Marca Aperta N.3- 2016

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PERIODICO DI INFORMAZIONE, APPROFONDIMENTO E CULTURA

NOVEMBRE-DICEMBRE 2016

Foto di Tatiana Zaghet

GRATIS

Alessandro Zaltron

IL ROMANZIERE DELLE PAROLE IMPORTANTI


16 Pub Laguna Palace Hotel_Marca Aperta 27/07/15 17.04 Pagina 16

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editoriale

Direttore Responsabile e Direttore di Redazione: Barbara Ricciuti Direttore commerciale: Mario Fontana mario.fontana@marcaaperta.it cell. 333.3700876 Responsabile sviluppo: Matteo Bacci Art Director e impaginazione: Loredana Cattabriga e Davide Lopopolo per Hanno collaborato: M. Fontana, M. Bacci, L. Troncon, C. Mandelli, E. De Martin, C. Benvenuto, M.Boscato, C. Meneghel, C. Pangrazio, R. Paruzzo, Supersonic Music School Foto copertina A. Zaltron: Tatiana Zaghet Foto copertina M. Lombardi: Barbara Ledda Stampa: Stampatori della Marca 31033 Castefranco veneto (Tv) Direzione e Redazione: Via Leonardo da Vinci 30/B, Montebelluna (TV) infoweb@marcaaperta.it www.marcaaperta.it Salvo accordi scritti o contratto di cessione di copyright, la collaborazione a questo periodico è da considerarsi del tutto gratuita. In nessun caso si garantisce la restituzione dei materiali giunti in redazione. È vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari. Del contenuto degli articoli sono responsabili i singoli autori. Nell’eventualità in cui immagini di proprietà di terzi siano state qui riprodotte, l’Editore ne risponde agli aventi diritto che si rendano reperibili. Porrà inoltre rimedio, su segnalazione, a eventuali involontari errori e/o omissioni nei riferimenti. Tutti i marchi registrati e gli elementi grafici a cui si fanno riferimento in questo sito, sono di proprietà dei legittimi registranti. Riferimenti a marchi registrati vengono effettuati soltanto a scopi informativi.

e feste sono nell’aria e l’atmosfera natalizia è diversa da altri anni, una serie di eventi tragici nel 2016 ha infatti toccato la nostra Italia, e purtroppo il conto delle vittime di terremoti e alluvioni è pesante. Il cuore “non è leggero”, ma mai come ora è importante guardare in positivo, apprezzare ciò che “di bello” situazioni funeste hanno portato, e penso alla solidarietà che è arrivata da ogni angolo d’Italia. Non amo parlare al singolare, ma faccio un’eccezione nel dire che da qualche settimana ho accettato un incarico per cui seguo da vicino la città areatina di Amatrice - probabilmente quella che più di tutte ha pagato in numero di danni causati dal terremoto- e la sua splendida Comunità. Ci sarebbero tante cose da dire ma non è questa la sede adatta, mi limito alla constatazione di come ancora una volta sia stato bello vedere che anche dal Nordest ci sia stato un numero altissimo di aiuti e si sia attivata una rete di solidarietà Maurizio Lombardi commovente. Magari suona L’ARTE banale, ma mi sento di DI ESSERE UN UOMO ringraziarvi, davvero… Qui abbiamo voluto comunque raccontarvi altre“storie belle”, e lo abbiamo fatto con Alessandro Zaltron “scrittore delle parole importanti”, e con l’attore Maurizio Lombardi. Buone feste, di Alessandro cuore, a tutti voi. Zaltron

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PERIODICO DI INFORMAZIONE, APPROFONDIMENTO E CULTURA

NOVEMBRE-DICEMBRE 2016

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Foto Barbara Ledda

Editore: MF Soluzioni Aziendali di Mario Luigi Fontana www.mfsoluzioniaziendali.it

Buon Natale

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NOVEMBRE-DICEMBRE 2016

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Foto di Tatiana Zaghet

Periodico di informazione locale Anno XV - Numero 3 – Novembre/Dicembre 2016 Reg. Trib. di Treviso al numero 1162 il 05/07/2002 e al Tribunale di Bassano al numero 2/05 Reg. Periodici in data 19/01/2005 Iscrizione ROC n. 10005 Prot. U/06378/04/NA P.IVA: 04520460264

IL ROMANZIERE DELLE PAROLE IMPORTANTI

Barbara Ricciuti @BRicciuti I www.marcaaperta.it I 3 I


sommario

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Davide Lopopolo IL RITORNO DELL’ARTISTA PER CASO

12 Grande Guerra LA TREGUA DI NATALE DEL 1914 IN COPERTINA 6 Alessandro Zaltron STORIA 11 Boreto 12 Tregua di Natale

CULTURA 21 Ornella Panciera 22 Carla Dovier 24 Achille Platto

Majorettes

A VITA VERA 14 San Cristoforo

L’AMICIZIA PRIMA DI TUTTO

L’Impronta LA CULTURA NEL LINGUAGGIO MODERNO

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in copertina

Alessandro Zaltron Parole d'amore e storie d'impresa DALLE CRONACHE SENTIMENTALI AI ROMANZI D'IMPRESA: LE PAROLE SONO IMPORTANTI E RACCONTANO LA NOSTRA VITA Di Barbara Ricciuti Foto di Monia Merlo e Tatiana Zaghet

a regola vorrebbe che in un’inmagini di quattro spettacolari fotoALESSANDRO ZALTRON tervista della “presentazione” grafi, e “Treviso 101”, di grande sucdel personaggio se ne occucesso grazie alla sua formula: “è un LE PAROLE passe chi ha penna e microbest of della Marca in 101 luoghi imSONO IMPORTANTI fono in mano, chi insomma, ha il ruolo perdibili fotografati con maestria e del giornalista. Ma l’intervistato, in queraccontati da me con testi lievi”. sto caso, vale la “famosa eccezione che conferma la regola”. Troppo bravo, geAlessandro, ora che ti sei presenniale simpatico, ma anche troppo imtato passiamo al “cuore” di questa pegnativo tentare di trovare parole più chiacchierata. Cosa ti ha portato adatte a descriverlo di quelle che usa a studiare il fenomeno dellui. Ecco quindi, Alessandro Zaltron che, l’amore? a proposito di sé dice: “non faccio molte Tutto parte da una delusione. Un bel cose: compongo parole, di solito scritte. po’ di anni fa pensai di aver trovato Scrivo libri miei, scrivo libri per altri. Inla persona giusta perché l’intesa segno a scrivere per essere efficaci nel sembrava perfetta, tra noi. Quando proprio lavoro. Presento incontri e li mola storia finì – per la mia mancanza di progettualità secondo lei, per la dero (o li animo). Scrivo parole amorose sua gelosia patologica secondo me perché amo le parole e quelle d’amore, –, io ebbi la peggio perché dopo una essendo le più usate, vanno usate a proiniziale euforia da “liberazione” teposito”. E poi precisa: “Sono felice della vostra attenzione: sono trevigiano di nascita metti di non provare più una passione simile. (sono nato a Montebelluna) e ora vivo a Borso Iniziai a raccontare il mio calvario per uscire da del Grappa. Professionalmente, ho lavorato con quella situazione e il mio diario terapeutico è bellissime aziende trevigiane come Head, Bo- diventato con il tempo un piccolo manuale di naventura Maschio, Favaro Servizi, Bisol, Irinox, sopravvivenza all’amore. e ho scritto diversi libri su questa provincia, ad esempio “Piccole memorie dalla Grande In tanti ti contattano attraverso il blog e i moGuerra”, un volume che segue le tracce rimaste tori di ricerca. È solo la disperazione o ci sono dalla Prima Guerra Mondiale attraverso le im- anche buone percentuali di persone che

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FrancoAngeli/Trend

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in copertina hanno voglia di raccontare la propria felicità? Per scrivere “Cronache sentimentali” ho interpellato centinaia di donne e uomini, coppie, persone s-coppiate ed esperti a vario titolo dei temi amorosi. È evidente che, quando hai una pagina Facebook (“Cronache sentimentali”), un blog (www.cronachesentimentali.com), una trasmissione radio (“Parlami d’amore”) e scrivi libri d’amore, i contatti in arrivo su questi argomenti sono molti. Il tema più frequente che mi si presenta è il tradimento: provocato o subìto. Questi contatti sono occasione costante di confronto, spunto per i miei testi, e spero diano sollievo a chi ripone fiducia in me confidandomi le proprie storie intime. Di persone innamorate ne incontro poche ed è naturale: chi ha una situazione felice, pensa più a viverla che a raccontarla. In maniera ironica hai dichiarato che gli amanti dovrebbero essere “passati dai servizi sociali”, perché? Credi che in Italia ci sia la consapevolezza dell’alto tasso di tradimento che esiste nei rapporti di coppia? Ah, sì, e lo ribadisco. Il vero amante – quello che fa l’amante per scelta, non con insofferenza, in attesa di diventare il coniuge ufficiale – ha il ruolo più ingrato di tutti: dà sollievo a mogli e mariti infelici, si tiene nell’ombra, c’è sempre e all’occorrenza si fa da parte. Quando il traditore torna a casa, al focolare domestico, dalla sua famiglia, dal partner e dai figli, l’amante resta solo a curarsi i propri crucci. Il vero amante ha una funzione sociale: salva i matrimoni altrui senza chiedere niente in cambio. Credo che gli italiani siano altamente consapevoli che la monogamia sessuale è più rara dell’araba fenice. A mio avviso, non è obbligatorio avere un unico partner sessuale e di certo la monogamia non è garanzia di fedeltà e tantomeno di amore. Molti la pensano come me, ma preferiscono fingere e inscenano una realtà piuttosto artificiosa. Vedendo come si comportano, a volte ho l’impressione che alcuni si sposino apposta per poter provare l’ebbrezza del tradimento e della vitalità passionale. I 8 I Marca Aperta I novembre/dicembre 2016

Anche i social network hanno un ruolo cruciale nella politica dei sentimenti. Perché? I “social”, e la tecnologia più in genere, hanno cambiato radicalmente la grammatica del corteggiamento. Me ne sono accorto quando hanno cominciato vent’anni fa a diffondersi i cellulari con gli (ormai obsoleti) sms. Definisco il cellulare un “cercapersone erotico” perché fin dalla sua comparsa ha consentito ad amanti, potenziali o in essere, di trovarsi senza passare per i telefoni fissi, di contattarsi

