

Ricettività
Volume quattro, numero 3
Estate 2024
CONTENUTO
EDITORIALE
Lucinda M. Vardey
LA RICETTIVITÀ COME DONO E VIRTU’ FEMMINILE
Adrienne Corti
IL ‘FIAT’ DI MARIA
Caryll Houselander
RICEVERE LE APPARIZIONI DI MARIA
Lucinda M. Vardey
AVE MARIA DI FRANZ BIEBL
Schola Cantorum di San Basilio
“LASCIATI AMARE”:
LA SPIRITUALITÀ RICETTIVA DI SANTA ELISABETTA DELLA TRINITÀ
Joanne Mosley

Ho spesso riflettuto sulla citazione di San Paolo riguardo all’insegnamento di Gesù “Si è più beati nel dare che nel ricevere” (cfr. Atti 20:35) perché, mi sembra, che il dare sia la parte più facile dell’equazione della generosità. Essere in grado di ricevere è molto più difficile. Madre Teresa ha compreso bene questo dilemma. Un giorno, mentre camminava per le vie di Calcutta, un mendicante dal bordo della strada la notò
arrivare, prese l’unica moneta che giaceva nella sua ciotola, si alzò di scatto e gliela diede. Lei esitò a riceverla mentre rifletteva sulla situazione. Ecco una persona che non avendo nulla aveva poche opportunità di dare qualsiasi cosa. Rifiutare il suo dono sarebbe stato peggio che accettarlo. Così lo ringraziò, e il largo sorriso sul volto di lui fu la conferma che aveva fatto la cosa giusta. “Se non riceviamo,” disse lei, “neghiamo la gioia di chi dona.” Forse la gioia nel dare è dove inizia la beatitudine, ma senza dubbio questa si completa con il ricevere. Oltre alla semplice transazione di dare e ricevere, rispetto e amore mettono le due cose in relazione.
In questo numero esploriamo la ricettività attraverso una relazione d’amore con Dio come colui che dona. Praticando le virtù spirituali della ricettività—apertura e ascolto— possiamo, come invita Adrienne Corti, permettere la nascita di un modo più gentile di sperare e vivere la possibilità. Un estratto dal libro di Caryll Houselander The Reed of God (La canna di Dio) ci offre un ritratto del “fiat” di Maria, il suo “sia fatto a me secondo la tua parola.” La teologa Anne-Marie Pelletier una volta affermò che “Maria ci aiuta a percepire ciò che è specificamente femminile: il vivere con l’oscuro e il resistere allo scoraggiamento.” Seguendo una panoramica delle apparizioni di Maria ricevute da gente comune nel corso dei secoli, Joanne Mosley ci offre uno scorcio della storia e della vita interiore della carmelitana Santa Elisabetta della Trinità in “Lasciati amare.”
Concludiamo con l’Ave Maria del compositore tedesco Franz Biebl cantata dalla Schola Cantorum della Chiesa di San Basilio a Toronto, in Canada, che ci dà l’opportunità di ricevere una preghiera sacra.
Lucinda M. Vardey Caporedattrice
“Lo Spirito non è fatto per fare rumore, ma per recepire le cose.”
(San Carlo de Foucauld Scritti Spirituali).

Adrienne Corti ha iniziato la sua carriera come insegnante di francese e italiano sia nella scuola primaria che secondaria. È stata consulente di religione nel sistema scolastico cattolico dell’Ontario, in Canada, partecipando a gruppi di scrittura per la revisione dei programmi di religione per i vescovi canadesi e insegnando e poi dirigendo corsi del Ministero dell’Istruzione per la certificazione degli insegnanti di educazione religiosa. Una volta in pensione, Adrienne ha guidato ritiri ed è stata un’accompagnatrice spirituale di persone di diversa provenienza religiosa in cerca di guida e saggezza interiore. Le piace viaggiare, guidando gli anziani in un viaggio sacro e in altri tour che permettono di ampliare lo sguardo su religioni, culture, lingue e amicizie. Più recentemente Adrienne, associata al centro spirituale Loretto, insieme ad altri compagni, ha invitato gli amici a riunirsi nelle case a intervalli regolari per conversazioni spirituali e rituali. Il gruppo è stato chiamato “Open Hearts Open Minds” (Cuori aperti, menti aperte), così da riflettere la natura della ricettività in qualsiasi direzione Spirito intenda condurre.
La ricettività come dono e virtù femminile
Adrienne Corti
Nelle nostre conversazioni di oggi sentiamo raramente parlare di virtù, soprattutto di quelle che potremmo identificare come virtù particolarmente femminili, eppure è proprio di questo che il nostro mondo ferito ha più bisogno. Tutti noi desideriamo una pace profonda in un mondo così turbolento e confuso. Riceviamo appelli urgenti di portare dolcezza e grazia in luoghi che hanno subito violenze disumane, torture e molte altre sofferenze.
Desideriamo un’altra via, entrare nelle caverne del nostro cuore per immaginare e sognare nuove possibilità. I modelli gerarchici maschili non sono riusciti a condurci a relazioni rispettose che nascono dall’ascolto autentico dell’altro. L’idea stessa di ricettività denota un’apertura verso l’altro. Questo presuppone una quiete interiore, un silenzio orante che permetta all’Energia Divina dentro e fuori di comunicare con noi.
Possiamo rivolgerci alle Scritture per trovare immagini evocative che ci invitano a scavare in profondità nello spirito femminile. Un passo emblematico è quello della “donna al pozzo” in Giovanni 4:1-42. Sebbene non abbia un nome, l’incontro della Samaritana con Gesù fu molto significativo. Conosciamo la storia e vediamo in essa elementi di accettazione, un dialogo che invita alla verità e alla ricezione della grazia e di una nuova vita. Il pozzo profondo placa

