Marzo 2012

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Editoriale

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Stupro di gruppo

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Intervista al preside

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Recensione musicale

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Scambio Olanda

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It’s a long way to the top

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Musica nel sangue

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115 609 1T

Pag. 20

Festa di Natale

Pag. 7

Maya

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L’angolo degli ex

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Finanza

Pag. 23

Esperienza Australia

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Cittadinanza

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Groenlandia

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Allenatori

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We are the 99%

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Fumetto

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Diario

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Origami

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Concorso Anoressia

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Origami e giochi

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Atanasio Valentina Bedin Veronica

Disegni

Maistrello Davide

5^AI

1^CSA Mecenero Marta

3^ALG

Bernardotto Simone

2^DSA Meledandri Cecilia

Cacciavillani Davide

2^DSA Nodari Marina

2^DSA

1^DSA Ranasighe Aruni

4^AT

Cardo Giada

4^ALG Savoca Enrico

5^BST

Cavaliere Elisabetta

4^AT

4^AI

Campesan Andrea

Fanton Margherita

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4^AT

Impaginazione

Frasi dei prof.

Direttore

Squaquara Giampietro

3^ALG Todescato Eleonora

Disegni

Vighy Augusto

4^BLG

3^BLG

Gallo Anna

4^AT

Giacoppo Maria Josè

1^ASE Violi Federica

2^DSA

Giuliari Giacomo

4^AI

1^ASE

Graziano Gerardo

2^DSA Zulian Giacomo

Zanoni Marco

Si vede proprio che il vostro compagno A. è assente, lui l'avrebbe saputo.

4^AI

2^DSA


Cecilia Meledandri, 4^BLG Carissimi lettori, scrivo questo editoriale durante un assolato pomeriggio di Febbraio, in seguito a lunghe ore passate a pensare che devo farlo ma a procrastinare comunque, guardando video su YouTube. Ho ancora la testa in modalità relax dalle vacanze di Carnevale, che sono state manna dal cielo per quanto riguarda me ma credo anche tutti voi. Il problema ora è ricominciare! Ma bando alle lamentele e passiamo ad argomenti più seri: questi due mesi sono stati particolarmente pieni di avvenimenti nella nostra scuola, a cominciare con l’immancabile concorso per il Viaggio della Memoria (a proposito, bravissimi tutti! :D), per continuare con una lunga serie di conferenze, un convegno e il concorso letterario Xausa-Cimmino. Insomma, Gennaio e Febbraio 2012 molto impegnati, ma ci piace così! Questo secondo numero contiene uno scoop degno dei “migliori” giornali di gossip in circolazione: l’intervista al nostro Preside. Le nostre due inviate speciali gli hanno rubato qualche minuto del suo tempo per fargli una serie di domande, e il risultato, ve lo assicuro, è stato molto interessante. Quindi non perdete tempo a leggere questo schifo di editoriale: girate pagina e buona lettura! Ah, siete ancora qui? Accidenti. Oh beh, parliamo di cose allegre, che non fa mai male. Si sente già nell’aria un’incredibile ventata di primavera, sconvolgente se pensiamo che Febbraio è appena finito e che fino a dieci giorni fa c’erano -3°C, però io personalmente non mi lamento, un po’ di caldino ci vuole eccome. Passeggiate nei boschi, Parco Querini che si ripopola, i primi coraggiosi che mettono piede in spiaggia.. Insomma, se tutto ciò è prevedibile che accada nelle prossime settimane, immaginate fra un mese o due, quando ormai le giornate saranno lunghe e il clima favorevole, quanto malediremo il fatto di non poter mettere piede fuori casa per via delle settimane di studio intensivo che sono per antonomasia associate ad Aprile e Maggio. Quindi il mio consiglio è di approfittarne, finché possiamo: ve lo dice una che si esalta come una bambina alla vista delle prime gemme sugli alberi del parco (oggi, tanto per dire, è successo!). C’è un’altra cosa che sento la necessità di dirvi, e che credo farà piacere a molti di voi: sono tornati i giochi (ma probabilmente l’avrete già visto da soli, se siete di quelli che aprono il giornalino direttamente alle ultime pagine per farsi immediatamente il Quadriverba!), quindi spero vi divertiate e, mi raccomando, non distraetevi durante le lezioni... *scroscio di risate* Che altro dire, godetevi questo inizio di primavera e, mi raccomando, non dimenticatevi di leggere i nostri articoli!

E' una scuola (stiamo parlando del Quadri) dove i professori sono molto bravi.

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Marina Nodari e Federica Violi, 2^DSA Com’è diventato preside? Io ero un insegnante di Italiano in una scuola superiore, in un Istituto Tecnico Commerciale per programmatori; insegnavo storia ed italiano, mi piaceva moltissimo. Gli insegnanti non possono far carriera: nascono insegnanti e rimangono insegnanti per tutta la vita. Mia moglie però pensava che potessi fare di più

In quale materia andava meglio e in quale andava peggio alle superiori? Andavo molto bene in italiano, poiché mi sono laureato in lettere. Non ho avuto invece grandi insegnanti in area scientifica; però se oggi dovessi guardarmi indietro credo che l’area scientifica sarebbe alla mia portata. Tant’è che adesso mi interesso di insetti, di botanica e ho curiosità a riguardo di tutto l’ambito scientifico. Nelle materie in cui andavo peggio non me le ricordo, ero un ragazzino bravo.

Studiava molto? Sono molto intuitivo e veloce nell’apprendere, cosa che ho sempre avuto come dote; non ho mai studiato.

Che tipo di scuola ha fatto lei alle superiori? Istituto magistrale e dopo ho fatto materie letterarie all’università.

All’università di Padova? No, io sono siciliano. Oliveri era il mio paese,vicino al promontorio di Tindari, bellissimo. Vi è anche il sito archeologico di una città greco-romana. Ed allora ho studiato in un’università vicino Messina.

Lei che è anche preside del Lioy …. tra Quadri e Lioy quale scuola sceglierebbe? Eh, sarebbe come chiedere ad un padre di scegliere tra i suoi due figli. Il preside deve essere il preside. Non mi sentirei di fare una scelta. Posso dirvi quali sono le differenze: è come se il Lioy fosse la tradizione e il Quadri fosse l’innovazione. Non dico queste cose dicendo che una è buona e l’altra è cattiva: sono tutte e due cose molto buone. Nel Lioy si è difeso il mantenimento dei valori più forti della scuola; e nel Quadri invece si è tentato di reggere il cambiamento che è intervenuto nella società e quindi si è tentato di adeguarsi al meglio a tutti questi cambiamenti per interpretare al meglio il ruolo della scuola. Sono diverse, ma sono due buone scuole!

Ha delle aspettative particolari per i propri studenti? Aspettative è una parola che non userei. Mi piacerebbe che gli studenti negli anni che trascorrono nella scuola secondaria superiore potessero dire alla fine che ne valeva la pena. Che uscissero consapevoli che quel percorso li ha aiutati a crescere. Mi dispiace moltissimo quando sento di gente che esce dalla scuola dicendo che non ne poteva più, che è stata una sofferenza, che è stata pesante, difficile; questo è un fallimento per la scuola.

Crede di avere l’ X-factor? Qualche talento piccolo piccolo ce l’ho, penso che ognuno di noi abbia un talento. La cosa interessante è di avere il talento giusto nella posizione in cui ci si trova a lavorare. Se questa è la chiave di lettura, credo di avere i talenti che mi servono.

Un pregio ed un suo difetto. Un pregio è che credo in quello che faccio. Un mio difetto è che non riesco sempre ad avere la pazienza di

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Lui è un maschio, lei è una femmina, cosa fanno insieme? Mi pare evidente.


costruire , un passetto alla volta. Mi piacerebbe andare più spedito perché credo in quello che faccio, mi sembrano evidenti, e vorrei che si realizzassero immediatamente.

Che animale vorrebbe essere se dovesse esserlo? Preferisco essere un umano. Ma se proprio dovessi, vorrei essere una farfalla. Vita breve ed intensa. Con diverse fasi evolutive, cambiamenti, passando da uno stadio all’altro.

Abbiamo visto vicino al laboratorio numerose sue foto. Come è nata questa passione? E’ nata tanto tempo fa, il mio incarico di presidenza era a Verona; quindi partivo alla mattina alle cinque in macchina da Malo, dove abito, parcheggiavo a Vicenza poi prendevo un Espresso ed arrivavo a Verona, dove prendevo un pullman per arrivare dall’altra parte della città dove c’era la scuola. Ci mettevo ore per fare questo percorso. Poi facevo il mio lavoro e quando dovevo ripartire, avveniva il procedimento inverso. Arrivavo alla domenica che ero distrutto. E ho notato che mi aiutava moltissimo andare a passeggiare; per riempire il tempo di questa passeggiata, ho trovato interessante portarmi dietro la macchina fotografica; ed è qui che ho imparato a fotografare. E le cose che mi piacciono sono le cose più piccole, quindi gli insetti mi piacevano in particolare. Ora mi dedico, quando posso, a fiori rari

Quali montagne Le piacciono di più per passeggiare? Sono affascinato dalle dolomiti. Però sono lontane, e non sempre posso andarci perché ci vuole tempo. E quindi vado spesso sul Pasubio, Carega, Summano o Novegno.

Lei ha figli? Sì, due, Maddalena e Carla

Avrà passato del tempo con loro a vedere dei cartoni animati. Quali erano i suoi preferiti? A me piacciono molto i cartoni animati ed anche i fumetti. Mi piacevano molto i cartoni animati di quando io ero piccolo, e li ho riproposti tutti ai miei figli. Mi piaceva soprattutto bip-bip, quella specie d’uccello che corre, ricorso dal coiote che ha mille disgrazie.

Qual è il suo fumetto preferito? Beh, fumetti … ecco non fumetti che raccontano storie, da ragazzino leggevo Black Macigno e Capitan Miki, . Erano entrambi due personaggi western. Invece attualmente amo moltissimo le strisce , molto profonde e belle, che fa l’autore di Mafalda. Il programma televisivo di cui non perde nessuna puntata? Guardo poco la televisione. Mi piace seguire le trasmissioni di approfondimento politico. E poi per il resto, poiché alla sera devo fare delle cose e quindi non riesco a dire: “Adesso accendo la televisione” e a guardala, compro molti film in dvd e guardo quelli; oppure come passatempo leggero guardo delle serie, solitamente fantascientifiche, ad esempio x-files o star trek.

Se dovesse fare un viaggio per il mondo, dove andrebbe? Ho due sogni. Uno di andare nelle Ande e l’altro costeggiare tutto il Nilo. Purtroppo adesso mi hanno rinviato la pensione e dovrò rimandare.

Cosa ne pensa del nuovo governo di Monti? Io credo che utilizzi misure dure, ma probabilmente necessarie. Dovremmo fare la nostra parte, e io la farò non perché sono bravo ma perché devo farla.

E' il sonetto, non il sonnetto, che è quello che fate voi alla prima ora del giovedì.

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Cecilia Festa e Valentina Miotto, 3^AT Noi abbiamo capito come vivono loro, ma loro avranno capito come viviamo noi?? Ebbene si, è Ottobre, si è aperto da poco il nuovo anno scolastico e l’Olanda è ritornata ad essere il nostro pensiero fisso. Dopo essere andate con la nostra classe, la 3AT, a Breda l’aprile scorso, tocca ai nostri corrispondenti olandesi essere ospitati nelle nostre case dal 14 ottobre, per conoscere la nostra città e per sopravvivere al nostro stile di vita. Tutto è passato così velocemente: Abbiamo visitato la nostra Vicenza, la bellissima Venezia, la romantica Verona, e la saccente Padova, per noi tutti luoghi comuni e conosciuti, che per loro sono stati campo di battaglie fotografiche all’ultimo rullino: una caccia esagerata alla foto migliore per avere un ricordo tangibile dell’Italia, per avere una prova concreta di essere stati neinostri siti storici che, fino a quel momento, erano per loro un’immagine vista soltanto nei film. I nostri corrispondenti, abitanti di una verde e infinita pianura, con case a schiera stereotipate, si sono meravigliatialla vista di una semplice collina e delle nostre case, tutte diverse l’una dall’altra, così particolari e colorate, da renderle anch’esse oggetto di continuo interesse. Che strano vedere come i visi dei nostri amici olandesi si riempivano di stupore alla vista del cosiddetto “magic gate”, più comunemente chiamato cancello automatico, oggetto che, evidentemente, da loro non è così usuale. Abbiamo passato 24 ore su 24 a parlare del più e del meno, esercitando il nostro inglese e tentando di apprendere, senza alcun successo da parte nostra, alcune parole della loro complicata lingua. Diciamoci la verità: abbiamo camminato continuamente tutti i giorni; si tornava a casa alla sera arrancando sulle scale, ma sapevamo di avere soltanto una settimana a nostra disposizione, quindi abbiamo messo la stanchezza da parte per poter godere al massimo della loro compagnia organizzando ogni sera qualcosa da fare tutti insieme. Ancora una volta il tempo passato insieme è volato, e in un lampo era già giovedì 20, giorno in cui era previsto il loro rientro a casa; così come da programma abbiamo organizzato una festa di addio a cui hanno partecipato anche i nostri genitori. Tra pizzette e canzoni siamo riusciti a trascorrere anche l’ultima serata in allegria scambiandoci fiori, abbracci, fotografie e qualche lacrima; li abbiamo poi accompagnati al pullman e salutati per l’ultima volta, tristi per l’avventura appena finita, ma contenti per l’opportunità avuta.

