Quaderno della Ricerca #05

Page 41

2. La lettura dei racconti come scuola di eccellenza per la vita

turalmente non vuole concludere che sarebbe sufficiente starsene su una comoda poltrona a leggere Dostoevskij per poter sapere tutto sulla mentalità del giocatore, ma solo che la lettura delle storie apporta un archivio di conoscenze anche circa gli schemi di vita quantunque il nostro lettore dovrà imparare altresì a distinguere le differenze che pure esistono tra schemi di storie e schemi di eventi o script. Conoscere una storia leggendola significa anche interpretare il punto di vista che lo scrittore ha sulla vita. Se, infatti, immaginiamo la lettura come un dialogo tra scrittore e lettore, nel quale l’uno riceve informazioni dall’altro e le codifica secondo il suo modo di pensare e agire sui fatti della vita, dobbiamo presumere che il lettore abbia capacità di distinguere il proprio punto di vista da quello dello scrittore. Prendendo ad esempio il mondo scolastico, sappiamo che bisogna arrivare grosso modo all’età delle scuole elementari perché i bambini riescano a distinguere ciò che sanno circa il testo da ciò che effettivamente è presente nel testo, giungendo ad attribuirgli una sua intenzionalità (Olson, 1991). Quest’attribuzione di intenzionalità è indispensabile non solo per un’adeguata comprensione del significato delle affermazioni contenute nel testo, ma anche per interpretare il significato delle azioni. Nei noti esperimenti sulla falsa credenza (Baron-Cohen et al., 1985), il bambino intervistato deve decidere dove Sally (una bambolina) cercherà la palla, se dentro la cesta dove l’ha lasciata, o dentro la scatola, dove Anne (un’altra bambolina sua amica) per farle uno scherzo, l’ha messa (si veda la fig. 1). Ebbene, solo verso i 4-5 anni il bambino ragionerà sulla base delle conoscenze che lui attribuisce a Sally e non in base a ciò che lui già sa. Il bambino deve cioè prescindere dalla correttezza dell’azione di Sally (cosa essa farebbe bene a fare se vuole trovare la palla) per ragionare in base a ciò che Sally farà indipendentemente dal risultato della sua azione. Per poter dare una risposta il bambino deve cioè prendere in considerazione il “punto di vista di Sally”. Dovrà essere capace, insomma, di ragionare spontaneamente secondo l’assunto “io penso che tu pensi”.

2.7. Un processo metacognitivo La valutazione dell’intenzionalità di un testo e la valutazione dell’intenzionalità dell’azione pongono quindi problemi cognitivi abbastanza simili: il bambino deve isolare il testo (l’azione di Sally) staccandolo da quello che lui sa circa lo “stato del mondo”, per analizzarlo in base alla prospettiva del suo autore. Soprattutto, deve essere consapevole che l’autore ha una prospettiva 39

3639•Giusti-Batini_DEF_CS5.indd 39

18/07/13 10.01


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.
Quaderno della Ricerca #05 by Loescher Editore - Issuu