Marca Aperta N.2 -2017

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PERIODICO DI INFORMAZIONE, APPROFONDIMENTO E CULTURA

OTTOBRE-NOVEMBRE 2017

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Quanah Parker

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sommario

Alberto Radius

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ANTICHI AMORI IN COPERTINA 4 Quanah Parker CHEZ DONELLA 10 Alberto Radius 12 Bruno Pasut

Suoni di Marca 2017 DICIOTTO GIORNI DI GRANDE MUSICA

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Quarto Vuoto ILLUSIONI INEDITI 19 Quarto Vuoto MANIFESTAZIONI 15 Gaspare Diziani 20 Suoni di Marca

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in copertina

Quanah Parker La musica dalle origini al Prog attuale INCONTRIAMO RICCARDO SCIVALES, TASTIERISTA E LEADER DELLA BAND Di Mario Fontana

he cosa significa suonare in una band? Suonare in questa band è veramente fantastico! Tutti i componenti della formazione attuale hanno saputo raccogliere l’eredità dei vecchi “Quanah Parker 1981-1985” e svilupparla in modo assolutamente autonomo e originale per portarla ai livelli attuali. Betty Montino è una cantante straordinaria e molto versatile, in grado di spaziare nei generi più disparati dal rock al jazz alla musica classica. Non a caso, la sua splendida vocalità è stata subito notata e molto lodata in tutte le recensioni ai nostri album. Il suo uso “strumentale” della voce è assolutamente fondamentale

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nella musica dei Quanah, così come tutto il meraviglioso artwork da lei creato per le copertine e i booklet dei nostri CD. Il chitarrista Giovanni Pirrotta è un musicista di grande talento ed esperienza, che sa prodursi in splendidi assolo squisitamente “rock” ma ha anche una grande attenzione all’aspetto timbrico. In tal modo, col suo strumento impreziosisce la nostra musica con delle soluzioni sonore bellissime e molto originali. Inoltre, ci porta un grandissimo contributo in fase di arrangiamento e ha una mentalità organizzativa assolutamente preziosa, che è stata decisiva per concretizzare la prima edizione del Festival Rock Progressive che lui ed io abbiamo organizzato insieme qui a San Donà di Piave nel 2016, e che si ripeterà il 2 Dicembre di quest'anno. Del mio “fratellone batterista” Paolo Ongaro adoro tutta l’energia, la precisione e le brillanti invenzioni ritmiche, da lui realizzate con una cura e un’attenzione che definirei “certosine”. Amo dire che è un batterista “solido come una


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roccia” e col quale mi sento sempre al sicuro anche nei passaggi più complessi e nei tempi dispari più avventurosi. Specialmente nel Prog, questa non è cosa da poco! Ed è stato proprio insieme a Paolo e a Giovanni che ho rifondato i nuovi Quanah Parker nel 2005. Alberto Palù è il bassista che ha lavorato con noi negli ultimi due anni, e che purtroppo ha dovuto lasciarci due mesi fa per motivi di lavoro. Di lui ricorderemo sempre l’entusiasmo e la bravura nell’impararsi in tempi strettissimi il nostro repertorio, il bellissimo rapporto umano instaurato con noi, e il suo splendido e galvanizzante approccio alla musica suonata “live”. C’è poi la giovane ballerina e coreografa Valentina Papa, che è con noi più di un anno, quando stavamo preparando il nostro spettacolo per il Festival Rock Progressive. Bravissima e molto professionale, Valentina “vive la band” in modo straordinario e ha un entusiasmo contagioso che ci ha fatto molto bene. Dopo tanti anni di attività musicale in diversi contesti, è per me un’emozione meravigliosa vedere la nostra musica che prende corpo, forma e vita grazie a lei!

Recentissima “new entry” nei Quanah Parker è il giovanissimo bassista Alessandro Simeoni: molto serio e preparato, è un musicista di talento già molto richiesto sulla scena regionale. Mio allievo di improvvisazione e figure di basso nelle musiche afrocubane, insieme a Valentina e Giovanni fa parte anche del mio quartetto latinoamericano Mi Ritmo. Abbiamo vagliato con grande attenzione la scelta del nuovo bassista, e siamo certi che quella di Alessandro è stata la scelta migliore.

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in copertina

Voglio qui ricordare anche l’eccellente batterista Massimiliano Conti, che da vari anni collabora con noi quando Paolo Ongaro non è disponibile per motivi di lavoro. E “last but not least”, Alessandro “Unfolk” Monti: già cantante dei “Quanah 1981-1985”, nel 2012 ha co-prodotto il nostro primo CD per la sua etichetta Diplodisc, e nel 2015 ha registrato basso, flauto e percussioni di molti brani del nostro CD “Suite degli Animali Fantastici” co prodotto da Vannuccio Zannella per la sua M.P. & Records. Alessandro ha scritto anche gli splendidi testi della suite omonima, testi che ritengo tra i più belli prodotti in tal senso da tutta la musica Prog. A lui dobbiamo molto e

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la nostra collaborazione resta sempre aperta! Quali sono gli ispiratori della vostra musica? Il grandissimo Rick Wakeman in primis, e tutti gli altri grandi tastieristi e gruppi Prog, come Yes, Strawbs, Genesis, ELP, Banco, Jethro Tull, Ekseption, ecc. Musica celtica, Alan Stivell, musica latinoamericana, e musica jazz. Pianisti jazz e “stride piano” come James P. Johnson, Fats Waller, Willie “The Lion” Smith, Erroll Garner, Chick Corea, ecc. Nella musica classica, Domenico Scarlatti, J.S. Bach, Musorgskij, Bartók, Stravinskij, ecc. Molta ispirazione mi è venuta anche da Dennis Proctor, uno straordina-


in copertina rio pianista scozzese (purtroppo non più tra noi) attivo in un caffè di Piazza San Marco a Venezia, che mi ha onorato della sua amicizia e mi ha insegnato molte cose. Dove attingete l’ispirazione musicale? Domanda difficile… L’ispirazione è qualcosa di indefinibile e meraviglioso. Talvolta viene da un evento: come è successo, ad esempio, per il brano “A Big Francesco” (nel CD dei Quanah Parker “Suite…”) , che ho scritto praticamente di getto dopo aver saputo della tragica morte di Francesco Di Giacomo del Banco. Altre volte l’ispirazione viene dal concentrarti a priori su un argomento, o dal voler creare in musica una determinata atmosfera, ecc. Altre volte ancora da un paesaggio, o da un quadro. Talvolta nasce dal nulla, e te la trovi già bella e pronta nelle mani: è questo il caso del mio “Fandango”, che suono con i miei MI RITMO, è che è nato velocissimo da un’improvvisazione su un determinato giro armonico. Ci racconti la musica dei Quanah Parker? Se vuoi, posso dirti come nascono i nostri brani. Dopo aver composto in tutto o in larga parte un brano, lo faccio ascoltare agli altri componenti della band, che mi dicono le loro opinioni e i loro suggerimenti. Tenuto conto di questi (e anche di eventuali nuovi spunti originali offerti un po’ da tutti), se necessario sviluppiamo o rielaboriamo insieme vari dettagli o sezioni dei brani. In tal modo, come in ogni rock band che si rispetti, si ha un lavoro “corale” che esprime chiaramente le mie idee compositive e al tempo stesso le valorizza e le impreziosisce con l’apporto di tutti. Ricordo inoltre che nel corso del tempo alcuni spunti compositivi sono venuti anche da Roberto Noè (chitarrista della band nel 1981-1985) e dal già menzionato Alessandro “Unfolk” Monti. Posso infine dirti che adoro suonare con le mie altre due band (i MI RITMO e i QUIET PROG NIGHTS), ma la musica dei QUANAH PARKER, in momenti come “No Time For Fears”, “After The Rain” o la “Suite degli Animali Fantastici”, ha qualcosa

di veramente speciale, che mi fa entrare in una dimensione particolare mentre la suono. Insomma, è un’esperienza meravigliosa, ed è resa possibile dall’aria che si respira in questa band (che è un po’ come una grande famiglia) e dalla bellissima sinergia che c’è tra di noi. Da qui la riuscita di tante belle esperienze live: nella Marca Trevigiana, ad esempio, mi piace ricordare gli showcase che abbiamo tenuto a Villorba nello splendido negozio “Moving Records & Comics” grazie al nostro amico ed estimatore Pierpaolo Lamanna, grande esperto di Prog. E questo dicembre, subito dopo il Festival Rock Progressive saremo ospiti di Donella Del Monaco a Treviso nella sua prestigiosa rassegna “Chez Donella”, in cui verrà festeggiato il venticinquennale della M.P. & Records., con probabile ospite anche Fabio Zuffanti. Grazie per l’intervista, auguri di buon proseguimento, e sempre… Prog on!

