Marzo 2009

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ANNO NONO NUMERO SECONDO MARZO 2009


Uomo Obiettivo:Prof. Giuliano Cisco Direttrice:Francesca Trombetta 3ALG Impaginatori: Sara Pezzato 3ALG Vicedirettori: Federico Ceretta 3AI Alberto Cimmino 3CLG Responsabili delle sezioni: “Dal Quadri”: Andra Meneganzin 3ALG “Da Mondo”: Francesca Trentin 3ALG “Giochi”: Elena Marangoni 5BT “Io Pirla”: Davide Stefani 5CI Recensioni: Godi Valeria 4ALG Sezione Grafica:Romano Francesca 5CI ”Frasi Prof”: Alice Zambonin 3BLG Marta Pilotto 3BLG

Ceretta Federico Chieregato Giovanni Conti Alfredo Costa Elena D’Odorico Lidia Danieli Cleo Deghenghi Alice De Boni Sara Ferretto Francesca Gelain Laura Godi Valeria Maistrello Davide Marangoni Elena Meneganzin Andra Pezzato Sara

3AI 3CI 4AST 3CLG 3CLG 3ALG 3CLG 5ALG 3CLG 4BT 4ALG 2AI 5BT 3ALG 3ALG

Pilotto Marta Pozzan Gabriele Rigo Francesca Rizzetto Alice Romano Francesca Salvatelli Feliciana Savoca Enrico Somma Michael Spiller Agata Stefani Davide Tessarolo Lucia Trentin Francesca Trombetta Francesca Venturini Lorenzo Zambonin Alice

3BLG 3AI 4BT 5ALG 5CI 5BT 2BST 3BT 3AT 5CI 3ALG 3ALG 3ALG 3BLG 3BLG

Il ritratto della copertina è di Laura Gelain. Il quarto di copertina è di Francesca Romano

Editoriale Sei un Peter Pan? Le Quadrifonie Linux Day Emergenza: le ville Europa Ludens: Strasburgo I Drusi La pagina dei Poeti Italiani, brava gente Sangue in Lattina L’immagine Stefanella Xausa 07/08

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Testa o Croce? Across the Universe Nelle Terre Estreme Uomo in mare! Campioni dello sci Calcio, che spettacolo! La scuola vista da noi Gadget Assassini Quadri Soundtracks Ditloidi Il Quadriverba Fumetto

Gli strumenti di rilevazione dei sismi non vanno messi dove la gente, andando tranquillamente a funghi, li vede e va vicino dicendo: ”Cosa xe ‘sto trapeo qua?!”

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Francesca Trombetta 3^ALG E anche il secondo numero è terminato. In tempi record, oserei dire. Il sogno di una fantomatica quarta edizione del Quadrifoglio si potrebbe finalmente realizzare quest’anno? Noi speriamo di si. Un’altra cosa che è sicuramente terminata è il primo quadrimestre, alla fine del quale i prof ci hanno lasciato (nei casi più fortunati) un po’ di tempo per riprenderci dalle fatiche di questi primi 3 mesi di scuola. Purtroppo anche questo periodo è finito e adesso ci ritroviamo di nuovo sommersi da compiti in classe e interrogazioni: il secondo quadrimestre si presenta parecchio impegnativo. Per fortuna, però, ci sono in vista anche tantissime attività e proposte interessanti, come ad esempio concorsi (tanto per citarne qualcuno lo Stefanella Xausa, ormai un must del nostro liceo, oppure quello per giovani latinisti), concerti, educazione all’affettività (nome bizzarro che si può liberamente tradurre come educazione alla sessualità), conferenze con ospiti importanti come quella sulla divulgazione scientifica e il giornalismo, quella sul Vajont e molte altre. Inoltre il secondo quadrimestre è anche luogo di molte peregrinazioni verso paesi lontani, comunemente detti scambi culturali e/o stage in lingua che portano a nuove conoscenze, nuovi usi e costumi, ma soprattutto nuovi articoli. Una bella aria di novità è stata portata comunque anche dall’assemblea del 19 febbraio; sono state organizzate molte attività e c’era una vasta scelta di film davvero belli che avrebbero convinto anche il cinefilo più diffidente, i tornei come al solito hanno riscosso un grande successo e anche le altre attività, come il corso di acquerelli e di pittura. Soprattutto è stato fantastico vedere un sacco di persone travestite in modi stravaganti e qui bisogna ricordare Willy Wonka, la acclamatissima e mitica Lady Vampire Transexual,un misto tra il protagonista del Rocky Horror Picture Show e una prostituta (che, effettivamente, sono più o meno la stessa cosa), il pescatore, Cappuccetto Rosso, Frodo, Gandalf, il cavallo e il leone e molti altri. Addirittura intere classi si sono travestite come i calciatori, i metalmeccanici(con macchina in aggiunta), gli hippie e i ghostbusters. Insomma, davvero una bella assemblea, e complimenti a tutti coloro che l’hanno organizzata. In questo numero del Quadrifoglio ci saranno, come sempre, gli spazi dedicati alle notizie dall’interno e dall’esterno del Quadri, quelli per le recensioni, quello per i racconti di giovani scrittori e quello riguardante le attualità. Inoltre si amplia lo spazio poetico, con alcune brevi ma significative poesie, e quella dell’io pirla, sempre vincente. Immancabili ovviamente i ditloidi e il quadriverba. Come al solito, vi invito a dire la vostra se c’è qualcosa che non vi garba e, se avete voglia di scrivere articoli, di mandarceli o partecipare alle riunioni! Buona lettura!

Vi do un sito: www.lafrusta… no! Non è un sito sadomaso, comunque...

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Scoprilo rispondendo al questionario. Rispondi segnando con una crocetta il valore da 1 a 4, che corrisponde alla frequenza con la quale fai le cose o provi sentimenti ed emozioni. Scegli non in base a ciò che vorresti o dovresti fare o sentire, bensì in base a quello che fai o provi veramente. La valutazione delle risposte si concluderà con la formulazione di un breve e sintetico profilo psicologico che trovi a pagina 10. SCALA – VALUTAZIONE – FREQUENZA : 1= Mai o quasi mai; 2= Qualche volta; 3= Spesso; 4= Sempre o quasi sempre 1. Mi succede di pensare a quand’ero bambino

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2. Mi succede di distrarmi facilmente

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3. Cerco stimoli sempre nuovi

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4 Mi succede di pensare di “non valere” o di essere inferiore agli altri

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5. Mi capita di aver paura di invecchiare

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6. Quando le cose non vanno come dico io, sono preso dallo scoraggiamento

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7. Penso che le regole nella vita siano importanti

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8. Mi succede di dire “Ma lo fanno tutti”

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9. Mi succede di pensare che sono più sfortunato degli altri

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10. Mi piace occuparmi di molte cose, ma poi non ne approfondisco nessuna in particolare 1 2 3 4 11. Penso che “l’isola che non c’è” è fantastica

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12. Di fronte ad una responsabilità preferisco rinviare al giorno dopo

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13. Mi capita di pensare che sarebbe bello fermare l’orologio

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14. Quando ho deciso di fare una cosa, la porto a termine anche se mi costa fatica

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15. Mi capita di non tollerare la routine quotidiana

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16. Quando riesco nel mio lavoro, penso di essere una persona veramente capace

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17. Quando mi va male qualcosa, penso che ciò dipenda dalle circostanze esterne più che 1 2 3 4 dal mio scarso impegno 18. Penso che Peter Pan sia infelice

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19. Penso che mi piacerebbe avere un pizzico di polvere di fata per ogni occasione

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20. Mi succede di pensare che in ognuno di noi ci sia un Peter Pan

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21. Penso che mi piacerebbe vivere come Peter Pan

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22. Penso che mi piacerebbe essere come Wendy

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l test proposto è stato ideato e costruito dal sottoscritto su invito del prof. Stefano Marchese che, alcuni anni fa, lesse in classe con i suoi alunni il testo di Peter Pan. A quella lettura seguì la somministrazione di questo test. Buon lavoro e non dimenticare che è solo un gioco. Angelo D’Onofrio

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Vuoi che non ti veda perché hai il macaco davanti?


Maria Zanini Battezzato lo scorso anno scolastico(2007/2008) “Quadrifonie”,la “congrega” di musicisti e cantanti della scuola amplia i suoi orizzonti e partecipa al concorso “Musica nel Sangue On Tour” nella sua fase provinciale. Questa gara musicale è organizzata dalle associazioni di donatori di sangue AVIS, FIDAS, ABVS, con il Patrocinio della Regione Veneto e ci è stata presentata così: “… Il progetto, denominato Musica nel Sangue, è incentrato sulla musica come elemento capace di stimolare l’interesse dei giovani, di creare condivisione e di farsi portatore di messaggi positivi. In questo contesto, si inserisce il concorso musicale Musica nel Sangue On Tour. Si tratta di un’attività interscolastica rivolta agli studenti degli Istituti Secondari: una gara musicale tra scuole sviluppata in tre fasi (scolastica, provinciale e regionale) che favorirà la creazione di forti momenti di aggregazione e di sensibilizzazione sul tema della donazione di sangue.” Nel concorso avremo 10 minuti di tempo per esibirci (due brani del nuovo repertorio) e saremo giudicati come gruppo cover secondo vari criteri: presenza scenica, tecnica e interpretazione. Dopo quattro anni di rodaggio si arriva all’a.s. 2008/09. Ed è tempo di cambiamenti ! Basta autori italiani. Basta canzoni in italiano. Quest’anno i brani proposti, sia al concorso “Musica nel Sangue On Tour”, che si svolgerà il 6 marzo in una scuola superiore di Padova, sia al concerto di fine anno, che si svolgerà il 26 maggio nell’aula magna della scuola. come l’anno scorso in occasione del termine dei corsi di cultura, saranno quelli del celeberrimo film “The Blues Brothers”. I ragazzi che si cimentano in questa nuova prova sono: BORNEO AURORA 5BT, BORTOLI VALENTINA 4AT, BUTTAZZI ANDREA 4BLG, DALLA MONTA' GIULIA 4°AT, FAGNANI GIORGIA 4BLG, FERRARI FEDERICO 4ALG, GENNARO CHIARA 4DT, MARCHETTO MARIA 4BLG, PICCOLO RENATO 4ALG, TOMBOLAN ALBERTO 1BT, SBICEGO CLAUDIO 2BI, TREVISAN FRANCESCO 4BI, VELOCE CECILIA 4BLG, DALLA VECCHIA ANNA 2BLG, D’ANGELO VIOLA 2BLG ,DE ANGELI SILVIA 2BLG, FANTON MICOL 2BLG, PAGNACCO CAMILLA 2BLG, MENEGUZZO ELENA 2BLG, SARTORI MARCELLO 4DT, FERRETTO FRANCESCA 3CLG, (special guest star ZANINI MARIA). Il percorso del Laboratorio Musicale “Quadrifonie” è iniziato nel lontano anno scolastico 2004/2005 ad opera del prof. Alberto Banovich che ha riunito alcuni studenti in un’ angusta saletta adiacente l’aula magna del vecchio Istituto e, con attrezzature molto limitate, è riuscito a mettere in piedi uno spettacolo per la fine dell’anno con le canzoni del cantautore italiano Fabrizio de Andrè. Nell’a.s. 2005/2006 il repertorio viene ampliato e perfezionato grazie, anche, all’impiego di nuovo materiale e di nuove voci e strumenti; i concerti eseguiti per concludere in bellezza il periodo scolastico furono due , entrambi nel teatro San Marco. Nel 2006/2007 il repertorio cambia e , oltre a de Andrè, vengono inseriti brani di altri autori italiani come Fiorella Mannoia, Rino Gaetano, Lucio Battisti, Francesco de Gregori e molti altri. Nel 2008 “ Qudrifonie “ ha avuto l’occasione di esibirsi in diverse situazioni tra le quali , per importanza , va ricordato il concerto alla BNL in occasione della raccolta fondi Telethon e quello a fine anno scolastico per la conclusione dei corsi di cultura nell’aula magna del nuovo Istituto. Ascolta i tuoi malleoli … cosa ti dicono i tuoi malleoli?