Biografia Vive di parole da 25 anni. Giornalista professionista, ha lavorato 13 anni come redattore del "Giornale di Vicenza" collaborando a lungo con "Il Sole 24 ore". Scrittore, ha pubblicato una decina di libri fra romanzi, saggi ironici e guide letterarie e ne ha scritti il doppio su commissione e come ghostwriter; dirige la collana “Romanzi d’impresa” per l’editore FrancoAngeli. Comunicatore d’impresa, ha diretto per oltre 6 anni la


in copertina un male, so che i nuovi canali di comunicazione sono strumenti al servizio di tendenze in atto. Se ci comportiamo da fedifraghi o da squilibrati è perché lo siamo di nostro, non perché ci rovinano i “social”. La multimedialità è il futuro anche in ambito editoriale o il “vecchio e caro” libro cartaceo è comunque destinato a sopravvivere? Mi sono convertito tardi agli ebook perché a me, nato con la carta, sembrava un “tradimento”, giusto per restare in tema. Sono arrivato al compromesso di leggere i romanzi su carta, i saggi sul Kindle e le biografie mezzo e mezzo. L’e-reader ha un sacco di supporti funzionali ai libri tecnici, dal segnalibro alla multimedialità, alla possibilità di sottolia ogni ora e in ogni luogo, di inviarsi in tempo reale frasi malandrine e successivamente foto e video provocanti. I social network, essenzialmente Facebook e WhatsApp, hanno amplificato il fenomeno e reso molto più agevole e veloce l’“acchiappo” amoroso mettendo a disposizione di ciascuno di noi una varietà di candidati da scegliere con un emoji e scaricare con un clic. Il corteggiamento è freneticamente entusiastico e la rottura dei rapporti è diventata isterica. Non so se sia un bene o

comunicazione di Etra spa, società multiservizi con 800 dipendenti e 600.000 utenti, ed è consulente di alcune fra le più significative aziende venete. Tiene attività formativa sulla scrittura professionale e lo storytelling e svolge coaching di scrittura con amministratori delegati, manager, liberi professionisti. Il suo motto è: "Le parole sono importanti". www.alessandrozaltron.com

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in copertina neare dei passi e salvarli, pubblicarli o inviarli. Per non sbagliare, i miei ultimi libri – “Le parole sono importanti”, “Cronache sentimentali”, i “Romanzi d’impresa” – sono editi sia in forma cartacea che elettronica; credo però che il vecchio e caro libro tridimensionale reggerà ancora a lungo. Descrivici la tua “creatura editoriale”. È quella che ti rappresenta di più in questa fase di vita o ci sono comunque altri libri che ti rispecchiano maggiormente? “Romanzi d’impresa” è la nuova collana che ho ideato e che dirigo per l’editore FrancoAngeli. Sono libri monografici su aziende di successo nel loro campo, che hanno saputo coniugare l’efficienza economica con una attenzione all’etica. Questa iniziativa editoriale raccoglie le vite di imprenditori e professionisti esemplari: audaci, orgogliosi, visionari. Il racconto delle loro esperienze scorre come un romanzo, con stile vivace, mettendo in evidenza l’umanità dei protagonisti oltre l’abilità professionale e i risultati economici raggiunti. Uno dei limiti del Veneto e del Nordest, a mio avviso, è stata una narrazione delle imprese incentrata attorno ai parametri quantitativi, agli schei, dimenticando tutto il patrimonio intangibile di sogni, progetti, solidarietà, valori, rischi, errori, dubbi che l’azienda, essendo una creatura viva, porta con sé. Ecco, voglio raccontare questo fondamentale tassello mancante e ringrazio Stefano Angeli, l’editore, per aver creduto in questa collana unica in Italia: “Romanzi d’impresa” consegna alla memoria collettiva storie preziose che altrimenti andrebbero disperse; perché farsi narrare, in fondo, è la via più breve verso l’immortalità. Nel tuo libro “Le parole sono importanti” (FrancoAngeli, 2015), in 150 pagine dai una serie di consigli “numerici” per scrivere in modo convincente. Ne selezioni un paio per i nostri lettori? “Le parole sono importanti” è uno dei libri I 10 I Marca Aperta I novembre/dicembre 2016

che mi hanno dato maggior soddisfazione. È nato attorno ai miei corsi di scrittura professionale (il cosiddetto business writing), facendo tesoro della mia ventennale esperienza con e dentro le aziende. È stato definito una “grammatica pop” e di sicuro è una dichiarazione d’amore alla lingua italiana, la più romantica che esista, la quarta più studiata al mondo, espressione di una cultura, di una civiltà, di una genialità senza pari: la lingua è sempre lo specchio della comunità che la partorisce e la alleva. Nel libro ho inserito anche consigli pratici, come è giusto per un manuale che si propone di insegnare qualche cosa da poter subito mettere in pratica. Per esempio, l’attenzione media che si presta a uno scritto dura il tempo di circa 300 parole. Se scrivete molto, molti non leggeranno. Ogni frase è meglio contenga al massimo 20-25 parole. Se una frase supera due righe, spezzatela: le frasi, come bocconi di pane, più piccole sono e meglio si digeriscono. L’email sia sintetica ma chiara: non più di 20 righe e periodi brevi. Io in questa intervista non sono stato brevissimo; spero almeno di avervi incuriositi abbastanza da seguirmi e leggere qualche mio libro. Grazie!


storia

Che sia nato così il Boreto?

La vera madre di Venezia LE NOTIZIE ORIGINALI E SCONOSCIUTE DELLA STORIA GRADESE Di Cristiano Meneghel

l contrabbando attraverso la laguna gradese durante la Serenissima ha origini che si perdono nel tempo. Fin dal Medioevo merci e derrate, ma soprattutto il sale delle saline di Sicciole, Muggia e Pirano, sottoposto a pesante dazio era fatto passare da esperti contrabbandieri attraverso le bocche di porto della laguna e smerciato nell’entroterra friulano ricavando tanto lauti, quanto illeciti, guadagni. Le barche armate, poste presso la Rotta di Primero operavano una vigilanza che dagli antichi documenti si evince essere non impossibile da eludere, sia per la corruzione degli stessi doganieri e dazieri, sia per le inefficienze del governo veneziano, che per lunghi periodi non rimpiazzava le barche danneggiate o inabili alla navigazione, provocando le continue lamentele dei Conti-Provveditori di Grado. Tutti i canali navigabili, dal Tiel all’Averto, financo allo stesso Isonzo o erano sbarrati da palancole o presidiati da Case del dazio che avevano lo scopo di controllare e arrestare i traffici illegali. Oltre al sale, le merci più contrabbandate erano rappresentate dal vino, dalla pietra d’Istria, dal pepe e dal legname. Proprio il legname è protagonista di un documento del 1580, nel quale si stabilì di concedere tutto il legname sequestrato ai contrabbandieri nell’area lagunare, alla Comunità di Grado per l’erezione di un argine provvisto di una fittura di pali. Da documenti di alcuni processi che espressamente di Grado

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non parlano, ma inerenti all’attività di evasione delle tasse sul commercio in Friuli, si viene anche a sapere che il pepe era comprato o a Ragusa, allora una repubblica marinara indipendente, o in porti dell’Impero Ottomano e introdotto nottetempo nella laguna, dove i contrabbandieri compravano il silenzio di pescatori e barcaioli donando parte della preziosa spezia che andava ad arricchire la loro povera dieta. Che sia nato così il boreto?

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Grande Guerra La Tregua di Natale del 1914 UNO STRAORDINARIO E IRRIPETIBILE ATTO DI PACE E FRATELLANZA DURANTE LA GRANDE GUERRA Di Michele Boscato*

4 Dicembre 1914, sul Fronte Occidentale, ovvero lungo un’ininterrotta linea di trincee, che si estendeva per oltre 700 Km dal confine svizzero sino al Mare del Nord. Quel giorno, nei campi insanguinati delle Fiandre, sin dal pomeriggio, pareva che Dio volesse aver pietà delle centinaia di migliaia di uomini che stavano patendo nelle trincee tutto lo scibile delle sofferenze: il vento era calato e il gelo invernale si era fatto più sopportabile, indurendo il mare di fango provocato dalle piogge delle settimane precedenti. Poco dopo le sedici, il sole era tramontato e i campi di battaglia erano piombati nell’oscurità della Notte Santa, tenuemente rischiarata da un firmamento di stelle luminosissime. Anche se non vi sono certezze, pare che tutto sia iniziato in Belgio, nella zona di Ypres ed è davvero significativo che gli incredibili eventi di quella notte siano accaduti proprio nelle vicinanze della città martire della Grande Guerra per antonomasia. Su di un dato tutte le testimonianze concordano: furono i tedeschi a cominciare. Dapprima ci fu una voce solitaria, che intonò “Stille Nacht, Heilige Nacht”, subito seguita da poche altre, certamente i vicini di trincea del solitario cantore;

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a questi pochi, se ne unirono molti e nel giro di pochi istanti fu come se un’ondata di commozione generale avesse pervaso il fronte tedesco: da ogni riparo, da ogni avamposto, da ogni linea di trincee, migliaia di uomini cantarono all’unisono tutto il repertorio delle canzoni di Natale, per un tempo che parve dilatarsi all’infinito. Quando anche l’ultima eco di questo gigantesco coro si spense, dopo un intervallo di silenzio assoluto, quasi incredulo, dalle trincee inglesi scoppiò un applauso generale, condito da fischi di approvazione e richieste di bis. Da quel momento, in maniera del tutto spontanea e senza alcuna preordinazione, in diversi punti del fronte, si moltiplicarono episodi di fraternizzazione, caratterizzati dall’instaurazione di tregue d’armi locali che, in alcuni casi, perdurarono inviolate sino a Capodanno. Quel giorno, nessuno aveva più voglia di sangue e il desiderio potentissimo di tornare a una vita normale, da esseri umani, si era materializzato. Uno dei protagonisti di quell’evento, il caporale Robert Renton del Reggimento Seaforth Highlanders, in una lettera ai genitori, lo descrisse così: “Non avrei mai pensato che avremmo passato così il Natale. Durante il giorno della vigilia, i tedeschi di fronte a noi hanno iniziato a cantare quelli che sembravano inni. Noi gridavamo di continuare- le loro trincee stavano a sole 150 yarde di fronte a noi. Hanno continuato a cantare tutta la notte. Il giorno di Natale alcuni ci urlavano di passare da loro per un brindisi. E’ iniziata con un paio d ragazzi che sono arrivati a metà strada e hanno incontrato i tedeschi tra le trincee. Alla fine c’era una gran quantità di tedeschi e in-


storia glesi che si davano la mano e auguravano Buon Natale. Ci regalavano sigari lunghi o tagliati e noi in cambio gli davamo sigarette e qualcuno ha tirato fuori una bottiglia di whisky. Sembravano dei bravi ragazzi, quelli di fronte a noi (…) Non è stato sparato un colpo per tre giorni, dopo Natale. C’erano due francesi morti tre le nostre linee e fino a quel giorno non eravamo riusciti a uscire per seppellirli. I tedeschi ci hanno aiutato a scavare le fosse. Uno dei loro ufficiali ha detto qualche preghiera su una delle tombe. Era una cosa che valeva la pena di vedere, impossibile da dimenticare, inglesi e tedeschi insieme che rendono omaggio ai caduti francesi”. Gli incontri amichevoli tra i contendenti, nel mezzo della terra di nessuno tra le opposte trincee, assunsero le forme più varie: si raccontò non solo di grandi brindisi e scambi di cibo e sigarette, ma anche di barbieri improvvisati, celebrazioni di messe, esequie collettive per i caduti rimasti fino a quel momento insepolti e persino qualche partita a calcio, laddove il campo di battaglia non fosse stato arato in profondità dalle artiglierie. Sarebbe bello pensare che questo occasionale e umanissimo rifiuto della guerra fosse stato generale, ma non fu così: francesi e belgi – i popoli aggrediti dai tedeschi nel 1914 – non vi acconsentirono, se non in casi isolati, mentre da parte tedesca furono i reggimenti prussiani a rifiutare sistematicamente qualsiasi approccio amichevole, giungendo in alcuni casi a sparare a tradimento sugli uomini che erano usciti dalle trincee disarmati in segno di pace. I sentimenti nutriti in quel frangente dai bellicisti irriducibili furono riassunti efficacemente da un caporale tedesco, il quale, dopo aver passato la notte della vigilia di Natale in un ricovero nei pressi dell’abbazia di Ypres, seppe che soldati tedeschi e inglesi si erano stretti la mano fuori dalla trincee e il 25 dicembre annotò nel proprio diario “Dove è andato a finire l’onore dei tedeschi?”. Quel caporale si chiamava Adolf Hitler. Naturalmente, quando le proporzioni del fenomeno divennero chiare, gli alti comandi di entrambi gli schieramenti considerarono pericolosissimo un tale atteggiamento, ritenendo - non a torto – che a il ripetersi di situazioni del genere avrebbe finito

