A tempo e a luogo
Palermo e le forme della temporalità Giuseppe Di Benedetto «“La conoscenza della storia non mi faceva avanzare d'un passo; le cose distavano appena un palmo da me; ma un muro impenetrabile mi separava da esse”. In un simile stato d'animo – e senza che fosse di grande conforto il paragone con Goethe a Venezia – si trovava chi scrive nella primavera del 1989, appena chiamato presso la Facoltà di Architettura di Palermo come professore di composizione»1. Ho conosciuto Angelo Torricelli pochi mesi dopo il suo arrivo a Palermo, quando quel “muro impenetrabile” si stava ormai sgretolando sotto i colpi di una conoscenza penetrante e in lui maturavano interpretazioni acute su una città, allora come oggi, difficile da capire. Divenni il suo assistente e lo rimasi per tutto il periodo della sua permanenza nella Facoltà di Architettura palermitana2. 1. Torricelli Angelo, Goethe, Schinkel e il principe di Salina, in Id., Il Castello a mare di Palermo, Flaccovio, Palermo, 1993, p.11. 2. Gli anni Novanta coincidono con l'ultimo periodo segnato della presenza di docenti provenienti da varie parti d'Italia. Questi innesti avevano avuto inizio a partire dagli anni Sessanta con l'arrivo di Carlo Aymonino, Vittorio Gregotti e Alberto Samonà. Erano poi proseguiti negli anni Settanta con Franco Berlanda, Salvatore Bisogni, Tommaso Giuralongo, Ruggero Lenci, Carlo Melograni
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