una sete universale, la sete di essere vista, di essere riconosciuta come appartenente, di essere degna di essere riconosciuta in una società in cui la donna non sentiva di avere un posto nel suo ambiente e di essere quindi amata. Gesù crea un’apertura affinché la donna possa esprimere la sua curiosità su chi lui fosse e cosa avesse da offrire, indipendentemente dal suo genere, dalla sua razza o dal suo stato civile. A sua volta, lei risponde conversando con lui come un interlocutore alla pari. Qui vediamo Gesù aperto e ricettivo alla sfida di questa donna. Questa immagine cattura per me uno degli elementi chiave della ricettività: l’apertura e la profondità illimitata per attingere dalle esperienze altrui la ricchezza della propria natura.
In Irlanda ci sono almeno 15 pozzi dedicati a Santa Brigida e quello di Kildare è noto soprattutto per le sue qualità curative, grazie al suono rilassante dell’acqua che scorre e che dona calma allo spirito. Brigida è celebrata come la santa delle altezze, dell’istruzione superiore e della coscienza elevata. La sua vita ci ispira nuovi modi di pensare, nuovi modi di essere Chiesa. L’energia ricettiva fluisce verso l’interno come apertura e verso l’esterno come flessibilità e adattabilità quando viene attinta dal profondo.
GRAVIDA DI SPERANZA
Un’altra immagine che mi parla della virtù femminile della ricettività è quella di un campo arato o di un giardino pronto per essere piantumato o di un grembo materno pronto a ricevere l’inizio di una nuova vita. Come la terra o il grembo materno attendono in silenzio che il seme venga piantato, così noi siamo di fronte al Divino, in attesa nel silenzio e nella quiete, attenti a ciò che ci sarà donato, vigili e pronti. Siamo chiamati a essere gravidi di speranza per ciò che nascerà. Come la terra ha bisogno di nutrimento, sole e acqua per permettere la crescita una volta che il seme è stato piantato, così noi abbiamo bisogno di relazioni che ci sostengano, di persone con cui scambiare nuove idee e che siano aperte a opinioni diverse. Se potessimo passare un mese a guardare un’amarillide crescere da un bulbo apparentemente secco, potremmo immaginare la crescita possibile nei nostri stessi esseri. L’osservare la crescita quotidiana della pianta mentre viene annaffiata, con il tenero gambo che acquista forza e si colora man mano che cresce in altezza, ci permette di osservare la passione che cresce in noi per abbracciare una nuova realtà. Quando i fiori spuntano da uno stelo e poi da un altro, c’è una grande emozione per l’estrema bellezza che emerge, un vero miracolo!
E se riconoscessimo ogni giorno l’invito ad essere aperti e ricettivi al mistero che si sta svelando? E se non temessimo o resistessimo all’ignoto, ma ci entrassimo piuttosto con il cuore e la mente aperti? Come sarebbero diverse le nostre vite e quelle di coloro che incontriamo?
Impariamo dai mistici cosa significa essere ricettivi, non solo nei confronti di coloro che ci hanno insegnato così tanto nel corso dei secoli, ma anche nei confronti di coloro che incontriamo ogni giorno e che vivono lotte e gioie di cui sappiamo poco. Ricevere i doni che gli altri ci offrono, prestare attenzione a chi li offre, dimostrare empatia e compassione soprattutto quando gli altri condividono le difficoltà della vita, ha costituito l’opera dei mistici ed è anche il nostro richiamo al servizio. Possiamo guardare a Giuliana di Norwich, che visse in modo semplice e ispirò innumerevoli persone registrando le intuizioni ricevute nelle sue
Rivelazioni dell’amore divino. Come molti, visse in tempi di sconvolgimento, ma il Divino che era in lei si riversò con gioia e compassione verso chi incontrava, offrendo loro una saggezza che li sosteneva. Altri mistici come Ildegarda di Bingen furono ricettivi ai loro poteri creativi. Dopo molte sofferenze interiori, si arrese all’energia divina che desiderava prendere forma nei suoi scritti, nella sua arte, nella sua musica, nelle sue medicine e nei suoi rimedi curativi. Ildegarda ci incoraggia sempre di più, nella nostra realtà attuale, a valorizzare i nostri doni, ad aprirci alle grazie che ci vengono donate gratuitamente. Con la sua saggezza e la sua intuizione, ci sfida a rimanere verdi e rigogliosi, gravidi di vita. Scriveva: “L’anima è la forza vitale che rinverdisci la carne, perché il corpo cresce e prospera grazie a lei, proprio come la terra diventa fruttuosa quando viene inumidita. L’anima umidisce il corpo in modo che non si secchi, proprio come la pioggia che si impregna nella terra.”