Cd Quannam parker I cd dei Quannam parker sono disponibili su GT MUSIC, Prenews su www.cdbaby.com www.quanahparker.it www.facebook.com/parker.quanah.7 www.riccardoscivales.com www.facebook.com/festivalrockprog/

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è un progetto di Donella Del Monaco e Paolo Troncon in collaborazione con Diastema Studi e Ricerche e Marca Aperta news@donelladelmonaco.com www.donelladelmonaco.com

Foto: Eleonora De Martin

Chez Donella


Alberto Radius Antichi amori NON VOGLIO ESSERE BANALE E RACCONTO CIÒ CHE MI SORPRENDE di Mario Fontana

uali sono i suoi progetti attuali? Da poco è uscito il mio nuovo album “Antichi amori” che contiene diciotto pezzi tra i quali, dieci brani inediti con testi di Tullio Pizzorno, Andrea Secci e Oscar Avogadro, i primi quattro miei brani di inizio carriera “Nel ghetto”, “Pensami”, “Che cosa sei”, “Il respiro di Laura” e quattro brani tributo a Lucio Battisti che non sono simili, ma dove sono intervenuto in maniera pesante nella registrazione originale. Il titolo dell’album “Antichi amori” che

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è anche il primo brano dell’album è dedicato a mia moglie Cristiana. Quali sono i temi dei brani dell’album? Ho voluto essere il meno banale possibile. Faccio un cenno dei brani del CD con il racconto dei fatti che mi hanno colpito: “Europa che fai” parlando della situazione storica ed economica attuale, “Olio di Puglia” che parla del disastro ferroviario dello scorso anno in Puglia, “La culla dell’anima” il cui significato è che chi ha una religione non è mai solo e “Rain” che parla delle scie che gli aerei lasciano nel cielo. Che cosa ne pensa dell’universo musicale di oggi? La gente è “invasa” da moltissime notizie catastrofiche così che la musica è alquanto tralasciata per seguire questi avvenimenti. Non


ho registrato quest’album per vendere, ma per esserci, perché i CD non vendono più. Ci sono tanti giovani musicisti, anche bravi, ma oggi conta tanto l’apparire bello, simpatico e fare tanta scena. Le posso raccontare che una sera all’Alcatraz c’era una ragazza, che per allestire tutto lo spettacolo avrà speso una cifra esorbitante, ma poi ha proposto solo un pezzo inedito e tante cover. Se questo è un metodo per far risorgere la musica credo non sia quello giusto. Che rapporto ha con la chitarra? Io suono la chitarra da circa cinquantacinque anni e la suono tutti i giorni: ad esempio mentre aspettavo la sua telefonata, stavo suonando. Il mio maestro è stato Enrico Ciacci, fratello di Little Tony, e mi sono innamorato della chitarra perché passo tante ore con lei. E’ un rapporto di grande amore perché, ad esempio, alla sera prima di addormentarmi, penso a delle nuove melodie: “Potrei fare così, ma no è meglio così”. Per far capire il mio amore per la chitarra, ne ho settanta, ma ne uso solo una o due e purtroppo se non si usano diventano “porose”. E poi per cambiare le corde a settanta chitarre diventa un “lavorone”. “Devo star male per non suonare!” La stimola trovare nuovo pubblico che la segue?

E’ un problema che non mi sono mai posto. Io non suono mai nello stesso modo, e questo continuo cambiamento può piacere o non piacere. Nella musica attuale, bella ma monotona, non serve avere un pubblico. Nei miei concerti modifico anche la scaletta dei brani vedendo gli sguardi del pubblico oppure scelgo i brani a secondo del pubblico che trovo, ma è anche capitato di cambiare gli accordi dello stesso brano per dare una scossa all’entusiasmo della platea. Il momento più brutto è quando c’è il pubblico che non appartiene alla musica: devo alternare brani famosi a brani inediti per coinvolgere la gente. Pensi che, una volta, si faceva un brano lento e un brano veloce.

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Bruno Pasut

Treviso e il Novecento musicale UN LIBRO IMPORTANTE PER LA MEMORIA DI UN GRANDE MUSICISTA TREVIGIANO La Redazione

dieci anni dalla scomparsa, la memoria del Maestro Bruno Pasut è ancora molto viva e presente in tutti coloro che l’hanno conosciuto, frequentato, o solo studiato. Artista poliedrico e di riconosciuto valore (organista, pianista, compositore, didatta, direttore di coro e d’orchestra, musicologo), pilastro della vita musicale di Treviso per un settantennio, Bruno Pasut (Spresiano 1914-Treviso 2006) ha segnato il Novecento italiano con la sua fervida e benemerita testimonianza. Questo libro, voluto e curato dall’illustre compaesano prof. Giuliano Simionato, ripercorre la vita del Maestro nelle sue dimensioni bio-

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grafiche, critiche e documentali, restituendoci una personalità carismatica ricca di passione, autenticità e lungimiranza, ricordata, oltre che per il prestigioso curriculum professionale e artistico, per la signorilità d’animo e la generosa disponibilità. Accanto alla minuziosa e dettagliata parte biografica scritta dal curatore, completano la pubblicazione un saggio storico analitico di Andrea Oddone Martin sulla genesi del pensiero musicale del Maestro, una riflessione in forma di suite di Gioele Gusberti, l’autore delle trascrizioni di tutte le opere inedite e, per finire, il catalogo delle opere curato da Marialuisa Barbon.

Bruno Pasut Un protagonista del Novecento musicale italiano a cura di Giuliano Simionato (Diastema editrice) €. 15,00


redazionale

Moving Records & Comics

Pierpaolo Lamanna parla del suo progetto (in)social IL VALORE CULTURALE DI UN CERTO CALIBRO, DOVE CRESCERE INTERESSI COMUNI

La Redazione

oving Records & Comics nasce nel 2012 con l’intento di creare un luogo dove l’idea culturale della musica, del cinema e del fumetto potesse essere preservate “dall’assalto della pochezza della società tecnologica odierna” fatta di social, contest e tanto fumo, che ci sta facendo sprofondare in un decadentismo e isolazionismo pauroso. Moving si pone l’obiettivo di essere un luogo dove chiunque, indipendentemente dall’età anagrafica e dai generi, possa avere l’opportunità di trovare, in ambito musicale soprattutto, ma anche fumettistico e cinematografico ciò che cerca, non disdegnando poi ultimamente uno sviluppo in ambito del merchandising e dell’abbigliamento e del collezionismo di modellismo giapponese, ma con l’obiettivo principale della comunicazione. Fondamentale in questo senso anche la sinergia cercata con la Libreria Lovat di Villorba

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(TV), sito dove da sempre si cerca di preservare valori culturali di un certo calibro e luogo ideale dove poter far crescere insieme sinergicamente gli interessi comuni. Parallelamente Moving cerca di dar spazio anche alle giovani band emergenti ospitando spesso piccoli concerti e showcase, ed è anche una piccola etichetta discografica indipendente, sempre pronti a dar una mano ai nostri giovani che sono il nostro futuro e non abbandonarli all’apatia (in)social.


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arte

Gaspare Diziani

La bravura che confonde BELLUNO È TERRA DI TANTE FIGURE CULTURALI DA SCOPRIRE E NON DIMENTICARE di Gianni Fellissent

aspare Diziani, pittore bellunese nato nel 1689, suscita una profonda ammirazione negli ambienti artistici veneziani grazie alla scuola di Antonio Lazzarini, Gregorio Lazzarini e a Sebastiano Ricci, quando le opere sono già confuse col maestro Ricci. Sappiamo apprezzare i pittori che non sono sempre visti come importanti e significanti nell’ambiente artistico italiano e invece raggiungono un notevole successo grazie alla loro passione e ispirazione vista da nobili e maestri d’arte. Il Diziani impara talmente bene la tecnica e le ispirazioni artistiche del maestro Sebastiano Ricci che alcune sue tele sono confuse: un chiaro segno di un eclettico stimolo artistico e pittorico. Il colore e le forme plastiche entrano a far parte di una spiccata e innata veste artistica che Venezia inebria. La vita di Gaspare Diziani da Belluno si sposta subito a Venezia, quando i genitori Giuseppe e Giustina notano il grande spirito raffinato del figlio Gaspare: dalla scuola di Antonio Lazzarini lo iscrivono a Venezia dal maestro Gregorio Lazzarini e poi da Ricci. Ne escono il colorismo e la plasticità delle forme. La riuscita visione dell’impossibile che diventa parte contestuale di una tela, si trova nello spostare l’occhio che rileva tutto, da un ambiente ad un altro, sentendo diverse forme di arte: sperimentare e provare sono azioni chiare di una

