Gennaio 2013

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Editoriale

Pag. 3

La Mostra del Cinema di Venezia

Pag. 17

Intervista ai rappresentanti

Pag. 4

The master

Pag. 20

Intervista ai nuovi docenti

Pag. 8

Rhythms Del Mundo: Revival

Pag. 21

Storia di un I-pad

Pag. 9

Il ritorno dei Muse

Pag.22

Professori

Pag. 10

La lettura

Pag. 23

Il quizzone

Pag. 11

I 101 perchè

Pag.24

Il terrorismo italiano

Pag. 12

Latino

Pag. 26

Dal quadri al perù

Pag. 14

Il bastone e la carota

Pag. 27

I giovani e l’auropa

Pag. 15

Fumetto

Pag. 28

La notte dei ricercatori

Pag.16

Animali domestici

Pag.31

Badrkik Ana

3^DSA

Meledandri Cecilia

Bernardotto Simone

3^DSA

Monte Giulia

3^DSA

Bressan Ivan

3^CSA

Nodari Marina

3^DSA

Cacciavillani Davide

3^DSA

Pellegrini Niccolò

4^AT

2^DSA

Ranasighe Aruni

5^CST

Rigobello Caterina

4^CI

Campesan Andrea

Impaginazione

Concato Giovanni

Disegni

5^BLG

5^AT

Fanton Margherita

Frasi dei prof.

4^ALG

Rigobello Giuseppe

2^ASC

Giacomini Enrico

Impaginazione

1^ASC

Squaquara Giampietro

5^AI

Giuliari Giacomo

4^AI

Todescato Eleonora

Graziani Matteo

4^AT

Vighy Augusto

5^AI

Graziano Corrado

1^BSE

Violi Federica

3^DSA

3^DSA

Zanoni Marco

2^ASE

4^ALG

Zulian Giacomo

3^DSA

Graziano Gerardo Mecenero Marta

2

Direttore

Vicedirettore

Disegni

Vi do una bella notizia: in Liguria ci sono degli incentivi per chi va a lavorare la terra

4^BLG


Miei cari affezionatissimi del Quadrifoglio, ben ritrovati! Come state? Siamo arrivati a Dicembre come ogni anno, e devo dire che questo è uno dei miei periodi preferiti. Quest’anno, poi, dopo un Natale 2011 in stile “ghe xe crisi, ciò”, le luci in Corso Palladio sono tornate sfavillanti come non mai: ebbene sì, vi parla una fanatica del Natale che già da un mese accende candele profumate alla cannella e ascolta la compilation natalizia di Michael Bublé. *si nasconde in un angolo* Ma bando alle ciance, mi direte! Per la prima volta nella storia del Quadrifoglio sto scrivendo un editoriale non avendo la certezza di vedere il numero pubblicato: vi dice nulla il 21.12.2012? Oh beh, mettiamola così: se state stringendo il nostro meraviglioso giornalino tra le mani in questo momento vuol dire che stiamo tutti bene e che potremmo imbottirci di pandoro e panettone ancora per molti, mooolti Natali. Il che, almeno dal mio punto di vista, è un pensiero alquanto rassicurante in questo momento.. Niente, sembra che non riesca a non ricadere nell’argomento Natale. Perdonatemi, probabilmente sarà colpa del fatto che “baby, it’s cold outside” e della moltitudine di verifiche che affolleranno il mio Dicembre (eh sì, ridendo e scherzando, si fa per dire, sono arrivata in quinta, e la pressione è tanta: molti miei compagni possono confermare!). Vacanze, arrivate presto? Per favore? A questo punto, avendo lasciato definitivamente perdere l’idea di scrivere qualcosa con un senso compiuto, vorrei fare un altro appello, che prevedo non sarà condiviso dalle migliaia di automobilisti vicentini: VOGLIAMO LA NEVE, grazie, perché come dicono i Coldplay “when you’re still waiting for the snow to fall, does it really feel like Christmas at all?”. Quindi, per una volta, cara neve, non far cantare il povero Chris Martin invano e ricopri la nostra bella città. Grazie. Oh, aspettate, forse riesco anche a raccontarvi qualcosa di interessante. Come sapete, da quest’anno il Quadri ha attivato un bellissimo Sito Studenti, e sì, avete indovinato, anche il nostro giornalino ha una sezione dedicata! Pubblicheremo periodicamente alcuni articoli e ampliamenti di quelli che compariranno sul numero cartaceo: ad esempio l’intervista ai Rappresentanti di Istituto che potete leggere nelle prossime pagine ha una continuazione sul Sito. Wicked, eh? Speriamo di incrementare in questo modo le vostre visite al Sito, perché riteniamo che sia un buonissimo mezzo di comunicazione per noi Studenti, e visto che c’è, perché non sfruttarlo? Riguardo a questo numero del Quadrifoglio, posso solo dirvi che come al solito ci abbiamo messo tutto il nostro impegno: abbiamo reclutato nuovi giornalisti e artisti e persino ampliato l’amatissimo “Io, Pirla”, ora più ricco che mai delle nostre migliori stron.. ehm, mi chiamano, che peccato, devo andare! Concludo augurandovi un buon Natale e un felice 2013, e mandiamo una volta per tutte i Maya a quel paese :D

Cecilia Meledandri, 5^BLG

Se non è pane è polenta, l’importante è avere la sopressa

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Come ogni anno, ecco a voi affezionati lettori del Quadrifoglio l’attesissima intervista ai neoeletti rappresentanti d’istituto! Quest’anno però, a differenza di quelli passati, l’intervista necessita di una piccola introduzione. Gli eventi che quest’anno hanno portato Carlo Rizza, Michele Mazzù, Carlo Saugo e Giuseppe Pulinad essere designati come massime guide del popolo del Quadri sono sconosciuti ai più, e anche a chi ne ha sentito parlare sono parsi contorti e poco chiari. Proveremo qui a fare un po’ di chiarezza, se arrivati alla fine del paragrafo vi renderete conto di essere più confusi di quando l’avete iniziato non preoccupatevi, è la normale reazione provocata da una storia del genere. Innanzitutto è necessario spiegare come di norma venivano svolte le elezioni fino allo scorso Ottobre. Entro un certo giorno gli studenti che desideravano candidarsi insieme dovevano presentare la propria candidatura (sotto forma di lista) in presidenza, supportati da almeno 20 firme di altri compagni. Dopo questa scadenza veniva organizzato il dibattito e successivamente la votazione. I quattro candidati con il maggior numero di voti venivano eletti, gli altri ritornavano alle proprie classi. Semplice. Ma quest’anno non è andata così. Al termine del periodo in cui era possibile candidarsi si erano presentati solo Carlo Rizza e Michele Mazzù, uniti nella Lista 1, e Giuseppe Pulin assieme a Edoardo Giacomazzi, lista 2. Questi quattro sarebbero stati tutti automaticamente eletti. Ada Castellucci e Carlo Saugo erano però intenzionati a presentare la loro candidatura, ma per qualche ignoto disguido non erano riusciti a farlo prima della scadenza. In questi casi la regola vuole che se i candidati che hanno correttamente presentato la loro lista danno la loro approvazione firmando un documento allora anche ai ritardatari viene concessa la candidatura. La lista 2 quest’anno si è rifiutata di firmare il beneplacito, anche dopo che Ada e Carlo avevano raccolto un considerevole numero di firme (c’è chi dice addirittura 800) a favore della candidature. Questo rifiuto però è servito a poco, in quanto la Commissione Elettorale (un organo garante composto da 5 membri: 2 docenti, 2 genitori, 1 non docente ATA, designati dal Consiglio d’Istituto) ha permesso comunque ai due “outsider” di candidarsi come Lista 3. E così si conclude la prima delle anomalie che hanno caratterizzato queste elezioni. Dopo lo scoppiettante dibattito a cui voi tutti avete assistito, e dopo che sono stati designati come rappresentanti gli appartenenti alle liste 1 e 3, inizia la seconda anomalia, quella forse più lampante. La lista 2, sconfitta, avrebbe dovuto lasciare il campo. Ma così non è stato. Giuseppe e Edoardo si sono presentati dal preside chiedendo il riconteggio dei voti e facendo ricorso, affermando che le elezioni non erano valide poiché non era stato applicato il metodo di elezione Ministeriale (cioè decretato dal ministero). La nostra scuola utilizzava ormai da anni un metodo diverso da quello prescritto dal ministero, e nel nostro regolamento era scritto che il preside, prima di ogni elezione, aveva il potere di decidere quale metodo applicare (questo punto è stato cancellato nell’ ultimo Consiglio d’Istituto). Il ricorso della Lista 2 verteva in sostanza sul fatto che, non avendo il preside esplicitamente dichiarato quale metodo sarebbe stato utilizzato per il conteggio, si sarebbe dovuto utilizzare il metodo decretato dalla Pubblica Istruzione (a Giuseppe molto favorevole). Il preside ha deciso di accettare il ricorso, e di conseguenza Pulin è stato eletto ai danni di Castellucci, che si è vista detronizzata pochi giorni dopo la sua provvisoria elezione. In conclusione, ci è sembrato necessario esporvi questa intricata sequenza di avvenimenti e, ovviamente, domandarne ragione ai diretti interessati. Ma non è finita qui…! Come avrete capito, quest’anno al Quadrifoglio le novità non mancano: per la prima volta in assoluto, alcune domande extra dell’intervista saranno disponibili esclusivamente sul sito degli studenti, nella sezione Quadrifoglio. Il nostro invito è dunque quello di visitare il Quadri degli Studenti per completare la lettura di questa nostra intervista e per commentare esprimendo la vostra opinione sulle risposte dei nostri neo-eletti rappresentanti. Buona lettura!

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Posso darvi poche giustificazioni, se no, quando arriva il 3?


GIUSEPPE PULIN (LISTA 2) IO, PIRLA: Meglio un uovo oggi o un uovo domani? Una gallina ieri. IO, PIRLA: Ceretta o rasoio? Rasoio. IO, MARZULLO: Fatti una domanda e datti una risposta. Pulin, quanto bello sei? Chiedilo a Marin. Commenta questa frase: “Suppongo che essere leader tempo fa significasse avere i muscoli; ma ora significa collaborare con le persone” – M.Gandhi Personalmente credo che essere leader abbia sempre significato essere in mezzo alla gente. Non si può stare con la gente senza avere muscolo, ma non si può essere leader senza stare con la gente. Pensi che l'acceso dibattito con l'ex rappresentante Marin durante la presentazione ti abbia favorito o sfavorito? Mi ha sicuramente favorito perché da un dibattito con Marin non si può che uscire vincitori. “Nel silenzio del voto falli piangere”, come ti è venuta l’idea di mettere questa frase nella presentazione? La frase, ideata da noi, è una forte provocazione che attira la gente e che si differenzia dai soliti slogan noiosi e demagogici. Noi siamo l’alternativa ad un modo vecchio di fare i rappresentanti di istituto, che significava solo essere eletti per avere visibilità e invitare più gente possibile alle feste. Nel sito del gruppo studentesco “Ariete”, di cui fai parte, si parla di uno “sfondamento” al Liceo Quadri. Ora, sebbene vada riconosciuto che il tuo programma sia stato oggettivamente presentato in maniera convincente, il dato di fatto è che alla fine solo 259 studenti su 1200 votanti hanno messo una croce sulla tua lista. Non ti senti delegittimato da una vittoria che, più che uno sfondamento, appare come un successo ottenuto per via meramente burocratica? Non è un successo ottenuto burocraticamente, infatti più del 20% degli studenti ci ha voluti. Il sistema elettorale ministeriale ci ha dato ragione, quindi per noi questa è comunque una vittoria. Tale successo assume poi ancor più valore se si considera la pressante controcampagna che ci è stata fatta. Vorrei infine precisare che “Ariete” è un’associazione di promozione sociale. Perché non hai rilevato l’inesattezza delle regole prima della votazione? Perché davo per scontato che avrebbero usato il sistema proporzionale. Di fatto, invece, il Quadri non era in regola con la linea dettata dal ministero. Tu sei stato eletto, ma il tuo compagno no. Cosa c'è di suo nel programma? Quali delle sue proposte porterai avanti? Il programma è stato fatto assolutamente assieme. Abbiamo passato lunghi pomeriggi a studiare i punti che abbiamo presentato, le proposte dell’uno completavano quelle dell’altro. Che ci sia io o che ci sia lui non cambia, devo praticamente tutto ad Edoardo. Ti dimetteresti per lasciargli il tuo posto? No e lui lo sa. Ho ottenuto solo pochi voti in più di lui, ma è giusto che io rimanga rappresentante e che porti avanti le proposte di entrambi. Alla fine ciò che conta non è la persona ma sono le idee. Come credi che sarà il “Quadri” tra un anno? Il “Quadri” tra un anno sarà migliore.

