STORIE PIOLTELLESI DI ‘NDRANGHETA
Prima edizione: Aprile 2023
Seconda edizione – Agosto 2023 (in evidenza gli aggiornamenti)
Collana “LiStampiamo”
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“Storie pioltellesi di ‘ndrangheta”
Introduzione
“A Milano la mafia non esiste”.
Così affermava il prefetto di Milano Il 21 gennaio 2010. Il 13 luglio di quello stesso anno l’operazione “Infinito”, condotta dalla DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) di Milano, portava all’arresto di oltre 150 affiliati alla ‘ndrangheta in Lombardia, organizzati in sezioni “locali” in diverse città, compresa Pioltello.
La clamorosa smentita delle parole del prefetto mise in evidenza la sottovalutazione del fenomeno mafioso in Lombardia, persino da parte di alcuni organi dello Stato che avrebbero dovuto garantire la sicurezza, anche se già nel lontano 1994 un pentito di ‘ndrangheta aveva rivelato la presenza delle “locali” nella regione.
E nonostante siano passati più di dodici anni da quel 13 luglio 2010, data spartiacque che avrebbe dovuto aprire gli occhi a tutti coloro che in Lombardia ed a Pioltello fanno politica, nel dicembre 2022 le cronache ci hanno raccontato di incontri in piena campagna elettorale tra candidati pioltellesi e pregiudicati per ‘ndrangheta, come fosse ancora possibile ignorare nomi, cognomi e pericolosità dei protagonisti di questa storia. Nelle pagine che seguono viene riassunta la trentennale presenza della ‘ndrangheta a Pioltello, attraverso i fatti di cronaca che hanno coinvolto esponenti della “locale” cittadina a partire dagli anni ’90. Perché nessuno, ma proprio nessuno, possa mai più dire: “Io non lo sapevo”.
Questa sintesi è basata su atti giudiziari, articoli dei media e studi di settore: tutte le fonti, divise per capitolo, sono liberamente consultabili alla pagina
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I fatti meno recenti sono qui richiamati perché ritenuti tuttora utili per la comprensione di quelli più recenti, cercando di rispettare la verità dei fatti stessi e la dignità delle persone. Per l’articolo 27 comma 2 della Costituzione tutti sono da ritenersi innocenti fino all’eventuale sentenza definitiva di condanna.
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Iprimi riscontri nella cronaca sulle attività della ‘ndrangheta pioltellese risalgono al 1992, con l’arresto in Calabria per traffico di stupefacenti del ventottenne Alessandro Manno, che 16 anni dopo diventerà il capo della “locale” di Pioltello.
L’anno seguente Alessandro Manno viene nuovamente arrestato per droga, stavolta insieme ai fratelli Francesco ed Enzo ed al cugino Cosimo Maiolo. La famiglia gestiva diverse attività economiche in città, tra cui un’impresa edile ed un salone di vendita di auto di grossa cilindrata in via don Carrera. Pochi mesi prima di essere arrestato, nel giugno del 1993 Francesco Manno si era candidato al Consiglio Comunale di Pioltello nelle file del PSDI. Aveva raccolto ben 115 preferenze: tante, ma non sufficienti per essere eletto. Col senno di poi, potrebbe essere letto come un primo tentativo della ‘ndrangheta di infiltrarsi nell’amministrazione del Comune.
2 Gli esordi
Articolo del Corriere della Sera
Operazione “Isola”: le mani sulla logistica
Ritroviamo due degli arrestati nelle carte dell’operazione “Isola”, condotta tra il 2004 ed il 2007 dalla DDA di Milano coi Carabinieri di Sesto S. Giovanni sulle attività della ‘ndrangheta lombarda nella logistica.
Il 2 maggio 2007 a Milano viene gambizzato il presidente del consorzio di cooperative “Safra”: secondo le indagini, il movente dell’attentato è la sua contrarietà all’assorbimento della Safra da parte del consorzio concorrente
“Ytaca”, guidato da Marcello Paparo. Il 10 maggio la scena si ripropone a Melzo: per uno scambio di persona, viene ferito il vicino di casa del vicepresidente della cooperativa “RAD” di Rodano: anch’egli si opponeva all’ingresso della sua cooperativa in Ytaca. Sia Safra che RAD lavorano nei magazzini di Esselunga a Biandrate e Pioltello. Favorevole all’ingresso in Ytaca è invece il presidente della RAD che, il 7 giugno 2007, invia Alessandro Manno e Cosimo Maiolo a convincere il vicepresidente e gli altri membri del consiglio di amministrazione della RAD ad accettare la proposta di Paparo. I due pioltellesi sono citati anche dal collaboratore di giustizia Domenico Nista, nell’ambito di un processo sulle infiltrazioni mafiose nei lavori della TAV. Il pentito sostiene che i due gli avrebbero fornito ingenti quantità di stupefacenti e di aver interrotto la collaborazione con loro dopo un conflitto a fuoco. Il 10 maggio 2012 Giuseppe Nista, fratello di Domenico, viene ammazzato per strada a Vimodrone.
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Omicidio Nista a Vimodrone
Operazione “Infinito”: la “locale” di Pioltello
l’operazione “Infinito”, condotta dal 2003 al 2010 dalla DDA di Milano, a rivelare il salto di qualità della ‘ndrangheta pioltellese: da manodopera al servizio di altre locali lombardi ad organizzazione autonoma e riconosciuta dalla casa madre calabrese. Le carte di “Infinito” raccontano una serie di fatti che riguardano la nostra città.
Il 9 giugno 2007 un albanese viene ferito a colpi di pistola in via Palermo a Limito. Le indagini puntano su Cosimo Maiolo: il fratello del ferito è considerato dagli inquirenti un fornitore di stupefacenti di Maiolo.
Tra ottobre e novembre 2007 presso un ristorante in via Dante a Limito, Alessandro Manno incontra a più riprese Cosimo Barranca, capo della locale di Milano. In quei mesi si sta preparando il terreno per la nascita di una locale autonoma nella nostra città, non più dipendente da Milano: lo vuole Carmelo Novella, capo della “Provincia Lombardia”, forse per indebolire il potere di Barranca.
Il 1° marzo 2008, nel medesimo ristorante viene ufficialmente costituito la locale di Pioltello. Alessandro Manno assume il ruolo di “capo locale” , Cosimo Maiolo ne diviene “capo società” e Marcello Portaro “mastro di giornata”. Alla cerimonia sono presenti Giuseppe Manno (figlio di
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Il summit ndranghetista a Paderno Dugnano
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Alessandro), Domenico Mazzà, Giuseppe Piscioneri ed i rappresentanti delle locali di Bresso, Cormano e Rho. Lungo la via Dante “una decina di giovanotti facevano il servizio di vigilanza”, impedendo così ai carabinieri, che stavano già indagando sui ‘ndranghetisti pioltellesi, di avvicinarsi al ristorante ed intercettare le conversazioni di quell’incontro.
La nuova locale viene riconosciuta da Carmelo Novella il 3 maggio 2008 con la consegna ad Alessandro Manno del titolo di “crociata”, uno dei gradi della gerarchia ‘ndranghetista. La cerimonia avviene a Cardano al Campo, alla presenza dei rappresentanti delle locali di Bollate, Bresso, Cabiate, Legnano, Limbiate, Lonate Pozzolo, Mariano Comense, Rho e Solaro.
Ma il protettore della locale pioltellese ha vita breve: Il 13 luglio dello stesso anno, Carmelo Novella viene ammazzato a San Vittore Olona, da killer mandati dalla Calabria per fermare la spinta indipendentista della Provincia Lombardia rispetto alla casa madre calabrese.
La locale pioltellese sopravvive alla morte di Novella: il mastro generale della Lombardia, Antonino Lamarmore, presenzia il 20 marzo 2009 al bar “Prince” in Limito all’affiliazione di Manuel Manno (figlio di Alessandro) ed il 31 ottobre 2009 Alessandro Manno partecipa al summit ‘ndranghetista di Paderno Dugnano, dove viene eletto il nuovo referente della Provincia Lombardia Pasquale Zappia, in sostituzione del defunto Carmelo Novella. Ironia della sorte, il summit si svolge in un centro anziani intitolato a Falcone e Borsellino.
Si arriva così al fatidico 13 luglio 2010: scattano le manette per affiliati e fiancheggiatori della ‘ndrangheta lombarda. Tra gli arrestati eccellenti, il capo della ASL di Pavia Carlo Antonio Chiriaco, l'assessore pavese Pietro Trivi e l'ex assessore della Provincia di Milano Antonio Oliviero. Vengono arrestati tutti gli affiliati della locale di Pioltello, per traffico di stupefacenti ed associazione di tipo mafioso. Al processo Alessandro Manno viene condannato a 16 anni di carcere, Francesco Manno a 13 anni e mezzo, Cosimo Maiolo e Giuseppe Piscioneri a 12, Marcello Portaro e Vincenzo
Vozzo a 11, Salvatore Maiolo a 10, Domenico Mazzà e Fiore Gentile a 8,
Ilario Cricelli a 6, Antonio Maiolo a 4 anni e 4 mesi, Manuel Manno a 4 anni.
Condanne confermate in secondo grado, con qualche riduzione di pena.
Ai condannati vengono sequestrati ingenti beni, tra cui una villa a Seggiano, diversi negozi in città e rilevanti somme in denaro.