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Dario Nascimben e Federico Ceretta 3^AI Diciotto anni fa, mentre Bill Gates si preparava a presentare Windows 3, Linus Torvalds, studente finlandese insoddisfatto dell’ormai superato sistema operativo universitario, scriveva le prime righe di codice di Linux. Questo è un sistema operativo alternativo che, pur partendo svantaggiato rispetto al concorrente Microsoft, con l'appoggio di un numero sempre più grande di persone e di colossi dell'informatica come HP e IBM, ha collezionato, fino ad oggi, numerosi successi. Nasce, così, il concetto di “software libero”, cioè rilasciato con una licenza che permette a chiunque di studiarlo, modificarlo e ridistribuirlo. Per promuovere il sistema operativo Linux e il software libero la “Italian Linux Society” organizza ogni anno il “Linux Day”, ossia una serie di eventi rivolti alla popolazione che permette agli interessati di provare, capire e ricevere una copia del sistema operativo “open source”. La nostra scuola ha ospitato la manifestazione il 25 ottobre scorso con la collaborazione di esperti del LUG (Linux Users Group) di Vicenza; Il tutto organizzato dalla professoressa Elisa Spadavecchia . Inoltre, parallelamente alle conferenze (degli esperti), si è potuto provare concretamente il sistema e valutarne gli aspetti positivi e negativi. Linux non è solo un sistema operativo, ma anche una filosofia di programmazione che ha stravolto le regole precedenti. Si aboliscono, infatti, molte delle supponenze e delle logiche di mercato legate al mondo dei software privati. L’utente, davanti al computer, non vede più una scatola utile al mero scopo immediato, ma qualcosa di “vivo”, esplorabile e, nei limiti delle capacità di ognuno, comprensibile e perfino adattabile alle personali esigenze. Grazie alle libertà di cui godono i fruitori del software questo può diffondersi velocemente, modificarsi, evolversi.

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Nonostante ciò fosse la paura degli scrittori di fantascienza dell’era proto‐informatica, è in realtà il frutto della cooperazione di programmatori dilettanti e professionisti, utenti privati e aziende, tutti uniti nella creazione di qualcosa di più complesso di quanto un singolo non avrebbe potuto fare. Tutto questo ovviamente non sarebbe stato possibile senza un mezzo di comunicazione come internet. E’ qui, infatti, che il software viene distribuito (considerando anche la diffusione via CD‐Rom) con minori costi di duplicazione e più facile reperibilità. Inoltre la rete permette la comunicazione tra i programmatori anche da grandi distanze. La filosofia che sta dietro Linux, sistemi “open source” e software liberi, però, va ben oltre la sola informatica: riguarda la condivisione del sapere. Si vuole, così, cercare di cambiare un’idea di cultura come proprietà di pochi che la sfruttano ricavandone profitto e potere e di educare la società alla cooperazione nel raggiungimento di un interesse comune. Naturalmente anche tra chi persegue questa filosofia ci sono moderati e radicali. I primi indicherebbero nel modello del software libero un obiettivo a cui tendere, senza escludere il diritto ad esistere di software privati. I secondi ritengono che questi ultimi vadano contro le libertà e i diritti dell’uomo, auspicandone la completa abolizione. Probabilmente alla fine a fare da discrimine saranno i “banali” meccanismi del mercato, che ancora una volta determinerà la specie più adatta all’ambiente. E’ comunque evidente come il pensiero scatenato dal software libero non possa essere semplicemente cancellato o dimenticato, in quanto ha assunto, ormai, vita propria. Già si parla, infatti, di applicare il concetto “open source” ad altri campi come, ad esempio, la musica. Forse dovremmo cambiare modo di pensare. Forse, da un pinguino, è nata una nuova era. Forse.

I miei disegni migliori mi riescono durante il collegio docenti


Silvia Dalle Rive e Valentina Zamberlan 4^BLG L’emergenza è di quelle allarmanti. E per Andrea Palladio, nell’anno del suo Cinquecentenario, un duro colpo da digerire. Se solo egli fosse ancora vivo, si accorgerebbe che le sue magnifiche ville non risultano mai essere tutelate sufficientemente: industrie, svincoli stradali, capannoni, cave e attività al limite del lecito stanno dannosamente “soffocando” queste secolari costruzioni che vengono imitate in tutto il mondo (l’esempio più celebre è sicuramente la White House). Non bastava, ahimè, lo stato di degrado architettonico in cui riversano alcune di esse (basti pensare a Villa Zeno a Cessano o, peggio ancora, a Villa Velo a Velo d’Astico, ormai completamente abbandonata a se stessa); ora anche lo smog provocato dalle automobili e dalle fabbriche delle periferie vicentine stanno contribuendo alla rovina di questi gioielli veneti. Qualche esempio concreto? Villa Onesti Magrin a Grisignano è strozzata dalle innumerevoli strade; intorno a Villa Valmarana ai Nani (affrescata dal Tiepolo) e a Villa Chiericati sono sorti capannoni che alterano il contesto ben più dell’inappropriato altare maggiore all’interno del Duomo di Vicenza (ma questa è un’altra storia…). La fabbrica della Mira Lanza, inoltre, incombe da tempo minacciosa sulla Villa di Mira, mentre strutture industriali danneggiano il cono ottico di Villa Pesaro a Este. Tirando le somme, questo non può essere definito di certo un ottimo biglietto da visita per la Provincia, soprattutto nell’anno più atteso, quello del Cinquecentenario. Come ben si sa, la stragrande maggioranza delle proprietà delle ville venete è gestita dalle più rinomate e antiche famiglie di Vicenza e dintorni, ma il compito di mettere mano al portafoglio spetta in particolare ad enti come l’IRVV (Istituto Regionale delle Ville Venete), il CISA (Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, massimo organizzatore delle celebrazioni cinquecentenarie tuttora in corso) e naturalmente il Ministero dei Beni Culturali, dato che molto spesso (sic!) i fondi vengono gestiti assai malamente dai privati: solo per citare un esempio (e qualche dato oggettivo), l’IRVV ha concesso mutui per oltre 125 milioni di euro a favore di 1.750 ville, intervenendo fra l’altro, negli ultimi 5 anni, su 9 ville tra le 24 protette dall’Unesco per un totale di 4,5 milioni di euro. Qualcuno direbbe: non sono “noccioline”. Purtroppo a questo qualcuno non possiamo dare torto. Dunque, bisogna pensare seriamente che, per ogni villa veneta salvata, ce n’è un’altra in attesa di un intervento riparatore. I primi moniti riguardanti le ville maggiormente in pericolo sorsero alla fine degli anni Cinquanta; ora, a mezzo secolo di distanza, la missione non può dirsi compiuta, la strada da percorrere è ancora lunga. Go on CISA (e speriamo che Palladio non si rivolti nella “tomba”, ovunque egli sia sepolto…)! L’avevo già detto ieri? Ma allora sono proprio brava … e scema! Perché mi dimentico di quello che dico!

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Gjoni Suela e Jigailo Viorica 5^CT Ciao a tutti i lettori Comunque, nonostante il poco tempo a disposizione, abbiamo del mitico visitato dei posti veramente belli, direi anche significativi per Quadrifoglio. L’anno ognuno di noi, come ad esempio il campo di concentramento scorso con il di NATZWILER‐STRUTHOF... progetto ‘Europa Tornando in albergo ognuno di noi ha raccontato i sentimenti Ludens’coordinato che ha provato durante la visita.. eravamo sconvolti e non dal professor Rossi riuscivamo a capacitarci come l’essere umano può arrivare a infliggere ai suoi simili delle sofferenze così . Dopo pranzo ed insieme a siamo andati a vedere il Consiglio d'Europa,che è la prima Pellizzaro organizzazione politica rappresentativa della Grande Europa Pierluca,Lorenzo composta da 47 Stati membri ed è stato fondato nel 1949, Scalchi e Pontarin come simbolo dell'impegno degli Stati democratici europei a Nicole abbiamo condividere i loro valori comuni, che sono il rispetto dei diritti contribuito a creare un manifesto degli studenti dell'uomo, la democrazia, la preminenza del diritto e inoltre sull’ambiente , sullo sviluppo sostenibile ed sull’etica della far si che il mondo non debba essere protagonista di eventi responsabilità lavorando al progetto durante le assemblee tragici come la prima e seconda Guerra Mondiale. d’istituto e partecipando ad incontri a Padova con gli organizzatori e con gli studenti di altre Il giorno dopo abbiamo visitato la cattedrale scuole del Veneto che avevano aderito a gotica di Strasburgo…un capolavoro di architettura. Dopo la brevissima visita del Europa Ludens svolgendo però altre centro storico abbiamo visitato il Parlamento tematiche riguardanti ad esempio i diritti Europeo. L'edificio era veramente imponente e umani o i razzismo. spettacolare specialmente all’interno.. Ogni membro del gruppo di tutte scuole Pensate la fortuna che abbiamo avuto: c'era la coinvolte doveva raggiungere un punteggio sessione plenaria e abbiamo assistito alle utile che gli avrebbe permesso nel novembre di questo anno di partecipare ad votazioni, in seguito siamo stati accolti un viaggio al Parlamento Europeo a calorosamente dall'onorevole Braghetto e i Strasburgo. Con nostra grande gioia nel rappresentati scelti da ogni gruppo hanno fatto una piccola presentazione delle tematiche settembre di quest'anno ci hanno svolte nei vari laboratori. L'Onorevole è rimasto comunicato che tutti e cinque avevamo molto colpito e soddisfatto dai nostri lavori e ci raggiunto tale punteggio ma poiché i tre ha fatto gli auguri per i prossimi progetti; ragazzi sopraccitati si erano ormai diplomati Consiglio d’Europa inoltre ci ha invitato tutti a cena.. sì è preferito scegliere di coinvolgere per il viaggio tre studenti che sono andati al In seguito ci siamo avviati verso il Forte della Linea Maginot. Una località capolavoro di ingegneria: pensate Campus ad Adria , Andrea Buttazzi, Maria Marchetto e che nel forte c'era persino un sistema di riscaldamento Andrea dalla Vecchia. ( elettrico). Con un po’ di tristezza il 19 siamo partiti…. E così, emozionati e contenti, il 16 novembre ci siamo trovati Il viaggio è stato un esperienza veramente bella: ci siamo per partire alle 7 in stazione a Padova, il viaggio verso confrontate con gli Strasburgo è stato lungo ma interessante durante il tragitto i membri di ogni scuola sceglievano un portavoce (munito di altri studenti apposito microfono) che relazionava a tutti gli altri sul bus la partecipanti e tematica svolta. Nel primo pomeriggio ci siamo fermati a abbiamo trascorso Locarno (bellissimo!!!) in Svizzera, ma solo per poco tempo :‐ insieme un ( ... esperienza Il viaggio è durato più o meno 12 ore, ma non ci siamo indimenticabile. neanche accorti di come passava il tempo...eravamo troppo Per questo vi presi dal paesaggio... La natura era spettacolare !!! auguriamo di poter Verso le ore 20.00 siamo arrivati a Strasburgo...Di notte la anche voi città sembrava ancora più bella... partecipare ad un L'intero viaggio è stato veramente straordinario, purtroppo progetto così Campo di concentramento eravamo sempre di corsa, per cui non siamo riusciti a vedere tutta la città e magari passeggiare 2‐3 ore "da soli".

