Marca Aperta - Dicembre 2019

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PERIODICO DI CULTURA, INFORMAZIONE E APPROFONDIMENTO

DICEMBRE 2019

GRATIS

Giuseppe Vultaggio

AL DI LÀ DELL'ORIZZONTE


MA Di Tella.qxp_The Best Of 28/11/16 18:03 Pagina 3

In viaggio negli Antichi Sapori d’Italia con

Cristoforo di Tella e Marca Aperta

Antichi sapori d’Italia I paesi del gusto e del vino Canale 832 + TV Sat Domenica ore 21.00 Domenica ore 11.30

Canale 92 Sabato ore 17.00


editoriale Periodico di informazione locale Anno XVIII - Numero 3 - Dicembre 2019 Reg. Trib. di Treviso al numero 1162 il 05/07/2002 e al Tribunale di Bassano al numero 2/05 Reg. Periodici in data 19/01/2005 Iscrizione ROC n. 10005 Prot. U/06378/04/NA P.IVA: 04520460264

Editore: MF Soluzioni Aziendali di Mario Luigi Fontana www.mfsoluzioniaziendali.it Direttore Responsabile e Direttore di Redazione: Barbara Ricciuti Direttore commerciale: Mario Fontana mario.fontana@marcaaperta.it cell. 333.3700876 Responsabile sviluppo: Mario Fontana Art Director: Loredana Cattabriga e Davide Lopopolo per Hanno collaborato: M. Fontana, C. Benvenuto, C. Meneghel, C. Mandelli, G. Felissent, A. Monferà, G. Colugnati, G.Baggi, S. Coriandoli, D. Del Monaco, Radio Conclas, Longarone Fiere Stampa: Stampatori della Marca 31033 Castefranco Veneto (Tv) Direzione e Redazione: Via Leonardo da Vinci 30/B, Montebelluna (TV) infoweb@marcaaperta.it www.marcaaperta.it Salvo accordi scritti o contratto di cessione di copyright, la collaborazione a questo periodico è da considerarsi del tutto gratuita. In nessun caso si garantisce la restituzione dei materiali giunti in redazione. È vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari. Del contenuto degli articoli sono responsabili i singoli autori. Nell’eventualità in cui immagini di proprietà di terzi siano state qui riprodotte, l’Editore ne risponde agli aventi diritto che si rendano reperibili. Porrà inoltre rimedio, su segnalazione, a eventuali involontari errori e/o omissioni nei riferimenti. Tutti i marchi registrati e gli elementi grafici a cui si fanno riferimento in questo sito, sono di proprietà dei legittimi registranti. Riferimenti a marchi registrati vengono effettuati soltanto a scopi informativi.

Viaggiare

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a Grado alla provincia di Brescia, da Gorizia a Roma. In questo numero vi accompagneremo, ancora una volta, in un viaggio virtuale nella nostra bella Italia in cui, oltre a parlare di paesaggi e di storia, vi racconteremo di esperienze di vita, di lavori nati dalla passione e dalla creatività e naturalmente, delle eccellenze del nostro territorio. A proposito di territorio, non possiamo non ricordare le ferite che hanno lasciato le alluvioni di metà novembre in alcune zone del Veneto. I danni a Venezia e a Chioggia, ma anche ai litorali di Jesolo e Caorle e a molte altre località, sono enormi. Ma sappiamo che il nostro Veneto, il nostro Nordest e la nostra amata Italia, hanno un cuore grande. E il nostro territorio tornerà presto anche più bello di prima. Buona lettura e… Auguri di buone feste da tutti noi. Giuseppe Vultaggio Barbara Ricciuti AL DI LÀ DELL'ORIZZONTE @BRicciuti PERIODICO DI CULTURA, INFORMAZIONE E APPROFONDIMENTO

DICEMBRE 2019

GRATIS

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sommario

12

Persone

Case di Viso

IN COPERTINA 6 Giuseppe Vultaggio

STORIA 28 Carlo X di Borbone

SALUTE 10 Rebirghing

ECCELLENZE 32 Flavia Cosolo

CULTURA 12 C.G. La Brasca 16 Luciano De Giorgio

TURISMO 42 Leonardo Tognon

CATERINA GATTADURO LA BRASCA

ARCHEOLOGIA 18 Il Palatino VIAGGI 20 Case di Viso ARTE 22 Cildi

22 Intervista a Cildi

IL NIENTE È DOVE DOBBIAMO VIVERE

20

L’UNIONE DI DUE PARCHI MONTANI

MUSICA 46 Luca Dirisio

Luca Dirisio

NON SUONO PER FAMA E DENARO

46


PubblicitĂ Conclas.qxp_The Best Of 04/12/18 11:02 Pagina 4

La radio

con amore, con passione

su: In streaming s.it nc l a o c o i d a r . w w w


in copertina

Intervista a Giuseppe Vultaggio

La poesia in metrica Di Mario Fontana

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hi è Giuseppe Vultaggio? Di certo un siciliano DOC, nel senso che amo la mia terra, le mie origini, la storia di tutto ciò che mi circonda. Sono nato ad Erice e vivo a Trapani, sono felicemente sposato con Marinella e papà di Salvo e Debora. Lavoro presso un’azienda di consulenze chimiche, ma mi piace pensare di essere un artista, fondamentalmente poeta, autore di testi teatrali, attore, regista, sceneggiatore, musicista. Amo l’arte in genere e in tutte le sue più disparate vesti, cerco di approfondire le peculiarità di ognuna di esse cercando di utilizzarle al meglio in favore di chi mi segue.


in copertina Qual è stata la strada che l’ha accompagnato nel mondo della scrittura italiana? Liricamente sono nato con la poesia dialettale con il principale scopo di salvaguardare termini e tradizioni, e l’ho fatto scegliendo una forma di poesia che i critici danno ormai per finita ma che, a mio avviso, resta immortale: la struttura metrica. Quindi accenti, rime, sonetti, quartine, strambotti… Il siciliano, per quanto musicale e facilmente intuibile, resta tuttavia una lingua piuttosto locale e io, a un certo punto, ho sentito forte l’esigenza di poter comunicare a un bacino più ampio. Mi sono sentito pronto per parlare a tanta più gente e da lì l’esigenza di scrivere in una lingua che tutti avrebbero potuto capire. Nasce così il mio primo libro in italiano (Para… rimando) fino ad arrivare all’ultimo nato (Al di là… dell’orizzonte) proposto, anche, con traduzione in lingua inglese. Che cosa le piace leggere? Leggo un po’ di tutto perché non amo fossilizzarmi, mi piace rielaborare input anche tanto diversi tra loro. A mio parere nella crescita di una persona è fondamentale la multi-culturalità. Amo Gibran e la sua spiritualità; Leopardi, il poeta filosofo, ma anche Camilleri con i suoi intricati racconti. Ultimamente, mi ha incuriosito “Un morto ogni tanto” del giornalista siciliano Paolo Borrometi, storie di mafia vissute in prima persona con racconti non strumentalizzati e che non esaltano i malavitosi, come molto spesso invece accade in questi tipi di narrazione. Chiaramente sul mio comodino non manca mai “Trilussa”, il mio poeta preferito. Quali sono le sue massime ispirazioni artistiche e letterarie? Chi mi ha ispirato poeticamente, all’inizio di questo mio percorso, è di certo il mio amato “Trilussa”, ne ho subito apprezzato le sue capacità comunicative mediante la metafora. Poi, essendo fondamentalmente un sentimentale, sentendo forte un’inquietudine diffusa e un generale bisogno di rinnovamento - soprattutto contro la razionalità della vita che siamo co-

stretti a vivere in questo nuovo tempo - non ho potuto fare a meno di accostarmi al movimento romantico che, proprio nel suo nascere, si è trovato a fronteggiare la ragionevolezza dell’Illuminismo. Sposo appieno le peculiarità che hanno rappresentato il movimento: bisogno di un linguaggio nuovo, diretto e schietto che esponga chiaramente le inquietudini del tempo in cui vivo, il ritorno alla poesia popolare, l’apertura verso una conoscenza nuova. Le sposo e le porto avanti come meglio posso. Artisticamente sono un grande fan di Gigi Proietti, a mio parere uno degli artisti più completi in assoluto. Che cosa ne pensa dell’universo culturale italiano contemporaneo? Credo di poter dire che ci troviamo in uno status di controtendenza. Sono convinto che solo la cultura, intesa come aggiornamento, ricerca, impegno, sacrificio sia l’elemento che più di tutti possa influenzare positivamente la nostra società, e che solamente l’erudirsi, l’istruzione, il sapere siano gli elementi che possano salvarci. Lo Stato, invece, investe poco sulla cultura, probabilmente preferendoci ignoranti e, quindi, facilmente gestibili. La scuola sembra essere sempre meno presente per i suoi insegnanti, costretti ad investire gran parte del proprio


scendo a esprimere concetti profondi, densi di significato arrivando proprio a tutti con grande facilità. Nel suo inequivocabile stile satirico c’è sempre una riflessione disincantata sugli usi e costumi e sui fatti del suo tempo. Inoltre, ho sempre apprezzato la sua facilità di dire le cose in maniera quasi didascalica aprendo un mondo ai lettori, come per “Felicità”, “La lucciola”, “La Tartaruga”. Non posso dire sia il migliore della storia ma, per ciò che mi riguarda, è stato il “flash” che ha fatto luce allo scatto più bello che conosco: la poesia, una fotografia oltre l’orizzonte!

tempo ad autotutelarsi da interferenze esterne (quali quelle genitoriali) e a dedicare sempre meno tempo all’insegnamento. Non ci sono più modelli culturali da seguire o prendere a esempio se non pochi pionieri che si trovano sempre più soli ed emarginati. False illusioni, alimentate dai mercenari del potere, convincono i giovani che si possa arrivare alla ricchezza, al potere, raggiungere posizioni di prestigio, con grande facilità. Ma credo molto nei giovani e nel loro intuito, nell’innovazione, nelle idee diverse che certamente possono spaventare ma che sono sempre da valutare e considerare. Ci sono molti artisti, autori, scrittori che ci provano e ci riescono, spero proprio che insieme si possa intraprendere una strada migliore, più forte, più sicura. Insomma, sono contro l’immobilismo perciò, insieme a loro, cerco stimoli per fare sempre di più e sempre meglio. Chi, secondo lei, è il più grande scrittore della storia? Non credo si possa dare un nome su tutti poiché tra i più famosi, a mio parere, ognuno per peculiarità e attitudini diverse ha contribuito alla crescita della scrittura e della letteratura del mondo. Personalmente, come già detto, ho ricevuto tantissimo da “Trilussa” che è stato il mio mentore senza dubbio. La sua abilità è stata quella di comporre semplici frasi riuI 8 I Marca Aperta I dicembre 2019 I

