ITALIANO PER STRANIERI
Marco Maria Cerbo - Annarita Guidi
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Ristampe 5 4 3 2 1 N
2031 2030 2029 2028 2027 2026
ISBN 9788858361023
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Redazione: Filippo Doveri
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Copertina: Davide Cucini,Emanuela Mazzucchetti
Fotolito: Walter Bassani – Bascapè (PV)
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Questo libro ha l’obiettivo di raccontare alcune delle azioni che il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale realizza, attraverso la rete degli Istituti Italiani di Cultura, per diffondere e promuovere la lingua e la cultura italiana nel mondo.
Sullo sfondo di una rete che conta a oggi 88 Istituti nei cinque continenti abbiamo ritenuto importante mettere a fuoco alcuni degli scenari, dei pubblici di riferimento, e degli approcci che caratterizzano questo campo della diplomazia culturale italiana. Attraverso un dialogo aperto con dodici tra Direttori, Addetti culturali e Referenti per la lingua italiana degli Istituti Italiani di Cultura, abbiamo approfondito i percorsi con cui ciascun Istituto declina, nel contesto in cui opera, gli obiettivi generali della promozione linguistico-culturale.
Un elemento della diplomazia culturale che consideriamo centrale è il ruolo strategico giocato dalle manifestazioni culturali rispetto alla crescita della domanda d’italiano all’estero. Le voci che animano questo libro offrono riflessioni puntuali sulle relazioni tra l’offerta culturale degli Istituti e la didattica dell’italiano che in essi si svolge, lasciando emergere una sinergia che rappresenta uno dei tratti distintivi degli Istituti italiani di cultura e della loro azione.
I contributi sono legati ad aree geografiche che riteniamo interessanti per motivi diversi. Da una parte abbiamo guardato a contesti in cui si è registrato, negli ultimi anni, un crescente interesse per lo studio dell’italiano, come il Senegal. Abbiamo incluso Paesi le cui lingue locali sono caratterizzate da vicinanza o, al contrario, da distanza rispetto all’italiano, come l’Argentina e la Corea del Sud. Ci è inoltre sembrato utile approfondire le caratteristiche di contesti in cui l’italiano è stato tradizionalmente usato in maniera significativa, come l’Albania e il Brasile, nonché di Paesi caratterizzati da plurilinguismo, come il Canada e la Svizzera.
La vicinanza, la distanza, la coesistenza, la contaminazione sono, del resto, facce dell’incontro, del dialogo tra lingue e tra culture, che è un altro dei tratti che più definisce e rappresenta le azioni degli Istituti nei molti campi in cui la cultura si esprime, come emerge dall’Introduzione con cui Nadia Terranova ha impreziosito questa raccolta, raccontando la sua residenza di scrittura in Islanda.
Ci auguriamo che questo libro possa offrire informazioni utili a diversi lettori: dai cittadini interessati a conoscere meglio le opportunità di contatto con la lingua italiana nel mondo, ai docenti che intendono approfondire e porre a confronto alcuni contesti di insegnamento e apprendimento dell’italiano in una prospettiva istituzionale e internazionale.