Al di là della metafora e della poesia, la domanda rimane: “Come possiamo farlo in modo pratico?” Un modo è quello di ascoltare con attenzione le voci che sono così vitali per noi nel nostro mondo moderno: donne teologhe che parlano con una voce diversa; studiosi delle Scritture che continuano ad aprire la Parola a nuovi significati; scrittori spirituali la cui passione tocca i nostri cuori; attivisti della giustizia sociale che ci spingono ad agire per coloro che sono oppressi. Ognuno di noi può trovare il modo di discernere il proprio percorso che trasformerà la nostra vita interiore e porterà frutto a ciò che ci circonda.
Attraverso una profonda contemplazione, ricettiva nei confronti dello spirito femminile, possiamo giungere a un nuovo impegno, a una visione, a un sogno o scoprire il risveglio di una passione sopita nata da un cuore ricettivo.

Caryll Houselander (1901-1954) è stata un’artista, scrittrice, poetessa, mistica e consigliera spirituale. Ha scritto per riviste religiose e i suoi numerosi libri sono stati pubblicati dall’’editore britannico Sheed and Ward. Tra i suoi titoli più noti ricordiamo “The War is the Passion” (1941); “The Flowering Tree” (1945); “The Comforting of Christ” (1954) e la sua autobiografia intitolata “A Rocking-Horse Catholic”. Questo estratto è tratto dal capitolo “Fiat” di “The Reed of God” (pagine 10-13) pubblicato originariamente nel 1944 e utilizzato con il permesso di Rowman & Littlefield (London UK & Lanham US).
Il “fiat” di Maria
Caryll Houselander
L’insistenza di Cristo sul potere dei bambini è davvero sorprendente. Quasi più di ogni altra cosa nel Vangelo, dimostra che agli occhi di Dio l’essere qualcosa viene prima del fare qualcosa. Cristo mette un bambino tra i suoi apostoli come esempio di ciò che Egli ama. Dice che il cielo è pieno di bambini. In effetti, l’Architetto dell’Amore ha costruito la porta del paradiso così bassa che nessuno, se non un bambino piccolo, può attraversarla, a meno che, per abbassarsi all’altezza di un bambino, non entri in ginocchio.
Quanto è coerente con l’incredibile tenerezza di Dio che il Suo Cristo, il Bambino Immortale, sia stato concepito dalla potenza dello Spirito nel corpo di un bambino. Che una bambina partorisca un Bambino, per redimere il mondo. La Madonna aveva al massimo quattordici anni quando l’angelo è venuto da lei; forse era più giovane, ma tutto il mondo tremò per la parola di una bambina, per il consenso di una bambina. A cosa le fu chiesto di acconsentire? Prima di tutto, alla discesa dello Spirito Santo, ad abbandonare la sua piccolezza all’Amore Infinito e, di conseguenza, a diventare la Madre di Cristo. Era qualcosa di così immenso, eppure così passivo. Non le fu chiesto di fare qualcosa in prima persona, ma di lasciare che qualcosa fosse fatto a lei. Non le fu chiesto di rinunciare a qualcosa, ma di ricevere un dono incredibile.
Non le fu chiesto di condurre un tipo di vita speciale, di ritirarsi nel tempio e vivere come una suora, di coltivare virtù adeguate o di rivendicare privilegi speciali. Le
fu semplicemente chiesto di rimanere nel mondo, di proseguire con il suo matrimonio con Giuseppe, di vivere la vita di moglie di un artigiano, proprio come aveva pianificato di fare quando non aveva idea che le sarebbe successo qualcosa di straordinario. Sembrava quasi che il fatto che Dio si fosse fatto uomo e fosse nato da una donna fosse una cosa ordinaria.
L’intera faccenda doveva avvenire in segreto. Non ci sarebbe stato alcun annuncio. I salmisti avevano cantato la venuta di Cristo con arpe d’oro. I profeti l’avevano predetta con lingue ardenti. Ma ora il segnale più forte della Sua presenza sulla terra doveva essere il battito del cuore di un bambino. Doveva essere un segreto e Dio era così geloso del suo segreto che lo custodì anche a costo del disonore apparente della sua piccola sposa. Permise a Giuseppe di giudicarla male, almeno per un certo periodo. Questo dimostra che Dio sapeva che la fiducia della