CARLO SAUGO (LISTA 3) IO, PIRLA: Meglio un uovo oggi o un uovo domani? Un uovo oggi e un uovo domani. IO, PIRLA: Ceretta o rasoio? Ceretta: gambe lisce in una sola passata. IO, MARZULLO: Fatti una domanda e datti una risposta. Come sta oggi il nostro Carlo? Ottimamente, caro Carlo. Commenta questa frase: “Il migliore argomento contro la democrazia è una conversazione di cinque minuti con l'elettore medio.” – Winston Churchill Beh, effettivamente l’elettore medio non è sempre così preparato. Mi trovo sostanzialmente d’accordo. La tua lista ha avanzato una controversa proposta per incentivare la partecipazione alle assemblee. L’ultima

Non è che ogni volta che fate un esercizio dovete scrivere la divina commedia.

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assemblea, però, è stata una grande dimostrazione di ampia partecipazione da parte degli studenti.Non credi forse che il problema sia l'organizzazione? Il sistema che abbiamo proposto ha senso quando manca la gente. Puntiamo alla massima partecipazione. L’organizzazione all’ultima assemblea c’era, è compito delle persone partecipare. Detto questo, si può sempre migliorare. Cosa ne pensi di quello che è successo dopo le elezioni? Ero convinto che il ricorso non sarebbe stato accettato a causa del regolamento. Certo è che in un periodo in cui i politici si stanno scervellando per trovare il giusto sistema elettorale, qui si è stati molto più originali cambiandolo a posteriori. Abbiamo sentito che tu e Castellucci pensavate di dividervi l’incarico. È onorevole il tuo tentativo di aiutare la tua compagna, ma non pensi che ci vada di mezzo la scuola? Confermo che ci stiamo pensando. C’è da dire che quasi tutti gli elettori pensavano ci fosse il sistema maggioritario [con il quale sarebbero stati entrambi eletti, ndr.] e che la differenza di voti tra noi due è stata minima. Noi siamo una squadra e vogliamo fare una sorta di “staffetta”. Ada è bravissima e non avrebbe alcun problema a subentrare; inoltre in ogni caso continueremo a collaborare. Riuscirai a “seppellire l’ascia di guerra” e a collaborare serenamente con tutti i tuoi colleghi? Certamente! Io e Pulin siamo già amici. Con o senza Castellucci, cosa pensi di portare avanti del tuo programma? Con Ada, e lo vorrei sottolineare, stiamo pensando a conferenze da poter proporre. Inoltre, se qualcuno avesse bisogno di avere qualche informazione, siamo disponibili a parlare il pomeriggio. Per quanto riguarda il mercatino dell’usato, pensiamo di riuscire di a farlo. Come credi che sarà il Quadri tra un anno? Spero solo che gli insegnanti non disapprovino il POF. In tal caso sarà peggiore, sennò senza dubbio migliore.

MICHELE MAZZU’ (LISTA 1) IO, PIRLA: Meglio un uovo oggi o un uovo domani? Meglio oggi, dato che ho fame e mi farei una frittata. IO, PIRLA: Ceretta o rasoio? Rasoio, perché la ceretta sa da femmina. IO, MARZULLO: Fatti una domanda e datti una risposta. Che domanda potrei farmi? La stessa risposta alla domanda che mi sarei fatto senza essermi posto la domanda “Che domanda potrei farmi?” Commenta questa frase: “Il primo metodo per stimare l’intelligenza di un leader è vedere chi sono gli uomini che ha intorno a lui.” – Niccolò Machiavelli Sono d’accordo: un leader intelligente si fa amico di persone importanti e sceglie con attenzione i collaboratori. Guardati intorno e dicci se sei intelligente Beh… si, per coerenza L’anno scorso una lista aveva proposto una tettoia per l’area fumatori, ma alla fine non è stata eletta. Voi proponete una tettoia per le moto: è questo il motivo del vostro successo? Sicuramente questo è un progetto che abbiamo fatto sentendo le varie voci della gente. Forse non è una cosa di importanza prioritaria, comunque sia il preside ci ha dato il suo appoggio: faremo di tutto per portarla a termine. In che misura hai contribuito alla composizione del programma? Su quali argomenti ti senti più impegnato? Il programma è stato composto assieme in tutto e per tutto ed il nostro impegno maggiore forse è sul versante della comunicazione. A questo proposito vorrei ringraziare Marco Dal Lago, Ludovico Lavini e tutti coloro che hanno dato il loro contributo per la creazione del sito degli studenti. [Si aggiungono nel rin-

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Con la media dl 4 siete la classe migliore e non sto scherzando


graziamento gli altri tre rappresentanti, e anche noi del Quadrifoglio sottoscriviamondr.] Sei soddisfatto della squadra di rappresentanti con cui lavorerai? Sì, vedo gente disposta a collaborare con voglia di fare e di proporre. Qual è la tua posizione rispetto ai famigerati eventi post-elezione? Sono imparziale a queste lotte: chi se lo merita deve avere il voto. C’è da apprezzare la voglia di Giuseppe di dire la sua, comunque sia non posso esprimere un giudizio di parte Pensi che riuscirai a mediare tra le due fazioni contrapposte? Sì, ovviamente. Come credi che sarà il Quadri tra un anno? Sicuramente non peggiore.

CARLO RIZZA (LISTA 1) IO, PIRLA: Meglio un uovo oggi o un uovo domani? Un uovo oggi. IO, PIRLA: Ceretta o rasoio? Rasoio. IO, MARZULLO: Fatti una domanda e datti una risposta. Di che colore era il cavallo bianco di Napoleone? Nero. Commenta questa frase: “Hai dei nemici? Bene. Ciò significa che ti sei battuto per qualcosa qualche volta nella tua vita.” – Winston Churchill Mi sembra giusto: è molto importante lottare per le proprie idee e convinzioni senza farsi influenzare. Hai molti nemici? Beh… bisogna trovare una via di mezzo, trovare un rapporto e una mediazione con i propri nemici. E riconoscere i loro lati positivi Pensi di essere stato eletto perché il vostro programma è andato più sul sicuro rispetto alle proposte ardite degli altri? Non credo che siamo andati tanto sul sicuro: abbiamo comunque avuto delle lamentele, come per esempio sui punti riguardanti la tettoia o le manifestazioni. Forse il nostro programma era più interessante e coinvolgente, e i punti che abbiamo proposto ci sembravano fattibili: sapevamo che gli studenti avrebbero apprezzato. Tipo? I punti riguardanti i tornei, o le visite al planetario. Parla di un punto del tuo programma che ti sembra particolarmente interessante e che sei disposto a fare di tutto per realizzare. Ovviamente, non puoi parlare della tettoia. Innanzitutto mi piacerebbe organizzare meglio i comitati; inoltre vorrei che tutti gli studenti del “Quadri” che scioperano andassero insieme alle manifestazioni. Infine trovo sia fondamentale migliorare la comunicazione, anche attraverso il sito degli studenti. Con chi avresti voluto essere eletto se avessi potuto scegliere? Penso che tutti quelli che si erano proposti sarebbero stati degni di poter rappresentare degnamente la scuola. Tuttavia, forse una figura femminile ci sarebbe stata utile… Ad ogni modo rispetto la volontà degli studenti. Ti senti di prendere una parte sugli eventi post-elezione o preferisci restare sulla neutralità? Preferirei restare neutrale. Credi che voi quattro riuscirete a collaborare e a superare quanto successo? Sì, certo. Come credi che sarà il Quadri tra un anno? Più meglio.

Augusto Vighy e Giacomo Giuliari,5^AI

Fuffa da vicinanza compito

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Intervista con Ermanna Piras

Intervista con Paolo Cristiano

Nome? Ermanna Piras. Da dove viene? Treviso. Età? 36 anni. Segno zodiacale? Pesci. Le sembra un interrogatorio? No. È fidanzata? No, sposata ed ho una figlia di due anni di nome Arianna. Pensa di avere il “Prof-factor”? Per l’intervallo dei X compresi tra 1 e 3. Che scuole ha frequentato tra superiori e università? Liceo Scientifico (il tradizionale di adesso), dopo un corso di laurea di matematica, dottorato di ricerca di matematica e specializzazione d’insegnamento con vari master. Cosa le ha fatto scegliere la matematica? Curiosità. Questo è il suo primo anno al Quadri, quali sono le sue impressioni? Attendo i risultati. E sui colleghi? Sto bene. Da quanti anni insegna? 4-5 anni. Che scuole ha passato? Di tutto e di più, da Valdagno al Lioy, quest’anno sono anche al Martini. Sport? Ho praticato pallavolo a livello agonistico per 20-25 anni. Le piace il rugby? Sono figlia di un rugbista da Treviso, per cui ti ho già risposto. Musica preferita? Di tutto un po’: la Banda Bardò, i Modena City Ramblers, musica etnica, i Led Zeppelin, ecc.. Numero preferito? In realtà non ho un numero preferito. L’oggetto che perde più frequentemente? Il cellulare. Cane, gatto o delfino? Gatto. Filosofia o inglese? Inglese. La vita per lei che figura geometrica è? Stella a cinque punte. Cosa ne pensa della crisi dell’Italia in poche parole? Andate a studiare all’estero. Se dico “elefanti blu” cosa risponde? Li vedo, cioè me li immagino subito.

Nome? Paolo Cristiano. Età? 36 anni. Segno zodiacale? Bilancia. È fidanzato? No. Ha figli? No. Pensa di avere il “Prof-factor”? No, ma sto imparando. Da quanti anni insegna? Questo è il 6° anno. Cosa le ha fatto scegliere le scienze umane? M’interessava avere conoscenze sulle persone. La gasa l’idea di un’intervista? Non molto. Perché è venuto in Veneto e al Quadri? Il Veneto perché ci sono più opportunità di lavoro, mentre il Quadri mi è stato assegnato. Questo è il suo primo anno al Quadri, quali sono le sue impressioni? È una scuola ben organizzata e con i colleghi si sta bene, è una buona scuola. Un’impressione sui veneti e un paragone con i toscani? Ma, niente di diverso, solo che i veneti sono più lavoratori. Coca Cola o Fanta? Coca Cola. Sport? No, perché non ho tempo. Si è mai rotto qualche osso? Sì, sia il mignolo destro che quello sinistro. Colore preferito? Tutti. Città preferita? Verona. Pittura o scultura? Pittura. Pittore preferito? Botticelli. Conosce “Adventure Time”? No. Il suo cartone preferito da piccolo? Lupin. Divano o sofà? Divano. Sa che sono la stessa cosa? No. Hamburger e patatine o cucina casalinga? Cucina casalinga. In poche parole, lei è pro o contro la riforma delle diciotto ore? È un discorso complesso ma secondo me se si aumentano le ore di lavoro, bisogna aumentare anche lo stipendio. Secondo lei, l’uragano Sandy è legato alle legislature romane? Mnnnn, no. Simone Bernardotto, 3^DSA

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Spirito di Matematico,batti un colpo!