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continua mai appagata curiosità. Diziano conosce lo scenografo Alessandro Mauro e con lui inizia il suo cammino nei teatri di tutta Europa: si fermano a Dresda, Monaco di Baviera, Madrid e Vienna. Il teatro e le chiese sono il fulcro di creatività e azione: la materia è spirito che si formalizza. La via delle opere sacre coinvolge anche il Diziano che dal 1720 si sposta a Roma seguendo le attività architettoniche e i servizi del cardinale Pietro Ottoboni. Egidio Martini nel 1968 arriva a considerare il Diziano non un minore della pittura veneta del Settecento, ma subito dopo il Tiepolo, il Guardi e il Piazzetta, quando è lodato nel Settecento e ignorato nell’Ottocento. Gaspare Diziano lavora per il conte Giacomo Carrara grazie a una raccomandazione del pittore Francesco Zuccarelli e subentra al defunto Bortoloni alla conclusione delle decorazioni nella chiesa di San Bartolomeo della Gloria del SS. Sacramento a Bergamo. Trasferitosi da Belluno a Venezia in età giovane studia le correnti pittoriche storiche ed è coinvolto e ammaliato dalla statuaria barocca: è fondatore e presidente dell’Accademia a Venezia. Gaspare Diziano muore nel 1767 a Venezia. Citiamo le seguenti opere fondamentali: Maria Maddalena Chiesa di Santo Stefano - Belluno Ingresso a Gerusalemme San Teodoro - Venezia. Antioco e Stratonice - Bowes Museum Contea di Durham, Regno Unito. Coppia in una foresta Dallas Museum of Art - Texas. Gli dei dell'Olimpo - Museo dell'Ermitage San Pietroburgo, Russia. I www.marcaaperta.it I 15 I


redazionale

Ottica Cadore

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redazionale

Alternativ

Italian Food and Drink uogo accogliente e simpatico, situato nella piazza principale di Zagarolo, di fronte al magnifico Palazzo Rospigliosi, vi accoglie Annamaria insieme alla sua dolce cortesia. La cucina è ricca di piatti tipici che vanno gustati seduti vicino alla storia del borgo che è remotissima. Il centro è di origine medievale e la particolare bellezza del paesaggio attira personaggi importanti del mondo dello spettacolo e Annamaria ci racconta che l’attrice Ursula Andress è una cliente affezionata. Il Tordo Matto di Zagarolo è un piatto tipico e Annamaria lo prepara con la cura e la mi-

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gliore ricetta più antica. Una specialità culinaria sono anche le Sarzefine e vi spiegherà come preparale. L’ambiente è fresco e conviviale laddove ci si può accomodare e assaporare ottimi cocktail e mangiare piatti gustosi. Il bellissimo Palazzo Rospigliosi fa da cornice all’Alternative Cafè che stando seduti all’aperto si riesce a vedere il panorama dalla collina tufacea fiancheggiata da due valloni che la fa sembrare immersa in un mare di verde.

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La radio

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inediti

Quarto Vuoto

Illusioni uarto Vuoto sono un band giovane ma con un passato già ricco di successi e presenta il suo nuovo album “Illusioni”, nato dalla costante ricerca di quello che noi siamo. E’ raro che quattro ragazzi così giovani riescano a eseguire brani ricchi di atmosfere neo-prog, collocabili in zona Kscope con un grande pathos a tinte prog-psichedeliche, modern-prog fantasioso dai riflessi space-fusion.

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La band pensa sempre all’unisono e crea la sua arte confrontandosi con le idee di tutti. La musica dei Quarto Vuoto nasce da una moderna posizione del pensiero progressivo. L’ispirazione artistica deriva dalla continua ricerca interiore delle emozioni più infantili e nascoste: quando cresciamo, la maturità e l’esperienza nascondono i fervori iniziali e tutto si perde. Per i Quarto Vuoto non è una corsa all’innovazione, ma una creatività personale integrata al presente, quando l’aridità intellettuale rende il conflitto con il proprio subconscio senza fine.

Chi sono i Quarto Vuoto Quarto Vuoto è un progetto e un’espressione artistica a carattere strumentale. Nel 2014 la band pubblica con il cantante e violinista Federico Lorenzon l'omonimo EP autoprodotto “Quarto Vuoto” ricevendo ottime recensioni da critici del settore sia in ambito italiano sia internazionale. La band prosegue la sua passione musicale quando nel Giugno 2017 pubblica il nuovo album “Illusioni”, prodotto e

pubblicato dalla Lizard Records. I componenti della band sono: Edoardo Ceron - Basso Nicola D'Amico - Batteria Mattia Scomparin - Tastiera e Pianoforte Luca Volonnino - Chitarra Per info e contatti: Web: www.quartovuoto.com www.btf.it Mail: quarto.vuoto@gmail.com

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manifestazioni

Suoni di Marca 2017 Diciotto giorni di grande musica SI È CONCLUSA L'EDIZIONE NUMERO 27 SEMPRE DI GRANDE INTERESSE E SUCCESSO La Redazione

l grande evento di Treviso, giunto alla ventisettesima edizione, ha spento le luci il 6 agosto regalando tanta musica di qualità nelle calde sere estive. Il programma di questa edizione è stato, come di consueto, ricco ed eterogeneo, ma sempre mantenendo un’unica costante: l’altissima qualità dei live. Dalla musica d’autore al tango, dal rap all’indie rock e dal jazz al pop: un viaggio attraverso i generi e gli stili musicali che si propone di avvicinare alla musica appassionati e semplici curiosi secondo il principio che da sempre anima Suoni di Marca. Il Festival ha ricevuto tanti apprezzamenti dagli artisti, che l’hanno definito un evento prezioso e unico nel suo genere, un vero vanto

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PAOLO GATTO - DIRETTORE ARTISTICO

per la città di Treviso e dal pubblico sempre più numeroso. Suoni di Marca si conferma essere un Festival unico in Italia. Tra i tanti artisti citiamo Francesco Gabbani, che nel backstage ci ha raccontato del suo in-


manifestazioni contro con Franco Battiato, il quale, emozionato, gli ha parlato della sua partecipazione al Festival, mostrandogli alcune foto e anticipando con parole entusiaste l’atmosfera unica e il pubblico caloroso che Gabbani avrebbe trovato a Treviso di lì a pochi giorni. Lo stesso Gabbani ha commentato “Siete fortunati ad avere un festival del genere con una programmazione così vasta e per giunta ad ingresso gratuito”, esprimendo il suo entusiasmo nei confronti dell’organizzazione. Delle parole di apprezzamento sono arrivate anche da Dente, che dal palco ha detto al pubblico “questo Festival è un vero gioiello, tenetevelo stretto”. Dietro le quinte anche Daddy G si è complimentato con l’organizzazione “non ho mai visto così tanti stand riservati alla ristorazione in un festival musicale tanto lungo e gratuito, complimenti”. Il successo di pubblico ha premiato questa edizione di Suoni di Marca stimando una presenza di circa 450.000 persone che in questi giorni hanno partecipato alla rassegna. Il cuore pulsante di Suoni di Marca sono i volontari. Il Festival non sarebbe possibile senza l’impegno di chi lavora incessantemente tutto l’anno per riuscire a dar vita a questa manifestazione e per migliorarla ad ogni edizione. Quasi 200 volontari si sono dedicati con impegno e passione alla realiz-

zazione di questo evento. Hanno partecipato oltre 60 espositori, più di 30 ristoratori, 200 volontari e più di 500 artisti. Si conferma l’apprezzamento del pubblico di Treviso per l’offerta enogastronomica del Festival, che ha fatto registrare incassi record. L’indotto della manifestazione ha vissuto una crescita positiva, così come segnalato dai ristoratori e dalle attività commerciali della zona. Si è registrato un incremento del 10% in termini di presenze rispetto allo scorso anno, nonostante il caldo torrido e l’introduzione delle nuove direttive in termini di sicurezza.

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redazionale

Osteria da Romolet

L’osteria delle tradizioni S

iamo il nuovo ristorante a Milies di Segusino (TV), che unisce all’incantevole borgo in cui si trova, la tradizione culinaria trevigiana e bellunese. La gestione è familiare e propone una cucina tipica con ingredienti

riconoscibili e visibili dal cliente. L’orto del ristorante è situato di fronte all’entrata e il paesaggio semplice e unico fa da cornice a momenti fantastici.

Novembre Venerdì 03 Cena di pesce su prenotazione Venerdì 10 Che Maroni queste castagne!!! Menù a tema € 25,00 Venerdì 24 Cena dello Stinco - Da Chilo!!! Crauti Fasoi e Poenta Di Giovedì: 02 - 09 - 16 - 23 Stornisie su prenotazione Dicembre Venerdì 08 Cena di pesce su prenotazione Lunedì 25 PRANZO DI NATALE Domenica 31 CENONE DI CAPODANNO

Osteria da Romolet Via dei Ciclamini, 4 Segusino TV Email: anita.82@libero.it Telefono: 0423979400

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redazionale

Il Capriccio

Una storia nata nel 1970 I

l Capriccio è una lunga storia culinaria che nasce dalla Pizzeria da Tino e continua con il titolare, la moglie Teresa, i figli Natale e Maria Teresa. La cucina propone piatti di pesce e carne in un ambiente caldo e accogliente interamente arredato in legno. La pizzeria propone il miglior gusto per preparazione e ingredienti. Natale può consigliare il miglior vino locale e nazionale per accompagnare ogni piatto.