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I Gracchi erano un po’ i Kennedy di Roma


Questa è una piccola sintesi di ciò a cui abbiamo lavorato: ‘I cittadini di tutto il mondo devono impegnarsi a salvaguardare le condizioni ambientali che permetteranno la continuità

delle generazioni future. Anche noi giovani dobbiamo essere lungimiranti e dobbiamo sentirci responsabili delle nostre azioni che incidono sulla natura. Solo a partire dagli anni 80’ si inizia a prendere coscienza dell’importanza della tematica ambientale; diviene infatti noto a tutti che la crescita continua delle produzioni industriale dei diversi paesi non è sostenibile nello spazio e nel tempo a causa anche delle limitatezza delle risorse. Dalla conferenza di R io del 1992 vengono concordate le azioni da intraprendere per rendere sostenibile lo sviluppo economico viene creato un documento l’agenda 21( tutte le misure che possono attuare gli stati entro 21esimo secolo). Nel 1997 il protocollo di Kyoto diventa il più importante strumento giuridico volto a limitare il cambiamento climatico terrestre che grazie alle sempre più ingenti emissioni di CO2 e al conseguente effetto serra provoca : l’avanzamento del deserto, lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello del mare. Tutte queste conseguenze catastrofiche non sono fantascientifiche come spesso i media o alcuni governi vogliono far credere… ma sono reali e direttamente riconducibili all’opera umana. Purtroppo come tutti noi sappiamo molti Stati membri, tra cui purtroppo anche l’Italia, non hanno rispettato il protocollo da essi stessi sottoscritto non riuscendo a diminuire le emissioni di CO2 . La commissione europea ha approvato il 23.01.08 un ulteriore impegno per la riduzione delle emissioni del 20% entro il 2020. Noi chiediamo al Parlamento Europeo : ‐di approvare il piano della commissione europea dando il necessario peso politico derivante dall’autorità democratica e di affiancarlo con una risoluzione impegnativa per i paesi membri più inadempienti. ‐di formulare precise direttive a sostegno delle politiche per l’impegno e per la ricerca sulle fonti energetiche alternative e rinnovabili e che queste politiche siano omogenee nello spazio UE e cioè che venga approvata una scala precisa di priorità tra le fonti energetiche, chiarendo altresì a tutti la questione del nucleare ad urani: se è una strategia conforme o no agli impegni e se l’uranio è in reale esaurimento. ‐di stabilire un minimum basic europeo nelle competenze ambientali per il cittadino noi proponiamo inoltre che vengano introdotte due ore al mese (a partire dalla scuola media inferiore )di educazione ambientale con laboratori e conferenze. Questa formazione deve essere progressiva in modo da poter essere valutata secondo standard europei e che possa valere nei test di ingresso nelle università UE in particolare nelle facoltà giuridico politiche ed economiche. L’Europa deve essere capofila nella svolta delle politiche ambientali, attuando il così detto decoupling cioè lo sganciamento della crescita economica dal continuo incremento del consumo di materie prime ed energia. Paesi come Danimarca e Germania si sono già mossi con successo in questa direzione noi tutti coltiviamo la speranza che un numero sempre più elevato di paesi sia in grado di realizzarlo!

Parlamento europeo “Io ricorderò presto tutti i vostri nomi, perché ho una memoria allenata … Dunque … Questa che classe è ?

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Francesca Trentin 3^ALG Là dove le case non sono mai finite, dove dai tetti piatti e cementati spuntano graziosi ferri (perché, non si sa mai, la famiglia potrebbe allargarsi!) e dove i sacchi di cemento prendono il posto di aiole e giardini, puoi incontrare dei simpatici individui, per cui il presente non è ancora arrivato e il progresso è roba d’altri… Proprio qui, in villaggetti sperduti e sparuti della Galilea, dove poche anime continuano a riciclarsi, puoi incontrare i Drusi. Al primo sguardo è impossibile non notare una folta chioma che invece di spuntare dove dovrebbe, si sviluppa rigogliosa su ogni centimetro che circondi bocca e naso. La testa è invece completamente calva, coperta soltanto da un buffo cappelletto simile a un fes. Il vestiti tipico dei Drusi è costituito da pantaloni larghi e gonfi stretti in vita con una cintura di stoffa con tanto di sciabola e un paio di babbucce ricurve. I tipici mammelucchi. Si tratta di seguaci di una setta islamica

A (se hai totalizzato più di 60 punti): Se fai parte di questa fascia, dentro di te c’è ancora qualcosa del piccolo Peter Pan. Il tuo tempo si è fermato nell’isola che non c’é. Forse sei d’accordo con Peter Pan, quando dice che non si può crescere senza smettere di coltivare un pensiero felice, senza cessare di avere al proprio fianco la fida Campanellino. E chi non coltiva almeno un pensiero felice?! A chi non piacerebbe avere un pizzico di polvere di fata?! Chissà, però, se è il cuore o il cervello ad aver bisogno di un po’ di polvere magica?! Guardi il mondo ancora con gli occhi di un fanciullo; gusti il piacere di una continua scoperta. Del resto, essere un po’ come Peter Pan consente di non smettere di giocare, di non smettere di parlare con i bambini e come i bambini. Ascoltare gli alberi, i fiori e i venti, anche da grandi, può essere, in certi casi, un buon

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misteriosissimo ai quali segreti può essere iniziato solo chi è figlio di un Druso. Ma se provate a interpellarli sull’argomento, vi risponderanno con molta circospezione che non sono autorizzati a parlarvene. L’unica cosa che si sa con certezza è che credono in una reincarnazione un po’ particolare che, a differenza delle culture orientali, esclude animali e altri esseri viventi: la trasmigrazione dell’anima è prerogativa unicamente umana ed è pure sessista. Infatti il riciclo delle anime non è casuale, perché gli spiriti, una volta tornati sulla terra, si reincarnano sempre nello stesso sesso. Infine credono che sulla Terra ci sia sempre lo stesso numero di anime. Quindi, fin dalla notte dei tempi, ovviamente, la popolazione non è mai aumentata. E i gay? Come giustificare la loro presenza? L’anima avrà pure sbagliato corpo una volta, dicono, ma tempo un paio di reincarnazioni e ritornerà nel sesso giusto!

B (se hai totalizzato meno di 60 punti): Se fai parte di questa fascia, hai preferito crescere e, come Wendy, pur avendo paura del futuro, per i cambiamenti che esso propone, e pur avendo talora la tentazione di fermare l’orologio del tempo, hai preferito lasciare l’isola che non c’è, proiezione eterna di sogni e di desideri. Hai rivolto la prua della tua nave verso l’isola che c’è, l’isola del nostro esistere, che rappresenta la fiducia nel futuro. Hai letto la storia di Peter Pan, ma sai benissimo che è solo un libro, frutto della fantasia. Non hai ceduto a Capitano Uncino che ha tentato di farti restare nella sua realtà, trattenendoti con il suo uncino. Tu pensi che essere giovani in eterno non sia un dono del cielo, ma una tragica condanna. Qualche volta può forse succederti di sentirti un po’ Peter Pan, ma questo ti aiuta a recuperare la tua capacità di sognare, ma tu sai che non si può “sospendere il tempo”, non si può “mettere fra parentesi” il N.B.: il punteggio di 60 non va inteso in modo rigido. Angelo D’Onofrio

Questa retta la faccio a caso, perché non ho voglia di trovarmela


Magia Magia per accorrere in aiuto mi saresti grata Per dipingere attorno all’anima di ogni uomo Un po’ della tua vernice colorata. Forse paura, forse protesta, forse codardia Ma davanti a questo scorrere di immagini Mi à rimasta solo la tua irrealtà Gli occhi mi chiedono il tuo colore Rosso, giallo, verde che sia Perché a veder sereno si sono rifiutati Sognare a tutti è permesso finalmente possiamo volare finalmente possiamo incantare Ho bisogno di Magia.

Ogni persona osservando la triste realtà che ci circonda non può che trovare tristezza e sconforto. Ma dov’è, dove si trova allora la felicità? E’ da mesi che mi pongo questa domanda. Per raggiungerla dobbiamo coprire i nostri occhi, lasciare invadere la nostra anima da un qualcosa che tutti noi possedevamo quando eravamo bambini e che ci rendeva felici perché ancora non conoscevamo la realtà che adesso ci circonda. Lo so è sbagliato voltare le spalle alle cose concrete che accadono giorno per giorno a noi stessi, agli altri e all’umanità intera, belle o brutte che siano. Ciononostante mi capita ancora nei momenti in cui sono triste di invocare a me una vecchia cara amica… la Magia.

Libertà gitana

Michael Somma 3^BT

Emozioni vive

Libertà che sei gitana perseguitata, tu che sei aquila con le ali spezzate, braccata da incombente ombra nera, Guarda in alto e portata dal vento insegui serena il sole.

Eco ribelle Eco ribelle d’un grido che non muore percuote animi incatenati dall’agonia e risorge dopo un’estenuante lotta alla ricerca di vita.

Oh emozioni tra le righe dietro sbarre d'inchiostro, voi che siete intrasmissibili. Stazioni nel deserto. Parole di pietra. Cantatevi, oh emozioni, inebriate gli animi.

It’s all in your mind Elena Favero 1^ALG

Vespetta e Bagigia giocano a battaglia navale durante la lezione

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ITALIANI, BRAVA GENTE Davide Stefani 5^CI con la collaborazione di Sara De Boni 5^ALG " ‘Faxxxxo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni! E voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere perché è quella la mia passione e la mia resistenza e io, per scrivere, ho bisogno di affondare le mani nella realtà, strofinarmela addosso, sentirne l’odore e il sudore e non vivere, come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri ‐ oggi qui, domani lontano duecento chilometri ‐ spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me”. Così diceva Roberto Saviano lo scorso ottobre. Stanco di dover rinunciare a vivere dopo le minacce ricevute dai Casalesi per aver detto la verità, ha detto basta e ha deciso di emigrare, pur sapendo che così perderà la protezione offertagli dalla scorta armata carabinieri. Roberto Saviano sta pagando con la sua vita il coraggio dimostrato scrivendo il libro Gomorra, in cui denuncia la realtà della camorra, realtà che troppi ancora rifiutano di vedere, negando l'evidenza e accusando Saviano di manie di protagonismo. «Saviano, perché non parla un po’ di lui e della famiglia sua…è di Secondigliano, perché prima moriva di fame e adesso è milionario?». «Qua non vogliamo il libro di quell’analfabeta, perché lo ha scritto lui ‘sto libro? Perché è un uomo di m…, ha scritto un sacco di bugie e di fesserie. Meglio un cane randagio di quello». «Io gli sputerei in faccia, perché è per colpa sua se è successo tutto ‘sto casino a Casale». «…quando mai a Casale si è pagata la camorra, anzi questi hanno fatto solo bene a Casale». «Ha fatto il film, ha venduto milioni e milioni di libri con la casa editrice…». «Saviano ha parlato proprio male di Casale. Invece Casale è pacifico, vedete che tranquillezza (sic)». Queste sono solo alcune dichiarazioni estratte dal servizio delle Iene del 14 ottobre scorso, ma rendono bene l'idea di un paese intero che in Saviano vede solo un furbastro, che a meno di trent’anni, per diventare milionario ha escogitato di sana pianta delle storielle su un fenomeno chiamato “camorra”, oppure “o’ sistema” come scrive lui: storie inventate, non documentabili, basate su un mucchio di aria fritta. Non ha esitato a sparare a zero su un intero paese, Casal di Principe, dove vive gente brava e onesta, che a lui non aveva mai fatto nulla di male. Lui, che viene da Secondigliano, dove fanno di tutto e di più, non poteva farsi gli affari suoi? Evidentemente ha fiutato il vento, e ha capito che quello era il modo più veloce per farsi un nome e un bel conto in banca. Invece ciò che egli ha scritto ha segnato la sua condanna a morte, quindi anziché accusarlo di voler cercare la notorietà con un gesto eclatante, dovremmo ammettere che questo gesto ha un unico scopo, che sicuramente non è nel suo interesse personale, lo scopo di farci aprire gli occhi. Aprire gli occhi davanti a ciò che non vogliamo vedere, perché siamo tutti onesti, ma nessuno alza un dito per evitare le piccole ingiustizie che ci stanno intorno. “Dai, siamo tutti brava gente, per qualche piccola cosa si può chiudere un occhio, che sarà mai, io mi faccio gli affari miei e non do fastidio a nessuno che così nessuno dà fastidio a me.” Eppure è proprio questo modo di pensare tipico della maggioranza degli italiani che ha portato alle conseguenze della malavita organizzata. Perché è nei gesti quotidiani che si misura il rispetto della legalità e non serve nascondersi dietro a un dito dicendo "lo fanno tutti", perché questo non rende legittima un'azione. Nessuno di noi è mafioso o camorrista, però se posso saltare la coda lo faccio, cosa vuoi che sia; se anche parcheggio in divieto non do fastidio a nessuno, tanto torno subito; se un amico di un amico conosce qualcuno che può mettere una buona parola per quel lavoro, perché non approfittarne? E così via in una spirale che si ferma solo se e quando la nostra coscienza ci fa capire che forse c'è un limite che non va superato. Dal momento che le regole ci sono vanno rispettate e se non le si ritiene giuste bisogna discuterle nelle sedi appropriate, perché violarle non fa altro che metterci dalla parte del torto. Roberto Saviano ha avuto il coraggio di denunciare apertamente ciò che succede in Italia, i soprusi e le illegalità della camorra. Eppure c'è chi lo addita come il bastardo che ha rovinato la vita a tutti a Casal di Principe, perché prima la camorra c'era, ma almeno non si vedeva, non dava fastidio. Anzi, non c'era proprio, a sentire i ragazzi intervistati da Repubblica Tv, sempre in ottobre, fuori da una scuola di Casal di Principe. Saviano «se stava zitto stava più sicuro», «la prossima volta si faceva i fatti suoi», «se non parlava si stava tutti tranquilli,[...] prima la camorra faceva stare tutti tranquilli». Ed è questo che mi fa più paura. Che il libro di Saviano sia stato solo un fenomeno letterario al pari di "Tre metri sopra il cielo", che il sacrificio di Saviano, non sia servito a niente, non abbia sviluppato negli italiani l'odio per la camorra, il ripudio delle ingiustizie, il rigetto dell'illegalità. Saviano ha sacrificato la sua libertà per quel libro ma se verrà ucciso vedremo solo qualche servizio al telegiornale prima che venga dimenticato. Di questo ho paura, ma spero profondamente di venire smentito dai fatti.