“Lo zaino era comodo. Conservavo il tema d’italiano, appena sfornato da dita che picchiettavano furiosamente sullo schermo dalle 5 del mattino: il testo c’era già, ma le correzioni erano d’obbligo. Un rapido scrolling del news feed di Facebook e poi mi rimboccarono le coperte per mettermi a nanna. Sebbene facesse freddo, ronfai per ben cinque ore sino a quando non fui accarezzato da una mano familiare che controllava il mio riposo. Rimasi in dormiveglia, sapendo che come ogni venerdì il mio migliore amico stava correndo da un capo all’altro del campo da calcetto. A breve sarebbe tornato a prendermi. No, no… eccolo che arriva! Eppure mi sembra siano passati solo dieci minuti ed io ho ancora voglia di riposarmi… forse il tempo mi sfugge in questi stati di semi-coscienza. Una mano si avvicina incerta. Mi scuote. Al contrario del solito, non è gentile e premurosa. Mi afferra bruscamente e sento puzza da…”. Il resto lo racconto io. L’iPad fu imbavagliato e reso irrintracciabile a mezzi come Find My Iphone, che funziona solo se il dispositivo è connesso alla rete. Dieci minuti dopo l’inizio della lezione tornai a controllare il mio prezioso iPad, scoprendo che qualcuno l’aveva portato a fare una passeggiata o che era stato,come dirà la più formale denuncia sporta ai carabinieri, “sottratto da ignoti”. Negli spogliatoi v’erano cinque classi in totale, ma ciò non esclude che qualcuno possa essere entrato nelle palestre e… Basta, non vi annoierò con tutte le congetture da CSI sull’accaduto,da tempo sepolte da un puro mea culpa: è proprio da stupidi lasciare il proprio iPad nello spogliatoio. Una possibile spiegazione della mia foolishnessè che, preso dall’ebrezza del ritorno da un annoall’estero, il filo dei miei pensieri era circa il seguente:“Peace, amore and happiness. La vita è awesome. I’m indietro to Quadri e nothing può happen 2 me”. Ed invece... Okay, direte voi, ma perché portarlo a scuola?! È opinione diffusa che chiunque scorrazzi un iPad sia a priori un “gasato” che vuole sbattere in faccia alla gente il proprio benessere economico. Nulla di più falso. In primis perché non tutte le persone che investono in beni accessori “costosi” nuotano perciò nell’oro: non avevo mai considerato l’acquisto di un iPad, ma quando mi venne regalato dalla famiglia americana che mi ospitò per un anno negli Stati Uniti, non rifiutai cordialmente come si fa con l’offerta di un caffè. Tanto per mettere le carte in tavola, senza una borsa di studio parziale con AFS Intercultura non avrei mai potuto sostenere le spese del mio soggiorno oltreoceano. Nella terra della Gold Rush nessuno compra una tavola da surf per adagiarla in salotto come soprammobile di fianco alle corna del cervo cacciato nelle foreste dell’Oregone nessuno compera un tablet come cornice digitale per fotografie da porre in una teca di cristallo. Dal giorno in cui si possiede un iPad si sogna di adoperare il proprio dispositivo per ogni cosa, un po’ a causa della pubblicità ingannevole ed un po’ a causa delle sue effettive potenzialità. Io ed un mio compagno di classe volevamo utilizzare i nostri touchscreen della Mela in aula (come avevo già fatto in America per un semestre) e, mentre lui attendeva che gli arrivasse il suo, io cominciai a portare il mio sin dai primi giorni di scuola. Quel che è successo dopo è “storia” e il suo Nuovo iPad non ha mai visto, ne vedrà mai, le pareti gialle del Quadri. Peccatori d’idealismo siamo stati, e non vi sarebbe conclusione migliore se non la solita omelia del “Non portare oggetti preziosi a scuola”. Invece, motivo di delusione e momentaneo stupore da parte mia è stato questo: com’è possibile che in una scuola come quella di via Carducci siano educate delle persone così incivili da rubare? Il tempo speso sulla morale in filosofia o nella tanto amata religione cattolica che scopo ha? Ieri, giravo per i corridoi con questeed altre domande in mente e con la consapevolezza che ogni volto incrociato potrebbe essere appartenuto al ladro. Razionalmente persino quelli dei miei compagni di classe, del mio compagno di banco. Oggi, ho trovato una parziale teoria per rispondere ai miei dubbi: Schadenfreude (in tedesco), 幸灾乐祸(in cinese), tanin no fukou wa mitsu no aji (in giapponese). Purtroppo sono stato dai monoglottici americani, ma Wikipedia dice “le sfortune altrui hanno il sapore del miele”. L’uomo nutre un’intima invidia per i successi altrui ed uno scellerato piacere per le altrui disgrazie. Ed è proprio vero che l’enciclopedia libera non è esaustiva come risorsa perché portatrice di mille altre domande. Non sarebbe più sano coltivare nella società il concetto buddhista di mudita che esprime la felicità per la buona sorte dell'altro, la “gioia comprensiva”? Mi è stato chiesto di scrivere una lettera al Preside in cui ho espresso, nella formalità opportuna, parte delle riflessioni riportate sopra. Forse se avessi fatto intervenire i miei genitori, si sarebbe sollevato un maggior cancan e magari la mia epistola avrebbe ricevuto una risposta diversa dal mero silenzio. Non so neppure se tale lettera è stata letta, posso solo dirvi che è stata protocollata… Ciò che mi resta è una doppia delusione nella scuola che frequento e nella società che uscirà da essa. Cosa si diplomerà allora dalle scuole di serie B? Forse sono solo il mal riuscito esperimento di un anno lontano dall’Italia e le mie parole sono il frutto del mio essere disadattato. Non andate all’estero, se non volete diventare gli scemi a cui fregano l’iPad.

Giovanni Concato, 5^CST (dopo tre anni insieme) Da quanto avete Cacciavillani in classe? Chi è Cacciavillani?

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Forse sarò esagerata, ma io dai miei professori mi aspetto molte cose. Ovviamente che sappiano la loro materia, questo per primo, e poi possibilmente che la sappiano spiegare in modo comprensibile a tutti. Mi aspetto che riescano a finire il programma in tempo e che diano i voti (magari fino al dieci) in modo oggettivo e non secondo criteri assolutamente personali. Non pretendo che siano persone simpatiche, non pretendo che sappiano trasmettere passione per la loro materia e lo studio in generale (anche se non sarebbe male), chiedo però che abbiano rispetto per noi studenti. Soprattutto, mi aspetto che siano degli esseri umani e che ci considerassero come tali. Questo comporta molte cose. Perché vuol dire darci lo spazio di esprimerci e rispettare le nostre opinioni; vuol dire non pensare a noi solo come a studenti ma come a ragazzi che vogliono imparare e studiare ma avere nello stesso tempo una vita al di là della scuola; vuol dire sapere che non c’è solo la propria materia, ma molte altre ugualmente importanti. Capire che lo studente è una persona e che di conseguenza le classi sono formate da persone. Questo dovrebbe significare che i professori siano interessati non solo ai nostri risultati scolastici ma anche ad altri aspetti del nostro modo di essere. Ma purtroppo spesso non è così. Quest’anno, ad esempio, un mio compagno si è candidato come rappresentante di istituto. Alcuni miei insegnanti l’hanno visto durante la discussione dei programmi delle varie liste, e suppongo che tra i membri del consiglio di classe sia girata la voce della sua candidatura. Ci sono poi state le votazioni e finalmente i risultati. Solamente due dei miei insegnanti hanno chiesto al mio compagno se era stato eletto. E tutti gli altri? Non credo che vivano in un loro mondo tutto personale e che non siano minimamente interessati a sapere se un loro alunno è o no tra i rappresentanti di istituto. Semplicemente penso che tengano la loro curiosità fuori dalla classe e che preferiscano chiedere ai colleghi più informati, forse per non affrontare con gli alunni dei temi che non riguardano la loro materia. Ma allora siamo noi i robot che devono essere solamente riempiti o sono forse loro i robot, programmati per fare la loro lezione e, una volta in classe, incapaci di umanità? Penso che la risposta sia la seconda. Ma non certo perché i nostri insegnanti ne sono privi, questo no, ma solo perché pensano che in classe non serva, che per il loro compito sia del tutto superflua. Questa però io la considero una mancanza di rispetto nei nostri confronti, perché quello che noi studenti ci aspettiamo sono dei professori che si ricordino di essere delle persone anche quando si rapportano con noi, persone come loro, dimostrando interesse o almeno un po’ di curiosità riguardo ai fatti importanti che ci accadono.

Caterina Rigobello,4^CI

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Qualunque cosa tu stia facendo sotto il banco smettila! Sono cose strane!


Sabato 24 settembre c’e’ stato un evento scolastico per le prime, in aula Magna. Tutti pensavano che si trattasse del solito quiz di entrata non valutato, per far aprire la mente e conoscere meglio i propri compagni. Questo ,invece,si e’ rivelato divertentissimo! Ora ve lo spiego brevemente. Tutte le prime,accompagnate dai tutor,si sono disposte ordinatamente in aula Magna, dove i giudici di 5^ stavano aspettando. Uno di loro ha spiegato il regolamento del gioco che fino a quel momento sembrava una pallosa verifica:si trattava,invece, di un vero e proprio quiz a squadre,classe contro classe. Al termine quella vincitrice avrebbe potuto gustarsi l’ ambitissimo premio…ovvero un po’ di pasticcini -.-‘’. Ciò ,comunque, non conta perché è stato proprio il quiz la cosa davvero divertente! Bisognava scegliere un rappresentante per classe che avrebbe avuto il compito di arrivare per primo a pigiare il pulsante per prenotare la risposta, aiutato dai suggerimenti dei compagni. L’ultima informazione da dire sul regolamento è che stato un vero e proprio torneo,con sfide ad eliminazione diretta tra le prime . Ora vi racconto l’esperienza che ho vissuto con la mia classe(1Bse). Siamo arrivati in aula Magna e dopo aver sentito spiegare il gioco,ci siamo subito animati,perché avevamo capito che si sarebbe trattato di una competizione impegnativa!Dopo una accurata scelta abbiamo individuato il nostro esperto rappresentante. Siamo stati chiamati a gareggiare verso la fine e,mentre gli altri si sfidavano,azzeccavamo le risposte. Beh penso vi sarete chiesti in che posto la mitica 1Bse si sia piazzata,vero? Ecco…non ve lo dico… vi lascio liberi di immaginare la fine del racconto;) Vi do,però, un indizio:non abbiamo vinto ,perché la fortunata prima che si è potuta permettere i pasticcini è la 1^Asa ,dopo aver vinto una agguerritissima finale a tre classi!