per minare la convinzione dei combattenti o, addirittura, per sfociare in aperte ribellioni; pertanto, vennero emanati ordini che proibirono nel modo più assoluto qualunque forma di intelligenza con il nemico, promettendo pene severissime in caso di disobbedienza. Venne persino amplificata la già severa censura sulla corrispondenza e sui giornali: della Tregua di Natale ci si doveva dimenticare. Fu così che, negli anni successivi e sino alla fine del conflitto, la magia del Natale non riuscì più a toccare l’animo dei combattenti e salvo rarissimi e modesti episodi, non si parlò più di tregue d’armi: troppo sangue era nel frattempo scorso e gli animi si erano fatalmente induriti. Ma quando finalmente le armi tacquero e i sopravvissuti poterono tornare alle proprie case, il ricordo di quel lontano giorno di dicembre del 1914 riaffiorò e fu tenuto vivo sino a oggi, come un esempio unico e inimitabile di vera umanità, nel senso più completo del termine. Per coloro che volessero approfondire questa storia davvero affascinante, consiglio la lettura di “La piccola pace nella Grande Guerra” di Michael Jurgs (ed. Il Saggiatore, 2011) e “La Tregua di Natale – Lettere dal fronte” a cura di Alberto Del Bono (ed. Lindau, 2014) e la visione di “Joyeux Noel” film del 2005 di Christian Carion, ispirato ai fatti del Natale 1914. *Michele Boscato AVVOCATO

TREVIGIANO, CULTORE DI STORIA E DI UMANESIMO. MICHELE.BOSCATO@STUDIOLEGALEBOSCATO.IT

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Luigino Troncon S. Cristoforo capitel a Guarda di Montebeuna LA STORIA DE UN SANTO CHE ZE VENERÀ DAI VIANDANTI, SU UNA VIA CARA AI MONTEBEUNESI Di Luigino Troncon*

ante matine durante aea setimana vao a caminar drio a Brentea: a caminaa che se pol far drio sto canal partendo da Trevignan e che se pol rivar fin a Caeran! A olte, partendo dal me negosio Noi Giovani in via Magnolie a Montebeuna, dopo dusento metri vao a ciapar sta strada. Se giro a destra vao verso Trevignan pasando davanti al mulin Caberloto dove go scrito un raconto sul me ultimo libro “A Vita Vera 2” dove dentro ghe ze l’oficina dei fradei Cechetto, se invese giro a sinistra vao verso Montebeuna e, dopo a fonda, prima de pasar el picoeo tunel soto a ferovia e trovarme davanti al campo sportivo de Guarda, me imbato in un capitel dedicà a San Cristoforo protetor dei viandanti e dei automobiisti.

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Sicome conoso tante persone de via partidor e a olte e cato in pasegiata, do par tute a Orestina Martinelli e a Prisca Zaghetto, e me gà domandà, savendo che scrivo su Marca Aperta se podeo far un raconto su San Cristoforo e ora el fa bea mostra sul lato del capitel so na bea bacheca in legno fata dal steso artista che lo ga fato. A bachaca a zè fata a libro dove se pol sfogliar e tre pagine del raconto. Go domandà al me editor Mario Fontana se podeo parlar su Marca Aperta de sta bea storia e lù me ga dito de si. Dopo essere stato costruito dagli abitanti di via Partidor a Guarda de Montebeuna, sabato sera 20 luglio 2016, a ze sta inaugurà e benedeto dal piovan de Guarda. Il capitel è stato eretto a fine de via Partidor, adiacente alla fonda e vicino al Brentella e se dise che San Cristoforo sia el protettor dei viandanti e dei automobiisti. Un dì l’ex piovan del me paese Merlengo, anca lù appasionà ai capitei (nel me comune in tanto che el gera piovan, el ze rivà a vederghene realizai 105) el zè venuo a trovarme in negosio par comprarse dea roba da vestir parche el dovea andar a far el campo coi tosati del paese e el me ga dito che


a vita vera ora ze el piovan de Casea D’Asoeo. Siccome mi saveo dea storia del capitel, me son fato contar a storia del Santo che adeso ve conto. El Santo el gera un omon, quasi un gigante, che el ze visuo nel terso secoeo dopo Cristo. Un dì, dopo aver visuo na vita un po’ tormentaa, par a so mania de grandesa, el se gà informà su Dio da un eremita. Dopo che el dì el gà cambià a so vita, el ze andà a viva so na riva de un fiume par far del ben a chealtre persone. El le iutava a pasar da na sponda a chealtra del fiume, no esengoghe ne ponti o passeree (tipo quea del artista Christo reaisaa sul Lago d’Iseo), e el utiizava soeo tuta forsa chel avea. Na note ze rivà un bel tosato e el gà domandà l’aiuto del gigante. Cristoforo el se o gà meso sue spae e el gà scuminsià a atraversar el fiume e man man che el andaa avanti chea creatura che el gavea sue spae el pesaa sempre de pi. No el riuscia a capacitarse… che significaa? Parchè el pesaa in chel modo? Gera quasi imposibie a portarlo, anca a lù, parea quasi che el portase sue so forti spae quasi tuto el peso del mondo. El gigante Cristoforo no el gavea pi fià e el sbufaa, però, combatendo a fadiga e a stanchesa, el ze riusio a rivar su chealtra sponda. A far sta roba ghe parea de verghe impiegà na vita e el se gà asiugà el sudor e col muso tuto arosà el ga scricà el tosato par tera e el ga sigà: “El mondo no el zè pi pesante de tì!” El tosato co un soriso dolcemente el ghe ga dito: “Te gà portà sue to spae pi de tuto el mondo, te gà portà el so creator, mi son Dio, e ti te me gà servio.” Par chel Dio,

Cristoforo convertio, el ze stà un martire, tanto coragioso da farse taiar a testa par lù, però prima el gà perdonà i so carnefici. Dal chel dì san Cristoforo el ze stà invocà dai automobiisti e dai viagiatori par esa aiutai e proteti: tanti de lori, in machina, i ga a so imagine sul cruscoto coea scrita: “Varda San Cristoforo e viagia tranquio.” Sto raconto ze dedicà al capitel e ai abitanti de via Partidor a Guarda de Montebeuna. Buon Natae e Felise Ano Novo da Luigino Troncon! *Luigino Troncon IMPRENDITORE E AUTORE DEL LIBRO A VITA VERA

Le diverse forme di cultura: cucina, musica, bellezza e letteratura

“San Valentino con Luigino Troncon” espressio ni

Storie divertenti in dialetto veneto e bresciano LUIGIN Locanda “La Pernice” Sulzano (BS) O TRON CON Domenica 19 febbraio 2017 ore 12.00 A Vita Vera2 Pranzo con piatti tipici del Lago d’Iseo Intervengono Achille Piatto – attore dialettale bresciano Majorette di Loreggia (PD) Info: Tel: 030 985179 Mail: espressioni@marcaaperta.it Espression i di Marca

Aperta

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talenti

Davide Lopopolo

Il ritorno dell’artista per caso CI AVEVA PROMESSO GRANDI NOVITÀ. ORA È TORNATO PER RACCONTARCELE Di Claudia Benvenuto

el numero scorso, ci eravamo lasciati con la promessa da parte di Davide Lopopolo di qualcosa di nuovo e diverso. E, visto che ogni promessa è debito, rieccolo a presentarci il suo sito (www.davidelopopoloarte.it) nel quale, oltre alle fotografie - suddivise in tematiche a volte spiritose e altre sferzanti - troviamo anche qualcosa di speciale. Una sezione dedicata a

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piccole opere d’arte che ripercorrono momenti dell’infanzia (con la sezione “Plastica”) e passioni per la materia e la composizione, come nella sezione “Burritos”, che si diverte nel rendere omaggio al grande Alberto Burri, con una strizzatina d’occhio a Jackson Pollock e Alberto Manzoni. E, come dice Lopopolo: “Se avrete la pazienza di seguirmi, Manzoni tornerà in un futuro prossimo con un progetto a lui ispirato e che probabilmente desterà qualche piccola polemica per il tema trattato”. Delle fotografie avevamo parlato nello scorso numero. Vuoi parlarci invece delle altre opere presenti sul sito? Anche in questo caso le ho realizzate perché sentivo che era il “momento giusto”. Dopo tanto rimuginare, credo di aver trovato la formula che davvero mi rende soddisfatto del lavoro di questi ultimi sei mesi. Qualcosa che deriva da trent’anni di esperienza come art director e, contemporaneamente, dal grande amore per l’arte in generale, ma soprattutto per quelle forme di arte contemporanea che spaziano da Alberto Burri a Jackson Pollock e Piero Manzoni, da Yves Klein all’ormai straabusato Andy Warhol e la pop art in generale, ma con in più quel qualcosa di esclusivamente


talenti mio, senza il quale tutta l’operazione non sarebbe altro che un vuoto scimmiottare ciò che altri hanno già realizzato molto prima di me. È il caso dei Burritos? Esatto. Una ventina di mini-opere (pochi centimetri quadrati) che saranno le prime e ultime che realizzerò in tutto e per tutto, cornice compresa. Malgrado le loro dimensioni hanno comportato davvero un grande lavoro. E quelle delle sezioni Plastica e Materia? Un’idea completamente mia, una reminiscenza dell’infanzia, dei soldatini con cui passavo interi pomeriggi e che oggi non esistono quasi più. Anche se le guerre ci sono ancora, più diffuse e meno globalizzate, ma comunque davanti agli occhi sempre più indifferenti di tutti quanti noi. Nella sezione Materia invece mi sono voluto divertire attraverso la sperimentazione di qualsiasi materiale: dal bitume al legno, la iuta, la terracotta e gli smalti. Sempre sotto l’occhio, spero bonario, di Burri e tanti altri artisti contemporanei, specialmente italiani. Quindi sei soddisfatto? Sì, a prescindere da qualsiasi fattore esterno, sono felice di ciò che ho prodotto in questo

periodo. L’arte (anche se preferisco definirmi artigiano nel senso rinascimentale del termine) è qualcosa che si fa primariamente per se stessi, perché dà una felicità e un senso di appagamento che sono indipendenti dal successo che si potrà ottenere. Davide Lopopolo www.davidelopopoloarte.it www.facebook.com/davidelopopoloarte www.behance.net/Davide-Lopopolo davide.lopopolo@gmail.com

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inediti

Sparkle in Grey

Musica elettronica sperimentale e rock n nome arabo “‫“ غادزإ ويدار‬: si tratta di Brahim Izdag, lo sciatore marocchino reso celebre dal programma televisivo “Mai dire sport” che ha partecipato alle Olimpiadi invernali del 1992 ad Albertville. Tutti i brani di quest’album vanno a costituire una sorta di bizzarra antologia di musiche costruite su sonorità ispirate a molteplici luoghi geografici: dall'Uzbekistan al Senegal, dal Brasile all'Irlanda, dalla Giamaica alla Cina, dal Montenegro alla Libia, dall'Ucraina agli Stati Uniti. Abbiamo invitato diversi collaboratori: Zacharia Diatta, cantante di Dakar, Yan Jun “chinoiser” da Pechino, Osvaldo Arioldi Schwartz, membro

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fondatore delle Officine Schwartz, Bernardo Carvalho, l'artista portoghese che ha fatto la copertina del disco, Enrico Coniglio (field recordist veneto) e Danilo Donninelli (musicista dei Traballo). Inoltre Giuseppe Ielasi, il nostro amico di lunga data, che ci ha aiutato con il mixing, e Andrea Serrapiglio che si è occupato della registrazione.