Marco Maria Cerbo – Annarita Guidi
Il Marocco: la nostra è una comunità
istituti al lavoro Le manifestazioni culturali: tra musica ed editoria
Il Senegal: un legame umano, culturale, professionale 66 istituti al lavoro L’italiano per i giovani senegalesi: apprendimento, partecipazione e dialogo
Il Sud Africa: trasformare vincoli in percorsi di crescita 74 istituti al lavoro L’italiano tra scrittura creativa, percorsi professionali e letteratura per l’infanzia
La Corea del Sud: ponti culturali e linguistici per le nuove generazioni 82 istituti al lavoro Gli eventi della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo 89
L’India: un ruolo strategico per le professioni della cultura 90 istituti al lavoro Bridge of Stories, 12 voci nuove da Italia e India
L’Indonesia: un Paese giovane in cui cresce l’italiano 100 istituti al lavoro La promozione della lingua e della cultura italiana tra arti e design, letteratura e traduzione
A maggio 2024 ho ricevuto la notizia che la mia domanda per una residenza di scrittura di un mese a Reykjavík, capitale d’Islanda, era stata accettata. L’esito del bando al quale avevo partecipato notando per caso una inserzione su internet, con un po’ d’incoscienza, perché madre di una bambina che all’epoca aveva solo due anni, mi spiazzò e mi rese felicissima, disorientata e insieme pronta alla partenza come un eroe greco: Ulisse e Penelope insieme, con molta voglia di futuro e una piccola Telemaco da non lasciare a casa. Andammo così, come in un’Odissea al contrario, a scoprire insieme, madre e figlia, quali parti di noi avremmo trovato in Islanda. Il bando era stato promosso dall’Istituto Italiano di Cultura di Oslo e rientrava nell’ambito del centenario della nascita di Italo Calvino, perciò il testo che avrei scritto durante la mia permanenza, che avvenne a settembre, riguardava lo scrittore di cui più mi ero occupata negli
ultimi anni, avendo curato per Mondadori alcune edizioni dei suoi libri, tra cui le mie amatissime Fiabe italiane. Portavo con me l’energia di una sfida: cosa c’entravano le fiabe italiane con le norrene? In che modo uno scrittore che aveva creato un corpo di fiabe nazionali traducendole dai dialetti regionali e unificandole nella lingua italiana si sarebbe messo in dialogo con l’insieme di leggende e storie che raccontavano le costiere e il mare frastagliato dell’isola di ghiaccio?
Più il divario tra Calvino e l’Islanda cresceva, più cresceva di pari passo la mia voglia di riempirlo. Ci sono scrittori che dallo slancio di certi viaggi “di lavoro” hanno tratto una linfa così vitale da aver creato opere magnifiche, anche quando il viaggio è rimasto incompiuto; penso ancora a Calvino, con le sue Lezioni americane scritte per le conferenze di Harvard che la morte gli impedì di tenere.
Decisi di non scrivere una riga prima di arrivare alla meta, decisi che mi sarei go-
duta l’esplorazione: un mese di ricerca per una sfida impossibile.
Tra incontri inaspettati, la partecipazione a eventi culturali cittadini e internazionali, visite all’università e vita quotidiana in una cultura altra, la mia domanda iniziale trovò risposte diverse da quelle che avevo immaginato. Una su tutte: cercavo il ragazzo-pesce della di Cola Pesce, trovai la donna-foca di una struggente fiaba locale. Si parlavano? Di certo venivano dallo stesso mitologema, rispondevano allo stesso bisogno di dare a noi umani un’identità acquatica per fuggire dall’asfittica concretezza terrena. Non siamo solo uomini e donne, ma anche pesci, sirene e creature che possono nuotare lontano, quando sulla terraferma la nostra interezza e la nostra bizzarria non vengono riconosciute.
Trovai in quelle settimane islandesi anche i capitoli finali del romanzo che stavo scrivendo, e che prese in quelle settimane una forma e un titolo (Quello che so di te, pubblicato poi nel gennaio 2025): nelle ultime pagine spuntano a sorpresa leggende artiche che parlano di volpi e di bambini, di aurora boreale e di spazzini del cielo notturno. Perché il romanzo che scrivi si nutre sempre del luogo in cui ti trovi, e cambiare lo scenario intorno non è un gesto neutro; ecco perché trovo fertile accettare ogni occasione che mi viene data da un invito all’estero per i miei li-
bri e i miei interessi. In quegli inviti trovo tutta la differenza tra il turismo e il viaggio, tra un biglietto aereo preso per staccare il cervello e uno per attivarlo, per lasciarsi invadere da ciò che ti circonderà mentre doni parti di te.
Tra le risposte di quel settembre boreale, ho trovato anche un modo nuovo di stare con mia figlia. Ho guardato una città nuova con i suoi occhi, abbiamo sorriso insieme su abitudini diverse, e ancora adesso quando esce dalla piscina senza asciugarsi i capelli ci ricordiamo della spensieratezza delle famiglie di Reykjavík e ci diciamo: “come i bambini islandesi…” Il nostro lessico famigliare si è arricchito grazie a quel mescolare il lavoro e la vita di ogni giorno, a cinquemila chilometri da casa. Italo Calvino una volta ha scritto: «Il luogo ideale per me è quello in cui è più naturale vivere da straniero». Con gli inviti degli Istituti Italiani di Cultura, con le residenze, con i viaggi intorno ai propri libri e a quelli degli altri, in quel tempo a volte di un giorno, a volte di una settimana, a volte di un mese, ho avuto la possibilità di vivere da straniera, con naturalezza. Sono stata allora dentro quella frase di Calvino godendone finché potevo, e quando quell’esperienza è finita, mi ha dato gioia sapere che se ne sarebbe profilata un’altra all’orizzonte.