Aggiungo che quest’occasione (simile a “Genius”),non dovrebbe essere fatta solo in prima,ma sarebbe straordinario ripeterla più volte…perché,uffa, a dir la verità…voglio anch’io vincere e gustarmi i pasticcini!xD* Corrado Graziano 1^Bse

Con un numero sopra al 6 vi eccitate

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Sull’onda del successo ridestato negli ultimi due anni, è stato riproposta al Quadri la sessione di conferenze – dibattito a sfondo storico, rivolta alle classi quinte, e patrocinata dalla sezione didattica dell’Istituto storico della Resistenza di Vicenza “Ettore Gallo”. Dopo i convegni sull’Unità d’Italia del 2010-2011 e quelli dell’anno successivo sulle ideologie politiche intervallatesi in Italia dall’800 fino alla nascita della seconda Repubblica, quest’anno l’obiettivo degli incontri, distribuiti da novembre a febbraio in una staffetta di cinque tappe, si focalizza sulle pagine dell’Italia dal secondo dopoguerra al delitto Moro (1978). Il tracciato in sostanza è quello dei cosiddetti anni di piombo, della violenza di piazza, delle azioni terroristiche, la cui origine va ricercata nella estremizzazione (con conseguente esasperazione popolare) della dialettica politica tra anni ’70 e ’80. Ecco allora che si pone l’accento su un passato, forse non sconosciuto, di certo non approfondito, che non è lontano, anzi attiguo agli anni zero quasi nella stessa misura in cui lo è la seconda guerra mondiale, negli anni della quale si verificarono i primi focolai di cui si nutrì il terrorismo più tardo. E proprio con l’analisi di queste prime scintille sovvertitrici, così essenziale, a mio avviso, per poter comprendere il seguito della storia, si è voluto iniziare il percorso, in un incontro, che forse per ignoranza nei confronti del tema in discus> L’icona degli anni di piombo: Milano, via De Amicis 14 maggio 1977: Giuseppe sione, non è riuscito a far con- Memeo punta una pistola contro la polizia durante una manifestazione di protesta. fluire un pubblico granché nutrito. Relatore del primo incontro, “La strage di Portella della Ginestra; tra politica e mafia: il primo mistero dell’Italia repubblicana”, il giovane professor Guido Panvini dell’Università quirite La Sapienza, autore tra l’altro di due libri, “Ordine nero, guerriglia rossa” il primo, con il quale lo storico ripercorre il processo di militarizzazione della lotta politica che sfociò negli “anni di piombo”, e un saggio prossimamente edito sul rapporto tra mafia e chiesa cattolica nella nostra penisola. La proiezione del magistrale lungometraggio di Francesco Rosi “Salvatore Giuliano”, ha iniziato l’auditorium all’atmosfera di sconvolgimento pubblico che meglio descrive l’Italia del secondo dopoguerra, e in particolare ad uno spaccato siciliano caratterizzato da ingerenze belliche indipendentiste, in larga parte caldeggiate da mater mafia, e da una pubblica sicurezza corrotta e menzognera. Il film di Rosi, un capolavoro del neo – Realismo cinematografico italiano, girato nel ’62 nelle piane palermitane, la cui natura brulla ma grandiosa sembra quasi lo specchio della sua gente, forte nelle convinzioni e profondamente radicata nella tradizione dell’onore,

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Voglio entrare anch’io nel Narnia delle supplenze


ruota attorno alla figura del bandito Salvatore Giuliano, una figura tanto controversa quanto idolatrata dalla sua gente, un Robin-Hood mediterraneo per i compaesani, uno “che ruba ai ricchi per dare ai poveri”, che non esitò tuttavia ad indire un ordine di massacro, di riconosciuto scopo politico, a Portella della Ginestra, presso il capoluogo siculo il 1° maggio del ’47, imbracciando il fucile contro le leggi che dovevano favorire proprio i contadini che tanto “amava”. La figura del bandito in sé è pressoché inesistente nel film ( lo si vede infatti solo da morto) mentre è invece interessante cogliere come egli sia presentato indirettamente dal regista, negli effetti che il nome di Giuliano provocava sulla popolazione intera e nell’apparato di fedeli assoggettati al suo volere, che lo proteggevano, nel suo rifugiarsi tra le montagne. La matassa complessa di eventi che si sovrappongono nel film sarebbe risultata all’audience difficilmente sbrogliabile, se non fosse stato per l’intervento di Panvini, che con minuzia ha in primis ripercorso i fatti antecedenti alla strage, fornendo delucidazioni indispensabili per affrontare il prosieguo. La strage di Portella della Ginestra infatti, non è altro che la punta dell’iceberg di un’eterogenea interdipendenza di mutamenti socio- politici che interessarono la Sicilia già a partire dal ’43, sintomi di quel germe di malcontento serpeggiante nell’isola, come in tutto il Meridione, sin dalla proclamazione dell’Unità, e che aveva fatto di tutti i renitenti alla leva, ex soldati e briganti di professione, il suo proprio esercito regionale. Il silenzio, la fedeltà fraterna alla mafia, l’intolleranza a codici di comportamento imposti, insieme all’endemica omertà della sua gente complicarono prima che il rapporto, il linguaggio e l’approccio dello Stato Italiano con il suo Mezzogiorno, un modo di relazionarsi che dall’Unità non era cambiato di una virgola (ma è forse cambiato oggi?), nella repressione violenta dei disordini e nel mancato ascolto alle variopinte voci di questa appendice di stivale. Un’istantanea del Sud degli anni’40, mosaico complicato di voci, appunto, che sembrano una l’ antitesi dell’altra, là dove tutto è cominciato, è resa proprio dai fatti e dal background di Portella della Ginestra, dove erano riuniti, nei festeggiamenti per il rinnovo della festa dei lavoratori (abolita dal fascismo), circa 2000 civili, condotti dall’allora sindacato unitario nazionale CISL e da quei partiti, tra i quali il PCI, che inneggiavano alla ridistribuzione ai contadini della terre di proprietà dei latifondisti, forti del positivo risultato elettorale riscosso nell’isola. Tale processo veniva di fatto osteggiato dalla mafia e dalle coalizioni indipendentiste, che sotto il nome di E.V.I.S., si appellavano alla citata figura di Salvatore Giuliano, ed erano anch’esse vincolate alla mafia. L’ordine di aprire il fuoco (perpetrato per venti > La tomba del bandito Salvatore Giuliano minuti, con un bilancio finale di 13 morti e 35 feriti ), fu dato da Giuliano in persona, e il processo, spostato a Viterbo per legittima suspicione ( ossia l’organo giudicante palermitano non venne ritenuto imparziale) che seguì la sua morte si propose di scovare i fautori materiali della strage, i banditi a lui referenti appunto. Diverse condanne all’ergastolo furono promulgate, anche se, soprattutto dopo la tragica fine di due teste fondamentali al ricomponimento del caso, la verità su questa storia quasi sconosciuta non venne mai del tutto allo scoperto, mentre il primo giallo della prima Repubblica inaugurava una scia di sangue lenta a morire.

Giada Cardo,5^DT

Ma come fai a stargli vicino?! Hai le narici putrefatte?

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Fa davvero effetto, dopo quasi quattro anni dal mio addio al Quadri, tornare a scrivere per l’illustre Quadrifoglio!!! Eh sì, perché sono un’ ex studentessa di questo istituto nonché ex membra della redazione del giornalino migliore della provincia e non solo! Torno, tra le pagine sfogliate di solito poco prima di Natale per leggere le frasi celebri dei prof e arrivare in fretta in fondo, ai giochi e sudoku anti-lezione di latino insostenibile, per raccontarvi cosa ho fatto negli ultimi tempi. Sto per laurearmi, all’università di Padova, dove ho frequentato il corso di laurea triennale in Cooperazione allo sviluppo. La scelta di seguire questo percorso, dopo la maturità al Quadri, è venuta dal mio interesse per i paesi del Sud del mondo, per i diritti umani e le organizzazioni non governative, che lavorano per realizzare progetti che possano rispondere ai bisogni delle popolazioni spesso vittime di sistemi economici e politiciche impediscono la piena realizzazione di tutti gli esseri umani.Il mio percorso di studi ha previsto, alla fine del terzo anno, un tirocinio da effettuare in Italia o all’estero per conoscere da vicino il mondo della cooperazione internazionale. Così, tramite l’organizzazione Fratelli dell’Uomo di Padova, lo scorso giugno ho preso il volo…destinazione: Huancayo, città peruviana costruita a 3.200 metri di altitudine nel cuore delle Ande. Ho preso parte ad un progetto realizzato in collaborazione con un’associazione locale, INMIGRA (Istituto per la migrazione e lo sviluppo nella Regione Andina). Questo ente lavora sul territorio nell’ambito delle migrazioni, essendo il Perù un paese da cui moltissime persone partono alla ricerca di migliori condizioni, verso gli Stati Uniti e l’Europa, soprattutto verso l’Italia e la Spagna.Il progetto che ho studiato prevedeva la realizzazione di alcune attività per sostenere le associazioni di migranti che si trovano qui in Italia, in collegamento con il Perù, e attività di informazione sui rischi e i requisiti necessari per migrare. È stata un’esperienza davvero arricchente, durante la quale ho avuto la possibilità di intervistare alcuni ragazzi di istituti superiori e università, che mi hanno raccontato i loro sogni e i loro progetti futuri, che comprendono spesso l’idea di partire verso un paese “più ricco” per lavorare o più frequentemente per studiare e poi tornare a casa, con nuove conoscenze e capacità da poter mettere al servizio del proprio Paese. Ho ascoltato persone adulte, uomini e donne, raccontare di quanti parenti abbiano all’estero, in altri paesi del sud America, negli Stati Uniti, in Spagna, in Italia…tutti mi hanno accolta con gentilezza e ospitalità, condividendo con me aspetti anche personali delle loro vite e di quelle dei loro familiari. La gente peruviana, gente di montagna, ha sempre un occhio di riguardo nei confronti degli ospiti e non ti fa mai mancare almeno una tazza di mate, tisana di differenti erbe. Il Perù colpisce poi per la maestosità della sua natura, che varia nel giro di poche ore d’auto passando da rocciosa e arida montagna a foresta pluviale rigogliosa…Inutile dire che tutta questa esperienza mi è restata nel cuore, oltre ad essere stata utile per preparare in questi ultimi mesi la mia tesi di laurea. Ed eccomi qua, a conclusione di questo breve articolo mi tornano in mente i miei anni al Quadri: anni di grande studio e a volte di esasperazione, ma anche anni di grandi amicizie, di opportunità, lo scambio culturale in Germania, i vari incontri un aula magna prima nella vecchia sede e poi in via Carducci, le assemblee d’istituto, i pomeriggi con la redazione del Quadrifoglio…vorrei ringraziare in modo particolare al Prof. Cisco, per le preziose “orine” di religione e per essersi interessato a questa mia esperienza, e mando un saluto speciale al Prof. Testolin da quest’anno in pensione, ringraziandolo per i preziosi consigli e insegnamenti.