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Non sappiamo se il seno della Venere di Urbino fosse veramente di questa misura


Gabriele Pozzan 3^AI Questo mondo sembra programmato per andare male, o meglio, l’Uomo sembra programmato per fare il male. La frustrazione raggiunge livelli improponibili nel vedere così tante cose finire male, la delusione sopraggiunge nell’osservare l’andamento della realtà, il sentire di essere piccoli e impotenti non ci è estraneo; soprattutto sul sentirsi impotenti ci si potrebbe soffermare: lo strumento ideato dall’uomo per gestire i rapporti con gli altri uomini è chiamato ‘Politica’. “Ma cosa abbiamo a che fare noi, candidi minorenni, con la Politica?” è la domanda che repentina si pone al nominarsi della parola. Beh, è tutto molto più semplice che unirsi ai ‘Giovani x’ (con x=un partito di qualsiasi schieramento politico), o partecipare a manifestazioni (cose che hanno la loro assoluta importanza sia chiaro). Banalmente, si tratta di fare la spesa. Fare la spesa è fare politica. I soldi, dal supermercato, giungono attraverso vari scambi alle società che producono e distribuiscono il prodotto acquistato. E queste società hanno un potere e una responsabilità verso i propri dipendenti. Se fornite di sufficiente denaro potranno forse influenzare un governo, chissà, magari in un paese del sud del mondo, lontano dai nostri occhi, dalle nostre papille gustative, lontano dal nostro olfatto. Così l’acquisto di un prodotto al posto di un altro assume un’importanza nuova; quel meraviglioso strumento chiamato Internet straripa letteralmente di informazioni, notizie e consigli per chi voglia fare un consumo critico del quale questo articolo vuole offrire un piccolo spunto come rampa di lancio per una maggiore consapevolezza verso il mondo al quale apparteniamo. Per porre alla Vostra attenzione un esempio cade a fagiolo un prodotto da sempre presente nei nostri amati distributori e da noi candidamente consumato da generazioni, detto anche la‐bevanda‐che‐copiò‐i‐colori‐a‐ Babbo‐Natale. Chi vorrebbe aprire una lattina di Coca Cola e vedere galleggiare nel liquido i cadaveri dei sindacalisti del Sinaltrainal (sindacato nazionale dell’industria alimentare) uccisi in Colombia dai paramilitari? Cosa succede? Ci sarà un motivo se erano due funzionari della Coca Cola quelli con cui era in riunione Saúl Rincon Camelo, successivamente condannato per l’assassinio del sindacalista Rafael Jaimes Torra? (da un documento del Sinaltrainal, 2007) Chi lo sa, sarà forse un caso? Come la morte nell’impianto di Carepa di Isidro Gil? E lo scioglimento per mano dei paramilitari del sindacato poco tempo dopo, e la conseguente riduzione dei salari? (da Internazionale 17/23 ottobre 2008) E di tutti gli altri rapiti o uccisi (125 solo nel 2001)? Come funziona questa cosa, nessuno ce lo ha spiegato.. Fandonie? Si? No? Ma si, beviamoci una Coca! Con quel suo gusto così dolce, un po’ come il sangue rappreso. (i prodotti Coca Cola attualmente in commercio in Italia sono: Coca Cola, Fanta, Sprite, Aquarius, Lilia Emotion, Jianchi, Acqua Lilia, Powerade, Nestea, Acqua Tonica Kinley, Aperitivi Beverly, Burn, Burn Gum) Boicottaggio (parola che non è nemmeno presente nel vocabolario di Microsoft Word che me la segna come errore) significa esercitare il POTERE di noi consumatori, ovvero la libertà di acquistare o meno un prodotto, per produrre cambiamenti nella condotta di una determinata azienda che non rispetta i principi etici in cui crediamo. Come già detto, internet è una miniera di notizie, nonché il futuro dell’informazione libera (perlomeno in Italia dove ce la possiamo scordare ai nostri giorni), il potere ce l’abbiamo noi ora‐più‐consapevoli consumatori, senza di noi loro non esisterebbero, proviamo a porgli le nostre condizioni? Silvia, cioè volevo dire Elena, cioè no, Silvia. Dovresti tingerti i capelli di verde

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Ai nostri giorni l'immagine rappresenta un canale privilegiato che curiamo per affrontare al meglio ogni genere di situazione che la vita quotidiana ci offre. Ciò accade in tutti gli esseri viventi, sia nell’uomo che negli animali. Nel mondo degli uccelli l’usignolo è noto per il suo canto melodioso, il pavone per il colore delle penne della coda con cui ricerca la sua compagna.

Stefano Visentin 4^BLG Nella nostra società l’immagine rappresenta un canale privilegiato per la comunicazione, tanto da condizionare fortemente il nostro modo di essere e di comportarci. Per questo motivo sostengo che l’immagine non solo per l’uomo ma per qualsiasi altro essere vivente ha un valore inestimabile. Solo grazie ad essa infatti siamo in grado di distinguerci dagli altri sotto qualsiasi punto di vista, di crearci una nostra personalità, di acquisire più fiducia in noi stessi, di riuscire ad affrontare con minori difficoltà gli ostacoli che la vita ci impone. È importante per l’uomo raggiungere la serenità interiore ma per fare ciò è necessario che prima si senta a suo agio con se stesso e apprezzato dagli altri. Questo non si verifica spesso e molte persone, in particolar modo i giovani, cercano costantemente un tipo di immagine come espediente per inserirsi meglio nella società. L’immagine cercata può riguardare l’aspetto fisico; sia nelle donne che negli uomini ormai è molto diffuso un certo narcisismo, con i saloni di bellezza per le imperfezioni del viso e le palestre per allenare il corpo. Un'immagine esteticamente curata aiuta molto spesso a dare una buona impressione di sé e contribuisce anche ad incrementare il nostro buon umore. Inoltre, sempre grazie ad essa, a volte riusciamo ad avere successo con le persone che ci stanno attorno. Il modo di presentarsi, l'abbigliamento, il trucco, la pettinatura, i profumi sono tutti elementi che conferiscono fin dalla partenza un'immagine estetica curata con la quale siamo in grado di sostenere con più sicurezza un esame davanti ad una commissione, un colloquio di lavoro o semplicemente un dialogo tra amici. Ma l’immagine di una persona va oltre l’aspetto fisico.

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Cercando di imitare personaggi delle riviste o idoli televisivi molti giovani ricercano una personalità diversa forse perché non si sentono accettati pienamente nei gruppi che frequentano o forse perché sentono il bisogno di cambiare, e molto spesso si lasciano influenzare dalla moda attuale, ma anche prendono come modello attori cantanti o sportivi di successo e cercano di imitare il loro carattere, la loro disinvoltura, il loro savoir faire. Secondo la mia opinione questa non è una cosa del tutto negativa perché può aiutare a generare una nuova personalità, originale e alla moda; basta disegnare i propri limiti e stare attenti a non superarli altrimenti otteniamo l’effetto contrario. Anche il talento di un persona quindi rappresenta una parte dell’immagine stessa. Basta pensare ad un calciatore famoso, un campione di nuoto, un cantante di un certo livello: sono tutti costantemente disturbati dalla stampa e dalle interviste, perché hanno successo. Così come in un gruppo di amici, di solito, i componenti cercano l’amico più estroverso e simpatico, perché così facendo si divertono di più e ottengono più soddisfazioni dalle loro battute. Per questo motivo è importante ricercare un’ immagine ideale che ci faccia sentire apprezzati dagli altri, di conseguenza anche da noi stessi. Molte persone si impegnano anche da un punto di vista pratico attraverso attività come la beneficenza, il volontariato, le missioni nei paesi in via di sviluppo, per accrescere la loro immagine e per occupare un posto privilegiato nella società. È vero quello che ci ha insegnato sant’Agostino con il concetto di cupiditas: quando l'amore è diretto verso sé e le cose del mondo porta al disprezzo di Dio e va ad alimentare la Citta Terrena, ma è anche vero che l’uomo ha un bisogno naturale da sempre, cioè quello di sentirsi apprezzato dagli altri, amato e per fare ciò a volte è bene impegnarsi curando la propria immagine e adattandola

Si capisce che è il simbolo dell’America per via degli indiani … sì, gli indiani con le pinne in testa ovviamente!


L’uomo a sua volta sente il bisogno di emergere dal gruppo possedendo doti e caratteristiche originali anche a costo di non essere più se stesso. Ma è davvero cosi necessario curare nei dettagli la propria immagine pur di non venir “soffocati” dal resto del gruppo o è sufficiente apparire per come si è veramente senza lasciarsi condizionare dalle mode,dalla televisione e da tutto ciò che fa novità?Ecco due tesi opposte che sostengono con svariate argomentazioni tale concezione.

Zaltron Carla 4^BLG Pirandello afferma nel “Il fu Mattia Pascal” che “gli abiti che indossiamo possono far pensare di noi le più strane cose”, infatti, secondo l’autore, ognuno di noi indossa una maschera, ed è un attore che recita quella commedia, o tragedia, che si chiama vita. Non per tutti l’apparire è importante, ma rapportandomi con la realtà circostante noto che per molti è una cosa essenziale. Di fronte ad una persona sconosciuta la prima carta d’identità che presentiamo è il nostro apparire, ossia come ci vestiamo, e penso che si possa capire un tratto del carattere da questo aspetto; vi sono infatti persone che ostentano gli abiti che indossano, quasi a voler dire: “Guardatemi!” Da ciò, si può pensare che la persona che abbiamo di fronte sia esuberante, ma molte volte si vuole apparire agli altri ciò che non si è, probabilmente perché si ha poca stima di se stessi. Credo che ostentare ciò che s’indossa sia indice di un baratro interiore che si cerca di colmare facendo in modo di apparire ciò che vorremmo essere. Ma in tal caso la persona è privata della parte che la rende unica, che la differenzia dalla massa circostante, è privata della sua personalità, perché se si comincia a cambiare “abito”, o come dice Pirandello, “maschera”, in base alla persona che abbiamo di fronte, si viene a creare una specie di circolo vizioso che a poco a poco, ruba qualcosa di noi stessi, qualcosa che ci caratterizza, pur di piacere agli altri. La società d’oggi è fondata sull’apparire, apparire che significa piacere agli altri, essere come gli altri ci vorrebbero, e lo si può riscontrare citando ad esempio il contesto familiare. Vi sono genitori infatti che vorrebbero organizzare la vita dei propri figli, ma ognuno è padrone della propria vita;

di conseguenza questi figli, per non deludere i genitori, si fanno attori del copione scritto da essi, copione che, però cambia, quando si troveranno in compagnia dei propri amici. Credo che ciò sia causato, oltre che dalla poca stima di se stessi, anche dalla mancanza di equilibro. La nostra vita è caratterizzata da una continua corsa verso quel qualcosa che ci dovrebbe dare la calma, si è alla continua ricerca di quel porto sicuro di cui Petrarca scrive nella sua opera. Penso che un altro modo di nascondere la nostra interiorità, oltre ad apparire come vorremmo essere, sia quello di riempire la nostra vita di impegni, in modo che non si abbia tempo per rimanere con se stessi, per cercare di capire chi siamo, cosa vogliamo veramente, e questo perché ciò ci fa paura. Se si comincia a pensare razionalmente alla vita che stiamo vivendo, c’è il rischio di esserne delusi, allora si evita di organizzare “un appuntamento” con essa, sostituendolo con qualcosa di più allettante, di meno difficile, perché si pensa di trovare tempo per essa…in fondo ci è sempre accanto! Ma quando avremmo perso le penne della coda, quando quindi la bellezza se ne sarà andata e gli abiti firmati non conteranno più, ci rimarrà il dono del canto o ci ritroveremo privi della maschera che caratterizzava la nostra personalità, e quindi privi di noi stessi? Se potremo contare sul nostro canto, ossia sul modo in cui “intoniamo” la nostra vita, il modo in cui decidiamo di viverla, come persone vere e non come attori, potremo affermare che in fondo il divario fra essere e apparire non è così profondo, ma se al contrario quando fisseremo un appuntamento con la nostra vita, e ci troveremo senza parole, perché fino a quel momento è stata qualcosa di sconosciuto, allora significa che l’apparire, l’essere come gli altri volevano che fossimo, ha contato più di noi stessi. C’è sempre tempo, comunque, per cambiare, per diventare registi del nostro copione, un copione che non verrà più recitato, ma vissuto, e in cui gli attori saremo solamente noi.

