4. Dall’età giulio-claudia all’età flavia Il De providentia
Tra gli ultimi dialoghi a essere stati scritti troviamo il De providentia, indirizzato a Lucilio (cui saranno destinate anche le Epistulae morales D Sereno e Lucilio, due destinatari di Seneca), dedicato al tema, fondamentale nello stoicismo, della razionalità immanente al cosmo.
I trattati De clementia e De beneficiis Il De clementia
I 2 libri del De clementia (55-56 d.C.) delineano, sotto forma di trattato politico, il programma di governo del sovrano illuminato, qui identificato in Nerone, dedicatario dell’opera: così come l’universo è provvidenzialmente governato dal logos, anche lo Stato è retto da un principe che è la personificazione del saggio stoico, il quale pratica la virtù della clementia.
Il De beneficiis
Il De beneficiis è un trattato in 7 libri, dedicato all’amico Ebuzio Liberale e appartenente agli ultimi anni dell’attività di Seneca. Nel trattato si riconoscono due piani fondamentali fra loro intrecciati: da una parte, un discorso teorico che mira a delineare un modello del comportamento umano, studiando la fenomenologia degli atti del «dare» e del «ricevere»; dall’altra, la descrizione dei comportamenti reali che il filosofo ha potuto osservare con i suoi occhi o trarre dalla storiografia, rilevando una profonda contraddizione tra ideale e realtà.
Le Naturales quaestiones Una lettura stoica del mondo naturale
Dedicate a Lucilio – Seneca gli si rivolge direttamente nel corso della trattazione – e composte con probabilità tra il 62 e il 64 d.C., le Naturales quaestiones costituiscono un’opera dossografica (raccolta di argomenti eruditi) in 8 libri, sostanzialmente indipendenti tra loro, in quanto ciascuno è destinato alla descrizione di un fenomeno naturale, secondo uno schema costante (prefazione di carattere morale, sezione centrale con argomenti scientifici, conclusione ancora di natura etica). La discussione scientifica è sempre unita a un intento morale, quello etico-pedagogico di miglioramento dell’uomo, chiaramente riconducibile alla filosofia stoica. Infatti, se il carattere tecnico dell’opera è quello di un compendio che tratta di fenomeni che si manifestano sulla Terra, nell’atmosfera e in cielo, lo stoico Seneca – mostrando analogie di intenti con l’epicureo Lucrezio – sottolinea il carattere naturale di tali fenomeni, sottraendoli alla dimensione della superstizione e riconducendoli nell’ambito dell’ordine razionale del mondo: ne consegue la liberazione dell’uomo dalle sue paure irragionevoli (dovute all’ignoranza) e in particolare dal timore della morte.
Le Epistulae morales ad Lucilium Le Epistulae morales ad Lucilium – unanimemente riconosciute come il capolavoro di Seneca – sono una raccolta di lettere di argomento etico (124 lettere in 20 libri, ma almeno altri due sono andati perduti), indirizzate da Seneca all’amico Lucilio (un ricco e colto giovane di Pompei, di rango equestre, già dedicatario delle Naturales quaestiones e del De providentia) e composte tra il 62 e il 65 d.C. Tra teoria e pratica: Seneca «maestro del genere umano»
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L’epistolario è probabilmente costituito da lettere reali – di lunghezza diversa – poi rielaborate in chiave letteraria; il loro tono colloquiale, intimo, discorsivo è decisamente più immediato rispetto a quello delle epistole filosofiche della tradizione greca, come quelle di Platone o Epicuro. Esse, tuttavia, sono chiaramente scritte non solo per Lucilio, ma per il più vasto pubblico dei posteri, di cui Seneca si propone come maestro (si definisce, infatti, paedagogus humani generis, «maestro del genere umano»). Un maestro decisamente poco sistematico, che – da buon romano – si sforza di proporre la coesistenza della dimensione teoretica con quella pratica: la riflessione filosofica si accompagna all’esperienza concreta, anche quotidiana.