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Io per esempio sono nata nel … no niente, sennò vi calcolate la mia età!


Federico Castellan (3^ALG) Anche quest’anno la nostra scuola ha l’opportunità di partecipare al concorso musicale: “Musica nel Sangue”, proposto da AVIS, FIDAS e ABVS. Il liceo G.B.Quadri sarà rappresentato a livello regionale dal gruppo musicale “Light Keepers”,che si è già esibito nell’assemblea d’istituto di Dicembre. I “Light Keepers”(e con essi la vostra scuola!) avranno la possibilità di accedere alla fase semifinale del concorso se raccoglieranno abbastanza votazioni online. Ecco come votare già da adesso:

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Andate su questo link : www.musicanelsangue.it/school-contest-2011/ Cercate i due video dei: “Light Keepers” (sotto artisti) Accanto al video mettete “Mi Piace” (se avete Facebook) e/o Seguite la procedura per iscrivervi al sito come fans ed esprimete un giudizio in stelle (potete rivotare anche ogni giorno!) Per ulteriori informazioni rivolgersi a: Federico Castellan (3^ALG) .

Veronica Bedin, 1^CSA Quest’ anno al Quadri è stato sperimentato un nuovo tipo di evento in prossimità delle festività natalizie: le prime si sono esibite in uno spettacolo canoro. I partecipanti sono stati: la 1^Asc con “Do they know it's Christmas”; la 1^Bsc e 1^Dsc con “Happy Christmas”; la 1^Bsa con ”White Christmas”; la 1^Csa con “Shake up Christmas”; la 1^Dsa con “Let it snow” e la 1^Ase con “All I want for Christmas is you” . All’ inizio, nessuno sapeva bene dove e quando trovarsi per le prove, ma dopo molte riunioni è stato stabilito che si sarebbero svolte ogni mercoledì pomeriggio in Aula Magna. Durante questi incontri preparatori, la tensione dei solisti e delle classi che provavano per le prime volte davanti al piccolo pubblico delle altre prime era spezzata dalla simpatia dei musicisti, Giacomo Andrighetto al pianoforte; Nicola Furlan al basso; Claudio Sbicego alla chitarra solista; Michele Cristofari e Giovanni Munaretto alle altre due chitarre, i quali si mostravano ben disposti a ripetere più e più volte lo stesso pezzo fino a che non risultasse almeno accettabile. Ogni mercoledì ci trovavamo sempre in meno classi , ma quelle poche che sono rimaste si sono impegnate duramente per offrire una serata in pieno stile natalizio a genitori e professori. La sera della festa, il corridoio era gremito di genitori, mentre noi ragazzi eravamo chiusi dentro alle aule, con il divieto di scendere per vedere lo spettacolo delle altre classi. Dopo aver ascoltato le varie performance preparate per settimane, il pubblico ha applaudito e visto il suo calore, i musicisti hanno deciso di concedere una sorpresa fuori programma: ci hanno richiamato all’ ordine e coinvolgendo genitori e professori, abbiamo improvvisato la celeberrima jingle bells; tuttavia, nonostante il testo fosse proiettato sul muro, ben poche persone sono riuscite a cantare le strofe. Gli alpini, alla fine della serata, hanno offerto a tutti i presenti cioccolata calda e panettone, e nonostante qualche disguido organizzativo e una scarsa pubblicizzazione dell’ evento, ci auguriamo che questa serata possa entrare a far parte definitivamente dei molti eventi che contraddistinguono il Quadri

Dovreste saperlo con tutto il latino che fate! Ah già è vero, avete quasi tutti l'insufficienza allo scritto.

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Karla Hajman , Ex studente Mi trovo nell'Airbus A330 sulla linea Venezia-Berlino, sto volando grattandomi il capo e pensando a cosa scrivervi per il mitico Quadrifoglio. Sono passati nove anni da quando ho lasciato il Quadri, durante i quali e'successo di tutto, per cui ho un po' paura di far venire in mente delle idee strane ai lettori del giornalino! Che responsabilità! La mia storia del dopoquadri ha un inizio abbastanza semplice, tralasciando i 12 traslochi in 4 paesi: la laurea in Biotecnologie industriali a Padova, un breve flirt con l'University of Connecticut e poi il dottorato in Audiologia Sperimentale a Karolinska Institutet a Stoccolma. Quest'ultimo iniziato a pieno titolo, con un progetto sviluppato interamente dalla sottoscritta, sui meccanismi molecolari della perdita di udito dovuta allo stress.. iniziato e mai completato. Infatti, dopo aver avuto l'approvazione e i complimenti da tutti, mi sono resa conto di un piccolo dettaglio: non c'entrava niente con quel che volevo e sognavo di fare. Mi ricordo benissimo l'istante in cui, dopo aver rimosso e congelato a -80 C la coclea di un topo, ho fissato le mie mani con i guanti azzurri, ho guardato la sede del comitato Nobel per la medicina che stava giusto davanti alle finestre del mio lab, e mi sono chiesta: ma che c**** sto facendo??? E poi, la risposta: stavo perdendo il mio tempo. Il MIO tempo, a fare le cose che gli altri si sono sempre aspettati che faccia, a esaudire i desideri altrui. E io? Beh, a me le orecchie mi hanno sempre interessata, solo da un altra prospettiva. Forse non lo sapevate tutti, ma ho iniziato a suonare il pianoforte a 8 anni a Belgrado. Facevo il conservatorio. Nel 1999 dovevo dare gli esami del mio sesto anno, otto mesi di preparazione atroce per vedere la sessione di esami primaverile annullata, a causa del bombardamento, iniziato soli 10 giorni prima. E poi la storia la sapete - Vicenza e liceo Quadri e beh… le difficolta' burocratiche che non mi hanno permesso di continuare con i miei studi musicali in Italia. In tutta la mia vita, questo e' l'unico rimpianto che ho. E, allo stesso tempo, una delle lezioni più grandi: l'educazione non e' un dovere, l'educazione e' un lusso quotidiano. Ed e' questo rimpianto di cui si era ricordata anche la dottoranda prodigio Karla Hajman, su a Stoccolma.. e ha fatto due conti: per un dottorato a Karolinska ci vogliono almeno quattro lavori pubblicati, quindi circa sei anni di lavoro. Sarei arrivata alla soglia dei trenta senza aver speso un giorno vivendo per me stessa e per il MIO sogno. E questo per me era inaccettabile. A sedici anni ho lasciato il mio pianoforte a Belgrado, ma la musica me la ero portata dentro, quella non l'ha tolta nessuno, ne' la NATO, ne' l'universita', ne' io stessa sepellendomi nei laboratori. E così… ho reinstallato il sistema operativo partendo da zero: ho lasciato Stoccolma e sono andata a fare la musicista di strada a Barcelona. Ho pure speso/invesitito tutti i miei risparmi svedesi per farmi uno home studio musicale. Insomma, ho ricominciato da capo, ignorando le proteste dei miei prof, colleghi e genitori, le offerte (o meglio, offese) di pagarmi le sedute dal psicoterapeuta purché rimanessi a fare scienza. A tutti quanti ho detto: non sapete di cosa sto parlando, non sapete di cosa sono capace. E ora, a distanza di 3-4 anni posso dire con certezza: mai fatto una scelta più' azzeccata di questa, in tutta la mia vita. Perché' adesso si, posso parlare della MIA di vita. Posso

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Basta! Non lascio più la mia sciarpa firmata in aula insegnanti perché me la rubano!


parlare delle MIE scelte, dei MIEI errori, trasformati nelle MIE lezioni. E di lezioni ce ne sono state parecchie, più' che Karolinska mi avrebbe mai potuto insegnare - non perché' in un istituto di ricerca prestigioso non ci si possa imparare nulla: ci si può' imparare di tutto da per tutto, a patto che prima ci sia qualcuno veramente presente che lo possa imparare. Sono una di quei pochi fortunati che hanno da sempre saputo quello che vogliono dalla vita - insieme alle mani e le orecchie funzionanti, e' il regalo più' grande che abbia ricevuto. Altri si devono cercare, e questa e' credo la impresa piu' grande di ciascuno - trovare la propria vocazione da seguire con passione, dal primo all'ultimo attimo. Perche' un giorno sulla strada giusta vale 10 anni sulla strada dei compromessi, qualsiasi sia la professione uno faccia: scienziato, musicista, giardiniere, professore... Parlando di questi ultimi poi, posso dirvi con certezza che siete fortunati, perché' nella vostre aule ce ne sono parecchi che insegnano perché' lo amano fare. Una cosa che ho imparato sui palchi in giro per Europa e' quanto vale uno sguardo di interesse ed entusiasmo in mezzo alla folla. E voi dietro ai banchi rientrate nei i tipi di pubblico più' difficili: sfidare ogni mattina i vostri sbadigli e disinteresse e' un impresa. Una delle cose che fa male di più' a vedervi così addormentati e' il vostro tempo perso. Ma basta con le prediche! Non vi sto dicendo di mollare la scuola domani e darvi alla rockstaraggine, soprattutto perché' per quest'ultima servono le ossa, il fegato, i testicoli, l'amore incondizionato verso la musica, e quelle 18-20 ore di lavoro al giorno, sette giorni su sette. Ah si, e una disciplina ferrea. Vi dico solo di trovare voi stessi prima di qualsiasi altra cosa, prima di cercare qualsiasi altra persona. E' molto più' difficile cercare di relazionarsi con il mondo e le sue infinite variabili senza sapere chi si e' dentro in primis. E come farlo in pratica? Beh, entrando al liceo vi siete appena regalati cinque anni di pura e pregiatissima procrastinazione, dove potete imparare le cose di base e poi sperimentare qualsiasi altra cosa nel tempo libero. OK! Tra 35 minuti atterreremo a Berlino, quindi devo chiudere il mio Mickey (laptop) e anche questa lettera che si e' fatta un po' lunghetta. Oggi e' il mio 29. compleanno e non sono mai stata più' felice. Non cambierei nulla della mia vita, davvero. Non toglierei nessuno di quei sette anni passati a studiare biotecnologie. Tutto quello che ho imparato prima o poi e' stato utile: una volta a Barcelona ho scambiato il mio sapere in biochimica per le lezioni di giocoleria: i miei amici vegani ora hanno le ricette per i dolci senza uova e burro; io invece ho imparato a ballare con le catene di fuoco. Tutto quel che si impara e' importante, basta saperlo sfruttare al meglio.. persino la chimica organica. Ora scappo davvero che lo staff di EasyJet mi ammazza perché sto ancora usando il computer! Abbiamo appena festeggiato i miei 29 anni tutti quanti insieme nell' aereo, con tanto di cioccolata calda e Twix offerti dalla compagnia... e ci tengo a mantenere i buoni rapporti con EasyJet, visto quei 40 voli fatti l'anno scorso per "colpa" del mio tour europeo durato 344 giorni! Un saluto e un grazie speciale va a Vidali, Vicario, Merlin D., Cisco, De Cian, Cristoforo, Pozzato, Zin, Scuro, Acquino e Renato. Mi avete fatto un C*** quadrato. O meglio, quadrizzato. Ed e' anche grazie a voi, che oggi… quadra davvero tutto. P.S. Sto volando vestita da piratessa con un cappello largo 80cm fatto di corteccia di palma... giusto per non farci notare :)

La conversione in Italia è uno degli sport più praticati.

