3 minute read

Operazioni “Dionisio” e “Edera”: il traffico di droga

L’operazione “Infinito” non è l’unica grande indagine antimafia in cui viene coinvolta la locale pioltellese: l’operazione “Dionisio”, condotta dai ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) dei Carabinieri, prende avvio il 27 giugno 2009 dalla scoperta, proprio a Pioltello in via Piemonte, del cadavere carbonizzato di Natalino Rappocciolo, un affiliato del clan Onorato di Milano ucciso con un colpo di pistola alla nuca in una tipica esecuzione mafiosa. Arrestato nel 2002 per traffico di stupefacenti, Rappocciolo aveva fatto ammissioni ai magistrati, senza però diventare collaboratore di giustizia. Le sue rivelazioni avevano comunque contribuito a smantellare la banda, segnando la sua condanna a morte.

Un’indagine del 2010 sullo spaccio in Puglia mette in evidenza il bar “Prince” di Limito come punto di partenza di partite di stupefacenti destinate al brindisino.

Advertisement

Il 24 settembre 2011, presso lo smistamento merci di un grande centro di logistica a Pioltello, viene trovato in un bancale di banane proveniente dalla Colombia un sacchetto contenente ben venticinque chili di cocaina.

Il 18 ottobre 2012 l’operazione “Dionisio” porta all’arresto di oltre 50 persone. Dalle carte emerge il ruolo di riferimento della locale di Pioltello nel traffico internazionale della cocaina proveniente da Ecuador e Colombia.

L’arresto di Alessandro Manno nel 2010 nell’ambito dell’operazione

“Infinito” costringe la ‘ndrangheta a sostituirlo con un “forestiero”: Bruno Pizzata viene inviato a Milano dalla Calabria ma è presto scoperto, sfugge all’arresto rifugiandosi in Germania, dove viene catturato dai ROS.

Alessandro Manno viene indagato anche nell’ambito dell’operazione “Edera”, avviata nel 2010 dalla DDA di Reggio Calabria in collaborazione con l’Antinarcotici colombiana, la DEA statunitense, la polizia olandese e la gendarmeria francese. Per il traffico internazionale di stupefacenti rivelato dalle indagini di “Edera”, l’11 febbraio 2023 Manno è condannato in appello a 19 anni e 7 mesi di carcere.

‘Ndrangheta pioltellese e mafia siciliana

Lavori di scavo ad Expo 2015

Le indagini sulle infiltrazioni mafiose nei lavori di “Expo 2015” confermano i collegamenti tra ‘ndrangheta pioltellese e mafia siciliana, già messi in evidenza dall’operazione “Dionisio”. Se all’epoca il punto di contatto con la mafia era stato direttamente il referente milanese di Cosa Nostra, Guglielmo Fidanzati, nel caso di Expo la persona di riferimento è

Giuseppe Nastasi, amministratore del consorzio di cooperative “Dominus” incaricato della costruzione dei diversi padiglioni della fiera.

Secondo l’accusa, Nastasi sarebbe stato in contatto diretto col (all’epoca) super latitante Matteo Messina Denaro e avrebbe finanziato la cosca mafiosa di Pietraperzia.

Nastasi, che è nipote acquisito di Francesco Manno, avrebbe assicurato uno stipendio ad un figlio di Francesco assumendolo nella Dominus, riciclato denaro a Pioltello ed aiutato la famiglia dopo gli arresti del 2010. Nastasi è stato condannato nel 2017 in primo grado a 8 anni e 10 mesi di carcere.

Bomba e sparatorie: la seconda generazione

La bomba a Limito nel 2017

L’arresto nel 2010 dei capi della locale pioltellese non sembra fermarne le attività: il 10 ottobre 2017 una bomba esplode in una palazzina in via Dante, distruggendo la porta di un appartamento e costringendo ad evacuare l’intero edificio.

Le indagini puntano rapidamente su Roberto e Filippo Manno (figli di Francesco) e sul cugino Manuel (figlio di Alessandro), già condannato per l’Operazione “Infinito”. I tre vengono condannati in primo grado rispettivamente a 9 anni e 6 mesi di carcere, 3 anni e 2 mesi e 6 anni e 4 mesi. Con loro vengono condannati anche Maurizio Schiraldi (5 anni e 2 mesi), Fabrizio Gambardella (4 anni) ed altri complici a pene minori. In appello, le condanne sono confermate con lievi riduzioni di pena.

La bomba intendeva punire la famiglia di un giovane ecuadoriano, fuggito all’estero per non pagare un prestito ricevuto dai Manno a tassi usurai.

Il 16 novembre 2019 si assiste in via Palermo ad un remake della sparatoria di dodici anni prima: nel bar “Piper” viene ferito un parente dell’albanese colpito a suo tempo da Cosimo Maiolo. La stessa sera si presenta all’ospedale di Cernusco sul Naviglio con ferite d’arma da fuoco Damiano Maiolo, fratello di Cosimo.

Operazione “Rinascita – Scott”

Il procuratore Gratteri annuncia gli arresti di Rinascita-Scott

Il 19 dicembre 2019 l'operazione “Rinascita-Scott” porta all'arresto per ‘ndrangheta di oltre 300 persone in Calabria, tra cui l’ex parlamentare

Giancarlo Pittelli e Gianluca Callipo, sindaco di Pizzo e presidente ANCI Calabria. Nell’indagine viene citata anche la nostra città per una vicenda minore: secondo la Procura, nel 2018 l’avvocato Pittelli avrebbe istigato il tenente colonnello dei Carabinieri Giorgio Naselli a chiedere alla caserma di Pioltello informazioni utili ad un suo assistito.

This article is from: