpo sono due sfere interdipendenti e non scindibili. Quando ci si sente stressati, dunque, anche il corpo reagisce, e una delle prime reazioni è la contrattura del diaframma toracico. Si tratta di un muscolo che contribuisce alla respirazione polmonare, ai cambiamenti statico-dinamici della colonna vertebrale e al controllo del sistema nervoso involontario, responsabile a sua volta di funzioni spontanee come battito cardiaco e peristalsi intestinale. Di fronte a una “minaccia”, insieme alla contrattura diaframmatica, aumentano anche la frequenza respiratoria e cardiaca. Queste sono condizioni che, se protratte nel tempo, possono dare vita a disturbi di varia natura: problemi nel controllo dell’ansia, spossatezza generale, alterazioni del ritmo sonno-veglia, contratture muscolari a livello dorsale-cervicale, cefalee e turbe di natura digestiva.

Il ruolo dell’osteopatia Di fronte ai sintomi dello stress, spiegano al CIO di Parma, l’osteopata prima di tutto cerca di liberare il diaframma toracico dalle tensioni meccaniche, di distendere tutta la muscolatura intrinseca a livello delle coste per migliorare l’attività respiratoria e di riequilibrare il sistema nervoso autonomo con precise tecniche che vanno a incidere sull’attività del nervo vago, un nervo deputato al controllo del sistema nervoso parasimpatico.

L’osteopata inoltre, interviene a livello vertebrale per ottenere un miglior controllo del sistema nervoso ortosimpatico. Armonizzando il sistema parasimpatico (che rallenta le funzioni dell’organismo) e quello ortosimpatico (che le accelera), attraverso precise manipolazioni che si adattano al paziente, «l’esperienza osteopatica ci porta a considerare che sintomi quali dolori cervico-dorsali, difficoltà digestive, rapporto sonno-veglia, si riescono a dominare con un discreto margine di successo», spiegano gli osteopati del CIO. «Ovviamente – precisano – stiamo parlando di pazienti che non abbiano patologie pregresse a carico della sfera psichica. In questo caso, non sempre l’osteopatia è funzionale e occorre appoggiarsi allo psicoterapeuta».

21

Chi, dopo il lockdown, si è trovato ad avere a che fare con disturbi nuovi e attribuibili al periodo, può dunque trarre giovamento dai trattamenti osteopatici. Il numero di sedute necessarie per ottenere benefici varia a seconda del paziente. «In linea generale, bastano da 3 a 6 sedute da effettuare a cadenza settimanale o ogni 15 giorni», spiegano al CIO.

Bambini e anziani?

Le manovre osteopatiche volte ad armonizzare il sistema ortosimpatico e parasimpatico possono essere effettuate anche su bambini e anziani. «I pazienti più piccoli reagiscono solitamente molto bene, perché non hanno patologie concomitanti o situazioni pregresse come artriti, discopatie, reflusso gastrico», spiegano al CIO. L’osteopata, nel caso del bambino, si adegua a un corpo più plastico, più reattivo e utilizza tecniche dolci, ma con una efficacia terapeutica consolidata.

Anche sulla popolazione anziana, che è stata la più colpita dall’emergenza, l’osteopatia è una grande risorsa. «Il programma terapeutico nel caso di un anziano sarà più lungo e articolato (da 6 a 12 sedute in un arco di tempo ampio) e dovrà considerare eventuali patologie miste presenti. L’esperienza clinica conferma tuttavia che i risultati nel tempo possono essere soddisfacenti».

Nei pazienti anziani, spiegano gli osteopati, tenendo presenti i problemi soggettivi e rimanendo fedeli al concetto di globalità, si agisce sul piano meccanico migliorando l’attività della colonna vertebrale, del torace e del bacino. Inoltre, si effettuano manovre efficaci su un piano circolatorio, aiutando il paziente ad eliminare tutte le impurità come cataboliti, detriti, migliorando la circolazione linfatica e di conseguenza il sistema immunitario e, a cascata, gli altri fluidi come la circolazione sanguigna.

In questo modo, il paziente può trarre sollievo anche nel caso di disturbi circolatori agli arti inferiori. Sul piano neurologico infine,

22

stimolando e riequilibrando la bilancia del sistema nervoso involontario, il paziente geriatrico si troverà ad avere un alleggerimento generale dei vari disturbi e indubbiamente lo stato di ansia generale calerà.

«Nella poca e insufficiente esperienza relativa a questi ultimi mesi – dicono gli osteopati del CIO – bambini e anziani sono le categorie che hanno ottenuto effetti migliori. Ricordiamo comunque che l’approccio osteopatico è globale e non esiste l’osteopatia per lo stress, ma l’osteopatia che si occupa di sfera fisica e psichica».

“Stress Control Lab di CIO”: come si misura lo stress Il laboratorio “Stress control” nasce al CIO (Collegio Italiano di Osteopatia) in collaborazione con il laboratorio di Fisiologia dello Stress - Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale, dell’Università di Parma. Il livello di stress viene quantificato attraverso parametri ormonali, neurovegetativi e comportamentali.

Per valutare • i parametri ormonali, si prelevano nei soggetti campione, salivari per la misurazione del livello di cortisolo; • i parametri neurovegetativi, i soggetti vengono sottoposti a elettrocardiogramma per la rilevazione dell’attività cardiaca; • i parametri comportamentali, l’analisi viene condotta sia attraverso test psicometrici, sia mediante analisi del comportamento non verbale.