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Davide Maistrello, 5^AI Nella lingua locale si chiama Kalaallit Nunaat (la terra degli uomini), in inglese Greenland (terra verde), in italiano Groenlandia. La Groenlandia è una terra senza dubbio poco conosciuta; gli stereotipi che la caratterizzano quando, raramente, se ne sente parlare sono il freddo, la neve, il ghiaccio, forse gli orsi polari, una posizione sulla carta geografica che magari provoca discussioni (Sopra l’Europa? A nord della Russia? Fra la Russia e l’America?). Pochi sanno che oltre al ghiaccio e alle temperature polari effettivamente c’è di più, e che dietro l’etichetta di terra lontana, inabitata e desolata si cela una delle popolazioni più antiche e primitive del mondo, una storia estremamente particolare e, come rivela una recente teoria ancora tutta da dimostrare, forse il luogo dove ha avuto origine la vita sul pianeta Terra. Ma andiamo con ordine. La leggenda vuole l’isola colonizzata per la prima volta nel X secolo d.C. ad opera di Eiríkur Rauði (Erik il Rosso), guerriero ed esploratore norvegese, esiliato dall’Islanda per aver commesso, pare, un omicidio, che giunse alle coste della terra di nord-ovest di cui aveva sentito parlare insieme alla sua famiglia e ai suoi thrall (schiavi), vi si insediò e la chiamò Grønland, terra verde. Il nome può sembrare inappropriato per un’isola costituita da ghiacci per l’83% del suo territorio, ma bisogna ricordare che Erik sbarcò in Groenlandia attorno all’anno 1000, durante il celebre Periodo caldo medievale in cui la temperatura media del pianeta fu di oltre mezzo grado maggiore rispetto alla media del millennio precedente, e l’isola era indubbiamente più verde e meno ghiacciata. La Groenlandia fu quindi colonizzata in un primo periodo dagli islandesi, che prosperarono per vari secoli nell’area meridionale: risale al quattordicesimo secolo la nomina del primo vescovo di Groenlandia, Erik Gnupsson, eletto da papa Pasquale II. Il territorio venne abbandonato attorno al 1450 per l’abbassarsi delle temperature; il regno congiunto di Danimarca-Norvegia rivendicò la sovranità sul territorio e sui pochi abitanti rimasti nel 1721, finanziando anche una missione atta a restaurare la cristianità e a soppiantare la resistenza del paganesimo. Nel periodo del colonialismo il governo danese assunse il pieno controllo dell’isola nel tentativo di sfruttare le (poche) risorse a disposizione e di costituire una zona di immigrazione per i cittadini danesi; questi tentativi non andarono però a buon fine e anzi dopo la Seconda Guerra Mondiale la popolazione groenlandese si distaccò progressivamente dal dominio della Danimarca, fino allo storico referendum del 26/11/2008, dove una quota di favorevoli del 75,5% ha permesso di rivedere gli statuti dell’autonomia della Groenlandia, riconoscendo l’autonomia degli abitanti dell’isola, la gestione in proprio delle risorse naturali a disposizione, la possibilità di autogovernarsi e la creazione di una polizia autonoma. Sono tuttora in vigore le trattative per l’indipendenza completa dell’isola; rimane al momento ancora in controllo della Danimarca il sistema monetario groenlandese, che si regge, tanto quanto quello della nazione dominante, sulla corona danese. La capitale e principale centro della Groenlandia è Godthåb/Nuuk, in cui risiedono quasi 18000 abitanti. Qui sono nate varie personalità di rilievo internazionale, come il calciatore Jesper Grønkjær, che ha vestito la maglia della nazionale danese durante gli anni novanta e duemila, e l’attivista politico Angaangaq Lyberth, sciamano, guaritore, raccontatore di storie e portatore del Qilaut (tamburo del vento) presso una piccolissima comunità Inuit, il quale ha rappresentato il suo popolo durante alcune conferenze mondiali sul fenomeno del riscaldamento globale, come quella ormai celebre tenutasi a Copenaghen nel 2010. Con il referendum del 26 novembre, la Groenlandia è riuscita a ottenere il riconoscimento ufficiale della propria lingua, il groenlandese. La lingua groenlandese appartiene alla famiglia delle eschimo-aleutine e si divide in tre dialetti, il groenlandese occidentale o Kalaallisut (numericamente il più rappresentativo, con oltre 50000 parlanti), il groenlandese del nord o Avanersuarmiutut, e il groenlandese orientale chiamato anche Tunumiit oraasiat, dal nome della vecchia contea di Tunu. Caratteristiche peculiari del groenlandese sono la quasi totale assenza di parole composte a favore di parole derivate, la presenza di ben dieci casi del sostantivo (oltre al nominativo e all’accusativo compaiono anche l’assolutivo, l’ergativo, l’equativo, lo strumentale, il locativo, l’allativo, l’ablativo e il prolativo), come di consonanti pronunciate in modo inconsueto e assenti in altre lingue. Ad esempio la q, una delle lettere più diffuse, si pronuncia normalmente come un’occlusiva uvulare sorda; il suono puo’ essere facilmente prodotto strofinando la parte anteriore della lingua sull’ugola. C’è però da dire che il groenlandese è significativamente più semplice delle altre lingue del ceppo eschimese, sia per quanto riguarda la componente scritta (usa l’alfabeto latino e non quello inuktitut) che per la componente parlata.

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'Mo consegnate i cellulari che li rivendo al mercato di Napoli! Conosco un tipo che mi fa un buon prezzo!


La Groenlandia ha una propria bandiera e un proprio stemma. La bandiera è stata disegnata dal nativo groenlandese Thue Christiansen e adottata ufficialmente il 21 giugno 1985, anche se erano già stati fatti dei tentativi di sondaggio popolare nel 1973 da un quotidiano dell’isola che aveva proposto undici versioni (con colori che variavano dal verde al bianco e dal rosso al blu) della croce nordica, per determinare quale fosse il più gradito: aveva vinto però la bandiera danese già in uso. La bandiera attuale, che battè di stretta misura nel 1985 la croce bianca su sfondo verde di Tito Aachen, è composta da due bande orizzontali (bianca in alto e rossa in basso) e da un cerchio leggermente spostato verso il lato dell’asta, di colore opposto rispetto a quello delle bande. Lo stemma ufficiale, adottato nel 1966, raffigura uno scudo blu con un orso polare d’argento. La Groenlandia ha anche un proprio inno nazionale, il Nunarput utoqqarsuanngoravit, traducibile come “Terra nostra, che sei diventata così tanto vecchia”; il testo fu scritto dal presbitero, pittore e lirico groenlandese Henrik Lund. Senza dubbio siamo di fronte ad una terra dalla storia antichissima e poco conosciuta. Una nuova ricerca, condotta dal Laboratorio di Geologia di Lione, dice che è proprio in questa terra oggi desolata e semidisabitata, sulle rocce che erano un tempo le falde di un vulcano situato nel sud-ovest dell’isola, che ha avuto origine la vita nel nostro pianeta. Pare che proprio nelle rocce derivate dai fanghi vulcanici di Isua, a 150 kilometri dalla capitale Nuuk, stia scritta la storia della formazione di nuove molecole che, oltre quattro miliardi di anni fa, permisero la formazione e la stabilizzazione delle prime catene di amminoacidi, componenti fondamentali delle proteine e della vita sulla Terra. Senza dubbio la Groenlandia è qualcosa di più che una semplice isola coperta di ghiaccio; spero vivamente di avere sollecitato il vostro interesse verso questo argomento, e vi esorto a visitare il sito www.groenlandia.it che è pieno di notizie utili per integrare l’argomento.

Giacomo Zulian, 2^DSA David Graeber è stato uno dei militanti che quest’estate hanno pianificato l’occupazione di Zuccotti Park, la piazza di Manhattan da cui è partito quello che nel giro di poche settimane è diventato il movimento globale “Occupy Wall Street”. Sarebbe sbagliato considerare Graeber il leader del movimento, visto che si tratta di una filosofia antigerarchica, nemmeno come un portavoce, perché il movimento si è rifiutato di avanzare richieste (rivendicazioni) specifiche. Certamente lui è una delle anime che hanno contribuito a fondare il movimento; il suo pensiero predominante consiste nel dire che i giovani americani in questi anni hanno purtroppo un’unica prospettiva, quella di terminare gli studi, senza un lavoro futuro e con un grande debito nazionale da pagare. Nei sui articoli Graeber prova a dare una risposta ai molti interrogativi: ad esempio pagare i debiti è considerato moralmente doveroso e, al tempo stesso, chi presta soldi per vivere è malvisto? Gli argomenti usati da lui lo pongono in aperto contrasto con il pensiero economico dominante: per Graeber il debito, nella storia, è servito per finanziare di solito le guerre. Il movimento di Zuccotti Park tende a concentrarsi intorno a due elementi: il primo è il peso del denaro in politica, l’altro è l’ammontare del debito pubblico (mutui, prestiti agli studenti e carte di credito). L’idea di occupare Wall Street prese spunto da un gruppo di studenti e militanti tra più poveri di New York; questi occupanti crearono una vera e proprio tendopoli davanti al municipio, con l’intento di protestare contro l’ondata di licenziamenti. Si è preso spunto da questa iniziativa per dimostrare il proprio dissenso nei confronti della gestione del denaro, accampandosi per una notte davanti a una sede di mercato tra le più importanti al mondo.

Sì perché voi siete usciti dall'infanzia da … almeno due mesi.

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Francesca Fruner, 4^ALG

Vivere all'estero, frequentare un'altra scuola dall'altra parte del mondo, dove non si conosce nessuno e l'unico strumento per farsi strada è parlare una lingua straniera 24 ore su 24 è un'esperienza che non ti fa solo crescere,maturare e prenderti grandi responsabilità ma ti fa soprattutto "aprire gli occhi", vedere,conoscere e apprezzare le diversità che ci sono in questo mondo. Nel Luglio scorso ho lasciato l'Italia che ero una normale 17enne con la voglia di "andare oltre", vedere al di là dei confini della mia città che in quel momento a dir la verità mi stavano stretti..sono arrivata in Australia e fin da subito ho notato quanto due culture possano essere diverse… "Shock culturale" lo chiamano, non si può trovare una parola più azzeccata di questa. Ho cominciato ad andare a scuola, i ragazzi e i professori sono stati gentili ed ospitali fin dal primo momento e piano piano, con tanta forza di volontà e tenacia, ho imparato sempre meglio l'inglese che ora sono orgogliosissima di conoscere quasi alla perfezione..:) Frequentare un'altra e completamente diversa istituzione scolastica in un altro Stato mi ha in un certo modo fatto rivalutare la grandissima importanza dell'istruzione e del ruolo della scuola..in particolar modo mi sono resa conto di quanto la scuola italiana sia buona e ti dia un accesso alla cultura come altri pochi Stati possono permettersi probabilmente..ritrovarmi in una classe di ragazzi madre-lingua inglese ed essere effettivamente migliore della gran parte di loro grazie a tutti gli studi compiuti in Italia mi ha fatto sentire orgogliosa di essere italiana e di avere ricevuto fin da piccola una buona istruzione. Ma questa non è solo un'esperienza scolastica, è un'esperienza di vita. Indimenticabile e formativa come non mai. Vivere per un anno dall'altra parte del mondo, senza la tua famiglia, i tuoi amici e tutte le certezze che hai sempre avuto nella tua vita ti fanno cambiare e maturare come non mai. Ogni tanto mi ritrovo a pensare a come sarà diversa ai miei occhi la realtà vicentina che ho lasciato l'anno scorso. Ma la verità è che probabilmente sarà rimasto tutto uguale; sarò io cambiata, cresciuta e pronta ad affrontare l'ultimo anno di liceo con i miei vecchi compagni di classe e professori :). Aspetti particolari da ricordare...beh sicuramente è stato un gigantesco cambiamento per me indossare la divisa scolastica (munita di un gigantesco cappello da sole) ogni giorno e devo dire che è piuttosto divertente … haha…… quando tornerò in Italia non sarò più abituata a scegliere cosa indossare per scuola!e poi tutte le grandi assemblee ogni settimana nella palestra della scuola sono molto significative,tutta la scuola viene riunita per consegnare dei meriti e diplomi o semplicemente per annunciare delle decisioni..la scuola australiana è completamente diversa da quella italiana,la prima cosa che si può notare è infatti il clima rilassato e confidenziale tra studenti e il personale,non scherzo sembra quasi una grande famiglia!Gli studenti non vanno a scuola soltanto per studiare ma perché qui la scuola è uno dei luoghi più amati dai ragazzi,dove possono passare del tempo insieme.

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'Mazza! In 'sta tabella i numeri so' minori di novanta! Li giochiamo al lotto!


Marco Zanoni, 1^ASC

Caro diario, come promesso continuo a parlarti della mia avventura che ho intrapreso con Bella. Sai già che abbiamo continuato a scriverci fino ad oggi; col passare del tempo abbiamo ampliato il nostro lessico, abbiamo scoperto nuove cose su di noi: i nostri hobby, i nostri gusti, i nostri cibi preferiti, i nostri sport preferiti... Ora so che anche lei ama nuotare come me. Ci siamo detti che la prima volta che ci incontreremo sarà in piscina per fare un gara di nuoto. Mi ha riferito che il suo stile preferito è il delfino e che se la cava. Io le ho detto che il mio stile preferito è il dorso e che col nuoto ci so fare. Mi piace soprattutto stare in acqua, perchè è tutto diverso lì dentro. Viaggiando con l'immaginazione posso fantasticare e quando galleggio penso di volare sopra il fondo della piscina (cosa che mi affascina perchè da grande vorrei fare il pilota). Bella mi ha chiesto per che squadra di football parteggio, ma io le ho spiegato che in Italia il football americano non è molto conosciuto. Altra cosa che ho scoperto è che a lei non piace mangiare al Burgegr King o al McDonald's e preferisce mille volte la pizza che fa sua madre (di origini italiane). Tornando al presente Richard è appena arrivato dalle Hawaii. Guardando le sue abitazioni mi viene da chiedermi che ci faccia a Creazzo. Lui che ha case in California, alle Hawaii e in Florida. Si vede gli piace quel paesino (mi auguro che i creatini non si "incavolino" con me), ma il nome Creazzo storpia in mezzo agli altri delle grandi città come San Francisco, San Diego, Honolulu o Miami in cui risiede durante il nostro inverno. Con l'avvento del mio Hawaiano preferito sono riiniziati i corsi accelerati di americano. A volte non capisco un'acca di quello che mi dice, nemmeno se mi chiede come sto. Richard si mangia le parole. Mi ha detto che a Ottobre la mamma di Bella viene in Italia !!!!!!!!! Viene per festeggia con le sue amiche e sua sorella il suo cinquantesimo compleanno, porterà con sè anche i suoi genitori. Purtroppo Annabella non verrà perchè, come me, avrà già iniziato la scuola. Intanto mi allenerò a masticare l'americano parlando a Richard e dicendogli dove sono mamma e papà e come stanno. Anche per oggi ho finito. Caro diario ti saluto e mi auguro di scriverti presto. Con affetto

Virgilio era un lecchino astuto: con un colpaccio unico li glorifica tutti.