Sara De Boni, Ex Studente

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A te che sei più intelligente ti faccio vedere Einstein in ascensore


Se vi dicessi che una trentina di ragazzi da tutto il Triveneto si sono rinchiusi dentro un castello austriaco a parlare di economia e diritti umani per una settimana delle loro preziosissime e tanto agogniate vacanze estive, mi mettereste a ridere pensando che vi stia raccontando una barzelletta. E se vi dicessi che sono tornati a casa considerandola una delle più belle esperienze che abbiano mai fatto, tanto da riproporre nelle rispettive scuole le attività iniziate durante questa settimana, mi mandereste a quel paese pensando che abbia le allucinazioni come Heidi che vedeva i monti che le sorridevano e le caprette farle ciao. Eppure tutto ciò è realmente avvenuto fra il 3 e il 8 settembre scorso a Europahaus, castello trasformato in ostello della gioventù per ragazzi europei che si trova nel piccolo paesino austriaco di Neumarkt in Steiermark. Qui ogni anno la prima settimana di settembre si tiene un seminario sull'Unione Europea proposto dal Parlamento Europeo degli Studenti, associazione di studenti delle scuole superiori del Triveneto che organizza incontri e viaggi rivolti ai ragazzi dedicati ad argomenti come economia e diritti umani. La settimana si compone di una serie di lezioni tenute da alcuni esperti e da dei laboratori gestiti dai ragazzi per approfondire le lezioni. Quest'anno il tema del seminario era "L'Europa e la crisi"; le lezioni hanno affrontato diversi temi, come ad esempio quali sono le cause dell'attuale crisi economica, il futuro dell'Europa e dell'euro, l'economia in rapporto con l'etica. Si è colta l'occasione per parlare anche di diritti umani, in particolare riferimento alla drammatica situazione della Palestina e alla questione del Darfur. Noi ragazzi abbiamo partecipato con entusiasmo a queste attività, affrontando problemi che sul momento ci possono sembrare estranei e difficili da comprendere ma in cui in realtà siamo coinvolti quotidianamente. Anche coloro i quali sono arrivati a Neumarkt un po' perplessi, pensando di dover patire una settimana pesante come la peperonata della nonna a cena, sono rimasti estremamente soddisfatti di questa esperienza un po' diversa dal solito. Ho avuto modo di conoscere tanti ragazzi fantastici, provenienti da tante realtà diverse con tanta voglia di darsi da fare, pronti a mettersi in gioco, impegnati a cambiare il loro futuro. L'avventura continuerà in ogni scuola con i laboratori del Parlamento Europeo degli Studenti, dove si svilupperanno i progetti iniziati a Neumarkt. Ovviamente anche al Liceo Quadri, in cui da diversi anni è presente l'associazione grazie all'impegno del prof. Nicola Rossi, sarà proposto il laboratorio durante le assemblee di istituto; quest'anno si tratteranno i seguenti argomenti:

Europrogettazione (il progetto di una nuova Europa), con l'intervento di esperti dell'Associazione Insieme Europa; Diritti Umani ed Unione Europea, in preparazione ad un incontro a fine anno su questo tema; Economia ed Etica, con l'obbiettivo di preparare un libro “La crisi 2007-2012: etica ed economia” che farà seguito al libretto dello scritto l'anno scorso dai ragazzi del laboratorio “La crisi 2007-2012 nell’Unione Europea”. Partecipare ai laboratori del Parlamento Europeo degli Studenti è un modo alternativo per affrontare insieme ad altri ragazzi problemi e tematiche fondamentali per il nostro futuro, per iniziare ad essere più responsabili e a cambiare questo mondo insieme. "Se vuoi far cambiare il mondo, comincia con il cambiare te stesso.” (Gandhi)

Nicolò Rodighiero, 4^ AT

Ooo, stai attento qui se no ti tiro i cosiddetti, visto che te li guardi così appassionatamente!

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Il 28 settembre scorso si è svolta a Padova “ La notte dei ricercatori”, un evento promosso dalla Commissione Europea, che, nella stessa giornata e in diverse città, ha offerto ai cittadini l’opportunità di visitare laboratori di ricerca di solito difficilmente accessibili ai non addetti ai lavori . Lo scopo dell’iniziative è di favorire la diffusione della cultura scientifica. “La scienza attraverso i cinque sensi” è stata presentata dai ricercatori dell’Università di Padova nei luoghi storici più rappresentativi della città: da Palazzo Bo alla Specula, sede dell’osservatorio astronomico, dalle piazze del centro storico a Palazzo Moroni , all’Orto Botanico fino al famoso Caffè Pedrocchi per l’aperitivo scientifico con gli astronomi. Mostre, giochi,dibattiti, visite guidate e conferenze hanno coinvolto in modi diversi adulti, giovani e bambini, suscitando interesse e meraviglia sui temi attuali della ricerca dell’Universo, anche attraverso immagini mozzafiato della volta celeste. Domande come “che cos’è una stella ?” “ tutti gli oggetti luminosi in cielo sono stelle ? “come si sono formate le stelle e le galassie ?”o ancora “quale destino per l’Universo ?” hanno avuto la loro esauriente e chiara risposta nelle varie postazioni tematiche grazie a giovani capaci di suscitare desiderio di conoscere la verità delle cose ed attenzione per la realtà. La scienza, infatti, presuppone uno sguardo intelligente e capace di meravigliarsi, la curiositas intellettuale muove la ragione e la ricerca, come ben sapevano i greci che simboleggiavano la saggezza “ con gli occhi smisuratamente aperti” della civetta di Minerva. Nella storia della scienza ogni grande scoperta è stata la premessa di una nuova domanda, ogni volta più interessante: non c’è scoperta, per quanto piccola, che non illumini più in là di se stessa. Ed è proprio questa possibilità che la Commissione Europa ha voluto celebrare con un evento che si è svolto in ben 300 località europee e 24 città italiane per promuovere la conoscenza in qualsiasi campo scientifico come un fatto comunitario. Una iniziativa che già dal 2005, il quarto Venerdì del mese di Settembre, richiama famiglie, studenti, appassionati o curiosi che per una notte sono guidati dai ricercatori alla scoperte della scienza I progetti presentati quest’anno in Italia sono stati :

• VenetoNight 2012 a Padova, Venezia e Verona con i laboratori di telemedicina, teletrasporto, arte, musica, storia economica, invenzioni, bioinformatica, chirurgia robotica • LUNA 2012 a Bolzano con temi quali l’ibernazione e i viaggi nel tempo, la fotografia dell’invisibile, la tecnica dei falsari professionisti • RESPEcT a Roma e Frascati con la manifestazione “International Cosmic Day” dedicata al centenario della scoperta dei raggi cosmici, in collegamento con il CERN e la conferenza dell’astronauta Paolo Nespoli su “I viaggi nello spazio” • SHARE a Torino, Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Verbania e Vercelli con la particolare iniziativa per l’ascolto del suono dei raggi cosmici • C4R a Genova, La Spezia e Sarzana con intrattenimenti con archeologi e naturalisti • MEETmeTONIGHT a Milano, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova e Pavia con oltre 200 manifestazioni diverse tra le quali mostre che riguardano l’invisibile delle cellule e dei tessuti visti con microscopi elettronici, laboratori per imparare a riconoscere le specie attraverso il “codice a barre della vita” con la tecnologia DnaBarcode, o per andare alla ricerca del “pluri-ricercato” Bosone di Higgs LIGHT 2012 a Roma e Palermo con il tema “Science on Breaking News”, ossia “La scienza in prima pagina”. Iniziative come “la Notte dei ricercatori” danno a tutti la possibilità di confrontarsi con persone che, con grande impegno e passione, lavorano per la ricerca e desiderano non solo conoscere la verità delle cose, ma anche divulgare i risultati del loro lavoro che spesso rimane nascosto nelle università e nei centri di ricerca. La ricerca e l’innovazione sono importanti per il progresso umano ed è necessaria un’alfabetizzazione comune per sostenere consapevolmente il “pianeta ricerca” , ma anche per il semplice gusto della meraviglia, perché “Chi ha raggiunto lo stadio di non meravigliarsi più di nulla, dimostra semplicemente di aver perduto l’arte del ragionare e del riflettere” (Max Planck).

Kevin Ferrari, 5^ BI

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Se vedete il cavallo che ride, non sta ridendo, sta morendo di tetano


38 proiezioni in 11 giorni: è con questo bilancio che si chiude la mia prima indimenticabile esperienza alla Mostra del Cinema di Venezia. Da appassionato di cinema, andare al Lido e poter vedere i film della Mostra è sempre stato un mio sogno, ma mai avrei potuto pensare di realizzarlo già a 18 anni e, soprattutto, da inviato del nostro Quadrifoglio. Non mi ricordo di preciso quando mi sia venuta la folle idea di richiedere l’accredito alla Biennale, fatto sta che è ben impresso nella mia mente il momento in cui mi arrivò la mail di risposta. D’un tratto tutti i miei “castelli in aria” si erano concretizzati, e la cosa mi galvanizzava ed inquietava allo stesso tempo. Dopotutto, da diciottenne amante del cinema ma assolutamente alle prime armi, mi apprestavo a vivere quasi due settimane in mezzo alla frenesia di un evento mediatico che ha pochi pari nel nostro Paese. Avevo la consapevolezza che per undici giorni mi sarei trovato catapultato in un microcosmo a sé, in cui sarebbe stato arduo orientarsi. Ero altrettanto consapevole, però, che l’occasione che mi si presentava era unica e che andava sfruttata appieno. E’ con questo atteggiamento che la mattina di martedì 28 agosto mi imbarcai sul vaporetto direzione Lido. Le mie previsioni si rivelarono in parte fondate: la Mostra di Venezia è in effetti un mondo a parte. Non solo, è organizzata secondo ferrei criteri gerarchici. Lo status quo è definito dal colore dell’accredito, il mitico (e oserei dire quasi mistico) pass che ogni festivaliero doc porta trionfalmente al collo. Il pass verde, il cosiddetto “accredito cinema”, si trova al piano più basso della scala gerarchica: lo possiedono principalmente studenti di cinema, gestori di cineforum e non meglio specificati cultori della settima arte. Averlo al collo dà la possibilità di vedere tutti i film in concorso e non, ma preclude la possibilità di accedere alle anteprime stampa e spesso condanna a code chilometriche con dubbie possibilità di successo. Salendo progressivamente nella gerarchia si trova l’accredito giallo, che viene assegnato alla stampa cosiddetta “minore”, principalmente bloggers e giornalisti di riviste locali. Seguono l’accredito blu, dato ai giornalisti di settimanali, bisettimanali e mensili, e l’accredito rosso, ad uso e consumo della famigerata “casta” dei quotidianisti. I critici più celebri, da Mereghetti a Curzio Maltese, dalla Aspesi alla Dell’Olio, appartengono proprio a quest’ultima categoria, che permette loro di entrare alle proiezioni stampa un minuto prima dell’inizio della proiezione, magari con il labbro ancora sporco di cappuccino, bypassando i poveri gialli e blu. Il top del top è infine costituito dall’esclusivissimo accredito bianco, portato fieramente al collo da chi il cinema non solo lo segue, ma lo fa. Ovviamente, è bene specificare che vi parla un fierissimo possessore di accredito verde. Dopotutto, dall’alto dei miei diciotto anni, mi sentivo già miracolato dall’avere un pass di qualsiasi tipo; inoltre una volta compresi i diabolici meccanismi di prenotazione della Mostra, non ho avuto difficoltà ad accedere alle proiezioni che mi interessavano, spesso anche evitando le nefaste code. Parlando ora dell’aspetto fondamentale della rassegna, ovvero i film, il programma si presentava quanto mai ricco ed interessante. Alberto Barbera, nuovo direttore della mostra subentrato al veterano Marco Müller, ha inaugurato il suo corso con una snella selezione in grado di coniugare opere prime a lavori di autori affermati. Posso tranquillamente affermare che le aspettative non sono state tradite e che le scelte di Barbera si sono rivelate decisamente azzeccate. Il filo conduttore della rassegna, come suggerito dal direttore stesso, sono stati i fondamentalismi. Non è