Da quando è stato istituito il laboratorio, sono state effettuati diversi studi: uno di questi è stato pubblicato sulla rivista americana JAOA (Journal of the American Osteopathic Association) a fine 2017 e dimostra come il trattamento manipolativo osteopatico sia efficace nel contrastare la risposta fisiologica allo stress.

Il trattamento osteopatico è estremamente efficace per trattare e migliorare il fastidioso reflusso gastro esofageo

L’osteopatia contro il reflusso gastrico e il gonfiore addominale

Marco Livi, Osteoopata Pesaro

Una patologia tanto comune quanto fastidiosa: la risalita dei succhi gastrici e del cibo oltre lo stomaco e fino alla gola, meglio nota come reflusso gastro esofageo. Lo sfintere esofageo inferiore, ovvero, la cosiddetta “bocca dello stomaco” diventa “incontinente” e le cause possono essere di ordine fisico o pressorio. Il reflusso dipende, infatti, da vari fattori, tra i quali disfunzioni digestive come l’aumento del tempo dello svuotamento gastrico, dalla

motilità gastrica ed esofagea, dallo sfintere esofageo, dall’aumento della pressione addominale, dalla massa corporea, dal colon irritabile e dalla stipsi. La letteratura in tal senso è ampia e documentata: Mikami DJ et al. 2015; Lovell RM et al. 2012; Rasmussen S. et al. 2014; Jung H.K. et al. 2007; Derakhshan MH. Et al. 2012; Sugerman HL 2007.

Come evidenziano molti di questi studi scientifici dunque, il reflusso non dipende solo dall’ernia iatale,

23

OSTEOPATIA MAGAZINE la quale, spesso, è causata da una serie di situazioni disfunzionali. Analizzando la situazione da un punto di vista globale notiamo come una situazione emotiva che predispone a disfunzioni diaframmatiche, possa essere già di per sé una concausa al problema. Inoltre, gli studi dimostrano come un aumento della pressione addominale, sia per cause legate all’aumento di peso ponderale che a disfunzioni digestive, di stitichezza e colon irritabile, possano, anch’esse, predisporre il reflusso gastroesofageo.

Problemi intestinali, comprese le disbiosi, sono molto frequenti e non possiamo vedere questa patologia/disfunzione come fossero isolate a “compartimenti stagni”. Se immaginiamo l’apparato gastrointestinale come un lungo tubo di scarico, potremmo immaginare che si formi una sorta di tappo lungo questo tubo. Ecco, ben presto, volendo fare un paragone, se il nostro “tubo” rimane otturato, non riuscirà a scaricare tutta l’acqua che proviene dal rubinetto, e allora si noteranno dei “rigurgiti”, fino ad arrivare al riempimento dello stesso lavandino. A questo punto, se noi cerchiamo il problema nel tubo di scarico, magari sotto al lavabo, risolveremo solo in parte o addirittura per niente, la situazione disfunzionale creatasi per una causa lontana dal problema in questione.

IL RUOLO DEL DIAFRAMMA È IMPORTANTISSIMO. ANCHE LE TENSIONI EMOTIVE POSSONO CREARE UN “BLOCCO INSPIRATORIO”.

L’esofago, attraverso l’orifizio esofageo del diaframma, passa dalla cavità toracica a quella addominale, dove si innesta con lo stomaco a livello del cardia, ossia l’orifizio superiore dello stomaco che lo mette in comunicazione con l’esofago. L’esofago è connesso al diaframma attraverso il legamento e muscolo freno-esofageo.

Il diaframma trattiene un “intimo” rapporto con l’apparato digerente e, la sua corretta mobilità durante l’inspirazione e l’espirazione, sviluppa un’azione di compressione e decompressione dei visceri addominali, andando a favorire una evidente azione sulla digestione. Un diaframma enormemente abbassato, cioè in blocco inspiratorio, provoca un maggiore abbassamento del corpo gastrico e un innalzamento relativo del piloro (orizzontalizzazione) con evidente difficoltà dello svuotamento gastrico. La persona con questo tipo di disfunzione lamenterà gonfiori in

24

zona epigastrica, sempre nella cosiddetta “bocca dello stomaco”, digestione lenta e rigurgiti. Un diaframma in “blocco inspiratorio” può anche essere dovuto a tensioni emotive, ipomobilità della gabbia toracica e disfunzioni all’apparato respiratorio, come le allergie.

Pertanto, una disfunzione diaframmatica è in grado di causare, nel tempo, problemi digestivi, rigurgiti e gonfiore. È utile sapere che, in situazioni emotive importanti come ansia, stress e preoccupazioni, il diaframma è il primo ad essere colpito inficiando la corretta meccanica respiratoria. È ovvio che la respirazione viene mantenuta, ma con un maggior sforzo dei muscoli respiratori accessori come i muscoli cervicali e intercostali.

COS’E’ L’ERNIA IATALE L’ernia iatale dipende principalmente da sforzi respiratori, ma è esacerbata da disordini neuromuscolari del diaframma. Di fronte a un cospicuo abbassamento inspiratorio diaframmatico, essendo l’esofago solidamente adeso al rachide, si assiste alla trazione ascendente della giunzione gastro-esofagea e, di conseguenza, all’estrazione del cardia dalla cavità addominale attraverso lo iato esofageo.

Questo significa che l’esofago, in questo caso, tende a “tirare” una parte di stomaco verso l’alto.