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Operazioni “Dionisio” e “Edera”: il traffico di droga
L’operazione “Infinito” non è l’unica grande indagine antimafia in cui viene coinvolta la locale pioltellese: l’operazione “Dionisio”, condotta dai ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) dei Carabinieri, prende avvio il 27 giugno 2009 dalla scoperta, proprio a Pioltello in via Piemonte, del cadavere carbonizzato di Natalino Rappocciolo, un affiliato del clan Onorato di Milano ucciso con un colpo di pistola alla nuca in una tipica esecuzione mafiosa. Arrestato nel 2002 per traffico di stupefacenti, Rappocciolo aveva fatto ammissioni ai magistrati, senza però diventare collaboratore di giustizia. Le sue rivelazioni avevano comunque contribuito a smantellare la banda, segnando la sua condanna a morte.
Un’indagine del 2010 sullo spaccio in Puglia mette in evidenza il bar “Prince” di Limito come punto di partenza di partite di stupefacenti destinate al brindisino.
Il 24 settembre 2011, presso lo smistamento merci di un grande centro di logistica a Pioltello, viene trovato in un bancale di banane proveniente dalla Colombia un sacchetto contenente ben venticinque chili di cocaina.
Il 18 ottobre 2012 l’operazione “Dionisio” porta all’arresto di oltre 50 persone. Dalle carte emerge il ruolo di riferimento della locale di Pioltello
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La rotta della droga ricostruita dall’operazione “Edera”
nel traffico internazionale della cocaina proveniente da Ecuador e Colombia.
L’arresto di Alessandro Manno nel 2010 nell’ambito dell’operazione
“Infinito” costringe la ‘ndrangheta a sostituirlo con un “forestiero”: Bruno Pizzata viene inviato a Milano dalla Calabria ma è presto scoperto, sfugge all’arresto rifugiandosi in Germania, dove viene catturato dai ROS.
Alessandro Manno viene indagato anche nell’ambito dell’operazione “Edera”, avviata nel 2010 dalla DDA di Reggio Calabria in collaborazione con l’Antinarcotici colombiana, la DEA statunitense, la polizia olandese e la gendarmeria francese. Per il traffico internazionale di stupefacenti rivelato dalle indagini di “Edera”, l’11 febbraio 2023 Manno è condannato in appello a 19 anni e 7 mesi di carcere.
‘Ndrangheta pioltellese e mafia siciliana
Lavori di scavo ad Expo 2015
Le indagini sulle infiltrazioni mafiose nei lavori di “Expo 2015” confermano i collegamenti tra ‘ndrangheta pioltellese e mafia siciliana, già messi in evidenza dall’operazione “Dionisio”. Se all’epoca il punto di
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contatto con la mafia era stato direttamente il referente milanese di Cosa Nostra, Guglielmo Fidanzati, nel caso di Expo la persona di riferimento è
Giuseppe Nastasi, amministratore del consorzio di cooperative “Dominus” incaricato della costruzione dei diversi padiglioni della fiera.
Secondo l’accusa, Nastasi sarebbe stato in contatto diretto col (all’epoca) super latitante Matteo Messina Denaro e avrebbe finanziato la cosca mafiosa di Pietraperzia.
Nastasi, che è nipote acquisito di Francesco Manno, avrebbe assicurato uno stipendio ad un figlio di Francesco assumendolo nella Dominus, riciclato denaro a Pioltello ed aiutato la famiglia dopo gli arresti del 2010. Nastasi è stato condannato nel 2017 in primo grado a 8 anni e 10 mesi di carcere.
Bomba e sparatorie: la seconda generazione
La bomba a Limito nel 2017
L’arresto nel 2010 dei capi della locale pioltellese non sembra fermarne
le attività: il 10 ottobre 2017 una bomba esplode in una palazzina in via Dante, distruggendo la porta di un appartamento e costringendo ad evacuare l’intero edificio.
Le indagini puntano rapidamente su Roberto e Filippo Manno (figli di Francesco) e sul cugino Manuel (figlio di Alessandro), già condannato per l’Operazione “Infinito”. I tre vengono condannati in primo grado rispettivamente a 9 anni e 6 mesi di carcere, 3 anni e 2 mesi e 6 anni e 4
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mesi. Con loro vengono condannati anche Maurizio Schiraldi (5 anni e 2 mesi), Fabrizio Gambardella (4 anni) ed altri complici a pene minori. In appello, le condanne sono confermate con lievi riduzioni di pena.
La bomba intendeva punire la famiglia di un giovane ecuadoriano, fuggito all’estero per non pagare un prestito ricevuto dai Manno a tassi usurai.