Alì Babà e i 40 adroni

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un caso che ad aprire il festival sia stato The Reluctant Fundamentalist, l’ultimo lavoro di Mira Nair, regista indiana che nel 2001 vinse il Leone d’Oro con il suo Monsoon Wedding. Il film, che riesce ad essere originale nello scandagliare un tema abusato come l’11 settembre, ha fatto da apripista ad una lunga serie di lungometraggi che, in un modo o nell’altro, hanno parlato di fondamentalismo religioso e non, proponendo il loro punto di vista da una prospettiva mai banale. E’ questo il caso di The Master, di gran lunga il film più atteso della rassegna, che, a detta di molti, si candida a giocare un ruolo da front-runner nella notte degli Oscar. Il lungometraggio, scritto e diretto dal talento cristallino di Paul Thomas Anderson (Magnolia, Il Petroliere), narra le vicende del fondatore di una setta negli Stati Uniti del secondo dopoguerra, concentrandosi sul rapporto viscerale tra il maestro ed il suo discepolo prediletto, uno sbandato alcolista ex-marine. Inutile dire che il film abbia scatenato preventivamente notevoli controversie, in quanto la vicenda ricorda moltissimo la storia di Ron Hubbard, fondatore di Scientology – la setta di cui Tom Cruise è uno dei massimi esponenti. I ben informati sostengono che il regista abbia addirittura mostrato in anteprima la pellicola all’amico Cruise, che pare sia rimasto piuttosto infastidito da alcune scene del film. Il tema del fondamentalismo religioso è centrale anche nella pellicola israeliana Fill the Void di Rama Buhrstein, commovente ritratto di una comunità ebraica ultra-ortodossa di Tel Aviv. Degno di nota sicuramente anche Wadjda, primo film mai realizzato in Arabia Saudita da una regista donna, commovente riflessione sulla discriminazione femminile. Il ricco programma proposto da Barbera ha inoltre saputo spaziare su altri argomenti centrali della società odierna. E’ emblamatico in questo senso il Leone d’Oro di quest’anno: lo straordinario Pietà di Kim Ki-Duk (L’Isola, Ferro 3), una durissima critica alle società ultra-capitalistica della Corea del Sud. Egualmente degno di menzione è poi il vero e proprio film-scandalo della Mostra, ovvero Spring Breakers del regista cult Harmony Korine (Gummo): una vera e propria epopea trash-psichedelica in cui, utilizzando come muse le icone dei ragazzini di mezzo mondo (Selena Gomez, Vanessa Hudgens), Korine è in grado di descrivere in maniera spietata e a tratti commovente la deriva della gioventù americana. Al termine della Mostra, come di consuetudine, la giuria si è ritirata per deliberare e decidere a quali film assegnare i premi, i tanto agognati Leoni. Alla fine i premi principali sono stati spartiti da Pietà e The Master, due film che hanno saputo conquistare sia la critica che il pubblico. A The Master è andato il Leone d’Argento per il Miglior Regista (Paul Thomas Anderson), assieme alla Coppa Volpi ex-aequo per l’interpretazione dei due attori protagonisti. Il premio principale, il Leone d’Oro, è stato però assegnato a Pietà di Kim Ki-Duk. Ricordo con estremo piacere il momento esatto della proclamazione del vincitore: mi trovavo in una sala stampa incredibilmente gremita, con gente seduta addirittura per terra e con lo sguardo rivolto verso un grande televisore. Quando il Presidente di Giuria Michael Mann procla-

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Tu che hai la passione per i maiali, guarda la foto


mò la vittoria di Kim Ki-Duk, si levò un’incredibile ovazione da parte di tutti noi. In quel momento il regista decise di fare una cosa mai vista prima al festival: iniziò a intonare Arirang, una canzone tradizionale coreana. A tale spontanea manifestazione di gioia seguì un applauso emozionato, sentito ringraziamento per tutto ciò che il regista coreano ha saputo regalare alla platea veneziana. Il cinema italiano, che quest’anno ha trionfato a Cannes con il Gran Prix di Reality e a Berlino con l’Orso d’Oro di Cesare Deve Morire, non riesce quindi a conquistare la sua Venezia, sebbene titoli low-budget come L’Intervallo facciano ben sperare per il futuro. Degno di nota anche l’atteso Bella Addormentata di Marco Bellocchio, film bello ma non indimenticabile sulla vicenda Englaro, particolarmente apprezzato da parte della stampa italiana. Dispiace dover registrare la classica carenza di sportività tutta italiana, della quale non è esente nemmeno un mostro sacro come Marco Bellocchio: il regista emiliano si è infatti detto amareggiato per la scarsa riconoscenza ottenuta dalla giuria. Si ripete così lo psicodramma del 2003, anno in cui lo stesso Bellocchio vide sfumare all’ultimo il Leone d’Oro per Buongiorno, Notte e lanciò, assieme ai suoi produttori, anatemi contro la Mostra e la sua giuria. Quest’anno la storia si ripete e personalmente sono convinto che i registi italiani, Bellocchio in primis, non possano fare altro che rispettare le regole di una competizione in cui si può vincere così come perdere. E’ quindi il sorriso del trionfatore Kim Ki-Duk l’immagine che chiude undici giorni intensissimi che, sono sicuro, rimarranno a lungo impressi nella mia memoria. Non potrò mai dimenticare la prima volta in cui misi piede in Sala Grande, la prima proiezione con attori in sala, il primo applauso e i primi fischi post-proiezione. Ma soprattutto non potrò mai scordarmi la prima volta che incontrai lo sguardo fiero di Ki-Duk. Ciò avvenne esattamente quattro giorni prima della premiazione, durante la prima proiezione di Pietà in Sala Grande, per la quale ero incredibilmente riuscito a prenotare dei posti molto vicini rispetto a quelli del cast. Quando le luci in sala si alzarono al termine della proiezione, venne spontaneo a tutti i presenti di alzarsi in piedi e tributare un giusto ringraziamento ad attori e regista. E’ stato nell’incontrare per una frazione di secondo lo sguardo orgoglioso e commosso di Kim Ki-Duk che mi sono reso conto del senso ultimo di manifestazioni come la Mostra del Cinema di Venezia: favorire una continua condivisione di esperienze, di storie, di culture. Augusto Vighy, 5^AI

L’idea del maiale ti ha eccitato

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THE MASTER di Paul Thomas Anderson – Recensione da Venezia 2012 Leone d’Argento per la Miglior Regia (Paul Thomas Anderson) Coppa Volpi per il Miglior Attore (ex aequo Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman)

FreddieQuell (Joaquin Phoenix) è disteso a pancia in su, in bilico sul ponte di una nave. Il vorticare delle acque sottostanti impallidisce se confrontato al tumulto delle sue pulsioni interiori. Le braccia tese al cielo, la testa lievemente reclinata, Freddieè un uomo perso. E’ con queste splendide immagini che si apreThe Master, uno dei film più attesi dell’anno.The Master narra le vicende di FreddieQuell, marine che, reduce dalla seconda guerra mondiale, si ritrova solo e in preda all’alcolismo. Freddie, trovandosi in balia degli eventi ed incapace di prendere in mano la propria vita, entra in una spirale di violenza e pulsioni sessualidalla quale non sembra avere vie d’uscita.Tuttavia, un giorno si ritrova casualmente nella barca di Lancaster Dodd (Philip Seymour Hoffman), un guru a capo di una setta chiamata La Causa. I due uomini si incontrano ed entrano subito in sintonia: Dodddecide così di fare di Freddie il suo più fidato allievo. Nasce così uno strettissimo legame tra i due, che segnerà nel profondo la vita di entrambi… Paul Thomas Anderson è senza alcun dubbio uno dei registi più talentuosi di tutta Hollywood. Osannato da molti come l’erede naturale di Kubrick, da altri come il nuovo Altman, Anderson è a soli quarantadue anni un assoluto punto di riferimento del cinema mondiale. Il suo talento cristallino ha infatti prodotto capolavori del calibro di Magnolia e Il Petroliere, due dei film migliori degli ultimi quindici anni,nonchéautentici oggetti di culto per i cinefili di mezzo mondo. Quando un autore del calibro di Paul Thomas Anderson realizza un nuovo film a distanza di cinque anni dall’ultima uscita è quindi di per sé un evento, se poi l’ultima uscita in questione risulta essere Il Petroliere, un film che ha letteralmente fatto la storia recente del cinema, le aspettative diventano quasi insostenibili. E’ questa l’atmosfera che accompagna l’uscita di The Master, il grande ritorno sulle scene del regista californiano. La realizzazione del film è stata incredibilmente travagliata. Anderson ha infatti richiesto alla produzione un budget di 35 milioni di dollari, eccedendo largamente le disponibilità accordate. Le riprese così sono state sospese, fino a che una miliardaria non ha deciso di elargire una generosa donazione, permettendo che The Mastervenisse finalmente messo alla luce. Il progetto di Andersonè così sopravvissuto ai presunti tentativi di boicotaggio operati da poteri vicini a Scientology, che come molti sapranno è la setta religiosa più influente negli Stati Uniti, che annovera tra i suoi adepti il celeberrimo attore Tom Cruise. Risulta infatti evidente che vi siano chiare analogie tra tale movimento e La Causa, la setta descritta in The Master. Non solo, il profilo di Lancaster Dodd ricalca per molti versi quello di RonHubbard, lo scrittore americano che nel 1954 fondò Scientology e ne definì le rigide regole gerarchiche. In realtà il fine diThe Master non èsemplicemente quello di descrivere l’ascesa e i metodi di una setta americana del secondo dopoguerra: il film è infatti totalmente incentrato sul rapporto dipendenza psicologica che si viene a creare tra Dodd e Freddie, tra Maestro e Allievo. Tale legame è simbiotico, a tratti morboso, spesso tumultuoso. Le personalità dei due uomini si completano a vicenda, scontrandosi ed unendosi per raggiungere obiettivi comuni. Si scoprirà ben presto che non è solo Freddie ad avere bisogno di Dodd, la sua guida. Infatti, allo stesso modoil Maestro, sente il bisogno di avere con sé l’Allievo, l’unico in grado di completarlo veramente. Alla saggezza di Lancaster Dodd si uniscono così l’impeto e la forza dirompente di FreddieQuell, formando un connubio del quale sembrano giovare enormemente entrambi. E’ proprio su questo rapporto viscerale che si basa l’intera pellicola, in grado di regalare allo spettatore scene da antologia. Accade così che a Venezia, dopo appena cinque minuti di film, al primo monologo di Joaquin Phoenix il Palabiennale venga letteralmente giù per gli applausi a scena aperta dei suoi 1700 spettatori. Momenti da pelle d’oca che

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I pinguini hanno i pneumatici nascosti


solo manifestazioni come la Mostra e film come The Mastersono in grado di regalare. E’ poi da lodare la realizzazione tecnica del film, che ha nella fotografia un incredibile punto di forza. Paul Thomas Anderson ha infatti deciso, in controtendenza con la sempre maggiore diffusione del digitale, di filmare The Master in 70 millimetri, ossia con la “vecchia” pellicola. La scelta si è rivelata azzeccata in pieno: la nitidezza delle immagini è infatti risultata impressionante ed è riuscita a fornire uno straordinario effetto retrò del quale il film beneficia enormemente. Un plauso va anche alla martellante colonna sonora originale composta da Johnny Greenwood, chitarrista dei Radiohead che già nel 2007 collaborò con Paul Thomas Anderson per il sonoro de Il Petroliere. Al di là dell’impressionante cura per i dettagli tecnici, la vera forza di The Master è fondata sulla grande alchimia tra i suoi protagonisti: Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman. I due attori interagiscono magnificamente, intrecciando alla perfezione le loro straordinarie abilità recitative. Phoenix, che qui fornisce la miglior prova di tutta la carriera, è un fiume in piena: riesce ad esprimere al meglio le pulsioni che regnano nell’animo del suo personaggio senza mai scadere nel macchiettismo. Hoffman al contrario recita per sottrazione, cercando di arginare l’impeto di Phoenix e delineando con chirurgica precisione il profilo psicologico di un Maestro che si rivela essere problematico tanto quanto l’Allievo. Da menzionare anche una grande Amy Adams, perfetta nel rappresentare l’ambigua figura di Peggy, la glaciale moglie di Dodd. Nulla però rimarrà impresso nella mente dello spettatore quanto il ghigno beffardo e animalesco di Freddie Quell. Sarà semplicemente impossibile dimenticarlo. “Man is not an animal. We… are NOT part of the ANIMAL kingdom.” VOTO: 9

