Scenografie portatili

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Dance first. Think later. It’s the natural order. Progetto di una scenografia portatile1 Beatrice Tamà Da sempre il corpo viene utilizzato dagli artisti per sondare le esperienze dell’essere umano, per indagare le forze produttive dell’inconscio, per esplorare le pulsioni di vita e di morte e per liberare tutti i flussi del desiderio repressi da una società rinchiusa in tabù atavici. Il corpo, e di conseguenza il suo movimento, assume molta importanza con nuovi processi di costruzione fantastica tra organico e inorganico, attraverso vari trapianti ed incroci, divenendo così luogo di trasformazione meccanica. Anche per lo spettacolo, dove il carattere effimero e provvisorio del prodotto consente ampia sperimentazione, il corpo viene manipolato e programmato con l’uso di oggetti scenici che mirano alla spettacolarizzazione del movimento. Le esperienze di studio e costruzione dello spazio drammaturgico partono dall’analisi dei movimenti del corpo, e dello spazio che questo abita, e conducono alla nascita di strutture scenografiche portatili, ossia corporali, quasi prolungamenti del corpo. Il corpo occupa sulla scena una determinata porzione di spazio fisico. Il performer deve stabilire una relazione attiva con l’ambiente. Secondo questo schema, il cervello non genera solo risposte a degli stimoli, non organizza solo sensazioni in modo passivo, ma formula ipotesi di movimento, interazioni tra azione che esso proietta (previsione) e possibili conseguenze di questa azione. Materializzare lo spazio intorno a sé prima di muoversi: immaginarlo, assegnargli un volume, una consistenza significa occupare lo spazio prima di disporvi fisicamente il corpo2. Cambia radicalmente la percezione dello spazio e del tempo. Lo spazio si contrae o, viceversa, si dilata a seconda dello spostamento del corpo, disegnando nello spazio la sua traiettoria invisibile, la sua architettura. L’aria si fa materia solida nella quale il corpo in movimento si iscrive come in una traccia3. Nella teoria di Rudolf Laban l’icosaedro regolare è scelto quale figura geometrica adatta a studiare e descrivere il movimento umano; il corpo è il mezzo che gli da forma e che imprime la sua presenza scenica.

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In particolare il progetto elaborato in questo studio si basa sul dodecaedro regolare. Pentagoni regolari si incontrano in ogni vertice a gruppi di tre. Si tratta di uno dei cinque solidi platonici con un grande numero di simmetrie: venti vertici, trenta spigoli, e l’icosaedro suo poliedro duale. La scenografia è costituita da quattro elementi uguali (12 barre di alluminio di 0,65 m, diametro: 1,8 cm, unite in 10 incastri) utilizzati singolarmente da quattro performers oppure collegati tramite cerniere per comporre il dodecaedro, restituendo molteplici possibilità di movimento. La sperimentazione dei movimenti ha suggerito una drammaturgia a partire da La metamorfosi di Franz Kafka (1952): tutto ha dunque luogo in seguito ad un evento improvviso, inspiegabile e carico di orrore, che di colpo irrompe nella grigia normalità del quotidiano sconvolgendo gli equilibri precedenti.


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Scenografie portatili by LetteraVentidue Edizioni - Issuu