Nadia Terranova
PER APPROFONDIRE:
ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA DI SAN PAOLO
L’Istituto Italiano di Cultura di San Paolo, fondato nel 1950, è un importante punto di riferimento della cultura italiana in Brasile. Immerso in uno scenario neoclassico nel cuore di una moderna metropoli, rispecchia la sua duplice missione: promuovere il nostro patrimonio classico e al contempo valorizzare la cultura contemporanea italiana. L’Istituto coordina tutta l’area del Brasile, eccetto gli stati di Bahia, Espirito Santo, Minas Gerais e Rio de Janeiro.
NAZIONE: BRASILE
CITTÀ: SAN PAOLO
ANNO DI FONDAZIONE: 1950
La sede dell’Istituto Italiano di Cultura a San Paolo.
Lillo Teodoro Guarneri, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di San Paolo Margherita Marziali, Addetta culturale dell’Istituto Italiano di Cultura di San Paolo
L’esigenza di presentare al mondo l’Italia sotto una nuova luce nell’immediato dopoguerra diede origine all’Instituto Cultural Ítalo-Brasileiro (novembre 1945). Il concreto avvio delle attività dell’Istituto, realizzate anche grazie all’otti-
ma rete di contatti e accordi con istituzioni locali, avvenne nel 1948 con l’invio, da parte del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, di una figura qualificata in grado di garantire un orientamento e un appoggio competente. La scelta cadde sul prof. Edoardo Bizzarri (1910 –1975) che assunse ufficialmente l’incarico di Direttore nel 1951.
Da allora una serie di ospiti italiani illustri hanno arricchito la vita culturale della città con apporti e contributi nei più diversi campi del sapere. Per citare alcuni esempi, ricordiamo il poeta Giuseppe Ungaretti, che dal 1936 al 1942 fu professore di lingua e letteratura italiana all’Università di San Paolo; il futuro premio Nobel per la medicina e fisiologia Daniele Bo-
vet; il celebre Adolfo Celi, in Brasile dal 1948 al 1963; e ancora, tra gli altri, Goffredo Petrassi, Dario Fo, Umberto Eco (conferenziere all’Istituto e professore universitario a San Paolo), Vittorio Gassman.
Nel corso degli anni l’Istituto è divenuto una libera accademia per l’incontro di tutti gli interessati in convivi intellettuali, nel dialogo e nel libero scambio di idee con spirito aperto e senza alcuna di-
scriminazione, assumendo le funzioni di centro studi e di circolo di cultura con un’ampia biblioteca, videoteca, diapoteca e sale di ricerca. La biblioteca, attualmente in corso di revisione, con gli anni è andata arricchendosi e conta oggi circa ventiquattromila titoli, guadagnandosi così il riconoscimento di più importante biblioteca specializzata di lingua italiana in Brasile. L’insegnamento e l’apprendimento della lingua italiana presentano qui dei caratteri estremamente specifici, se non addirittura unici. La presenza di decine di milioni di italodiscendenti, unita a quasi 800.000 italiani residenti, proietta sull’Istitu-
ritari la creazione di nuove relazioni e sinergie con istituzioni culturali locali, al fine di attrarre un nuovo pubblico e ampliare la comunità di italofili.
Tutte queste persone hanno naturalmente un legame con la cultura italiana, anche se non necessariamente parlano la nostra lingua. Occorre infatti considerare che l’interesse per l’italiano è cambiato, perché è cambiata la percezione che in Brasile si ha del nostro Paese. A differenza che in passato, l’Italia non è vista come un Paese in cui trasferirsi per motivi di lavoro, ma rappresenta ancora una “porta” verso l’Europa.