Inoltre, l’esofago, per azione del diaframma che in inspirazione si abbassa, viene trazionato in basso; se richiesto un certo impegno inspiratorio, l’esofago viene anche trazionato verso l’alto dall’estensione del rachide cervico-dorsale. In

Ma ci sono anche altre cause che possono predisporre a un’ernia iatale: • Colpo di frusta da incidente stradale: il meccanismo che porta ad uno scivolamento intratoracico dello stomaco è dovuto all’azione combinata dell’iperestensione del rachide alto, causa una trazione craniale dell’esofago, mentre il diaframma si abbassa per una brusca contrazione riflessa.

• Atteggiamenti ipercifotici, con un adattamento in accorciamento dell’esofago.

• Attività eseguite in iperestensione e/o con le braccia in alto, come nel caso del lavoro dell’imbianchino.

• Maggiore attività inspiratoria del diaframma a seguito di uno sforzo fisico. questo caso, l’esofago esercita una cospicua tensione verso l’alto sui mezzi di contenzione tra cardia e diaframma.

Per rendere più comprensibile questo aspetto, possiamo immaginare di inspirare in maniera più ampia. Cosa succede in questo caso? Il diaframma scende e il rachide si estende, l’esofago viene messo in tensione dal basso e dall’alto, ed esercita quindi una certa trazione sullo stomaco verso l’alto.

In condizioni normali, senza disfunzioni, il sistema si compensa benissimo, ma nel caso in cui vi siano disfunzioni diaframmatiche, vertebrali o costali ecco che il meccanismo può risentirne e, alla lunga, instaurarsi l’ernia iatale. Un diaframma “bloccato in inspirazione” aumenta la pressione intra addominale e riduce la pressione intra toracica, facilitando il deflusso dalla cavità addominale alla cavità toracica (Smith et al 1999).

Un’ernia iatale può accompagnarsi a una contrattura dell’anello muscolare perifaringeo del diaframma e può quindi comparire una sindrome vegetativa da compressione dei nervi vaghi con nausea e senso di “voltastomaco”. Ne può derivare, un blocco diaframmatico, aerogastria, cioè l’aria nello stomaco e aerocolia, ovvero aria nell’intestino, che spingono il diaframma in direzione pericardica, cioè verso l’alto, attraverso la fogliola. Ogni forma di aerogastria influenzerà anche il ritmo cardiaco. In questo caso la persona risulterà inquieta, il più delle volte presenterà palpitazioni e penserà di avere un problema cardiaco.

Questo disturbo si presenta di solito post-prandiale e dopo l’assunzione di bevande gassate e addirittura si può associare anche una tosse notturna.

L’OSTEOPATIA VIENE IN AIUTO DEL PAZIENTE CON IL REFLUSSO GASTRO ESOFAGEO Il trattamento osteopatico è estremamente efficace per trattare e migliorare il fastidioso reflusso gastro esofageo, purchè non ci sia un’ernia iatale importante, ma, anche in questo caso, il paziente ne trarrà giovamento.

Le cause del reflusso sono molteplici e pertanto la valutazione dell’osteopata nei confronti del paziente è sempre globale. Il trattamento sarà quindi rivolto a togliere eventuali blocchi vertebrali, migliorare la mobilità delle coste e dello sterno, migliorare la funzione diaframmatica.

Molto importante il lavoro dell’osteopata a livello viscerale. Il trattamento osteopatico infatti, è molto importante per ridurre il gonfiore addominale, agendo sul microcircolo e sul “drenaggio”; inoltre, riduce enormemente eventuali spasmi e tensioni della muscolatura liscia addominale, specialmente in corrispondenza degli sfinteri. Il risultato di questa azione a livello viscerale è una sensazione di leggerezza, un netto miglioramento del respiro, della digestione, e un conseguente affievolimento del reflusso.

Questi risultati si possono ottenere in pochi trattamenti e possono essere mantenuti nel tempo con una collaborazione attiva del paziente sul fronte dello stile di vita: attività fisica costante e corretta alimentazione. Proprio l’alimentazione e, soprattutto in caso di disbiosi, un disturbo molto frequente, è importante la collaborazione con un medico nutrizionista.

25

SEGRETI DELLA SCIATICA La talgisc

26

è una del gieoltpa

Dr. Gabriele Benedetti European Academy of Osteopathy

Nel gergo comune, la sciatalgia è conosciuta comesciaDcadpuDTcoqpireadognietepuDTes sereaqtamenteinvaqidante:ei N casipiDfortuna Dsirisoqvedasoqadinaqtrirappresentaunodei doqoripiDacuDdescriDfidaipazienDeritenuto daaqcunedonneperfinopiDfortedeqparto:

-

La diagnosidisciataqgia nonˇpernuqqasempqi ceeiqgrandepuntointerrogaDov cheavoqge v qacasisDcacqinicaˇdovutoaqqedifficoqtchesi manifestanoneqqfidenDficazionedeqqacausaedi conseguenzaneqsuotrattamento:

-

erch— P risuqtacosD difficiqeindividuareqacausa qI medicodnonostanteabbianumerosefrecceaq suoarcodnonsempreriesceacentrareiqbersa gqiodcheˇrappresentatodincasodisciataqgiad daqpuntodicompressionedeqnervosciaDco: Quandounaquaqunquestrutturadeqnostro corpoincontraiqnervodaqnostrocerveqqo giungeunfinformazionedoqorosaeperguarired ˇnecessarioidenDficarequestocontrastoe predisporreunasoquzionedunpianoditratta mento:

?