Perché si legge sempre meno? Penso siano tanti i fattori che contribuiscono a questo fenomeno, primo tra i quali la poca abitudine a farlo. Manca l’educazione alla lettura, dai nonni, ai genitori alla scuola c’è poca attenzione e si è persa la voglia di proporre l’esercizio del leggere. C’è scarso interesse e, verosimilmente, questa è la seconda causa. Potrà sembrare un giudizio estremo ma, a mio modo di vedere, in un mondo che parla di cultura dilaga l’ignoranza. Un terzo motivo potrebbe essere dato dal fatto che la lettura richiede tempo, attenzione, concentrazione… Insomma un certo impegno. Siamo tutti troppo presi a correre, e trovare il tempo per leggere in serenità un libro sta diventando, se non difficile, inconsueto. Ci sveli i suoi progetti futuri. Ritengo di essere una persona molto riservata e, a parte questo, molto cauta nel promuovere o promozionare progetti prima che questi siano totalmente realizzati. Di sicuro penso a progetti da realizzare con giovani artisti, attori, musicisti, ballerini. Con i giovani perché non c’è competizione tra loro, con i giovani perché si lasciano guidare e perché riescono sempre a sorprendermi e a coinvolgermi. Con loro tutto acquisisce un’energia indescrivibile. Posso solo anticiparvi che c’è in cantiere la realizzazione di un musical dove, come detto, le arti performative - e non - possano insieme portare a una comunicazione più completa.


redazionale

Pasticceria Caffetteria La Fenice

Dal MMXIX la tradizione diventa modernità UNA PIACEVOLE FERMATA, DOLCE, SALATA, SERENA E SIMPATICA

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Trevignano si trova un luogo accogliente e sereno per assaporare il meglio delle creazioni di Loris e Viviana. Le colazioni, gli aperitivi i momenti di relax o comode opportunità di dialogo sono arricchite dal servizio sempre pronto e disponibile. Ci sono poi le creazioni pasticcere adatte per ogni ricorrenza e occasioni presentate da Loris e Viviana per addolcire sempre bene i momenti di festa.

Pasticceria La Fenice di Loris e Viviana

Via Montebelluna, 10 Trevignano (TV) Tel.: 0423 1905999 I www.marcaaperta.it I 9 I


salute

Come sei nato? Dimmi come sei nato… e ti dirò chi sei Di Francesca Tamai

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pesso mi ritrovo, durante una seduta di counseling e rebirghing (dall'inglese rinascita, tecnica che prevede un particolare uso del respiro) a fare questa domanda a fronte di situazioni bloccate o di problematiche che si ripetono. Ognuno di noi ha un suo schema personale di nascita: parto normale, veloce, prematuro, cesareo, provocato o indotto, podalico, gemellare, con il forcipe, cordone ombelicale intorno al collo, posizione trasversale. Generalmente, passiamo nove mesi in una situazione accogliente nell'utero che diventa la nostra culla. L'assenza di bisogni è una condizione costante: siamo direttamente connessi alla mamma che ci nutre, ci fornisce riparo, calore e amore. Al momento della nascita, le cose cambiano improvvisamente: il bambino esce dal suo rifugio per entrare nel mondo. Il “ricordo” della nascita svolge un ruolo significativo nel modo in cui una persona percepisce il mondo e vi interagisce; spesso lo schema di nascita determina comportamenti che non verranno mai abbandonati. Sono counselor, specializzata in rebirthing e tecniche di respiro e laureanda in psicologia. Il mio lavoro è frutto di una passione che ho in prima persona sperimentato su me stessa. Quando ho scoperto il lavoro sugli schemi di nascita, è arrivata molta chiarezza rispetto ai miei schemi di comportamento. Mia madre racconta che l'ostetrica le aveva detto che prima del mattino successivo non sarei nata; lei, con fermezza, le ha chiesto I 10 I Marca Aperta I dicembre 2019 I

di controllarla. La mia testa era già visibile e mia madre è stata portata d'urgenza in sala parto. Durante più sedute di rebirthing ho avuto la fortuna di “rivivere” quel momento: ho sentito fretta, ansia di uscire. Probabilmente iniziavo ad essere fisicamente troppo grande e necessitavo di più spazio. Il lavoro che ho potuto fare su me stessa attraverso il rebirthing, anche in acqua calda (le sedute di rebirthing in acqua calda riportano a galla le memorie intrauterine), è stato quello di integrare che la pazienza, l'attesa, la lentezza proprie di un atteggiamento riflessivo, sono modalità sicure e attuabili tanto quanto la fretta e il cambiamento repentino.


Le mie relazioni hanno iniziato ad essere più stabili, le mie scelte lavorative più ponderate e anche l'atteggiamento nei confronti del denaro è diventato meno ansioso e più sereno. Come professionista e come essere umano, mi fido della saggezza profonda che accompagna le persone a permettermi di accompagnarle attraverso il rebirthing per portare chiarezza nella loro vita. Sono una fonte d'ispirazione per continuare a portare avanti questo lavoro con

dedizione e passione permettendomi di aiutarle a fare luce sulle convinzioni limitanti affinché possano vivere una vita più gratificante, dimostrando a se stesse che si può scegliere e cambiare.

Francesca Tamai

Via Verci 13 Bassano del Grappa Tel.: 3382984190 www.laboratoriobenesserebassano.it I www.marcaaperta.it I 11 I


cultura

Persone Intervista a Caterina Guttadauro La Brasca Di Caterina Mandelli

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i può raccontare chi è Caterina Guttadauro La Brasca? Sono nata e vissuta in Sicilia, dove ho completato i miei studi classici. Vivo da più di quarant’anni a Bologna, sono sposata e madre di una figlia, medico-psicoterapeuta. Appartengo ad una famiglia di origini nobiliari che molto mi ha dato ma anche tanto mi ha tolto. Sono vissuta in un bel paesino siciliano a dimensione d’uomo, in tempi in cui per una ragazza la vita si riduceva a famiglia e scuola. Niente svago, feste, soprattutto nel mio caso perché, appartenendo ad una famiglia di spicco, ero più soggetta ad essere osservata e chiacchierata dalla “gente”. Qual è il percorso che l’ha portata ad es-

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sere una figura di riferimento nella cultura italiana e internazionale? Sono da sempre amante dello scrivere, anche se a farlo sistematicamente ho iniziato tardi, dopo aver concluso la parentesi lavorativa della mia vita, per non penalizzare la mia famiglia. Sono stata Relatrice alla Fiera del’Editoria World Book International di Cattolica 2014, Presidente di Giuria di ben cinque edizioni del Concorso Letterario Internazionale “L’Anfora di Calliope” ed anche per la 1° e 2°Edizione dell’Evento Letterario Internazio-


nale Città di Soncino 2018-2019. Giurata al World Literary Price, Concorso Letterario Mondiale itinerante, alla riscoperta delle capitali mondiali, Recensionista, creatrice ed organizzatrice di eventi letterari nazionali ed internazionali. Nel 2015 ho ricevuto a Parigi il Premio alla Cultura, nel 2017, il 10 giugno al Concorso Letterario Internazionale ”VOCI” di Abano Terme ho ricevuto la medaglia del Senato della Repubblica Italiana, per talento e meriti letterari. Faccio parte dell’Associazione DILA (Da Ischia La Cultura). Scrivo per la Rivista parigina “La Voce”, bimensile cartaceo distribuito in tutta Europa solo su abbonamento. La Rivista, bilingue, diffonde la cultura italiana all’estero. Scrivo per Fattitaliani, quotidiano on line. In data 27 gennaio2019 sono stata premiata a Roma per essermi classificata al 1° posto assoluto per la Narrativa ed al 3° per il Giornalismo al famoso Concorso Otto milioni DILA Edizione 2018. A giugno 2019, a Milano, al Congresso Internazionale “Sfide per lo sviluppo della PACE” sono stata nominata per l’Italia dai suoi Fondatori Ruben e Laura Contreras e Autorità della Nazione Argentina Connettore nella Catena della Pace. Ho ricevuto il 4 luglio 2019 a Villa Filippina, a Palermo, il Premio “Sua Eccellenza 2019” una Rassegna Internazionale sulla Cultura Femminile. Il premio andava a donne straordinarie che si sono distinte particolarmente nei vari settori della

Cultura e del Sociale. A Venezia, a giugno, ho ricevuto il Leone D’Oro 2019, prestigioso Premio Internazionale che ogni anno premia eccellenze nei vari ambiti artistici, culturali e imprenditoriali. Lei ha miti che la ispirano? Certo, come tutti anche se credo che ogni scrittore debba essere se stesso, per veicolare il proprio messaggio al lettore che, in ogni libro, cerca una propria verità. Mi hanno dato tanto Pirandello, Verga, Bufalino, oggi Baricco, Grossmann e ieri “Piccole Donne” della Alcott. Mi schiuse le porte dell’universo femminile, mi incontrai per la prima volta con il valore della solidarietà, i rapporti tra sorelle, il dolore della malattia e della perdita, il dramma della guerra, la volontà di essere utili e di aspettare un padre che forse non sarebbe tornato. In un parola conobbi il senso della “Famiglia”. Quali sono le opere che ha scritto che le danno maggiori soddisfazioni? Ho scritto: "La barriera invisibile", "Silenzi d’amore", "La vita appesa ai muri", "La voglio gassata". Non credo di essere autoreferenziale I www.marcaaperta.it I 13 I


cultura cancro e lo ha sconfitto. Il Prof. Mandelli mi ha dato l’onore di apporre il logo nazionale dell’A.I.L. sulla copertina per il messaggio positivo del libro. Ecco cosa mi piace, aiutare chi è in difficoltà a non smarrire i suoi sogni.