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Spoto Maria Francesca, 4^AST Alla fine dello scorso anno scolastico mi è stato proposto di partecipare ad unconcorso bandito dalla Fondazione Marina Sinigaglia sul tema dei DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare).Tra le varie possibili forme artistiche di elaborato, tra cui video, disegni, saggi, etc., ho scelto di partecipare scrivendo un testo-dialogo tra due ragazze, affette da un male comune, dovuto però a differenti cause. Quello dei DCA è un problema molto serio e delicato, che coinvolge soprattutto noi giovani, ma non solo. Con il mio testo ho cercato di dare un contributo, seppur piccolo, alla sensibilizzazione di noi ragazzi su questo tema importante. Buona lettura." (tutta la scena è recitata d’estate in un giardino, due ragazze sono sedute di spalle su un’altalena) ANNA: Ciao. BARBARA: Ciao. A: Abiti qui vicino? Non ti avevo mai vista prima, qui al parco. B: (voce annoiata) Si, abito in quella casa laggiù, ma non esco quasi mai … . A: Perché? Siamo fortunate ad abitare vicino a questo giardino, così verde ed ombroso. Non ti piace venire qui? B: No, non ne ho voglia. A: Ah, scusa. (attimo di silenzio) Scusami se sono insistente, ma proprio non riesco a capire come tu preferisca stare chiusa tra quattro mura piuttosto che goderti questo spazio aperto, che ti dà respiro. B: Il verde non mi attrae, sinceramente, e poi ho altre cose da fare piuttosto che venire qui. Quando mi sveglio, la cosa più importante sono i miei esercizi fisici. Sai (con orgoglio), ho studiato io stessa il mio programma d’allenamento e ogni giorno cerco di migliorarmi, per tonificare il mio corpo, scolpirne i muscoli. (voce più triste) Poi mi guardo allo specchio, mi vedo ancora così lontana dal mio obiettivo che a volte non ce la faccio a continuare, mi sento così stanca e frustrata. Allora penso a come cambiare in meglio la mia dieta o leggo un libro o guardo qualche stupido programma alla TV. A: … E i tuoi amici? Non li vedi, non esci con loro? B: (tono aggressivo) Non ho amici, ormai non ho più niente da condividere con gli altri ragazzi. Nessuno di loro capisce quello di cui ho veramente bisogno, che non è ingozzarmi di pizza e birra. Ma mia madre è ogni giorno più assillante e mi costringe ad uscire per prendere un po’ d’aria fresca, solo per questo mi trovi qui, oggi. A: (sorridendo appena) Non ami la pizza, allora … e cosa ti piace magiare? B: (molto seria) Io odio mangiare, ogni volta che tocco cibo mi vedo sempre più grassa, vedo lievitare il mio corpo e non riesco a sopportarlo. Quindi, se riesco a eludere il controllo dei miei, faccio proprio a meno di mangiare. (tono euforico) Sono molto brava, sai, riesco perfettamente a controllare la fame, è veramente una sensazione unica, mi sento forte, in gamba. E’ una delle poche cose che riesco a far andare a modo mio, esattamente come voglio. Il resto invece … guardami: nonostante tutto il mio impegno e gli sforzi, resto ancora inguardabile. A: (voce alterata) Stai scherzando, spero? B: No. Ti ripeto, parenti e amici non mi capiscono, continuano a dirmi che così sono anche troppo magra, che sembro malata. Ma so che lo dicono per non sbattermi in faccia la realtà, cioè quanto io sia imperfetta. A: (voce molto seria) Sono senza parole. Guardami, come ti sembro? B: Beh, tu si che mi sembri piuttosto magra. A: (con amarezza) Si, diciamo che i dottori chiamano questo “piuttosto magra” in un altro modo: cachessia neoplastica, ovvero una grave forma di deperimento del mio organismo dovuta ad un mostro maligno di cui non voglio pronunciare il nome, che mi sta rapidamente divorando dall’interno.Ma ora, qui, non ho alcuna intenzione di parlarne e di piangermi addosso. (qualche attimo di silenzio) A: (sorridente) Non sai più cosa dire, vero? Per favore, non ti sentire in imbarazzo. Mi dispiace di essermi alterata, ma devi capire, per me, ora, mettere su chili mangiando a volontà sarebbe meraviglioso, vorrebbe dire tornare normale, alla vita … e quindi, sentirti dire che odi mangiare perché ti vedi grassa … ho perso la testa. B: Beh, adesso capisco perché. Mi dispiace, ma non posso fare diversamente. Ormai solo a sentir parlare di cibo provo nausea ed all’odore mi viene da vomitare. A: Ma come fai a credere che io sia magra e tu no! Confronta i nostri polsi. (si confrontano i polsi) B: Beh, ecco … . (voce agitata) Mi dispiace, ma ti ripeto che non ci riesco. Nonostante tutto il vostro impegno a farmi cambiare idea penso che sia tutta una messinscena, uno spettacolo ridicolo recitato da chi prova pena per me e per le mie forme. Ogni mattina mi guardo allo specchio e sai cosa vedo? Un mostro, un brutto grasso riflesso che mi guarda con disprezzo, sembra quasi che rida di me. Da quando è finita la scuola, sono fuggita da tutti (con tono ironico) “i miei amici”, persone false e senza alcun interesse per il mio aspetto, anzi. Ora la maggior parte del tempo lo impiego in bagno, sulla bilancia, rallegrandomi di ogni grammo, etto e chilo che piano piano sto perdendo, con tanta fatica. In quei momenti sento un brivido di felicità scorrermi lungo la schiena … . (voce bassa, quasi spaventata) Ma mi sento anche sempre più stanca e spossata, come se fossi già vecchia. Al minimo sforzo spesso mi sembra di svenire. (tono più deciso) Secondo me è solo colpa del mio fisico, sono sicura che quando finalmente diventerò magra tutto il malessere sparirà. Nessuno finora ha mai capito davvero ciò che provo, spero tu sia diversa. A: I tuoi ti hanno mai portato da un dottore o da uno psicologo? B: (tono alterato) Come no! Ormai conosco gli psicologi di tutta la città. Sono stati pagati dai miei per ripetermi sempre le solite cose. Sono

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… perché i re si sposavano con i re, ragazzi. Non me la troverò

mica sul giornalino?! Quanti di voi sono della redazione?


tutti così noiosi, spesso durante le sedute è capitato che quasi mi addormentassi.“Parlami del tuo rapporto con il cibo, con il tuo corpo, …”. Bla, bla, bla, sempre le solite stronzate. Con i dottori poi non è andata meglio. Dietologi, specialisti … . I miei m

i hanno trascinato in giro, ma nessuno dei rimedi che quegli imbroglioni proponevano è servito a farmi dimagrire. A: Capisco … e cosa pensi della morte? B: (momento di silenzio) Mi sembra di essere troppo giovane per pensare a quella … cosa. A: Quindi non pensi mai agli effetti negativi che la tua dieta “personalizzata” potrebbe procurarti? B: Beh, no. Non ho mai pensato a questo, ma sinceramente non vedo altro che possibili benefici. A: (sorridente) Sai, io vado avanti a combattere contro la mia condizione da un paio di mesi e lotto sempre con tenacia, proprio come te. Mi sto sottoponendo a delle cure, ma pare non funzionino e non so quant’altro si possa fare. Quando ci siamo accorti che qualcosa non andava, dei primi sintomi evidenti, la neoplasia era già progredita ad uno stadio avanzato, forse troppo per intervenire con successo. All’inizio ti confesso che mi sono sentita morire, che la vita mi è uscita dalle vene in un attimo e dentro di me è rimasto solo un grande vuoto. Non sono riuscita neppure a versare una lacrima. Ho passato in questo stato qualche settimana, poi un mattino mi sono svegliata sentendo cantare degli uccellini fuori dalla mia finestra. Li ho osservati, erano così belli con le loro piume sgargianti e cantavano con tale intensità che all’improvviso è stato come se fossi tornata dentro me stessa. Da quel momento ho deciso di vivere al meglio, passando le mie giornate a parlare con gli amici e con la gente, a fare quello che mi piace, ... come stare qui in mezzo al verde, sentendo l’aria fresca e il sole sulla pelle. Non so per quanto tempo durerà, vedremo l’efficacia delle cure, ma non importa, ora sono qui e voglio gustarmi questi momenti. B: Sei forte … . Io, nei tuoi panni, non so se avrei avuto la forza di reagire a un tale shock. A: E tu, da quanto vivi questa situazione? B: Da qualche mese anch’io, penso, ma ho perso l’esatta cognizione del tempo. Sai, ogni giorno mi sembra uguale al precedente, per quanti sforzi faccia non raggiungo mai il mio scopo. A: Ma cos’è che ha piantato in te il chiodo fisso che tu sia grassa? B: … Non l’ho mai detto a nessuno, ma forse con te … forse con te ne posso parlare, non credo che riderai di me. Avevano organizzato una festa in una villa per capodanno ed eravamo tutte alla caccia di un vestito adatto all’occasione. Avevo girato con mia madre di negozio in negozio e poi eccolo, il vestito perfetto che cercavo, semplice ma raffinato ed intrigante. Perché sai, mia madre mi ha sempre detto che bisogna apparire perfetti ed all’altezza in ogni ambiente e situazione, oltre a distinguersi a scuola e negli sport. L’ho preso subito vedendo altre ragazze che si stavano avvicinando e l’ho pagato senza provarlo, senza neanche pensare che non mi sarebbe andato bene, era una taglia piccola. C’è voluta mezz’ora solo per farlo salire sopra i fianchi. Allora ero molto più ripugnante di quanto non sia ora. Al solo ricordo mi viene la nausea. Comunque, ho faticato a metterlo e a toglierlo ma non mi importava, ero felice di essere io ad indossare quell’abito. La sera della festa è successo qualcosa che ha cambiato la mia vita: sono entrata nella villa con il fiato tirato per tenere dentro la pancia ma sentendomi ugualmente perfetta. Ho ballato e ballato, poi mi sono seduta. Non l’avessi mai fatto: sedendomi, il vestito già teso al massimo si è strappato, proprio sul sedere. I ragazzi attorno a me se ne sono accorti e hanno iniziato a ridermi in faccia. Anche le mie amiche. Volevo morire pensando a quando avrebbero raccontato a tutti cosa mi era successo, a cosa avrebbe detto mia madre, sempre così in ordine e inappuntabile in ogni situazione. Sono scappata piangendo e da quel momento ho giurato di diventare tanto magra da starci almeno due volte in quello stupido vestito . A: (pausa di silenzio) Mi dispiace per quello che ti è successo, penso che ricordi del genere ti segnino per sempre. Ma forse ridevano non per prenderti in giro, ma solo perché alla nostra età si è sciocchi, si riesce a ridere anche di chi cade, di chi si fa male sbattendo da qualche parte per disattenzione, hai mai notato? Sicuramente ridevano solo dell’accaduto, non di te come persona, riflettici. Si intuisce quanto il tuo viso sia bello, nonostante la magrezza, e quanto tu sia una ragazza sensibile ed intelligente … . E poi, è così importante il giudizio degli altri, degli amici? Non devono giudicarti per i chili che pesi e per i centimetri del tuo girovita. I tuoi sforzi, le tue rinunce, il malessere e lo sfinimento che stai provando, per chi e per cosa? Pensaci, ti chiedo solo di concentrarti un attimo su questo, lo puoi fare per me, per quello che mi sta succedendo … . Hai più riprovato quel vestito? B: No, in realtà non so neanche dove sia finito. A: Fammi un favore, stasera cercalo e provalo. Domani verrai a dirmi come ti sta. (quasi sussurrando) Tu fai ancora in tempo a cambiare le cose … . B: Va bene, allora a domani. (lasciano la scena) (Barbara rientra in scena poco dopo e si siede da sola sull’altalena, di spalle) NARRATORE: L’indomani Barbara torna al parco. Ha passato la sera a cercare il vestito e l’ha trovato buttato in uno scatolone nel ripostiglio. L’ha provato e si è accorta che ora può starci dentro quasi due volte. Si è sentita confusa e quasi spaventata, un’anima stanca. Si è finalmente “vista” veramente. Si è sentita mancare. Rimarrà al parco tutto il giorno ad aspettare, anche il giorno dopo e per altri giorni ancora. Non conosce né il nome né l’indirizzo di quella ragazza, non sa come fare per ritrovarla. Smetterà di andare in quel giardino ma non smetterà mai di pensare a lei, che in un pomeriggio di sole, con le sue parole, ha iniziato a farla riflettere sulla sua situazione, a farla dubitare delle proprie convinzioni, come nessuno era riuscito a fare nei mesi precedenti, quella ragazza che in un solo pomeriggio forse le ha salvato la vita.

Per essere Buddisti bisogna bere Rocchetta, puliti dentro e belli fuori.

