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Progressive: tanto valore, ma perché non decollano?

Formazione, il green pass per progressive e miopia

di Angelo Magri

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Presbiopia e gestione della progressione miopica sono gli argomenti topici del momento. Lo ha confermato la terza edizione del Progressive Business Forum del settembre scorso, che ha coinvolto centinaia di professionisti, soprattutto grazie alla diretta streaming di oltre sei ore dall’Allianz Cloud di Milano, e ancora fruibile, sessione per sessione, sul Virtual Congress Center b2eyes. In questo numero diamo conto di alcune delle tavole rotonde e dei confronti che hanno portato, sul palco dell’evento in modalità phygital, esperti, imprenditori e manager dell’industria e del retail, nonché illustri esponenti della classe medica. E proprio dal confronto con gli oculisti, con il supporto di un esclusivo sondaggio realizzato per l’occasione, è emerso come siano ampi gli spazi di collaborazione tra le due categorie per quanto riguarda la gestione del pazientecliente presbite. Anzi, come tale collaborazione sia sempre più urgente: l’Italia è ai primi posti tra i paesi europei nella vendita di premontati, a fronte di un ingresso nell’età della presbiopia che viene progressivamente anticipato dai nuovi stili di vita, condizionati dal diffuso uso dei device, che la pandemia ha ulteriormente evidenziato. Area medica e mondo ottico optometrico non possono più procrastinare un dialogo che favorirà non solo la salute oculare e il benessere visivo dei presbiti, ma anche il business dell’intera filiera. I presupposti, dichiarati anche a livello associativo all’evento di Milano, ci sono. E proprio gli organizzatori del Progressive Business Forum hanno in cantiere una serie di progetti volti a rendere ancora più concreta la partnership tra le due professioni e a sensibilizzare l’utente finale sulle opportunità offerte da una visita specialistica e da una correzione visiva con soluzioni adatte alle sue esigenze. Anche in ambito miopico c’è molto fermento: alcun player globali dell’oftalmica si sono già mossi con studi e prodotti dedicati e altre realtà industriali nazionali sono in procinto di farlo. Il tutto con l’obiettivo di favorire il controllo della progressione di questo deficit visivo, che nel giro di alcuni anni potrebbe scatenare una vera e propria forma di epidemia visiva, con il rischio di fare da ricettacolo per patologie oculari ben più gravi. Si tratta di un altro terreno sul quale la sinergia con la classe medica non solo è auspicabile, ma addirittura imprescindibile. Cosa lega questi due contesti? La necessità di un aggiornamento professionale costante e all’altezza: senza un percorso formativo adeguato e di elevato livello gli ottici optometristi non potranno reggere il passo dell’evoluzione tecnologica e del rapporto con oftalmologi sempre più informati. In sostanza, la formazione sarà il green pass per accedere a tutti i luoghi dedicati alla migliore gestione del soggetto presbite o del piccolo portatore miope: senza, non si potrà entrare.

Retail: cosa abbiamo imparato dalla pandemia

di Angelo Magri

La reazione degli ottici nella prima fase è stata esemplare, ora però che la situazione sanitaria ed economica sta migliorando bisogna completare il percorso intrapreso: è quanto emerso dalla prima delle numerose tavole rotonde che hanno animato il Progressive Business Forum 2021

Un voto all’ottico italiano post pandemia? Per Marco Procacciante, amministratore delegato di Vision Group, si merita un bel 9. «La resilienza del nostro settore nella prima fase dell’emergenza sanitaria è risultata molto elevata: grande impegno nei confronti delle misure igieniche e di sicurezza, maggiore attenzione al cliente, sessioni formative online con centinaia di partecipanti», ha ricordato Procacciante, uno degli ospiti, insieme a Gianluca e Daniele Petrini di Vision Optika, della tavola rotonda sul retail condotta da Nicola Di Lernia al Progressive Business Forum 2021: i due professionisti romani hanno concordato sul fatto che nella prima parte della pandemia l’ottica in Italia abbia reagito bene a tutti i livelli. «Per quanto riguarda invece la seconda fase, che ancora stiamo vivendo, è più difficile darsi un voto - ha detto Gianluca Petrini - Potremo valutare solo più avanti i risultati di ciò che stiamo facendo adesso». Nel frattempo, però, sono le statistiche a confortare il retail del nostro paese. «Il numero di occhiali completi venduti ora in Italia è al -2% rispetto al 2019, ma sta crescendo progressivamente e a fine anno il raffronto percentuale dovrebbe essere positivo - ha sottolineato Procacciante - A valore, invece, siamo già a +7%, perché il prezzo medio è aumentato del 10%, grazie soprattutto alle lenti progressive, con un incremento a valore del 2,5%, e a quelle a supporto accomodativo». Procacciante ha, inoltre, ricordato come negli ultimi due anni si sia registrato un +84% di ricerche sul web relative al benessere visivo e un +52% sulle progressive. «Dobbiamo passare dal concetto di fidelizzare i clienti ai centri ottici a quello di fidelizzare i centri ottici ai clienti, seguendoli su tutti i canali e aggiungendo servizi nuovi, come ad esempio la prenotazione dell’appuntamento o la consegna a domicilio», ha affermato il numero uno di Vision Group. Di Lernia ha poi chiesto ai suoi interlocutori, al di là del voto, cosa hanno imparato da questo anno e mezzo di pandemia e quale auspicio trarne per l’immediato futuro. «Più che imparare, è necessario ricordare l’importanza di formarci e informare anche gli attori al di fuori della nostra catena produttiva, soprattutto i medici oculisti, sulle opportunità che possiamo offrire all’utente finale», ha precisato Daniele Petrini, cui ha fatto eco il fratello Gianluca, convinto che risulti fondamentale «aumentare il valore aggiunto dell’offerta». E, imparando da quanto abbiamo vissuto, «uscire dalla nostra comfort zone», ha auspicato Procacciante.

Nella foto, da sinistra: Gianluca e Daniele Petrini e Marco Procacciante sul palco dell’Allianz Cloud di Milano