se dico che i miei libri raccontano la vita, perché questo sono l’amore, il dolore, la morte, l’amicizia, la maternità, la malattia. Scrivo sempre con l’intento di dare a chi legge la possibilità di trovare in quelle pagine una sua verità. Per ovvi motivi sono legata di più a “La barriera invisibile” perché c’è profumo di Sicilia in ogni sua pagina, c’è il mio vissuto, ci sono tante barriere che mi hanno rubato tanta vita ma che mi hanno anche dato l’opportunità di conoscermi e diventare più forte. Si, perché tutto, anche il dolore ha una sua positività. Penso che sapere scrivere sia un dono e che siamo fortunati ad averlo ricevuto. Proprio per questo abbiamo una grande responsabilità, perché con le nostre parole veicoliamo dei messaggi che possono essere non capiti o addirittura fraintesi. Uno scrittore non giudica, racconta e poi regala ciò che scrive. Come dice Alda Merini, tratteniamo per noi i sentimenti da cui sono scaturite quelle opere. Il mio ultimo libro “La voglio gassata” è un libro solidale che racconta una storia vera, di una donna, oggi mia cara amica, che ha affrontato per ben due volte il I 14 I Marca Aperta I dicembre 2019 I

Ci può parlare del Concorso letterario L’Anfora di Calliope? L’Anfora di Calliope è un Concorso Letterario adesso internazionale giunto, quest’anno, alla quinta edizione. Prende nome dalla Musa della Poesia Epica, Calliope appunto, come sa chi ha fatto studi classici. La Premiazione si svolgerà ad Erice, il 12 ottobre; stiamo pubblicando i nominativi dei vincitori. La Poesia è declinata in tutte le sue forme, anche quella dialettale. Il suo ideatore ed organizzatore è Giuseppe Vultaggio, poeta Trapanese di talento. Io sono stata e lo sono anche per quest’anno, Presidente di Giuria e mi fa piacere avere contribuito alla sua crescita qualitativa, soprattutto nei contenuti. Diamo la possibilità a chi scrive di misurarsi con gli altri e di veicolare le proprie emozioni. Il nostro successo più grande è la gratitudine manifestata dagli autori stessi per aver ben curato le loro opere e averli fatto sentire a loro agio. Dallo scorso anno abbiamo aggiunto altri tre giorni di presentazioni di libri nelle scuole di Trapani e nelle biblioteche. Ci piace coinvolgere i giovani ed invogliarli ad imparare perché, non dimentichiamocelo, che sono il nostro futuro. Quali sono i suoi progetti? Sto scrivendo, assieme a mio marito, un libro che è una via di mezzo tra il romanzo ed il saggio. Narra la storia di quattro fratelli, dispersi dai venti della guerra nel mondo, delle loro famiglie, della loro capacità di aver servito la Patria con onore e salvato i legami profondi di una Famiglia fortemente voluta. La Storia umana e politica quindi che ha cambiato i destini del mondo, ma nulla ha potuto sull’Amore, ingrediente fondamentale che fa vedere nell’altro il fratello e non il nemico.


CRODE Basket Femminile

Il basket femminile vicino alle donne

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gni sport, specialmente se parliamo di sport di squadra, insegna i valori della vita quotidiana: lo stare insieme e condividere le gioie di una vittoria e le difficoltà di una sconfitta; la solidarietà nell'affrontare i momenti di difficoltà, il rispetto delle persone e delle regole. La squadra di pallacanestro femminile delle CRODE, che milita nel campionato regionale di Promozione, fa parte della A.S.D. Alfiere Basket Lab di Cornuda (TV). Dalla stagione 2018/2019 è attivo un progetto “sportivo - sociale” che vuole candidare questa squadra come tesimonial contro la “Violenza sulle Donne” veicolando, attraverso la pallacanestro, un messaggio sociale positivo. La sensibilizzazione delle persone contro la violenza di genere, utilizzando la similitudine sport-vita, per non essere più una squadra fatta di donne, ma donne che fanno squadra, perché nello sport come nella vita delle donne che subiscono violenze fisiche e psicologiche, si vince solo facendo squadra. La rete antiviolenza, le varie Istituzioni e le associazioni di settore, sono quotidianamente impegnate nel fare squadra con le donne che vivono sulla propria pelle le ingiustizie di una violenza di

genere vergognosa. Le CRODE, vogliono dimostrare in campo, che nonostante gli attacchi avversari sono sempre pronte a proteggersi ed a ripartire ricominciando una nuova azione tutte insieme. Perché chi disse donna, disse una gran bella parola!. Se volete contribuire al progetto CRODE, seguiteci sul nostro sito www.crode.it, dove troverete le nostre iniziative. Abbiamo creato grazie al nostro parner “Creativamente” di Montebelluna, una maglietta commemorativa che anagrammando la parola CRODE porta a tutti il nostro messaggio in tutti i palazzetti in cui abbiamo giocato: “Rispetta ogni donna” e se ancora oggi vi è il bisogno di ricordarlo, vuol dire che a strada da fare è veramente tanta.


cultura

Luciano De Giorgio

“Le ispirazioni sono venute, strada facendo” La Redazione

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hi è Luciano De Giorgio? Sono parmigiano di nascita ma milanese d’adozione sin da piccolo. Finalmente, posso dire, sono una persona che riesce a fare quello che ha sempre sognato: scrivere. Ho provato a fare il cuoco per la famiglia, mi piace la fotografia, ma è casualmente che mi sono avvicinato alla scrittura e mi è piaciuta. Collaboro con diversi periodici, perché sono l’addetto alle pubbliche relazioni dell’Università del Tempo Libero di Gorgonzola (Mi), città dove vivo, e questo mi ha dato la possibilità di avvicinarmi a questo mondo. Quali sono gli argomenti delle sue scritture? I miei primi scritti sono resoconti di gite ed escursioni che si facevamo, cose semplici, nulla di personale e profondo. Le ispirazioni personali sono venute, strada facendo, alcune sono state pubblicate, alcune sono ancora nel cassetto. Che cosa le piace scrivere? Sono un tipo curioso, per cui vado a cercare le curiosità che gli altri non conoscono. Il primo libro “Pinocchio abita a Gorgonzola” è un racconto di curiosità sul mondo collodiano in giro per l’Italia, al di là della storia in sé stessa, lo stesso vale per il libro “Sagre e fiere della Martesana” con curiosità di oltre cinquanta paesi, dove gli stessi abitanti del luogo dicono: “Ma io non sapevo di questa cosa qua, meno male che lo hai scritto, nessuno mi aveva mai detto questo!”. Mentre “Il Taxi di Leonardo” è un omaggio I 16 I Marca Aperta I dicembre 2019 I

per il compleanno di Leonardo da Vinci. Con questo libro andiamo più sul fantasmagorico, perché è un racconto che non esiste, Leonardo è mandato da Dio sulla Terra dopo cinquecento anni dalla sua morte, come viaggio premio, ed è accompagnato da un ex tassista, morto tre anni fa, Renato Saracino, mio maestro e insieme vedono la città di Milano com’è oggi. Perché s’ispira a miti come Pinocchio e Leonardo da Vinci? “Mi sono meravigliato anch’io, di toccare dei miti così unici!” Parlerei in senso filosofico. Ci vuole poco per diventare un mito. Un altro personaggio che ho creato, pensa alla fine della sua vita, di diventare un mito come nonno, per quello che ha insegnato e fatto per i nipoti. I miti sono anche questi. Stiamo conversando in un posto stupendo, il Naviglio della Martesana. Qual è la sua storia? La storia di questo naviglio dell’est milanese nasce nel XV secolo. É chiamato “Piccolo” per differenziarlo dal Naviglio Grande che va verso Pavia. Il corso d’acqua è lungo trentaquattro chilometri, quindi di piccolo non ha nulla, oggi non è navigabile ed è considerato uno dei più bei posti per i ciclisti, per le passeggiate fuoriporta. Storicamente ha importanza quando alla fine del 1400 Leonardo Da Vinci ha fatto in modo di collegare il Naviglio Martesana alla cerchia dei navigli permettendo di far arrivare le barche anche dal lago di Como.


imprenditoria

Recensione Il Taxi di Leonardo MILANO E IL VIAGGIO TRA LE SUE BELLEZZE VINCIANE Di Claudia Benvenuto

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utto inizia in Paradiso. Dio decide di mandare Leonardo Da Vinci sulla Terra. Renato Saracino, taxista, fa di tutto per accompagnare l’artista in questa “licenza premio” a Milano, ai giorni nostri. La spedizione è affidata a dei tecnici molto particolari: Galileo Galilei, Copernico e Keplero. Bello è l’atterraggio sulla Terra che provoca subito un danno alla statua dello stesso protagonista, gli viene staccata la testa. Il viaggio ha lo scopo di far vedere al grande artista italiano cosa sia accaduto alle sue opere e alle sue invenzioni. A noi sono piaciuti moltissimo i commenti di Leonardo da Vinci e gli interventi di Dio, con le citazioni delle canzoni. Lui comuni-

cava con i due viaggiatori tramite la radio del taxi. Cosa molto curiosa è che tutti vedono e sentono Renato ma no Leonardo. Renato è un uomo colto, con una grande passione per il caffè. Riesce a raccontare fatti, avvenuti dopo la morte di Leonardo, in modo chiaro ed immediato. Un esempio è la spiegazione dell’origine della parola “Taxi”. I dialoghi sono divertenti e ci illustrano le opere di questo artista in modo simpatico. Carino l’incontro con un emissario del diavolo, Pompeo Leoni, anche lui accompagnato da qualcuno, Dante. L’incontro tra i due gruppi è divertente. Un altro protagonista è il giornalista chiamato Aria, che sta indagando su chi ha rotto la statua di Leonardo Da Vinci. Personaggio particolare ma anche tipico dei giorni nostri. Il viaggio continua e riusciamo ad avere delle notizie che non sono a conoscenza di tutti. C’è un parallelo fra la città di oggi e quella conosciuta dal protagonista. Vediamo con occhi nuovi gli avvenimenti della città. Milano diventa cultura e storia. Tutta l’opera ha una serie di fotografie ed immagini dei posti visitati dai protagonisti, tutte in bianco e nero, e delle opere. L’autore è Luciano De Giorgio, di Gorgonzola (MI), un uomo singolare, conosciuto e simpatico.