NEL CORSO DEGLI ANNI L’ISTITUTO È DIVENUTO UNA LIBERA
ACCADEMIA PER L’INCONTRO DI
TUTTI GLI INTERESSATI IN CONVIVI
INTELLETTUALI, NEL DIALOGO E NEL LIBERO SCAMBIO DI IDEE
to il compito importante e delicato di mantenere e potenziare il legame con la grande comunità italiana nello Stato di San Paolo; allo stesso tempo l’Istituto ha tra i suoi assi prio-
Cosa conduce, allora, le persone a studiare la lingua italiana in Brasile? Le motivazioni all’apprendimento si sono evolute, e potremmo offrirne una prima sintesi con una sola parola: italo-
filia. San Paolo è permeata di elementi di italianità: si vive e si convive con un vero e proprio sostrato di presenza italiana. Non si tratta solo dei cognomi italiani che si sentono risuonare diffusamente o della venerazione per la nostra produzione gastronomica, testimoniata dalla proliferazione di ristoranti italiani. I brasiliani di San Paolo si percepiscono vicini agli italiani, hanno una ben precisa idea di legame con il nostro Paese, una consapevolezza di comune apparte-
nenza. È una sorta di straordinaria comunione culturale, che poggia tra l’altro su una solida conoscenza del nostro Paese.
Questo forte e diffuso amore per l’Italia è inscindibile dalla relazione che i cittadini di San Paolo hanno con la nostra cultura e con diverse sue forme espressive. È senz’altro la cultura italiana il principale traino per la diffusione della nostra lingua in questo contesto. Anche per questo, la didattica in Istituto tende
a basarsi sull’approccio comunicativo e situazionale, con una spiccata attenzione alla lingua autentica1 .
E alla cultura è del resto collegata l’altra principale motivazione alla base dell’apprendimento dell’italiano: l’intento di formarsi in campi professionali specifici, come la moda, la grafica, le belle arti. Vi sono, infatti, molte iniziative di scambio studentesco e di gemellaggio tra le università dei due Paesi, che coinvolgono ad esempio l’Istituto Europeo di DeLa sala di lettura dell’Istituto Italiano di Cultura a San Paolo.
1. Nell’insegnamento delle lingue, l’autenticità fa riferimento all’uso di materiali che sono prodotti a scopi non didattici (ad esempio, un articolo di giornale o il testo di una canzone).
CHE UNO STRUMENTO: È UN’ESPERIENZA
sign (IED) e la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) di Milano. Inoltre, il Brasile è uno dei Paesi che presenta il maggior numero di borse concesse dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per studiare in Italia. Rispetto alla motivazione
culturale alla base dell’apprendimento dell’italiano, possiamo considerare le iniziative che strutturano e rafforzano la proiezione esterna dell’Istituto Italiano di Cultura di San Paolo. Un esempio interessante è il portato della mostra Forme e Colori dall’Italia Preromana. Canosa di Puglia, ospitata dall’Istituto nella primavera del 2024 e incentrata su reperti archeologici originali di epoca preromana, apparte-
Il cantante Antonio Diodato in visita alla mostra Forme e Colori dall’Italia Preromana. Canosa di Puglia, tenutasi presso i locali dell’Istituto Italiano di Cultura di San Paolo nella primavera 2024.
nenti alla cultura della Daunia (IV e II secolo a.C.)2. L’iniziativa, nonostante l’archeologia sia in Brasile un settore di nicchia, ha registrato 5.000 visite, grazie anche a una serie di eventi collaterali alla mostra (come le visite guidate organizzate con universitari e studenti e i concerti di Diodato), e forte del suo carattere inedito per il Brasile e della sua trasversalità. Un’iniziativa come questa genera un nuovo interesse per i corsi di lingua offerti
2. I reperti (ad esempio armature, ceramiche, gioielli, corredi matrimoniali, ornamenti) provengono dalle colonie della Magna Grecia, in particolare da quelle pugliesi, e risalgono al periodo che precede la dominazione romana sulla penisola italiana. La mostra è parte del programma di valorizzazione e promozione del patrimonio culturale italiano all’estero Il racconto della bellezza, frutto della collaborazione tra la Direzione Generale dei Musei del Ministero della Cultura e la Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
dall’Istituto, che molte persone hanno avuto modo di scoprire proprio visitando la mostra. È così che la lingua viene considerata come chiave di accesso a una cultura attrattiva, e che si vuole conoscere sempre meglio.