Il Capriccio 2 Ristorante Pizzeria Via Privata 1/A - Falze’ di Trevignano (TV) Tel. 0423 670615 Mail: info@ilcapriccio2.com Web: www.ilcapriccio2.com

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PERIODICO DI INFORMAZIONE, APPROFONDIMENTO E CULTURA

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Duo Anthea

LA MUSICA INSIEME


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Tre e trentasei Storie e immagini del sisma del 24 agosto 2016 UN LIBRO CHE RACCONTA L’INTERVENTO DI TUTTI I SOCCORRITORI E LA TEMPESTIVA OPERA DI AIUTO Di Barbara Ricciuti

n libro per tenere sempre vivo il ricordo di tutte quelle persone che sono intervenute a sostegno e aiuto delle popolazioni flagellate dal terribile terremoto. Le comunità di Amatrice ed Accumuli hanno subito interamente la calamità che ha distrutto tutto: storie e immagini di quel 24 agosto 2016 che hanno completamente cambiato la conformazione dell’Italia e la vita di centinaia di migliaia di persone. E’ un’opera pensata e costruita in omaggio alle donne e agli uomini che hanno soccorso le comunità di Amatrice e Accumoli durante l'emergenza terremoto dell'estate 2016. Si tratta di una selezione accorta e sentita di testimonianze di alcuni protagonisti di quelle drammatiche ore. Tre e trentasei raccoglie la straordinaria opera dei Vigili del Fuoco di Rieti e Posta, ricostruita dalla prima chiamata al 115; il racconto degli agenti della Polizia di Stato, tra i primi a giungere ad Amatrice e in una delle frazioni più martoriate, e di un carabiniere, anch'egli in prima linea pochi minuti dopo la scossa delle 3 e 36; il racconto di un chirurgo disabile che per ore ha assistito i feriti all'Ospedale De Lellis di Rieti; la storia dell'infermiere, diventato, nonostante abbia perso i suoi due figli, il simbolo dell'impegno civile; il racconto di una coppia di

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amatriciani, rimasti per sette ore sotto le macerie e miracolosamente scampati. L’intera opera è corredata da ottanta immagini, provenienti dagli archivi delle Istituzioni intervenute in soccorso delle popolazioni e alcuni scatti simbolo dei fotoreporter dell'Agenzia ANSA. La prefazione è firmata dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, la postfazione dal giornalista dell'ANSA, Luca Prosperi, tra i primi, insieme all'autore, a raggiungere il centro di Amatrice dopo la scossa appunto delle tre e trentasei. L’intervento di tutti i soccorritori e la tempestiva opera di aiuto è stata raccontata in questo libro, idea che si è realizzata grazie al sostegno della CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa), che ha sposato in pieno il progetto di dar vita a un fotolibro che


speciale

imprimesse nella memoria le immagini e le storie di una tragedia che ha cambiato per sempre la vita di tutti noi. Tante sono le persone che con la loro professionalità sono intervenute in aiuto e sostegno in quei terribili minuti successivi al terremoto: il chirurgo disabile che per ore ha assistito i feriti all'Ospedale De Lellis di Rieti, l'infermiere che grazie al suo temperamento e pervaso dal lutto è diventato il simbolo dell'impegno civile e il racconto di una coppia di amatriciani, rimasti per numerose ore sotto le macerie e incredibilmente sopravvissuti. L’intera opera è corredata da ottanta immagini, provenienti dagli archivi delle Istituzioni intervenute in soccorso delle popolazioni e alcuni scatti simbolo dei fotoreporter dell'Agenzia ANSA. Non poteva che essere un libro a tenere sempre vivo il ricordo di tutte quelle persone che hanno agito in sostegno e in aiuto dei cittadini improvvisamente colpiti dal terribile terremoto. Le comunità di Amatrice ed Accumuli hanno subito interamente la calamità che ha distrutto tutto: storie e immagini di quel 24 agosto 2016 che hanno completamente cambiato la conformazione dell’Italia e la vita di centinaia di migliaia di persone. Tre domande a Fabrizio Colarieti. Nel libro “Tre e trentasei” scrive come lei e altri colleghi avete impiegato settimane per “metabolizzare il bombardamento e mettere nero su bianco non le notizie ma le sensazioni”. E’ passato più di un anno dal 24 agosto

2016 e ha continuato a seguire, per l’Ansa, quella terra ferita. Che cosa è cambiato e cosa rimane, in termini di esperienza umana? L'esperienza di Amatrice credo abbia segnato chiunque si è trovato per motivi professionali, in quelle terribili e indimenticabili ore, ma anche nei mesi successivi, a condividere gioie e dolori con le comunità colpite dal sisma. Chi era lì, ad Amatrice, già dai primissimi momenti, com’è capitato al sottoscritto e a molti altri colleghi, porta con sé ricordi indelebili. Delle storie che ha raccontato nelle pagine del libro, ce n’è una che la tocca più di altre e se sì, qual è? Sicuramente la storia del mio amico Carlo Grossi, l'infermiere del 118 che ad Amatrice ha perso i suoi due figli. Carlo è ancora lì, in prima linea. La sua è una storia dolorosa ma anche di straordinaria forza e senso civico. In questi mesi in cui ha vissuto da vicino la realtà di Amatrice e delle zone del sisma, si è interfacciato spesso con il mondo della “la solidarietà”. Quanto ha contato e quanto continua a essere importante per chi vive lì? Il nostro Paese in queste occasioni riesce a dare il meglio, questo è accaduto anche ad Amatrice e Accumoli e negli altri centri colpiti dal terremoto del 24 agosto e del 30 ottobre. Ho raccontato storie di grande solidarietà. Bellissima l'immagine dello sforzo compiuto dal Trentino per mettere in piedi, in pochi giorni, la scuola provvisoria di Amatrice. I www.marcaaperta.it I 3 I


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Amatrice Il nuovo polo del gusto e tradizione UN GEMELLAGGIO PRATICO TRA IL FRIULI VENEZIA GIULIA E LE ZONE DEL TERREMOTO DEL 2016 La Redazione

l nuovo polo del gusto e della tradizione di Amatrice porta la firma dell’eccellenza dell’architettura italiana di Stefano Boeri e l’esperienza costruttiva di DomusGaia e della Filiera del Legno FVG. Un lavoro che ha riunito l’eccellenza dell’ar-

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chitettura e dell’artigianalità italiana sotto il segno della solidarietà reinterpretando il Modello Friuli come esempio per una ricostruzione rapida ed efficace che ha trovato nel legno la sua realizzazione. Il progetto Amate Amatrice rappresenta la prima grande opera di ricostruzione realizzata interamente in legno nel Centro Italia, gravemente colpito dal sisma del 2016. Un’opera complessa, il cui progetto è stato donato proprio dall’Arch. Stefano Boeri e che è diventato realtà grazie al comitato “Un aiuto Subito” di Corriere della Sera e Tg La7 sfidando tempo e condizioni atmosferiche.


speciale La mensa e gli otto ristoranti storici del borgo di Amatrice hanno ripreso vita protetti dai 300 metri cubi di strutture in legno certificato del Friuli Venezia Giulia, strutture in grado di garantire sicurezza e resistenza al sisma, velocità di impiego ed una grande versatilità. Amate Amatrice è non solo un’opera dalle dimensioni importanti e dal grande pregio architettonico e paesaggistico, ma rappresenta un luogo nuovo dedicato al rilancio dell’economia tramite la tradizione enogastronomica locale. Una piazza dove l’incontro significa ripartenza, solidarietà e unione riscoprendo la quotidianità perduta. Il Polo del gusto e della tradizione, ribattezzato così dal Sindaco Sergio Pirozzi, vuole essere infatti un punto di partenza e di rinascita per le attività produttive locali devastate dal sisma del 2016. L’iniziativa prende vita grazie alla solidarietà e alle donazioni degli italiani e ad una raccolta fondi senza precedenti. Un aiuto subito è stato il catalizzatore dell’intero progetto che ha spinto a donare quasi otto milioni di euro grazie a al gruppo RCS, Corriere della Sera e

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speciale

TG La7. Il tutto è stato reso possibile anche da un grande lavoro di squadra che ha coinvolto la Regione Friuli Venezia Giulia insieme al Consorzio Innova in una collaborazione dai grandi risultati che ha messo insieme committenti, imprese, ed istituzioni rendendone possibile il completamento dopo soli 240 giorni. L’eleganza del legno e la trasparenza del vetro si stagliano nel paesaggio affacciato sui monti della Laga, il cui profilo si specchia sulla grande parete di vetro della mensa. Un edificio di 490 mq che ospita 150 coperti e tutti gli spazi di servizio necessari. Grazie alla velocità della prefabbricazione, la struttura completa della mensa al grezzo è stata inaugurata dopo soli 30 giorni di cantiere ed è stata poi terminata e messa in uso nel giro di soli tre mesi. Anche otto ristoranti hanno trovato posto nel nuovo Polo del Gusto: il ristorante Roma, La Conca, Mari e Monti, Serafini, Ma-Tru, Da Giovannino, Il castagneto, il Pica; sono questi i luoghi storici dell’enogastronomia amatriciana che ora possono trovare qui nuova vita, per aiutare la comunità a ricominciare, av-

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volti in uno spazio protetto e bellissimo che con la rinascita del lavoro è in grado di prevenire il rischio spopolamento. I locali, disposti intorno alla grande corte centrale a cielo aperto, illuminata dalla Radura di Stefano Boeri, si articolano con metrature diverse, tra i 120 e i 500 metri quadri ciascuno, e sono sempre affacciati su spazio esterno adibito a dehor.