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Maria Josè Jacoppo , 1^ASE Stupro di gruppo, no all’obbligo del carcere. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, estendendo una pronuncia della Consulta del 2010. Ecco un altro buco incolmabile nel sistema giudiziario italiano, l’ennesima notizia che ferisce il cuore di molte persone che hanno dovuto subire una violenza così pesante e che non potranno fare affidamento alla giustizia. Ma perché tutto questo? Perché un reato così grave non viene adeguatamente punito col carcere? Perché i media continuano a dire che le carceri sono piene quando nemmeno gli assassini ci finiscono? Molti reati gravi oggi non vengono più visti come tali e sono giudicati come reati minori. Secondo la Corte di Cassazione lo stupro di gruppo non è un reato punibile con il carcere perché il fatto che una persona compia l’azione con altri comporta che questa persona sia vista come un’incapace di compiere reati da sola. Io mi chiedo se come spiegazione dovrebbe essere convincente; per molti non lo è. Una persona che compie reato è perfettamente in grado di farlo sia da sola sia in gruppo. Sempre a proposito di giustizia, un altro tema molto importante è l’omicidio stradale, in genere definito colposo. Tutti noi sappiamo –credo- che cosa significhi il termine “colposo”: quando si uccide senza averne l’intenzione. Ora, se una persona ubriaca (oppure sotto l’effetto di sostanze stupefacenti) si mette alla guida i sua spontanea volontà io questo lo definirei omicidio volontario perché il soggetto ha volontariamente bevuto oltre il limite consentito, fatto uso di sostanze illegali e messo alla guida, più volontario di così io no so che ci sia eppure tutti coloro che hanno ucciso alla guida adesso sono per le strade liberi di circolare liberamente quando le famiglie delle vittime consumate dal dolore chiedono che giustizia sia fatta. Giustizia ormai al mondo non c’è più giustizia, basta contare gli innumerevoli omicidi irrisolti, crimini archiviati per rendersi conto del fallimentare sistema giudiziario. Vogliamo veramente vivere in un mondo così? Dove non si ha la certezza di essere protetti? Credo che ogni persona vorrebbe poter uscire da casa senza avere paura e angoscia. Tutti vorremmo un mondo in cui la giustizia trionfa sempre. Purtroppo siamo nel mondo reale, non in una fiaba.

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Che cosa fate lì dietro? Un droga party?


Eleonora Todescato , 3^BLG GRANDE NAZIONE - Litfiba Il 17 gennaio 2012 è finalmente uscito “Grande nazione”, tredicesimo album dei Litfiba, nonché il primo uscito dopo la loro reunion, avvenuta nel 2009, ad essere composto da inediti. Questo lavoro si colloca a metà di un nuovo percorso intrapreso dalla band fiorentina essendo il secondo atto di una trilogia di album che parlano per l'appunto del nostro Paese (il primo era “Stato libero di Litfiba”). Il disco si compone di dieci tracce: “Fiesta tosta”, è un brano reso piacevole grazie all'utilizzo di tastiere, ma allo stesso tempo d'impatto e ricco di significati nascosti; “Squalo”, è stato il primo singolo ad essere estratto poiché introduce perfettamente le tematiche dell'album; “Elettrica”, è la prima ballata che compare e risulta essere uno dei brani meglio riusciti; “Tra te e me”, è un pezzo romantico che si interpone e anticipa “Tutti buoni”, un brano che si propone come polemica nei confronti della politica; “Luna dark”, è la seconda ballata che compare nell'album ed è dedicata alla figlia di Pelù e come “Tra te e me” funge da stacco tra “Tutti buoni” e “Anarcoide”, un inno alla ribellione; “Grande nazione”, è un pezzo che rinforza ed estremizza i concetti presentati nella canzone precedente, presentando una visione complessiva dell'Italia e contestualizzandola con la storia; “Brado”, traccia che differisce dalle altre per sonorità e che dà respiro all'album, senza abbandonare però la volontà di esprimere la contrarietà alla corruzione; “La mia valigia”, è la terza nonché ultima ballata presente che decreta la conclusione dell'opera. Da ricordare che nella versione deluxe compare anche il brano “Dimmi dei nazi”. Tutte le tracce presenti nell'album sono state scritte, arrangiate e prodotte da Piero Pelù e Ghigo Renzulli e anche se i Litfiba degli anni '90 sono lontani, questo nuovo lavoro non delude. Interessante notare che le immagini in copertina riprendono i titoli delle canzoni. LIONESS: HIDDEN TREASURES - Amy Winehouse Si è spenta nella sua casa a Camden il 23 luglio 2011, ma il suo primo album postumo è già uscito. Sto parlando di Amy Winehouse, indiscussa icona jazz, R&B e soul del nuovo millennio. Dopo la sua morte le persone di mezzo mondo si sono schierate, da una parte coloro che sostenevano Amy ad oltranza e piangevano per la sua morte, dall'altra quelli che invece la denigravano senza un vero motivo, forse solo perché infastiditi dall'improvvisa celebrità. Per fare chiarezza tra le parti è quindi uscito “Lioness: hidden treasures”, che raccoglie per l'appunto i tesori nascosti di una leonessa che ha lottato contro sé stessa fino alla fine. L'album, assemblato da Mark Ronson, Salaam Remi e papà Mitch, è uscito il 2 dicembre 2011 e comprende dodici tracce, per un totale di quarantacinque minuti. L'album è composto da: “Our day will come” che, registrata nel 2002 e destinata inizialmente al primo album della Winehouse, Frank, come remake di un vecchio singolo dei Ruby & The Romantics del 1963, è una canzone ricca di venature gospel e reggae; “Between the cheats”, è uno dei tre inediti registrato recentemente (2008), ma anche un'armonia di sax, pianoforte e coro; “Tears dry”, è la la versione ballata della più famosa “Tears dry on their own” compresa nell'album “Back to black”; “Will you still love me tomorrow?”, cover del brano delle Shirelles, è uno dei brani trainanti dell'album, anche se talvolta la batteria appare troppo invadente, “Like smoke”, canzone cantata in collaborazione con il rapper Nas, è l'anello di congiunzione tra il soul e il rap; “Valerie ('68 version)”, è la versione originale e quindi semplificata, senza Mark Ronson alla consolle, dell'omonimo pezzo compreso nella versione deluxe di “Back to black”; “The girl from Ipanema”, si tratta della prima canzone presentata da Amy in sala di registrazione, ma inizialmente scartata dalla casa discografica; “Halftime”, è un tributo a Frank Sinatra che vede la collaborazione di Ahmir “Questlove”, batterista dei Roots; “Wake up alone”, è un semplice demo registrato nel 2006; “Best friends, right?”, è il brano con cui Amy apriva i suoi primi concerti ai tempi di “Frank”; “Body & soul”, brano composto in duetto con Tony Bennett, è uno dei cavalli di battaglia dell'opera; “A song for you”, è un omaggio a Donnie Hathaway, idolo della cantante suicidatosi a trentatré anni. Curiosità: la foto della copertina dell'album è stata scattata da Brian Adams nel 2007.

E' naturale che come madre, insegnante, moglie e appassionata parli anche da prete.

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Marina Nodari e Simone Bernardotto, 2^DSA Ciao a tutti!^^ Bentornati a questa seria di puntate in cui parliamo del nostro hobby: il Giappone e ciò a cui esso è legato! Nello scorso numero vi abbiamo parlato dei cosplayers e vi abbiamo detto che derivano dalla passione delle persone per gli anime e i manga, quindi, in questo numero vi recensioneremo due manga e un anime, magari poco conosciuti, per cercare di farvi appassionare a questo mondoJ Il primo manga è ‘’Ultimo’’, un manga di origine ‘’giappo-occidentale’’, perché nato dall’incontro tra Stan Lee, il famoso co-creatore della Marvel e dei più famosi supereroi americani, e il mangaka (si chiamano così gli autori dei manga-anime) Hiroyuki Takei, famoso per il suo manga ‘’Shaman King’’. La storia inizia nel XII secolo d.C., a Kyoto in Giappone, quando un bandito di nome Yamato si imbatte in un misterioso individuo, Dunstan, che ha con sé due misteriosi oggetti che sembrano delle comunissime bambole, ma che in realtà sono Ultimo e Vice,due armi di distruzione di massa incarnanti rispettivamente il bene e il male definitivi, dette ‘’Karakuri Doji’’ (creature meccaniche). Dunstan ha intenzione di spedirle nello spazio e nel tempo per far in mondo che servano svariati padroni e giungano ad apprendere l’essenza del bene e del male, ossia quei tratti che discendono le culture e le epoche. I due combatteranno infine tra loro e si avrà così una risposta ad una domanda antichissima: al di là di ogni implicazione morale, vincerebbe il bene o il male? Per una serie di eventi Yamato diventa padrone di Ultimo (il bene)… ci spostiamo nella Tokyo di oggi, e ci viene raccontato l’incontro tra il Yamato di oggi ed Ultimo, il loro scontro con Vice e il suo padrone, K, e l’incontro con altre Karakuri Doji…. Colpi d’azione e dei bellissimi disegni vi terrano attaccati al manga, per scoprire la continuazione della storia! Fin’ora in Italia sono stati pubblicati i primi due volumi e verso metà febbraio dovrebbe uscire il terzo. Valutazione: ★★★☆☆

Il secondo manga che vogliamo presentarvi è ‘’BLUE EXORCIST’’. L’autrice è Kazue Kato, nuova esponente del mondo manga e del mondo degli anime. La trama parla di un ragazzo, Rin Okumura, che, orfano insieme al fratello gemello, viene allevato da un prete della chiesa dell’Accademia della vera croce in Giappone di nome Fujimoto. Rin è un ragazzo impulsivo, che fa a botte con tutti gli altri ragazzi; un giorno, dopo aver litigato con il padre adottivo, scopre che quest’ultimo è un’esorcista e che trattiene dentro di se il demone più potente, Satana, che, uccidendo Fujimoto, riesce a liberarsi e rivela a Rin che è suo figlio ( in stile ‘’Luke, io sono tuo padre!’’ ). Assistendo alla morte di Fujimoto, Rin risveglia il suo potere e riesce a sconfiggere Santana con la spada Kurikara (soggiogatrice di demoni), facendolo scappare a Gehenna, la dimensione dei demoni. Poco dopo verrà accolto nell’Accademia della vera croce al corso per esorcisti, dove il fratello è insegnante…. Suspense, azione e colpi di scena sono gli ingredienti di questo appassionante manga, divertente ed emozionante. In Italia sono usciti i primi sei volumi e dovrebbe uscire il settimo verso metà febbraio. Valutazione: ★★★★☆

Rin e Yukio Okumura di BLUE EXORCIST. L’ anime è "Puella Magi Madoka Magica", scritta da Gen Urobuchi, con character design, cioè il desing dei personaggi, originale di Ume Aoki. Questo anime è del 2011, composto da 12 puntate e la prima è stata trasmessa su Rai 4 lo scorso 5 febbraio 2012.

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Petrarca sì, insomma … era da psicologo.


La vicenda è ambientata in un universo alternativo. Quì esistono delle creature in grado di esaudire un desiderio espresso da una ragazza prescelta. Se lei accettasse la proposta, stipulerebbe un patto che la farebbe di ventare un Puella Magi, o ragazza magica. Facendo questo contratto lei si impegna a combattere le streghe, responsabili di suicidi e violente morti. Madoka Kaname e Sayaka Miki,migliori amiche e compagne di classe delle medie, incontrano Kyubey che offre alle due la possibilità di realizzare un loro desiderio. Le due si prendono il tempo per pensare alla proposta ed intanto scoprono la vita da Puella Magi seguendo Mamy Tomoe, una ragazza magica. Ma Homura Akemi tenta di persuadere Madoka dal stipulare il contratto con Kyubey. Madoka scoprirà molto presto che essere una ragazza magica è molto più complesso di quanto sembri. Quest'anime vi riserverà continui colpi di scena,incorniciati dall'originale grafica di alcune scene. Questo anime ha vinto 12 dei 21 premi messi in palio durante la prima edizione dei Newtype x Machi ★ Asobi! Valutazione: ★★★★☆ Madoka Magika