Madonna in Lui era assolutamente illimitata. Tutto ciò che fece con lei in futuro ribadì la stessa cosa. La sua fiducia nella fiducia di lei in Lui. L’unica cosa che le chiese fu il dono della sua umanità. Doveva dargli il suo corpo e la sua anima incondizionatamente e — cosa che in questa nuova luce sarebbe sembrata assurdamente banale a chiunque non fosse la Sposa Bambina della Sapienza — doveva dargli la sua vita quotidiana. E, dal di fuori, non sarebbe stata diversa dalla vita che avrebbe condotto se non fosse stata scelta per essere la Sposa dello Spirito e la Madre di Dio! Non le fu nemmeno chiesto di vivere da sola con questo Dio che era il suo stesso Essere e il cui Essere sarebbe stato il suo. No, Egli le chiese una vita ordinaria condivisa con Giuseppe. Non doveva trascurare la sua semplice tenerezza umana, il suo amore per un uomo terreno, perché Dio era il suo bambino non ancora nato. Al contrario, le mani e i piedi, il cuore, la veglia, il sonno e il cibo che stavano formando Cristo dovevano formarlo per servire Giuseppe.
Sì, sembrava davvero che Dio volesse dare al mondo l’impressione che fosse normale per Lui nascere da una creatura umana. Ebbene, è un dato di fatto. Dio intendeva che fosse una cosa ordinaria, poiché è Sua volontà che Cristo nasca nella vita di ogni essere umano e non, come di norma, attraverso eventi straordinari, ma attraverso la vita quotidiana ordinaria e l’amore umano che le persone si danno reciprocamente.
La Madonna ha detto sì. Ha detto sì per tutti noi. Era come se la razza umana fosse una piccola casa buia, senza luce né aria, chiusa a chiave. Il vento dello Spirito ha bussato alla porta, ha fatto tintinnare le finestre, ha picchiettato sui vetri scuri con le piccole mani dei fiori, ha gettato semi d’oro contro di essa e persino, nelle ore di tempesta, l’ha sferzata con i rami di un grande albero — la profezia della Croce — eppure lo Spirito era fuori. Ma un giorno una ragazza aprì la porta e la piccola casa fu spazzata via, pura e dolce, dal vento. Mari di luce la attraversarono e la luce rimase in essa; e in quella piccola casa nacque un Bambino e il Bambino era Dio.
La Madonna ha detto sì per il genere umano. Ognuno di noi deve fare eco a quel sì nella propria vita. A tutti noi viene chiesto se siamo disposti a cedere ciò che siamo, la nostra umanità, la nostra carne e il nostro sangue, allo Spirito Santo e permettere a Cristo di riempire il vuoto costituito dalla forma particolare della nostra vita. L’abbandono che ci viene chiesto include una fiducia completa e assoluta; deve essere come la resa della Madonna, senza condizioni e senza riserve. Non ci verrà chiesto di fare di più della Madre di Dio; non ci verrà chiesto di diventare straordinari o di metterci in disparte o di darci una regola di vita ferrea o di compilare un manuale di mortificazioni o di risoluzioni eroiche; non ci verrà chiesto di coltivare la nostra anima come un raro fiore in una serra; alla maggior parte di noi non verrà nemmeno permesso di farlo. Ci verrà chiesto di dare a Dio la nostra carne e il nostro sangue, la nostra vita quotidiana, i nostri pensieri, il nostro aiuto reciproco, i nostri affetti e amori, le nostre parole, il nostro intelletto, la nostra veglia, il nostro lavoro e il nostro sonno, le nostre gioie e i nostri dolori umani ordinari. Consegnare tutto ciò che siamo, così come siamo, allo Spirito d’Amore affinché le nostre vite portino Cristo nel mondo: questo è ciò che ci verrà chiesto.
La Madonna ha reso possibile tutto questo. Il suo fiat è stato per lei e per noi, ma se vogliamo che la volontà di Dio si compia in noi come in lei, dobbiamo fare eco al suo fiat.
Ricevere le apparizioni di Maria
Lucinda M. Vardey