Chi sono gli Sparkle in Grey Sparkle in Grey è una band che mescola la musica elettronica sperimentale con il linguaggio del rock, nella quale confluiscono strumenti quali chitarra, basso e batteria, con basi ritmiche e melodie di stampo elettronico, il tutto unito all'uso di field-recording. I componenti di Sparkle in Grey sono: Matteo Uggeri, Alberto Carozzi, Cristiano Lupo e Franz Krostopovic. Nel 2008 pubblicano “A Quiet Place”, un disco composto con ritmiche minimali, melodie malinconiche, field-recording e rumori di ogni genere.

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Dopo la pubblicazione di due album, nel 2014 pubblicano "The Calendar", in cui il formato di figure medievali incontra i valori del vivere felicemente contemporaneo. Interessante è la cover di un brano di Jackson C. Frank. Nel 2015 esce l'(anti)split album col gruppo americano dei Controlled Bleeding, intitolato "Perversions of the Aging Savant" e successivamente l’omaggio ‘live’ alla propria decennale carriera "Es Prohibido Cantar". Contatti: Matteo Uggeri hue@greysparkle.com www.greysparkle.com


rock progressive

Fufluns

Rock Progressive

Alfio Costa, che cosa significa “Fufluns”: “È il nome etrusco del dio del vino e della vendemmia, il corrispondente a Dionisio e Bacco”. Sperimentare è la parola indicativa e ricorrente della band che si avvicina alla base della musica, completa di studio, esperienza e professionalità.

ufluns è un progetto che accumuna cinque giovani affascinati dai grandi musicisti e cultori del genere rock progressivo italiano e internazionale degli anni Settanta. L’esperienza maturata porta i membri della band una libertà espressiva fantastica. Guglielmo Mariotti è un maestro liutaio e crea personalmente le chitarre suonate dai Fufluns. Chiediamo ad

F

Chi sono i Fufluns La band dei Fuffluns nasce nel 2009 da un’idea del cantante Simone Cecchini, del pianista Alfio Costa e del bassista Guglielmo Mariotti. Nel Dicembre 2011 i Fufluns prenderanno parte al Colossus Project e quindi alla realizzazione del "Decameron - Ten Days in 100 Novellas (Pt. 1)" prodotto da Musea con la Novella musicata dal titolo "Andreuccio da Perugia". Gli artisti che compongono la band sono: Simone Cecchini: Voce Chitarra acustica Alfio Costa: Tastiere

Hammond Organo - Sint Guglielmo Mariotti: Basso Dodici corde chitarra acustica Mandolino - Voce Stefano Piazzi: - Chitarra elettrica Sei corde chitarra acustica Marco Freddi: Batteria - Percussioni

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rock

Denise Dimè

Je DANSE enise Dimè è una cantante che porta con sé, oltre la passione per la musica, la conoscenza delle sue origini e forma un progetto culturale di rara bellezza. Il progetto è ideato da Stefano Freddi, e trova luce insieme al nuovo cd “Je DANSE” insieme ai musicisti: Stefano Freddi - tastiere e chitarra Carlo Cantini - violino Lorenzo Pignattari - basso Massimo Tuzza - percussioni Matteo Freddi - batteria Denise ci racconta dei tre brani più significativi dell’album: 1989 - è un brano autobiografico che si riferisce alla mia data di nascita (14 luglio 1989, 200 anni dopo la data simbolo della Rivoluzione Francese) e al mio viaggio dall’Africa all’Europa.

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Ne Laissez Pas - è un invito a seguire i propri principi e le proprie idee senza farsi sopraffare dalle idee altrui. Ma Pirogue - è uno dei brani in cui ho utilizzato gli estratti corali della mia terra. ‘Ma Pirogue’ significa 'la mia barca’ metafora della vita e simbolo del mio villaggio. Non lasciatevi sopraffare dalle idee altrui e seguite sempre i vostri principi e le vostre idee. Booking: 3289071257 Email: infodenisedime@gmail.com

Chi è Denise Dimè Denise Dimè collabora con la famosa cantante americana Cheryl Porter, e subito incontra i favori del pubblico. Partecipa a numerosi eventi musicali e concerti tra cui segnaliamo: 2013 - Festival della Fede all'Arena di Verona 2013 - Grande concerto organizzato in Piazza Maggiore a Bologna in memoria di Lucio Dalla - diretta TV su RAI 1 come corista gospel al fianco di Zucchero Fornaciari 2014 - Concerto - l’ Istituto Italiano di Cultura a Bruxelles Belgio, in occasione del semestre di Presidenza Italiana del Consiglio dell’Unione Europea

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2015 - Teatro San Carlo di Napoli Soprano per il debutto mondiale dello “Stabat Mater” di Roberto De Simone - orchestra coro e quartetto lirico gospel 2015 - Umbia Jazz - concerto al Teatro Morlacchi di Perugia 2015 - Concerto - Teatro Piccolo di Milano - Ha l’occasione di cantare al fianco di importanti musicisti come Fabrizio Bosso e Giuseppe Calamosca. Ospite di numerosi concerti quali, Rudy Rotta e Enzo “Vince” Vallicelli. Inoltre canta con Lisa Hunt (storica corista del bluesman Zucchero Fornaciari).


cultura

Ornella Panciera

Un cavalluccio viaggiatore LA SVOLTA DI VITA, IN UN EPISODIO DEL TUTTO CASUALE Di Gianni Fellissent

asce a Conegliano e si trasferisce a Grado fin da bambina: si avvicina alla pittura negli anni Ottanta, pervasa dalla predisposizione al mondo fantasioso dell’infanzia, l’amore per il figlio. Lo scorrere degli episodi nella vita di Ornella, forma delle opere che passano dal carboncino all’acrilico con caratteristiche dolci, armoniose e gentili, indirizzando i critici ad af-

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fermare la corrente naif della pittrice, ma prevaricando le sue reali ispirazioni che usano pennellate di colori accesi ed eccessivi. L’anima stravolta si rifugia nella pittura trovando la salvezza dai tremendi turbamenti rilevanti: gli incubi diventano quadri coloratissimi, freschi e gioiosi che agiscono su di lei come una benda medicamentosa su una ferita. Una mattina, passeggiando per le calli di Grado, trova sulla finestra di una casa una conchiglia, e con stupore, dopo averla aperta, trova un cavalluccio marino. La leggenda del cavalluccio marino si forma già negli anni antichi, quando era considerato un potente portafortuna: l’abbinamento iconoclastico del cavalluccio marino si basa sul movimento che porta al di fuori dei momenti peggiori, trovando episodi più belli. Il ritrovamento casuale della conchiglia risplende nel cuore dell’artista, portando la serenità che manca nella vita di Ornella.

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cultura

Carla Dovier

I ritratti dell’anima nell’isola del sole L'ESPRESSIVITÀ RISERVATA E RIFLESSIVA DENTRO UNA PITTURA D'INNATA ELEGANZA Di Carla Pangrazio

arla Dovier nasce a Grado nel 1947 e fin da piccola sente molto forte la sua condizione di figlia d’arte. Suo padre, Carlo Dovier, pittore molto amato nella Grado dei suoi tempi, non le insegna a dipingere, tecnicamente parlando, ma le insegna, cosa sicuramente più importante, l’attitudine dell’essere pittore e il suo dedicarsi con tutta la passione possibile all’arte, vivere per quello, dipingere in ogni momento della giornata, all’aperto, in studio, a casa. Carla ricorda il tavolo da pranzo sempre colmo dei suoi colori e dei pennelli e il suo atteggiamento schivo, mai in cerca di popolarità e successo. Carla è questo che riceve dal padre, il suo grandissimo talento e questo modo di porsi riservato e riflessivo cui lei aggiunge un’eleganza innata

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e la capacità non di superare, ma di continuare il percorso pittorico del padre servendosi di un linguaggio più complesso che la porterà a diventare una pittrice di ritratti. Infatti, mentre il padre diventa il pittore di Grado, ricordiamo i suoi amatissimi paesaggi lagunari, Carla diviene pittrice dei gradesi. E’ affascinata dai volti segnati dei vecchi che nello sguardo raccontano la propria storia e dai bambini che nello sguardo mostrano invece l’innocenza e la limpidezza del credere, dell’aver fiducia nel proprio futuro. È l’inizio e la fine della vita, momenti così diversi e contrastanti che però, per la pittrice, parlano un unico linguaggio, quello dell’anima, che si rivela attraverso gli occhi, attraverso lo sguardo che lei sa cogliere in modo magistrale. Nei ritratti di Carla Dovier, c’è qualcosa di espressionista, insieme a una grande forza e la libertà di usare colori non scontati.


L’Impronta

La cultura nel linguaggio moderno LA RASSEGNA DELLA MICROEDITORIA EVENTO IMPERDIBILE La Redazione

’Impronta” è attiva da più di dieci anni per continuare l’esperienza di collaborazione tra persone che vedono nell’arricchimento culturale una strada sicura di crescita. La

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sua opera non si ferma nel territorio clarense. Fondamento propositivo dell’associazione, afferma il Presidente Paolo Testa, è “il desiderio di sensibilizzare e coinvolgere, attraverso un linguaggio nuovo, moderno e chiaro, un numero sempre più vasto di persone, per valorizzare, promuovere e sviluppare, in autonomia, all’interno della realtà sociale del territorio in cui opera, i temi dell’arte e della cultura.” Le attività principali sono la valorizzazione delle arti attraverso l’organizzazione di conferenze, mostre e concerti: di grande importanza è la manifestazione della Rassegna della Microeditoria che si svolge ogni anno nel mese di novembre a Chiari (BS) presso la Villa Mazzotti.

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la darsena

Ristorante gli eventi culturali a grado

ha organizzato una serata calorosa, divertente e cordiale, ricca di spunti culturali a dir poco unici e originali. Cinque diverse forme di cultura si sono unite in una serata piacevole e interessante: cucina, musica, pittura, storia e letteratura. Il secondo appuntamento sarà:

martedì 17 gennaio 2017 alle ore 20.00 con il tema

“Da Grado a Venezia: le cronache sentimentali”. Saranno presenti alla serata:

Cristiano Meneghel, professore di storia e filosofia e cultore della storia gradese Alessandro Zaltron, scrittore, con il libro “Le cronache sentimentali” ed. Franco Angeli Musique Boutique Trio, musica lounge

Presenta la serata:

Cristoforo di tella - sky e 7gold Serata su prenotazione. Ingresso €. 25,00 (compresa degustazione) Ristorante "La Darsena" - Località Testata Mosconi, Grado Info e prenotazioni tel: 0431 876257 Mail: espressioni@marcaaperta.it


Majorettes

L’amicizia prima di tutto SORRISI, SIMPATIA E PASSIONE PER LA DANZA. IL RITMO DELLA NOSTRA VITA Di Claudia Benvenuto Foto Eleonora De Martin

a simpatia e i sorrisi delle Majorette di Loreggia (PD) sono tornati nelle pagine della nostra rivista, per salutare il pubblico che le ha accompagnate in un anno di grandi successi nelle manifestazioni svolte in tutta Italia. Giulia e Alessia sono entusiaste della risposta del pubblico e di tutti i mes-

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saggi d’affetto ricevuti. Ringraziano e augurano un sereno Natale e un Felice Anno Nuovo a tutti. La stima e l’amicizia che ci lega con le Majorettes di Loreggia premiano il lavoro della redazione nella continua attività di ricerca di notizie e informazioni che ci contraddistingue. Le abbiamo seguite nelle performance estive e invernali, insieme alla creatività di nuove coreografie, e le continueremo a seguire nei prossimi appuntamenti. La cultura del ballo e del sincronismo di gruppo rende ogni esibizione unica nel suo genere: la simpatia, i sorrisi e la passione per la musica rende ogni spettacolo unico e speciale.