Il nervo sciaDco segueunpercorsoqunghissimo9 originadaqqeuqDmeertebre v qombarideqqano straschienaeqeprimeertebre v fusedeqqfosso sacrodpartedeqbacino:SiparqadiLJSPquin taeuqDmaertebra v qombaredprimaertebra v sacraqeQ:eL radicinervosedchesonofiqamenDd nasconoaquestoqiveqqoesicongiungonoinun segmentopiDspessochescendequngoiqgquteo esuccessivamentequngoqaporzioneposteriore deqqacoscia:qqfaqtez A zadeqginocchiodconqo sciaDcopopqiteoesternodiqnervosidirigeerso v qacavigqiadinprossimitdeqmaqqeoqoetermina qasuacorsaconqeditadeqpiede: n I unoquaqunquediquesDreperianatomicidiq pazientepotrebbepercepiredoqoreeunacom pressioneamontedaqiveqqoertebraqed v potreb beessereresponsabiqedeqfasDdiopiDqontanod comeadesempioaqpiede:cco E perch—risuqta cosDdifficiqeindividuareqacausaesattadiscia taqgia: Laprimafrecciacheiqmedicohaadisposizione prevedeqfuDqizoz diesamidiagnosDcistrumen taqidquaqiqaradiografiaduDqeperidenDficare aqterazionideqqfossodcomeartrosiefrattureed aseguiredqarisonanzamagneDcadingradodi osservareitessuDmoqqichepossonoessere coinvoqDdcomeqegamenDddischiintervertebraqid nervidasid v muscoqidmidoqqospinaqedduramadre: Senonbastasseroradiografiaerisonanzadiq medicopuDTricorrereaqqfeqettromiografiadingra dodiaqu v tareiqpotenziaqeeqettricodeqnervo edicorreqarqoconiqrispeDfiov muscoqo:ovD e

-

avvieneqfinterruzionedeqsegnaqedsipresume possaessereqfimpingementnervoso: Seguonopoii test neurologicidchesonomoq tepqicieanno v daqqamisurazionedeqqaforzad comeiqsoqqevarsisuipiedidfinoaqpiDconosciu to>TestdiLasegue?dchemetteinreqazioneiq movimentopassivodeqqagambadapartedeq medicodconuncorrispondentesDmoqodoqo rosoaqqaschiena:QuesDuqDmidfannoparte deqqfesameobieDfiov , ovvero, la visita vera e propria: n I qineageneraqedˇpossibiqeriassumereqascia taqgiainduegrossecomponenD9 • queqqaamontedconresponsabiqitdeqqaco lonna • queqqaaaqqed v acaricodeqqaperiferiaddeqqa gamba:

-

findagine L perstabiqireqecauseavvieneper stepduDqizzandotuDfigqiesamidescriDfifino ra:n I questaindaginesipuDTincorrereinarie v compqicazionidqegateafattoriindireDfidche possonoesserecausaoconcausadeqqasciaDca: Unesempio5UnacoxartrosiPartrosidfancaQpuDT rappresentareunadeqqecondizionipiDgravi ecompqessedatrattaredtraqepiDsubdoqed perch—nonsempreqfattenzionecadesuquesto aspettoarDcoqare:EiqpiDdeqqeoqted v ˇproprio neqqfesameobieDfiov chesiscopreiqcoinvoqgi mentodeqqfanca9conunbanaqetestortopedico oduranteuntrattamentofisioterapicodconqe >maniinpasta?equeqqasensazionechequaqco sanonfunzionicorrettamente:

-

Vediamoinsieme qeprincipaqicausediscia talgiadconrispeDfiav diagnosidifferenziaqee trattamento: -

-

-

DISCTIA OP AdTOA OP DISCEL OGA O Taqipatoqogiedintesecome ernie e protrusioni, sonoqeprincipaqiresponsabiqideqmaqdischiena: aL fibrocarDqaginediscaqeiene v acontattocon qaradicenervosadandoorigineaqdoqoreqom boJsacraqedchehaperantonomasiadtraqesue principaqicompqicazionidqapossibiqitdigravi formesciataqgiche:qiminare E questacompres sionedsignificarisoqvereiqprobqemaamontedaqqa nascitadeqnervo:tC possibiqefarqoconspecifiche manipoqazioniarDcoqaridconosciutecomeThrustd oppureˇpossibiqeprocedere contecnichemio tensivedmirateaqqfaqqungamentoeriqassamento deqmuscoqo: SINDROPIRIMEDL ORMF E ino F aquaqcheannofadtaqesindromeerasco nosciutaaipiD8oggidgrazieaqqadivuqgazionedi

-

27

internetd non cfˇ terapista e paz iente che qa ignori: Si tratta di u na forma di sciataq gia che v ede qa compressione deq nerv od a qiv eqqo deq gqu teo e v iene descritta come u n pu gnaqe neq mu scoqo con irradiaz ione qu ngo tu tta o parte deqqa gamba: Il muscolo interessato ˇ qu eqqo piriforme, che ha u na forma piramidaqed che daqqfosso sacro raggiu nge iq femore prossimaqmen te: L e su e fibre sono fondamentaqi per qa fu nz ione deqqa camminata e cambiano ru oqo di rotaz ione deqqfancad se qu estfu qtima ˇ fqessa: N eq su o maqfu nz ionamentod non di rado di origine postu raqed av v iene u na fataqe compressione deq nerv o sciaticod che si trov a a ripercorrere qo stesso tragitto a strettissimo contatto con iq mu scoqo piri formed rimanendone spesso schiacciato o stroz z ato: I q trattamento ˇ direttod se si procede con tecniche mu scoqari che mirano a sciogqiere tensione e torsione deq piriformed qiberando iq nerv o sciatico: Soqitamente si tratta di manov re con meccanismo contrario a qu eq qo disfu nz ionaqed particoqarmente doqorose per qfinev itabiqe contatto nerv oso: I q trattamento ˇ indirettod se si procede in maniera piD compqessa e ingegnosad mi rando a risoqv ere incongru enz e postu raqid restitu endo equ iqibrio e scarico aqqe rispet tiv e stru ttu re: Un approccio terapeu tico non escqu de qfaqtro e spesso v anno di pari passo: A RTRO SI D fA N C A Un test ortopedico positiv o deqqf anca, con doqore riferito aq trocantered pu D T indiriz z are v erso qa sceqta radiografica per qfev entu a qe diagnosi artrosica: C apita spesso che iq doqore si irradi neqqa regione ingu inaqe e per iq cattiv o fu nz ionamento dei mu scoqi addu ttorid responsabiqi in parte anche deqqe fu nz ioni rotatorie deqqfancad av v iene che qo stesso piriformed si ritrov i a compensare iq deficit addu ttoriod cadendo anchfessod in u n circoqo v iz ioso che porta a compqesse e doqorosissime pu baqgied sciatiched e in u qtimo stadiod protesi aqqfanca: Si tratta di