Il Taxi di Leonardo Luciano de Giorgio Colibrì Edizioni Prezzo: Euro 15,00

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archeologia

Sito del Palatino Toccare con mano il cuore di Roma IL SOTTOSUOLO DELLA CITTÀ ETERNA NASCONDE ANCORA TUTTO Di Giulia Colugnati

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er un appassionato del passato, uno storico, un archeologo, uno storico dell'arte, che sia uno studente alle prime armi o un ricercatore esperto, l'emozione che regala uno scavo archeologico è sempre intensa. Se poi il sito indagato è quello del Palatino, di fronte al Colosseo, all'Arco di Costantino, al basamento del Colosso di Nerone da un lato e fra i Fori Imperiali e le possenti fondazioni della Vigna Barberini dall'altro, proprio lì, nel cuore di Roma, l'esperienza diventa un privilegio unico che è difficile dimenticare. Toccare con mano la

superficie su cui hanno camminato gli antichi, rinvenire un tratto di battuto stradale con i solchi lasciati dai carri che immaginiamo dirigersi al foro, recuperare dalla terra una moneta e riconoscerne l'effigie imperiale, comprendere che lo strato di terra che stai osservando si presenta compatto e scuro, bruciato, perchè è proprio quello del famosissimo incendio della città ad opera di Nerone, catalogare ceramica e vetro ricavando informazioni da ogni piccola traccia lasciata duemila anni prima di noi, sono tutti momenti preziosi che fanno dimenticare la fatica del lavoro e del caldo afoso dei mesi estivi quando vengono condotte le campagne di scavi e documentazione annuali. L'Università di Roma “La Sapienza” infatti opera da oltre un venticinquennio in questo eccezionale contesto urbano con uno scavo didattico e scientifico che ha visto il contributo di centinaia di ricercatori e studenti dello stesso ateneo e stranieri,


concentrati nelle tre aree principali delle pendici nord-orientali del Palatino, sud-orientali della Velia e Valle del Colosseo dove il sottosuolo è attraversato da un insieme di complessi edilizi straordinariamente conservati. Le indagini e gli studi condotti e tutt'oggi in corso hanno fornito nuovi importantissimi dati per una sempre più completa lettura del contesto storico, storico artistico, urbanistico e, non meno importante, storico religioso, dell'area indagata. Fra le scoperte di rilevanza eccezionale basti ricordare i santuari del Palatino e della Velia nelle loro fasi arcaiche e proto-imperiali, la Meta Sudans, celebre fontana augustea, i blocchi edilizi neroniani della Domus Aurea nella valle del Colosseo e sulle pendici dei colli che vi si affacciano, da ultimo le splendide insegne imperiali attribuite a Massenzio.

Altre più recenti sono ancora in fase di studio, come i grandi complessi imperiali, e le capanne protostoriche sul Palatino. Il sottosuolo della città eterna custodisce dunque ancora innumerevoli informazioni sul nostro passato e l'università italiana costituisce, in questo caso, una vera eccellenza che tutti noi dovremmo conoscere, sostenere e di cui andare orgogliosi.

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viaggi

Case di Viso - 1550 s.l.m. L’unione di due parchi montani Di Giancarlo Baggi

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iamo in una bella giornata estiva, il caldo imperversa, così saliamo a Ponte di Legno (BS) per trovare un fresco leggero. In compagnia di amici andiamo verso le Case di Viso, un piccolo borgo montano protetto, dove alla fine della

passeggiata esiste il laghetto di Viso. Il luogo è particolarmente suggestivo perché si colloca tra due parchi montani importanti per storia e natura: il Parco Nazionale dello Stelvio e il Parco Nazionale dell’Adamello. Fra queste case, la storia narra, di una rappresaglia tedesca, durante la Seconda Guerra Mondiale, in cui ci furono numerosi morti, e che sono ricordati con croci di ferro lungo il sentiero. Quest’ambiente protetto custodisce una scenografia di bellissimi panorami, un parco faunistico ricco e svariate tipologie di fiori e


viaggi

piante di alta quota. Si arriva in auto e poi un sentiero ad anello, permette lo scorrere del tempo vicino alla natura senza troppa fatica. Si rimane senza fiato per la vista che offre, Quando si giunge in questa zona è importante dire che la vista propone le cime dell’Albiolo, il Montozzo, l'Ercavallo e il Corno dei Tre Signori dove nasce il torrente Frigidolfo che insieme al torrente Narcanello danno vita al fiume Oglio. In fondo alla via c'è la valle di Pezzo. Case di Viso è un alpeggio caratteristico, un autentico gioiello della Valcamonica.

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arte

Intervista a Cildi Il niente è dove dobbiamo vivere per crescere Di G. Felissent

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hi è Cildi? Sono un gioielliere che si è stancato delle cose materiali e si è messo a pensare. Non sapevo che pensare servisse alla vita, sono quindi riuscito a staccarmi da un sistema di cose che non mi piacevano più, e sto dando valore a cose che non servono più a nulla. Dopo due anni in cui sono riuscito a vivere, o meglio a sopravvivere, grazie alle cose che facevo, vorrei ora che il percorso che ho intrapreso diventi un lavoro che mi permetta di vivere. Sono passato dal trattare oggetti belli e di qualità a costruire opere con oggetti di scarto dandogli ugualmente un valore.

Com’è la sua arte? Credo di costruire delle opere non belle, ma che rappresentano il mio pensiero, che è l’opposto di quello che pensavo prima. Oggi vanno di moda temi come l’ambiente, il clima, l’inquinamento e la difficoltà nel vivere, e il consiglio di tutti è quello di seguire questo percorso per riuscire a vivere con le mie opere. Io invece mi sono trovato nella situazione di togliermi tutto quello che si pensi sia necessario, ma che di necessario non ha nulla. Perché ha creato l’area “Kapa”? Perché cercavo la serenità, con questo progetto l’ho trovata. Io ho sempre vissuto tra le cose materiali, la ricchezza, la moda e la bellezza. Il sistema ha incominciato ad andarmi


stretto, non ero più sereno. Si costruisce e si distrugge senza rendersi conto che si sta rincorrendo qualcosa senza raggiungerlo mai. La serenità è come se fosse su una strada parallela e si finisce così per non essere sereni. Io ho “chiuso” la strada materiale, e sono passato a quella della serenità. Che cosa vede nel domani? Ho scoperto la volontà di condividere, sono infatti più importanti le persone delle cose.

Spero di trasmettere questo pensiero agli altri, rompendo il sistema delle cose materiali. Le sue opere hanno un significato? Direi che ci si specchia con qualcosa che non ha valore. Quando costruisco un animale, è la rappresentazione del suo futuro, una pezzo di materiale non prezioso senza anima e senza parola. Come definisce il niente? Nel niente dovremmo cercare quello che non abbiamo ancora trovato, forse non lo stiamo nemmeno cercando. Il niente ci permette di vivere, perché lì c’è spazio, se tutto fosse riempito non ci sarebbe spazio per vivere.

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libri

Michela Redivo, Manuela Antonini

Affinità del gusto IN UN LIBRO CHE UNISCE DUE CHEF E SOPRATTUTTO DUE AMICHE, STORIA, TRADIZIONE E INNOVAZIONE DEL TERRITORIO IN 19 RICETTE Di Davide Lopopolo

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uesta è una storia di quelle che sembrano inventate. Una storia di eccellenze italiane, di amicizia, di solidarietà. Michela Redivo è chef della Santissima, trattoria che sorge lungo le sponde del fiume Livenza a Polcenigo. Manuela Antonini invece è chef di terza generazione della Bornass, storico ristorante sulla strada che porta alla stazione sciistica di Piancavallo. In pratica un tiro di schioppo una dall’altra. Normalmente sarebbe successo che le due si sarebbero fatte una concorrenza spietata col risultato, molto probabilmente, di dover abbassare la qualità del servizio per non soccombere al rispettivo concorrente. E qui invece la storia si fa interessante, perché pur essendo due persone diverse per carattere e temperamento, stringono un’amicizia e, se voI 24 I Marca Aperta I dicembre 2019 I

gliamo, un’alleanza, che non solo fa onore alla loro intelligenza e imprenditorialità, ma che le porta a crescere sempre più e a impegnarsi, insieme ad altre colleghe, in un’associazione che si propone come un’organismo che esce dalle cucine e arriva a portare solidarietà nelle scuole e negli ospedali. In questo libro, oltre alla breve storia dei due ristoranti, potremo ritrovare (o scoprire) i sapori tipici di questa terra ricca di storia e cultura, in cui le due chef hanno riversato tutta la loro esperienza e il loro amore per le tradizioni, ma anche la voglia di innovare e sperimentare. Consigli pratici e diciannove ricette (nove per ogni chef e una in comune, proprio a rimarcare l’affinità tra le due amiche) per riprodurre, anche a casa propria, la magia di piatti a base di carne e pesce. Senza dimenticare i dolci. Tutte spiegate passo passo in modo semplice e chiaro, tutte da provare.

Albergo Ristorante Bornass

Via Monte Cavallo, 120 Aviano (PN) 33081 Tel. e Fax: 0434 651297 www.albergoristorantebornass.it

Trattoria La Santissima Via Santissima, 3 33070 Polcenigo (PN) Tel. e Fax: 0434 74185 www.lasantissima.it


redazionale

Trattoria La Santissima

Il cibo genuino di una volta GUSTARE RICETTE LOCALI VICINO A UNA SORGENTE

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e volete trovare una trattoria dove mangiare bene e trovare un ambiente accogliente immerso in una natura incontaminata, sulla strada che da Pordenone si diparte per la collina della “Stua”, si arriva dopo qualche chilometro, nella zona di Polcenigo e costeggiando brevemente dal basso la montagna verso Vittorio Veneto, si trova un chiaro cartello che indica le sorgenti del fiume Livenza. Scendendo la strada verso le sorgenti, poco prima sarete accolti da Michela, Claudio e Luca che propongono un menù ricco di ricette locali.