OSTERIA VARASCHIN

di Borsato Lucia

Via La Storta 3 Merlengo (TV) Tel: 0422 442001

Orario: Lunedì chiuso - Martedì - Venerdì 15.00 - 22.00 Sabato 9.00 - 13.00 ; 15.00 - 22.00 - Domenica 8.00 - 13.00 ; 15.00 - 22.00

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cultura

Achille Platto

La bellezza di scrivere il dialetto LA MUSICALITÀ STRAORDINARIA DELLA LINGUA BRESCIANA La Redazione

chille Platto nasce a Castrezzato (BS) e diventa il più apprezzato artista di testi in dialetto bresciano. La vita artista incomincia dal teatro e nel periodo che va dal 1970 al 1980 scrive per le

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Compagnie teatrali “Il Teatro Due” e “Il Teatro del Maglio” i testi “Va ricurdìff le sere che daquàem”, “Liunfant”, “La nigola zalda” e “I signori sono in casa”. Platto è anche poeta: il carattere della sua poetica è essenzialmente epico-lirico e il suo primo “grande affresco” in dialetto bresciano ha per titolo “Bibbiù” (Bibbia in dialetto), una re-invenzione in dialetto bresciano dei passi più noti dell’Antico e Nuovo Testamento. L’ispirazione poetica prosegue con “Aqua Trobia” (Acqua torbida), poemetto in versi endecasillabi e “Sacra Familia”, letta per la prima volta al Circolo Filologico Milanese.

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PERIODICO DI INFORMAZIONE, APPROFONDIMENTO E CULTURA

NOVEMBRE-DICEMBRE 2016

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Foto Barbara Ledda

Maurizio Lombardi

L’ARTE DI ESSERE UN UOMO


Ăˆ uscito il secondo libro di

Luigino Troncon

A Vita Vera2

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sommario Paolo Gatto

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SUONI DI MARCA 2017

8 Susanne Kristina Satz IL GIOCO DELLE PARTI IN COPERTINA 4 Maurizio Lombardi

CULTURA 24 DaRko Reimei

Laura Balbinot

CHEZ DONELLA 18 Lino Vairetti 22 Laura Balbinot

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I TRE GENERI DEL VIOLONCELLO

Lino Vairetti

L’ODORE E IL SAPORE DELLA MUSICA

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Foto Barbara Ledda

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in copertina

Maurizio Lombardi L’arte di essere un uomo IncontrIamo l’energIa e la passIone dI un attore teatrale e cInematografIco

hi è Maurizio Lombardi? Maurizio è un ragazzo “ritrovato”, che si ritrova nella professione di artista. Anche se mia madre non è un’attrice di professione, potrei essere figlio di una mamma artista grazie ai suoi tempi drammatici, e sono contento di aver vissuto in una famiglia “teatrale”. Sono affascinato dall’artigianalità culturale della mia bellissima terra. La Toscana, per me, è il centro dell’originalità dell'arte italiana, la falange di bellezza dell’arte completa. Sono innamorato della grande teatralità Italiana e della scuola toscana che ha prodotto grandi fuoriclasse.

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Qual è stato il suo approccio alla professione di attore? Principalmente, mi piaceva moltissimo imitare i professori a scuola: per ben sei anni, e non nascondo il fatto di essere stato bocciato un anno, li imitavo. Ho studiato per diventare geometra, e periodicamente mettevo in scena degli spettacoli improvvisati, usando le stanze della scuola come palcoscenici. Io a scuola ero quello che non studiava: “E’ intelligente, ma non si applica!” Ero un vagabondo, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e artisticamente utile. Che cosa le lasciano i personaggi che lei rappresenta in teatro? Tutto: per me non è mai finzione, m’immedesimo in ognuno di loro. Mi focalizzo su di loro: se sono un cattivo, prendo tutte le sue

Foto Leonardo Bertuccelli

Di Mario Fontana


in copertina

caratteristiche e divento come lui, ma anche se sono buono sono come lui. Quando finisco uno spettacolo, è difficile togliermi di dosso il mio personaggio. Cinema o teatro: dove si trova meglio? Sia nel cinema sia in teatro. Nel cinema il pubblico è concentrato nella cinepresa che hai di fronte, mentre in teatro il pubblico è lì di fronte che ti guarda e vuole ricevere tutte le emozioni possibili. Quali sensazioni prova durante gli spettacoli e come sente il pubblico? In teatro il pubblico deve essere affascinato e vivere con te la scena: nella poesia, le parole e lo stile devono commuovere chi le legge e allo stesso tempo ti appaghi, nella pittura i colori e i tratti ti ammaliano. I 6 I Marca Aperta I novembre/dicembre 2016

Biografia Maurizio Lombardi nasce a firenze e dalla toscana riceve tutta l’artigianalità artistica che lo affascina e influenza. e’ un artista poliedrico, la sua formazione artistica, cominciata dalla scuola, passa dai nomi di ugo chiti e Jordan Bayne. Il suo spettacolo ruota attorno alle intelligenti capacità espressive, dove porta in scena qualsiasi tipo di personaggio: lo stile e la capacità emotiva vedono maurizio lombardi spaziare dal drammatico al comico, dal classico al moderno in autonomia e limpidezza. scrive, dirige e interpreta “pugni di zolfo” monologo sulla tragica vicenda di un pugile siciliano d’inizio novecento, tra sogni, paure e giochi per sfuggire alla morte e alla discesa


Foto Barbara Ledda

in copertina Ha altri interessi oltre la professione di attore? Posso dire che i miei interessi, convergono nella mia professione: sono compositore, disegnatore (amo il disegno che serve anche per preparare i miei spettacoli), scrittore, musicista, fotografo, mimo, ballerino e cantante. É mia convinzione che un artista deve essere completo in ogni disciplina, perché un attore è un raccontatore di storie. Il corpo è l’elemento primo per raccontare storie, andare in scena o sul set è paragonabile a un attore che intraprende un viaggio che non finisce mai, dove l’umiltà del lavoro è messa al servizio del pubblico che deve essere soddisfatto. Se la sente di dare un consiglio ai giovani che vorrebbero fare la sua stessa professione? Mi sento di dire questo: “Lavoro, lavoro, lavoro” dal motto del grande allenatore Vincent Lombardi, allenatore dei Green Bay Pakers “Work Work Work”. La grinta non deve mancare, bisogna lavorare molto e non aspettare perché “nessuno non ti regala mai niente”. È il lavoro più bello e interessante del mondo, è un viaggio potente e si diventa attori dedicandocisi con tutti sè stessi. Le lingue sono importanti perchè ormai la scena è internazionale.

nell’inferno della zolfara. nella versione Inglese è selezionato al festival di edimburgo nel 2013, manifestazione internazionale più importante del teatro. poi è dal regista drammaturgo ugo chiti e con Ivana chubbuk insegnante di la. attualmente segnaliamo il lavoro di maurizio lombardi nelle seguenti produzioni: “The Young Pope” diretto da Paolo Sorrentino - I primi due episodi della serie sono stati presentati il 3 settembre 2016 alla 73ª mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. maurizio lombardi interpreta il cardinale mario assente. “Martino, dove sei?” con Piefrancesco Favino e

Giuseppe Fiorello - Opera prima di Alessandro Pondi, le cui riprese sono da poco iniziate in puglia dove proseguiranno tra ginosa e Bari per poi trasferirsi a roma. “Il ragazzo invisibile 2” di Gabriele Salvadores. “Metti una notte” diretto da cosimo messeri con amanda lear “L’Uomo Rondine” - Un monologo al maschile di e con Maurizio Lombardi, con lui sul palco il musicista giuseppe scarpato chitarrista di edoardo Bennato. “The Pride” - dal 4/11 al 5/12 al Piccolo Teatro Strehler Milano Maurizio Lombardi ha in lavorazione una pellicola cinematografica in uscita nel 2017.

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classica

Susanne Kristina Satz Il gioco delle parti IL SUONO NASCE DAL SILENZIO. VIAGGI, SUONI, EMOZIONI Di Claudia Benvenuto

na vita dedicata alla musica: quando nasce questo amore? Per risponderle dovrei mettere in campo la questione del talento, dell’impronta genetica, dell’ambiente culturale nel quale si è inseriti; una tematica molto complessa. Nel mio caso tutto è nato all’età di quattro anni ed è stata una passione immediata e costante. In Germania ho avuto la fortuna di trovare subito grandi maestri e bravissimi musicisti con i quali suonare insieme; ciò ha senz’altro favorito il mio processo evolutivo, compresa la gioia di condividere la musica.

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Che cosa le trasmette il pianoforte? La vita. E’ un coinvolgimento totale. Non è solo il rapporto con il suono o con il mondo emozionale ad entrare in gioco. C’è qualcosa di profondo, che tocca l’anima, lo spirito, l’intelletto e soprattutto la coscienza percettiva. I 8 I Marca Aperta I novembre/dicembre 2016

Il pubblico in sala: lo emoziona o la emoziona? E’ un meraviglioso gioco delle parti, un’alchimia che talvolta ti fa accedere a quello stato di grazia dove le cose accadono senza volontà. Sin da bambina l’emozione prima e durante un’esecuzione è stata fortissima. Aumenta con un crescendo inesorabile all’avvicinarsi del concerto, esplode e si trasforma facendo nascere qualcosa di nuovo durante la performance, qualcosa che


classica nella preparazione non si verifica mai. Questa energia nuova la regala il pubblico, il quale può emanarla soltanto se esso stesso è emozionato. Ed ecco il gioco; bello, appagante, faticoso. Quali sono le sensazioni che sente in un recital solistico e in un concerto da camera? Sono due configurazioni emotive completamente diverse, due atteggiamenti in antitesi. Nel caso del recital solistico l'energia, la forza espressiva, l'armonia delle intenzioni deve più che mai nascere da uno stato di silenzio interiore perché in quell’atto creativo si è profondamente soli e facilmente vulnerabili. Nel caso di un concerto da camera, il fatto di condividere l'esperienza con altri musicisti, soprattutto se c’è una grande sintonia, moltiplica le energie in atto e apre a straordinari stati di abbandono. Quali sono i progetti futuri? Al momento mi sto occupando della pubblicazione del mio primo libro “Die Klavierbegleitung im klassischen Lied”, un testo dedicato

all’analisi di alcuni aspetti pianistici del repertorio liederistico. Parallelamente, oltre all’attività didattica che svolgo presso il Conservatorio “C.Monteverdi” di Bolzano, porto avanti i miei progetti concertistici insieme a diversi ensemble cameristici, tra i quali il Porgy & Bess Piano Duo. Pensando al futuro, continuerò a scoprire nuovi repertori perché credo che la musica sia un’enorme fonte di energia e un veicolo straordinario di ricerca interiore.