I numeri del progetto Amate Amatrice 8000 mq di area di intervento 2400 mq di superficie coperta 240 giorni per costruirla 300mc di legno nazionale per edificarla 1 mensa 8 ristoranti 130 le persone a cui l’Area Food ha ridato lavoro dopo il sisma Progetto: Stefano Boeri Architetti Committente: Comitato Un Aiuto Subito - Corriere della Sera, TgLA7 Realizzazione: DomusGaia e Filiera del Legno FVG


editoriale Periodico di informazione locale Anno XVI - Numero 3 - Ottobre/Novembre 2017 Reg. Trib. di Treviso al numero 1162 il 05/07/2002 e al Tribunale di Bassano al numero 2/05 Reg. Periodici in data 19/01/2005 Iscrizione ROC n. 10005 Prot. U/06378/04/NA P.IVA: 04520460264

Editore: MF Soluzioni Aziendali di Mario Luigi Fontana www.mfsoluzioniaziendali.it Direttore Responsabile e Direttore di Redazione: Barbara Ricciuti Direttore commerciale: Mario Fontana mario.fontana@marcaaperta.it cell. 333.3700876 Responsabile sviluppo: Matteo Bacci Art Director e impaginazione: Loredana Cattabriga e Davide Lopopolo per Hanno collaborato: M. Fontana, M. Bacci, L. Troncon, E. De Martin, C. Benvenuto, C. Meneghel, C. Mandelli, G. Fellissent Supersonic Music School, Suoni di Marca Stampa: Stampatori della Marca 31033 Castefranco Veneto (Tv) Direzione e Redazione: Via Leonardo da Vinci 30/B, Montebelluna (TV) infoweb@marcaaperta.it www.marcaaperta.it Salvo accordi scritti o contratto di cessione di copyright, la collaborazione a questo periodico è da considerarsi del tutto gratuita. In nessun caso si garantisce la restituzione dei materiali giunti in redazione. È vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari. Del contenuto degli articoli sono responsabili i singoli autori. Nell’eventualità in cui immagini di proprietà di terzi siano state qui riprodotte, l’Editore ne risponde agli aventi diritto che si rendano reperibili. Porrà inoltre rimedio, su segnalazione, a eventuali involontari errori e/o omissioni nei riferimenti. Tutti i marchi registrati e gli elementi grafici a cui si fanno riferimento in questo sito, sono di proprietà dei legittimi registranti. Riferimenti a marchi registrati vengono effettuati soltanto a scopi informativi.

24.08.2016

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è una pagina molto bella che riguarda Amatrice e tutte quelle terre del centro Italia “ferite” dal sisma. E’ legata alla solidarietà, che prosegue ininterrotta da mesi, ma è legata anche alle eccellenze del nostro Paese, che stanno contribuendo a riportare in vita le città colpite dal terremoto. In questo numero vi racconteremo di come la ricostruzione “parli” anche friulano, grazie alla donazione di un importante progetto donato da Stefano Boeri ed all’esperienza costruttiva di DomusGaia e della Filera del Legno che, in sinergia con l’eccellenza dell’architettura di Stefano Boeri, hanno realizzato il Polo del Gusto e della Tradizione ad Amatrice. L’iniziativa ha preso vita grazie alla solidarietà, alle donazioni e ad una raccolta fondi senza precedenti. Solidarietà che c’è stata anche grazia alla stampa, che ha contribuito a tenere alta l’attenzione sulla tragedia. E sono tanti i colleghi davvero bravi che in questi mesi hanno seguito la “terra ferita”. Fabrizio Duo Anthea Colarieti, corrispondente LA MUSICA dell’agenzia Ansa, è uno di INSIEME quelli, e nel cuore della notte del 24 agosto ha raggiunto Amatrice e non ha mai smesso di scriverne. In queste pagine, attraverso il suo sguardo, leggerete toccanti storie di una notte che nessuno avrebbe voluto raccontare, ma che non va dimenticata. Barbara Ricciuti Quanah Parker A TUTTO PROG @BRicciuti PERIODICO DI INFORMAZIONE, APPROFONDIMENTO E CULTURA

OTTOBRE-NOVEMBRE 2017

GRATIS

PERIODICO DI INFORMAZIONE, APPROFONDIMENTO E CULTURA

OTTOBRE-NOVEMBRE 2017

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sommario

12 CineArs

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LA SCULTURA CINEMATOGRAFICA

Renato Marengo UNA VITA PER LA MUSICA

IN COPERTINA 10 Duo Anthea

VIAGGI 20 Vione

PERSONE 12 Renato Marengo

CINEMA 22 CineArs

LIBRI 15 Paolo Zanarella

POESIA 24 Susanna Coriandoli

A VITA VERA 16 Un pilota quaeunque

Susanna Coriandoli

STORIA 18 Cristiano Meneghel

LA POESIA È ANCHE RIDERE

A Vita Vera UN PILOTA QUAEUNQUE

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redazionale

Il Panino

Il centro del gusto I

l Panino è dal 1980 riconosciuto come simbolo di qualità e innovazione, nel panorama della ristorazione gradese. La nostra esperienza che deriva da tre generazioni, ha permesso di diventare un punto di riferimento enogastronomico dell’isola, grazie al continuo interesse della nostra clientela italiana e straniera. Siamo nel cuore della città di Grado

che dal punto di vista paesaggistico e culturale è di rara bellezza. I nostri clienti apprezzano i piatti di pesce, come la nostra “Spadellata” oppure il nostro “Piatto del Pescatore” o ancora la nostra “Pentolaccia” tutti con ingredienti tipici del luogo.

Ristorante Il Panino Via Venezia, 8 - Grado Email: ristoranteilpanino@gmail.com Web: www.ristoranteilpanino.it Telefono: 0431 613675

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in copertina

Duo Anthea La musica insieme TEA E ANNA CONDIVIDONO LA STESSA PASSIONE ARTISTICA E AMANO TRASMETTERLA ALL'UNISONO Di Matteo Bacci

ue donne, un solo amore: come nasce il duo? Siamo due concertiste, e ci siamo conosciute grazie al nostro lavoro d’insegnanti. Le occasioni per frequentarci, per dialogare, per confrontarci e condividere percorsi didattici per gli allievi, ci hanno sempre più avvicinato fino a scoprire molteplici affinità umane e la medesima profonda passione per la musica da camera.

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Da qui è stato naturale far nascere il duo! Come si vive l’emozione di suonare all’unisono? Il primo pezzo concertato insieme è stato Il Gran Tango di Astor Piazzolla. Una composizione sicuramente emozionante (non solo per chi la ascolta), piena di vitalità e passione, non senza insidie dal punto di vista tecnico e scritta con particolare ispirazione dall’autore. Questo è stato il battesimo del nostro duo e la conferma che tra di noi c’è una bella intesa musicale. In prova si elaborano idee musicali, partendo anche da posizioni diverse, e poi pian piano si raggiunge la stessa idea, è proprio in quel momento che avviene il miracolo dell’unisono, unico pensiero, unico strumento. Possiamo sinceramente affermare che, difficilmente nella vita quotidiana si può


in copertina fare un’esperienza di uguale intensità. Classico o moderno, cosa vi affascina maggiormente? Che sia classica, moderna, contemporanea o pop, la nostra scelta cade generalmente su brani che ci arricchiscono e ci maturano musicalmente. Grazie alla nostra formazione artistica, possiamo aprirci a tutte le forme del repertorio musicale dei vari generi. Un nostro cavallo di battaglia è il musicista ucraino Nikolaj Kapustin, tutt’ora vivente, che mescola nelle sue composizioni stile jazz e classico. Quali sono i vostri maestri ispiratori? Guardiamo ai grandi interpreti e compositori del passato e del presente, cercando di cogliere le suggestioni e la forza evocatrice che nasce dal loro gesto musicale, dalla personale scelta interpretativa: citiamo Yoyo Ma, Rostropovich, Richter, Michelangeli, Baremboim, Björk e pensando ai gruppi, Radio Head, Pink Floyd e tanti altri. Vivere di musica, cosa comporta? Capita sovente che ai noi musicisti ci venga chiesto: “Che lavoro fai?” E noi rispondiamo: “Faccio la musicista.” E poi: “Sì, ma di che cosa vivi?” Questo per far capire qual è la percezione “esterna” del nostro mondo quotidianamente. La musica per noi non è solo un mestiere, ma una scelta e una passione irrinunciabile che fa parte della nostra vita e la trasforma in un sogno. Fare musica significa ricercare la Bellezza dell’Arte e nutrire lo spirito, forse parole scontate ma vere! Due caratteri e due personalità: quando riescono a trovarsi insieme? La risposta a questa domanda viene dallo stesso linguaggio musicale ovvero: la polifonia. Nella musica più linee melodiche che cantano insieme producono l’armonia, unite ma distinte, così per noi: suonare insieme significa “trovare l’accordo”.