Trattoria “La Santissima”

Via Santissima, 3 Polcenigo (PN). Web: www.lasantissima.it 0434 74185

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libri

La medicina dei semplici

Piante officinali delle montagne italiane

Di Claudia Benvenuto

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l libro inizia con una serie di poesie dedicate ai fiori e alle piante, corredate da bellissime fotografie. Poi sono descritti le caratteristiche, le proprietà, i principi costituenti, l’impiego e curiosità storiografiche di una serie di piante e di fiori che crescono nelle pianure e nelle montagne italiane. L’ultima parte è dedicata alle ricette, a una serie di indici e glossari che ci aiutano a comprendere meglio i termini utilizzati nelle descrizioni. Le protagoniste sono cento varietà di organismi vegetali accompagnate da foto e disegni dei fiori, delle foglie e degli eventuali frutti e da una serie di simboli che ci fanno capire se le piante sono velenose o protette. Questo libro ci fa riscoprire le tradizioni e gli utilizzi che i nostri avi facevano di piante e fiori che crescevano spontaneamente sul nostro territorio. I nostri nonni erano i portatori di queste conoscenze che ormai vanno perdute e che invece dovrebbero essere valorizzate e diffuse. Così, anche noi persone comuni e lontane da queste sapienze, possiamo capire come si possono utilizzare certe piante e quali vantaggi possono portare alla nostra salute. Per esempio ci ha colpito molto il timo, non sapevamo che era il nome di una ghiandola che abbiamo sopra il nostro cuore. Non sapevamo neanche che questa spezia è molto utile per riequilibrare tutto il nostro benessere psicofisico. Ma le curiosità sono molte, un altro esempio è la gramigna che consideriamo solo come pianta infestante, senza sapere che in realtà è anche utile al nostro organismo, infatti è un buon I 26 I Marca Aperta I dicembre 2019 I

diuretico, depura reni e vescica. Iniziamo con le piante principali che sono: l’aglio, arnica, bardana, biancospino, calendula, equiseto, eufrasia, ginepro, iperico, lavanda, malva, melissa, ortica, rosa canina, salvia, sambuco, tarassaco, tiglio selvatico, timo, valeriana. Poi seguono le piante officinali: achillea, aconito napello, agrimonia, alchemilla, alloro, altea, angelica selvatica, anice, artemisia, asperula, assenzio, belladonna, betonica comune, betulla bianca, bistorta, bocca di lupo, borragine, borsa del pastore, buon enrico, camomilla comune, canapa acquatica, cardo mariano, carlina, celidonia, cicoria, ciliegio, cinoglosso, colchico, consolida maggiore, crescione, cumino dei prati, digitale rossa, dulcamara , edera terrestre comune, elicriso, epilobio, erisimo, fragola comune, frangola, fumaria comune, galega, genziana maggiore, ginestrino, gramigna comune, ippocastano, issopo, lamio, lichene islandico, liquirizia, luppolo, meliloto comune, menta piperita, menta puleggio, mirtillo nero, olivello spinoso, olmaria, origano, panace comune, papavero, parietaria, pervinca minore, piantaggine maggiore, pilosella, polmonaria maggiore, primula odorosa, ribes nero, rodiola rosea, romice crespo, rosmarino, ruta comune, salice bianco, tormentilla, uva orsina, veratro bianco, verbasco tasso barbasco, verbena comune, verga d’oro comune, veronica medicinale, viola del pensiero, vischio. Un bel libro da leggere per passare il tempo in relax e nel frattempo imparare cose nuove.

La medicina dei semplici

Ugo Scortegagna Duck Edizioni Euro 24,00


redazionale

La Fattoria Ristorante

Luca Cervi e la tradizione veneta La redazione

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i chiamo Luca Cervi, sono un ristoratore e chef di Treviso, cresciuto tra i tavoli di questo ristorante, sempre gestito dalla mia famiglia. Qui nascono la mia passione per la cucina e il mio più grande sogno, un ristorante, dove esprimere la mia creatività e passione. Con un team formato da cuochi storici trevigiani e

giovani amanti della nouvelle cousine, portiamo in tavola piatti che fondono arte, musica e il sapore passionale dei tipici piatti veneti che ci contraddistinguono. La nostra cucina è il racconto del territorio della marca trevigiana e delle nostre passioni, un’affinità di sapori, tecniche e idee nate dall’arte dei migliori chef. Nel nostro ristorante ogni evento è speciale, e il vostro matrimonio è per noi un evento, dove la cura dello stile ci contraddistingue, per il giorno più bello della vostra vita.

La Fattoria Ristorante

Via De Faveri, 9 - Trevignano (TV) Tel.: 0423 81744 Web: www.lafattoriaristorante.it Mail: info@lafattoriaristorante.it I www.marcaaperta.it I 27 I


storia

Carlo X di Borbone L'esilio goriziano dell'ultimo re di Francia Di Agnese Monferà

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on tutti sanno che Carlo X di Borbone (1757 - 1836), l'ultimo Re di Francia, è morto in Italia, a Gorizia e più precisamente a Palazzo Coronini Cronberg. Figlio di Luigi Ferdinando di Borbone - Francia e di Maria Giuseppina di Sassonia, fratello minore del più noto Luigi XVI, ghigliottinato il 21 gennaio 1793 (seguito qualche mese più tardi dalla moglie, Maria Antonietta d'Asburgo – Lorena), e di Luigi XVIII, salito definitivamente e legittimamente al trono l'8 luglio 1815, secondo le volontà del Congresso di Vienna che, dopo i Cento giorni di Napoleone, restaurava la monarchia borbonica in Francia. Carlo X, al secolo Carlo - Filippo di Francia, conte d'Artois, sale al trono nel 1824 in seguito alla morte del suo predecessore. A differenza

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del fratello, che concede una nuova carta costituzionale e dà al parlamento l'opportunità di votare le leggi, il nuovo re non comprende la portata dei cambiamenti del periodo rivoluzionario, tanto che decide di ristabilire una monarchia assoluta. Determinato a non concedere riforme e per contrastare l’opposizione anti-borbonica, alla fine di luglio del 1830 emana alcune ordinanze con le quali scioglie il Parlamento, ristabilisce la censura per la stampa e modifica in senso restrittivo il suffragio censorio che provocano l'insurrezione popolare, la cosiddetta Rivoluzione di luglio. Il 2 agosto dello stesso anno abdica a favore del nipote, Enrico d'Artois, duca di Bordeaux e Conte di Chambord, come farà anche suo figlio, il duca d'Angulême. Ma il regno di Enrico V dura appena una settimana: Luigi Filippo, duca d'Orleans, viene nominato “re dei francesi”, e


a Carlo X non resta che abbandonare la Francia. Inizia il lungo esilio dei Borbone di Francia. In un primo momento ripara in Scozia, sistemandosi, assieme alla sua famiglia, in un castello nelle vicinanze di Edimburgo; nel 1832 accetta l'ospitalità di Francesco I d'Austria e si trasferisce presso il castello di Praga, accolto come legittimo sovrano di Francia. Questa doveva essere una sistemazione provvisoria, ma Carlo X vi rimane fino alla primavera del 1836, quand'è costretto - assieme al suo seguito - a lasciare la residenza boema in occasione dell'incoronazione a re di Boemia del nuovo imperatore d'Austria Ferdinando I. A questo punto decide di riparare a Gorizia, città ai margini orientali della monarchia austriaca e conosciuta in tutta Europa come “la Nizza austriaca” per il clima mite, salubre e temperato. Durante il viaggio d’avvicinamento verso la cittadina isontina la famiglia francese viene a sapere che un'epidemia di colera sta colpendo le province centrali dell'Austria; nonostante ciò il 21 ottobre 1836 il destituito re giunge a Palazzo Coronini Cronberg, messo a sua disposizione dal Conte Michele, mentre i suoi famigliari trovano ospitalità a Palazzo Strassoldo (l'attuale Hotel Entourage -che prende tale nome in memoria degli augusti ospiti- in Piazza Sant'Antonio). Il sovrano inizia fin da subito ad esplorare la zona ed esprime il desiderio di visitare il con-

vento francescano della Castagnavizza, adagiato sulla collina del Rafut (oggi in territorio sloveno), complesso religioso che può ammirare anche dalle finestre della sua camera da letto. Durante i primi giorni di novembre il re manifesta i primi sintomi di colera, purtroppo il medico che l’ha in cura non può far molto, se non decretarne la morte alle prime ore del 6 novembre 1836. La Casa d'Austria si offre di accogliere la salma nella Cripta dei Cappuccini a Vienna, ma i famigliari decidono di rispettare le sue ultime volontà: determinato a non tornare in Francia nemmeno da morto, Carlo X esprime il desiderio di essere sepolto nella cripta della famiglia della Torre nel complesso della Castagnavizza, dove le sue spoglie riposano ancora assieme ai famigliari che lo hanno seguito durante l’esilio: il figlio, Luigi Antonio, duca d’Angulême, assieme la moglie; il nipote Enrico V e consorte; e la nipote Luisa Maria Teresa d'Artois. A Palazzo Coronini Cronberg la camera da letto che ospitò l'ultimo re di Francia, e che oggi porta il suo nome, è visitabile durante la visita guidata alla casa-museo dell'omonima Fondazione (Fondazione Palazzo Coronini Cronberg). Per ricordare l'importante soggiorno, la stanza è arredata in stile Impero - Restaurazione, rispettando le mode dei primi decenni del XIX secolo. I www.marcaaperta.it I 29 I


FOTO DI CESARE LOPOPOLO

Cristiano Meneghel

Moroni continua le missioni conferitegli dalla Serenissima

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tornato a Venezia prima delle festività natalizie, ottenendo perfino un lauto donativo quale ricompensa per il meritorio operato in favore dello Stato. Questo è il secondo romanzo del prof. Cristiano Meneghel, l’avventura di Moroni continua nella Terraferma della Repubblica della Serenissima, territori poco conosciuti e studiati, che portano il protagonista a diventare perfino simpatico. Siamo nuovamente nel XVII secolo in un momento storico in cui Venezia si trovò a fronteggiare numerose minacce esterne alla sua indipendenza. Thriller storico spionistico molto diverso dal primo episodio, nel quale sembra che il protagonista non lasci scampo al nemico.