Come mai adesso che ti ho messo 9 ridi alle mie battute?

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Alberto Cimmino 3^CLG Una volta sorgeva sulle rive di un fiume un piccolo villaggio. Un pugno di case, abitate da pochi uomini che traevano dal sudore della fronte il necessario per vivere. In una piccola capanna in cima a una collinetta stava il capovillaggio, un uomo barbuto dall’aspetto severo, a cui la vecchiaia aveva piegato le spalle, ma non l’animo. Egli aveva fama di grande saggezza, ed era a lui che i contadini si rivolgevano quando cercavano consigli. Anche i bambini amavano passare i pomeriggi alla capanna ad ascoltare le storie e gli aneddoti che l’uomo aveva sempre pronti. Un giorno un ragazzo di nome Marietto rimase talmente affascinato da uno di questi racconti da voler cercare di scoprirne la verità. Il saggio aveva detto che chi fosse riuscito a pescare la luna dal pozzo avrebbe potuto esprimere un desiderio. Così, quella notte stessa, Marietto si recò al pozzo con un lungo retino. La luna piena riluceva in cielo e negli ondulati riflessi dell’acqua, ma nonostante gli sforzi pareva impossibile pescarla con il retino. Così il ragazzo prese uno specchio e lo frappose tra la luna e il pozzo. Subito l’immagine del candido corpo celeste balzò fuori dall’acqua andando ad adagiarsi sulla lucida superficie del vetro. La luna parve guardarsi intorno, beffata, poi disse a Marietto: “Bravo! La tua astuzia merita un premio. Come promesso, esaudirò un tuo desiderio.” “Luna” rispose il ragazzo, in bilico tra lo stupore e il senso di trionfo “Io desidero conoscere un sacco di cose, molte più di quelle che sa il capovilalggio.” “Bene, così sarà!” Detto ciò, la luna brillò più del solito. Poi Marietto si addormentò. Quando si svegliò, si trovava a casa, nel suo letto, ma ebbe subito la certezza di di non aver sognato. Balzò in piedi e si mise a gridare: “So tutto! Sento di sapere tutto! Nessuno al mondo sa tante cose quante ne so io!”. Norberto, un sempliciotto, amico del padre del ragazzo, passava di lì e, attirato da tutto quel baccano, si era avvicinato incuriosito. “Visto che ti credi più sapiente del capo, te!” disse nel suo modo brusco: “Saprai ben dirmi come sarà il cielo oggi e domani!” Marietto guardò il cielo e rispose: “Certo! Il ‘cielo’ sarà come sempre composto dal 21% di Ossigeno, 78% di Azoto e dall’1% di Anidride Carbonica, Vapore Acqueo e gas rari. Inoltre quelle nuvole allungate che vedi si chiamano Cirri, mentre quel grosso nuvolose grigio è un…” “Io non ci capisco di queste cose!” Lo interruppe Norberto. “Ed ora andrò dal grande saggio e chiederò a lui!” “Aspetta! Non ti ho ancora elencato gli strati dell’atmosfera!” Ma il contadino era già lontano.

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Io non vi ho fatto fronte-retro così che chi è disordinato possa usufruire del retro


Ciò che disse a Norberto il capovillaggio fu che sarebbe piovuto, quella sera e tutto l’indomani, poiché c’era un grosso nuvolose grigio e grande umidità nell’aria. Disse di ritirare le bestie e di riparare i tetti. I suoi consigli, come sempre preziosi, fecero rapidamente il giro del villaggio, così, quando il temporale arrivò, nessuno fu colto alla sprovvista. Quando finalmente smise di piovere, comparve in cielo un magnifico arcobaleno. Tutti uscirono di casa e si radunarono nella piazza, perfino il capovillaggio scese dalla collina, poiché Norberto gli aveva spiegato della ‘follia’ di Marietto e voleva controllare di persona. Il ragazzo, intanto, saltellava a destra e a sinistra in cerca di qualcuno disposto ad ascoltarlo, sostenendo di essere l’uomo più sapiente al mondo. Tutti si mettevano a ridere, solo un bambino si fidò di lui e gli chiese: “ Marietto, visto che dici che sai tante cose, raccontami una storia sull’arcobaleno.” E Marietto: “Certo! L’arcobaleno è il riflesso della luce del sole sulle goccioline di pioggia che restano sospese nell’aria dopo un temporale. Devi sapere che la luce non è bianca, ma…” “… ma questa storia è brutta!” lo interruppe il bambino. “Te ne racconto io una bella” si intromise il capovillaggio, facendo sobbalzare tutti per la sorpresa. “Devi sapere che, in fondo all’arcobaleno, nel punto esatto in cui tocca terra, c’è una pentola piena d’oro!” “Davvero? E io posso prenderla?” “No, perché ce l’hanno messa lì i folletti, e si sa che l’oro dei folletti dopo un po’ sparisce.” “Che peccato! Marietto, questa sì che è una bella storia!” Detto ciò, il bimbetto corse via. “Sarà anche bella” disse Marietto al saggio “ Ma è inutile! E’ solo una tavoletta inventata. Io gli davo molte informazioni interessanti!” “Vedi ragazzo mio” cominciò il vecchio “ Che utilità potevano avere le tue spiegazioni sulla luce per un bambino così piccolo? E’ bastata una bella storia per farlo felice. E Norberto? E’ un semplice contadino, non gli interessa la composizione dell’atmosfera, o il nome delle nuvole, gli basta sapere che tempo farà domani, ed è contento. Per questo ti dico, tu hai desiderato la conoscenza, che è una bella cosa, ma non è la saggezza, e la saggezza è sapere poche cose, ma belle e necessarie, saperle dire al momento opportuno per rendere felici le persone, non è conoscere moltissime cose di poco conto, inutili o inadatte alle situazioni.” “Ha ragione” rispose Marietto a capo chino “Ma come posso io diventare saggio?” “Beh” rispose ridendo il capovillaggio “La luna si pesca una volta sola. Non ti resta che vivere imparando dai tuoi errori e da ciò che ti capiterà! Buona fortuna.” Detto questo, il capovillaggio si ritirò nuovamente sul colle. Il giorno seguente, Marietto si svegliò con la nuova certezza di non sapere proprio nulla. Guardò fuori: c’era un bel sole. E si sentì felice.

Il tuo tempo mi appartiene

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Ceretta Federico 3^AI 7.10 Mi sono appena accorto che il mio orologio è indietro di cinque minuti. Non sarebbe una cosa così strana se non fosse per il fatto che è la prima volta che mi succede. Da quando ce l’ho è sempre stato precisissimo, a livello quasi maniacale (di certezze non ne ho molte altre). In più mi lascia perplesso il fatto che non è semplicemente sfasato, ma sbaglia di cinque minuti precisi precisi, neanche a farlo apposta. Comunque non è una gran cosa. Le persone muoiono per motivi ben più gravi, quindi ho deciso che per una volta farò finta di niente, anche perché il tram passa fra cinque minu… */&!?/%£$! 7.45 Ho perso il tram. Ma non come quando sai già che non puoi farci niente, te la prendi comoda e passeggi allegramente osservando la tipica pace che precede l’alba, arrivi alla fermata nella piena tranquillità e aspetti con la massima pazienza un secondo autobus che magari sarà anche vuoto, vista l’ora. No. Questa è una di quelle volte in cui la parte più stupida e sonnolenta di te non si è ancora rassegnata. Così corri, scavalchi a fatica il cancello che non si apre, inciampi, perdi una scarpa, ti sporchi i jeans e arrivi finalmente alla fermata, ma dalla parte opposta della strada. Fai giusto in tempo, quindi, a vedere il tram che parte lasciandoti lì con una certa ferocia compiaciuta. Ovviamente l’autobus successivo, quello che hai aspettato al freddo per venti minuti (tanto che le mani potrebbero anche essere peluche per quello che ci puoi fare), non si degna di passare. Tutto per un dannato orologio. 8.20 Non so come ho convinto i miei a portarmi a scuola in macchina. A questo punto forse mi conveniva stare a casa, ma ho già fatto troppe assenze. Per colpa di quel maledetto orologio però non mi sono accorto che è già cominciata la lezione e quindi la mia entrata sembra ancora più trionfale: rumoroso, imbranato, ovviamente senza chiedere il permesso di entrare. Mi aspetto fulmini e saette, magari qualche intenso minuto di urla e sevizie varie, ma scopro che mi sbaglio completamente. Alle mie scuse balbettate ed improbabili il sorriso della professoressa sembra come distendersi in preda ad un enorme sollievo. Più che felice sono perplesso. Dopo un po’ di tempo in questa scuola anche un criceto imparerebbe a non aspettarsi grazie improvvise. Da quando in qua esiste per lo studente il diritto di arrivare in ritardo con l’improponibile e vecchia scusa dell’orologio regolato male? 9.10 Ovviamente quel sorrisone a trentadue denti non era l’espressione esteriore di un’improvvisa empatia ritrovata (o forse scoperta) dall’individuo docente dopo millenni di buio. Era semplicemente la risata del carnefice. Non mi sembrerebbe neanche, infatti, giusto definire interrogazione il semplice monologo di un insegnante che sembra trovarsi davanti un bambino di sette anni a cui difficilmente viene in mente qualcosa se non onde energetiche e combattimenti sospesi nel vuoto (devo smetterla con i cartoni giapponesi). Il tutto protratto in un tempo che sembra dilatato. Sono giunto alla conclusione, quindi, che passerò il resto della mattinata a rendermi il meno visibile possibile. Ho tolto l’orologio dal polso e l’ho nascosto in profondità nella cartella.