Qual è il vostro repertorio musicale? Il repertorio del nostro duo spazia dal periodo Classico per eccellenza, con autori come Mozart, Beethoven, Brahms, ma anche Bach, per arrivare fino al Novecento sia storico che contemporaneo, specialmente italiano, che ultimamente stiamo approfondendo. Quali sono i vostri progetti? Ci piacerebbe entrare ancora più in profondità nel repertorio contemporaneo, muovendoci tra generi musicali diversi come il jazz e il pop. Attualmente stiamo lavorando su progetti che coinvolgeranno espressioni artistiche diverse: teatro, arti figurative, danza, mimo. Vogliamo inoltre portare la musica fuori dai teatri, in luoghi informali dove il rapporto col pubblico è più diretto. Lasciate un messaggio ai lettori di Marca Aperta… Beh, sicuramente invitiamo i lettori al nostro prossimo concerto che si terrà al teatro Kolbe di Mestre giovedì 16 novembre p.v. alle ore 20.30 e salutandovi, consigliamo di ascoltare tanta musica senza pregiudizi. I www.marcaaperta.it I 11 I


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Renato Marengo Una vita per la musica INCONTRIAMO L'UOMO CHE HA SCOPERTO TANTI TALENTI CHE ORA SONO STORIA La Redazione

na vita per la musica: quando nasce questo amore? Mio padre, Elio, suonava la viola al Teatro San Carlo di Napoli e faceva parte del quartetto d’archi Schininà. Mi piaceva molto sentirgli fare ogni giorno gli esercizi con la viola a casa, poi lui portava molto spesso me, mia madre a mia sorella Liliana ad assistere alle opere di musica lirica.

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Col mio ditino indice dal palchetto degli ospiti del San Carlo ho “diretto” da bambino decine di Tosca, Butterfly, Traviata e Barbiere ma adoravo anche Wagner perché nel Sigfrido c’era un bellissimo dragone che mio padre poi dietro le quinte mi faceva toccare. Crescendo ho cominciato a scrivere proprio di musica classica su Il Loggione, Il Roma, Napoli Notte ma poi ho scoperto Peppino Di Capri, Carosone, Paul Anka, I Platters e quindi Beatles e Rolling Stones ed ho subito amato il rock. Quando ho cominciato a scrivere di pop e rock internazionale su riviste come BillBoard, Ciao 2001 (bibbia del rock in quegli anni) ma anche su Sorrisi e Canzoni, Tutto, Stereoplay, Monello, Intrepido e Radiocor-


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riere e ho anche cominciato a scoprire e produrre artisti che a Napoli tutti consideravano emarginati, sognatori e poco commerciali. Ho conosciuto Roberto De Simone e, riscoprendo e amando la nostra musica popolare, ho prodotto: lui, la Nuova Compagnia di Canto Popolare, Il Masaniello, Eugenio e Eduardo Bennato, Tony Esposito, Teresa De Sio, Enzo Gragnaniello, Mario Schiano, Lina Sastri, Concetta Barra e tanti altri che raggruppai in un vero e proprio movimento musicale che battezzai Napule’s Power. Di questo movimento facevano parte anche artisti che non producevo ma che sostenevo e promuovevo ugualmente nei miei programmi in radio, in Tv e sui giornali: artisti come Pino Daniele, Napoli Centrale, Osanna, Enzo Avitabile Alan e Jenny Sorrenti. Contemporaneamente facevo programmi in radio e in Tv, scrivevo libri e mi occupavo di musica Contemporanea. Un incontro importante con Giorgio Bisotto, grande amico purtroppo scomparso, mi porta a Venezia dove dirigo “Attuale”, una rivista di cultura per immagini e musica che spazia nell’avanguardia tra suoni e immagini. E’ proprio lui che mi presenta Donella Del Monaco e insieme a Alfredo Tisocco partecipo alla fondazione e produzione degli Opus Avantra. E’ la prima importante contaminazione musicale della nostra nuova musica degli anni Settanta, a cavallo tra Avanguardia e Tradizione: Donella Del Monaco, Tisocco, Tony Esposito ed altri musicisti fanno una musica che la critica definirà “Prog”. Che cosa vuol dire fare musica oggi? Fare musica, non “solo canzonette” come direbbe Bennato, oggi significa immergersi nei suoni della tradizione assieme a quelli elettronici e a quelli virtuali: studiare, assimilare e sentire ritmi, melodie e poesie che ci girano intorno con orecchie e cuore attenti. Oggi in tanti giocano a fare musica, gli strumenti sono alla portata di tutti, il computer consente di

fare cose incredibili anche di assemblare intere orchestre virtuali, ma fare davvero musica è un dono, un dono che assieme allo studio alla conoscenza, alle esperienze, consente di non sprofondare nella marmellata di rumori e suoni strasentiti. Un vero artista è chi ha talento e originalità, è ha il talento di comporre ed eseguire sempre nuova musica. La musica ha oggi tante connotazioni, passa dalle esperienze acustiche a quello elettroniche, si contamina con quella popolare e tradizionale per generare, come in un processo chimico, nuove sostanze. La differenza si trova negli artisti che brillano di luce propria I www.marcaaperta.it I 13 I


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rispetto a mestieranti illuminati solo dai fari di show per lo più dozzinali e privi di carismatici coinvolgimenti. Quali sono i nuovi filoni musicali? Tante sono le etichette che sono date alla nuova musica e che artisti della vecchia guardia sono ancora in grado di produrre, o agli emergenti alla ricerca di opportunità e promozione, spaziano oggi dall’etno al grounge, dal punk al funky, dal jazz rock alla new wave. Alcune si confluiscono molto spesso in un genere a cavallo tra musica italiana, mediterranea o balcanica e rock inglese, fino ad arrivare ad una sorta di fusione molto particolare definita negli anni Ottanta “Prog”, ma ripescata e rinverdita proprio in questi ultimi anni. C’è un grande revival del rock più tradizionale, quello dei miti degli anni Sessanta - Settanta, i cui LP stampati in vinile e riproposti fanno felici gli ormai attempati rockettari della prima ora ma affascinano anche i giovanissimi. Artisti come Deep Purple, Yes, Pink Floyd e Jetrho Tull rappresentano anche vere e proprie “scoperte” per tanti ventenni non ancora nati quando questi artisti cambiavano il gusto per la musica nel mondo diventando anche simboli nella protesta giovanile di allora. Tra le grandi novità degli ultimi anni, dopo un’ondata di reggae, un posto di rilievo lo occupa certamente una nuova ondata di cantautori, nuovamente impegnati a cantare disagio e protesta, ma c’è anche un grande proliferare del rap, la musica, anzi il ritmo e la scansione verbale dei cosiddetti poeti metropolitani. Ci parli delle sue pubblicazioni e dei suoi progetti? A parte le produzioni artistiche di cui ho accennato all’inizio, sempre restando nell’ambito musicale, ho scritto numerosi libri e tante presentazioni, prefazioni e interventi in libri di musica e di artisti come Pino Daniele, Edo-