Ci sono poi due altri campi che suscitano un forte interesse nei cittadini brasiliani. Uno è rappresentato dalla letteratura contemporanea: non di rado gli autori italiani si ritrovano ad avere in Brasile un seguito addirittura maggiore di quello che riscontrano in Italia. La traduzione letteraria in portoghese gioca qui un ruolo cruciale, in quanto agente di diffusione della cultura che, a sua volta, fa da moltiplicatore dell’interesse per la nostra lingua.
L’altro è rappresentato dalla musica nelle sue tante forme; ad esempio, gli italodiscendenti hanno un forte interesse per l’Opera, che è connesso al desiderio di mantenere vivo, o di recuperare, il legame con le loro origini, ma la popolazione giovane di San Paolo è molto interessata alla musica italiana contemporanea. Que-
sto successo non è scontato, da una parte perché non sempre la musica italiana riesce agevolmente a uscire dai propri confini geografici, dall’altra perché la scena musicale brasiliana è estremamente ricca. Eppure, i concerti proposti in passato sono stati affollatissimi e questo ha a che fare anche con le specifiche caratteristiche fonetiche dell’italiano – con le sonorità della lingua – e con la vicinanza culturale cui abbiamo accennato prima. La forza della nostra cultura in Brasile come base della motivazione ad apprendere la nostra lingua va inoltre considerata accanto al potenziale e all’impatto che i corsi di lingua hanno, di per sé, anche rispetto alle relazioni culturali tra i due Paesi. Forse, tra dieci anni, in una città come San Paolo (considerate le sue dimen-
Lillo Guarneri, attuale Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di San Paolo, e Margherita Marziali, Addetta culturale dell’Istituto.
tato un buon corso d’italiano, o una scuola italiana, fa di quello studente, o alunno, un amico del nostro Paese. Investire nei corsi d’italiano è cruciale, perché crea un legame duraturo e incide sui viaggi, sugli scambi (anche commerciali), sulla percezione e attrattività dell’Italia. Il corso d’italiano è molto più che uno strumento per raggiungere una certa competenza linguistico-comunicativa: è un’esperienza. La
UNA DIFFERENZA IMPORTANTE TRA I NOSTRI CORSI E QUELLI
DELLE ALTRE SCUOLE DI LINGUA
STA NELL’OFFERTA INTEGRATA:
LE NOSTRE MOSTRE, LA NOSTRA BIBLIOTECA, I CORSI DI LETTERATURA, DI CINEMA
sioni e la ricchezza della sua offerta culturale) il ricordo di una grande mostra italiana non potrà che essere un po’ vago. Ma aver frequen-
frequentazione di un corso di lingua e cultura italiana da parte di uno studente fa sì che lo stesso diventi, ove il corso sia valido e stimolan-
te, una persona che apprezzerà e valorizzerà la nostra cultura per un lunghissimo periodo, con positivi risvolti economici e d’immagine che sono d’incommensurabile valore.
Questo ci porta a considerare quanto sia importante, per l’Istituto Italiano di Cultura di San Paolo, integrare l’offerta culturale e quella linguistica. L’analisi del contesto in cui operiamo ci ha condotto a proporre eventi gratuiti o a prezzo molto basso, con l’obiettivo generale di ampliare il nostro pubblico e quello specifico di includere i giovani. Gli studenti dei corsi d’italiano dell’Istituto sono sempre coinvolti, e la sinergia tra eventi culturali e corsi di lingua non è limitata a favorire la loro partecipazione. Si tratta di un’integrazione che investe i contenuti: ad esempio, nel caso della mostra Arquipélago. Culturas insulares3, la presentazione dell’artista Corinna Del Bianco ha rappresentato una parte di una lezione di lingua.
3. La mostra, che si è svolta nella primavera-estate del 2025 nella sede dell’Istituto Italiano di Cultura di San Paolo, è basata su un progetto di ricerca fotografica mirato alla documentazione e valorizzazione della diversità delle isole del Mediterraneo e della loro identità culturale, che analizza la relazione dei nuclei abitativi con il paesaggio terrestre e marino. L’iniziativa ha registrato il sold out, anche grazie alle precedenti partecipazioni dell’Istituto Italiano di Cultura ai più importanti festival internazionali di fotografia che si svolgono nel Paese.