Il 16 novembre 2019 si assiste in via Palermo ad un remake della sparatoria di dodici anni prima: nel bar “Piper” viene ferito un parente dell’albanese colpito a suo tempo da Cosimo Maiolo. La stessa sera si presenta all’ospedale di Cernusco sul Naviglio con ferite d’arma da fuoco Damiano Maiolo, fratello di Cosimo.
Operazione “Rinascita – Scott”
Il procuratore Gratteri annuncia gli arresti di Rinascita-Scott
Il 19 dicembre 2019 l'operazione “Rinascita-Scott” porta all'arresto per ‘ndrangheta di oltre 300 persone in Calabria, tra cui l’ex parlamentare
Giancarlo Pittelli e Gianluca Callipo, sindaco di Pizzo e presidente ANCI Calabria. Nell’indagine viene citata anche la nostra città per una vicenda minore: secondo la Procura, nel 2018 l’avvocato Pittelli avrebbe istigato il tenente colonnello dei Carabinieri Giorgio Naselli a chiedere alla caserma di Pioltello informazioni utili ad un suo assistito.
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Operazione “Caino”: l’infiltrazione nella politica
Il 13 dicembre 2022 un’inchiesta della DDA di Milano porta nuovamente all’arresto di Cosimo Maiolo, che aveva da poco terminato di scontare la pena per l’operazione “Infinito”, dei figli Antonio, Salvatore ed Omar, del fratello Damiano e del nipote Giovanni, di Luca Del Monaco e di altre persone, con accuse che vanno dall’associazione a delinquere al traffico di stupefacenti, dalla tentata estorsione al tentato omicidio, dalla ricettazione al porto illegale di armi, dal furto aggravato all’usura ed alla coercizione elettorale.
Da quanto riportato dai media, il nome “Caino” dell’operazione è ispirato da una intercettazione, in cui Cosimo Maiolo sembra volere la morte del fratello Damiano, che gli avrebbe disobbedito nel caso della sparatoria a Limito del 2019.
Gli stralci di intercettazioni pubblicati accennano ai diversi interessi economici della banda, che spaziano dai servizi funerari di Pioltello al trasporto delle salme dei morti per Covid, alla fornitura di manodopera alle aziende di logistica della Martesana.
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Fotogramma con intercettazioni a Pioltello dell’operazione Caino
Colpisce per la sua particolarità il reato di coercizione elettorale, basato sulle presunte minacce di Maiolo contro persone che non intendevano votare per il candidato sindaco del centrodestra alle elezioni comunali di Pioltello del 2021. Dagli stralci pubblicati delle intercettazioni emerge che Maiolo avrebbe personalmente incontrato il candidato e, a sostegno della sua campagna elettorale, avrebbe organizzato un evento pubblico nella pescheria in via alla Stazione gestita dal figlio Omar. Nel mese di aprile 2023 inizia il processo per gli arrestati di dicembre, che chiedono il rito abbreviato. Già considerando lo sconto di un terzo della pena previsto con questo rito, l’accusa chiede condanne pesanti: 14 anni per Cosimo Maiolo, 12 anni per Salvatore e Damiano Maiolo e per Luca Del Monaco, 10 anni per Antonio e Giovanni Maiolo e 6 anni per Omar Maiolo. Si attende la conclusione del processo per l’autunno.
A fine luglio 2023 il Prefetto di Milano Renato Saccone emette una interdittiva antimafia contro l’impresa di servizi funerari Del Monaco, per i rapporti emersi dall’indagine “Caino” tra Cosimo Maiolo e Luca del Monaco, figlio del proprietario dell’impresa. Secondo i media, Luca viene rappresentato nell’indagine come uomo di fiducia di Maiolo ed è accusato di aver messo a sua disposizione i locali di una delle imprese familiari e di aver organizzato l’incontro col candidato sindaco del centrodestra da cui è discesa l’accusa contro Maiolo di coercizione elettorale. L’interdittiva blocca le attività funerarie dell’impresa: contro di essa, il proprietario dell’azienda (che non è indagato) presenta ricorso al TAR, che però all’inizio di agosto lo respinge, confermando il provvedimento del Prefetto. Sempre in agosto, una coda dell’operazione “Caino” porta all’arresto per spaccio di stupefacenti di due cittadini albanesi residenti a Limito, che sarebbero in rapporto di affari con Maiolo. Il cognome di almeno uno dei due– Leka – ritorna più volte nella storia della ‘ndrangheta pioltellese: è un Leka ad essere presumibilmente ferito nel 2007 da Cosimo Maiolo (vedi nel capitolo “Operazione Infinito”) ed è un altro Leka ad essere ferito da Damiano Maiolo (vedi nel capitolo “Bombe e sparatorie”).
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Chi siamo
Questa pubblicazione fa parte della collana “LiStampiamo”, dedicata a storie e vicende della città di Pioltello (MI).
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