28

u na deqqe forme piD compqesse di sciatica da trattared a cau sa deqqa su a compqessit mu qtifattoriaqe e per qa su a difficoqt dia gnosticad essendo spesso confu sa con aqtre forme di sciataqgia: I noqtred a cau sa deqqa su a tardiv a scopertad qu ando ormai qfanca compromessad offre pochissimo spaz io di interv ento: I q trattamento prev ede qfu tiqiz z o deq mag gior nu mero di tecniche possibiqid mirate aq recu pero articoqare e fu nz ionaqe deqqfanca: P artendo dai mu scoqi addu ttori d arriv ando al muscolo piriforme: B I C I P I TE F E M O RA L E A qtra cau sa di sciataqgia ˇ dov u ta aqqo stretto contatto tra i mu scoqi fqessori deqqa coscia e iq nerv o sciatico che d origine a forme comu ni di sciatica che si sv iqu ppa no neqqa porz ione posteriore deqqa cosciad dando qa sensaz ione di originare da u n pu nto esattod che nu qqa ha a che v edere con coqonna e gqu teo: I n aqcu ni casi si con fonde con entesopatie caqcifiched tendinosi deqqfinserz ione bicipitaqe su qqa tu berosi t ischiatica deq bacino: I q trattamento ˇ dei piD sempqici ed per qu anto doqorosod prev ede qfaqqu ngamento degqi hamstring e massoterapia per ammorbidire iq tessu to mu scoqare: SI N D RO M E D E L O SP E Sigqa che sta per sciatico popqiteo esterno , che ˇ u na diramaz ione deq nerv o sciatico aqqfaqtez z a deq ginocchiod porz ione poste roJesterna: N ormaqmente qa su a infiamma z ione origina da scompensi postu raqi che portano ad u n div erso carico tra femore e tibia deq ginocchiod costringendo iq nerv o aq di sotto deqqa testa peroneaqe e intrap poqandoqo neqqa membrana interossead iq tessu to connettiv o che propone u n sistema fasciaqe tra tibia e perone: I q trattamento ˇ postu raqed mirato a ridistribu ire gqi equ iqibri biomeccanici: M oqto efficace ˇ qa mani poqaz ione diretta in Thru st su qqa testa deq perone e iq div aricamento manu aqe deqqa membrana: L o stesso v aqe per qa porz ione distaqe deqqa gambad in prossimit deq maq qeoqo:

Nel video raggiungibile all’indirizzo https://youtu. be/GDaZZDffDiw si trovano due ottimi esercizi per prevenire e trattare la sciatica

la parola ai Direttori

Nell’era del post Covid anche il mondo della formazione osteopatica vive un periodo di rinnovamento e di profonda mutazione. L’esigenza di garantire la sicurezza dei docenti e degli studenti si affianca alle necessità di delineare nuovi programmi didattici e di formare professionisti in grado di adeguarsi a nuovi pazienti e a pazienti con nuove esigenze, alle prese con le patologie rafforzatesi negli ultimi mesi e generate dal brusco cambiamento subìto dal nostro stile di vita, con significative ricadute sul sistema muscolo-scheletrico. Una sfida, questa, che le scuole italiane di osteopatia sembrano pronte a raccogliere. Ma come dovrà cambiare la formazione dell’osteopata nell’era del post Covid? Cosa hanno fatto, cosa stanno facendo e come si stanno organizzando le scuole per adeguarsi alle nuove esigenze formative e di sicurezza? Come si modificheranno i programmi didattici? Quali nuove competenze dovrà possedere l’osteopata che, uscito dal percorso formativo, si appresta a intraprendere la sua professione?

Franco Guolo Direttore didattico di CIO Centro Italiano di Osteopatia e vicepresidente di AISO Associazione Italiana Scuole di Osteopatia.

Maurizio Zanardi Direttore Generale EIOM European Institute for Osteopathic Medicine

Alfonso Mandara Presidente della Malta ICOM Educational

Vittoria Ponzetta Direttrice della Scuola di Osteopatia Formed e Responsabile in Italia di Belso, The Belgian School of Osteopathy

FOCUS FORMAZIONE

LE NUOVE SFIDE DELLA FORMAZIONE OSTEOPATICA:

Paolo Zavarella Direttore di EDUCAM Cromon

Stefano Polistina Direttore scientifico di AIFROMM Accademia Internazionale di Formazione e Ricerca in Osteopatia e Medicina Naturale.