Lucinda M. Vardey è la caporedattrice di “Un unico accordo.”
Per maggiori informazioni su di lei, si rimanda la sito web.
Mia nonna mi regalò un libro per il mio nono compleanno su Santa Bernadette e Nostra Signora di Lourdes, che risvegliò un desiderio nel mio cuore. Mi chiedevo se Maria, durante il mese di Maggio a lei dedicato, mi avrebbe accolto in giardino mentre giocavo tra margherite, primule e ranuncoli. La mia innocenza infantile non mi permetteva di comprendere che le apparizioni mariane non si manifestano a una bambina che cerca il mistero e le meraviglie di tali eventi per puro interesse personale. Invece, Maria appare quando meno ci si aspetta—certo, sceglie spesso dei bambini, ma generalmente da famiglie povere—e con messaggi che richiedono risposte urgenti e piene di fede. Inoltre, era incline a favorire coloro che erano già vicini a lei attraverso la devozione alla preghiera del rosario.
La maggior parte delle apparizioni inizialmente sono state accolte con scetticismo dalla comunità e dalla Chiesa; forse è per questo che spesso venivano scelti i bambini come messaggeri e partecipanti alla missione di Maria. Inoltre, poiché le apparizioni rivelano l’amore della Santa Madre e il suo desiderio di essere in stretta relazione con le persone e le loro necessità, i bambini sono forse più naturalmente predisposti a ricevere questo tipo di amore. Tuttavia, molte delle apparizioni nel corso della storia hanno mostrato che anche coloro che sono resi vulnerabili dalla povertà, dalla
malattia, dalle epidemie, dalle persecuzioni cristiane e dalle minacce di invasione sono inclusi nella sua protezione e guarigione materna.
Oltre a essere considerate fenomeni soprannaturali, la Chiesa ha ufficialmente riconosciuto cinquantuno apparizioni mariane. Molte di queste apparizioni presentano somiglianze nell’aspetto di Maria: spesso appare come una giovane tra i 16 e i 18 anni, con un viso di “bellezza incomparabile,” carnagione pallida e simile alla seta, e sorrisi sempre di un’”ineffabile dolcezza.” Le sue apparizioni sono state annunciate da un angelo e da veli di luce o viene trasportata su una nuvola bianca circondata da rose e colombe. È accompagnata da un profumo celestiale, descritto in un’apparizione del 1426 in Italia come “un profumo di mille essenze.” Solitamente, Maria indossa una lunga veste bianca e un velo. Le sue fasce sono di colore blu pallido o scuro, anche se in una fattoria del Wisconsin nel 1859, la sua fascia era gialla. In alcune apparizioni, il suo abito bianco è ornato con oro, e in Francia nel 1871 indossava un lungo mantello blu tempestato di stelle. Di solito è scalza; a Lourdes nel 1858, c’era una rosa d’oro su ogni piede. Le rose sono i fiori che indossa o con cui appare. Raggi di luce la circondano, e alcuni partono da una corona sul suo capo, altri dal suo cuore, raffigurato in oro (in Belgio, 1932). Un rosario con una catena d’oro è frequentemente visto appeso sul suo braccio destro. Ci sono state alcune occasioni in cui è stata vista con il bambino Gesù in braccio.
Sorride, parla, prega e a volte piange.
Allunga le mani; viene vista da una sola persona o da molte, appare e scompare, a volte regolarmente, altre volte a intervalli variabili e, in casi frequenti, a distanza di anni. Di solito chiede una risposta: informare le autorità della Chiesa, erigere una cappella e recitare il rosario per la conversione dei peccatori. I suoi avvertimenti profetici hanno una particolarità e le sorgenti d’acqua che fa sgorgare in molti dei luoghi in cui è apparsa hanno guarito migliaia di persone.
Quando le è stato chiesto chi fosse, ha risposto di essere la “Madre di tutti” (a Guadalupe, Messico, nel 1531), l’“Immacolata Concezione” (a Lourdes e in Polonia nel 1877), la “Regina del Cielo” (Wisconsin 1859 e Belgio 1932), la “Madre di Gesù” (Nicaragua 1980) e la “Madre del Mondo” (Ruanda 1981-83).
COSA FARE