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I bigliettini servono a ricordarsi le cose quando servono


12.15 Per il momento sono ancora salvo. Non mi pare di aver avvertito alcuna disgrazia aleggiarmi sulla testa, ma non si sa mai. Ormai l’ho capito che questa non è la giornata adatta ai grandi colpi di fortuna ma forse neanche alla decenza ordinaria che la sorte ci riserva. Comunque ormai è quasi ora di uscire. Salvo compiti a sorpresa, incidenti o improvvise esplosioni di tram dovrei riuscire ad arrivare a casa e sottopormi ad una dieta ricostituente di cartoni giapponesi. Lo so che mi ero ripromesso di smettere, ma penso che comincerò domani. Intanto sarà meglio tirare fuori dalla cartella l’orologio: primo perché non vorrei che si rovinasse (dopotutto ce l’ho da un pezzo), secondo perché adesso che mi sono ficcato bene in testa che è indietro di quei dannati cinque minuti non dovrei avere grossi problemi. 14.00 Piove. Non che mi aspettassi niente di meglio ormai, ma vorrei essermi ricordato, nella fretta di stamattina, di aver preso l’ombrello. Pazienza. Ormai tanto vale che mi ammali pure. L’unica cosa che mi dà un certo fastidio è che ci sono cascato di nuovo. Cercando, infatti, di decifrare che ora fosse mi ha solo fatto perdere tempo e adesso sono qua in Viale Roma ad ammalarmi, a perdere i miei amati cartoni giapponesi e per di più a prendere a pugni un orologio con la cassa in acciaio, che non fa certo un gran bene. Oggi non credo che mi impegnerò molto a studiare. Riflessione della sera Dopo un pomeriggio passato a meditare in uno stato di così profonda riflessione da far quasi pensare al sonno non sono giunto ad alcuna conclusione che mi dia una qualche soddisfazione. A volte, infatti, non posso fare a meno di pensare che certe cose accadano per un motivo. In fondo una giornata come questa va contro ogni legge statistica. Per quanto mi sforzi, però, non riesco a trovarlo, questo motivo. Penso ai trafficanti d’armi che infestano i Paesi più poveri, ai boss della droga che vendono morte sigillata in buste di plastica trasparente e non mi sembra di aver mai sentito di qualcuno di loro investito da un treno o morto per un incidente stradale con uno struzzo. Se c’è qualcuno che mette su un piatto le azioni e sull’altro le conseguenze posso pensare a due sole possibilità: o noi non abbiamo capito niente, o la bilancia non è proprio tarata benissimo. Non che pensi che magari è stato un folletto della sfiga o qualcosa del genere a spostarmi indietro l’orologio (so benissimo che al momento sono per la maggior parte impegnati in Africa dove i bambini muoiono di fame), ma mi viene da chiedermi se il concetto azione‐reazione non sia magari un po’ troppo semplicistico per poter essere applicato a questo genere di cose. Le nostre azioni probabilmente influenzano solo in parte piccolissima ciò che accade intorno a noi, quindi sarebbe abbastanza ingenuo aspettarsi una ricompensa o magari una punizione adeguate. Come chiamare allora questo? Caso? Sorte? Faccio un po’ fatica ad immaginarmi una donna bendata che mi sposta l’orario: intanto perché per essere così precisa deve vederci benissimo, poi perché mi vengono in mente molti altri modi molto meno stupidi e molto più sicuri per farmi passare una brutta giornata. Ma forse sta tutto qui, lasciarti quella minima possibilità di azione. E del resto dubito che qualcuno abbia più fantasia dell’essere umano nel trovare modi efficaci di farsi del male. La cosa più crudele che la sfortuna può fare è lasciare un po’ di spazio tra te e un muro, così da permetterti di prendere una bella rincorsa e sbatterci la faccia ancora più forte.

Dobbiamo determinare qual è il rapporto della variabile che varia al variare della variabile causa

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Valeria Godi 4^ALG

Titolo del film: Across the Universe Regista: Julie Taymor Interpreti principali: Jim Sturgess (Jude), Evan Rachel Woods (Lucy) Genere: Musical Durata: 131' Produzione: USA 2007 Dai palcoscenici di Broadway al grande schermo, Julie Taymor non smette mai di stupire: eccola di nuovo, accostabile nella sua genialità al Baz Lurhman di Moulin Rouge. Colori psichedelici e trovate a dir poco originali coronano l'idillio del suo ultimo capolavoro: Across the Universe. Questa sfolgorante pellicola ridipinge l'atmosfera rivoluzionaria degli anni '60 americani, riempiendo il copione di smash hits ben note, frutto della creativa penna del binomio Lennon ‐ McCartney, qui rivisitate, riadattate e cantate dagli stessi attori. I riferimenti all'intero mondo dei Fab Four sono astuti e permeano lo svolgersi delle vicende per tutta la loro durata, dimostrando chiaramente come la regista sia penetrata nel mondo della celeberrima boyband di Liverpool, i Beatles. Stupefacente l'adattamento dei brani al contesto, brillanti e innovative le coreografie. A partire dai nomi dei personaggi fino alle ambientazioni, si coglie che lo scopo non è la narrazione a grandi linee di una storia in sé misera, ma la celebrazione di una genialità artistica quale quella dei Beatles, che non solo plasmano una nuova forma musicale dal piattume della materia precedente, ma conducono una critica indiretta al sistema, nella trasgressione dei loro allucinogeni viaggi mentali o nella malinconia delle loro più commoventi melodie. La narrazione della trama risulta alquanto deludente, ma sono i richiami al mondo dei Beatles, che si riscontrano di primo acchito, l'aspetto sorprendente: Jude, un giovane operaio dei cantieri navali di Liverpool, emigra in America alla ricerca del padre. A contatto con il clima universitario della prestigiosa Princeton, dove il padre lavora come bidello, conosce Max e sua sorella Lucy. Jude e Lucy s'invaghiscono l'uno dell'altra e quando Max decide di

Jude e successivamente Lucy lo seguono alla scoperta della metropoli che meglio fa da sfondo a quegli anni di rivoluzione e che fornisce il rifugio più adeguato ad un artista hippy. Qui convivono con altri saltimbanchi sgangherati e intraprendono con loro una vita in comune, viaggi ed avventure fantastiche in un mondo che appare a tratti annebbiato dall'LSD o ben consapevole della propria missione. Jude e Lucy, assieme all'allegra combriccola dei loro coinquilini, intraprendono una sfida contro la guerra. I nomi scelti e la trama sono il frutto di una sottile operazione con la quale la regista attinge alla linfa vitale dei testi di canzoni appartenenti a tutto il repertorio dei Beatles: Lucy in the sky with diamonds, Hey Jude, Maxwell's silver hammer, Dear Prudence , Lovely Rita. Molti altri elementi scenografici prendono spunto dalle originalissime invenzioni dei fautori del pop inglese, a cominciare dalla scena in cui appare Bono, voce degli U2, che si piega alla magnificenza dei Beatles nei panni di una guida spirituale dalle priorità un po' sfasate. Questo viaggio su uno sconquassato autobus multicolore si rifà all'album Magical Mistery Tour, al motto I am the Walrus, in un videoclip dai colori neon che sembra proiettare la mente in un caos indefinito. Il tutto si risolve nella pace di una campagna dove magicamente, in un sogno fatto di cartone, appare il circo di Mr. Kite, macchietta d'invenzione dell'album Sgt. Pepper Lonely Hearts Club Band. Questi pochi esempi sono solo alcuni estratti del continuo susseguirsi di omaggi ai Beatles. Insomma, una bella gatta da pelare per i Beatlesmaniaci, che faranno a gara per trovare i minimi e numerosissimi spunti, ma anche una pozione magica di emozioni per chi con dolcissima nostalgia riascolterà le più belle canzoni dei Fabulous Four e si appassionerà ad altre, grazie all'energia del loro sound.

 I want you: è cantata al momento della recluta dei giovani soldati per la guerra in Vietnam, che fa parte dei motivi di protesta dei protagonisti, inneggiando al famoso motto “I want you in the U. S. army”. Geniale.  Strawberry fields: in preda alla collera, Jim Sturgess, nei panni del giovane artista, scaraventa manciate di fragole e di vernice rossa su una parete bianca. Suggestiva.  All you need is love: dedicata a Lucy alla fine del film. Romantica.

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A come agricoltura, B come manifattura, C come commercio ...


Valeria Godi 4^ALG Titolo: Nelle terre estreme Autore: Jon Krakauer (da questo best seller il film “Into the Wild”)

Chris McCandless aveva tutto, ma se questo “tutto” rientra nella normalità di un mediocre cittadino americano, con i voti alti al college e gli agi di una famiglia benestante, Chris dice no: no al conformismo, no alla civiltà, no alla sua identità. L'abilità di Jon Krakauer riesce a coniugare in questo libro la cronaca con la narrazione: il consueto schema giornalistico del Chi, Come, Quando, Cosa, Perchè traspare tra le righe del racconto di una vita in cerca del soddisfacimento di un'aspirazione vaga, mista di pericolo e solitudine, alla ricerca di se stesso e di una realizzazione che esula da quella costruita dalla natura umana e si immerge nella natura selvaggia. Quello di Chris McCandless è un continuo instancabile peregrinare, per le terre più remote d'America, un allontanarsi anche dal più flebile barlume di umanità per poi riscoprire troppo tardi che l'uomo è un “animale sociale”, incapace di vivere da solo. Chris, però, paga con la vita la sua scoperta. Durante un lungo periodo di adattamento alle più dure condizioni di vita, Chris diventa Alex e, assieme al nome, abbandona la sua “carretta”, brucia i pochi soldi rimastigli e vaga tra Utah, Arizona, Nevada, abbandonandosi all'avventura, vivacchiando di saltuari lavoretti agricoli stagionali e riprendendo poi il suo viaggio verso l'ignota natura selvaggia dell'Alaska. Ultima meta di Chris è infatti lo Stampede Trail, un sentiero divorato dall'ostile madre natura; purtroppo Chris sceglie la stagione sbagliata e la sua marcia si arresta ai ruderi di un vecchio autobus, abbandonato come rifugio per impavidi escursionisti, dove dopo mesi, troverà la morte per fame e freddo. Il libro si presente come un'indagine per ricostruire passo passo una tragica storia finita male: l'inizio in una piccola cittadina borghese, il progressivo distacco da una famiglia troppo “normale” per capire, il girovagare senza meta tra nomadi e “buoni samaritani” che accolgono sotto la propria ala di protezione quel ragazzo schivo, di poche parole, misterioso, volenteroso. Ed è proprio questa storia raccontata che diventa quasi un'ossessione per l'autore, che passa da un semplice articolo su un periodico, fino all'inseguimento delle tracce del ragazzo e alla raccolta di indizi. L'autore, nell'oggettività imposta dal mestiere, cerca di prendere le parti del giovane, in mezzo alle tante critiche mossegli. Paragonandolo ad altri precedenti avventurieri, penetra nella sua mentalità, attraverso il suo diario telegrafico e le sue sottolineature di massime esistenziali tratte da classici dalle pagine sciupate ed ingiallite, riproposte all'inizio di ogni capitolo come cornice della narrazione. Frasi ad effetto da cui l'impavido Chris trae la forza per continuare la sua impresa ma, per una serie di sfortunati eventi (il freddo, la sventatezza, l'intossicazione alimentare, le condizioni climatiche), la sua libertà diventa prigione e morte nella solitudine del “Grande Nord”. Un'emozione che rincorre l'immaginazione di una splendida Vuoi un appuntamento? Potrei emozionarmi ...