espressioni

enezia. 20 gennaio 1617 more veneto. Notte fonda. Sior Moroni… Sior Moroni disse l’oste scuotendo con una mano Giovanni Moroni, ubriaco sfatto, sprofondato in un invincibile sonno. Era stato un mese spensierato per lo spion Zane Moroni. Dopo aver portato a termine con successo la missione affidatagli ad ottobre dal Foscarini e dagli Inquisitori di Cristiano Meneghel Stato che lo aveva LA MANO SEGRETA DI ZARDO prima portato a Grado dove aveva sventato un complesso complotto ai danni della Repubblica e, successivamente, a Trieste dove aveva rocambolescamente sabotato i navigli imperiali, era Espressioni di Marca Aperta

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La mano segreta di Zardo Prezzo: €. 15,00 Edizioni: Espressioni di Marca Aperta


FOTO

DI

Cristiano Meneghel

CESARE LOPOPOLO

libri

Un thriller storico tutto suspance QUANDO ERA PICCOLO, FU SUO ZIO MAURO HA INVOGLIARLO ALLA SCRITTURA

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espressioni

na spia in laguna è il primo romanzo di Cristiano Meneghel, un thriller ambientato nel XVII Secolo nel Golfo di Trieste. Una spia della Serenissima ha il compito di scoprire i complotti e gli intrighi durante la guerra di Gradisca, che possano danneggiare la Repubblica. Il protagonista, Moroni, è spinto da Venezia nella laguna e soprattutto a Grado, dove pone le basi per cercare le informazioni che gli servono. Usa tutti i metodi da spia, lasciando dietro di sé ombre e necrologi. Il susseguirsi degli avvenimenti è narrato in modo fluido e avvincente, con un’esposizione lineare e ricca di particolari Cristiano Meneghel curiosi e tipici delUNA SPIA IN LAGUNA l'epoca. La trama è in costante “suspance”, tracciata con avventure molto centrate in tutto il contesto. Lo stile descrittivo di luoghi e contesti storici è coinvolgente, tanto da traEspressioni di Marca Aperta

slare le impressioni da oggi a quei tempi. Le vicende e gli intrecci dell'epoca sono molto attendibili e ad ogni modo rigorosamente inerenti a tutta la trama.

Una spia in laguna Prezzo: €. 10,00 Edizioni: Espressioni di Marca Aperta I www.marcaaperta.it I 31 I


eccellenze

Flavia Cosolo La tradizione del “Tirime su - Coppa Vetturino” Di Mario Fontana

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ue parole su chi è Flavia Cosolo Sono la figlia di Mario Cosolo, un bravissimo cuoco e poi chef, nato nel 1913 che fin dall’età di quattordici anni, visto il talento per la cucina e, soprattutto, per la pasticceria, viene mandato ad imparare il mestiere presso la rinomata Pasticceria “Pirona” di Trieste. La sua brillante vita nel campo culinario inizia giovanissimo imbarcandosi sulla nave reale “Savoia” come aiuto cuoco, (Il Savoia era il panfilo del Re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena n.d.r.) vinse una gara preparando un dolce con i soli tre ingredienti messi sul tavolo dallo chef. Nasce così il dolce al cucchiaio di Mario Cosolo. Quando prende vita il “Tirime su - Coppa Vetturino”? Siamo nel 1935, quando mio padre realizza con i soli tre ingredienti, il dolce che piace molto agli ospiti di bordo, diventando, poi, il dessert preparato per ogni grande occasione. Sbarcato, poi, dalla nave reale, porta il dolce nell’osteria di famiglia “Al Vetturino”, attività iniziata nella metà dell’Ottocento come spaccio di vini fino a ricevere il prestigioso riconoscimento di una Stella Michelin, nel 1959. Mio papà decise di chiamare il dolce proprio col nome dell’osteria. Il nome rimane fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale e poi cambiò in “Tirime su” a seguito dello scambio scherzoso di un cliente triestino che rivolgendosi ad una cameriera, decantava le doti afrodisiache del dolce.

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Ci racconti anche la storia del “Al Vetturino”. Il primo nome della coppa è “Vetturino” perché in origine Giulio, nonno di mio papà, faceva il vetturino, cioè portava la posta da Trieste, Ronchi dei Legionari, Udine e Venezia. Come le dicevo l’attività nasce nella metà dell’Ottocento come spaccio di vini ma grazie alla cucina di Gisella, nonna di mio papà, che prepara dei piccoli assaggi di qualità per gli avventori, diventano osteria e poi trattoria fino ad arrivare, dopo circa un secolo, all'attuale ristorante e hotel con circa trenta camere.


Qual è il segreto del successo di Mario Cosolo? Era una persona simpatica dalla battuta sempre pronta, generosa, affabile, un motivo per il quale le persone l’hanno sempre apprezzato. Appassionato del suo lavoro, lavorando sodo in un piccolo paesino come quello di Pieris, di allora contava circa mille abitanti, riesce a distinguersi per la qualità, fino a ricevere nel 1959 la Stella Michelin, un vero successo se conside-

riamo che la Guida era nata solo nel 1956. Mi piace poi ricordare una qualità di mio padre. Mio papà era amico di tanti albergatori delle province di Venezia, Udine, Gorizia e Trieste che venivano a mangiare “Al Vetturino”, perché già a quell’epoca mio padre, grazie alla sua esperienza di alcuni anni di navigazione al Lloyd Triestino verso il Medio Oriente, sia l'aver cucinato per il re e le alte cariche e non da ultimo la sua spiccata curiosità, fantasia e cultura culi-

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naria, preparava piatti di cucine internazionali. E invece l’incontro con Luigi Carnacina, cosa ricorda? Mio papà era il braccio destro di Luigi Carnacina, lo adorava perché era un genio, con lui prendeva parte a tutte le gare gastronomiche sia come giurista che come da partecipante, e le vinceva, poi cu fu l’incontro a Taormina con Christiaan Barnard, padre del trapianto del cuore. Secondo lei perché il “Tirime su - Coppa Vetturino” piace, e che cosa legge negli sguardi delle persone che sono presenti ai suoi eventi? Mio papà diceva che il dolce alla fine deve essere leggero, dopo l’intero pasto. Nelle persone “leggo” prima il silenzio, quando dico che il cucchiaio va inserito in verticale, poi vedo solo tanta approvazione. Quale ruolo ha il Consorzio Culturale del Monfalconese? Il Consorzio Culturale Monfalconese è l’ente che si occupa della conservazione della memoria storica della nostra comunità e attraverso l’Ecomuseo Territori ne sviluppa l’identità culturale. Sono stata contattata dal consorzio per ripercorrere e raccontare la storia del ristorante “Al Vetturino” attraverso il loro I 34 I Marca Aperta I dicembre 2019 I

progetto “Cacciatori di memorie” e la caccia ha riportato alla luce nella comunità la ricetta storica del dolce. Poi, mi è sempre stato vicino. Quando nel luglio del 2017 è stato riconosciuto ufficialmente, avevo bisogno di essere accompagnata e sostenuta in questa progettualità e ho pensato che il Consorzio Culturale Monfalconese, con l’Ecomuseo, fosse l’ente che per la sua "mission", potesse curare una storia così bella, ricca di avvenimenti, di date storiche per poter onorare e trasmettere, la memoria di mio padre e la sua scoperta. Tanti personaggi in vita hanno chiamato mio padre Mario “genio” per aver creato il “Tirime su” (in dialetto triestino) italianizzato in tutto il mondo in “Tiramisù”, dolce diverso da quello attuale, infatti gli ingredienti sono la panna, il marsala, il pan di spagna dal gusto retrò. Nel portare avanti la storia della famiglia e del dolce, ho deciso di farmi sostenere da persone competenti ed appassionate, quali sono quelle del Consorzio Culturale del Monfalconese. A loro ho affidato la ricetta e l’archivio dei documenti in modo da mantenere viva la storia della famiglia, la memoria di mio padre e trasmettere il valore “culturale” del dolce, all’intera Comunità delle Venezia Giulia. Così è arrivato, grazie al lavoro svolto dal Consorzio Culturale in sinergia con la Camera di Commercio di Trieste, il momento della commercializzazione del dolce, con l’organizzazione dei corsi per gli chef e per pasticceri.


libri

Franco Alesci Storie Noir Veneziane UN LIBRO INQUIETANTE DI ACCADIMENTI TRAGICI. UNA STORIA NOIR AMBIENTATA IN UNA VENEZIA INASPETTATA Di Davide Lopopolo

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ui si chiama Giovanni Maria Lupo ma, a dispetto del cognome che porta, è un solitario, come tanti ce ne sono nella sua città d’origine: Milano. È giovane, elegante, atletico, ed è un commissario della Polizia di Stato che, un brutto incidente e una delusione d’amore, hanno strappato alla sua vera grande passione: la danza classica. C’è chi si arruola nella legione straniera, chi vive nelle illusioni di ciò che sarebbe potuto essere e non è stato, ma non Lupo. Dopo gli studi in giurisprudenza decide di entrare in Polizia e ora, quasi senza accorgersene, eccolo commissario destinato a Venezia, quanto di più lontano e diverso da ciò che è stata la

sua vita fino ad ora. Venezia, la città incantata in cui ogni cosa è così diversa, eppure così affine alla sua personalità. Ma che, come le acque della laguna celano le fragili fondamenta dei magnifici palazzi, nasconde segreti, misteri e assassinii. Una città dai due volti, quello romantico, allegro e caciarone dei turisti, delle coppie di innamorati, dell’afa estiva mitigata dalle brezze marine, e quello delle piogge fitte e delle brumose sere d’inverno, che pare nascondersi all’occhio profano come una donna oscura e sfuggente. In fondo anche Milano, per quanto possa sembrare così diversa, conosce nebbie e misteri. Non è una città che si fa amare al primo colpo, ma come Venezia ha le sue malinconie, i suoi angoli romantici, le sue solitudini. Forse è per questo che Lupo ci si trova bene, in fondo all’anima sa che sono due città simili a lui. Ma c’è qualcosa che non quadra: misteriosi delitti irrisolti che risalgono a dodici anni prima del suo arrivo, e ora il cadavere di una giovane donna, apparentemente morta per annegamento. Compito di Lupo sarà quello di far luce sui misteri presenti e passati, in un susseguirsi di colpi di scena che scaveranno al di sotto della fragile vetrina di una città antica che deve fare i conti con la modernità incalzante.