Biografia Susanne Kristina Satz si è laureata con il massimo dei voti e menzione speciale alla “Hochschule der Künste” di Berlino e alla “Royal Academy of Music” di Londra. Tra i suoi insegnanti figurano nomi del calibro di Karl-Heinz Kämmerling, Dietrich FischerDieskau, György Sebök e Franco Gei, allievo di Arturo Benedetti Michelangeli. Premiata al Concorso di Musica da camera di Monaco, si è esibita nei più importanti centri musicali europei ed ha partecipato ad importanti festival internazionali tra i quali il Convergence di Bratislava e l'Edinborough Festival, per il quale è stata selezionata per BBC LIVE. Ha collaborato con importanti musicisti tra i quali Iana Deshkova, Thomas Woods, Yumino Toyoda e Joseph Luptak. Specializzata nel

repertorio liederistico, ha all’attivo numerosi concerti con rinomate soprano quali Sabine Ritterbusch, Ee-Ping Yee, Susannah Haberfeld, Itziar Real e Josephine Allendorf. Suona regolarmente con Vinicio Capossela, con il quale ha registrato un DVD ed ha partecipato a molti sui tour. Ha inciso per PENDRAGON e WARNER MUSIC. Insegna al Conservatorio “C.Monteverdi” di Bolzano. “PORGY & BESS PIANO DUO” Roberto Paruzzo Susanne Kristina Satz

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Paolo Gatto Suoni di Marca 2017 TREVISO CAPITALE DELLA MUSICA DI MARCA. LA STORIA E LA VITA Di Mario Fontana

hi è Paolo Gatto? Sono un amante della musica, che è parte integrante della mia vita fin da piccolo. Dall’età di nove anni ho iniziato a studiare il pianoforte sotto la guida del Maestro Antonio Disco al Liceo Manzato di Treviso, seguito poi dal maestro Brunello e quindi a Venezia con la professoressa Taronna. Grazie al maestro Sergio De Pieri ho imparato a suonare l’organo. Mi sono diplomato in Didattica della Musica e laureato nella facoltà di Architettura di Venezia. Mi sono avvicinato al Jazz, sotto la guida del maestro Marco Ponchiroli e ho conseguito l’abilitazione all’insegnamento di musica negli istituti di II grado, tuttora occupo la cattedra di musica al Liceo Artistico di Treviso. Sono stato per anni Presidente

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della sezione territoriale di Treviso “SIEM” (Società Italiana per l’Educazione Musicale) e direttore – assieme alla professoressa Francesca Cacco – della scuola di musica Papillon Musicale. Dal 1990 sono attivo nell’organizzazione di eventi culturali e musicali nella Marca Trevigiana, tra i quali spettacoli, convegni, lezioni, concerti e stage rivolti


eventi a studenti o docenti di scuole di ogni ordine e grado. Sono nato e vissuto a Treviso, ed ho sempre cercato di promuovere per questa città la musica a tutti i livelli, scolastico ed extra-scolastico, dal 1990 ho iniziato a collaborare con la manifestazione Estate Trevigiana, patrocinata dal Comune di Treviso, inserendo nel cartellone estivo un evento musicale rivolto a tutti. Si è sviluppato così un progetto che mira a diventare un punto di riferimento per un pubblico attento ai cambiamenti ed alle nuove espressioni della scena musicale trevigiana e nazionale, nella cornice di luoghi storici della città quali le Mura cittadine o il parco di Villa Margherita, e proponendo sempre generi musicali differenti, dal funky al jazz, dalla musica classica al rock, dal jungle al folk. Il progetto si sviluppa nel corso degli anni consolidandosi, penso ad esempio a Suoni di Marca Festival, punto di riferimento per i musicisti che producono musica propria nella Marca Trevigiana. Il programma è finalizzato a rendere la musica parte integrante della vita sociale, unendo generazioni differenti che ne condividono l’amore e la passione. La volontà di promuovere la musica nella città di Treviso si realizza attraverso brani rappresentativi della città, in altre parole l’articolarsi attorno al perno centrale costituito dalla musica delle parti (sociali, culturali, economiche, sportive) che compongono la stessa città. Direttore artistico di Suoni di Marca Festival, sostengo dunque l’organizzazione ad attuare la pianificazione, la definizione degli obiettivi e l’organizzazione generale del Festival, oltre a curare i rapporti con istituzioni e territorio. Quali sono le sue passioni e interessi? La mia prima passione è sicuramente il pianoforte, poi la musica e l’arte in tutte le sue forme. Da studente andavo ai concerti degli artisti che sono transitati in Italia negli anni ‘70 e ’80: da Lou Reed a Patty Smith, dagli Area ai Jethro Tull, dai Soft Machine ai Rolling Stones. Non da meno è la passione che ho per i viaggi, lo sport, in particolare il volley prima e il tango argentino ora, visto come modo di percepire la vita nella sua passione ed energia, ma anche melanconia e sensibilità.

Che cos’è la manifestazione Suoni di Marca? Suoni di Marca è un Festival a tutto tondo, un villaggio musicale all’interno della cornice urbana trevigiana giunto quest’anno alla sua 27esima edizione. Caratteristica dell’evento è la capacità di affiancare alla musica (distribuita su quattro palchi) le numerose realtà culturali, sportive, sociali, artistiche ed economiche della città, contribuendo dunque a valorizzare il territorio e le sue attività interconnesse attraverso uno scambio reciproco per creare una città nella città che permetta ad un qualsiasi potenziale pubblico di avvicinarsi o appassionarsi alla musica, pur senza esserne un fruitore abituale. Il Festival nasce come spazio di aggregazione sociale e come rete di collaborazione fra gli individui che cooperano al successo dell’evento. Gli organizzatori non sono le uniche persone coinvolte in questo processo, processo che riceve infatti energie anche dagli artisti, dal pubblico e dalle istituzioni statali. Suoni di Marca nella storia ha attraversato sostanzialmente quattro distinte fasi. 1990-1997: fase di avvio e di assestamento. Il Festival era conosciuto come Randevù a Prato della Fiera, poi come Ritmo in Villa a Parco di Villa Margherita e al Molinetto di Villa Manfrin. 1998-2002: il festival assume una forma propria e consolida alcune delle principali collaborazioni organizzative ed istituzionali presenti ancora oggi, prendendo il nome di Mura di Not(t)e e successiI www.marcaaperta.it I 11 I


eventi vamente di Suoni di Marca. Il termine “Marca” associato alla parola “Suoni” vuole simboleggiare un duplice significato: la promozione della musica nel territorio trevigiano e al contempo la volontà di veicolare un prodotto musicale di qualità. 2003-2010: fase di espansione. Si assiste ad un aumento del pubblico dovuto alla scelta artistica di artisti di levatura nazionale come Buena Vista Social Club, Gino Paoli, Elio e le Storie Tese. 2011-oggi: fase di stabilizzazione in termini di durata del Festival, di audience e di bilancio. Le innovazioni introdotte riguardano soprattutto la creazione di nuove sezioni musicali con più palchi e l’organizzazione della comunicazione tramite i social network e la promozione nel territorio. Il programma offre oggi un ventaglio di generi musicali a trecentosessanta gradi, proponendo musica di generi diversi e differenziandosi da altri festival organizzati in Italia con la costruzione di una line-up ad hoc. Si vuole scindere da un genere musicale unico al fine di dare una possibilità di scelta che sia la più ampia possibile ai fruitori, studiando per ogni serata un leit-motiv, un tema che guidi lo spettatore. Altra caratteristica fondamentale è la proposta musicale, che negli anni si è estesa anche verso altri generi più mainstream. Il Festival cerca quindi di dare voce a quelle tantissime realtà musicali del territorio che faticano a trovare uno spazio per far conoscere la propria musica: nel 2016 Suoni di Marca Festival ha dato voce per 18 giorni a più di 60 artisti divisi sui tre palchi secondari, oltre ai 42 sul main stage, per un totale di 102 proposte di musica originale dal territorio trevigiano. Questo ha dato nuovo slancio alla manifestazione proprio per la qualità della scelta artistica. Alla base di tutto c’è un’attenta analisi a lungo termine, finalizzata a far conoscere e rappresentare le proposte del territorio trevigiano in collaborazione con l’Assessorato alle Attività Produttive di Treviso per la promozione del comparto del Commercio e del Turismo. Suoni di Marca crea decisamente un indotto economico per la città, lungo la quale il pubblico transita durante i diciotto giorni di festival, cogliendo I 12 I Marca Aperta I novembre/dicembre 2016

l’occasione per visitare la stessa ma anche la provincia e la regione. Si utilizzano strutture ricettive come alberghi, Bed & Breakfast, musei, ristoranti, esercizi pubblici cittadini. Suoni di Marca è un evento musicale legato alla socializzazione non virtuale, oltre alla musica infatti, il festival include un Percorso del Gusto che si snoda lungo le Mura e che permette ai visitatori di scoprire le tipicità e le particolarità enogastronomiche della Marca Trevigiana. L’itinerario – che comprende trenta stand suddivisi per aree tematiche – spazia dalle cicchetterie venete ai locali etnici, dai finger food ai ristoranti, valorizzando la tipicità locale e favorendo la crescita economica della Marca e dei suoi prodotti, secondo il principio del “Chilometro 0”. Suoni di Marca crea dunque una fitta rete di collaborazioni con locali, negozi, associazioni, fornitori e artigiani operanti principalmente nel territorio trevigiano (nelle ultime edizioni sono stati coinvolti più di 100 esercizi commerciali, 35 associazioni di volontariato operanti nel sociale, 10 associazioni/esercizi operanti nell’infanzia, 100 artigiani) senza considerare tutti i fornitori e subfornitori relativi ed infine gli sponsor (ovvero aziende del territorio che, grazie ad un reciproco scambio di visibilità, sono presenti all’interno del festival con i loro spazi espositivi). L’arte in tutte le sue forme è valorizzata attraverso l’allestimento di spazi dedicati ai giovani artisti trevigiani, che possono trovare nella manifesta-


eventi zione un punto di riferimento per incrementare la visibilità delle loro opere. È così che il Festival è diventato – in queste ultime edizioni – fulcro creativo di importanza rilevante per fotografi, scultori ed artisti incrementando di anno in anno il comparto multidisciplinare dell’evento, nonché la grande famiglia di volontari e studenti impegnati negli stage curricolari dell’Alternanza Scuola Lavoro e delle convenzioni universitarie di stage formativi con le facoltà di Venezia e Padova. Il progetto Suoni di Marca prevede di ampliare la gamma di questi caratteristici “brani di città” coinvolgendo nelle prossime edizioni un maggior numero di associazioni sportive e culturali, in collaborazione con l’ufficio Turistico del Comune di Treviso e le associazioni di categoria (Asco e Unindustria) per convergere l’attenzione del visitatore su eventi concomitanti o prossimi nella città, e dare visibilità agli esercizi commerciali e di promozione del turismo di Città e Provincia. Suoni di Marca si può riassumere nella continua ricerca di equilibrio tra componente musicale ed extra musicale, tra territorio ed extra-territorio, tra prodotto offerto e contesto, equilibrando generi musicali differenti senza alcuna preclusione intellettuale ed implementando il comparto ecosostenibile. Durante la manifestazione, infatti, sono predisposti tredici Ecopunti, presidiati da più di 60 volontari che forniscono materiale informativo relativo all’ottimale compimento della raccolta differenziata. Mediante l’organizzazione di servizi ad hoc (contenitori di adeguata volumetria, utilizzo di flying banner per indicare i punti di conferimento dei rifiuti accessibili al pubblico), l’introduzione di cartelli contenenti indicazioni sul conferimento dei vari materiali, l’uso di stoviglie compostabili e altri materiali ecocompatibili. Questo ha permesso a Suoni di Marca di ricevere da Contarina l’attestato di Evento Virtuoso nell’ambito dell’iniziativa Eventi EcoSostenibili, attestandosi tra i Festival Ecosostenibili più importanti a livello nazionale, chiudendo l’edizione 2016 con oltre l’80% di raccolta differenziata. I www.marcaaperta.it I 13 I