Cecilia Meledandri, 4^BLG Questa volta niente recensione, voglio parlarvi di un fenomeno musicale affermatosi durante gli anni 2000 e diventato dilagante al giorno d’oggi: i talent show. Qualche nome? L’intero format di X Factor, American Idol, Amici, Britain/America/Italia’s Got Talent.. Tutti li conosciamo e li amiamo, odiamo, critichiamo, o volte finiamo per idolatrarli. Fatto sta che lo showbiz ci sta puntando tutto, e sempre più emittenti finanziano questo tipo di trasmissioni, specialmente negli Stati Uniti e in Regno Unito. Ma com’è cominciato tutto? O meglio, chi è la mente malvagia che sta dietro a più o meno tutti i talent show in voga ultimamente? Vi sorprenderà scoprire (se già non lo sapevate) che si tratta di una persona sola: il famigerato Simon Cowell. Ha cominciato nel 2002 in UK con un programma chiamato Pop Idol, che è andato avanti per un paio d’anni, per poi trasferirsi in pianta stabile in America e diventare American Idol. In seguito alla creazione della casa di produzione di Cowell, Syco, in UK è nato il gigantesco fenomeno mediatico che è X Factor, che nell’anno 2011 ha avuto la sua ottava (e certamente non ultima) stagione di vita. Dopo essere stato esportato in moltissimi paesi, tra cui ovviamente l’Italia, il format ha finalmente attraversato l’Atlantico ed è sbarcato negli USA, per opera (neanche a dirlo) di Cowell, che ha assistito impotente ad un imprevisto flop dell’ormai rodato sistema del programma, non particolarmente amato dal pubblico americano, ed è previsto un suo ritorno in madrepatria con la coda tra le gambe prima di fine anno (ma questo è tutto da vedere, naturalmente!). Insomma, il fenomeno è dilagante: ma ci chiediamo mai se coloro se escono da questi programmi hanno davvero la stoffa per diventare delle star? Coloro che criticano i talent show lo fanno in nome del fatto che essi stanno rimpiazzando la consueta gavetta dei musicisti di un tempo, ed effettivamente questo è un buon argomento. Bastano tre fasi di audizioni, scoppiettanti numeri per conquistare i voti del pubblico (unitamente, certo, ad una voce minimo spettacolare) e bam!, si arriva in finale. Starò minimizzando, ma alla fin fine è così. Ma dove sono andati a finire le carriere come quella dei quattro ragazzi di Liverpool che suonavano alle fiere di campagna e che in pochi anni sono finiti allo Shea Stadium? Sono proprio finiti quei giorni? Domande a cui è difficile dare una risposta, dal momento che ora nel 100% dei casi non solo il vincitore dello show ottiene un contratto discografico, ma almeno anche due o tre altri partecipanti (in genere i finalisti). Sanno cantare, è vero, ma chi ci assicura che l’immagine che mostrano al pubblico non sia tutta una montatura degli autori per assicurare loro una carriera nel pop? Triste ma vero, a nessuno interessa. E badate bene, sono la prima ad apprezzare X Factor, ma poiché non amo sorbirmi la tv in modo passivo queste domande me le faccio anch’io, e mi ritrovo spesso a chiedermi dove sarebbero ora molti ex-concorrenti la cui musica invade le radio europee se non avessero partecipato al talent show.. Insomma, questi programmi sono contornati da un denso alone di mistero, ma non ce ne preoccupiamo più di tanto, almeno finché essi ci intrattengono due sere a settimana. Grazie, Syco. <3

Mi sembrate come alieni arrivati da Plutone che non sanno bene come orientarsi.

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Elisabetta Cavaliere e Anna Gallo, 4^AT Luigi Massignan è nato a Montecchio Maggiore nel 1919. Studente di medicina, impegnato nelle associazioni cattoliche giovanili, partecipa alla resistenza e alla lotta partigiana e viene arrestato nel 1944. Dalle carceri di Vicenza, viene trasferito nel campo di concentramento di Bolzano, poi a Mauthausen, campo di sterminio tra i più temuti. Dal gruppo di vicentini deportati con lui, sono sopravvissuti solo in due. Dopo la guerra completa gli studi con la laurea in medicina e la libera docenza clinica in psichiatria. Direttore dell’ospedale psichiatrico di Udine e poi di Padova, ne ha sostenuto la riforma. Nel 1947 si è sposato con Caterina Dal Pra e hanno avuto quattro figli. Dopo alcune telefonate e giuste conoscenze, siamo riuscite con grande entusiasmo ad incontrare il dottor Massignan, che ci ha concesso, gentilmente, un po’ del suo tempo, così che potessimo fargli qualche domanda. Contente e un po’ timorose abbiamo iniziato l’intervista. Signor Massignan, sappiamo che lei non ha raccontato immediatamente la sua esperienza. Perché? Non ha sentito il bisogno di parlarne con qualcuno?

Ho deciso di raccontare, dopo molto tempo, fatti accaduti e vissuti più di 50 anni fa ai tempo dell’ultima grande guerra, poiché di questo tragico periodo e in particolare di quanto si riferisce ai campi di sterminio è stato scritto molto con impressionante documentazione. Mi sembrava inutile presentarmi come superstite di esperienze drammatiche e sconvolgenti e aggiungere altre notizie che hanno solo il sapore di testimonianza personale e che fra l’altro sono sbiadite di particolari ormai perduti nella memoria. Inoltre, parlarne era molto doloroso:forse avevo anche timore di ripescare dalla memoria aspetti della prigionia che potevano turbare la mia coscienza. E perché solo dopo 50 anni ha sentito il bisogno di scrivere riguardo a queste vicende? In apparenza sembra che abbiano perduto dentro di me la risonanza emotiva di un tempo, ma non è vero. In alcune recenti occasioni -quando sono stato “costretto” a parlare di queste cose- non ho potuto trattenere la commozione che mi ha turbato profondamente. Forse perché divento vecchio e mi spiace che vadano perdute esperienze delle quali non ho mai raccontato molto e sulle quali i miei famigliari, rispettosamente, non mi hanno mai sollecitato. Forse perché ho la percezione che questo passato storico sta smarrendosi e banalizzandosi nella memoria collettiva. Ci può raccontare come è iniziato tutto? Cioè, quando fu arrestato? Fu in occasione di una discesa dai monti sopra Valdagno dove vivevo come partigiano, vicecomandante del Battaglione Valdagno. Mi catturarono dietro la segnalazione di un questurino che mi conosceva e mi vide arrivare in paese. Avrei potuto tentare la fuga, ma ne fui scoraggiato dal rischio che, come avveniva in questi casi, avrebbero arrestato la mia mamma. Dopo un periodo di carcerazione in una caserma della guardia repubblicana fascista a Ponte San Michele, venni trasferito sempre a Vicenza, alle carceri di San Biagio, controllate dai tedeschi. E poi cosa le accadde? Un giorno piovoso dei primi di dicembre, io ed altri prigionieri fummo condotti frettolosamente fuori dal carcere, dove aspettavano due autocarri militari guidati da soldati tedeschi. Qualcuno aveva sentito che la destinazione era il campo di concentramento di Bolzano. Nei due autocarri erano raccolte circa 70 persone, provenienti da varie carceri. Il viaggio si concluse la sera a Rovereto, dove fummo ospitati dalle prigioni locali, il giorno successivo però, ci trasferirono al campo di concentramento di Bolzano. Questo, era considerato un luogo di passaggio per destinazioni varie in Austria e Germania. Fu difficile accettare questa situazione? In quel momento la cosa che più cominciò a pesare fu la totale impossibilità di comunicare, non solo con la mia famiglia, ma con l’esterno in senso assoluto. Nessuna notizia ci arrivava di alcun genere, e nessuna notizia si poteva mandar fuori. Alla fine della guerra venni a sapere che anche a mezzo di amici i miei cari, soprattutto Caterina, avevano cercato di farmi avere al campo di Bolzano vari pacchi di viveri e altre cose utili, ma i tedeschi li avevano tenuti per sé. La sua destinazione definitiva? Mathausen, lo scoprimmo mentre eravamo stipati in 40-50 in ogni vagone dei treni bestiame su cui ci avevano caricato. Siamo stati là dentro per circa 5 o 6 giorni. Soffrimmo la fame, il freddo e la sete, ma io pregavo la Madonna di Monte Berico che, fin da bambino ho imparato a sentire vicina. Cosa le accadde appena arrivò? Ci fecero camminare per 3 km, poi arrivammo ad un enorme portone stretto fra due torri: ci sembrava la porta dell’Inferno che recava su di sé la scritta “Lasciate ogni speranza o’ voi che entrate”. Passammo dai barbieri, ci ficcarono sotto delle docce prima bollenti e poi gelide: all’uscita ci gettavano dei vestiti di dubbia provenienza, macchiati e non adatti alle rigide temperature a cui eravamo sottoposti. Mi collocarono per una quarantina di giorni nel blocco 25, in una delle” baracche di quarantena”, in attesa di essere spostato definitivamente. Subivamo continue intimidazioni, umiliazioni,scherni, angherie, minacce che venivano ripetute ossessivamente: evidentemente erano uno strumento per annientare la volontà, la dignità,la speranza, la solidarietà fra detenuti, in modo da renderci degli esseri rassegnati, passivi esecutori incapaci di reagire. Come proseguì il suo internamento?

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Dicono che le femmine abbiano una marcia in più … sì, la retromarcia!


Mi assegnarono ad una specie di ospedale chiamato Revier eravamo anche incaricati di trasportare materiali all’interno del lager. Ogni tanto riuscivo a portar via un indumento o un pezzo di pane da dividere con gli altri. Bisognava stare attenti, le punizioni arrivavano molto facilmente e senza apparente motivo: si era costretti a stare fuori, tra la neve, per un tempo indefinito. Molti non sopravvissero. Le notti si faticava a riposare, non c’era mai silenzio: lamenti, pianti, ogni tanto qualcuno urlava. Spesso si udivano dei tonfi: corpi morti che venivano buttati giù dai letti affinchè i vivi avessero più spazio Avevate dei sospetti sull’imminente arrivo degli Alleati o fu una cosa improvvisa? I segnali c’erano: arrivavano prigionieri dai campi dell’est, quelli più vicini al confine, e spesso la notte si sentivano degli aerei passare sopra Mauthausen. Si viveva ugualmente nell’angoscia di sentir chiamare il proprio numero,in quei giorni ci furono migliaia di eliminazioni. Così se ne andarono dei nostri amici di Schio che erano nella baracca vicina. In aprile arrivarono degli autocarri della croce rossa internazionale portando viveri. Poi iniziammo a sentire dei bombardamenti lontani, furono giorni confusi, c’erano pochi controlli: le sparatorie si avvicinavano e una mattina vedemmo davanti al piazzale del campo un enorme carro armato americano con appesi a un gancio un paio di grossi guantoni da boxe. Era il 6 Maggio 1945. Appena si insediarono capimmo che l’incubo non era finito: per rimetterci in forze ci riempirono di minestre nutrienti e molti morirono per collasso. Chi lo avrebbe mai detto, dopo tutto quello che avevano patito, morire sotto il controllo degli Alleati! In quei giorni mi ammalai di tifo petecchiale: non ricordo nè quando persi conoscenza nè dove e come fui curato. Mi risvegliai a metà giugno sotto una grande tenda di un ospedale da campo americano. Ha mai avuto sensi di colpa come quelli che spinsero Primo Levi a togliersi la vita? Ne fui addolorato quando seppi del suo suicidio ma non sorpreso perché aspetti colpevoli li riconoscevo anche nel mio operato, nel senso di non aver fatto abbastanza per aiutare altri a sopravvivere. Sensi di colpa ne ho ancora se penso a certe situazioni in cui avrei potuto essere più coraggioso e tentare qualche iniziativa, o ad altre in cui l’istinto di sopravvivenza prevalse sulla generosità. Cosa le è rimasto più impresso? Moltissime cose, una più macabra e sconvolgente di quell’altra, ve ne racconterò due. Una notte ci svegliarono all’improvviso: eravamo spaventati, cosa poteva essere successo di tanto grave? Per la prima volta ci fecero uscire dal lager e scendendo lungo la collina sentimmo un rumore strano, come un ululato smorzato, ritmico, come di bestia ferita o un lamento di moribondi. Ricordo che rabbrividii. Una luna quasi piena illuminava una strada popolata da quelli che potevano sembrare fantasmi, passavano in un bosco scuro di abeti: erano deportati provenienti da qualche campo lontano e diretti verso il nostro. Dalla fila ondeggiante di scheletri proveniva quel suono straziante, erano in righe di 5 e si sostenevano a vicenda, con le braccia legate ai propri vicini. Ci fecero capire, con deboli parole, che camminavano da 5 o 6 giorni. Ci ordinarono di aiutarli ad affrontare la salita al lager: li sostenemmo fino al piazzale centrale, la fine dell’Esodo, come lo soprannominammo dopo. Andammo a dormire, ma appena chiudevamo gli occhi quel lamento di morte popolava invadente il nostro sonno: il giorno dopo, nel campo, non c’era più traccia di nessuna delle persone che avevamo incontrato. La compassione per la loro sorte era attutita dal pensiero che era solo una questione di precedenza, e lo sapevamo bene, quelli dopo potevamo essere noi. La fame, il freddo, il sonno, la stanchezza, i maltrattamenti, accompagnati da un’incertezza permanente, dall’incubo incombente di essere eliminato sconvolgevano la mente. Fuori dal portone posteriore del nostro blocco erano sempre ammassati dei cadaveri, e non era raro notare che qualcuno di questi era stato, per così dire, “manomesso”: c’erano evidenti tracce di cannibalismo. Non mi sento di criminalizzare quelli che arrivarono a questi estremi: l’esperienza mi ha insegnato che ci sono dei comportamenti primitivi, stimolati dall’istinto di sopravvivenza, che rompono le dighe del controllo razionale e del comportamento culturale civile. Erano di solito prigionieri con condizionamenti culturali più deboli. Com’è potuta accadere questa grande tragedia dell’umanità? Me lo sono chiesto molte volte e la spiegazione che ho trovato più convincente è questa: quando gli uomini credono di essere i padroni del mondo,di poter risolvere da soli i problemi della vita,di poter fare e disfare le leggi che regolano l’umanità, senza rendere conto a nessuno partono da un punto di vista sbagliato e le conseguenze saranno inevitabilmente sbagliate. Così è accaduto con il nazismo. Quello che ci ha colpito nei suoi racconti è stata la sua grande fede, incrollabile, che non lo abbandonò mai per tutto il suo periodo di internamento, il grande amore per i suoi familiari che gli ha dato la forza di non arrendersi mai. Ci ha commosso il suo grande amore per Caterina: era solito guardare la stella polare, la notte, in cerca di speranza, conforto; era un tacito accordo il loro, che era stato fatto molto tempo prima, in previsione di una possibile cattura: avrebbero usato la stella polare come “satellite”, come fosse una confidente comune, un punto di riferimento per entrambi a cui rivolgersi nel caso avessero sentito la mancanza uno dell’altro. Non ci resta che ringraziare il professore, le sue parole resteranno per sempre dentro di noi.