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Giovanni Chieregato 3^CI Più di 18.000 km a remi, in solitaria, sperduto nell’Oceano Pacifico, per un totale di 294 giorni. E come unico mezzo le proprie braccia e una tenacia d’acciaio. 294 giorni senza vedere l’ombra di un essere umano, a parte la propria. 294 giorni di sole, pioggia, onde e acqua salata; e un uomo, Alex Bellini. Ma il montanaro valtellinese di Aprica, classe 1978, non è nuovo a questo genere di avventure al limite del possibile e dell’immaginabile. Ha già preso parte a diverse maratone, tra cui quella celeberrima di New York (percorsa in 3 ore e 52 minuti), passando poi dalle sabbie roventi della Marathon des sables, agli spietati ghiacci dell’Alaska ultrasport sia nella versione extreme, 600 km trainando a piedi una slitta, che impossible, 1400 km a piedi in autonomia. Ha poi partecipato alla traversata atlantica dell’Al‐One in due occasioni: nel 2004, finendo però col naufragare sull'isola di Formentera, causa problemi agli impianti elettrici, e l’anno seguente, riportando a termine l’impresa giungendo a Fortaleza, in Brasile, dopo 226 giorni e 10.000 km di mare. Infine la traversata del Pacifico. Partenza da Lima, Perù, il 21 Febbraio 2008. Obiettivo: Sydney, Australia, un continente più in là. Giusto dietro l’angolo, insomma. La missione non è certo delle più facili ma a bordo non mancano strumenti e attrezzature necessari alla traversata. Innanzitutto 6 pannelli solari per rendere l’imbarcazione indipendente dal punto di vista energetico. Poi l’AIS, un radar che non solo rileva la presenza di altre navi nel raggio di 50 miglia, ma permette di conoscerne rotta, velocità e persino il nome e, fatto più importante, fa sì che il rematore possa dormire sonni tranquilli, senza doversi svegliare ogni 40 minuti per controllare la posizione. E infine, ultimi ma non meno importanti, una cambusa carica di provviste e un dissalatore per rendere potabile l’acqua di mare. Non mancano però gli ostacoli e le avversità, più o meno nascosti, dell’Oceano. Come il caldo, il sole che implacabile e ipocrita sorride luminoso mentre ti cuoce la pelle. Come la nebbia, le bufere e le onde alte tre metri e passa, che appena ne avranno l’occasione non esiteranno a capovolgere la tua imbarcazione. Come la fatica, sola e fedele compagna per l’intera durata del viaggio, che indebolisce corpo e spirito, riempiendoti di piaghe e vesciche, rimettendo in discussione le tue decisioni e demolendo le tue certezze. “Chi sei tu, misero mortale, per metterti in testa di sfidare l’Oceano? Devi essere molto coraggioso, o molto stupido. O più semplicemente entrambi.” Il desiderio costante di mettersi alla prova, di misurarsi con qualcosa che è più grande di noi e che tuttavia amiamo, questa è la risposta; ciò per cui siamo disposti a superare ogni difficoltà, che sia fisica o psicologica. Persino quella più grande di tutti, quel mostro chiamato solitudine, capace di far desistere anche gli animi più ferrei e stoici. Ma Alex Bellini non è solo, non propriamente almeno. Perché ha un telefono satellitare e ogni sera può telefonare alla moglie, rimasta a Trieste a coordinare e supervedere il progetto. Perché ha un team di supporto che lo segue costantemente, inviandogli aggiornamenti meteo sul computer palmare. Perché ha un blog su internet (www.alexbellini.it), dove migliaia fra amici e perfetti sconosciuti gli scrivono e gli pongono domande a cui lui poi trova il tempo di rispondere, descrivendo la propria posizione, le proprie sensazioni e riflessioni, le proprie giornate, arricchendole con foto scattate occasionalmente. Insomma, un diario di bordo vero e proprio, semplicemente in versione on‐line. Non è solo perché ogni mattina alle 11 è in diretta, via collegamento telefonico, su Caterpillar, Radio 2. E i suoi giorni passano così, dalle bufere improvvise alternate alle calme piatte dell’Oceano Pacifico alle insidie degli infiniti e meravigliosi atolli polinesiani, dagli imponenti e maestosi cetacei ai più comuni gabbiani e meduse. 294 albe e tramonti, tra correnti avverse e venti contrari. Forse troppo. L’arrivo di una tempesta di entità prevista tra i 30 e i 40 nodi lo portano, a sole 65 miglia dalla meta, alla decisione di porre fine all’avventura. Una nave pilota lo accompagna a Sydney, a terra, dove abbraccia finalmente la moglie e assiste alle suggestive danze di benvenuto aborigene, seguite dal classico inno d’Italia. Infine il ritorno a casa, e la decisione, per il momento, di restare coi piedi per terra, accanto alla moglie da cui troppo a lungo è stato distante. Con la consapevolezza di una sconfitta che, in realtà, sconfitta non è. In primo luogo perché, nonostante tutto, la traversata è stata reputata valida. In secondo luogo perché il mare, sebbene possa essere ostile, rimane sempre maestro di vita e in quanto tale ha insegnato, in questa occasione, a saper porre i propri limiti senza correre rischi inutili e a saper riconoscere la sconfitta. Fermo restando che il grande Oceano non è né un nemico né un avversario, ma un entità, qualcosa di superiore a noi, da cui abbiamo solo di che imparare.

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Bevete voi l’acqua ossigenata, poi mi dite se è diversa da quella del rubinetto


Lorenzo Venturini, 3^BLG Beaver Creek. USA Aksel Lund Svindal si affaccia al cancelletto di partenza. Ricordiamo ai nostri gentili spettatori: un anno fa il campione norvegese è caduto proprio qui, sulla Birds of Prey di Beaver Creek, riportando gravi ferite al volto e agli arti inferiori…Prima della partenza ha assicurato che non proverà timore nell’ affrontare la pista dove stava per perdere la vita… Ma sapete, le paure inconsce hanno un gran peso in in una disciplina come questa… Ma eccolo, il gigante vikingo esce dal cancelletto; buone le prime curve, che lo immettono molto forte nel piano. Ora dovrà affrontare la parte più ostica della libera: il salto Golden Eagle, dove l’ anno scorso è rovinosamente caduto. Questa volta passa molto bene, composto. Un atteggiamento da vero campione, che, con la sua rabbia agonistica, riesce anche a superare ostacoli come questo. La sua discesa sta per terminare.. Al secondo intermedio ha circa 20 centesimi di vantaggio sul lussemburghese Marco Buechel. Affronta benissimo il piano, sfruttando le sue doti di fluidità, ma riuscendo allo stesso tempo a usare la sua potenza fisica per assorbire le asperità formatesi sulla neve ghiacciata. Attenzione, eccolo all’arrivo.. Incredibile! Taglia il traguardo con il tempo migliore!! Nessuno si sarebbe mai aspettato una simile prestazione dopo la disavventura dello scorso anno! Una grande “vendetta” che un fantastico ragazzo norvegese di 27 anni si è preso, sulla pista che poteva mettere la parola fine alla sua brillante carriera (Svindal si era laureato campione del mondo nella stagione 2006‐2007, all’età di 25 anni). Grazie alla sua grande forza di volontà, però, in meno di 4 mesi è riuscito a riprendersi, a riacquistare i 10 chili persi durante il periodo di stop e a ritrovare le sensazioni che provava sulla neve l’ anno della sua conferma come sciatore polivalente piu’ forte del mondo. Da aggiungere alle doti di questo atleta sono anche grandi virtu’ “umane” come umiltà, coerenza e spensieratezza, che lo accompagnano, lo sorreggono, lo spronano verso il miglioramento e lo rendono consapevole dei suoi mezzi. Hermann Maier (soprannominato “Herminator” da Arnold Shwarznegger) è il 2° miglior sciatore di tutti i tempi. Con le sue 54 vittorie in Cdm è lo sciatore con più successi ancora in attività. Tuttavia, contrariamente a quello che pensano molti, egli ha dovuto superare numerose difficoltà di carattere fisico: durante la discesa libera alle Olimpiadi di Nagano 1998, infatti, è uscito miracolosamente illeso da un incidente che sembrava potesse avere gravissime conseguenze…Nell’ agosto 2001, invece, il campione austriaco è stato investito da una jeep, durante uno spostamento in motocicletta. Avendo riportato numerose fratture ad entrambe le gambe, si temeva il ritiro del fuoriclasse che però ha risposto in modo formidabile a questa difficoltà. Dopo aver levato la barra di acciaio di 37 cm che gli era stata applicata per risaldare le ossa dell’ arto, è riuscito a tornare competitivo, vincendo una coppa del mondo generale nella stagione 2003‐2004. Ancora meglio di Aksel Lund Svindal, Maier rappresenta l’ atleta che “non si accontenta del talento che ha”; dimostra, infatti una grande forza di volontà, e una tenacia non comune che lo hanno portato a ridiventare atleta vincente. Kitzbuhel, Austria Recentemente, nella pista di casa del campione austriaco Maier, Daniel Albrecht, indiscusso talento polivalente elvetico, è incappato in un incidente molto grave: al salto finale (dove si arriva alla velocità di circa 140Km/h) un piccolo errore gli è costata una drammatica caduta ed il ricovero in ospedale ( per edema polmonare e ematoma cerebrale). Malgrado lo stazionario coma farmacologico indotto dai medici in via precauzionale, le sue condizioni stentano a migliorare. Tutti gli appassionati si augurano che lo svizzero trovi la forza di reagire a questa situazione come prima di lui hanno fatto altri giganti dello sci. Per chi non si arrende, niente è impossibile!

Leopardi non era che un povero scoliotico

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Alberto Fabris 3^CT Alberto Fabris ha partecipato al concorso giornalistico riservato agli studenti della scuola superiore di Vicenza sul tema: “Calcio e solidarietà” – “Calcio e fair play” – Calcio che spettacolo!”. Si è classificato al terzo posto provinciale per il tema scritto in versione giornalistica. E' stato premiato da una importante giuria di giornalisti. L’iniziativa è stata promossa dall’Aic in collaborazione con l’Ufficio scolastico provinciale di Vicenza e con il Giornale di Vicenza. Vi presentiamo il testo premiato. Sì, domani… partita! È sabato sera, preparo il mio borsone: scarpe tacchetti 13, scarpe tacchetti 6 (non si sa il terreno che troverò), parastinchi, …. Domani. Domenica. Partita! La settimana è questa: scuola, studio, famiglia, amici, allenamenti, in attesa della domenica mattina, la partita di calcio! Si gioca insieme, abbiamo un dovere, ascoltare il Mister, un po’ improvvisare, riflettere, sgusciare, dribblare. Calcio, che spettacolo! Il mio spettacolo! Ogni volta gioco con piacere, per vincere, sì, questo lo ammetto, gioco con la voglia di giocare, di far bene, di segnare un goal, anche due, di vincere. Per la squadra, per il Mister, per mio papà guardalinee, con mio fratello a fianco, per i miei amici … per me! Calcio, che spettacolo! La gioia di correre, di lanciarsi dietro un pallone, magari quello giusto, quello “buono”. La fatica di pensare, di agire con sagacia, con attenzione, con forza. La capacità di aspettare il momento giusto, di non strafare, di riflettere. La forza di condividere un pallone, una giocata, un’idea con i compagni. La volontà di rispettare l’avversario, di accettare le regole del gioco. Calcio, che spettacolo! Le urla del Mister, le grida dei compagni, le voci del pubblico … L’urlo prima della partita, tutti insieme, scaramantico. Il fischio dell’arbitro, i suoi richiami, le sue “minacce”. Le grida di giubilo per un bel passaggio, per un tiro, per un’occasione, per un guizzo furbo… Goal!!!! Le urla liberatorie, gli applausi, la festa… Calcio, che spettacolo! Sì, è un grande spettacolo, una gioia per il cuore… Cosa sarebbe la settimana senza il pallone? Senza l’attesa della partita? Senza i commenti finali? Poco…….proprio poco. Questo è il “mio calcio”: uno spettacolo!

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Andate in cerca del colore che manca guardando l’arcobaleno di Winnie de Pooh


Lisa Pellizzer, Giulia Cenghialta 3BI, Callegher Silvia, Sogaro Fanny 4DT

Mi alzo la mattina una sveglia repentina sono già in ritardo e il tram davanti mi sta passando. Parte l'imprecazione: ho perso la prima ora di lezione! Adesso da Davi mi tocca andare per farmi giustificare. Seconda ora interrogazione preferirei una punizione! Il clima in classe è teso mi sento in gola un peso la prof sul registro scorre il dito indovina un po' chi è uscito? Il giorno prima non ho aperto libro ma nooooon perché son pigro! Non sprecando una parola per la prima mezzora la prof mi rimanda al posto... Non era il giorno giusto! Terza ora religione,

sembra quasi ricreazione, che arriva così presto corro o alle macchinette perdo il posto. La campanella inquietante annuncia la quarta ora incombente. Mi ero quasi dimenticato che il compito di latino mi avrebbe consegnato Commenti sul mio voto? Meglio se lo lasciavo vuoto! Quinta ora da passare con l'astronomia spaziale nel planetario che non esiste è impossibile da trovare i cancelli di Mordor è più facile attraversare! Il suono tanto ambito mi giunge assai gradito il tempo a scuola è ormai terminato torno a casa assai spossato. Il Quadri certo facile non sarà ma la vita a tante strade ci aprirà!