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ardo Bennato. Ho scritto per Rai Eri “Song’e Napule” con Michael Pergolani, che contiene un po’ la mia storia di produttore, critico e quella di tanti artisti che ho scoperto aiutandoli a diventare famosi, a volte producendoli altre parlando di loro in radio e in Tv. Poi ho scritto sempre per RaiEri l’Enciclopedia del Pop e del Rock Napoletano (da Carosone ai 99 Posse, da Murolo a Peppino Di Capri, agli Almamegretta), ancora per RaiEri ho scrito un libro su Enzo Gragnaniello (dai Quertieri al San Carlo) un saggio, Contaminazioni, che mette in ordine con un po’ di rigore tutte le cose di cui stiamo parlando, che ha vinto il Premio Toast, Macchina da Scrivere, poi ho scritto ancora due libri su Lucio Battisti che ho avuto il piacere e la fortuna di intervistare, ”La vera storia dell’intervista Esclusiva” pubblicato da Coniglio Editore e vincitore del Premio Brienza “Miglior libro dell’anno” e “Le Parole di Lucio”, appena pubblicato da Chinaski Editore. I libri ruotano attorno all’unica vera intervista, che nel 1974 pubblicai sul settimanale Ciao 2001, quella in cui Lucio Battisti abbia mai rilasciato nella sua vita. Da qui nacque una “involontaria”, che in maniera rocambolesca mi portò a scoprire e a far scoprire a tutto il popolo del rock che Battisti non era solo il bravo e carino cantante di bellissime canzoni d’amore ma era uno dei nostri più grandi autori, compositore, arrangiatore di rock! E lo aveva scoperto anche lui proprio mentre l’anima gli diventava latina, proprio con quello che è oggi considerato il suo miglior disco, “Anima Latina”. Tra i miei attuali impegni che spaziano tra musica, cinema e immagini, sono poi orgoglioso di segnalare il successo del mio programma settimanale Classic Rock on Air che, sostenuto dal mensile Classic Rock Lifestyle va in onda ogni settimana su 105 ascoltate radio italiane, con oltre 50 mila ascoltatori a puntata, dove oltre a mandare in onda la musica dei grandi divi del rock mondiale continuo a dare spazio ad emergenti meritevoli di attenzione.


libri

Paolo Zanarella

Il pianista che vola

Storia del pianista fuori posto

ARTISTA CHE NON SI FERMA DI FRONTE A NULLA, NEANCHE AL CIELO Di Claudia Benvenuto

na sera passeggiando assorta nei miei pensieri ho sentito una musica. Cammina cammina, sono arrivata in una piazza ed ho visto un uomo, indossava una camicia bianca e un paio di pantaloni neri, che suonava un pianoforte. La cosa che mi ha subito colpito è stata l’espressione del suo viso. Infatti non erano solo le sue mani a fare musica ma tutto il suo corpo esprimeva l’emozione di quello che suonava. La faccia sorrideva, le braccia si muovevano seguendo il ritmo delle mani e delle dita, che scivolavano e facevano strani virtuosismi sopra la tastiera. Questa è la storia di Paolo Zanarella e di quello che c’è sotto questa musica: come e dove ha imparato a suonare il pianoforte, com’ è stata la sua vita senza musica, come è maturata la scelta di ritornare alla sua vecchia passione, i

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suoi sentimenti, le sue emozioni, le sue difficoltà e le sue riflessioni. Tutto è stato scritto utilizzando un italiano semplice, alternando batPAOLO tute molto divertenti a fatti seri e ZANARELLA difficili della sua vita, come l’espeLA MUSICA DI UN SOGNO rienza del seminario che ha solo rafforzato la sua passione per la musica. Anche i fatti avvenuti dopo gli hanno confermato che una passione quando nasce è più forte di qualsiasi altra cosa. Nessuno può soffocarla o ingabbiarla prima o poi esplode in tutta la sua potenza. Così quest’uomo non ha più potuto fare l’imprenditore e ha lasciato tutto per vivere di musica, vivendo a contatto diretto con le persone comuni. Ha suonato una musica che tutti potessero capire ed apprezzare, in cui tutti trovassero un proprio racconto, una propria storia. Questa scelta l’ha portato ad affrontare una serie di problemi burocratici ma anche problemi economici. Ma la sua fortuna è stata sicuramente la famiglia, una moglie che l’ha sempre sostenuto e una serie di amici che l’hanno aiutato per quanto potevano. Ma non ha solo suonato ad un certo punto della sua storia ha incominciato a volare con il suo pianoforte e la sua musica si è di nuovo trasformato in qualcosa d’altro.

“La musica di un sogno” Storia del pianista fuori posto Editore Cairo Euro 13,00

Loana Pasticceria Caffetteria Piazza Poloni Don Vittorio, 9 31044 Montebelluna TV Tel: 0423 614369

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a vita vera

A Vita Vera Un pilota quaeunque SONO AL TROFEO VAL CAMONICA, GARA IN SAITA MALEGNO OSSIMO BORNO Di Luigino Troncon*

n quò vui contarve na storia vera visua come na favoea da un me amico e cliente: Paolo Venturi de Breno e visuo a Milan in Lombardia. Adeso el vive da ani a Montebeuna pa laoro. Sto amico el ze un sesantene che el gà vosuo meterse ancora in zogo aea so età fasendo na gara so na potente machina, na Norman 20 de coeor verde, na vera sport 2000 co sovracarico de cavai. Dopo verlo scoltà par ore e ciapà tanti apunti ve scrivo queo che me ricordo che el me gà conta co tanta pasion. El raconto el continuo in italian parchè no esendo un esperto de gare de sto tipo, non voria stravolger el raconto e tute ste robe tecniche che ghe va drio a ste gare e tute e emosion dee persone coinvolte. Sicome

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che a storia del me amico pilota quaeunque a ze tanto bea e emosionante, go deciso de contarvea in do puntate. Aveva visto per la prima volta la Norma M20F verde solo venerdì pomeriggio nel paddok a Malegno e, mentre incollava sulla carrozzeria gli adesivi con il suo nome e sotto la scritta “Age is not limit”, pensava che quella frase non fosse vera; l’età era senz’altro un limite e probabilmente noleggiare quella macchina per quella gara che amava fin da ragazzo, fosse stata una follia. Ma una certa dose di follia era parte di lui da sempre. Nessuno aveva mai visto quella macchina verde in una salita perché in realtà aveva sempre corso in pista ma Mimmo, il proprietario del Target Motorsport, gli aveva assicurato che l’avrebbe preparata a dovere, con i giusti rapporti al cambio e le molle adatte per un assetto da salita; proprio quella dello Stefano di Varese che in quella gara voleva giocarsi il podio della CN200. L’obiettivo del pilota qualunque era diverso da quello di tutti gli altri pi-


a vita vera

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loti della sua classe, lui voleva capire se, a quasi sessant’anni, poteva ancora riuscire a salire su una vera sport e portarla al traguardo senza danni e con un minimo di onore. Avevo scelto la mitica Malegno Borno non solo perché era la gara di casa e quindi ne conosceva davvero tutti i segreti, ma anche perché fin dagli anni settanta, quando annusava dai bordi della strada l’odore dell’olio di ricino bruciato dai motori delle macchine da corsa, aveva giurato a se stesso che un giorno anche lui sarebbe salito sui tornanti che portano a Borno ed avrebbe affrontato quei rettilinei da pelo che ne caratterizzano la parte superiore. Il sogno si era realizzato nel 2008, a bordo di una recalcitrante Saxo gruppo N ed era proseguito poi in tutte le edizioni seguenti a bordo sia di macchine turismo che di piccole sport 1300. Si sentiva pronto quindi per salire su una vera Sport 2000 come avevano fatto prima di lui tutti i grandi piloti che avevano vinto su quel tracciato. Pronto? Per la verità fino alla prima prova del sabato non ne era del tutto certo perché con quella macchina non aveva fatto neppure un metro ne su strada ne in pista. Era la classica situazione del “sali in macchina e vai” e probabilmente anche Mimmo, che gli aveva affittato la macchina, si chiedeva se per caso non aveva fatto una sciocchezza, non tanto per gli eventuali danni alla macchina - il pilota li avrebbe pagati sicuramente - ma con quella macchina

il pilota qualunque poteva farsi davvero male. La notte prima della gara si dormiva sempre di sasso e anche questa volta non è stato da meno. Come sempre si era alzato all’alba e aveva camminato insieme a Nadia, Adriano e Daniele per studiare il percorso e verificare che non avesse piovuto. La prima prova era partita alle nove di mattina, con precisione svizzera, perché gli organizzatori non volevano deludere gli osservatori della FIA ed in poco più di un’ora sarebbe stato anche il turno della Norma verde. Dalla piazzetta al secondo tornante, il pilota qualunque era sceso a motore spento fino all’ineamento, si era infilato Hans e casco, si era stretto le cinture e si era detto per l’ennesima volta che aveva fatto una grande “pirlata”. Di preciso non sapeva neppure che la prima, in quel cambio sequanziale, si innestava tirando e non spingendo come sulla sua macchina, non parliamo poi di come trovare la “folle”. Quanto alla retro, Mimmo gli aveva vietato categoricamente di metterla, pena rottura disastrosa degli ingranaggi del cambio. L’unica cosa che aveva capito, era la sequenza delle levette per accendere e spegnere il motore. Le ultime GT stavano partendo: “Gentlemen start your engines!” El seguito sul prosimo numaro, grasie. *Luigino Troncon IMPRENDITORE E AUTORE DEL LIBRO A VITA VERA

Noi Giovani

In edicola puoi trovare il libro “A VITA VERA2” di Luigino Troncon in dialetto veneto