Storie Noir Veneziane Prezzo: €. 12,00 Edizioni: Espressioni di Marca Aperta

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redazionale

Break&Bike

Una sosta in bicicletta UNA SPLENDIDA IDEA PER GLI APPASSIONATI DI BICICLETTA, FERMARSI E PEDALARE

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reak&Bike è un Bed & Breakfast di alto livello inserito nella zona centrale di Aquileia sulla pista ciclabile Alpe Adria, che raggiunge luoghi come Grado, Palmanova, Tarvisio con l’Austria. Le camere sono proposte con un’ampia gamma di servizi, prima colazione e soluzioni personalizzate. Il bar e la sala ristorazione

sono pronti per degustare ottimi affettati friulani e i rinomati vini del Collio. Ai nostri clienti offriamo un ricovero sicuro per le biciclette così da raggiungere diverse destinazioni e sinergie con le principali agenzie di turismo per mettere a disposizione della nostra clientela un ricco pacchetto di attività. Ci trovate sempre aperti.

Break&Bike

Tel: 3334974575 Via Beligna, 5 - Aquileia (UD) Mail: info@breakebike.it Web: www.breakebike.it


redazionale

Il Panino

Il centro del gusto I

l Panino è dal 1980 riconosciuto come simbolo di qualità e innovazione, nel panorama della ristorazione gradese. La nostra esperienza che deriva da tre generazioni, ha permesso di diventare un punto di riferimento enogastronomico dell’isola, grazie al continuo interesse della nostra clientela italiana e straniera. Siamo nel cuore della città di Grado

che dal punto di vista paesaggistico e culturale è di rara bellezza. I nostri clienti apprezzano i piatti di pesce, come la nostra “Spadellata” oppure il nostro “Piatto del Pescatore” o ancora la nostra “Pentolaccia” tutti con ingredienti tipici del luogo.

Ristorante Il Panino Via Venezia, 8 - Grado Email: ristoranteilpanino@gmail.com Web: www.ristoranteilpanino.it Telefono: 0431 613675

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Laura Marocco e la fotografia Un secolo di lavoro e storia Di Mario Fontana

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n secolo d’immagini che, tra persone e luoghi, ripercorrono la storia dell’isola di Grado, sono custoditi nell’archivio fotografico della famiglia Marocco. Alba Marchettot e Laura Marocco, moglie e figlia di Mauro Marocco, ci accolgono nella loro casa per un pomeriggio denso di emozioni raccontando fatti ed episodi della vita artistica della famiglia che, par-

tendo dal capostipite Domenico Marocco, abbracciano tre generazioni passando il testimone al figlio Mauro per arrivare con la nipote Laura fino ai giorni nostri. Proseguendo con la passione nata quando, fin da piccola, era già nel laboratorio dell’azienda di famiglia e che l’ha portata a conoscere l’arte della fotografia, se non fin dalle lastre certamente dai negativi, Laura continua la tradizione ar-

FOTO LAURA MAROCCO © 2008

redazionale


tistica di famiglia nello studio fotografico di Grado. È una fotografa eclettica perché impegnata sia come reporter - avendo viaggiato in tutto il mondo dall’America alla Cina - sia come testimone di eventi che come ritrattista. La coinvolgono principalmente le espressioni dei volti, quelle di bambini, di sposi e di anziani perché preferisce cogliere qualcosa “dentro” gli sguardi, e ama fotografare l’isola di Grado e la laguna, impegnandosi ogni giorno nel valorizzare l’opera del nonno Domenico e del papà Mauro. Il nonno paterno è riconosciuto come essere stato, dall’età di dodici anni, il primo fotografo di Grado. Siamo agli inizi del Novecento e Do-

FOTO MAURO MAROCCO © ANNI ’50

redazionale


FOTO DOMENICO MAROCCO © 1925

redazionale

l’ambiente e alla vicinanza del poeta Biagio Marin che a tal proposito scriveva: “Quando nel 1923 venni a Grado alla direzione degli stabilimenti Balneari, mi accorsi subito che l’Azienda non possedeva un archivio fotografico e, per stampare un opuscolo di propaganda per la stagione 1924 dovetti ricorrere al pittore Giuseppe Auchenthaller, che mi preparò alcuni disegni a penna che in realtà costituirono un bellissimo e degnissimo libercolo. Naturalmente dovetti preoccuparmi di cercare, tra i fotografi di spiaggia, un uomo che facesse anche qualche fotografia di Grado e della laguna. Si trattava di mettere insieme un po’ di materiale illustrativo

FOTO MAURO MAROCCO ©

ANNI’60

menico Marocco, classe 1895, riesce ad acquistare la prima macchina fotografica grazie a un prestito del Commendator Grigolon, politico gradese. Il fatto è importante perché in quei tempi Grado era sotto il dominio austriaco e quindi operavano solo fotografi austriaci. Il talento di Domenico Marocco fu riconosciuto anche dal poeta Biagio Marin che lo volle sempre con sé. L’attività fu aperta nel 1919 - - Marocco era molto giovane - e come primo cliente ebbe l’Azienda di Soggiorno. Si può tranquillamente dire che il talento e la passione della famiglia Marocco per la fotografia nascono e crescono grazie all’unicità del-

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dell’isola e della sua cittadina. E a me parve che tra i tre o quattro fotografi che facevano i gruppi di spiaggia, Domenico Marocco fosse il più sensibile. Perciò lo avvicinai e gli concessi quasi il privilegio di essere lui il fotografo ufficiale dell’Azienda. Durante l’inverno egli mi preparò effettivamente una serie di fotografie dalle quali potei scegliere il materiale per l’opuscolo del 1925 […].” La tradizione della fotografia a Grado è succeduta - alla morte del padre Domenico - nel 1954 a Mauro Marocco, che già quindicenne aveva scattato le prime diapositive subacquee e sulle basi della sua passione per l’ettronica aveva quindi sviluppato da solo gli strumenti tecnici di stampa e che prosegue l’arte delle immagini documentando paesaggi e persone che hanno animato l’isola di Grado fino al volgere del millennio. Mauro Marocco è fotografo ufficiale della Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie del Friuli Venezia Giulia e viene

insignito delle più prestigiose onorificenze, tra le quali la medaglia “Paracelsius” della Camera dei Medici Tedesca e Austriaca per l’ottima collaborazione in quarantadue congressi medici a Grado e il premio “La spilla d’Oro di Grado” per la promozione dell’isola. Nella sua brillante attività Mauro Marocco non è solo, ma coadiuvato dall’amore e dal lavoro della moglie Alba Marchettot, della quale segue i consigli artistici in quanto cresciuta nell’ambiente dell’arte del restauro , poiché il padre Gino Marchetot è stato uno dei più grandi restauratori italiani. L’Archivio Marocco è uno delle più importanti testimonianze della storia dell’Isola d’oro che rimane ai posteri.

Foto Ottica Marocco Sas Via Orseolo II, 28 Grado Tel.: 0431 80290 - Fb www.foto-otticamarocco.it

A PIEDI A BARBANA SUL GHIACCIO - FOTO DOMENICO MAROCCO © 1929

redazionale


turismo

Leonardo Tognon Marketing e Comunicazione GIT Grado Di Mario Fontana

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hi è Leonardo Tognon? Sono un graisàn, gradese e contemporaneo, nato nell’altro secolo, appassionato dell’isola in cui vive, Grado, e vivendo e lavorando qui riesce a unire il lavoro e la passione per raccontare quest’isola. Partendo dalla passione, ci sono delle opportunità per raccontare delle pagine e delle fotografie molto belle che il turista, il viaggiatore o l’ospite in assoluto che viene vacanza a Grado, dove la spiaggia e le terme marine sono le attrazioni più importanti, ma anche il centro storico con tutta la sua cultura e la sua storia, la parte religiosa con le basiliche. Ma ritengo che Grado abbia identità turistica, la cultura, la parlata che devono essere preservati, così mi ritengo un appassionato della mia isola. Parlando del mio lavoro mi occupo di comunicazione pubbliche relazioni e marketing della G.I.T. SpA (Grado Impianti Turistici). Quali sono gli eventi che la G.I.T. organizza durante l’anno?

Durante l’anno organizziamo tanti eventi. In primis, penso all'appuntamento che offre l’opportunità ai turisti in spiaggia di parlare e conoscere scrittori affermati e giornalisti, “Libri & Autori sotto l’ombrellone”. Con i venticinque anni di vita, ha visto passare Beppe Severgnini, da quasi sconosciuto ad affermato, Dennis Mac Smith, Enzo Biagi, Giulio Andreotti e molti altri. Un’idea poi nata in questi anni, ma resasi concreta quest’anno è “Salotto in spiaggia” tanto voluta dal Presidente della G.I.T. Alessandro Lovato. La missione è invitare gli ospiti illustri, in vacanza a Grado e gradesi come Cristiano Meneghel in un salotto e raccontare quello che racconterebbero ad un amico sotto l’ombrellone. Il progetto è riuscito perché abbiamo affiancato due persone che avevano qualcosa da raccontare, come se fossero seduti su una sdraio sotto l’ombrellone. Quali sono invece gli eventi che la appassionano? Da molti anni cerco di tener vivo il “Festival della canzone gradese”, che dopo il “Perdòn de Barbana” è l’occasione che rappresenta di più l’identità gradese. Nasce nel 1946, ben prima del Festival di Sanremo, a ridosso della fine della Seconda Guerra Mondiale, dando il segno dei nostri cittadini della voglia di rivivere qualcosa in allegria dopo il disastro che c’era stato. E tutto questo è servito a mantenere, anche dal punto di vista scritto, la parlata gradese, definita protoveneta e proto-veneziana, perché Grado è madre di Venezia. L’antica occasione del festival era il martedì grasso, quando si riunivano tutti i pescatori nel “Veliòn del pescaòr” e l’occasione è stata quella di musicare una poesia, perché ad


esempio non esiste una villotta, valzer gradese e una mazurca gradese, perché lo schema della parlata permette di musicare sempre canzoni originali. La cosa è bella perché la canzone simbolo di Grado “Mamola”, è una mazurca paesana che sbaragliò il campo in un periodo storico segnato da valzer e il tango. L’associazione culturale “Quelli del festival della canzone gradese”, con il presidente Fabio Marchesini in testa ci tiene tantissimo a mantenere la tradizione ma che questo momento rappresenti un passaggio del testimone ai giovani. Perché la vediamo spesso a presentare gli eventi? Ciò che mi muove è la passione di raccontare le cose semplici così non perdoni i legami con la tradizione e la nostra identità. Per esempio il “Boreto a la graisana” non è proprio una vera ricetta bensì un modo di cucinare, dove si fondono pochi ingredienti semplici in un equilibrio frutto della tradizione: è la passione nel cucinarlo che lo rende unico e ci regala prima, du-

rante e dopo il racconto di Grado. Sono riconoscente a chi mi ha insegnato ad ascoltare. Che cosa vorresti che il turista trovasse oggi a Grado? Non ho certo le soluzioni in tasca penso che oggi basti solo intercettare che cosa vuole l’ospite, ma trovare delle idee per anticipare le esigenze future. La scommessa oggi dove tutto è velocissimo e a portata di tutti, si vince in questo passaggio. La destinazione deve rappresentare non più soltanto la meta ma un vero e proprio palcoscenico in cui il viaggiatore può vivere l’esperienza che gli si presenta, una forma unica di vivere la destinazione stessa, per fare esperienza della vita in modo innovativo e intrigante e indissolubilmente legato al territorio. Io non ho le soluzioni in tasca. Gli elementi che rendono unica la destinazione turistica sono proprio quelli che la rendono il luogo migliore per svelare il suo potenziale agli occhi del turista viaggiatore. La città di Grado, come sottolineava un Grande, ha un grande passato davanti.