Anche l’acqua del mare evapora, però i pesci non sono lessi

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Agata Spiller 3^AT La maggior parte dei protagonisti dei cartoni animati giapponesi è in grado di volare. Molti robot giganti possono muoversi grazie a dei propulsori posti sotto la pianta dei piedi. In linea di massima c’è una soluzione plausibile per i vari sistemi di volo. Perfino il takecopter di Doraemon sembra avere un fondamento scientifico. Ma la domanda da porsi è: questi sistemi funzionano davvero? Prendiamo come esempio un meccanismo ispirato all’elicottero: il takecopter che Doraemon ha in testa e che presenta non pochi problemi. Tanto per cominciare bisogna tenere presente che il movimento di un’elica fa ruotare anche il corpo stesso a cui è collegata. Gli elicotteri hanno infatti una seconda elica sulla coda che li mantiene in equilibrio e in direzione; ma Doraemon vola utilizzando semplicemente una singola elica centrale. Da dati tecnici risulta che Doraemon è alto 129,3 cm e pesa 129,3 kg. Il diametro della sua testa è di 60 cm, e l’ampiezza delle spalle è di 40 cm. Se supponiamo che la sua piccola elica pesi 200 g e abbia un diametro di 20 cm, la proporzione tra la velocità di rotazione del corpo e quella delle pale sarà di 1 a 6000; ergo, per ogni 6mila giri delle pale, il corpo eseguirà 1 giro completo su sé stesso, in 1 minuto. Un elicottero genera una corrente sul lato esterno dell’elica, in modo che il corpo del veicolo non viene colpito dalla massa d’aria. Ma un elicottero ha un’elica nettamente più grande di quella di Doraemon. Nel caso del nostro eroe, tutta la massa d’aria andrà a colpire la sua testa. A questo punto dobbiamo supporre che Doraemon voli sfruttando quel poco di vento che sfugge sui lati del suo capoccione. Per far sollevare Doraemon l’elica dovrà produrre un’energia pari a 10 volte il suo peso corporeo, ovvero una tonnellata e 293 kg. Per sollevare un tale peso con un’elica di 20 cm di diametro, bisogna produrre una corrente d’aria della velocità di 580 metri al secondo: il corpo sarebbe sottoposto a un vento più forte di quello prodotto dal più veloce dei jumbo jet. Volare con un apparecchio del genere è praticamente un suicidio! Nel momento esatto dell’accensione, il cervello verrebbe spappolato dalla pressione, i timpani sfondati, le palpebre volerebbero via, gli occhi schizzerebbero fuori dalle orbite, il mento si rivolterebbe come un guanto, i polmoni si sfracellerebbero. E nonostante questo, non è detto che poi riuscirebbe ad alzarsi in volo! Inoltre, aumentando il numero di giri, si produrrebbe un vento tanto forte da infrangere la barriera del suono, che spaccherebbe la calotta cranica e farebbe a brandelli la pelle: la testa diDoraemon volerebbe via come un mandarino sbucciato! Alla fine tutto il corpo cadrebbe strato dopo strato come una cipolla, e resterebbe solo il takecopter attaccato a un pezzetto di cranio. Bel colpo!

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Voi siete sempre maledettamente troppo giovani


Niccolò Carlotto 4^DT, Marcello Sartori 4^DT, Roberto Corvino 2^AT  Alzarsi alle 6 Sleepwalker (Megadeth)  Il cancello della scuola Cemetery gates (Pantera)  La scuola The glass prison (Dream theater)  L’aula The cage (Sonata arctica)  Entra il prof In the presence of enemies (Dream theater)  Campanella delle 8.05‐8.10 Hells Bells (AC/DC)  Interrogazione a sorpresa Heartbreak Armageddon (Dragonforce)  I volontari Hero of our time (Dragonforce)  Interrogato!! Don’t say a word (Sonata arctica)  Interrogato!!(2) Under the whip (The crown)  “Quello ce l’ha con me” The grand conjuration (Opeth)  L’ennesimo 4 Another brick in the wall (Pink floyd)  La mia media One (Metallica)  Credevo 7 invece è 3 Stricken (Disturbed)  Sigaretta in bagno Smoke on the water (Deep purple)  Adorno Master of puppets (Metallica)  Media del 9 rovinata dal 3 Paradise lost (Synphony X)  Meritata sigaretta all’intervallo Holy smoke (Iron maiden)  Ho fatto i compiti ma ho dimenticato il quaderno The lie of lies (Dream theater)  Mi offro volontario The endless sacrifice (Dream theater)  Il prof scorre il registro Seek and destroy (Metallica)  Pagella imminente Future shock (Stratovarious)  10 in chimica The alchemist’s dream (Blhemoth)  Il prof di storia Traveller in time (Blind guardian)  3 debiti End of all hope (Nightwish)  Assemblea d’istituto Anarchy in the UK (Sex pistols)  Durante la verifica Enjoy the silence (Depeche mode)  Prof di filosofia Mastermind (Megadeth)  Bocciato My apocalipse (Matellica)  Il planetario Astronomy domine (Pink floyd)

 L’ora di latino The sleep (Pantera)  Promosso!! A new level (Pantera)  Campestre d’istituto Walk (Pantera)  “Esci a schiarisrti le idee” Five minutes alone (Pantera)  Oggi ho studiato, mi faccio interrogare subito Before i forget (Slipknot)  Il secchione No life ( Slipknot)  La security Metal militia (Metallica)  L’anno scolastico Through the fire and the flames (Dragonforce)  Il pullman Rock’n’roll train (AC/DC)  3 ore di italiano Dazed and confused (Led zeppelin)  Dalle 8.05 alle 8.10 per copiare i compiti Battle against time (Wintersun)  Ciò che manca nei bagni Mirror mirror (Blind guardian)  Commissione d’esame Surrounded (Dream theater)  Ora di religione Christ illusion (Slayer)  Prova antincendio Way out of here (Porcupine tree)  Ora di storia The bard’s song (Blind guardian)  “Le verifiche ve le consegno a fine ora” Wait and bleed (Slipknot)  “Cos’hai in mano?” A show of hands (Victor Wooten)  Quarto piano Fear of the dark (Iron maiden)  Gli emo nella scuola aumentano Progenies of the great apocalypse (Dimmu borgir)  Non farti prendere dalla security!! Run like hell (Pink floyd)

mi lavo più! i capelli con l’Eau Merd ... F. non Se ti richiamo Ti distruggo solo de la carriera scolastica!

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Di Davide Stefani 5^CI 3 P e un L C 3 C nella D C 33 C nella C V 4 L di G (C, I, E, G) 44 G nella C dello Z d'O 6 L nel D R P di C 10 C D a M 1024 M in un G 6 C in una C 5 D in un P 1 R in un M 3 U in B di J 100 C di S P di A a D 12 S in un'O M 42 R a T in G G per A

7 nani e biancaneve 4 punti cardinali 45 gradi per la massima gittata 7 stelle nell'orsa maggiore 26 cantoni in svizzera 3 colori primari ( rosso , azzurro , giallo ) 14 versi in un sonetto 2 chele di un granchio 12 fatiche di ercole 139 articoli nella costituzione italiana 12 giocatori in campo in una partita di cricket 6 episodi della saga di guerre stellari 90 fa paura nella smorfia napoletana 3 moschettieri e d'artagnan 3 isotopi dell'idrogeno 88 tasti in un pianoforte ( bianchi e neri ) 8 zampe di un aracnide

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7 punte sulla corona della statua della libertà 94 cromosomi (in una cellula somatica) in un pesce rosso 4 apostoli evangelisti ( Giovanni , Matteo , Luca , Marco ) 88 folli in kill bill di tarantino 5 angoli in un pentagono 100 soldati in una centuria 1 anello per domarli tutti 28 giorni per una rivoluzione / un ciclo / un mese lunare 5 cuori in un lombrico 2 lune di marte ( phobos e deimos ) 47 corde in un'arpa 7 anni di carica per il presidente della repubblica 10 piccoli indiani di agatha christie 3 teste di cerbero 33 denari d'argento a giuda per tradire gesù 40 ladroni di alì babà 300 spartani nella battaglia delle termopili

Le regole degli orbitali sono come il sudoku


Elena Marangoni 5^BT

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ORIZZONTALI 1‐La materia scientifica più odiata da tutti gli studenti | 10‐Matteo, il tirocinante di storia e filosofia | 16‐ Padova | 18‐Intenso sentimento d’affetto verso qualcuno | 19‐Insieme di pratiche mediche atte a recuperare la funzione cardio‐respiratoria venuta meno | 22‐“Grossa lucertola” dal colore verde brillante | 24‐Lanciar, gettar… | 25‐Gli amici di Biancaneve | 26‐La prima bicicletta dei bambini | 27‐Serbatoio di raccolta dei gas combusti di scarico di un motore a combustione interna con funzione di silenziatore | 28‐Parlamento Europeo | 29‐Internet Explorer | 30‐Latina | 31‐Abbaia con forza | 32‐Simbolo chimico del Meitnerio | 33‐ Appellativo per sacerdoti | 34‐Il fratello di tua mamma | 35‐fine di “socializzai” | 36‐Il protagonista di Matrix | 37‐Electronic Technology Team | 38‐Italian Maritime Academy Technologies | 40‐uncino usato per catturare i pesci. | 42‐Rocce E Animali Nostri | 43‐Ubriachi | 44‐

48‐L’insieme degli eventi umani considerati nel loro svolgimento | 50‐ Il lettore multimediale di Colorado Cafè | 51‐Istruiscono| 52‐Articolo determinativo maschile | 53‐Molti Esami, Tutti In Ritardo | 55‐ Fornire di armi | 57‐ tendenza prevalente nella poesia italiana degli anni ’30 e ’40 caratterizzata da un linguaggio analogico di estrema concisione, per lo più oscuro | 60‐Mezzo di trasporto capace di volare | 63‐ frase usata per descrivere le motivazioni o le intenzioni di un gruppo sociale o di un'organizzazione | 65‐Il principio del cristiano | 67‐Il santo degli innamorati | 70‐Il male francese | 71‐sciocco, stupido | 74‐Articolo determinativo maschile singolare | 75‐Informazioni Editoriali | 76‐Ineguale | 78‐Rest In Peace | 79‐Professoressa di storia e filosofia, ma anche un elemento architettonico di sostegno | 83‐ taciturno | 84‐personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola | 85‐Città del Giappone | 86‐Insegnante di religione che si occupa anche di psicologia e

VERTICALI 1‐Un insegnante d’inglese, ma anche una di italiano | 2‐opposto di odiare | 3‐Parti in cui può essere divisa un’enciclopedia | 4‐Uno dei maggiori filosofi presocratici, pensatore del Panta Rei | 5‐ Qualità che rende degno di lode| 6 ‐Nella mitologia nordica, demone maligno abitatore di boschi, montagne, caverne | 7‐2 in numeri romani | 8‐Gatto inglese | 9‐ principale attività dell’Arci ragazzi | 10‐perdere | 11‐Nelle religioni indiane, il peso delle azioni che determinano la reincarnazione e il dolore | 12‐dispari nello zero | 13‐ Unguento di Londra | 14‐ opprimente | 15‐Capoluogo di Provincia più Alto d'Italia, in Sicilia | 17‐che insegna | 20‐arrabbiata | 21‐Education International | 23‐il centro dell’arca | 28‐ti sarà possibile | 31‐Consonanti del lazo | 33‐ciò che è dovuto ad altri per adempiere ad un’obbligazione | 34 ‐velo a rete di maglie finissime posto per proteggere dalle zanzare

Se dovete appartarvi fatelo in luoghi affollati

35‐Importante Orso, Zio Con Emozione (ma guarda cosa vado ad inventarmi per riuscire a creare parole inesistenti…‐_‐‘) | 36‐Piccoli nasi (vezzeggiativo) | 39‐che appartiene a me | 40‐fiume dell'Italia settentrionale, il cui corso è interamente compreso nella Regione Lombardia | 41‐ Corona, scrittore friulano autore di Finché il cuculo canta | 43‐dimora o luogo tranquillo e isolato | 45‐protagonista di un famoso cartone della Pixar | 46‐ Intelligenza Artificiale | 47‐regole | 49‐ Organizzazione Mondiale della Sanità | 50 ‐arti superiori | 52‐Costituiscono l’alfabeto | 54‐leone rosso d’oltremanica | 56‐ruderi | 58‐ammonimento | 59‐ Molecola o atomo elettricamente carico | 61‐Il principio dell’errore | 62‐In un corso d’acqua, apertura munita di cateratta per regolare il flusso delle acque | 64‐Nascita | 66‐Alleanza Nazionale | 68‐gli spiriti del Vodun, religione praticata ad Haiti, Cuba, Trinidad, Benin e in altre parti del mondo. |69‐l’Orto di Mio Zio Pino (‐_‐‘) | 70‐Metà matrigna | 72‐In parole composte indica quantità o grado inferiore al normale | 73 ‐Offerta Pubblica di Acquisto | 77‐Sante 80‐nome di un giorno del calendario maya | 81‐San Diego | 82‐re del Basan, che fu sconfitto dagli Israeliti

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Savoca Enrico 2^BST

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Sono arrivata a tal punto che sottolineo anche Donna Moderna quando sono in bagno


Hai la gonna girata di π/9

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