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viaggi

Vione I bambini giocano ancora per strada IL PROFILO DEL PAESAGGIO EVOCA PASSATI MAGNIFICI DIPINTI DI STORIA CULTURA E TRADIZIONE Di Caterina Mandelli

ione è un affascinante borgo che si trova in alta Val Camonica (in provincia di Brescia) nel Parco Nazionale dello Stelvio. Il nome deriva da Carlo Magno che, dopo aver espugnato il maniero di Polagra, cambia il nome in Vione, ispirandosi al suo castello di Vion sui Pirenei. Una calda giornata autunnale è il preambolo giusto per arrivare a Vione passando per il passo del Tonale dopo aver ammirato la Val di Non e la Valle di Sole ricche di paesaggi e natura particolari. Il borgo è abitato da circa seicentocinquanta persone e percorrendo i vicoli, anche in impegnative salite si arriva al centro del borgo

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viaggi dove si trovano, tutti insieme, il bar da Donato, il negozio di alimentari di Monica, il Municipio e la Farmacia. Su tutti si nota, in primo piano, un cartello esposto su di una parete con scritto: “Attenzione, rallentate, in questo paese i bambini giocano ancora per strada”. Il paesaggio è suggestivo: il ghiacciaio Presena del Gruppo della Presanella, il passo del Tonale e le cime dello Stelvio contornano il borgo già di rara bellezza. Passeggiando tra i vicoli, s’incontrano ancora gli abitanti che si parlano, da un balcone all’altro come era uso ai tempi prima che la tecnologia diventasse realtà. Le case sono ancora “aperte tra di loro” e il silenzio insieme al rispetto sono ancora i protagonisti. Mentre si passeggia, da un balcone si affaccia Giulio, che rappresenta un po’ la memoria storica di Vione, ci saluta e incomincia con i suoi racconti. Nel mese di luglio tutta la zona è coinvolta dalla Sagra dei Calsù, un percorso enogastronomico per le vie del centro storico con la degustazione di prodotti tipici locali, tra cui il rinomato Calsù di Vione, un grosso raviolo di pasta fresca con ripieno a base di carne, patate, formaggio e condito con abbondante burro di malga e salvia. Durante la manife-

stazione è possibile visitare il museo etnografico ‘l zuf e la chiesa di San Remigio, dove dal campanile si può godere la vista notturna sull’alta Valle Camonica. Consigliamo di visitare Vione perché è davvero un posto incantevole, che offre scenari molto suggestivi e particolari.

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cinema

CineArs La Scultura Cinematografica SECONDA PUNTATA DEL VIAGGIO NEL CUORE DEL CINEMA E DELLA SUA ARTE PIU' BELLA Di Mario Fontana

driano De Angelis, un uomo semplice e sempre sorridente, ha visto passare nel suo laboratorio tutto il cinema italiano, americano e internazionale. L’attività di CineArs e della famiglia De Angelis nasce nel 1919 a Roma con lo scultore Angelo e negli anni ha visto passare nei suoi laboratori dai primi “peplum”, fino agli ultimi reality: nel mezzo ha lavorato per i film di Pasolini, Scorsese, Zeffirelli, Fellini, Fulci e molti altri. Entrando a Cinecittà non si percorre l’usuale sentiero turistico e si passa di fronte a un luogo, che già visto da fuori si nota l’ordine delle cose: la porta chiusa per racchiudere pezzi di sogni e emozioni. Entriamo e ve-

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cinema

niamo “accolti” da due sculture che catturano la nostra attenzione: il principe Antonio De Curtis e Franco Zeffirelli. Diciamo che non serve cercare il biglietto da visita al maestro De Angelis, quello che ci accoglie e già forma e dimensione di famosa presenza. Uno spazio vasto, un museo senza barriere, un ambiente artistico di valore inestimabile è stretto tra le mura di un laboratorio. Le sculture e i calchi cinematografici più grandi, li troviamo all’esterno, ma anche all’interno, il contenuto è grande. Il maestro De Angelis ci accoglie con un sorriso coinvolgente e incomincia il racconto di una vita dedicata all’arte che serve l’arte del cinema: il numero di titoli cinematografici dove la famiglia De Angelis ha prestato la sua opera non ha fine. I laboratori di plastica e scultura, dai quali negli anni sono nati calchi in gesso e resina, statue, modellini e scenografie di tutti i più importanti film. Nel corso della visita vediamo le scenografie di celebri film quali il Cristo a braccia aperte de La Dolce Vita di Fellini (1960), i cassettoni alti de Il Gattopardo di Visconti (1963), i lampadari del Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pasolini (1975), fino a capolavori dei giorni nostri come La leggenda del pianista sull’oceano di Tornatore (1998), la statua di divinità greco-romana de Il Gladiatore di Ridley Scott (2000), il Buddha ri-

dente di Gangs of New York di Martin Scorsese (2002), La Grande Bellezza e tanti altri ancora. Novantacinque anni di lavoro e la “fabbrica dei sogni” italiana non smette di sporcarsi le mani di gesso, di inventare e creare.

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poesia

Susanna Coriandoli La poesia è anche ridere UN SEGNO POSITIVO DENTRO SORRISI CHE NON CI SONO Di Matteo Bacci

usanna Coriandoli è una ragazza venticinquenne, stanca dei soliti stereotipi quotidiani e dei film che la gente crea, utilizzando esclusivamente le apparenze. Era molto insicura, ma grazie al sorriso ha

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cominciato a trovare la sicurezza. Tutti i poeti narrano delle loro insicurezze, frustrazioni e dolori, Susanna invece prova a trasmettere emozioni attraverso il sorriso. le uniche vie di serenità quando poi all’Alba si è forti e al Tramonti si diventa deboli. La sua vita è colma di successi ma anche d’insuccessi, ma lei non si perde d’animo ed esterna la sua passione attraverso piccoli segni. Proponiamo due sue poesie “emblematiche”, e lasciamo a chi ci legge la libertà di interpretazione.


poesia

Ridere

Alba e Tramonto

Ridere sempre, non come degli stolti, ma come persone intelligenti. Ridere del dolore, ridere del piacere, ridere della vita, ridere. E’ importante nella vita capire che tutto passa e solo una risata ci fa aprire il cuore e ci fa leggere diversamente le avversità della vita. Il bello della vita È ridere con il cuore, con le labbra, con gli occhi, con la pancia, con la testa.

L’Alba con i suoi colori porta tanti sentimenti ed emozioni. Il Tramonto porta via tutto ciò che è successo e solo la mia anima eterna registra, conserva, imprime nel mondo i colori dell’Alba e la tristezza del Tramonto per il giorno già finito. Rosso, rosa, blu, viola immensità di sfumature che mi fanno emozionare e mi fanno rinascere ogni volta.

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storia

Cristiano Meneghel

Le opere a mare di Venezia LA DIGA A DIFESA DELL’ABITATO DI GRADO È UN ESEMPIO DELL’INGEGNERIA VENEZIANA Di Cristiano Meneghel

del 1580 la prima richiesta dei gradesi ai Provveditori alla Camera dei Confini di Venezia per una pallificada a difesa dell’abitato: che cosa fu realizzato, però non lo sappiamo. E ancora nel 1594 la situazione era critica. Nel ‘600 non risulta ancora nessuna opera, mentre molto sappiamo del ‘700, secolo in cui la Serenissima eresse i murazzi Zendrini e consolidò i cordoni litorali a mantenimento delle lagune dogali. Siamo già nel 1719 quando fu inviato a Grado l’architetto dei Savi ed Esecutori alle Acque Lorenzo Boschetti che progettò cinque speroni ortogonali alla spiaggia tramite l’utilizzo di pietre e pali incatenati tra loro: anche di questa opera non sappiamo molto, anche se un indizio ci dice della chiusura della piazza tramite arginamento con tolpi. In seguito, nel 1756, la Serenissima decise di erigere un argine a difesa di Grado, lungo circa 900 metri, inaugurato dalla lunga processione guidata dal parroco, quale conferma della fine dei lavori. La lunghezza salì a 926 metri, con ipotesi di salire a un chilometro, nel 1770 quando risultando sgrottato, si decise un potenziamento dell’opera su supervisione di Tommaso Temanza. Nel 1780 si scoprì che anche quest’argine era intaccato in più punti e così viene potenziato dal proto Simone Stratico con la realizzazione

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anche di cinque speroni in pietra d’Istria. Un ulteriore modifica si ebbe tra il 1791 e il 1793, quando Pietro Lucchesi vi rimise mano rimaneggiando l’opera intaccata dai marosi. Nel 1794 gli speroni avevano creato una grande spiaggia, e verosimilmente nel 1812-13 i napoleonici consolidarono il sito realizzando una scogliera con grossi massi. Bisognerà aspettare il 1836 per la realizzazione dell’attuale diga, sempre su modelli veneziani già attuati in quel di Pellestrina. Oggi i silenti masegni veneziani riposano a circa 4 metri di profondità e costituiscono il rifugio per diverse specie marine.


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