eventi

La città di Treviso cosa può offrire al pubblico? Treviso offre un incantevole scenario naturale tra le case affrescate, i mulini e i salici piangenti, le stradine dove perdersi tra ottime osterie tipiche in cui sorseggiare del buon prosecco. Una passeggiata sulle Mura Rinascimentali, la visita di incantevoli musei come il Bailo, Ca’ dei Ricchi, Ca’ dei Carraresi. I molteplici eventi musicali, oltre a Suoni di Marca, come il Festival sottovoce, il Festival organistico Internazionale Città di Treviso, il Festival Chitarristico delle due Città, il Festival dell’Informatica Sociale, il Treviso Comic Book Festival, Home Festival, la Fiera Quattro Passi, SoleLuna Festival, Cartacarbone. Inoltre, da non dimenticare anche il Teatro Comunale - con un buon Cartello per la Stagione Concertistica - le mostre di carattere nazionale e la Ghirada. A livello sportivo sono sicuramente da citare Benetton Basket, Tarvisium e Benetton Rugby. Soddisfazioni e delusioni: quali prevalgono e perché? La progettazione di eventi culturali di questa portata presenta sempre piccole difficoltà e delusioni che gli organizzatori devono affrontare. Basti pensare che, per “sopravvivere”, si è spesso costretti a chiedere finanziamenti a privati o tramite bandi europei. Questo crea sicuramente problematicità, che possono anche esaurirsi in piccole delusioni. Ma con caparbietà e una buona esperienza sul campo, gli ostacoli si superano e le soddisfazioni che ne derivano sono impareggiabili. La soddisfazione di essere riusciti a creare un Festival originale ed unico nel suo genere, il Festival più lungo ad ingresso gratuito in Italia, che si distingue per un cartellone tecI 14 I Marca Aperta I novembre/dicembre 2016

nico-artistico di alto livello e anche per l’articolata composizione delle componenti extramusicali, il coinvolgimento delle varie realtà che compongono il tessuto sociale della nostra città e del nostro territorio. La soddisfazione di superare positivamente ogni anno la sfida di offrire una proposta musicale sempre di maggior qualità al pubblico che vi partecipa, con uno staff che è prima di tutto una grande famiglia, oltre ai cento volontari che ogni anno con affetto si prestano all’evento. La migliore soddisfazione è comunque quella di essere riusciti a realizzare a un progetto così grande ed articolato, ricco di cooperazione e interscambio fra associazioni e attività produttive del centro storico di Treviso. Una situazione di festa che dura diciotto giorni, nella quale il Festival è vissuto come un happening, un momento in cui si va in vacanza coniugando la convivialità alla partecipazione attiva ai concerti e alla proposta culturale- territoriale. Il giorno e la notte hanno la stessa importanza per lei? Tra i due preferisco sicuramente la notte, che può essere tutto: trasgressione, insonnia, divertimento, ma soprattutto un silenzio nel quale si amplificano i sogni. Ha altri interessi oltre la musica e lo spettacolo? Sicuramente il tango argentino, e poi i viaggi, la montagna ed il suo silenzio. Un pensiero per i nostri lettori? Riprendendo il concetto del filosofo Schopenhauer ne approfitto per far riflettere… La musica è ’unica arte che va oltre la materia, l’unica che può esistere anche senza il mondo, tanto profonda proprio perché non esprime semplicemente un’idea ma rappresenta l’essenza stessa del pensiero e dell’esistenza. La musica va oltre ogni confine, oltre ogni barriera, è il solo mezzo per avvicinare tutti in un momento storico difficile come questo. Vi aspettiamo a Suoni di Marca Festival la prossima estate, dal 20 Luglio al 6 Agosto 2017


redazionale

Professioni affermate

Sandro Tognon, propone il nuovo "Ego"

l cocktail più esclusivo per ricetta e gusto, che “regala” al palato un gusto lagunare, si trova certamente da Sandro Tognon. “Ego”, questo il nome del cocktail, nasce da un’idea del noto barman che ha mischiato sapori più tradizionali con il Santonego, essenza che si estrae da un’erba che cresce solo nella laguna di Grado. Il segreto non è svelato, ma l’ingrediente principe si trova nel suo locale, il Bar Hemingway, e il cocktail che nasce entra nell’“Ego” dei più bei momenti di vita sull’isola. Sandro inizia la sua carriera di barman nel bar di famiglia, dove trova la passione per questo mestiere. La dedizione e la passione sono fondamentali, insieme all’amore nel miscelare gli ingredienti per una buona riuscita della ricetta. Sandro conosce tutti i tipi di cocktail e quando il cliente ordina i soliti nomi, si prepara il tutto, ma manca quella sensazione di originalità e invenzione che è nella sua anima. Con la ricetta “Corsaro Nero” a Tirrenia (PI) si è clas-

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sificato al primo e secondo posto al campionato nazionale. La sua carriera è iniziata a Grado per poi proseguire nei migliori locali notturni del Friuli Venezia Giulia e non solo, e grazie all’aiuto della moglie Patrizia è riuscito a raggiungere traguardi eccezionali. A caratterizzare il Bar Hemingway è certamente la cortesia. Il locale in centro a Grado, attraverso queste pagine, vuole ringraziare tutti i clienti che da anni ne apprezzano e seguono la professionalità, avendolo fatto diventare un punto di riferimento per la gioia dei gusti.

Bar Hemingway Galleria Excelsior Angolo Via Marina, 22 Tel. 3421280453 Grado (GO) 34073 I www.marcaaperta.it I 15 I


redazionale

Moving Records & Comics

Pierpaolo Lamanna parla del suo progetto (in)social IL VALORE CULTURALE DI UN CERTO CALIBRO, DOVE CRESCERE INTERESSI COMUNI

La Redazione

oving Records & Comics nasce nel 2012 con l’intento di creare un luogo dove l’idea culturale della musica, del cinema e del fumetto potesse essere preservate “dall’assalto della pochezza della società tecnologica odierna” fatta di social, contest e tanto fumo, che ci sta facendo sprofondare in un decadentismo e isolazionismo pauroso. Moving si pone l’obiettivo di essere un luogo dove chiunque, indipendentemente dall’età anagrafica e dai generi, possa avere l’opportunità di trovare, in ambito musicale soprattutto, ma anche fumettistico e cinematografico ciò che cerca, non disdegnando poi ultimamente uno sviluppo in ambito del merchandising e dell’abbigliamento e del collezionismo di modellismo giapponese, ma con l’obiettivo principale della comunicazione. Fondamentale in questo senso anche la sinergia cercata con la Libreria Lovat di Villorba

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(TV), sito dove da sempre si cerca di preservare valori culturali di un certo calibro e luogo ideale dove poter far crescere insieme sinergicamente gli interessi comuni. Parallelamente Moving cerca di dar spazio anche alle giovani band emergenti ospitando spesso piccoli concerti e showcase, ed è anche una piccola etichetta discografica indipendente, sempre pronti a dar una mano ai nostri giovani che sono il nostro futuro e non abbandonarli all’apatia (in)social.


MA Donella [3].qxp_The Best Of 30/11/16 08:58 Pagina 3

è un progetto di Donella Del Monaco e Paolo Troncon in collaborazione con Diastema Studi e Ricerche e Marca Aperta news@donelladelmonaco.com www.donelladelmonaco.com

Foto: Eleonora De Martin

Chez Donella


Lino Vairetti L’odore e il sapore della musica ROCK PROGRESSIVO, PANE, ACQUA E RESPIRARE Di Mario Fontana

a musica secondo Lino Vairetti… Per me la musica è vita, è il pane, è l’acqua… è respirare, amare… è un sesto senso come sentire, vedere, odorare, mangiare, toccare, muoversi. Non riesco a immaginare la mia vita senza l’odore e il sapore della musica. Sento musica nel fruscio del vento, in un tuono, nel mare, nel pianto di un bambino, in un grido di dolore e anche nel silenzio. Ovunque c’è un suono o un rumore, esso mi riporta immancabilmente alla musica. Credo che non sia solo un mio

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sentire, ma il sentimento di tutti gli esseri umani che hanno un minimo di sensibilità e che per cultura e educazione siano dotati di una libertà di pensiero e di un minimo di immaginazione che oggi i mass media tentano di annullare od offuscare. Qual è il senso del suo personaggio? Bella domanda. Da persona creativa ed eclettica, da sempre ho interpretato il mio ruolo di artista, di cantante e di musicista comunicando con la gente attraverso un linguaggio simbolico e una mia “altra” personalità non dissociata da me stesso. Io entro in un personaggio per raccontarmi, per vivere una dimensione più surreale e spettacolare che, tuttavia, rimane legata alla mia storia, al mio essere concreto e presente nella realtà. Amo l’arte e lo spettacolo in tutte le sue innume-


revoli forme ed esprimo i miei pensieri creativi (che non riguardano solo la mia quotidianità), entrando in questo personaggio che racconta con vari linguaggi (sia verbali che non verbali, poetici, estetici e musicali), delle emozioni, delle storie, delle metafore che riportano comunque alla vita reale, alle angosce esistenziali, alla drammaticità e alle contraddizioni del vivere, ma anche al potere e alla magia della fantasia, dei sogni, delle passioni, della felicità e della gioia di vivere. Che cosa le dà il rock progressivo? Il rock progressivo è entrato nella mia vita di artista e musicista al momento giusto della mia crescita e della mia giovinezza e per questo mi ritengo fortunato. Avevo circa vent’anni quando è fiorito ed esploso questo “fenomeno”, questo nuovo modo di fare cultura, musica e spettacolo. La mia anima rock si è arricchita di altri elementi creativi e rappresentativi per dar luogo a una nuova forma di arte aperta alle contaminazioni, alla miscela e alla fusione straordinaria di mondi diversi che fino allora erano codificati ed catalogati in settori ben distinti tra loro. Il “prog” mi ha dato la possibilità di uscire fuori dalla semplice forma canzone e di legare il rock al mondo classico e sinfonico, al jazz, al blues, alle culture popolari e alle varie etnie territoriali… e poi ancora la possibilità di utilizzare testi con un linguaggio poetico, sia esso onirico, surreale o politico, e creare, altresì, anche forme di rappresentazioni di spettacolo visivo e multimediale e non esclusivamente musicale. È stato un ampliamento straordinario e senza confini che ha inciso in modo determinante sulla mia creatività e sulle mie capacità espressive e comunicative. Sono decisamente un “Uomo in Prog”. Il giorno o la notte, cosa preferisce? La notte senza alcun dubbio. La mia vera “musa” ispiratrice. Accanto a me, sul mio letto, c’è sempre una chitarra, un taccuino per prendere appunti o fare uno schizzo e il