Coloro che ricevono le sue apparizioni e poi conversano con lei, sono chiamati all’azione e al cambiamento. Non solo le loro vite vengono trasformate, ma anche quelle di milioni di altre persone. Il punto focale dei numerosi messaggi è l’imperativo di pregare Maria per ottenere le grazie che lei dona dal cuore di suo Figlio. Queste grazie si ricevono credendo in lei come lei crede in noi. Maria consiglia di recitare il rosario ogni giorno e di cantare la Litania lauretana e il Magnificat. Aveva avvertito della chiusura delle chiese, della carestia e delle persecuzioni religiose che si erano effettivamente verificate in Francia nel XIX secolo e nel 1947 aveva detto ai bambini di “pregare per la Francia.” Nel 1976 in Venezuela chiese preghiere “per la riconciliazione dei popoli e delle nazioni” a una contadina sposata, che in seguito ricevette le stimmate. Questa fattoria, dove la Madonna apparve 31 volte in cima a un albero, è oggi un centro di pellegrinaggio.
Con i tre pastorelli a Fatima nel 1917 chiese devozione al suo cuore immacolato, affermando che è ferito dal peccato umano, e sottolineò l’importanza di compiere sacrifici quotidiani. In Nicaragua nel 1980, dove apparve a un sacrestano, prima attraverso una statua e poi tra un gruppo di rocce, avvertì che senza la conversione e il cambiamento del cuore delle persone, “ci sarà un grave pericolo che accelererà l’arrivo della Terza Guerra Mondiale.” Ma forse l’avvertimento e il consiglio più profondi furono dati nell’apparizione in Ruanda nei primi anni ‘80 a una studentessa di 17 anni e alle sue amiche. Il messaggio era che la rivolta del mondo contro Dio è “sull’orlo della catastrofe” perché non amiamo. La conversione è richiesta “attraverso una vita di preghiera e di pentimento, rinnovata dalla Parola di Dio e da opere di carità e di giustizia”. Le giovani donne ricevettero anche visioni di massacri massicci
e brutali, che effettivamente si realizzarono 10 anni dopo nel genocidio del 1994. Coloro che hanno ricevuto apparizioni e messaggi sono stati solitamente obbedienti nel comunicare i desideri della Santa Madre, specialmente riguardo alla costruzione di chiese sui luoghi stessi delle apparizioni. Questi luoghi sono ora santuari che accolgono milioni di visitatori ogni anno. I miracoli registrati sono troppo numerosi per essere menzionati; tra i più noti ci sono l’immagine di Nostra Signora di Guadalupe dipinta sulla tilma di Juan Diego (che gli scienziati hanno dichiarato “miracolosa”), le guarigioni da gravi malattie e afflizioni nelle acque di Lourdes e le grazie ricevute indossando la medaglia miracolosa, una direttiva data nel 1830 alla postulante francese Catherine Labouré nella cappella del suo convento a Parigi.
LA DIFFUSIONE
Tra le cinquantuno apparizioni riconosciute, che spaziano dal 39 al 2009, è interessante notare che, con l’espansione dell’evangelizzazione al di fuori dell’Europa, sono aumentate anche le apparizioni mariane. A metà del XVIII secolo, la Madonna apparve in Colombia, nelle Filippine e in Vietnam. Nel XX secolo, apparve a Dong Lu, in Cina, dove oggi si trova la più grande chiesa del paese. Il Giappone e l’Argentina hanno entrambi siti di pellegrinaggio legati alle apparizioni a due donne, una delle quali era una monaca buddhista che si convertì e fu guarita dalla sordità. Più recentemente, la Chiesa copta in Egitto ha vissuto quattro apparizioni nei luoghi dove si crede che la Sacra Famiglia si sia riposata durante la fuga dalla persecuzione. Due chiese del Cairo hanno riportato di aver visto il suo corpo luminoso camminare sul tetto e sulla cupola, con la presenza di molti spettatori musulmani. Nell’apparizione più recente, avvenuta nel 2009, il popolo egiziano ha visto una nuova stella attraversare il cielo.
Le apparizioni hanno quasi sempre incontrato resistenza perché sfidano la razionalità e richiedono di credere nel mistico e nell’inspiegabile. Tuttavia il fatto che si siano effettivamente verificate ci aiuta a recuperare la gioia dell’incontro trascendente, oltre alla consapevolezza che il cielo sia più vicino di quanto pensiamo.

“Desideriamo dare piuttosto che ricevere e quindi non cerchiamo in modo puro la volontà di Dio.”
(Santa Elisabetta Seton).


Sebbene sia stato direttore di coro, direttore di musica sacra e docente universitario, il compositore tedesco Franz Biebl (1906-2001) è forse ricordato principalmente per la sua Ave Maria. Il successo di questo brano fu tale che dopo aver composto la versione originale per coro, continuò ad arrangiarlo per altre due configurazioni di voci miste completamente diverse.
Il testo è una splendida citazione della preghiera dell’Angelus. Il trattamento in stile antifonale dell’Ave Maria tra soprano/alto e tenore/basso crea un dialogo naturale tra le voci: ad ogni affermazione delle voci più basse, riceviamo un’eco dalle voci più alte. L’opera raggiunge il culmine nel Sancta Maria, che si conclude in modo brillante e maestoso con l’Amen, mentre le voci dei cantanti si elevano verso il cielo.
John Paul Farahat

Joanne Mosley è redattrice, conferenziera e scrittrice specializzata nella spiritualità carmelitana. È una linguista di formazione e, dopo la laurea in francese e tedesco, ha conseguito un dottorato nell’area della biografia francese, specializzandosi nel periodo delle Guerre di religione. Inizialmente ha insegnato agli studenti universitari, ma ha cambiato carriera nel 2001, e da allora è stata legata ai Carmelitani. Ha curato numerosi articoli e libri e ha tenuto diverse conferenze sui santi carmelitani, soprattutto per il Centre for Applied Carmelite Spirituality di Oxford, in Inghilterra. È autrice di “Edith Stein: Woman of Prayer”, pubblicato da Gracewing nel 2004 (e da Paulist Press nel 2006 con il titolo “Edith Stein: Modern Saint and Martyr”), tradotto in quattro lingue; è anche autrice della biografia in due volumi “Elizabeth of the Trinity: The Unfolding of Her Message” (2012, Teresian Press, Oxford).
“Lasciati amare”:
La spiritualità ricettiva di Santa Elisabetta della Trinità
Joanne Mosley
In occasione della beatificazione di Elisabetta, Papa Giovanni Paolo II la descrisse come dotata di una “perfetta apertura” alla parola di Dio. In effetti, questa apertura ha caratterizzato l’intera spiritualità di questa giovane donna e monaca carmelitana di Digione (1880-1906) che è stata canonizzata nel 2016 e ha arricchito la Chiesa con l’esempio della sua vita e i suoi profondi scritti contemplativi.
La ricettività di Elisabetta nei confronti di Dio si è formata in larga misura grazie ai sacramenti. Da bambina, era volitiva e irascibile e perdeva facilmente le staffe. Ma la situazione iniziò a cambiare quando, all’età di sette anni, fece la sua prima confessione. Elisabetta avrebbe definito questo momento la sua “conversione”. Già mentre si preparava per il sacramento, divenne consapevole dei suoi numerosi difetti e decise di cercare di cambiare. Questo è molto importante, poiché dimostra gli elementi essenziali del carattere che sostengono la ricettività: l’umiltà di ascoltare i consigli, la rettitudine di cuore per ammettere i propri difetti e la flessibilità per cambiare. Tutti aspetti che sarebbero stati rafforzati dalla grazia del sacramento stesso.