Quando divento un Emmental mi mandano in pensione.

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Federica Violi, 2^DSA

21 12 2012…. In molti ne parlano come il giorno della grande evoluzione spirituale, altri come la data di sbarco degli alieni, altri ancora come la fine del mondo.. ma dove sta la verità? Perché un numero sempre maggiore di scienziati ritiene attendibile la profezia maya..perché sono così influenti?? I Maya..un’antica civiltà che, secondo la versione ufficiale degli archeologi,non è stata capace neanche di inventare la ruota e paradossalmente possedeva un calendario costituito proprio da tre ruote circolari, esso è stato in grado di effettuare calcoli astronomici con tale maestria e precisione da far impallidire i moderni computer … questo popolo,non solo era al corrente delle 5estinzioni di massa subite dal pianeta terra, ma formulava anche profezie su eventi futuri. I Maya hanno predetto l’invasione del sud America da parte degli spagnoli, la guerra di secessione americana, la morte di Abramo Lincoln , l’inizio della rivoluzione industriale e tante … troppe altre cose.. per non essere presi in considerazione …. Secondo il lungo computo, una tecnica di misurazione del tempo, per cicli di oltre 5125 anni, l’ultima avventura umana iniziata il 13 agosto 3114 a.C. conoscerà la sua fine il 21 dicembre 2012.!! Interpretando scientificamente la profezia si potrebbe ipotizzare lo schianto di un asteroide nella zona antartica.. fatto che provocherà un’esplosione tale da sciogliere l’intera calotta all’istante, producendo onde oceaniche così alte, da sommergere addirittura la catena montuosa dell’Himalaya…. nessuno potrebbe salvarsi da un evento così catastrofico. Un evento simile sembrerebbe essersi verificato nel 12.000 a.C., quando un gigantesco meteorite, avrebbe provocato lo spostamento dell’asse terrestre, tutto ciò avrebbe anche modificato in maniera drastica il clima terrestre. Nel marzo del 2005 il professore di fisica ed astronomo Scott Hyman annunciò sulla rivista scientifica Nature, di aver rilevato qualcosa di inquietante proprio al centro della nostra galassia. Un segnale ad intermittenza inviato in modo intelligente, ovvero 5 emissioni radio ad alta energia e di uguale intensità, della durata di 10 minuti ciascuna, ogni 77 minuti, su un periodo di 7 ore, dal 30 settembre al 1° di ottobre. Per un inquietante coincidenza il codice 777 identifica dio e lasua incarnazione terrena. Sempre per coincidenza i maya basavano la loro cosmologia e i loro calcoli sullo studio della posizione di un dio dormiente al centro della galassia, chiamato Unapcu,era il dio supremo creatore del cosmo. Esso rappresentava l’ingresso ad altre galassie, e tutta la coscienza mai esistita. coscienza che aveva organizzato la materia tramite un disco turbinante di polvere, trasformatosi in stelle, pianeti e sistemi solari. I maya credevano che il dio supremo dirigesse ogni cosa, emanando esplosioni periodiche di energia, gli stessi astronomi moderni hanno constatato che effettivamente al centro della via lattea, c’è un disco turbinante il cui nucleo è un buco nero atipico, in quanto assorbe e dona luce alle stelle, per cui il segnale che il dottor Scott Hyman e i suoi colleghi hanno documentato nel 2005, hanno portato, non pochi studiosi a credere che ci sia una convergenza tra le profezie maya e le più recenti scoperte scientifiche riguardantila nostra galassia. I Maya credevano che il tempo si originasse dall’ Unapcu, e che fosse da questo controllato. Per cui se al centro della via lattea ci fosse veramente una forma di vita intelligente il suo battito cardiaco, cosmico produrrebbe e assorbirebbe ciclicamente vita e materia. Ogni 26.000 anni, quando il sole si riallinea con il centro della galassia, all’osservatore terrestre compare la parte centrale della via stessa. Nera…come quella descritta dai maya. È questo che accadrà il 21 12 2012. E noi saremo qui. Occhi negli occhi … del Dio celeste.

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Sei anni di sofferenza per sentire la sconfitta del Milan?


Raffaele Morini, 5^CT Per la maggior parte di noi, l'economia e il sistema finanziario sono sempre rimaste materie difficili e di scarso interesse a cui prestiamo poca attenzione. Ma le scelte e le politiche che si adottano in questi settori influenzano profondamente il futuro della nostra vita e del nostro paese, e spesso non ne siamo consapevoli. Pochi di noi ad esempio conoscono la differenza tra sistema economico e finanziario. L'economia non è altro che un insieme di soggetti, imprese, società , enti pubblici e privati, banche intente a un costante sviluppo in termini di ricchezza, progresso sociale, scientifico e tecnologico. In altre parole hanno come scopo il benessere dell'intera economia e quindi della società. La finanza invece è una parte dell'economia ed è l'insieme di tutti quegli operatori economici che gestiscono il denaro come banche, istituti di credito e assicurazioni. La differenza fondamentale sta nel modo in cui ottengono valore. Il sistema economico produce valore costruendo una casa o un nuovo cellulare, al contrario quello finanziario estrae valore quando provoca un aumento del prezzo delle case manipolando i tassi di interesse o le condizioni del mutuo. Il tradizionale capitalismo industriale aveva come motore l'industria manifatturiera. La finanza ha come motore il sistema finanziario. Il capitalismo industriale accumulava capitale applicando la tradizionale formula D₁-M-D₂, che significa investire una data quantità di denaro D₁ nella produzione di merci M per ricavare poi dalla vendita di queste ultime una quantità di denaro D₂, maggiore di quella investita. La differenza tra D₂ e D₁ è il guadagno. Per contro il sistema finanziario prosegue l'accumulazione di capitale facendo tutto il possibile per saltare la fase intermedia, la produzione di merci. Il denaro viene impiegato, investito, fatto circolare sui mercati finanziari allo scopo di produrre immediatamente una maggior quantità di denaro. La formula diventa quindi D₁-D₂, ma a un aumento di capitale non corrisponde un vero aumento di beni reali. In pratica l'intero sistema è basato sul debito, pubblico e privato. Buona parte della crescita economica che ha preceduto la crisi era irreale, artificiosa, fittizia. Come una grande bolla il debito si è ingrandito ma prima o poi qualcuno doveva pur pagare. Dalla fine degli anni ottanta si è assistito, soprattutto in America, a un fenomeno preoccupante: l'eccessiva finanziarizazione dell'economia. Gli operatori finanziari hanno acquistato sempre più potere fino a controllare l'intero sistema facendo aumentare a dismisura il volume dei loro investimenti. La finanza è passata da settore a servizio dell'economia, a servire se stessa. È facile capire come dalla produzione di denaro per mezzo di denaro si ricavi un reddito decisamente più elevato rispetto al capitalismo tradizionale. Per gli operatori finanziari era un sistema perfetto, ottenevano miliardi di dollari senza produrre nulla, incuranti delle conseguenze nefaste che tutto questo aveva sull'economia. Tutti furono spinti a investire in questo nuovo sistema che ben presto andò a sostituire quello tradizionale. Fino ad allora l'economia è riuscita quasi sempre ad assorbire questo aumento irreale di valore ma ben presto la situazione precipitò. Per dare un'idea delle dimensione dell'attività finanziaria basti pensare che questa nel 2007 ha superato di 4 volte il Pil mondiale. Tutto questo è stato reso possibile da una deregolamentazione finanziaria avvenuta soprattutto negli Stati Uniti dove in nome del libero mercato si tolsero tutte quelle leggi che fino a quel momento avevano impedito di effettuare investimenti rischiosi con il denaro dei clienti e si permise alle banche di indebitarsi fino all'inverosimile. Tutto ciò rese il mercato instabile e pericoloso. Molti economisti denunciarono alla stampa il rischio di una crisi senza precedenti ma nessuno li ascoltò. Sappiamo tutti come è andata a finire e ora molti di quegli istituti finanziari, che anno ricevuto aiuti pubblici e avevano promesso di non rifare gli stessi errori, hanno ricominciato. Per anni il sistema finanziario è stato stabile e sicuro poi qualcosa è cambiato. L'industria finanziaria sembra aver voltato le spalle alla società, forse è arrivato il momento di riscrivere le regole.

Quelli del Lioy si sognano una cosa del genere, sono ancora alle prese con i piccioni viaggiatori

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Giada Cardo, 4^ALG Non credo che il mare tempestoso” delle ultime settimane “sia diventato una tavola. E’ancora un po’ mosso ma credo vi siano le condizioni per una maggiore obiettività nel confronto tra le forze politiche”. Ha esordito così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel discorso del 23 novembre scorso al Quirinale dove, lanciando il sasso nello stagno, ha affrontato la questione della concessione della cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati in Italia, definendo una follia l’attuale legge che vede questi ultimi acquisirla solo con il compimento della maggiore età. Napolitano si schiera quindi apertamente e favore dello “ius soli” contrapposto allo “ius sanguinis” ossia per l’ottenimento della cittadinanza solo per il fatto di nascere su suolo italiano rispetto alla concessione della tale perché si è nati da genitore italiano. Il capo dello stato ha argomentato la sua posizione constatando che l’Italia ha bisogno di acquisire energie nuove perché è un paese invecchiato e che senza i figli degli immigrati ( 500.000 al momento quelli nati entro i nostri confini) il paese avrebbe meno capacità di sviluppo. Del resto non è una novità che la nostra nazione conosca un livello di crescita pari a zero e che il coefficiente di accrescimento della popolazione sia generosamente incrementato dai parti “extra-nazionali”. Inoltre, Napolitano ha detto di trovare nella nomina, con il nuovo esecutivo, di Andrea Riccardi, fondatore della comunità di S.Egidio, movimento laicale di ispirazione cristiana cattolica “senza frontiere e senza muri”, a ministro della Cooperazione internazionale e nell’integrazione sociale, uno strumento di propulsione a quelle politiche di integrazione dallo sviluppo ormai lontano, ricongiungibili alla legge Turco-Napolitano del 1998. Insomma, i presupposti per uno nuovo esame del problema ci sono, come immancabili erano del resto i presupposti per i dibattiti, scaturiti sia nell’opinione pubblica che tra le diverse forze politiche. Da una parte alcuni partiti hanno scorto nel sasso metaforicamente lanciato da Napolitano, un dolmen, suggellando l’idea come uno stravolgimento dei principi contenuti nella Costituzione e definendo una calamità la registrazione di migliaia di nuovi cittadini italiani, solo perché nati qui. Sulla rete intanto nascono forum gestiti dagli stessi “immigrati della seconda generazione”, (burocraticamente sono definiti così i figli degli stranieri nati in Italia) impegnati anche loro a farsi sentire. A.S., su Facebook, con la nota “Lo sapevate che...” chiede quante persone siano al corrente che per esempio le seconde generazioni cresciute in Italia, ma nate all’estero, se da maggiorenni richiedono la cittadinanza italiana devono dimostrare un reddito adeguato, oppure che una seconda generazione senza cittadinanza italiana non può fare il servizio civile, ha difficoltà di accesso ad alcuni ordini professionali e non può partecipare a concorsi pubblici. Rabbia e speranza, a volte informazioni poco corrette, animano questi giovani che se non altro si sentono figli dell’Italia, a volte non hanno mai lasciato il nostro paese, considerano la loro lingua madre l’Italiano, condividono le passioni e i valori dei loro coetanei italiani e si identificano in essi, acquisendo col tempo di fatto una sorta di cittadinanza sociale prima che formale. Una soluzione al problema è quanto mai auspicabile e non rinviabile poiché, come ha detto Napolitano, la situazione politica attuale sembra favorevole e poi soprattutto perché riguarda il futuro del nostro paese, materia, ora come ora, più che mai delicata.