29

CIO

FORMED

EDUCAM “La pandemia da Covid 19 -dichiara Alfonso Mandara, ha costretto tutti noi a rivedere gli schemi e le modalità sin qui utilizzati, con l’obiettivo di porre la salute e la prevenzione al centro delle nostre attività”.

Un obiettivo, questo, condiviso da tutte le scuole dell’intero panorama italiano, che individuano nelle lezioni online uno strumento potente e in grado di garantire continuità all’intero programma formativo.

“Abbiamo potenziato la formazione a distanza”, riferisce Franco Guolo. “Nell’offerta formativa 2020-2021 abbiamo inserito alcuni corsi online, con lezioni teoriche rivolte soprattutto a studenti già laureati in ambito sanitario. Abbiamo anche investito in sistemi di videoripresa che consentano la discussione di casi clinici in diretta, soprattutto nell’ambito del tirocinio”.

Gli fa eco Stefano Polistina. Il suo approccio all’online e al digitale è ancor più spinto e arriva a prevedere specifici corsi di produzione multimediale per i docenti AIFROMM: “Nel nostro istituto prevediamo una formazione futura articolata, con una forte regia scientifica e didattica, che abbia ulteriormente presente la globalità della formazione. A questo scopo stiamo implementando la nostra capacità di produrre corsi e tutorial audiovisivi, anche con corsi di formazione specifica nei media per tutto il gruppo docente. Se da un lato la formazione frontale e l’esercitazione rimangono il cardine della formazione con una forte competenza manuale quale è quella dell’osteopata, dall’altro crediamo

30

fermamente nell’utilizzo del mezzo virtuale come strumento di insegnamento flessibile e interessante”.

Sulla stessa lunghezza d’onda sembra Paolo Zavarella, secondo il quale l’e-learning è di fondamentale importanza ed è una metodologia sulla quale, insieme al collega Giusva Gregori, punta senza indugi: “Sin dalle prime settimane di lockdown ci siamo messi in moto per attivare una nostra piattaforma di e-learning che ha consentito agli studenti di procedere con la formazione. In EDUCAM crediamo che le scuole debbano adottare questa modalità. Dal momento che molte ore sono rivolte allo studio teorico è strategicamente perdente costringere gli studenti a sottoporsi a lunghi viaggi e a rischi sanitari per affollare aule non progettate per il distanziamento sociale. Tutta la formazione teorica di discipline quali per esempio Biologia, Fisiologia, Anatomia, Patologia può e deve essere trasferita in e-learning, lasciando le lezioni frontali in aula esclusivamente alla pratica e al tirocinio. La tecnologia oggi ci mette a disposizione modalità evolute di e-learning, con tracciabilità delle presenze e rilevazione costante, mediante web test, questionari e webinar, del grado di conoscenze acquisite dallo studente.

Sta a noi utilizzarle. E in EDUCAM lo facciamo con convinzione. Si pensi che la nostra prima videolezione era già disponibile il 10 marzo”.

L’adozione della didattica online ha visto protagonisti i principali attori dell’intero panorama formativo italiano, che hanno saputo mettersi in moto con

ICOM

EIOM

FOCUS FORMAZIONE

LE NUOVE SFIDE DELLA FORMAZIONE OSTEOPATICA: LA PAROLA AI DIRETTORI

AIFROMM grande tempestività. “A partire dal mese di marzo -riferisce Alfonso Mandara- in ICOM, abbiamo garantito la continuità formativa a tutti i nostri studenti attraverso la didattica a distanza. Questa è stata inserita anche per il primo semestre dell’anno in corso, andando incontro a quelle che sono state le indicazioni del Ministero dell’Università per offrire una formazione blended, che combini cioè il metodo frontale con quello a distanza”.

Un quadro simile è tracciato anche da Vittoria Ponzetta. “Non abbiamo mai interrotto le lezioni.

Abbiamo garantito continuità ai programmi formativi proprio grazie allo strumento delle lezioni a distanza. Poi, da settembre, abbiamo iniziato i corsi in presenza, affiancando alle lezioni teoriche anche la pratica che, ovviamente, non è possibile svolgere online. Il tutto nel rigoroso rispetto delle norme comportamentali e di sicurezza”.

Il forte impulso alle lezioni online, condiviso da tutte le scuole, si affianca oggi, nel ritorno alla frontalità, a una serie di iniziative volte alla messa in sicurezza delle attività che vanno necessariamente svolte in sede.

“Utilizzo della mascherina, guanti monouso, igiene continua delle mani, utilizzo della visiera per i trattamenti craniali e ATM, sanificazione e disinfezione periodica e continuativa degli ambienti sono pratiche entrate ormai nel nostro quotidiano”, spiega Maurizio Zanardi.

“Per il tirocinio clinico -prosegue Zanardistiamo procedendo con la realizzazione di due poliambulatori sanitari all’interno delle nostre

sedi, così da garantire la massima sicurezza agli operatori e ai pazienti”.

“C’è inoltre la necessità”, aggiunge Paolo Zavarella, “di ridurre il rischio di assembramenti, abbassando il numero massimo di studenti per aula, facilitando il ricambio dell’aria, sospendendo le Aree Relax o le Sale di Lettura all’interno delle scuole, dove è più facile che in certi momenti della giornata si crei assembramento non controllato.

Fondamentali anche i presidi di misurazione della temperatura, igienizzazione e verifica del corretto utilizzo e posizionamento dei dispositivi di protezione individuale”.

E per il futuro cosa dobbiamo aspettarci?

Si tornerà mai alla normalità di un tempo?