redazionale

Ivan Merlini Il Santonego pianta assenzio marino La Redazione

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hi è Ivan Merlini? Mi reputo una persona come tante nell’ambito del mondo della piccola impresa, la mia professione primaria è l’attività immobiliare ma un giorno, casualmente, è nata la mia passione verso una pianta, l’assenzio di mare (Santonego). Ci racconti come è nata questa passione. Sono una persona molto curiosa e quindi tra le mie passioni c’è il piacere di conoscere e sapere. Diversi anni fa, ad esempio, mi sono appassionato al vino e ho quindi seguito i corsi di Sommelier. Alla fine degli anni novanta ho conosciuto la mia attuale compagna, che gestiva un’enoteca sull’isola di Grado, e mi sono avvicinato al Santonego così, per caso. Quando l’ho assaggiato, mi sono incuriosito, e ho incominciato a domandare agli anziani di Grado come veniva fatto: si usa una “pianta lagunare” e si prepara un digestivo. Tutto questo però era in forma casereccia, era consumato dai pescatori nei Casoni, e ovviamente così fatto il suo consumo non poteva certo garantire la salute o essere destinato alla vendita, decisi perciò di intraprendere la prassi burocratica per la produzione di questa essenza. E poi che cosa accadde? Nacque in me un pensiero: “Possibile che non si possa utilizzare un’essenza tipica della laguna di Grado per esaltare un digestivo stoI 44 I Marca Aperta I dicembre 2019 I

rico e tradizionale?” Le prime risposte che ricevevo, erano negative, ma mi rendei conto che chiedevo alle persone sbagliate. Nel 2005 mi presentai negli Enti e Istituzioni specifici per queste produzioni e con la tranquillità della ricerca sono riuscito a produrre le prime bottiglie nel 2006. Come nasce il Santonego? In questi Enti ho trovato le risposte che cercavo. In sostanza non è una pianta proibita, è certamente regolamentata, e l’essenza si


trae dalle foglie. La pianta è chiamata scientificamente Artemisia Coerulescens e volgarmente Assenzio Marino, Santonico, Santonego, Sinsiolo marin. La tradizione gradese e lagunare ha tanti scambi con l’entroterra e così abbiamo abbinato l’estratto della pianta con una grappa friulana artigianale di alta qualità. Le dico anche che il processo che estrae dalla foglia l’estratto è molto particolare, per togliere e filtrare tutte le sostanze che non appartengono al processo produttivo. Riesce a spiegarci le caratteristiche della pianta? La pianta è un piccolo arbusto forte, con le foglie di un verde molto intenso. Cresce da primavera a fine estate poi va in secco. La parte utilizzata sono le foglie, e il rametto non è utilizzato, ed è per questo che viene inserito nella bottiglia.

Perché sull’etichetta c’è scritto “Isola di Grado” e non solo “Grado”? Le racconto un episodio. Un nostro cliente norvegese non conosceva Grado, e quindi quando gli spiegai il procedimento del Santonego non capiva perché fosse così particolare e tradizionale. Improvvisamente, quando gli dissi che Grado è un’isola, tra mare e laguna, capì la specialità di questa pianta che non cresce ovunque o nell’entroterra. Qual è il mercato del Santonego? Abbiamo deciso di mantenere il prodotto di alta qualità, con un grado alcolico normale, in un mercato di piccola distribuzione.

Perché c’è un rametto in ogni bottiglia? Ci tenevo a far conoscere quest’Assenzio Marino e dopo una produzione speciale è bello non sprecarlo. E’ un rametto esausto del periodo maggio e giugno, tolto di tutto quello che alteri l’aroma, così diventa anche un “fattore estetico”, che rappresenta meglio il prodotto anche a livello comunicativo. I www.marcaaperta.it I 45 I


musica

Luca Dirisio Non suono per fama e denaro UN ARTISTA SEMPLICE CHE AMA ESSERE UN CANTAUTORE La Redazione

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hi è Luca Dirisio? Sono un cantautore che non bada alla fama e al denaro, ma che scrive e interpreta musica per il piacere di farlo. La mia musica è la quotidianità e l’esperienza di vita.

Ci racconti del suo ultimo album “Bouganville”. I brani sono ricordi o prese di posizione o, in alcuni casi, dediche. Non produco dischi “alla moda”, bensì una raccolta di pensieri ed emozioni da poter condividere con chi la ascolterà. Spero che arriverà al cuore delle persone, unita

alla passione che ho messo nello scrivere e produrre questo lavoro con Giuliano Boursier. Ci sono dei miti musicali cui si ispira? Cerco di essere originale più possibile, e non traggo spunto da altri. Ovviamente ascolto anche io la musica, e se devo pensare ai grandi cito Francesco De Gregori e tanti altri


della musica cantautoriale italiana. Preferisce un pubblico da teatro o da stadio? Sono un cantautore, quindi preferisco un pubblico che ascolta quello che ho da dire, quindi le dico un pubblico da teatro. Le dico un pub-

blico da stadio, se anch’esso ascoltasse le mie canzoni. Quali sono i progetti per questo album? In questo momento stiamo promuovendo “Bouganville” e presto usciranno le date del tour perché preferisco suonare dal vivo.

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redazionale

Musei

Cosa visitare a Gorizia

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usei di Borgo Castello La sede di Borgo Castello n. 13 ospita tre sezioni museali: • Museo della Grande Guerra: grazie a fotografie, cimeli, divise, armi e alla ricostruzione di una trincea e di un campo di battaglia vengono illustrati gli eventi bellici sul fronte dell'Isonzo e territori limitrofi. • Museo della Moda: una sezione è dedicata alla produzione, lavorazione e tessitura della seta, attività di grande importanza per Gorizia tra il XVIII e i primissimi anni del XIX secolo. La seconda parte espositiva è occupata da abiti ed accessori del periodo Belle Époque. • Museo archeologico: comprende una serie di reperti archeologici, che spaziano dalla Preistoria al Rinascimento, rinvenuti durante diverse campagne di scavo sul territorio della ex provincia di Gorizia e lungo la Valle dell'Isonzo. Orari d'apertura: 9.00 - 19.00 dal martedì alla domenica con lunedì chiuso. Mentre la sede ospitata presso il Palazzo Attems Petzenstein, in Piazza Edmondo de Amicis n. 2, accoglie la Pinacoteca: al suo interno sono conservate, ed esposte a rotazione, un centinaio di opere, tra dipinti, disegni, incisioni e sculture; ospita inoltre mostre temporanee. I 48 I Marca Aperta I dicembre 2019 I

Orari d'apertura: 10.00 - 18.00 dal martedì alla domenica con lunedì chiuso • Castello di Gorizia, Borgo Castello n. 36: edificato durante l'XI secolo per volere dei conti di Gorizia, fu duramente bombardato durante la Prima Guerra Mondiale e ricostruito fedelmente tra il 1934 e il 1937. Oggi ospita il Museo del Medioevo Goriziano e il visitatore avrà la possibilità di scoprire un'interessante collezione di armi bianche e strumenti musicali. Orari d'apertura: 9.30 - 11.30 lunedì, 10.00 19.00 dal martedì alla domenica. • Fondazione Palazzo Coronini Cronberg, Viale XX Settembre n. 14: ente morale sorto nel 1990 rispettando le disposizioni testamentarie del Conte Guglielmo Coronini Cronberg con lo scopo di rendere accessibile a tutti il suo immenso patrimonio storico - artistico partendo dal Palazzo di famiglia trasformato in una casa - museo aperto al pubblico. Orari d'apertura: da aprile a novembre: 10.00 - 13.00 e 15.00 - 18.00 dal mercoledì al sabato, 10.00 - 13.00 e 15.00 - 19.00 domenica con lunedì e martedì chiuso. • Sinagoga, Via G. I. Ascoli n. 19: eretta nel 1756, attualmente non è adibita al culto ed è visitabile. Al suo interno è allestito il “Museo della Gerusalemme sull'Isonzo” che racconta la storia della comunità ebraica goriziana. Orari d'apertura: 17.00 - 19.00 martedì e giovedì, 10.00 - 13.00 ogni seconda domenica del mese. • Sacrario Militare di Oslavia, Via Ossario: situato tra gli abitati di Piuma e Oslavia, a Quota 153, ed eretto nel 1938 su progetto dell'architetto Ghino Venturi di Roma, al suo interno raccoglie le salme di oltre 57.000 Caduti italiani e più di 500 Caduti austro - ungarici. Orari d'apertura: dal 1 novembre al 14 marzo, 9.00 - 12.00 e 14.00 - 17.00 dal martedì al sabato, domenica, lunedì e festivi chiuso. Dal 15 marzo al 31 ottobre, 9.00 12.00 e 14.00 - 17.00 dal martedì al venerdì, 9.00 - 12.30 e 13.30 - 18.00 sabato, domenica e festivi con lunedì e domenica di Pasqua chiuso.


redazionale

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