mio PC portatile; io dormo con loro. Il giorno è il luogo vitale degli incontri, del comunicare e del vivere quotidiano, ma la notte, quando i decibel dell’atmosfera si abbassano e danno luogo al silenzio, al buio, al vuoto e alla dolce e melanconica sorella “solitudine”, io inizio a entrare in un’atmosfera magica lasciando a briglie sciolte la mia fantasia e liberando senza inibizione ogni pensiero. È in quel momento che partorisco le mie follie e le mie creazioni (sia esse belle sia brutte), è in quel I www.marcaaperta.it I 19 I


momento che penso, elaboro e rifletto anche sulle possibili varianti per affrontare e risolvere le problematiche della mia vita che, appunto, è fatta anche di quotidianità, di amore, di rapporti sociali, affettivi e familiari. Qual è il pubblico che preferisce: il grande evento nelle piazze o il teatro? Sono due cose molto diverse tra loro. Il primo, il grande evento fatto sia in grandi teatri o piazze, ti pone davanti ad un pubblico distante da te con cui devi comunicare in modo quasi perfetto e con un altissimo senso di responsabilità e professionalità. Il tuo show, in quel caso, è un misto tra “cultura e business”. Io preferisco i piccoli teatri o i club, dove stai a ridosso del tuo pubblico che percepisce e vive con te ogni tua emozione, ogni tuo respiro e anche ogni una tua possibile dèfaillance. È un rapporto più umano e diretto, più vero e sincero e decisamente più consono alla mia indole caratteriale. Che cos’è per lei una nota musicale? Una nota musicale per me è come un colore, come una lettera, un gesto o un elemento codificato che aspetta di essere tradotto in “qualcosa”. Da soli, questi elementi, non hanno alcuna identità e li metti insieme per comunicare quello che senti di dire e di fare e magicamente acquistano un valore; sono simboli senza vita che si rianimano quando tu sei capace di utilizzarli in un modulo espressivo e comunicativo. Che cosa è cambiato in questi anni nella musica italiana e internazionale? È cambiato tutto nel bene e nel male. Premesso che io amo le innovazioni, le nuove tecnologie e tutto ciò che è avanguardia culturale (sono un uomo che ricerca e attinge con amore al passato, che vive fortemente il presente e che guarda al futuro con curiosità e interesse e anche se con un po’ di preoccupazione per i disastri ambientali creati dall’uomo), oggi, con l’avvento del web, di inI 20 I Marca Aperta I novembre/dicembre 2016

ternet, dei social network e di tutti i sistemi multimediali in uso, si è dato spazio ad una cultura eterogenea dove è molto difficile distinguere il bello dal brutto, il bene dal male e il falso dal vero. Per dirla alla Umberto Eco: “L’avvento di internet ha concesso anche ai cretini di dire la loro”. Poi i mass media, per fini esclusivamente commerciali, contribuiscono a incentivare questo abbassamento culturale ed è difficile fare arrivare alla gente, come accadeva fino a pochi anni fa, un messaggio più responsabile e sincero e decisamente più artistico e creativo. Nel nostro settore, sia in Italia sia all’estero, tutto questo movimento e cambiamento mediatico sono in perfetta sintonia con una divulgazione spudorata di sottocultura e di musica “poppettara” e commerciale. Per noi altri artisti di generi sicuramente più difficili e particolari, è una grossa fatica promuovere e divulgare la nostra musica e solo attraverso la passione e la nostra determinazione continuiamo a comporre, eseguire e ad affermare la nostra creatività grazie ad un numero, forse


gia i nostri compagni di viaggio come il Banco, la PFM e gli Area), suonate naturalmente con lo spirito e alla maniera Osanna. Poi in programma c’è un tour italiano che vede insieme due storiche formazioni napoletane di “progressive folk”, come la NCCP, e “progressive rock”, come noi Osanna, promosso dalla Music Show International di Roma, dal titolo: “50 anni in buona Compagnia”.

esiguo ma efficace e puntuale, di fruitori attenti ed appassionati come noi. Quali sono i suoi prossimi progetti? Dopo l’uscita del CD e LP “Palepolitana” dello scorso anno, è di recente pubblicazione (novembre 2016), il nuovo lavoro discografico “Pape Satàn Aleppe”, che, in quasi 80 minuti di musica, comprende l’unico inedito che ha dato il titolo al CD e un estratto dal live registrato al Club Il Giardino di Lugagnano - Verona, dove abbiamo avuto come ospiti Donella Del Monaco, straordinaria cantante di stampo lirico degli Opus Avantra insieme al bravissimo flautista Mauro Martello e Jenny Sorrenti leader dei Saint Just. L’album si arricchisce, nel brano inedito, di altre due ospiti d’eccezione, come la cantante Fiorenza Calogero e la violinista Stella Manfredi. Ai brani del repertorio storico degli Osanna e dell’ultimo Palepolitana, si affiancano delle “cover” (come “Aushwitz” di Guccini, “Vorrei Incontarti” di Alan Sorrenti, “Il Mare” di Pino Daniele e il medley “Prog Garden” che omag-

Lasci un messaggio ai nostri lettori. Sarebbe troppo banale e utilitaristico dire di seguire gli Osanna e tutta la ricerca culturale che mi appartiene e allora lancio un messaggio diverso ai lettori, ai miei simili, ai miei fratelli “umani” e non lasciatevi sopraffare, oltre la naturale sopravvivenza, dalle cose inutili che riguardano il quotidiano; dai messaggi subliminali proposti dalla nostra società dei consumi; dalla futilità di argomenti che lasciano col tempo il vuoto nella vostra esistenza. Non lasciatevi ingannare da nessuno. Bisogna essere presenti e combattere contro il potere economico, la politica e il sistema sociale che ci mette a dura prova e ci crea ogni giorno tante e tante difficoltà. Non bisogna assistere passivamente agli eventi che ci circondano demandando ad altri la risoluzione dei nostri problemi. Ciò nonostante, La nostra vita vale ben altro che il vivere il “mero” quotidiano, quindi, intimamente, vi esorto a coltivare le vostre passioni e la vostra creatività anche se credete di avere poco talento e di non esserne capaci. Non abbiate alcun timore di credere in voi stessi, non bisogna essere Picasso o Moravia o i Beatles per scrivere una poesia, disegnare anche un semplice scarabocchio o canticchiare un motivetto. Il pensiero e la vostra onestà intellettuale non vi abbandoneranno mai e saranno la vostra arma per combattere la noia e la solitudine. Non sono cattolico ma la frase “Ama il prossimo tuo come te stesso”, mi affascina molto e vi auguro che possiate utilizzarla in ogni momento della vostra vita. I www.marcaaperta.it I 21 I


Foto Giorgio Bulgarelli

Laura Balbinot I tre generi del violoncello UNA DONNA RICCA DI TALENTO AMATA DAL PUBBLICO, RACCONTA Di Matteo Bacci

a donna nella musica: che sensazioni scopre? La musica scuote l'anima, la risveglia, la placa, la conforta e la commuove; dipende da ciò che si ascolta o si suona. La musica classica tocca le mie corde più profonde, quella sperimentale mi stimola e incuriosisce, il rock mi dà carica e grinta. Quali pensieri fanno scegliere uno stru-

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mento musicale? Sicuramente la scelta dello strumento avviene tramite l'ascolto. Mi è capitato di sentire il preludio di Traviata e quando il tema d'amore di Violetta "Amami, Alfredo!" viene riproposto dai violoncelli non ho potuto fare a meno di innamorarmi di quella voce calda e vibrante. Uno strumento ti deve emozionare profondamente perché dovrai passare con lui parecchio tempo della tua vita diviso tra sacrifici e soddisfazioni e aggiungo che te le dovrai portare sempre in spalla; anche se il mio è un po' ingombrante amo le sue forme e non lo cambierei con nessun altro. La musica classica e quella leggera: quale le calza meglio?


Foto Raffaella Vismara

Per me sono vitali entrambe, anzi per me è importante dare il giro a tutti e tre i generi che pratico. Ho bisogno della serietà e compostezza della musica classica, ma ho anche bisogno di lasciarmi andare all'improvvisazione sperimentale senza troppe regole da seguire, e ogni tanto ho bisogno di salire sul palco anche con i jeans strappati e violoncello elettrico. Quali sono i suoi prossimi progetti? Continuano le richieste per lo spettacolo sulla prima guerra mondiale che stiamo portando in scena con grande successo ormai da più di un anno: "Dalla terra di nessuno" insieme a Ricky Bizzarro e Daniele Ceschin. Registrerò la colonna sonora del prossimo film di Cosimo Terlizzi con musiche di Christian Rainer. In fase di preparazione è anche il prossimo cd degli Opus Avantra. A fine novembre sarò in scena con mie improvvisazioni nello spettacolo "Voci" per la rassegna "Veneto Spettacoli di Mistero" poi concerti di musica barocca e ovviamente il prossimo mese quelli dedicati al Natale.

Foto Raffaella Vismara

Lasci un messaggio al nostro pubblico… Regalatevi una serata a teatro perché è sempre come entrare in un sogno ad occhi aperti.

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cultura imprenditoria

cultura

DaRko Reimei

L’arte di essere un manga L'ARTE NASCE, DOVE SORGE QUELLA DI TUTTI NOI, NEI DISEGNI DEI BAMBINI Di Caterina Mandelli

hi è DaRko Reimei? DaRko Reimei è come Batman per Bruce Wayne, Spiderman per Peter Parker, Superman per Clark Kent. È la mia identità segreta da Supereroina. Ovviamente sto scherzando, perché non sono di certo una supereroina né tantomeno devo nascondermi, tuttavia a volte sento il bisogno di separare la mia identità "di tutti i giorni" da quelle artistica, per dare a quest'ultima un posto tutto suo, dove sentirsi libera e completamente a proprio agio.

e dai miei tentativi di riprodurne alcune, dal mio amore per i cartoni animati e i fumetti. Seguivo con partecipazione le storie, ma la meraviglia che mi provocavano i disegni mi faceva dire a me stessa: "Un giorno voglio fare la stessa cosa".

C

Cos’è l’ispirazione? L'ispirazione è una sorta di stimolo interiore che ti porta a fare, anzi che ti rende fisicamente e mentalmente più facile questo fare.

Dove nasce la sua arte? La mia arte nasce, dove probabilmente sorge quella di tutti noi: nei disegni fatti da bambini. Alcuni poi abbandonano questa strada, altri no. Più nello specifico, la mia arte nasce dall'attenzione con cui osservavo le illustrazioni nei libri

Quali sono i suoi maestri? Per quanto riguarda la pittura e l'arte comunemente intesa sono: John William Waterhouse, Lawrence Alma-Tadema, i maestri Preraffaelliti, qualche neoclassico, molto Art Nouveau, Alphonse Mucha, Egon Schiele, M.C. Escher e moltissimi altri. Poi ci sono anche i maestri del mondo del Fumetto, italiani e stranieri: Sergio Toppi, Gianni De Luca, Massimiliano Frezzato, Luca Enoch, Barbara Canepa, Fiona Staple. I mangaka giapponesi: CLAMP, Kaori Yuki, Kouyu Shurei, Tsukasa Hojo e qui mi fermo, perché altrimenti potrei continuare all'infinito.

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