Difficile fare ipotesi. “Siamo in una fase delicata, successiva a quella di emergenza”, specifica Alfonso Mandara. “Si pensi che nelle discipline sanitarie, prima d’ora, la formazione a distanza non era mai stata consentita. Credo che la situazione potrà tornare alla normalità non appena potremo disporre di un vaccino efficace.

Spero arrivi presto”.

Questa fase delicata successiva all’emergenza, secondo Franco Guolo potrebbe protrarsi nel lungo periodo: “C’è da credere -afferma il vicepresidente di AISO- che i protocolli di emergenza, applicati in questo periodo, rimarranno in essere per molto tempo e saranno quindi stabilizzati al fine di continuare a mantenere alta la guardia”.

Un punto di vista interessante sulla questione è quello di Stefano Polistina, il quale sottolinea

31

come l’attuale situazione sanitaria pubblica abbia “evidenziato obiettivi che facevano già parte del core competence osteopatico e cioè maggiore sensibilità ai temi dell’approccio centrato sulla persona e maggiore conoscenza e dunque capacità di comportarsi adeguatamente in contesti socio ambientali e multiprofessionali, come le strutture sanitarie. Ancora di più si è evidenziata la responsabilità di formare professionisti di primo contatto che conoscano e sappiano agire secondo linee guida precise di comportamento e interazione. Se da un lato il protocollo ha evidenziato la necessità di specifici comportamenti di approccio e interazione sociale, dall’altro si è dimostrato, nella pratica clinica, uno strumento superato e poco flessibile che non permette un approccio individualizzato e basato su problemi e disfunzioni somatiche”.

panorama formativo italiano cambierà in maniera sostanziale. La formazione sarà di competenza delle sole Università di Medicina e Chirurgia; il titolo D.O. (Diploma in Osteopatia) non sarà più rilasciabile e valido, e coloro che attualmente lo conseguono dovranno necessariamente riqualificarsi per conseguire la Laurea in Osteopatia e potersi iscrivere all’Albo per esercitare così la Professione. Le scuole private di Osteopatia non potranno più erogare formazione sul territorio nazionale.”

“Auguriamoci che presto tutto torni alla normalità, ma per fare previsioni ci vorrebbe, in questo momento, la sfera di cristallo”, dichiara sorridendo Vittoria Ponzetta. “Mi auguro tuttavia, che, nel frattempo, il tema dell’osteopatia in Italia torni a essere oggetto di discussione anche a livello legislativo e che, affrontato con serietà, possa finalmente condurre ai risultati sperati. Oggi l’Osteopatia, nel nostro paese, è stata solo ‘individuata’. Tramite il DDL Lorenzin è infatti stata collocata tra le professioni sanitarie, anche se non sono ancora intervenuti i decreti di istituzione di tale professione”, prosegue Ponzetta. “Il mio augurio è dunque quello di vedere riconosciuta l’Osteopatia come una disciplina sanitaria autonoma, indipendente, e in grado, come in altre nazioni, di occupare il posto che le spetta.”

Sul tema, Alfonso Mandara di ICOM non ha peli sulla lingua “La strada è già stata delineata con la Legge 03/2018 che, a chiare lettere, specifica come la formazione in Osteopatia debba essere esclusivamente universitaria e con rilascio di Laurea abilitante alla professione. Due specifiche che avrebbero dovuto immediatamente suscitare un’attenta analisi da parte di tutte le realtà formative sul loro futuro e su quello che avrebbero potuto garantire ai loro studenti, cosa che purtroppo non è avvenuta. Queste realtà infatti, hanno continuato a incamerare studenti pur consapevoli di non essere in linea con i dettami legislativi e i ripetuti appelli da parte del presidente dell’ordine TSRM che accoglierà il futuro albo degli osteopati italiani. Il tutto a discapito degli studenti che si ritroveranno, nella migliore delle ipotesi, a dover fare corsi di integrazione presso le università Italiane o, nella peggiore delle ipotesi, esclusi da ogni possibilità di esercitare la professione. Ovviamente spero che quest’ultimo scenario si riesca ad evitare, in modo da salvare il futuro di tutti gli studenti che erroneamente si sono fidati di percorsi distanti da quanto predisposto dalla Legge 03/2018”.

Un tema particolarmente caldo, quello dei decreti attuativi, attorno al quale i direttori interpellati mostrano di avere le idee chiare.

Su tutti, Maurizio Zanardi, che non esita a evidenziare i profondi cambiamenti cui sono attesi la formazione osteopatica e l’esercizio della professione stessa: “Con l’individuazione dell’Osteopatia come professione sanitaria, avvenuta con la Legge 3/2018, e in attesa dei decreti attuativi che andranno a determinare il percorso universitario italiano in Osteopatia con relativo rilascio della laurea abilitante come unico titolo valido per l’esercizio della professione, il

FOCUS FORMAZIONE

LE NUOVE SFIDE DELLA FORMAZIONE OSTEOPATICA: LA PAROLA AI DIRETTORI

In relazione a ciò, Franco Guolo prevede un significativo cambio di direzione: “Quando, in ragione della Legge sull’Osteopatia (n° 3/2018), la formazione passerà in mano agli atenei, le scuole private avranno il dovere di occuparsi della formazione continua dei laureati”.

Anche Vittoria Ponzetta, affronta il tema della Legge 03/2018 senza mezzi termini: “Il fatto che la professione appaia esercitabile solo da chi possiede una laurea sanitaria deve far riflettere chi intraprende un percorso in tale disciplina e vuole trovarsi in un certo status giuridico.