Augusto Vighy 5^AI

Direttamente dal cuore del mondo ecco a voi l'ultima perla dei Rhythms Del Mundo: Revival. L'idea al centro di quest'album è quella di fondere il sound latino con artisti occidentali e le loro canzoni più famose grazie alla collaborazione tra alcuni dei migliori musicisti africani e di famosi rappresentanti della musica occidentale. L'album vede la partecipazione di alcuni degli artisti più famosi della musica: Bob Dylan, Green Day, Coldplay, Dizzee Rascal, Gorillaz, Wyclef Jean, Franz Ferdinand, KT Tunstall, Groove Armada, Bebe, Augusto Enriquez, Afriqué e Zucchero. Con l'ormai classico marchio di fabbrica afro-cubano, "Revival" offre diverse sorprese musicali tutte finalizzate al supporto delle regioni colpite nell’ultimo anno da catastrofi naturali, tra cui Haiti, Cile e Tibet. Infatti, il ricavato dell'album viene devoluto in beneficenza all'organizzazione Artists' Project Earth (APE), che raccoglie fondi per le calamità naturali causate dal cambiamento del clima. Fino ad oggi APE ha dato il proprio contributo a più di 200 progetti umanitari volti a creare un mondo più sostenibile. Revival è stato preceduto dal singolo “Somebody To Love”, storico pezzo dei Jefferson Airplane, reinterpretato dalla cantante inglese KT Tunstall. Nell'album sono anche presenti brani storici come Stayin' Alive e Smells Like Teen Spirit. Niccolò Pellegrini, 4AT

Chi vuole leggere? Dovete dire:”Io voglio contribuire all'apprendimento pedagogico, io!”

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The 2nd Law Dopo tre anni di attesa, il primo ottobre 2012 è stato pubblicato il sesto capolavoro della mia band preferita, i Muse, che sono tornati veramente in grande stile con “The 2nd law”, un album che rimette completamente in discussione gli stili musicali che finora hanno affrontato. Di fatti come ha affermato il bassista del gruppo, Chris Wolstenholme, i Muse hanno tracciato “una sostanziale linea di separazione dai vecchi lavori”. Infatti, se una band si può spesso classificare in un genere musicale d’appartenenza, per questo gruppo il concetto non vale, e con the 2nd Law ora più che mai i Muse hanno dimostrato la loro ecletticità suonando canzoni che vanno dal rock, al dubstep, fino alla musica classica, il tutto con una naturalezza e malleabilità che va al di là del pensabile. Ciò che però è rimasto invariato è la profondità dei temi trattati nelle loro canzoni; infatti loro con cinismo e sarcasmo riescono ad analizzare gli aspetti negativi della società odierna. Ecco a voi le tracce dell’album: 1. Supremacy – 4:55 Madness – 4:39 1. Panic Station – 3:04 2. Prelude – 0:57 Survival – 4:17 Follow Me – 3:50 1. Animals – 4:22 2. Explorers – 5:46 3. Big Freeze – 4:39 Save Me – 5:08 (Chris Wolstenholme)

1. Liquid State – 3:02 (Chris Wolstenholme) 2. The 2nd Law: Unsustainable – 3:48 The 2nd Law: Isolated System – 4:59 Oggi però, voglio solo consigliarvi quelle che mi hanno colpito di più, e che certamente per il loro carattere atipico non sentirete mai alla radio, per lasciare più spazio ai vari Rihanna, One Direction e via dicendo. La prima traccia si intitola Supremacy, e già dal titolo si può capire come l’album parta subito forte. La canzone contiene molti temi cari alla band, come l’alienazione per mezzo della tv e della nostra illusoria idea della libertà odierna, in quanto grazie proprio alla tv, e ad altri mezzi, un potere superiore al nostro ci tiene sempre imbrigliati. Proprio per dare il concetto di questo scontro, la canzone contiene momenti di apparente calma, intervallati da pezzi rock in cui il falsetto di Matt Bellamy crea moltissime emozioni, anche contrastanti, che danno proprio l’idea dell’ansia e del pericolo che il testo vuole trasmettere. Il secondo pezzo che mi ha colpito è Panic Station, brano veramente bizzaro, visto che presenta un basso in stile Red Hot Chili Peppers, mai attuato dai Muse, per un testo altrettanto strano, che invita ad usare di più l’immaginazione, strumento che ai giorni nostri si è un po’ perso per via dei mass media, e a fare ciò che realmente ci piace, ribellandoci agli schemi comuni della nostra società.

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Non è un cilindro, questa è una patata.


Il dodicesimo e il tredicesimo singolo sono però ciò che veramente volevo sentire dai Muse, cioè dei pezzi strumentali che vengono interrotti solo da stralci di notizie prese dai telegiornali. Unsustainable è certamente il pezzo più discusso dell’album, visto che presenta spezzoni di dubstep (musica elettronica con l’ausilio di svariati strumenti) eseguito però solo con la chitarra elettrica del cantante. La base della canzone però è musica classica accompagnata dal suono di una batteria e dalla voce di una giornalista che annuncia, con voce disinteressata e tutt’altro che partecipativa, che il mondo è al baratro e al collasso e che se manteniamo le nostre tendenze, l’uomo diventerà appunto insostenibile come dice il titolo della traccia. Ed è proprio in questo momento che si inserisce il dubstep, a sottolineare la drammaticità della situazione ecologica mondiale. Si può dire che in questa canzone il solista è proprio la chitarra, che con i suoi suoni simili a lamenti e gemiti accentuano la profondità del tema esposto, e anche il grido di Matt a metà canzone, pieno di rancore e frustrazione rendono proprio l’idea della problematicità della questione Terra. Anche Isolated System è strumentale, ma mentre unsustainable aveva ritmi molto forti e scanditi, questa è più melodica e lenta, adatta per dare un messaggio di possibile rinascita, attuabile se tutti noi ci impegniamo per trovare un obiettivo comune. La canzone che però mi ha colpito di più, è certamente Animals, visto che è probabilmente il messaggio finale perseguito dai Muse, il tutto in uno stile innovativo, accompagnato da musica lenta, fino all’arrivo del punto centrale dove la musica jazz sfocia in un assolo di chitarra molto sentito, che fa riflettere sulle parole della canzone. Si tratta del nostro cinismo nei confronti delle debolezze delle altre persone: al giorno d’oggi infatti sono tante le truffe per sfruttare chi non riesce a reggere il ritmo della competizione; come animali infatti, vale anche tra noi la legge del più forte, e chi non vince soccombe, per lasciare spazio a chi è più spietato.

Gerardo Graziano,3^DSA

Da una trentina d’anni il computer ha fatto un’irruenta entrata nelle nostre vite e vi si impone con sempre maggior vigore, forte della sua strabiliante utilità e potenza per quel che riguarda il campo socio-economico e la comunicazione. Ormai in ogni famiglia ce n’è almeno uno, ben sistemato vicino alla televisione e quasi ogni cittadino possiede almeno un cellulare e un mp3. Anche le scuole si sono adattate, fornendo servizi tecnologici agli studenti: il sito della scuola, il registro online, la posta di classe, le lavagne luminose, persino tablet che sostituiscono i costosi e pesanti libri di testo. Tutto ciò ha un’immensa quantità di punti a favore, basti pensare alla velocità di comunicazione scuola-famiglia, alla possibilità di accedere rapidamente ad Internet e trarne materiale didattico. C’è soltanto un dettaglio, un po’ trascurato, ma che vale la pena di essere ricordato: in mezzo a tutto questo, dove vanno a finire i libri? Fin dai tempi più antichi sono stati i principali mezzi di comunicazione, di trasmissione del sapere, di studio e oggi contengono la nostra cultura, legislazione, i diritti, i doveri… Tutto questo è stato sostituito da archivi digitali, eppure i libri non sono ancora scomparsi, anzi, ce ne sono sempre di più.I libri sopravvivono ancora, impolverati nelle nostre librerie, negli zaini degli studenti “più anziani”, e ne vengono scritti a centinaia ogni anno. E’ cambiato, però, il modo di “viverli”: c’è chi li legge sull’I-phone, chi li ascolta con le cuffiette nuove, chi ne legge solo la recensione su qualche sito famoso… Tutto questo perché sono cambiati i ritmi, la mentalità, le priorità. Si è immersi in un mare di stimoli, informazioni, interruzioni, nella mentalità del “tutto e subito”, che ci fa perdere di vista uno dei piaceri intellettuali di cui si può facilmente godere: la lettura. Il libro è certamente ancora molto importante… Lo deve essere! Non è possibile, infatti, che si possa studiare davvero davanti al computer, senza poter sottolineare le cose importanti, prendere appunti o sfogliare le pagine del libro di testo o godere di un avvincente libro, senza poterne toccare le pagine e la copertina o sentirne il profumo. La lettura regala sensazioni uniche, che accompagnano nella crescita e insegnano molto, sia didatticamente, che moralmente. E’ auspicabile che la nostra società non sia così ingenua da lasciar scomparire questa possibilità che la lettura offre, ma ne ricordi e ne protegga il valore, come si faceva una volta, quando non vi era nient’altro e i ragazzi invece di giocare ai video-games, si trasformavano in maghi , cavalieri, principi, draghi e sognavano, ridevano e piangevano anche su un pezzo di carta.Penso che tutto ciò non sia così difficile, basta trovare un po’ di tempo e un po’ di solitudine, dopo aver guardato il proprio programma preferito o tra un “tweet” e l’altro. Niente vieta poi di postare la recensioni su Facebook, così’ magari qualche altro “cyber-uomo” ne ricorderà l’importanza.

Anna Carollo, 4^BLG

Non è tutto latte ciò che è bianco.