La successiva pietra miliare fu la prima comunione di Elisabetta all’età di dieci anni. C’è qualcosa di profondamente fisico nel ricevere l’ostia; e una grande grazia quel giorno fece sì che Elisabetta fosse profondamente consapevole di ricevere Gesù dentro di sé, della sua dimora in lei.1
L’APERTURA A DIO
È significativo che Elisabetta abbia usato il linguaggio del “sacramento” (con echi del sacerdote e scrittore gesuita francese Jean-Pierre de Caussade) per descrivere la ricezione di Dio attraverso tutte le cose. “Ogni incidente, ogni evento, ogni sofferenza, così come ogni gioia, è un sacramento che dona Dio [all’anima],” scrisse nel terzo “Giorno” del Paradiso nella Fede.
Elisabetta aveva una disposizione costante a ricevere Dio, perché sapeva visceralmente come tutto fosse puro dono. Questo costituì il modo in cui sperimentò l’amore di Dio. Più che limitarsi ad amare Dio, come un movimento da lei verso Dio, si lasciava amare, riceveva l’amore di Dio. “Lasciati amare,” invitava ripetutamente la sua priora in una lettera con questo titolo, un dono che sarebbe stato aperto e letto dopo la morte di Elisabetta.
Amava particolarmente ascoltare Gesù nel silenzio del suo cuore e chiedeva a Cristo, nella sua Preghiera alla Trinità, di renderla “completamente docile, così da poter imparare tutto da Te.” È sorprendente che sia rimasta altrettanto aperta all’azione di Dio durante la “notte oscura” della dolorosa purificazione, senza cercare di proteggersi in alcun modo; la sottopriora diceva che Dio era stato in grado di operare così liberamente in Elisabetta che l’opera divina poteva realizzarsi in lei rapidamente e pienamente.
Elisabetta trovava Dio anche nella natura: il vento tra gli alti alberi, il bel cielo azzurro— tutto le parlava del Divino.2 Essendo una pianista di talento, trovava Dio anche nella musica, che si integrava perfettamente nella preghiera. “Quando non posso più pregare, suono,” disse una volta.3 Anche quando si esibiva in pubblico, dimenticava il suo pubblico e suonava per Gesù, per il quale tirava fuori i suoni più ricchi e pieni del pianoforte.
SONO FATTA PER LA VITA INTERIORE”

Un giorno, una religiosa suggerì che Elisabetta sarebbe stata un’ottima sorella attiva, che avrebbe usato il suo pianoforte per lavorare con i giovani. Elisabetta la sorprese rispondendo: “Sento di essere fatta per la vita interiore.”4 In effetti, sarebbe stata in grado di sacrificare il pianoforte al Carmelo, perché questa perdita sarebbe stata seguita da un guadagno più grande: la vita interiore significava vivere con Dio nel più intimo della sua anima.
Dal giorno della sua prima comunione, quando una suora le aveva detto che “Elisabetta” significava “casa di Dio.”5 era diventata particolarmente sensibile alla sua anima come luogo in cui Dio dimora. Sapeva di essere un “tempio di Dio” (cfr. 1 Cor 3,16); voleva che il suo cuore fosse una “piccola Betania” in cui Gesù potesse riposare; e si entusiasmava anche a pensare alla Trinità come a un “luogo spazioso”6 in cui poter vivere con Dio.
La celebre Preghiera alla Trinità di Elisabetta è caratterizzata dalla ricettività. Ispirata dall’Annunciazione, quando Maria ricevette in sé il Cristo incarnato, è costruita attorno
al desiderio di Elisabetta di “una sorta di incarnazione del Verbo” nella sua anima. Prega affinché lo Spirito Santo “scenda su di lei” e perché Cristo viva in lei al punto che il Padre veda in lei solo la “Prediletta in cui Ti compiacesti.”
Non c’è limite alla misura in cui Elisabetta trovò la sua realizzazione - sia come suora che come donna - quando lasciò che la vita divina fluisse in lei. Era una figlia del Padre che si chinava amorevolmente su di lei; una sposa per il cuore di Cristo; un’anima consumata dal fuoco dello Spirito e abbandonata all’azione creativa della Trinità.7
PIENA FINO A TRABOCCARE

