4.1 L’età giulio-claudia. Storia e cultura da Tiberio a Nerone
I generi poetici Lo sperimentalismo
In età giulio-claudia si sviluppò una produzione poetica caratterizzata da un certo sperimentalismo che si tradusse nella predilezione per generi letterari cosiddetti minori (poesia didascalico-astronomica, bucolica, satirica...): si tratta, in generale, di testi in cui prevalgono interessi eruditi di gusto alessandrino e uno stile virtuosistico.
La poesia astronomica: Manilio e Germanico L’astronomia
La prima età imperiale vede – con Manilio e Germanico – un certo sviluppo della poesia didascalica di argomento astronomico, legata anche alla diffusione dell’astrologia. L’interesse per queste discipline, già diffuse a Roma nella tarda età repubblicana, diventa sempre più forte: sappiamo per esempio che Augusto attribuiva grande importanza al proprio oroscopo e che Tiberio aveva un astrologo di fiducia, Trasillo.
Manilio: gli Astronomica
Gli Astronomica sono un poema didascalico composto da 5 libri (un sesto è forse mancante) in esametri, scritto da Manilio, autore attivo a Roma agli inizi del i secolo d.C. Il I libro, di argomento astronomico, contiene teorie sull’origine dell’universo e descrizioni di pianeti e costellazioni, mentre il resto della trattazione è di carattere astrologico. Una delle fonti di Manilio fu senza dubbio il poeta greco Arato di Soli (iii sec. a.C.), autore dei Fenomeni, un poemetto astronomico sui corpi celesti e sui pronostici meteorologici, tradotto in età giovanile da Cicerone. È tuttavia importante anche l’influsso della tradizione latina dell’ultimo secolo e cioè del Somnium Scipionis di Cicerone, delle Georgiche di Virgilio e soprattutto del De rerum natura di Lucrezio, a cui gli Astronomica devono la struttura e la disposizione della materia, l’uso dei proemi e i frequenti appelli al lettore affinché si impegni a conoscere i segreti del cielo. Tuttavia, all’impostazione materialistico-atomistica del poema lucreziano Manilio contrappone un modello di universo di ascendenza stoica, secondo il quale il cosmo è pervaso e organizzato provvidenzialmente dal logos. Le digressioni di carattere mitologico risentono invece delle Metamorfosi di Ovidio. L’opera ha uno stile complesso, ricco di figure retoriche e una sintassi spesso contorta e involuta. Per quanto riguarda la lingua, anche Manilio, come Lucrezio, lamenta la povertà della lingua latina e ricorre pertanto spesso all’uso di grecismi, di neologismi o di arcaismi.
Germanico: gli Aratea
Germanico (15 a.C. – 19 d.C.), nipote di Tiberio e da lui adottato per volere di Augusto nel 4 d.C., intraprese una brillante carriera politica (fu due volte console) e si segnalò come valoroso generale combattendo contro i Germani (15-16 d.C.); la sua morte avvenne in circostanze misteriose nel 19 d.C. ad Antiochia. Germanico scrisse gli Aratea, un poemetto incompiuto di 725 esametri, traduzione abbastanza fedele della prima parte dei Fenomeni di Arato, e i Prognostica (del quale ci restano cinque frammenti per un totale di circa 200 versi), traduzione invece piuttosto libera dei Pronostici del medesimo autore.
Ritratto di Germanico, 4-14 d.C. (Parigi, Musée du Louvre).
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