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Non confondiamo i buddisti con i nudisti


Gerardo Graziano, 2^DSA Oggi mi accingo ad illustrare il modo di parlare, e di essere, degli allenatori più importanti della Serie A. Ci mancano le conferenze stampa di Mourinho, che tramutava tutto in provocazione e scatenava i sentimenti d’amore e odio dei tifosi! Ora, infatti, gli allenatori mantengono il loro modo di esprimersi proprio del loro carattere, ma si servono molto di più della diplomazia, privandoci di qualche bel colpa di scena! Claudio Ranieri (Inter): Tipico “Romano de Roma” ha il classico carattere da vecchio abitante della capitale. Schietto e onesto, è il restauratore di squadre che prima andavano al collasso. Difende a spada tratta ogni team a cui viene affidato come traghettatore. Walter Mazzarri (Napoli): Dopo le dichiarazioni di Maradona e di Lippi che sarebbero stati disposti a diventare il nuovo allenatore della squadra Partenopea, lui ha risposto di essere orgoglioso di questi illustri pareri, perchè “è solo grazie che il Napoli è arrivato ora ai grandi livelli e viene tenuta in grande considerazione”. Penso sia un esempio lampante di una delle sue caratteristiche, e credo sia superfluo commentare questa frase. A parte questo si può dire che è molto energico, e che grazie al suo entusiasmo riesce a trascinare le squadre che guida. Cosa molto più importante, è che è tanto superstizioso, visto che ogni partita la passa senza giacca (che ci siano -2 gradi o 30, a lui non fa differenza), per lui è diventato un porta-fortuna. Diciamo che è un piccolo calorifero. Luis Enrique (Roma): Allenatore Spagnolo, parla l’Italiano con un forte accento veneto (comprese le “z” che diventano “s”). Giovane e ribelle, nonostante non sia simpatico a molti, di lui si apprezza la sincerità, grande dote ai giorni nostri, soprattutto per un allenatore! Se ha qualcosa da dire la dice, si può star certi che non se la terrà per sé. Tanti gli accusano di cambiare formazione troppo spesso, facendo esordire anche giovani promettenti. Mah, forse il calcio non è più né giovinezza né fantasia. Massimiliano Allegri (Milan): Allenatore Toscano, di lui si notano subito le “c” mancanti (il cosiddetto fenomeno “hannuccia nella hoha hola”) e una “t” che spesso sfocia in una tipica sonorità tipica inglese “th”. Comunque ciò che risalta maggiormente durante le sue interviste sono le frequenti pause di (probabile) riflessione, annunciate da un “ehmmmm...” (disciplina di cui comunque è Conte il più grande maestro). Allegri non si sbilancia mai, e chiunque gli chieda qualcosa si sentirà rispondere sempre: “Dovete chiedere a... Non so niente”. Antonio Conte (Juventus): Beh... tanto di cappello all’allenatore che più ci diverte durante le conferenze stampa. Le pause lunghissime, i suoni gutturali per colmare i silenzi e tanto altro lo rendono esilarante. Ok non saper cosa dire, ma lui ne approfitta! Fateci caso la prossima volta che lo sentirete.A parte questo è molto umile, anche troppo, perché spesso la sua umiltà per certi versi rasenta il pessimismo! Infatti: “la sua Juventus non è la favorita, si vive giorno per giorno, non dire gatto se non ce l’hai nel sacco” e altri luoghi comuni simili lo contraddistinguono. Essere scaramantici a volte allontana ciò che si vuole! Sempre preso in giro per il parrucchino, la sua citazione preferita è “per favore, fischiateci un rigore!”, ripetuta dopo ogni partita non vinta. E con questa perla di saggezza vi lascio, alla prossima!

(agitando il cancellino dopo averlo raccolto)Questa è l’alta tecnologia, non ci credete,m ma lo è!

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Enrico Savoca, 5^BST

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Questo è il Beautiful del 27 secolo a.C., anzi peggio!


Hai mai visto tanta confusione concentrata?

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Augusto Vighy 4^AI HUGO CABRET di Martin Scorsese Parigi, anni Trenta. Hugo Cabret è un ragazzino orfano che vive con lo zio alcolista all’interno della stazione Montparnasse. Hugo, fin da piccolo grande appassionato di macchinari e ingranaggi, si troverà a dover risolvere un intricato rompicapo che risiede in un misterioso automa regalatogli dal padre. La ricerca della soluzione porterà il giovane Hugo a delle rivelazioni inaspettate… Uno Scorsese anomalo, ma non per questo meno brillante del solito. Anzi, sono dell’idea che questo Hugo Cabret possa sicuramente essere considerato uno dei massimi capolavori del maestro. Il film ha infatti una sua anima, che passa dall’inesorabile incedere degli ingranaggi della stazione fino agli occhi azzurri di Hugo, carichi di speranza ma allo stesso tempo di dubbi. Hugo si chiede quale sarà il suo futuro, se anche lui, come le sue amate macchine, avrà uno scopo ben preciso nella sua vita. Altro tema fondamentale della pellicola è il cinema. Hugo Cabret può infatti essere considerato come una grande testimonianza dell’amore di Scorsese verso il grande schermo. Il cinema viene visto come massima espressione della creatività umana, come incredibile momento di sfogo dalla frenesia quotidiana. Viene celebrato il cinema delle origini, frutto della passione e della dedizione di artisti che attraverso il loro genio hanno contribuito all’evoluzione che ha reso il cinema quello che è al giorno d’oggi. Non a caso, quasi a testimoniare che l’esperienza cinematografica è in perenne rinnovamento anche al giorno d’oggi, Hugo Cabret è stato interamente realizzato in 3D, la nuova frontiera del cinema. Il comparto tecnico è poi semplicemente superlativo: gli incredibili effetti visivi e la maestosa scenografia (opera di italiani!) concorrono a formare quella che con ogni probabilità è ad oggi l’esperienza 3D migliore di sempre assieme adAvatar. Voto: 8.5 BENVENUTI AL NORD di Luca Miniero Mattia (Alessandro Siani), in crisi con la moglie, viene trasferito a Milano. Qui si ritroverà con Alberto (Claudio Bisio), il quale (ironia della sorte) dovrà presto far fronte alla stessa problematica dell’amico, trovandosi anche lui in piena crisi coniugale. Presto i due capiranno che solo unendo le loro forze riusciranno a trovare una soluzione ai loro problemi... Sebbene questo film, sequel del campione di incassi Benvenuti al sud, sia stato massacrato da molti critici, devo ammettere che personalmente non l’ho per niente disprezzato. Il film ha sicuramente superato le mie scarse aspettative; al contrario Benvenuti al sud, accolto positivamente da molti critici, mi aveva lasciato un po’ con l’amaro in bocca: nel complesso metterei i due film sullo stesso livello. Niente che faccia gridare al miracolo, sia chiaro, però sicuramente sopra la media delle commediole italiane degli ultimi anni. Sì, il film è un insieme di luoghi comuni triti e ritriti, alcune gag sono rivedibili e spesso la sceneggiatura zoppica; però i momenti comici non mancano e la coppia Bisio-Siani è molto ben assortita. In definitiva, se quello che cercate è un film non impegnato con cui passare un’ora e mezza in spensieratezza, Benvenuti al nord potrebbe sicuramente fare al caso vostro.Voto: 6.5 LE IDI DI MARZOdi George Clooney Stephen Meyers (Ryan Gosling) è il giovane addento stampa di Mike Morris(George Clooney), affabile politico in piena campagna elettorale per le primarie del Partito Democratico. Tutto sembra andare per il verso giusto ma, si sa, in politica gli scandali sono dietro l’angolo… Le idi di marzo è l’ennesima dimostrazione che George Clooney non è solo ildivo hollywoodiano per antonomasia, ma è anche un ottimo attore e un valido regista. Sebbene Clooney interpreti un ruolo chiave nell’economia della storia, è proprio l’abilità dietro la macchina da presa che viene messa in evidenza da questo ottimo film. Con uno stile non virtuosistico ma diretto e senza fronzoli, Clooney ci narra un appassionante intrigo politico che si snoda trattando temi di stretta attualità come responsabilità, etica e moralità. Eccellente poi la prova di Gosling, sulle cui spalle si regge l’intero intreccio,ormai entrato di diritto nel novero degli attori più talentuosi di Hollywood. Buono anche il finale: forse leggermente prevedibile, ma allo stesso tempo non banale e con il grande pregio di far riflettere anche a posteriori.Voto: 7.5 SHERLOCK HOLMES di Guy Ritchie Sherlock Holmes (Robert Downey Jr.), aiutato dal fido Watson (Jude Law), si trova a far luce sul delicato caso dell’omicidio del principe ereditario d’Austria. Tra mille viaggi e peripezie, le investigazioni lo porteranno a scoprire un’oscura verità che va ben oltre l’immaginabile… Sequel del primo capitolo Sherlock Holmes, continua la rivisitazione moderna del celebre detective ideatodalla penna di Arthur Conan Doyle. Il film si assesta sugli stessi livelli del primo capitolo: buoni, ma non eccellenti. Del film convincono soprattutto le scene di pura azione (sebbene leggermente inflazionate) e la recitazione: notevoli le prove di uno scatenato Robert Downey Jr. e della sua spalla Jude Law. Tra i difetti del film sicuramente rientrano la macchinosità e l’inverosimiglianza di molti passaggi della trama; è inoltre carente l’introspezione psicologica del protagonista. Credo che lo Sherlock Holmes di Guy Ritchie, sebbene ottimamente interpretato da Robert Downey Jr., rientri totalmente nel modello di eroe con la battuta pronta che ultimamente non manca mai nei film d’azione (qualcuno ha detto Jack Sparrow?), e non presenti in questo troppe caratteristiche di originalità. Complessivamente, però, il film è di buona fattura ed è ampiamente consigliato per una serata non troppo impegnata. Voto: 6.5 SHAME di Steve McQueen Brandon (Michael Fassbender) è un classico trentenne in carriera: abita in un confortevole appartamento situato in un grattacielo di Manhattan, ha buone soddisfazioni lavorative e conduce una vita all’apparenza normale. Ma come spesso accade, le apparenze celano una verità inimmaginabile: Brandon è infatti affetto da una incontrollabile dipendenza dal sesso. Egli riesce a convivere tranquillamente con la sua doppia identità, fino a quando la sua sorella minore (Carey Mulligan) viene a vivere da lui… Film straordinario di un giovane regista altrettanto straordinario che, sebbene sia solo al suo secondo film ha già raggiunto una notevole maturità. Sto parlando di Steve McQueen, omonimo del celebre attore, che dopo la sua opera prima Hunger, storia dello sciopero della fame dell’irlandese Bobby Sands, con Shame parla di sesso e dipendenza, scavando a fondo nelle debolezze dell’animo umano. Mediante uno stile essenziale e asciutto, aiutato da una magistrale prova degli attori principali, McQueen mette (e non solo metaforicamente) a nudo i suoi personaggi, svelando le sfaccettature della loro personalità senza aver bisogno di troppi dialoghi. Egli genera così un’incredibile carica emotiva, in grado di turbare e sconvolgere profondamente. Voto: 8

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Non ho fatto un cerchio, ma una patata


Margherita Fanton, 3^ALG Occorrente: Un foglio di carta quadrato Istruzioni: 1) Piega le diagonali e le mediane di un foglio quadrato. 2) Unisci i tre lembi verso il quarto partendo da quelli laterali e appiattisci il modello. 3) Per ognuno degli angoli piega e riapri come indicato. Ciò servirà a facilitare l' operazione successiva. 4) Fa' in modo che i quattro triangoli ottenuti rientrino (raggiungere l' aspetto della figura 5) 5) Apri, davanti e dietro, i due lembi inferiori. 6) Snellisci il modello come illustrato con quattro pieghe, una per lembo. 7) Alza collo e coda. 8) Piega verso il basso l' estremità che sarà il becco. 9) Spiega le ali e aggiusta la gru a tuo piacimento.

Si vede che facete qualcosa di losco!

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Nicole Mazzanobile, 3^ALG

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E non fare la cariatide!


Simone Bernardotto, 2^DSA

ORIZZONTALI

VERTICALI

2. Prima lettera dell’alfabeto greco. 4. Mosca che causa la malattia del sonno. 8. Professore di Educazione Fisica dal cognome estero. 9. Mattone che si porta nel biennio. 13. L’elio nella tavola periodica. 15. Il padre del fratello di tuo padre. 16. Gli vinci al “Gratta e Vinci” (SE vinci… :D). 17. Nel mezzo del cammin di nostra vita si ritrovò in una selva oscura… 18. Unità Astronomica. 20. Il tecnico del laboratorio di scienze. 23. La terza nota della scala musicale. 24. La preparano gli alunni di 5^. 25. Organizzazione della Nazioni Unite. 26. Per saltare scuola è sempre una buona scusa… 27. Articolo determinativo maschile singolare. 28. Speri di non averlo a fine anno. 31. La recita lo scolaro per non essere interrogato. 33. La classe con la finestra in comune (nell’edificio A). 35. Edoardo, il nostro preside. 36. Il prof che si è sposato a dicembre.

1. Professore di Fisica dal grande fisico. 3. Ci cuoci i dolci. 4. Lo studente ce l’ha dura… 5. Un tema che attraversa tutta la storia della filosofia fin dai suoi esordi. 6. Luna con cui si alza lo scolaro 7.Riempiono i nostri pomeriggi, purtroppo… 8. La penna divenuta l’arma bianca più temuta. 10. In America è il “Postman”. 11. Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale. 12. La media e la… 14. La aspettano tutti. 19. Il tecnico del laboratorio di Fisica. 22. Anche se lo bevi, non aumenta l’attenzione. 23. Oggetto elastico generalmente di metallo. 29. Il “foglio” di legno su cui scrivi. 30. Lo praticano molti studenti dopo scuola. 32. Back in Black è una loro famosa canzone. 34. Il costo di un foglio protocollo dalle bidelle.

SOLUZIONE:

Oggi è il 22? Allora ieri era il 23!

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