La situazione è chiara: l’esercizio della

33

professione osteopatica è riservato ai laureati sanitari. Alcune scuole paiono non tenere conto di questa realtà. Mi domando quale titolo rilascino ai loro allievi, e come i loro allievi si ritroveranno nel momento in cui realizzeranno che il loro titolo, conseguito in anni di studio e di sacrifici anche economici, non è un titolo spendibile nel mondo dell’Osteopatia. C’è dunque bisogno di chiarezza e di onestà intellettuale da parte di tutti gli attori dell’intero panorama italiano della formazione osteopatica.

A questo proposito sono molto fiera di rappresentare la BELSO, The Belgian School oh Osteopathy, in Italia e sul territorio Maltese; una realtà che sin dagli inizi si è attenuta e continua ad attenersi a questi princìpi. La nostra scuola è nata in uno stato dove è in corso l’iter di riconoscimento nell’Osteopatia, ne vive già la consapevolezza. In Belgio infatti, l’Osteopatia è praticabile come professione sanitaria e l’osteopata viene riconosciuto dalla relativa Cassa, che accredita il professionista e dà luogo al rimborso per le prestazioni”.

Critico sotto certi aspetti, il parere di Paolo Zavarella sull’impianto della Legge 3/2018. “È una legge che presenta delle semplificazioni e delle incomprensioni, e che rischia di ridurre le competenze dell’Osteopatia a un mero ambito riabilitativo biomeccanico, oscurando l’approccio bionaturale e di medicina complementare alla salute, quale realmente è, e come del resto è stata riconosciuta nei diversi paesi d’Europa, quali Portogallo, Inghilterra, Svizzera. La modalità con cui l’Osteopatia si sta presentando al mondo sanitario, come ad esempio nelle bozze di Profilo Professionale elaborate anche in concertazione con alcune associazioni, è solo in piccola parte rappresentativa della reale percezione della Comunità di Pratica degli Osteopati e sembra molto ricalcare il profilo di altri professionisti come medici fisiatri, fisioterapisti o altri professionisti della riabilitazione, che leggono l’istituzione della professione sanitaria dell’Osteopatia come una sovrapposizione, parziale o totale, con le proprie competenze. A nostro parere la confusione con l’attuale impianto normativo è reale: solo la lettura dell’Osteopatia in una ottica bionaturale, olistica e complementare, consentirebbe il suo corretto inquadramento tra le discipline di

34

promozione della salute. Confidiamo che questa sia la via su cui confrontarci con le istituzioni e all’interno della Comunità di Pratica, nel prossimo futuro”.

“Ad ogni modo”, prosegue Zavarella, “il dibattito che si è acceso nel mondo della formazione in Osteopatia, ha contribuito a migliorare, in molti casi, la didattica, elevando gli standard (ad esempio: Norma CEN 1668), motivando alcune scuole a sospendere una formazione inadeguata, altre scuole a rafforzare la qualità, creando sinergie importanti in ambito nazionale e internazionale. Tutto ciò rappresenta un vantaggio per gli studenti e soprattutto per le persone che si rivolgono con regolarità all’Osteopatia e che, secondo le più recenti stime, in Italia, sono oltre dieci milioni. Ciò che sarebbe necessario avere dalle istituzioni, è una definizione dei criteri che saranno necessari per la riqualificazione del pregresso, rappresentato da una decina di migliaia di Osteopati diplomati già operanti da anni nel territorio e svariate migliaia di studenti in formazione, la cui maggioranza, (come del resto avviene nei paesi in cui l’Osteopatia è regolarmente riconosciuta come Disciplina CAM o DBN-DOS) non è in possesso di una Laurea Sanitaria. In EDUCAM seguiamo giornalmente i passaggi istituzionali e comunichiamo direttamente ai nostri studenti ogni novità e ogni prospettiva, offrendo, tramite i partner, anche un processo di riqualificazione del titolo tramite l’acquisizione di un titolo accademico internazionale in Osteopatia”.

Un quadro composito, quello dipinto dai direttori delle scuole, in forte divenire e colmo di sfide non indifferenti. Da un lato l’esigenza di garantire sicurezza agli studenti e ai docenti, dall’altro la necessità di adeguare la propria proposta formativa alle linee dettate dalla Legge 03/2018.

Sfide che, c’è da crederlo, l’intero mondo della formazione osteopatica saprà affrontare con intraprendenza, spirito di innovazione e con un occhio sempre attento alle fondamenta dell’Osteopatia stessa, una professione, ricorda Stefano Polistina: “più salutogenetica che patogenetica, ovvero centrata sui meccanismi che aiutano a rimanere in salute, a ristabilirsi e ad auto-curarsi”.

educam.it educam-osteopatia.com educam-osteopatiaanimale.com

Via Giacinto de Vecchi Pieralice, 21 00167 Roma 00

STUDIO MEDICO DENTISTICO CON PIÙ DI 30 ANNI DI ESPERIENZA. O D O N TO B I

I NOSTRI SERVIZI

Dir. Sanitario - Dott.ssa Cecilia Curti

• CHIRURGIA GUIDATA 3D

• IMPLANTOLOGIA • SEDAZIONE COSCIENTE • TAC DENTALE CONE BEAM 3D

Per noi di Odontobi professionalità significa mettere a tua disposizione le competenze del nostro staff qualificato; significa essere sempre aggiornati sulle nuove tecnologie disponibili; significa fare attenzione alla qualità dei materiali impiegati e soprattutto fornire un servizio completamente personalizzato.

00

• FACCETTE ESTETICHE • ORTODONZIA • SBIANCAMENTO • PROTESI FISSE E MOBILI • PREVENZIONE E IGIENE