Elisabetta sapeva che la Trinità abita già in noi attraverso il battesimo, ma desiderava che la Trinità entrasse in lei con una pienezza sempre maggiore. “Sento il mio Dio invadere tutta la mia anima”, scrisse a un sacerdote il 2 agosto 1902, in occasione del suo primo anniversario al Carmelo. E in quella stessa lettera, espresse il desiderio di essere “così piena di Lui da poterlo donare attraverso la preghiera” agli altri.
Elisabetta sapeva che la preghiera è apostolica. Scrivendo a un missionario il 22 giugno 1902, espresse questo concetto con l’immagine dell’acqua che scorre in continuazione e che non può essere contenuta in noi, ma che trabocca attraverso di noi verso gli altri: “Oh, quanto è potente sulle anime l’apostolo che rimane sempre alla Fonte delle acque vive; allora può traboccare senza che la sua anima si svuoti mai.”
Grazie al battesimo, questa chiamata a essere discepolo e apostolo—a ricevere e a dare Dio—è racchiusa in ognuno di noi. Significa avere un cuore fermo e aperto come le rive di un ruscello, attraverso il quale scorrono appassionatamente i torrenti dell’amore traboccante di Dio.

Un Unico Accordo
O Dio, nostro Creatore, Tu, che ci hai fatto a Tua immagine, donaci la grazia di essere accolti nel cuore della Tua Chiesa.
R: In un unico accordo, preghiamo.
Gesù, nostro Salvatore, Tu, che hai ricevuto l’amore delle donne e degli uomini, cura ciò che ci divide, e benedici ciò che ci unisce.
R: In un unico accordo, preghiamo.
Spirito Santo, nostro Consolatore, Tu, che guidi il nostro lavoro, provvedi per noi, come noi ti chiediamo di provvedere per il bene di tutti.
R: In un unico accordo, preghiamo.
Maria, madre di Dio, prega per noi. San Giuseppe, resta accanto a noi. Divina Sapienza, illuminaci.
R: In un unico accordo, preghiamo. Amen.
Lucinda M. Vardey: Editoriale
1 Rif. Heart, Tears, Fruits: The Search for a Feminine Theology/ Cuore, lacrime, frutti: La ricerca di una teologia femminile (a cura di Lucinda M, Vardey: Mahwah NJ, Paulist Press 2024) p. 9.
Joanne Mosley: “Lasciati amare”: La spiritualità ricettiva di Santa Elisabetta della Trinità
1 Elisabetta lo descriverà in una poesia del 19 aprile 1898, nel settimo anniversario della sua prima comunione.
2 Come descritto in una lettera dell’11 o 12 agosto 1905.
3 Conrad De Meester, Élisabeth de la Trinité: Biographie (Parigi: Presses de la Renaissance, 2006), p. 287.
4 Ibid., p. 318.
5 Un’ interpretazione forse provvidenziale! Si suggerisce che “Elisabetta” significhi, in ebraico: “Il mio Dio è pienezza” (ibid., p. 84).
6 Da Sal 17,20 (Elisabetta cita: “lieu spacieux”). Queste tre espressioni di luoghi si trovano rispettivamente in una lettera del 24 agosto 1903, in una “nota personale” del 23 gennaio 1900 circa e nell’Ultimo Ritiro 44.
7 Descrizioni tratte dalla Preghiera alla Trinità.
Le citazioni degli scritti di Elisabetta sono tratte da: Complete Works of Elizabeth of the Trinity, edizione crtica di Conrad De Meester, OCD, volumi 1 e 2 (Washington, DC: ICS Publications, 1984 e 1995); e Œuvres complètes d’Élisabeth de la Trinité, édition critique réalisée par le Père Conrad De Meester, OCD (Parigi: Cerf, 2023).
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Immagini presenti in questo numero:
Copertina: “L’Annunciazione” di Giulio Cesare Procaccini (1574-1625).
Pagina 2 Particolare di “L’Annunciazione” (Procaccini)
Pagina 3 “Cristo e la Samaritana al pozzo” di Ferdinand Georg Waldmüller (1793-1865).
Pagina 6 “La Sacra Famiglia con un uccellino” (c.1650) di Bartolomé Esteban Murillo.
Pagina 9 “La nona apparizione a Lourdes” di Virgilio Tojetti (1851-1901).
Pagina 11 “Il Monte Luna Toscana” foto di John Dalla Costa.
Pagina 12 “Madonna con bambino” di Filippo Lippi (1406-1469).
In questo numero
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EDITORE
Morgan V. Rice CSB.
CAPOREDATTRICE
Lucinda M. Vardey
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TRADUTTRICE ITALIANA
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RESPONSABILE AMMINISTRATIVO DI PROGETTO Margaret D’Elia