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101 MODI DI RISPONDERE AD UN ACCUSA DI FURTO DI IPAD. PARTE I: SI CERCANO IMPROBABILI SCUSANTI. Ho rubato l’iPad perché… Salve, sono Troy McClure! E ora stai leggendo questa frase imitando la mia voce Volevo provare nuove esperienze Non l’ho fatto apposta Non sono stato io Il mio cane ha mangiato i compiti Il mio cane ha mangiato anche l’iPad Il mio cane mangia tutto Non so cosa fare il doposcuola Il mio non mi bastava L’ho visto prima io L’anno in America volevo farmelo anche io Non so cos’è Nonostante tutto, la carta igienica in bagno ancora non la vedo

PARTE II: AMMESSA LA COLPA, SI CERCANO VALIDE MOTIVAZIONI Ho rubato l’iPad perché… 14) Sono un cleptomane 15) Odio gli Americani 16) Il Quadri mi ha educato al furto 17) Odio le scuole di serie A 18) Il preside non legge le lettere 19) Dio lo vuole 20) Mi è apparso in sogno Sono mega trasgre Io può Voleva scrivere un articolo sul suo viaggio all’estero e non glielo volevo far fare Gli Scozzesi hanno dei cognomi da biscotto Pinpirulin piangeva, voleva mezza mela, la mamma non l’aveva, e Pinpirulin piangeva Il mio cane ha mangiato Pinpirulin

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Il mio cane ha mangiato anche la mezza mela Sono bastardo dentro e alla fragola fuori Così poi finivo nel Quadrifoglio Ci stiamo solo frequentando Sono contrario all’aborto Non è fame, è più voglia di qualcosa di buono

PARTE III: SI SCADE IN PROVERBI E CITAZIONI Ho rubato l’iPad perché… L’erba del vicino è sempre più verde E’ rosso di sera Chi la fa, LA FA. Chi va con lo zoppo impara a rubare iPad Tanto va la gatta al lardo, che ti fo**o l’iPad Alla tua età, saltavo i fossi par lungo A sentarse so do careghe, el culo se sbrega A viaggiare te te scanti fora, ma chi che l’parte mona torna ‘ndrio mona uguale Un iPad non fa primavera Ad iPad donato non si guarda in bocca Vincere…e vinceremo! iPad al volante, pericolo costante Del maiale non si butta via niente Pancia mia, fatti capanna! Sono soldi spesi bene (i tuoi) Chi fa da sé, fo**e un iPad Una mano aiuta, ma due sono meglio Piove, governo ladro!

Non è un cilindro, questa è una patata.


PARTE IV: SI CERCA DI COMMUOVERE L’INTERLOCUTORE Ho rubato l’iPad perché… Ho il diabete Ieri mi è morto il gatto Oggi è morto di nuovo Sono annalfabetta I martiri delle foibe Il mio cane ha mangiato il gatto (di nuovo) Il mio cane continua a mangiare tutto Il mio cane ha un tumore al cervello; ma tanto mangia lo stesso Il fumo ha ucciso mio padre e stuprato mia madre Ho vissuto un’infanzia difficile I bambini dell’Africa La fame nel mondo L’effetto serra L’effetto boomerang Lui non era come tutti gli altri. Lui era diverso!

PARTE V: DELIRIO BRUTALE Ho rubato l’iPad perché… Oggi è venerdì Dove c’è Barilla c’è casa Siam Lelli Kelly, le tue scarpine oiè Mio padre è un albero C’è del marcio in Danimarca E’ finita la maionese L’inverno sta arrivando Il granaio è vuoto, mio signore Sono fatto della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni Comunque so fare di meglio Il mio pianeta ha bisogno di me Tutto questo NON HA SENSO E’ nella lista di nozze Ho la bici in riserva Non è colpa tua. Ma ho bisogno di un po’ di

tempo per me stesso Habemus papam Fra il dire e il fare c’è di mezzo “E IL”. La droga Così mò ti incazzi Sono un pirata Non mi prenderete mai! E’ quello della Lola! Aaaaaah, sono appena tornato… C’è chi dice NO La mamma di Gaspa non vuole I cavalli sono delle persone orribili 92) Non credo all’oroscopo, credo all’oro come scopo (FACEPALM) 93) Smithers, libera i cani! 94) Hai più culo che anima 95) Il piccione tru e il tacchino glu glu glu 96) Da grandi poteri derivano grandi responsabilità 97) Le vie del signore sono infinite 98) Non mi guardi mai negli occhi quando lo facciamo 99) Non preferiresti invece dei deliziosi cereali Cheerios? 100) Perché, se è così, ti dico sì 101) Es la respuesta a mis oraciones.

Di Matteo Graziani & Niccolò Pellegrini, 4^ AT

31500? Com'è possibile? Serve un numero maggiore di 5000.

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Haec decalogus ideatus est a celeberrimo poeta et cazzaro horatius ut tantum agognatam sufficentiam conseguire et illum sadicum ac multum rompiballem magister plagosus fregare magno cum godimento. Tramandatus est in secula seculorum et usatus est a innumerevolis discipulis nullafacentis et fancazzaris scarsissimis cum risultatis (motivus inimmaginabilis est…). P.S. in haec lista studere non contemplatum est nessuno modo P.P.S eventuales figures ex sterco causatas a compulsivo utilizzo huius guida per imbecilles non sunt culpa auctoris, qui nullo modo penalmente perseguibile est. Ut compitus mathematicarum vitare: 1) classica ac intramontabilis danza pioggiarum facere 2) orare magna cum vehementia iovem, iuppiter et alios deos qui in pantheon latino, azteco, ittito et sumero sunt 3) simulare morbum mortiferum ac pestilentialem ut pietas sadicum parentum movere 4) si puntus tertium fallit (multum probabile est), vere contrahere morbum mortiferum ac pestilentialem 5) usare ritos qui lingua moderna “voodoo” dicti sunt 6) si non est possibile vitare compitus, se adfidare ad potentiam superiorem atque inperscrutabilem ( = fottutus es) Ut interrogatio cazziante vitare: 7) orare omnes santos, cherubinos et seraphinos ut moltiplicatio giustificationum possibile sit 8) mimare attaccum hystericum atque hepiletticum plurimum 9) piantum movere in magister cum narratione disgratiarum familiarum (“meus cuginus quinti gradi unghiam spezzavit”) 10) corrumpere compagnum cum magna copia regalo rum ( potest esse necessarium vendere renem) ut immolat se in interrogazione 11) inscaenare tragediam graecam (“meus capibara crepavit!!”) 12) … mantellus invisibilitatis?? 13) ire in pellegrinaggium 14) fugere cum circum moirae orphei 15) orare ut schola colpita sit a septem plagiis egypti (compresa invasio cavallettarum) /epidemia pestis/ catastrophe naturale ad sceltam 16) mutare sistema solaris (et identitatem) Ut sufficentiam raggiungere in versione linguae latinae: 17) ave maria, gratia plena… 18) consultare oraculum delphicum 19) sperare ut oroscopus bonus sit

Ut supervivere ad eum modernum lager quod est schola: 20) legere celeberrimum quadrifolium (salus per omnibus studentis disperatis), quod ab antiquitate notum est!! Giampietro Squaqquara,5^AI

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Stud: “I wash a lot of TV”


Storia di un'amicizia indissolubile

“Il Paese va allenato. Dobbiamo usare un po' di bastone e un po' di carota e qualche volta dobbiamo utilizzare un po' di più il bastone e un po' meno la carota. In altri momenti bisogna dare più carote, ma mai troppe”. (Cit. ministro Profumo). Signori, amici, compagni! Direttamente dall'orto di casa, ecco sbucare una citazione a dir poco bizzarra! Quale oscuro e misterioso messaggio vuole condividere con noi il nuovo ministro dell'istruzione? Bé, si potrebbe lodarne l’incisività, la decisione. Si potrebbe convenire con il sagace artefice di questa inoppugnabile verità, sotto certi punti di vista! Si potrebbe sentire la mancanza di un metodo deciso per risvegliare la nostra economia, la nostra voglia di fare, risollevare il nostro paese dalla crisi finanziaria che pare scaraventarci in un abisso senza fondo. O forse il caro ministro non vuole fare altro che prepararci a una nuova epoca di rivoluzione agraria in cui le carote governeranno il mondo da sovrani padroni (a soli 99 centesimi al chilo) e noi finiremo sottoterra? In ogni caso sembra ovvio che ci siano ancora degli effetti collaterali dovuti allo spostamento del nostro beneamato ministro, prelevato di forza dal “reparto agricoltura”... Ma saranno solo effetti collaterali, o l’onorevole Profumo è in preda ad un raptus ortofrutticolo? Chissà…almeno quel tanto che basta, comunque, per paragonare i cittadini italiani ad una massa di equini decerebrati. L'unica alternativa che ci resta è interpretare questo messaggio come un invito a dare il meglio di noi stessi in questa valle di lacrime! A voi tutti il nostro più sentito augurio di uscire vivi da questo baratro. So che alcuni di voi potranno pensare che stiamo esagerando, paragonando il liceo ad un'avventura omerica, ma non è così. Si sa che all'orizzonte sorgerà una speranza lontana: l'estate. Disgraziatamente, però, diversi ostacoli si frappongono tra voi e la spensieratezza estiva; ecco a voi, un buffèt di piatti da tutto il mondo direttamente nella vostra testolina: arrosto d'angoscia, paté di aritmia cardiaca “cotta in bestemmie” e zuppetta di depressione profonda. Insipide pietanze condite a piacere da tante ripetizioni e molteplici visite ai diversi sportelli che il nostro lussuoso ristorante si fregia di proporvi…per la vostra gioia! FACCIAMO TUTTI UN BEL SORRISONE…:) In questo scenario così apocalittico non si può fare a meno di fare un po' di autoironia, concedendosi il lusso di sorridere su quello che ci succede. Dopotutto, quello che non uccide, fortifica (vorrei poter dire lo stesso dei debiti scolastici, sigh...). Ma non preoccupatevi! Se sarete perseveranti e non perderete di vista il traguardo, potrete godervi il dessert aspettando tranquillamente la timida alba. Signori e signore, questo è il menù che quest’anno vi propone il liceo “G.B. Quadri”! Ora volete ordinare? Tranquilli, le carote sono finite… Per il bastone, invece, c’è da aspettare venti minuti. Matteo Graziani e Niccolò Pellegrini, 4^AT

Fra un po' vi uccido!

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Giuseppe Rigobello , 2^ ASC

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Le allusioni si possono sprecare.


Il fior virginal avea salvo, mi ha permesso di arrivare “integra�.

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Lo voglio fino a 86 cm.


1) Fra questi, quale nome daresti al tuo animale domestico? A. Fuffy B. Temistocle C. 2370 D. Louis E. Cocca 2) Quante ore sta solo in casa in media al giorno? A. Mezza B. 12 C. 24 D. 26 E. 1.62 3) Quando lo chiami... A. Non capita mai: è sempre con me. B. Risponde ma non lo trovo. C. Non capita mai: so sempre dov' è. D. Scappa. E. Orecchie da mercante. 4) Quante volte al giorno lo nutri? A. 5: mangia con me. B. Una volta ogni tre giorni. C. Una: tutto il giorno. D. Si nutre da solo. E. 2: mattina e sera. 5) Scegli un aggettivo tra questi che rappresenti la sua bellezza: A. Soffice B. Intrigante C. Immensa D. Bianca d' antico pelo E. Piumosa 6) Scegli un aggettivo tra questi che rappresenti il suo odore: A. Favoloso (shampoo) B. Dati non pervenuti C. Inseparabile D. Nauseabondo E. Arrosto

7) Dove dorme? A. Con me, ovvio! B. Nel suo lettino. C. Dovunque. D. Nel suo habitat. E. Con le sue colleghe. 8) Cosa pensano i tuoi familiari di lui? A. Boh! B. Lo vorrebbero per sé. C. Ne basterebbe mezzo. D. *censura* E. Magari le facesse d' oro! 9) Cosa pensano i tuoi familiari di voi due? A. Chissene! B. Odi et amo. C. Odi et odi. D. *censura* E. Pappa e ciccia. 10) Il vostro primo incontro: A. Per strada. B. Al negozio di animali. C. Mi è stato regalato. D. Reparto frigo. E. Mi è saltato addosso. 11) In caso di parità fra due o più lettere: lo sposeresti? Sì: scegli la lettera che in ordine alfabetico viene prima. No: scegli la lettera che in ordine alfabetico viene dopo. Saresti un ottimo padrone di... (Maggioranza di...) A. Un gatto! B. Un camaleonte! C. Un elefante! D. Una nutria! E. Una gallina!

Ma questo libro è proprio una schifezza sacrosanta!

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