Il contesto storico-culturale
lamina nel 480 a. C.) Atene si conquista il primato sul campo, un primato che continua a svolgere nella lega navale ellenica (delio-attica) avente come obiettivo dichiarato la prosecuzione della difesa dai Persiani e che con il generale Cimone diventa addirittura interferenza negli affari di altre città. È questo il contesto in cui emerge una figura di altissima statura che segnerà la politica ateniese per un quarantennio: Pericle. Entra sulla scena politica quando ha circa trent’anni nel ruolo di accusatore di Cimone. La caduta in disgrazia di quest’ultimo in seguito a un’infelice operazione militare in soccorso di Sparta contro i Messeni (che si sono ribellati a Sparta, approfittando di un terribile terremoto che la mette in ginocchio) apre la strada a Pericle prima come personaggio influente, poi, per quindici anni consecutivi, in qualità di stratega. È lui che si fa promotore di una svolta propugnando il valore della democrazia, il primato dell’interesse pubblico su quello privato, la politica come campo di mediazione dei conflitti privati, la spesa pubblica come uno strumento di uguaglianza, il diritto alla remunerazione per i cittadini che esercitano una funzione pubblica. È sempre lui che fa di Atene una città cosmopolita attirando a sé i migliori intellettuali dalle aree più diverse della Grecia (da Anassagora a Protagora, da Parmenide a Zenone, da Gorgia a Prodico), che progetta la ricostruzione e la costruzione di edifici pubblici imponenti che rappresentano il segno tangibile dell’egemonia ateniese, che dà impulso alle attività economiche. Non mancano, tuttavia, dei problemi molto seri: in politica estera Pericle si trova a gestire le ribellioni di Mileto, Eubea e Samo, e il primo conflitto con Sparta; in politica interna, con le sue riforme, poi, inevitabilmente si scontra con gli interessi dei conservatori. Lo stesso storico Tucidide lo descrive come un demagogo, come colui che conduce il
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popolo invece che farsi condurre da esso, come il primo cittadino che governa al posto del popolo. Diverse persone del suo entourage, poi, diventano bersaglio di attacchi: Anassagora, suo consulente, viene accusato di empietà, lo scultore Fidia di aver messo le mani su oro e avorio finalizzati alla realizzazione della statua di Atena, la sua compagna Aspasia di aver fatto della sua casa un bordello.
La filosofia e le arti Queste trasformazioni determinano l’abbandono dei temi naturalistici e la centralità dell’interesse per l’uomo, emerge nell’opera dei sofisti e di Socrate. Per entrambi, la filosofia ha come oggetto l’uomo e la società, e si realizza nella città, in una dimensione sociale e interpersonale.
Pericle esce di scena nel 429 a. C. dopo essere stato colpito dalla peste che ha infestato Atene nel 430 (muore con i suoi due figli legittimi – Pericle il giovane, figlio di Aspasia, verrà giustiziato nel 406 a. C., assieme ad altri strateghi, in seguito al celebre processo delle Arginuse di cui parla Platone nella sua Apologia di Socrate).
Allo sviluppo della filosofia fa riscontro la fioritura del teatro, della scultura e dell’architettura,
Il modello ateniese appare con tutta la sua forza nell’Epitaffio per i caduti della guerra del Peloponneso che Tucidide mette in bocca a Pericle (T1). Siamo di fronte a un discorso che esprime l’orgoglio di una città divenuta un modello per tante póleis greche: in primo luogo sotto il profilo politico in quanto Atene ha scelto la democrazia, un regime in cui i cittadini sono uguali davanti alla legge, chi amministra lo Stato non lo fa «nell’interesse di pochi, ma di una maggioranza», chi è incaricato a occupare cariche pubbliche è selezionato non in base alla classe sociale di provenienza, ma al merito; un modello, in secondo luogo, nell’amore per il bello ma «senza esagerazione», nella cultura ma «senza mollezza», nella ricchezza ma solo come mezzo, nel gran numero di giochi e di feste e nella ingente quantità di beni importati da «tutta la terra», nell’equilibrio tra interessi privati e pubblici. L’Epitaffio è stato a lungo considerato il manifesto della democrazia. Tuttavia, tenendo presenti anche le critiche che lo stesso Tucidide rivolge a Pericle, dovremmo ritenerlo più un modello ideale che la descrizione della effettiva democrazia di Atene.
nonché della storiografia, un genere strettamente legato alla nuova realtà politica. La decadenza Con l’inizio della seconda guerra del Peloponneso fra Sparta e Atene, il modello delle póleis si avvia a un rapido declino. Dopo il governo dei Trenta tiranni, imposto da Sparta, la restaurata democrazia ateniese pronuncia la condanna a morte nei confronti di Socrate (399 a. C.): è quasi l’evento simbolico che pone fine alla simbiosi tra i filosofi e la città.
ATENE E LE PÓLEIS DEMOCRATICHE DEL V SECOLO A. C. Atene, patria di Antifonte, Crizia, Socrate, Antistene, negli anni in cui è governata da Pericle si trasforma in un laboratorio culturale grazie a personaggi di rilievo, tra cui Anassagora, Protagora e Gorgia. Il regime democratico è lo sfondo naturale
della sofistica. Occorre saper parlare in pubblico in modo persuasivo. Si forma, di conseguenza, un nuovo «mercato»: quello dei professionisti della parola, i «sofisti», che vendono la loro arte viaggiando da una città all’altra. Questo mercato viene subito avvertito
come scandaloso dagli intellettuali della tradizione. I sofisti sono quasi tutti stranieri, esclusi, in quanto tali, dalla politica. Essi vendono un sapere, o meglio un’arte – la retorica – che non solo si distingue dalla sapienza tradizionale, ma anche dalle arti tradizionali
quali quelle del medico o dell’artigiano. La retorica intende fornire gli strumenti di base al cittadino; il fatto però che si tratti di un’arte a pagamento porta inevitabilmente a suddividere i cittadini fra quelli che sono in grado di acquistarla e quelli che non possono permettersela. Ma i sofisti sono prima di tutto intellettuali controSinope
Abdera Calcedone
Lentini Siracusa
Delfi Megara Elide Atene Olimpia Argo Ceo Sparta
Cirene
Mileto
corrente che avvertono l’esigenza di voltare pagina, abbandonando le indagini sulla natura per cercare di risolvere i problemi della politica. Lo scenario dei sofisti è lo stesso in cui opera Socrate, la cui filosofia è anch’essa caratterizzata da un profondo umanesimo. Radicalmente diversi ne sono, però, il metodo e i contenuti. Alla retorica, che serve per persuadere, Socrate contrappone il dialogo come ricerca in comune, ai discorsi lunghi dei sofisti, che mirano a convincere gli ascoltatori, i discorsi brevi, che lasciano la parola all’interlocutore e aprono al confronto. Per i sofisti, la pólis è soprattutto il luogo del confronto politico e il filosofo insegna l’arte del discorso per primeggiare, per imporre il proprio punto di vista all’assemblea; per Socrate la pólis è prima di tutto comunità e il filosofo ne rappresenta, in un certo senso, la coscienza morale.
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